| Jikan - Beh, subito ragazzino
E sorrise compiaciuto della risposta di Raito, dentro di sé sapeva che non si sarebbe mai tirato indietro, nei due anni che aveva passato con lui, aveva imparato a conoscerlo e lo aveva istruito al punto da non fargli mai chinare il capo, per quanto la paura potesse a volte essere bastarda e potente.
Non persero tempo, nel giro di un paio di ore si trovarono nei pressi del grande palazzo dell'uomo che avrebbe assaporato la lama dei due sicari che come ombre, si muovevano sfruttando l'oscurità portata dalle nubi scure che avevano velato il cielo. Il paese della Neve stava attraversando un periodo nefasto, le sue condizioni climatiche rigide era divenute ancora più insostenibili nell'ultimo anno e se alcuni attribuivano quella colpa ad un fato crudele, altri sapevano che era in realtà l'ira di Dio che si stava abbattendo sul mondo, un Dio che lentamente stava abbracciando ogni terra, ogni villaggio, ogni paese. Jikan aveva consegnato l'equipaggiamento che aveva mostrato precedentemente al suo allievo sperando che potesse usarlo al meglio, quindi gli camminava davanti scrutando attentamente la zona ed ogni possibile varco d'entrata. Dopo dieci minuti di ispezione, si chinò all'ombra di un alto albero ricoperto di neve ed uscì dalla tasca l'ormai celebre quadernetto.
Jikan - Avevo già studiato la zona e le guardie, ma adesso apri bene le orecchie perché dovrai imparare ogni cosa anche tu. Ci sono tre guardie all'entrata principale e anche se sono sicuro che potrei farle fuori facilmente, diventerei un bersaglio troppo vulnerabile ad un'eventuale altra pattuglia. Quindi ascoltami, le ucciderò dalla distanza, con tre frecce e tu dovrai contemporaneamente puntare alla porta-finestra che dà sul primo piano. Quel punto è sorvegliato da una sola guardia che dovrai aggirare o fare fuori
Si zittì un attimo osservando lo sguardo dell'allievo, quindi ricominciò conficcando una freccia nella neve con violenza.
Jikan - Non è un gioco Raito, dovrai essere un fantasma. Non avrai nessuno alle costole se non fai casini perché se qualcuno si accorgerà di qualcosa che non va, sarà allertato del massacro all'entrata, non del piano superiore. Io rimarrò nascosto nel bosco sfruttando le nubi per muovermi nell'ombra e cercherò di fermare chiunque segua i tuoi passi. Una volta dentro però sarai solo, se l'Uchiha interverrà giungerà dall'esterno e dalla mia posizione potrò affrontarlo senza espormi alle sue illusioni. Se qualcuno ti vede, se qualcuno dà l'allarme, è finita, sei morto. Io non verrò a salvarti
Sembrò volere sottolineare quel particolare, non sarebbe corso in suo aiuto in nessun caso, si sarebbe limitato a seguire il piano, ad evitare che qualcuno entrasse a dar supporto ma non avrebbe combattuto i presenti all'interno della residenza. Raito era solo e Jikan sperava potesse capirlo.
Jikan - La camera del nostro uomo è quella all'ultimo piano. E' unica, non potrai sbagliare e mai nessuno sale con l'arrivo della sera. Io sarò tra due ore al lago Mhiji a Est, se ti troverò lì allora potrò congratularmi, mentre tu... mi troverai, stai tranquillo
Sorrise sicuro di sé come sempre anche se questa volta un velo di malinconia gli attraversò il viso, ma fu un istante, forse nemmeno tanto rilevante.
Jikan - Quando scoccherò le frecce, voglio vederti già al primo piano
Gli concesse un'occhiata con i suoi occhi vitrei ma non altro, quindi prese l'arco e tre frecce e si mosse celermente verso un punto che prevedesse un angolo di tiro eccellente. Non si voltò più ad osservare Raito, non avrebbe rivisto il suo sguardo peculiare fino a missione compiuta, così si era detto e così avrebbe fatto. Incoccò le frecce, percepì nell'aria l'intensità del vento, sospirò l'aria gelida della neve e lasciò andare la corda dell'arma con gli occhi chiusi, lasciandosi guidare dal solo profumo delle sue prede. Furono colpite tutte e tre alla testa e non un gemito uscì dalla loro gola.
Era il turno di Raito.
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