Esame genin - Uomini si diventa, Per Max_depa

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view post Posted on 15/9/2013, 20:41     +1   -1
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la curiosità e la sete di conoscenza guiderà l'animo umano fino alla fine dei suoi giorni...

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Altra giornata di freddo, altra giornata intollerabile, altra giornata colma di cronaca nera che negli ultimi tempi non faceva che infuriare in ogni manifesto, come fosse diventata la nuova mania di quegli anni turbolenti. Ma nella guerra c'era chi lottava per ideali, chi per il proprio benessere, chi per la vita della propria famiglia e chi semplicemente per il denaro. Questi ultimi erano il gruppo più pericoloso, formato da coloro che avrebbero tradito loro madre pur di ricevere un compenso più alto e gratificante. Ma perché volere più denaro in un'era in cui non era possibile gustarsi neppure pochi minuti sotto il riflesso rinvigorente della stella più grande e luminosa? Jikan era intento a picchiare un uomo basso e grasso ben vestito che della lotta sanguinosa di cui il mondo era spettatore in quegli anni, sembrava non sapere nulla. Aveva conosciuto solo i duri pugni di un mercenario senza pietà negli ultimi giorni, il fiato freddo di un uomo a cui non importava di lasciare una moglie senza marito o un figlio senza padre, semplicemente stava contribuendo alla propria causa con un lavoro che gli avrebbe fruttare parecchi soldi.

Uomo - Io... io non ho mai fatto m-male a nessuno...

Poche parole uscivano dal muso sporco di sangue dell'omone che continuava a ricevere i colpi di quello più alto e pericoloso. Del mercenario che gli stava sopra era possibile scorgere i capelli corvini scendergli dall'apertura del cappuccio e a giudicare dall'abbigliamento, non faceva parte di nessuna gilda o gruppo o organizzazione che era venuta a formarsi con l'avvento del Dio malvagio. Lavorava per sé, da solo e senza domande.

Jikan - Perché credi che mi freghi qualcosa?

Furono le ultime parole prima che il mercenario prendesse con una singola mano la testa della vittima per sbatterla violentemente contro la parete, lasciando che ciò che contenesse il cranio, fuoriuscisse per ornare quelle pareti ormai più rosse che bianche. L'uomo sospirò, con un altro lavoro alle spalle completato e guardò fuori dalla finestra il cielo stranamente terso, minacciato però da alcune nubi provenienti dal Paese delle Terme, la situazione lì era sempre più tragica.

Si alzò battendo le mani per pulire i residui di sangue che erano rimasti sui suoi palmi ma per cancellare quel cumulo cremisi ci sarebbe stato bisogno di ben altro. A quel punto si chinò per afferrare una strana sacca di fianco al corpo ormai senza vita dell'uomo e quando un'ombra si mosse nella stanza adiacente a quello in cui si trovasse, il mercenario sparò una freccia sfilandola dalla faretra sul fianco e tendendo l'arco, che perfino il vento dovette spostarsi per lasciare spazio a quell'istante di morte che terminò un centimetro a fianco l'occhio azzurro di un giovane ragazzo pietrificato.

Jikan - Cosa diavolo ti ho detto oggi? Ah... stupidi ragazzini
 
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Max_depa
view post Posted on 15/9/2013, 21:31     +1   -1




Raito si portò una mano sulla guancia, convinto che quella freccia gli avesse perforato la gota. Si sentì bagnato al tatto ma con suo stupore, guardando il palmo della mano, pur sentendolo leggermente inumidito non trovò tracce di sangue. La spiegazione era semplice: a cospetto del suo mentore, non poteva fare a meno di sudare freddo e pensare a in quanti modi costui lo avrebbe potuto uccidere. Non si trattava di poca fiducia, ma di un semplice sentimento che lo portava a credere che nella mente della gente potesse accadere qualsiasi cosa; in quel mondo ormai pervaso dall’odio puntualmente la gente moriva, e non sempre perché uccisa da un malvagio: il più delle volte infatti a vestire i panni di un assassino era una persona normale che semplicemente “non ce la faceva più”. E allora Raito, specchiandosi negli occhi di quell’uomo pur sapendo di non dover correre rischi non poté fare a meno di sentirsi in pericolo.

“Scusami Jikan, ma ti ho seguito”

Continuò a puntare gli occhi dritti in quelli del mercenario, in un evidente tentativo di ignorare il sangue che decorava le pareti della stanza ormai più rossa che bianca. Continuava a fissarlo con la paura che un solo movimento di occhi lo avrebbe portato a vedere cose che non lo avrebbero più fatto dormire: nonostante i due anni passati accanto a quell’uomo, non si era ancora abituato ai metodi rudi con cui questo soleva risolvere tutti i suoi problemi.

“Sono stufo di dipendere da te… vorrei iniziare a guadagnare da solo per non esserti più di peso, e volevo vedere come lavoravi”

Tentò di mostrarsi sicuro, ma una goccia di sudore gli tagliò la tempia destra tradendo quelle parole e quello sguardo che pur immobile sembrava sicuro di se. O almeno in parte: una cosa che colpiva chi conosceva bene Raito era che per quanto questo si dimostrasse sicuro di se, seppur l’occhio destro azzurrissimo sembrasse imperturbabile, nel sinistro, di un tenue color marrone, l’interlocutore poteva sempre scovare nel profondo la sua indecisione.

“Allora, cosa ne pensi?”

Il suo monologo, che più che convincere Jikan, era destinato a convincere se stesso, fu interrotto da un rumore. Si trattava di un lamento sordo, soffocato da una specie di rigurgito che al giovane sembrò stranamente familiare: capì di cosa si trattava ma non poté fare a meno di muovere gli occhi verso la sua sorgente.

(Dio santo…)

Raito si sentì un peso sullo stomaco guardando quell'uomo agonizzante, forse morto o forse morente, che nel tentativo di fare un grosso respiro si era liberato la bocca dapprima ostruita da grumi di sangue e denti. Raito si toccò il petto, ma poi, come una lepre braccata non osa mostrarsi debole ad un leone, così sussultò e tornò a fissare gli occhi di quell’uomo rimasto impassibile fino a quel momento.
 
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view post Posted on 15/9/2013, 22:26     +1   -1
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Jikan osservò attentamente il giovane sulla porta che adesso si mostrava al cospetto del mercenario cercando di celare la paura. Aveva davanti una stanza sprofondata nel sangue, la testa mezza aperta di un uomo forse ancora agonizzante e colui che aveva ucciso suo padre due anni prima ma con cui aveva ormai condiviso troppo, perfino la vita; eppure non si voltava, il suo viso, per quanto ancora giovane e troppo immaturo per guardare in faccia la guerra, mostrava una luce che il mercenario riconobbe immediatamente: era la stessa che aveva guidato il suo animo veterano quando nel mondo la morte cominciava a rendersi l'unica via percorribile tra l'essere la vittima degli eventi o il loro padrone.

Jikan - Io non sono nessuno per dirti che non sei pronto o che la vita là fuori, la VERA vita, è tutta un'altra cosa

L'uomo si avvicinò verso il giovane ragazzo ed afferrò con forza la freccia conficcata sul muro per poi riporla lentamente sulla faretra. Quindi si sedette sul tavolo della casa che doveva appartenere all'uomo morto con la testa spiaccicata al muro ed aprì la sacca poggiata per terra. Ne uscì alcuni oggetti, tra cui venti metri di filo di nylon, un set di kunai, una particolare arma a guanto che teneva celata una lama sul palmo e due piccoli tonici. Quindi fece cenno a Raito di avvicinarsi e prendere posto su una delle sedie intorno al tavolo, per quanto la scelta fosse limitata a una, l'unica che non era ricoperta del puzzo orribile del sangue di quel povero uomo.

Jikan - Guarda caso avrei ancora un lavoro oggi prima di tornare a casa, qualcosa che conservavo per ultimo perché considerato tra i "migliori". Amo questo genere di cose, fare questi precisi compiti, e farsi pagare per qualcosa che si farebbe volentieri gratis è qualcosa di grandioso, non credi?

Terminò la frase guardando il ragazzo, come se aspettasse veramente una risposta a quella domanda. Quindi si lasciò andare ad un risolino e continuò poggiando davanti a Raito un foglio.

Jikan - E' la richiesta, stavolta l'uomo da uccidere è un pezzo grosso del paese della Neve. Sembra sia in combutta con una setta di Watashi che dona in sacrificio i corpi di uomini e donne incondizionatamente, basta che siano giovani e forti. Ho sentito da poco che un "amico" del mio "datore di lavoro" si era ritrovato vittima di questi uomini e sebbene sia riuscito a fuggire, non era stato in grado di sterminare chi era a capo di quel movimento. Vedi...

E tirò fuori dalla sacca una sorta di quadernetto su cui appuntava le notizie più rilevanti dal mondo in quel periodo di guerra.

Jikan - Guarda questa immagine

Era lo schizzo di un viso che per quanto poco preciso e decisamente poco dettagliato, mostrava chiaramente qualcosa che attirò immediatamente l'attenzione del giovane amante della musica: i due occhi rossi che seppur semplicemente disegnati su quel foglietto sembravano riuscire ugualmente ad ipnotizzare.

Jikan - Un Uchiha è immischiato in questo giro e noi sappiamo che questi sono ninja che non è possibile battere in uno scontro uno contro uno. Hai capito dove voglio arrivare? Sarà un assassinio silenzioso, invisibile, mai avvenuto. Nessuno dovrà sapere, nessuno dovrà avvisare l'Uchiha

La discussione stava prendendo una piega imprevista, come primo lavoro per permettere al giovane di cavarsela da solo non sembrava proprio dei più semplici, anzi, non sembrava qualcosa alla portata neppure di Jikan.

Jikan - Mi aiuterai a uccidere l'uomo a capo di questo schifo

Il suo sguardo si fece improvvisamente serio, solenne, e quelle parole non erano state scelte a caso. Jikan sapeva di avere a che fare con qualcuno di potente e la scelta di portare con sé Raito non era dettata da pura follia. In quel ragazzo vedeva troppo per continuare a proteggerlo tra le mura di un paese tra ferro e fuoco.

Edited by Griever_ - 16/9/2013, 00:59
 
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Max_depa
view post Posted on 15/9/2013, 23:13     +1   -1




Raito osservò con cura quel disegno che seppur poco dettagliato sembrava ugualmente animato da vita. Riusciva a leggere il male in quegli occhi rossi e percepì che se si fosse trovato di fronte a quell’uomo non avrebbe avuto via di scampo.

“Sarò all’altezza vedrai”


Tentò di convincersi, ma mentre parlava si chiedeva se sarebbe stato in grado di uccidere una persona. A giudicare dalla descrizione il pezzo grosso da eliminare si sarebbe meritato quella fine, ma nella testa di Raito si sentiva il riecheggiare delle persone che quell’uomo avrebbe abbandonato una volta morto. Raito sapeva infatti che la cosa difficile in quel mondo in cui la morte la faceva da padrone era sopravvivere: in cuor suo sentiva che morire fosse una scelta facile. Jikan d’altro canto nonostante tutti i suoi difetti e nonostante tutte le sue azioni continuava a sopravvivere, e per Raito che conosceva il “dolore di chi rimane” non poteva che rappresentare un modello da seguire.

“Beh dopotutto è la legge del Karma. Come te quell’uomo si è macchiato di diversi delitti, quindi deve essere pronto a risponderne mettendo in gioco la propria vita.”

Così dicendo pose i suoi occhi questa volta più decisi in direzione del mercenario. Le sue parole non volevano riecheggiare come una minaccia, ma qualcuno vedendolo avrebbe potuto pensare che Raito stesse macchinando qualche ribellione. Non Jikan però, che conosceva la mascherina con cui aveva a che fare.

“Ebbene sia. Ti aiuterò nel tuo intento e proverò a seguire le tue orme per diventare una macchina assassina ma ti avviso: non ucciderò nessuno che non se lo meriti”

Jikan sorrise, era un uomo di mondo e sapeva che la questione dell’uccidere o dell’essere uccisi era molto più complicata di come Raito l’avesse intesa, ma non gli diede contro anzi lo assecondò continuando ad osservarlo mentre riportava lo sguardo sul disegno. Una volta preso fra le mani infatti, Raito ci passò un palmo sopra come se volesse assimilare a se quel volto: chiuse gli occhi per convincersi che sarebbe stato superiore all’Uchiha e che gli sarebbe sfuggito per aiutare Jikan nel suo intento.

“Io sono pronto, quando vuoi partiamo”

Si passò una mano fra i capelli e sembrò convincersi definitivamente stringendo quel foglio fra le mani che ora avevano assunto le posizioni di due pugni.
 
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view post Posted on 15/9/2013, 23:56     +1   -1
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Jikan - Beh, subito ragazzino

E sorrise compiaciuto della risposta di Raito, dentro di sé sapeva che non si sarebbe mai tirato indietro, nei due anni che aveva passato con lui, aveva imparato a conoscerlo e lo aveva istruito al punto da non fargli mai chinare il capo, per quanto la paura potesse a volte essere bastarda e potente.

Non persero tempo, nel giro di un paio di ore si trovarono nei pressi del grande palazzo dell'uomo che avrebbe assaporato la lama dei due sicari che come ombre, si muovevano sfruttando l'oscurità portata dalle nubi scure che avevano velato il cielo. Il paese della Neve stava attraversando un periodo nefasto, le sue condizioni climatiche rigide era divenute ancora più insostenibili nell'ultimo anno e se alcuni attribuivano quella colpa ad un fato crudele, altri sapevano che era in realtà l'ira di Dio che si stava abbattendo sul mondo, un Dio che lentamente stava abbracciando ogni terra, ogni villaggio, ogni paese. Jikan aveva consegnato l'equipaggiamento che aveva mostrato precedentemente al suo allievo sperando che potesse usarlo al meglio, quindi gli camminava davanti scrutando attentamente la zona ed ogni possibile varco d'entrata. Dopo dieci minuti di ispezione, si chinò all'ombra di un alto albero ricoperto di neve ed uscì dalla tasca l'ormai celebre quadernetto.


Jikan - Avevo già studiato la zona e le guardie, ma adesso apri bene le orecchie perché dovrai imparare ogni cosa anche tu. Ci sono tre guardie all'entrata principale e anche se sono sicuro che potrei farle fuori facilmente, diventerei un bersaglio troppo vulnerabile ad un'eventuale altra pattuglia. Quindi ascoltami, le ucciderò dalla distanza, con tre frecce e tu dovrai contemporaneamente puntare alla porta-finestra che dà sul primo piano. Quel punto è sorvegliato da una sola guardia che dovrai aggirare o fare fuori

Si zittì un attimo osservando lo sguardo dell'allievo, quindi ricominciò conficcando una freccia nella neve con violenza.

Jikan - Non è un gioco Raito, dovrai essere un fantasma. Non avrai nessuno alle costole se non fai casini perché se qualcuno si accorgerà di qualcosa che non va, sarà allertato del massacro all'entrata, non del piano superiore. Io rimarrò nascosto nel bosco sfruttando le nubi per muovermi nell'ombra e cercherò di fermare chiunque segua i tuoi passi. Una volta dentro però sarai solo, se l'Uchiha interverrà giungerà dall'esterno e dalla mia posizione potrò affrontarlo senza espormi alle sue illusioni. Se qualcuno ti vede, se qualcuno dà l'allarme, è finita, sei morto. Io non verrò a salvarti

Sembrò volere sottolineare quel particolare, non sarebbe corso in suo aiuto in nessun caso, si sarebbe limitato a seguire il piano, ad evitare che qualcuno entrasse a dar supporto ma non avrebbe combattuto i presenti all'interno della residenza. Raito era solo e Jikan sperava potesse capirlo.

Jikan - La camera del nostro uomo è quella all'ultimo piano. E' unica, non potrai sbagliare e mai nessuno sale con l'arrivo della sera. Io sarò tra due ore al lago Mhiji a Est, se ti troverò lì allora potrò congratularmi, mentre tu... mi troverai, stai tranquillo

Sorrise sicuro di sé come sempre anche se questa volta un velo di malinconia gli attraversò il viso, ma fu un istante, forse nemmeno tanto rilevante.

Jikan - Quando scoccherò le frecce, voglio vederti già al primo piano

Gli concesse un'occhiata con i suoi occhi vitrei ma non altro, quindi prese l'arco e tre frecce e si mosse celermente verso un punto che prevedesse un angolo di tiro eccellente. Non si voltò più ad osservare Raito, non avrebbe rivisto il suo sguardo peculiare fino a missione compiuta, così si era detto e così avrebbe fatto. Incoccò le frecce, percepì nell'aria l'intensità del vento, sospirò l'aria gelida della neve e lasciò andare la corda dell'arma con gli occhi chiusi, lasciandosi guidare dal solo profumo delle sue prede. Furono colpite tutte e tre alla testa e non un gemito uscì dalla loro gola.

Era il turno di Raito.
 
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Max_depa
view post Posted on 16/9/2013, 00:41     +1   -1




Raito prese la celere azione del compagno come un cenno per l’inizio della strategia, e non esitò ad iniziare a correre. Si stava dirigendo verso l’entrata principale, e per farlo sarebbe passato accanto ai cadaveri di quelle tre sentinelle.

(Ora o mai più)

Mentre correva tirò fuori dalle tasche riposte sul braccio due kunai insieme al lunghissimo spago di nylon donatogli precedentemente da Jikan. Non si fermò, sapeva che qualunque esitazione gli sarebbe costata cara, perciò continuando a correre legò le due estremità dello spago ai due kunai che aveva tra le mani.

(Ti prego polso non deludermi)

Passò accanto ad uno dei cadaveri con l’intento di infilzarlo col kunai: mai in vita sua aveva colpito un corpo umano e si sentiva leggermente agitato. Passò accanto al corpo e con quanta più forza avesse conficcò il kunai nelle costole del cadavere e continuando a correre sentì che magicamente il kunai rimase li, probabilmente incastrato nel petto dell'uomo. La manica della maglietta si macchiò di sangue ma fece finta di non accorgersene.


(Dove diavolo devo andare??)

Continuò a correre seguendo un percorso che poteva definirsi più o meno obbligato, e nella corsa continuò a srotolare il filo di nylon alla cui estremità era legato il secondo kunai. Si guardò attorno senza fermarsi riuscì a scorgere, passando attraverso un viale pieno di enormi colonne di marmo, una porta-finestra.

(Una volta attuato il piano potrei nascondermi fra le colonne)


Così pensando notò sotto quella porta finestra una sentinella girata di lato: doveva essere l’ultimo ostacolo di cui gli aveva parlato Jikan, e col preciso intento di nascondersi subito dopo aver lanciato il kunai, si fermò un istante sui due piedi, prese la mira e scagliò l’arma contundente in direzione del volto della guardia.

(È come durante gli allenamenti!) Continuava a ripetersi mentre si lanciava fra le colonne di marmo nel tentativo di uscire dal campo visivo della guardia. Raito aveva infatti pensato all’eventualità in cui non fosse riuscito ad uccidere la guardia: in quel caso questa si sarebbe allarmata, e una volta schivato il kunai avrebbe tentato di ricostruirne la traiettroia per arrivare all'origine di quel lancio. In questo modo, una volta seguito tutto l’andamento del filo di nylon sarebbe arrivato dai tre cadaveri, dritto dritto nel campo visivo di Jikan.


(Andrà tutto bene...) Pensò col cuore in gola
 
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view post Posted on 16/9/2013, 01:16     +1   -1
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Era iniziata la corsa contro il tempo, ogni istante che la paura recuperava alla determinazione, era un secondo concesso alla possibilità di fallire miseramente. Raito questo però lo sapeva bene, si era addestrato per due anni con un uomo che della morte sapeva ormai tutto. Seguì le parole di Jikan alla lettera e penetrando nella residenza, cercò la porta-finestra al primo piano e la guardia che la sorvegliava. Era tutto come aveva detto il mercenario, dovevano essere giorni che lavorava su quel colpo e probabilmente era una missione commissionata già da tempo. Quella sera però non era solo e forse era proprio il bisogno di una spalla che lo aveva costretto ad attendere proprio quel momento, quella scura nottata non illuminata neppure dalla luna. Raito vide la guardia e ingoiando le proprie preoccupazioni, lanciò il kunai che aveva legato tramite un lungo filo ad un altro nei pressi dell'entrata, conficcato nel corpo di uno dei cadaveri. Il pugnale viaggiò lacerando il tempo, mirato a perforare il cranio di colui che inconsapevolmente stava per lasciare il mondo dei vivi. La guardia se ne accorse però, sentì il sibilo nell'aria, il richiamo della morte e si voltò solo per vedere la punta dei kunai fermarsi davanti il suo occhio, tanto vicino che poté odorare il suo puzzo di ferro e sangue. Il filo era soltanto di venti metri! Il giovane ragazzo si nascose tra le colonne mordendosi un labbro per quel dettaglio non calcolato tanto fondamentale ma la strategia che aveva il compito di velare qualsiasi imprevisto sembrò funzionare: la guardia rimase impietrita ancora per qualche istante, aveva visto la propria esistenza spegnersi in un lampo, ma quando si ridestò, corse seguendo il filo in allerta, direttamente nelle braccia della morte. Raito proseguì dunque salendo le scale, la stanza dell'obbiettivo doveva essere all'ultimo piano.

I minuti trascorsero in una tacita tranquillità che di rasserenante aveva nulla, i battiti cardiaci del ragazzo palpitavano insieme alla consapevolezza di essere sul filo di un rasoio, tra la grande impresa e un coltello nello stomaco ma la stanza del bersaglio era sempre più vicina. La tempia gli colava, il respiro era affannoso ma la destinazione proprio davanti a lui. Una grande sala annunciò l'ultimo piano dove era visibile una sola porta, la stanza di colui che doveva essere il capo della setta di Watashi. Un imprevisto arrestò però l'ascesa di Raito al compimento della missione, due guardie erano sveglie e ferme ai lati dell'ultimo ingresso, ad illuminare come fari nella notte, l'unica possibilità di salvezza di colui che qualcuno di troppo rilevante voleva morto. Non si erano ancora accorti di Raito ma il ragazzo si era accorto di loro.
 
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Max_depa
view post Posted on 16/9/2013, 01:55     +1   -1




Raiden si trovò in un enorme salone, ma prima di poter fare qualsiasi cosa notò due guardie ai lati dell’unica porta presente. Celermente ripercorse i suoi passi e cercò un riparo nel corridoio da cui era venuto. Si nascose dietro l’angolo del corridoio ed iniziò a pensare a quante opzioni aveva. In cuor suo mentre pensava a come agire sapeva che in nessun modo avrebbe potuto evitare un contatto.

(Non c’è modo di evitarli… devo attaccarli)


Pensò ad un attacco frontale: avrebbe potuto usare qualche tecnica sfruttando l’elemento del fulmine, ma in cuor suo sapeva che difficilmente avrebbe potuto attaccare i due ninja contemporaneamente ed attaccandone uno avrebbe esposto il fianco ad una guardia scelta.

(Non mi resta che renderli inoffensivi con qualche genjutsu, anziché agire col mio chakra influenzerò il loro)

Stava per comporre i sigilli di una tecnica di sonnolenza apparente quando gli tornò in mente che in quella fortezza da qualche parte doveva esserci un Uchiha. Sapeva riguardo alla loro abilità nello sfruttare i genjutsu e gli si gelò il sangue nelle vene quando pensò alle probabili capacità da sensitivo di quel ninja.

(Se causerò qualche anomalia nel chakra delle guardie quel ninja potrebbe accorgersi della mia presenza…)

Continuò ancora per qualche minuto. Ogni volta che una strategia sembrava colpirlo in positivo la presenza di quel potente ninja finiva per fargli cambiare idea.

(Diavolo quella mina vagante… Uchiha, Uchiha, Uchiha! Non c’è soluzione!)

Raito iniziò a sentirsi in trappola quando un lampo gli percorse la mente. (Ma certo! Quell’Uchiha è proprio la soluzione!) pensò mentre tirava fuori quel disegno appena abbozzato del ninja.

(Non posso fare affidamento su troppi particolari, devo puntare molto sullo sguardo!)

Pose le mani a formare un sigillo ed una piccola coltre di fumo fu sprigionata. Intanto le due guardie continuavano imperterrite ad osservare davanti a se: videro venirgli incontro una figura scura, che attraversando il salone li raggiunse ad un palmo di naso. Due occhi rossissimi, decisi ma inoffensivi li osservavano.

“Devo parlare con il boss”
 
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view post Posted on 16/9/2013, 11:41     +1   -1
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Aveva imparato a difendersi, a combattere, a procurarsi da mangiare da solo ma ciò che più di ogni altra cosa aveva capito era che per continuare a vivere, la forza della mente era ben più potente di qualsiasi arma. La strategia, l'intelligenza in campo nemico, la capacità di valutare, osservare e prendere decisioni e se per dodici anni Raito era da sempre stato ritenuto un ragazzino incapace di prendere una posizione, i due anni passati con Jikan lo avevano fatto maturare anche sotto questo punto di vista. Mutò leggermente forma, fece risplendere nei suoi occhi due fiamme cremisi e si presentò al cospetto delle due guardie che deglutendo, si limitarono ad annuire e farsi da parte per far passare il fantomatico e potente Uchiha di Watashi. Raito entrò che quasi non ci credeva, l'aveva fatta nuovamente franca senza colpire nessuno e ciò gli concesse quel morale e quella determinazione che gli fece percorrere gli ultimi metri, fino a lasciarsi dietro di sé la porta chiusa del resto della residenza. Si ritrovò in una camera buia con un un'ombra rivolta verso una grande vetrata che dava sulla strada, illuminato dai lampi che fuori annunciavano l'avvento di una tempesta. Era lì, fermo, zitto, come fosse consapevole del fato che lo aspettava. Trascorsero istanti palpitanti, secondi preziosi ma era tutto lì: il sicario, il bersaglio, l'arma del futuro delitto e la camera che sarebbe divenuta la spettatrice di un omicidio. Eppure... non era tutta la storia.

??? - Veloce, puntuale, silenzioso... come un fantasma

Sembrava in qualche modo diversa ma quella voce, quel tono, quel modo di cominciare un discorso... Anche se nel cuore di Raito cominciò una ricerca di qualcosa a cui aggrapparsi per non cadere nel baratro di quell'inaspettata svolta, la sua mente aveva già capito tutto. Cominciò a piovere, i battiti ritmici dell'acqua che si schiantava al suolo si rendevano udibili anche a quell'altezza e il vento che batteva nei vetri sembrava in qualche modo ricreare un requiem finale sulle cui note di sarebbe svolto l'ultimo faccia a faccia. L'uomo si voltò mostrando il suo volto sorridente e stanco alla luce dei fulmini e allora non ci furono più dubbi: Jikan l'arciere era l'obbiettivo di Raito.

Jikan - Aspetto da troppo tempo questo momento, il giorno in cui avrei potuto espiare le mie colpe, i miei crimini, per purificare finalmente la mia anima. Watashi mi ha corrotto, mi ha sfinito, mi ha devastato. Ho creato questa setta per non lasciare che il mio essere finisse divorato da quel Dio e allora ho fatto un patto con lui: una vita immortale in cambio della vita di giovani promesse. Ma i mesi hanno logorato anche la mia mente oltre che il mio fisico e la ragione ha cominciato ad abbandonarmi. Io... non voglio più mentire, non voglio più patire la sofferenza e l'angoscia di poter finire divorato da un mostro. I miei crimini... non era mai stato per i soldi. Offrivo le anime a Watashi e Watashi offriva a me la vita

Il mercenario sospirò profondamente alzando il capo e ripensò agli ultimi anni e al momento in cui aveva conosciuto Jikan, un piccolo se stesso ancora immune alla corruzione di un Dio malvagio.

Jikan - E' stato l'ultimo atto di misericordia concessami il fatto di averti incontrato e addestrato, mi è stata data la possibilità di crescerti proprio per questo, proprio per quest'oggi. Raito, adesso devi compiere la tua missione, d'altronde hai detto tu stesso che "chi si macchia di delitti, deve essere pronto a risponderne mettendo in gioco la propria vita”. E allora... diventa un uomo, uccidimi

Tra sospiri, decisioni, rivelazioni e il chiarore dei lampi che immortalava i visi tesi dei presenti, la storia doveva risolversi tra le mani di un giovane amante della musica, per la volontà di un mercenario. Ma qual era la volontà del giovane amante della musica?
 
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Max_depa
view post Posted on 16/9/2013, 13:03     +1   -1




Raito era senza parole, mai avrebbe creduto di trovarsi di fronte al suo mentore per ucciderlo. Spalancò la bocca e la mandibola sembrò cadere senza limiti, nello stesso istante in cui uno scoppiettio di polvere fece tornare il giovane al suo aspetto naturale. In quei due anni, Jikan era sempre sembrato infallibile agli occhi del suo allievo, che anche in quell’occasione non poté fare a meno di pensare a qualche giochetto.

(Ahah mi sta prendendo in giro)

Accennò un sorriso che non fu ricambiato. Tornò triste in volto e come un condannato a morte viene scosso prima dalla tristezza e poi dalla rabbia alzò la voce urlando contro quell’uomo che adesso sembrava tutto fuorché un fuorilegge.

“Perché mi fai questo??”

Strinse il pugno, ignorando di aver precedentemente indossato il guanto donatogli da Jikan, e si perforò leggermente il palmo. Vide il sangue grondare a terra ma questa volta non lo stupì e rimase risoluto. Continuò a fissare il maestro e finalmente capì il motivo per cui si era salvato quel giorno: Jikan lo aveva scelto per questo. Jikan era una delle poche persone ad essere in grado di sopportare il peso della morte, ma ormai sembrava aver perso quel dono, ed avendolo rivisto nello stesso Raito lo aveva allevato per quel momento.


“Tu mi hai scelto, perché io sono una roccia” Jikan sembrò non capire.

“Hai visto come ho sopportato la morte di mio padre, ed hai creduto che io potessi essere l’unico a farmi carico anche della tua vita. Tu mi hai scelto perché io posso ucciderti, e a nessun altro concederesti il favore di liberarti”

Allargò il pugno, da cui fuoriuscì una lama. Il suo volto grondava di lacrime, e gli occhi come spinti dal peso di quel gesto si appesantirono tanto da socchiudersi. Si avvicinò all’uomo, anche se a causa degli occhi gonfi di lacrime poteva osservarne solo la sagoma. Alla rabbia e tristezza succedette l’accettazione: Raito era l’unico in grado di farlo, e non avrebbe deluso il suo maestro tirandosi indietro. Il destino aveva voluto che Raito arrivasse li ancora privo di omicidi alle spalle, quello sarebbe stato il primo: tirò indietro il braccio, col preciso tentativo di distenderlo andando a perforare la gola del maestro con la lama del guanto.

“Grazie di tutto e scusa per tutto…”
 
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view post Posted on 16/9/2013, 15:25     +1   -1
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L'aveva fatto. Avrebbe potuto considerarla una vendetta verso l'uomo che aveva ucciso suo padre ma non era così. Quel giorno di due anni prima era stata la svolta essenziale della vita di Raito che gli aveva permesso di divenire un uomo. Jikan gli aveva insegnato tutto, adesso spettava al ragazzo vivere e sopravvivere in un mondo ancora infestato dalla progenie del Dio malvagio. Affondò la lama che il mercenario stesso gli aveva donato e si macchiò del suo sangue corrotto. La sua anima poteva adesso trovare pace, liberata da un giovane che aveva accumulato e imparato per due anni e che adesso poteva sbocciare come un fiore puro in una terra nefasta. Adesso anche lui si era però sporcato le mani e doveva essere pronto ad affrontare tutte le conseguenze che quella decisione gli avrebbe portato. Ma era pronto, sapeva di esserlo e Jikan se n'era accorto per primo.

Il mercenario cadde al suolo soffocando un gemito e prima di chiudere per sempre gli occhi con un sorriso, rivolse un ultimo sguardo all'allievo come promesso, concedendogli le sue ultime parole e qualcos'altro.

Jikan - Adesso... adesso sei u-un uomo. Raito... prendi q-questo

Era il prezioso quadernetto di appunti del mercenario, fonte preziosa di chissà quante informazioni e segreti. Un segnalibro segnava la pagina settantacinque in cui era disegnato un uomo coperto da una lunga veste a nuvole rosse.

Jikan - K-Kakumei... cer...cerca Ka-Kakumei

Ed esalò l'ultimo respiro mentre il tempo sembrava fermarsi in quel momento di tempesta, quando la pioggia veniva smossa dai fulmini e l'anima di un nuovo guerriero fremeva di poter gridare al mondo la propria influenza. La storia di un mercenario che aveva risparmiato la vita di un ragazzino dopo aver ucciso suo padre, che aveva allevato ed addestrato per poter un giorno espiare le colpe che con l'avvento di Watashi si erano fatte gravi, nere, irrimediabili. Un animo oscuro illuminato dalla Luce, la quale avrebbe adesso dovuto camminare sulle proprie gambe, sopravvivere con la propria testa.

Tramontava un'era ma l'alba era oltre quella residenza, la priorità era adesso scappare prima che qualcuno potesse accorgersi degli ultimi risvolti.
 
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Max_depa
view post Posted on 16/9/2013, 21:44     +1   -1




“Kaku.. mei?”

Non sicuro di aver capito bene, Raito guardò in faccia Jikan in cerca di approvazione ma ogni spirito vitale aveva ormai abbandonato il corpo del maestro. Il giovane grondò ancora qualche lacrima, non era amareggiato per essere rimasto solo, al contrario soffriva nel sapere il peso che quell’uomo si era portato appresso per tutti quegli anni. Ma ora era tutto finito, Raito si asciugò le lacrime e promise a se stesso che sarebbe stato più forte in futuro: era arrivato il momento di essere uomo e di percorrere la propria strada.

Aprì il libro di Jikan sulla pagina col segnalibro e guardò bene il disegno. Era sicuro di aver sentito parlare di un’organizzazione i cui membri vestivano in quel modo, ma il suo aver vissuto sempre in solitudine lontano dal reale mondo dei ninja non gli permise di collegare quell’immagine ad un nome. Ma ciò che è fatto è fatto: Raito chiuse quel quadernetto e se lo mise in tasca per liberare le mani e comporre nuovamente un sigillo.

Le due guardie sentirono un movimento provenire dalle proprie spalle ma nel momento in cui si voltarono rividero quello stesso uomo che era entrato guardarli con gli occhi rossi tipici degli Uchiha.

“Il boss è stanco, guardate bene di non disturbarlo”


Lo sguardo era serio e sembrava credere egli stesso alle proprie parole. Come era entrato uscì indisturbato e facendo il percorso inverso al precedente si trovò presto oltre la porta-finestra. Mantenne quelle sembianze e arrivò all’altezza dei quattro cadaveri all’entrata: li osservò per alcuni istanti poi gli si avvicinò. Prese una freccia bianca da un cadavere, la osservò per qualche istante per poi essere investito da una coltre caliginosa.

(Io… non voglio dimenticare…)

Era tornato ad essere il solito ragazzo dai capelli biondi, ma qualcosa era cambiato. “Non dimenticherò mai” continuava a pensare mentre avvicinava la punta della freccia al bicipite sinistro, e dopo qualche secondo di agonia fu visibile una grossa J marchiata nel sangue che grondava a fiumi sul terreno. Sapeva che la cicatrice più grande sarebbe rimasta nel suo cuore, ma volle comunque avere un segno esterno per ricordarsene.

(Non farò i tuoi stessi errori, non perderò il senno)

Spaccò nel pugno quella freccia e riprese a correre diretto verso il bosco antistante alla fortezza: da li si sarebbe diretto verso casa sua.
 
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view post Posted on 16/9/2013, 23:38     +1   -1
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la curiosità e la sete di conoscenza guiderà l'animo umano fino alla fine dei suoi giorni...

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La fine? No, soltanto il principio di una storia, di un uomo, di un guerriero che con adesso impresso nel suo corpo la testimonianza di ciò lo aveva reso protagonista quella notte, sapeva di poter da quel momento contare sulle proprie capacità, senza voltarsi a cercare un aiuto, senza essere costretto ad affidare la propria vita a qualcuno. Era Raito ed era anche J, due esseri che lasciandosi alle spalle la residenza della morte, si inoltravano in un alba che in poche ore concesse i suoi primi raggi solari. Il giovane camminava, non correva, per assaporare l'aria che sapeva adesso di qualcosa di diverso, di più sentito e più essenziale. Era l'essenza della libertà mista alla consapevolezza di aver in qualche modo lasciato il segno in quel mondo corrotto. Forse un giorno la guerra sarebbe tramontata insieme al male che il Dio stava professando, ma sarebbe rimasta una cicatrice a ricordare quei torti, quella sofferenza che neppure decenni avrebbero potuto cancellare. Fortunatamente però, ad un briciolo di oscurità, corrispondeva la stessa quantità di luce che per una notte, aveva deciso di mostrarsi tramite le gesta di un giovane ragazzo.

Era l'alba e il piccolo orfano scappato con il carnefice di suo padre, non c'era più, adesso viveva un nuovo uomo.


||Che dire, gran quest. Mi sono davvero divertito e hai mostrato di sapertela cavare con trovate geniali anche in situazione non proprio agevoli XD. Era questo che mi premeva visto che il test l'hai fatto tutto giusto. Che altro dire, il role è buono ma può ancora migliore tanto e tu lo sai, ma per quello serve soltanto pratica.

Che dire, beccati 600exp, il rango C con tutto ciò che ne consegue e alla prossima!||
 
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12 replies since 15/9/2013, 20:41   92 views
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