| //Lo squallido corso che mi ha rovinato l'estate, e gli ultimi 5 giorni, è finalmente finito... Torniamo a postare assiduamente và! <3//
Quell'uomo che aveva imparato a rispettare per la sua forza, ora si stava dimostrando tanto diverso da lui. Tuttavia, il moro, continuava a credere che avessero molto in comune. Erano entrambi guerrieri, nonostante l'eremita continuava a dire il contrario. Lui non aveva bisogno che questi gli dicesse cos'era, lui sapeva benissimo di essere tale. Combattevano per due ragioni differenti, avevano credi diversi, probabilmente dovuti al fatto che erano cresciuti in due realtà completamente opposte, ma entrambi combattevano, e questo era ciò che contava. Fatto sta che Hyou sembrava non avere più rispetto nei suoi confronti, e si rivolse a lui senza nemmeno guardarlo. Accuse, accuse velenose e taglienti di chi non riesce a comprendere i comportamenti di un ragazzo chiamato a diventare uomo troppo presto. Lo ascoltò fissandolo, era alquanto insolito sentire quelle parole venire pronunciate da una ragazzina. Ogni singola frase proferita fu una scheggia che si andò a conficcare nell'orgoglio del disfatore, che ora voleva riguadagnarsi il rispetto di quell'uomo, che gli voltò anche le spalle, chiedendogli se quei suoi comportamenti, quelle sue scelte, l'avessero reso effettivamente migliore. Era quella la domanda che anche lui si stava ponendo da quando aveva ottenuto quell'arma che, per la prima volta, non gli aveva fatto guadagnare il rispetto di qualcuno. La risposta ce l'aveva dentro di sè. Lui era la risposta a quella domanda. Si spogliò della giacca che indossava, senza comunque lasciare quell'arma che ora era di nuovo legata in vita, a simboleggiare il suo legame indissolubile con la stessa. La carnagione scura del ragazzo fu esposta ai violacei raggi che illuminavano quel posto. Il suo fisico era asciutto, ogni singolo muscolo era ben definito, per quanto di proporzioni normali. Sull'addome, sulle braccia, sul collo, portava i segni delle battaglie, degli allenamenti, centinaia di cicatrici sporcavano la sua pelle. Sul braccio sinistro svettava una delle ultime ferite subite, quella che lui stesso si era inferto all'eremo quando era stato debole. Era lunga, leggermente irregolare, e rappresentava il suo Io più di qualsiasi altra cosa. Poi c'era quel simbolo, quell'enorme sigillo nero che gli era stato impresso sul petto. Un marchio che forse avrebbe portato con sè per sempre. Un marchio che sanciva la sua subordinazione alle Salamandre. E poi c'erano le ferite più fresche, nonchè le più dolorose, e non perchè non si fossero ancora chiuse, ma perchè gli erano state inferte dal fratello nel loro recente scontro mortale. Si avvicinò a quella ragazzina, con passo leggermente zoppicante, e afferrandola per le spalle la invitò a girarsi verso di lui. Voleva che vedesse il suo corpo, i suoi sacrifici stavano tutti racchiusi lì. Quella carna, urlava più forte di qualsiasi parola ciò che era.
Le ferite che porto, simboleggiano ciò che sono. Ognuna di queste ferite è una tacca che si è andata ad aggiungere verso il mio obbiettivo. La vedi questa sul braccio? Me la sono inferta da solo, all'eremo, rischiando di morire dissanguato. Perchè l'ho fatto? Perchè ero stato debole. I deboli per me non meritano di vivere. IO NON HO MAI TRADITO I MIEI IDEALI. Se mio fratello è stato ucciso è perchè si è comportato da debole. Questa spada che porto, è la ricompensa di tutte le cicatrici che la vita mi ha inferto, e ti assicuro che quelle che vedi sul mio fisico non sono nulla rispetto a quelle che porto dentro di me. Hai ragione, non è l'arma a rendermi forte, sono Io ad essere tale. Questa spada attesta solo la mia forza, agli occhi della gente. Tu, ninja di chissà dove, non puoi capire per un assassino di Kiri cosa significa brandire una di queste, e le mie parole saranno completamente inutili. Ti basti sapere che la fiamma che ardeva dentro di me, quando venni all'eremo, continua ad ardere. Il patto che ho siglato, continua ad essere valido. E se un giorno non dovessi essere degno di quanto ho detto, se un giorno la fiamma in me dovesse estinguersi, saranno le salamandre stesse a riscuotere quanto devono. Puoi non rispettarmi, puoi odiarmi, puoi considerarmi un ragazzino, ma io saprò sempre di essere un guerriero, e nulla potrà farmi cambiare idea. Ah, dimenticavo, se vuoi aggiungere un'altra tacca verso il mio obbiettivo sei libero di farlo. Una cicatrice in più, è solo un altro passo verso la mia vendetta.
Le sue parole erano ricolme di orgoglio. Non gli interessava più che quel Ninja avrebbe potuto ucciderlo, lo invitò addirittura a fargli del male, con tono provocatorio. Ora l'unica cosa che gli importava era difendere le sue scelte, i suoi ideali. Gli interessava uscire a testa alta da quello scontro verbale. Non fece un passo, rimase in posizione eretta davanti all'eremita, in attesa di una sua mossa.
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