Occhi, Role tra un romano e un napoletano

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view post Posted on 1/7/2013, 20:48
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Nukenin
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Molto si stava facendo al campo base. Molto ma ancora Watashi illuminava il cielo terso con un aurora violacea che infondeva terrore anche nei cuori dei più coraggiosi. Watashi e una guerra che vedeva l'umanità combatterlo per la libertà e per la sopravvivenza. Ma tra il ferro e il sangue, tra le lame rotte e i pianti, tra le urla e la collera, tra la paura e il coraggio molti ancora non si arrendevano e il Campo Base restava simbolo di una lotta contro qualcosa di impossibile; ma tra quelle staccionate, tende, fanghiglia odori e suoni di lotta, di speranza ma anche di morte qualcosa si aggirava tra di loro.
Un qualcosa sotto mentite spoglie, un qualcosa con zanne e artigli e occhi di ghiaccio che fendevano le prime ore terse del mattino. Sotto i panni di una ragazzina shinobi, Ryu si muoveva calmo e tranquillo.
Un fiore tra le mani, abiti normali, bellezza normale ma occhi vivi e splendenti. Si muoveva tra quelle tende dove i raggi del sole illuminavano una umanità affaticata, stanca, lacera, coperta di sudore, sangue e ferite ma che ancora non si arrendeva. Del resto non avevano scelta. o meglio ne avevano due: combattere per affermare la loro dignità e orgoglio, o schierarsi dalla parte del nemico con la consapevolezza che neanche l'inferno li avrebbe accolti e che Watashi prima o poi avrebbe divorato le loro anime.
Ma molti sceglierono, e scelgono tuttora, questa possibilità. Ma la guerra continuava e il campo base svettava là solitario di fronte alla minaccia: da lontano una luce viola che pulsava, nell'orizzonte il viola scuro si univa al cielo in venature che si diramavano nel cielo arrivando a tutto il mondo ma vi erano un paio di occhi che guardando quello spettacolo terribile sentivano crescere l'orgoglio e la fierezza e ricordi e promesse giunsero nella sua mente. Un pugno si serrò a sancire che prima o poi sarebbero stati regolati. Ricordo delle ferite dell'anima e del corpo ma erano state appunto loro a foggiare la forma, l'essenza della pantera, che ora si aggirava per i suoi scopi. Informazioni o qualcos'altro ma sempre un chiodo fisso aveva. Ma sembrava essere sparito il suo demone...


Voglio sapere dove si è rintanato...nessuno sa nulla ma sò per certo che una traccia c'è...due anni...due anni maledetti a cercarlo eppure so che una traccia c'è. Forse non l'ho saputa osservare ma qui vi è il mondo e il mormorio e le chiacchiere sono all'ordine del giorno. Se pure lui è in guerra lo troverò!
Ma credo che non abbia fatto attenzione ai dettagli...Karasu mi sarà utile per questo...


E le sue orecchie e i suoi occhi incominciarono ad osservare e ad ascoltare attentamente. Troppo importante per lui era quella caccia. La sua caccia finale!
 
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.Marfè
view post Posted on 2/7/2013, 01:26




L'ennesimo viaggio sostenuto dal moro, in seguito a quanto accaduto sul monte Dikte, portò il ragazzo nuovamente al campo base. Lì, vicino al campo di battaglia, dove l'alleanza organizzava continuamente nuovi stratagemmi per combattere la prole di Watashi. Non aveva intenzione di richiedere una missione. Non ora, non in quel momento di crisi mistica/spirituale. Gli bastava stare vicino al campo di battaglia, ascoltare i racconti dei guerrieri, l'odore del sangue, della morte. Andare in giro portando quella spada legata in vita, era alquanto rischioso. Vero che tutti in quel luogo erano indaffarati nel fare qualcosa, tuttavia uno spadaccino al di fuori delle mura amiche è sempre malvisto. Fortunatamente la sua fama non si era ancora diffusa, dunque potè muoversi tra la folla senza attirare troppo l'attenzione della stessa. Quella mattina il campo base era illuminata da una fiacca luce filtrata dalla solita nube di watashi che oscurava il cielo. Non gli dispiaceva più di tanto, anzi quel clima gli ricordava molto Kiri. Già in prima mattinata l'alleanza era operativa, e i ninja come tante piccole formiche operaie portavano a termine i loro compiti. In quel subbuglio di omoni, una ragazzina si spostava per il campo base, con fare delicato e femminile, che per un attimo attirò l'attenzione del moro. Per un attimo, appunto, perchè non appena incrociò lo sguardo di quest'ultima una strana sensazione gli fu inviata al cervello. Quegli occhi, quel paio d'occhi, avevano qualcosa di familiare, ma non riusciva a ricordare cosa. Se l'era forse sognati? Senza pensarci troppo, attribbuendo la colpa di quella sensazione alle nottate insonni passate recentemente, riprese il suo giro di ricognizione del campo base. Ma forse, non era stato l'unico ad accorgersi di qualcosa. Forse anche quella ragazzina aveva riconosciuto la fiamma che ardeva nei suoi occhi.
 
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view post Posted on 3/7/2013, 12:03
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Coincidenza o fato che un firmatario del sutra fosse lì? Così cambiato per giunta. Orgoglioso del ferro che aveva sulle spalle, orgoglioso della pesante catena da schiavo che lo teneva avvinghiato in oscuri legacci di schiavitù. Doratura superficiale che a grattar via la superficie rimaneva la ruggine di un potere che avvinghiava, dominava, teneva schiavi ma che per molti, ormai, era l’aria. Sbarre di una prigione e quelle sbarre erano sotto forma di una spada che non era nulla di più che un cimelio senza valore. Senza valore ai suoi occhi: abituato a cercare la vera verità del mondo, a non chiudere i suoi occhi a questa realtà fittizia, per lui era solo ferro battuto. Non vi era potere in essa ma solo stupidità. Il potere…futile e sciocco era chi lo ricercava al di fuori di se stesso. La volontà era tutto i jutsu erano altre sbarre di stupidità creati per tener avvinghiati gli uomini allo status quo dei villaggi, dei daimyo e dei kage; il resto era solo propaganda e futilità. Polvere dorata negli occhi di chi, come quel ragazzino, ambiva a qualcosa che già aveva dentro di sé. Forse si credeva pure un guerriero ma per lui i guerrieri non erano quello che si intendeva comunemente. Il guerriero non era chi combatteva, perché nessuno ha il diritto di prendersi la vita di un altro. Il guerriero era chi sacrificava se stesso per il bene degli altri. Suo compito era di occuparsi degli anziani, degli indifesi, di chi non poteva provvedere a se stesso e soprattutto dei bambini, il futuro dell'umanità. In lui non vi era nulla di tutto questo o forse si sbagliava?
E occhi lo scrutarono di sottecchi e domande e poche risposte affollavano la sua mente come bolle in un calice troppo piccolo. Si avvicinò timidamente e goffamente; come se fosse intimidito, o intimidita era meglio dire, e fosse per la prima volta al campo base e quegli occhi si tennero bassi e si muovevano in continuazione.
E la voce uscì da quella gola bassa come a non disturbare quel ragazzo con quella sbarra di prigione e la pesante catena da schiavo che si portava dietro pensando di essere libero e orgoglioso.



Scusami se ti disturbo…sei anche te qui per combattere il Dio? A chi posso chiedere per dare anche io il mio contributo? Credo che tu ti sappia muovere meglio di me shinobi di Kiri.



 
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.Marfè
view post Posted on 5/7/2013, 14:32




Tuttavia, quella ragazzina che si era imposto di evitare, fece il primo passo verso di lui. Muovendosi in quella folla, si avvicinò al ragazzo, ed attirò la sua attenzione. Era più bassa di lui, ma soprattutto più innocente. Il tono era aggraziato, i modi leggermente goffi rivelavano in lei anche una certa timidezza. La voce combaciava perfettamente con il suo aspetto fisico, era bassa, quasi impercettibile. Proferì verso di lui, e per udire quelle parole dovette isolarsi per un istante dal resto del mondo, concentrando la propria attenzione solo su quella dolce craatura. E le sue parole confermarono la sua innocenza, gli chiedeva infatti indicazioni su come muoversi in quell'enorme campo, gli chiese se anche lui era lì per combattere il Dio. Ma perchè proprio a lui, che fra tutti gli uomini presenti al campo base, era tra i meno raccomandabili? Il suo aspetto non era per niente invitante, e non riusciva a spiegarsi perchè quella ragazzina avesse deciso di avvicinarlo. Si chinò sulle ginocchia, portandosì alla stessa altezza della giovane Shinobi, in modo da poterla guardare chiaramente in volto. C'era qualcosa che non quadrava in lei, provava a nascondere con ogni mezzo i suoi occhi, che tanto erano in contrasto con il resto dell'aspetto fisico. Non avrebbe risposto alla sua domanda, non prima di essere andato a capo di quella situazione. Prese la ragazzina per il mento, in modo da spostarle il volto perfettamente di fronte al suo. Potè osservare quegli occhi, quel paio d'occhi profondi, per qualche secondo. Ne era certo, non era frutto della sua immaginazione, li aveva già visti da qualche parte. Si avvicinò all'orecchio della ragazzina, e sussurò sotto voce quanto aveva da dirle.

Dimmi, ragazzina, io e te ci siamo già visti altrove? Nei tuoi occhi arde una fiamma che contraddistingue solo poche persone. Una fiamma che ho già visto altrove e che pochi sono in grado di riconoscere. Ti converrà essere sincera, o sentirai il peso della mia lama abbattersi sul tuo capo, e ti assicuro non sarà una bella esperienza.

Non poteva immaginare nemmeno lontanamente con chi stesse avendo a che fare.
 
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view post Posted on 5/7/2013, 17:43
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Occhi negli occhi. E un modo di fare orgoglioso di un ferro che poco poteva aiutare. Guardarla negli occhi per trovare risposte a delle domande che non avevano risposte; non fino a quando i suoi occhi restavano chiusi alla vera realtà del mondo. Ma ora cercavano nei suoi una risposta. E quegli occhi lucenti rimanevano fissi in quelli dello spadaccino: profondi, bellissimi come due laghi profondi, e lei rimase lì. Anzi lui rimase fermo senza parlare ma guardandolo a lungo per poi abbassare la piccola testolina e scuotere il capo facendo un inchino.


Questi sono i miei occhi shinobi-san e mi scuso di questo. Se la turbano così tanto eviterò di guardarla.

Tenne la testa bassa, le mani conserte sulle gambe ma la voce, seppur titubante, aveva un che di fiero. Il vento cessò di soffiare mentre lentamente la testa si alzava e quegli occhi di nuovo erano su di lui. Per poi richiudersi al mondo ma la fierezza in quello sguardo era lungi dall'essere svanita. Perchè sembrava che facesse parte di lei, che la sua fierezza venisse dalle pieghe più profonde e nascoste della sua anima.




 
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.Marfè
view post Posted on 6/7/2013, 10:51




E nuovamente, dopo essersi trovati faccia a faccia, la ragazzina proferì con il suo tono sottile ed innocente, che questa volta però nascondeva delle venature di una fierezza che entrava in contrasto con il suo aspetto. Si scusò, ma quelle scuse sembravano tutt'altro che sincere, erano piuttosto affini ad una provocazione. Quegli occhi, profondi e infiammati da qualcosa che conosceva bene, dall'animo del guerriero, si posarono altre volte su di lui. Non era convinto, c'era qualcosa che continuava a insospettirlo. Le parole della ragazzina non erano state sincere, ed ora non gli restava che metterla alla prova, solo in questo modo avrebbe scoperto se realmente dietro quegli occhi si celava il guerriero che aveva intravisto. Si alzò in piedi, e fingendo un sorriso amichevole indicò con il braccio sinistro una tenda posizionata diversi metri in lontanaza. Senza distogliere mai lo sguardo dalla ragazzina, le diede le informazioni che chiedeva.

Quella tenda, recati lì ed otterrai le informazioni che ti servono.

Ma era chiaramente un modo per distrarla. La mano destrò afferrò Kaisho che era stretta in vita. Un violento movimento orizzontale di trecentosessanta gradi fu effettuato dal braccio del ragazzo, che brandiva saldamente l'incudine/ascia. Come era solito fare, non limitò nemmeno di un briciolo la sua forza, e fu chiaramente udibile il suono dell'aria tagliata in due dall'affilatissima lama della nebbia. Se quel colpo fosse andato a segno avrebbe tranciato di netto il collo di quell'innocente Kunoichi. Ma se fosse riuscita ad evitare quell'attacco, il moro avrebbe ottenuto la prova che gli serviva.
 
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view post Posted on 6/7/2013, 13:06
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I suoi occhi tradivano le sue intenzioni mentre il suo cuore accelerava e il vento venne tagliato da una lama che per molti era un simbolo ma che, agli occhi della pantera, restava una gabbia più solida e duratura di molte altre. Era fiero di quell’arma e aveva sacrificato qualcosa, qualcosa di importante qualcosa che all’eremo lo aveva accompagnato, e anche per tutta la vita, ma che qui ora non vi era. E questo lo rendeva curioso: che avesse sacrificato una parte di se stesso per avere un arma insignificante? Poteva davvero essere così? E se i suoi dubbi, se i suoi occhi, non lo avessero ingannato, allora doveva capire i perché dietro a quel gesto. Capire come poter sacrificare tutto per un cimelio di nessun valore e che non portava altro con sé se non una schiavitù, una pesante catena che lo avvinghiava a delle regole, delle convenzioni, che la loro società imponeva. Imponeva per lo status quo e un velo veniva posato di fronte ai loro occhi. Che anche a lui fosse successa la stessa cosa? Lo aveva fatto deliberatamente oppure perché impastoiato in legacci di livore, odio e schiavitù che lo tenevano costretto ad una vita non sua? Ne era consapevole o no?
Cos’era davvero Kiri? Kumo e Konoha le aveva vissute, aveva visto quanto in Kumo vi fossero idee fallaci ancora, e quanto invece Konoha rasentasse l’ipocrisia più assurda. Ma Kiri? Aveva incontrato un paio di questi shinobi che facevano delle nebbie e dell’assassino il loro vanto ma erano così diversi, così lontani anche come modi e come esperienze. E gli sovvenne quel guerriero: occhi rossi, cicatrice sul volto, un'altra sul petto di simbolo e orgoglio: Kaito! Ma Kaito era di Furikami lottava per la libertà e le sue cicatrici erano cicatrici dell’anima e lo sfregio sul volto era la sua anima distrutta. Combattere per divenire libero e rompere le pesanti catene dell’essere schiavo, dell’essere un cane agli ordini di altri e combattere mantenendo intatto il suo orgoglio. Si Kaito era di Kiri nell’animo ma era anche totalmente diverso com’era diverso quel ragazzo che di Kiri faceva la sua bandiera. L’arma saettò velocemente mentre parole, proferite in tono distaccato, cercavano di confonderlo; nebbie a mò di frasi per nascondere, nella vera essenza Kiriana, l’ attacco ferale. A quanto pare aveva attaccato per una ragione che poteva essere sciocca, che poteva essere un velo di nebbia che nascondeva il nulla. Si fece colpire di proposito: rosso sangue zampillò macchiando la terra e colpendo il volto di quel ragazzo ma era pur sempre la pantera. Schivò il colpo all’ultimo secondo – per lui tutti erano troppo lenti – grazie al fatto che il lampo lo proteggeva e calcolò il momento opportuno, facendolo passare per un colpo di fortuna che può capitare a tutti, facendosi colpire al collo profondamente. La fortuna del principiante chissà…fatto stà che l’aveva evitato ma la ferita non era mortale anche se il sangue iniziava a fuoriuscire ma quegli occhi ora erano terrorizzati. Paura, terrore dato da non capire e cadde in dietro le mani nervose e tremanti premevano sulla ferita e l’ansia scuoteva il suo petto e il respiro si fece veloce e affannoso. Un colpo di fortuna? Ma ora quella ragazzina era davanti a lui tremante come una foglia al vento e quegli occhi erano di terrore.


Pe…perché shinobi-san?! C…cosa vuoi da me? C..c…cosa ti ho fatto? P...perchè? Chi sei...t...tu?!

Era il momento della caccia!



 
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.Marfè
view post Posted on 7/7/2013, 08:21




Come al solito, non appena imbracciò l'arma e diede inizio a quell'attacco, si sentì nuovamente vivo, sentì il suo corpo animarsi di nuova linfa vitale. Si nutriva del terrore, dell'odio, della paura. Lui stesso aveva affrontato questi sentimenti, e li aveva sconfitti, ed ora quasi per rivalsa nei confronti di quel mondo sporco in cui era costretto a vivere, voleva che ogni essere umano provasse quelle stesse sensazioni. L'affilatissima lama era diretta perfettamente verso il collo della ragazzina. Pregustò il momento in cui l'avrebbe tranciato di netto, immaginando quella testa staccarsi dal collo. Non voleva ci fossero altri con quegli occhi, i suoi occhi, gli occhi del guerriero. E se ne avesse incontrati altri, li avrebbe messi alla prova, esattamente come stava facendo con lei. Ma un colpo di fortuna, un movimento tanto rapido da risultare quasi impreccettibile all'occhio tetro del moro, portò il collo della Kunoichi al di fuori del raggio d'azione di Kaisho, che tuttavia riuscì ad infliggere una ferita abbastanza profonda sul collo della ragazza. Il sangue macchiò la spada, bagnando il terreno e il volto del ragazzo, che si nutrì del dolore infertole. Ma non gli bastava, quello era un semplice contentino, sarebbe andato a fondo. Quel colpo mancato l'aveva salvata, e il disfatore ancora non riusciva a spiegarsi il motivo di quanto accaduto, visto che da un momento all'altro la ragazzina si era trovata fuori dalla sua portata. Non sarebbe stata così fortunata, la volta successiva. Lesse nuovamente gli occhi ed il volto della ragazza, e questa volta in lei non vi era cattiveria, non vi era alcuna fiamma ad animarle lo sguardo. Solo terrore, e poi vennero le sue parole, tremanti, impaurite. Non riusciva a comprendere il motivo di quell'attacco, gli chiese lui chi fosse, cosa volesse da lei. Il moro la guardò in modo sprezzante, se prima era stato attratto un minimo da quegli occhi, ora provava solo disprezzo per quella ragazzina che si era dimostrata tanto debole quanto fortunata. In preda al sadismo più totale, ripulì l'arma leccando il sangue che l'aveva macchiata. Una serie di sigilli furono portati dal ragazzo, ed una sottile foschia di nebbia cadde sulle teste dei due. Si stava preparando il terreno per il colpo di grazia. Le sue parole fluirono fredde, senza emozione, ma cariche di odio.

Il mondo Ninja è diviso in persone forti e persone deboli. Guerrieri e donnine. Tu porti in giro quegli occhi che ardono di una fiamma che non ti appartiene. Tu fai sfoggio di un titolo che non ti sei meritata. Io ho sofferto per ottenere questi occhi, che incutono timore ai miei avversari. Ti ho messo alla prova, ed hai mostrato solo debolezza. Ora sei lì ad implorare pietà, ma io non conosco pietà. I deboli non meritano di stare al mondo. Kurai Kokoro, è questo il nome del tuo assassino.

Diede un ultimo sguardo a quell'innocente creatura, che nulla aveva fatto per trovarsi sulla strada del sanguinario Spadaccino, e poi spiccò un balzo che lo portò perfettamente in testa alla Kunoichi. La frenesia aveva sostituito completamente il vuoto lasciatogli dal fratello. Era l'ennesima conferma del fatto che solo facendo del male, provocando atroci dolori e sofferenze, il suo animo si pacava. Con ambo le mani brandiva saldamente la Kabutowari. Kaisho, impugnata dalla mano destra, era pronta a conficcarsi nel cranio della ragazzina. Saigo, il martello, impugnato dall'altra mano, era pronto a battere sull'incudine a più non posso, riducendo in uno stato irriconoscibile quel corpo innocente. Questa volta un colpo di fortuna non l'avrebbe aiutata, il moro era convinto che quello scontro stava volgendo al termine.
 
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•Yatagarasu•
view post Posted on 7/7/2013, 15:27




Gli occhi del corvo guardavano lo scontro sotto di lui con un'aria... perplessa. Un uccello fa fatica a mostrare grandi connotazioni ed espressioni, ma era comunque piuttosto sorpreso.
Cosa diavolo stavano facendo quei due?
Avanzati sensori e sistemi di spionaggio gli permettevano di visionare le varie trasformazioni e inganni di quella vicenda, ma davvero non capiva il senso. Mandava i dati al nido, e poco altro. Di certo seguire quel tizio si stava rivelando molto meno noioso di altri bersagli... ma quella storia era surreale.
 
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view post Posted on 7/7/2013, 16:04
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La nebbia scese a coprire quella scena. Per pietà oppure per l’efferatezza che da lì a poco sarebbe giunta; e il la nebbia cadde a coprire i due opponenti e le parole, unite ad una frenesia barbarica di sangue, faceva da contorno ad una scena lugubre. La nebbia. La nebbia che copriva, la nebbia che ammantava con il suo tocco le cose facendole apparire altre, miraggi o distorcendole, come quel ragazzo che era distorto da Kiri e un altro di Kiri, un'altra immagine apparve.
La nebbia. La nebbia che copriva e nascondeva ora mostrava immagini di un passato neanche tanto lontano e i rumori sonnacchiosi del campo base vennero soppiantati dal cozzar di lame, crepitio elettrico e rumore di ossa rotte.
Una pianura. Un sole alto, una vecchio rudere e due figure, due ombre, che si muovevano veloci combattendo. Le lame dell’uno su un armatura elettrica impattavano mentre i pugni dell’altro si scontravano contro ossa di diamante. Occhi di ghiaccio in occhi profondi come pozzi di livore rossi come il sangue, una cicatrice sul petto simbolo di un paese avvolto dalla nebbia, mentre tutto il suo essere era una lama e la sua anima urlava la sua voglia di riottar e il furore guerresco. Mentre occhi di ghiaccio e un corpo da pantera si muoveva avvolto da scariche di fulmini e i suoi pugni si abbattevano a mò di valanga sulle lame dell’altro.
Combattevano in modo diverso, combattevano per ideali diversi ma il minimo comun denominatore era sempre quello: la libertà!
Ryu Yotsuki e Kaito Kaguya. La pantera contro lo Shura. Erano diversi gli ideali ma il loro orgoglio selvaggio e indomito restava immutato, il pugno si abbatté sulla lama di osso mentre l’ulna malevola e assetata voleva sollazzarsi del sangue avversario. Un mano parò il colpo: l’ulna bucò quella mano e sangue e dolore fuoriuscirono da essa ma la pantera artigliò l’arma ed ora tutti e due erano bloccati. Una situazione di stallo. Occhi negli occhi. La raiton brillava mentre le ossa urlavano la loro sete di sangue.


Quanto odio…i tuoi occhi sono neri pozzi ma allora perché?

Perché così è stata la mia vita. Kiri è un posto di livore, di sangue, morte e distruzione ma questo non è un posto normale. Nessun luogo è libero e Kiri sotto la sua brutalità è ancora più gabbia delle altre. Dove Konoha è un ammasso di pezzi di merda ipocriti Kiri è peggio. Sotto la sua brutalità che ti mette davanti la vera realtà dell’essere Shinobi è molto più schiavista delle altre.

Ti riferisci a te kaguya?

Noi kaguya siamo schiavi. Nasciamo schiavi e moriamo come tali. Siamo cani da guardia senza dignità e orgoglio, senza più sapere cosa significava la libertà. Cosa significa lottare con questo marchio di infamia sul petto? Puoi solo tu immaginare il dolore di portarlo? Combattere non per se stessi ma per loro…

Occhi negli occhi e con uno scatto si riportarono ad alcuni metri di distanza. Iniziavano a scrutarsi e le lame furono abbassate e la raiton pulsò di meno. Dovevano capire o meglio Kaito doveva spiegare se stesso.

Nessun Kaguya arriverà mai a vedere i propri figli: o moriamo in guerra o moriamo per la malattia. La nostra kekkai è terribile ma anche massacrante per il fisico. Ma non mi importa di morire non ho paura di essa. Un kaguya accetta la morte perché vive con essa giorno dopo giorno: morire in guerra e un onore e noi kaguya moriamo in guerra. In un letto facciamo morire i deboli noi moriamo tra budella, sangue, merda e urla. Eppure ora siamo schiavi…

Schiavi di Kiri? E per questo che sfrutti Furikami? Solo per il potere?

Un urlo lacerò il cielo e le lame furono ancora più mostruose e quegli occhi profondi come i recessi infernali.

Potere? Non hai capito allora! Molti lo ricercano nessuno lo ha e chi cè l’ha poi muore nel tentativo di ottenerne altro. Non esiste bene o male esiste solo il potere e chi è in grado di ottenerlo…io voglio il potere per qualcosa di superiore per affogare Kiri nel suo steso sangue…

E la pantera si mosse veloce e mortifera e di nuovo il rumore della battaglia coprì tutto il resto.

Vuoi uccidere degli innocenti solo per ottenere la tua vendetta?! Ti sfragno su un muro adesso lurido pezzo di merda!

Non capisci: nessuno di loro è innocente NESSUNO! Venderebbero il proprio orgoglio e la propria dignità per il potere. Perché credi che combatta ancora e uccida per loro? Solo per arrivare ad un loro cimelio…alle sette spade della nebbia! Kiri è una gabbia e sotto l’onere guerresco, sotto il fatto di essere assassini e combattenti d’elite creano una spirale d’odio e di paura. Non hanno onore hanno solo ed esclusivamente paura. Pura di morire, paura di non essere degni e per loro le sette rappresentano la vera essenza di ogni kiriano e questo li lega ancora di più.
Sono sbarre di una prigione costruita e noi kaguya siamo i cani da guardia di questa prigione. Ma non sarà più così! Io prenderò una di quelle spade…e se mai un giorno incontrassi uno spadaccino chiedigli cosa ha fatto per esse e saprai quanto Kiri sia una prigione di sangue e odio dorata con lo spettro dell’onore.
Non sanno cosa sia essere arma…un kaguya si ma un kaguya è feccia. Ma un giorno avrò quella spada e un giorno Kiri dovrà prendersi le sue responsabilità.
La mia cicatrice è l’onta che devo portare a vita, questa sul viso è lo sfregio della mia anima. Per avere la mia vendetta e avere la libertà che anelo non per me ma per il mio clan sono diventato questa bestia e ho lasciato la mia umanità. Anche se ho trovato un raggio di sole….esso sparirà inghiottito dalla nebbia e dall’odio del mio cuore…


E poi la nebbia divenne più fitta. Coprì tutto e lasciò lui e quel ragazzino che era come aveva detto Kaito. Cosa aveva fatto per ottenerla aveva davvero lasciato se stesso per qualcosa di così ignobile? Era davvero un prigioniero che credeva di essere le fondamenta di qualcosa quando era solo concime? Era un cadavere e schiavo.

Ora basta ragazzino! Se tu sei un guerriero io so un frocio!

Un attimo solo un attimo. Un lampo blu. Un colpo al petto. Ossa scricchiolarono. E quella ragazzina aveva occhi che lampeggiavano.

Solo perché hai quella catena appresso, quella gabbia, non credere di essere un guerriero se per esserlo perdi te stesso!

E gonfiando il bicipite il colpo lo fece schizzare lontano. Ad alcuni metri di distanza e lei era lì ferma e immobile e quegli occhi erano di un blu profondo ma volitivi e orgogliosi come quelli di qualcuno.



 
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.Marfè
view post Posted on 8/7/2013, 14:05




Improvvisamente, senza preannuncio alcuno, quella ragazzina dalle fattezze innocenti, rivelò una forza mastodontica fino a quel momento nascosta. Evitò facilmente il colpo del ragazzo, e con gli occhi che ardevano nuovamente della fiamma intravista inizialmente, si piombò sullo stesso. Un lampo era visibile in quegli occhi, ora. Un lampo paragonabile alla velocità dei suoi movimenti, che la portarono addosso al ragazzo. Parole, parole taglienti come la lama che imbracciava furono pronunciate dalla Kunoichi. Fu messo in dubbio il suo stato di guerriero da quella figura. Un colpo tremendo portato contro il corpo del moro lo fece schizzare a diversi metri di distanza, in balia di quella forza era come una foglia nella tempesta. E il dolore fisico sostituì la frenesia della battaglia, ma stranamente quello stesso dolore non gli dispiaceva, anzi, lo faceva stare bene quasi quanto la battaglia stessa. La sua anima era sporca, e quelle botte lavavano via i peccati meglio di qualsiasi altra cosa. Sentiva quasi di meritarsele. E ancora una volta ebbe la conferma di quanto pensava, le parole che la ragazzina proferì pochi attimi dopo furono più dolorose del colpo che gli era stato appena infertogli. Insinuò che quella spada che portava con se non era nient'altro che una gabbia, una catena che l'aveva portato a perdere se stesso. Ci riflettè, come tante volte aveva riflettuto su quell'argomento recentemente. Il suo respiro era affannoso, sentiva i muscoli del suo corpo in pezzi, ma riusciva ancora a ragionare a mente lucida. Con l'ultimo briciolo di forza rimastogli si alzò in piedi, e rivide quella ragazzina. Chi era? Che cosa voleva da lui? In un attimo si era trasformato da carnefice a vittima, ed ora rischiava che quella stessa nebbia da lui evocata avesse fatto da testimone alla sua dipartita, perchè di certo non aveva la forza necessaria per imporsi su quella figura tanto particolare. Si fermò nuovamente su quegli occhi blu, voleva guardarlo negli occhi il suo assassino. Ripensò alle parole usate da quella creatura e improvvisamente tutto fu chiaro. Ecco dove l'aveva vista, ecco di chi si trattava. In tutta la sua vita aveva conosciuto un solo uomo che aveva quell'ardore negli occhi, che era animato da quella forza interiore che pochi conoscono, e che contemporaneamente era in grado di picchiare con tanta violenza. Aveva già assaggiato quel pugno, ed ora era tutto svelato. Si trattava di quello che si era fatto chiamare Hyou, l'eremita delle salamandre. Quel Ninja aveva conosciuto il vecchio Kurai, quello legato a suo fratello, ed ora era visibilmente contrariato per le scelte fatte dal ragazzo. Il moro però era di un altro avviso, lui non aveva smarrito se stesso, lui non si era perso, aveva solo messo a fuoco la sua reale personalità. Con voce rotta in gola da quel colpo, proferì dunque parola verso il suo eremita. Il suo tono era forte, quasi aggressivo.

Io so chi sei, smettila di nasconderti dietro quell'inverosimile costume. Dici che questa spada è una catena, una gabbia, ma questa gabbia è l'unica cosa che mi ha reso libero dai pregiudizi e dall'odio della gente. Grazie a lei posso camminare a testa alta nel mio villaggio. Tu non conosci il mio passato. Tu non sai cosa vuol dire essere uno Shinobi di Kiri. Dici di me che non sono un guerriero, ma non conosci le battaglie che ho dovuto compiere con me stesso e con il mondo per potermi definire tale. Io non ho smarrito il mio Io, l'ho semplicemente messo a fuoco.

I suoi occhi di sfida erano puntati dritti in quelli di Hyou. Lo stava affrontando a testa alta, senza un briciolo di timore. Non avrebbe resistito ad un altro colpo come quello appena subito, ma se avesse dovuto morire, l'avrebbe fatto provando a proteggere i suoi ideali, le sue scelte. Curioso, che quelle stesse scelte che gli straziavano l'anima ogni notte, ora erano difese a denti stretti.
 
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view post Posted on 8/7/2013, 16:02
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Era lì con quel corpo da ragazzina a guardare qualcuno che non aveva il suo rispetto. Per chi aveva vissuto lontano dalle imposizioni di qualsiasi sorta, lontano dai pregiudizi dei villaggi, lontano dalle nebbie del mondo cercando la vera realtà del mondo quel “cucciolo” davanti a lui era nulla.
Lo trovava senza dignità ne onore, senza forza ne fiamma. Una fiamma che le salamandre gli avevano insegnato ad avere dentro di sé, ad alimentarla a farsi cullare, riscaldare durante la battaglia. Una fiamma che non può spegnersi se non con la fine della propria vita ma finchè vi fosse stata la vita, quella fiamma inestinguibile avrebbe iniziato a divampare sempre di più. Una fiamma di orgoglio e volontà, di non piegarsi di fronte a nessuno di essere umile con gli umili ma tenersi ritto di fronte ai potenti del mondo. I potenti che si credono grandi ma che non sanno che la vera grandezza è nelle piccole cose, nei gesti quotidiani più semplici: nell’aratro di un contadino, nella carezza di un bambino, nel sorriso di due persone, in un abbraccio e nella volontà di proteggerle. Quella era la fiamma che ogni salamandra aveva. Una fiamma inestinguibile di volontà, orgoglio e onere; dell’essere guerriero e non piegarsi mai e le proprie fiamme librarsi in alto alimentate da un indole selvaggia e senza paura.
Reshef e l’eremo glielo avevano insegnato; Moloch e il suo esercito avevano risvegliato in lui quell’appartenenza che ognuno che combatte per l’eremo deve avere dentro di sé. Fiamme di lingue cremisi calde e violente che bruciano con un intensità tale che solo nelle stelle la si può ritrovare. E ora quegli occhi bruciavano a sentir quelle parole di quel ragazzo, impastoiato in legacci di odio e livore chiuso in una gabbia senza suoni ne odori e con una catena a mò di spada. Kaito aveva ragione: Kiri era una gabbia ancora più peggiore di quelle che lui aveva visto fino a quel momento. Leggeva in quegli occhi qualcosa di contorto, qualcosa di impuro, qualcosa che lo rendeva debole; debole e senza dignità e di fronte a lui era nudo. Nudo in un posto buio e freddo dove solo quell’arma poteva riscaldarlo senza pensare che una fiamma aveva dentro di lui ed era il suo orgoglio. Ma un orgoglio lasciato marcire per un potere ingannatore e solo allora capì come Watashi ebbe vita facile – e ancora ne aveva – nell’ingannare i cuori delle persone. Ingannarle se le loro volontà erano pavide e deboli come quella di quel ragazzo che cercava di avere un perché…un perché fallace se non si aveva il coraggio di camminare su questo mondo con passi sicuri. Passi che erano però incerti e il suo era stato messo a fuoco e bruciato per cambiare se stesso ed essere qualcos’altro. Cambiare…era davvero questo che intendeva Kaito? Anche lui era cambiato divenendo un demone ma per qualcosa di utopico e superiore – come aveva fatto Ryu del resto seppur in maniera differente – ma quel ragazzo…e gli occhi passavano su quell’arma ignobile. Un ferro senza nulla ma che molti lo avevano fatto divenire simbolo. Mentre il vero simbolo era la mano che lo impugnava e il cuore che animava il braccio ma lì…non vi era nulla di tutto questo e alzò la testa.
Domande e pensieri strani e un dubbio atroce mentre il cielo diveniva stranamente plumbeo e watashi rendeva manifesta la sua presenza. E poi mentre il vento accarezzava i suoi capelli chiuse gli occhi e parlò. Caalmo, ferale, ma non lo degnò nemmeno di uno sguardo, voltandogli le spalle e guardando un punto lontano…lontano come lo era lui…lui e quelle lacrime che ancora sentiva bagnare il suo viso e i perché di una bambina che ora era a Kumo sola…sola mentre lui era lì.


Smettila di prendermi in giro feccia! Smettila di dire cazzate! Smettila di prendere in giro te stesso…per il potere sei disposto pure a tradire i tuoi ideali. Mi fai schifo…un ferro vecchio che per te è un simbolo ti ridarà l’onore? Quanti ti vedono ancora con disprezzo e odio solo perché hai quella Roba lì? Dovè la tua volontà? Dovè il tuo orgoglio? Cucciolo d’uomo e feccia! E dire che Reshef ti stava per ammazzare…ma ti ammazzo io e adesso non sei degno di nulla e dopo spezzerò quella spada come tu hai spezzato te stesso…visto che hai venduto il tuo Io e fatto bruciare solo per avere dignità e onore.

E si girò. Strano vedere parlare una ragazzina come un adulto, ergersi al di sopra di quel ragazzo come se fosse stata imponente come una montagna; ma quegli occhi profondi erano ancora malinconici. E una sola domanda viaggiava nella sua mente e le parole di Kaito rimbombavano nel suo cuore. La nebbia copriva entrambi ma copriva anche le loro reali intenzioni. Copriva quel ragazzo pieno di catene…

Tutto questo ti ha reso migliore?



 
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.Marfè
view post Posted on 13/7/2013, 11:52




//Lo squallido corso che mi ha rovinato l'estate, e gli ultimi 5 giorni, è finalmente finito... Torniamo a postare assiduamente và! <3//

Quell'uomo che aveva imparato a rispettare per la sua forza, ora si stava dimostrando tanto diverso da lui. Tuttavia, il moro, continuava a credere che avessero molto in comune. Erano entrambi guerrieri, nonostante l'eremita continuava a dire il contrario. Lui non aveva bisogno che questi gli dicesse cos'era, lui sapeva benissimo di essere tale. Combattevano per due ragioni differenti, avevano credi diversi, probabilmente dovuti al fatto che erano cresciuti in due realtà completamente opposte, ma entrambi combattevano, e questo era ciò che contava. Fatto sta che Hyou sembrava non avere più rispetto nei suoi confronti, e si rivolse a lui senza nemmeno guardarlo. Accuse, accuse velenose e taglienti di chi non riesce a comprendere i comportamenti di un ragazzo chiamato a diventare uomo troppo presto. Lo ascoltò fissandolo, era alquanto insolito sentire quelle parole venire pronunciate da una ragazzina. Ogni singola frase proferita fu una scheggia che si andò a conficcare nell'orgoglio del disfatore, che ora voleva riguadagnarsi il rispetto di quell'uomo, che gli voltò anche le spalle, chiedendogli se quei suoi comportamenti, quelle sue scelte, l'avessero reso effettivamente migliore. Era quella la domanda che anche lui si stava ponendo da quando aveva ottenuto quell'arma che, per la prima volta, non gli aveva fatto guadagnare il rispetto di qualcuno. La risposta ce l'aveva dentro di sè. Lui era la risposta a quella domanda. Si spogliò della giacca che indossava, senza comunque lasciare quell'arma che ora era di nuovo legata in vita, a simboleggiare il suo legame indissolubile con la stessa. La carnagione scura del ragazzo fu esposta ai violacei raggi che illuminavano quel posto. Il suo fisico era asciutto, ogni singolo muscolo era ben definito, per quanto di proporzioni normali. Sull'addome, sulle braccia, sul collo, portava i segni delle battaglie, degli allenamenti, centinaia di cicatrici sporcavano la sua pelle. Sul braccio sinistro svettava una delle ultime ferite subite, quella che lui stesso si era inferto all'eremo quando era stato debole. Era lunga, leggermente irregolare, e rappresentava il suo Io più di qualsiasi altra cosa. Poi c'era quel simbolo, quell'enorme sigillo nero che gli era stato impresso sul petto. Un marchio che forse avrebbe portato con sè per sempre. Un marchio che sanciva la sua subordinazione alle Salamandre. E poi c'erano le ferite più fresche, nonchè le più dolorose, e non perchè non si fossero ancora chiuse, ma perchè gli erano state inferte dal fratello nel loro recente scontro mortale. Si avvicinò a quella ragazzina, con passo leggermente zoppicante, e afferrandola per le spalle la invitò a girarsi verso di lui. Voleva che vedesse il suo corpo, i suoi sacrifici stavano tutti racchiusi lì. Quella carna, urlava più forte di qualsiasi parola ciò che era.

Le ferite che porto, simboleggiano ciò che sono. Ognuna di queste ferite è una tacca che si è andata ad aggiungere verso il mio obbiettivo. La vedi questa sul braccio? Me la sono inferta da solo, all'eremo, rischiando di morire dissanguato. Perchè l'ho fatto? Perchè ero stato debole. I deboli per me non meritano di vivere. IO NON HO MAI TRADITO I MIEI IDEALI. Se mio fratello è stato ucciso è perchè si è comportato da debole. Questa spada che porto, è la ricompensa di tutte le cicatrici che la vita mi ha inferto, e ti assicuro che quelle che vedi sul mio fisico non sono nulla rispetto a quelle che porto dentro di me. Hai ragione, non è l'arma a rendermi forte, sono Io ad essere tale. Questa spada attesta solo la mia forza, agli occhi della gente. Tu, ninja di chissà dove, non puoi capire per un assassino di Kiri cosa significa brandire una di queste, e le mie parole saranno completamente inutili. Ti basti sapere che la fiamma che ardeva dentro di me, quando venni all'eremo, continua ad ardere. Il patto che ho siglato, continua ad essere valido. E se un giorno non dovessi essere degno di quanto ho detto, se un giorno la fiamma in me dovesse estinguersi, saranno le salamandre stesse a riscuotere quanto devono. Puoi non rispettarmi, puoi odiarmi, puoi considerarmi un ragazzino, ma io saprò sempre di essere un guerriero, e nulla potrà farmi cambiare idea. Ah, dimenticavo, se vuoi aggiungere un'altra tacca verso il mio obbiettivo sei libero di farlo. Una cicatrice in più, è solo un altro passo verso la mia vendetta.

Le sue parole erano ricolme di orgoglio. Non gli interessava più che quel Ninja avrebbe potuto ucciderlo, lo invitò addirittura a fargli del male, con tono provocatorio. Ora l'unica cosa che gli importava era difendere le sue scelte, i suoi ideali. Gli interessava uscire a testa alta da quello scontro verbale. Non fece un passo, rimase in posizione eretta davanti all'eremita, in attesa di una sua mossa.
 
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view post Posted on 15/7/2013, 16:55
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Parole dure, parole amare ma sembravano vuote. Le cicatrici, la debolezza, la spada, il livore, l’odio e il potere…la voglia, la bramosia di potere assoluto. Nessuna di quelle cicatrici lo aveva fatto andare avanti ai suoi occhi anzi peggio; perché lo facevano restare ancorato a delle stupidaggini, a delle convenzioni e la propria libertà ruotava intorno a false parole. Debolezza poi parlava…ma era davvero così tremendo essere deboli? Non capire chi siamo, i nostri limiti, le nostre paure sono davvero debolezze le quali ci portano a sbagliare? Oppure sono percorsi di vita che ci portano a migliorare, a crescere, a divenire qualcos’altro? La debolezza era davvero così tremenda? La debolezza…aveva sempre cercato di fuggire dal potere degli shinobi, a non rimanerne impastoiato come quell’uchiha conosciuto tanto tempo prima, per il semplice fatto che il potere logora, distrugge, cambia e porta in neri abissi insondabili facendo perdere se stessi. Il potere era la vera debolezza del mondo, ricercarlo al di fuori perdendo la vera realtà delle cose quando invece un potere tutti noi l'abbiamo da sempre: la volontà!
Lo guardava e non vedeva altro che stupidaggini e, prendendo un kunai, lo gettò ai suoi piedi.


Allora ucciditi! Perché davanti a me sei debole e per la tua legge non dovresti vivere! E quella spada dovrebbe essere mia…visto che solo i forti possono brandirla…o sbaglio? E te sei debole, così come le tue cicatrici sono inutili: nessuna di esse ti ha fatto crescere, nessuna di esse ti ha fatto migliorare anzi.
Hai perso tuo fratello per una spada e chi ti ha comandato di ucciderlo? Chi ha deciso che una persona è più debole e l’altra è più forte? Sei così vigliacco da inginocchiarti ai potenti e non tenere un briciolo d’orgoglio?!


In quelle parole c’era molto della vita di Ryu: Moloch e Reshef, Shiroko, le lotte all’eremo e per il mondo, watashi e l’essere un prescelto. Gli amici morti, le lacrime e i dolori ma mai una volta aveva fatto qualcosa che andava contro il suo animo per cui era questo che allontanava da sé quel ragazzo. Era difficile comprenderlo ma ancor più era difficile per un anima libera, non avvinghiata da catene, cosa significasse la sua vita. Era un suo limite che mai poteva colmare ma tentava di capire. Di non chiudere gli occhi ma di tenerli aperti e fulgenti di fronte a sé, per rompere quel velo di odio che si ergeva di fronte a loro come muro invalicabile e trovare la vera realtà, la verità ultima, del mondo. Era un utopia ma era la sua via.

Le opinioni degli uomini su ciò che sia degno di lode o di biasimo sono condizionate dalle condotte altrui, così come i desideri che si agitano nei nostri cuori. A volte è la ragione; a volte i pregiudizi ma molte volte sono come ci rapportiamo e come siamo rapportati con gli altri.
L’invidia, la gelosia, l’arroganza o il disprezzo, i desideri o le paure verso noi stessi ma tutte queste sono determinate dalla classe dominante, appunto da chi ti ha dato quelle spade e ti ha fatto pensare che il mondo si divida in deboli e forti e per questo che il debole soccombe. Un idea venuta dalla tua classe dominante. La stessa la quale tu ora fai parte. La stessa che ha fatto uccidere tuo fratello e che ti ha portato, da burattino quale sei senza fiamma né orgoglio, ad essere soggiogato.


Cominciò a girargli intorno, come un felino, a guardarlo negli occhi, ad odorarlo, annusarlo a ricordarsi bene il suo odore perchè un giorno…

Ogni classe dominante, ovunque essa si trovi, detta la morale, le regole; quelle spade per esempio, sono la prova, emanano si può dire, i loro interessi e la loro superiorità di classe. Mai pensato che sei un schiavo di un sistema costruito ad hoc per quelli come te? Mai pensato che non sei nulla e che quelle siano sbarre per i deboli e che tu sei solamente un altro patetico schiavo? Sotto la parola patriottismo si celano i peggiori misfatti così come sotto la parola religione…
La maggioranza di Kiri, la maggioranza delle loro idee, non significa che sia l’idea principe dell’intero popolo di Kiri! Dovresti rivendicare la tua libertà come singolo non come massa!
Ma da uno che si fa comandare a bacchetta per il POTERE non mi aspetto niente di peggio né di meglio…solo feccia…per cui ti richiedo: vuoi ucciderti o vuoi combattere?!


E quegli occhi indomiti avevano un velo di malinconia addosso. Come un sudario, una cappa pesante da cui era difficile liberarsi.





Edited by DravenPP - 15/7/2013, 23:14
 
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