- Group:
- Member
- Posts:
- 910
- Status:
| |
| CITAZIONE (Pensato Shiho)
|Pensato Kumiko|
- Parlato Shiho -
- Parlato Kumiko, quando Shiho le lascia il controllo del corpo - Più maturava e più poteva apprezzare come le vie dei Kami fossero imprevedibili e molte volte sorprendenti. Così come lampo e tuono, ad ogni evento seguiva una conseguenza e spesso entrambi erano imprevedibili quanto paradossali. Un Kami, dal nulla, aveva scatenato una guerra, altri l'aveva guidata sul sentiero del potere, altri ancora si erano divertiti a giocare con le sorti e la relazione che la stessa Shiho aveva con suo padre. Nonostante le prime due vie fossero più più lampanti, più burrascose per la genin, imminenti e importanti, in quel momento, di fronte al laghetto del giardino di casa, il pensiero della piccola Yamanaka era concentrato sull'ultimo concetto, quello che riguardava lei e suo padre. Tutto era più silenzioso che mai, il quartiere dove molti del suo clan risiedevano era stato svuotato da quella guerra, da Watashi, lo stesso Dio che aveva stravolto le sue emozioni e che aveva scatenato gli orrori che il giorno dopo avrebbe cominciato ad affrontare. Perfino i friniti della fauna notturna di Konoha, sotto la pallida Luna di quella notte, sembravano più trattenuti e timidi del solito, tanto da lasciare il solo ritmico sbattere del shishi odoshi ascandire i pensieri della genin. Tutta una vita, per quanto breve, aveva dedicato ogni sua forza a compiacere il padre, a concentrarsi sulla via dello shinobi, ad allenarsi, solo quello importava all'unico genitore rimasto alla giovane e nonostante tutti i suoi impegni, il sudore e sangue versato, non era mai riuscita a strappare un briciolo d'affetto da quest'ultimo. Era tornata a Konoha a testa bassa, sentiva di aver tradito la sua Kage presenziando alla venuta di quel Dio, di aver fallito come quella volta che sulle vette dello stesso Paese delle Cascate aveva affrontato insieme a Kaminari quel drago e neanche il successo all'Eremo dei Molluschi aveva alleviato la paura nell'affrontare il padre al suo ritorno. Quella sera, invece, tutto era stato diverso, tutto era stato come mai prima. Aveva riportato, come erano soliti fare sia lei che i suoi fratelli ogni volta che tornavano da una missione, tutti gli avvenimenti che si erano resi protagonisti del suo viaggio al padre, decisa, ma alla stesso tempo timorosa per il verdetto che avrebbe seguito, ma proprio quest'ultimo si era rivelato un tuono del tutto diverso da come l'aveva più volte visualizzato nella sua mente. Non vi furono complimenti, come al solito, ma dall'altra parte neanche rimproveri. Il "generale"era rimasto in silenzio, pensieroso, un silenzio, seppur freddo come al solito, diverso. Per la prima volta nella sua vita, il padre stava riflettendo su di lei, si era fermato a pensare alla figlia al posto di punirla e sgridarla, non aveva mostrato affetto, sarebbe stato una cambiamento troppo radicale, ma qualcosa di molto simile ad una preoccupazione o forse addirittura apprezzamento. Non poteva saperlo Shiho, il padre non esternò niente, qualsiasi fosse il pensiero che aveva occupato la sua mente, ma una volta rotto il silenzio, per la prima volta, si offrì di aiutare la figlia nei preparativi per la partenza. Dopo cena passarono insieme la serata, nello studio di Shinji, dove quest'ultimo mostrò alla piccola, seppur con il solito rigore, alcuni trucchi per utilizzare al meglio i rotoli e gli equipaggiamenti che Shiho aveva comprato nel pomeriggio e dove i due prepararono insieme le pillole tipiche del loro clan. Shiho era contenta, non aveva mai passato una serata tranquilla e spensierata col padre e, nonostante fosse ad un passo dal baratro di quella tremenda guerra, si sentiva in qualche modo... Completa! Spentesi le candele dello studio di Shinji, Shiho si era, appunto, soffermata ai bordi del laghetto della sua residenza, riflettendo felice e compiaciuta di come, questa volta, nella maniera più inaspettata, al lampo dei Kami fosse seguita la pace, quel dolce tuono che aveva svuotato la sua mente.(Questo ritorno a Konoha si è rivelato a dir poco... Incredibile! Prima l'Hokage, ora papà, il mondo intorno a me sta mutando, ma non solo in peggio, anzi!) |Domani potresti morire, che te frega? Ahahah Io penserei piuttosto a dormire o ad allenarmi, in modo da evitare quest'evenienza! Ora che ho un corpo, non vorrei perderlo per i tuoi... Sentimenti positivi! Ahahah| (Sono mesi che non mi rilasso, qualche minuto in più o in meno qui in giardino non può che farci bene! Senti che pace... Continui a sottovalutare il potere degli umani, i nostri sentimenti! Ahahah) |Non ricominciare ad assere mielosa per carità del nostro caro amico Watashi! Piuttosto... E' tanto che non mi lasci il controllo e ti ricordo che abbiamo un accordo!| (Tranquilla, non me ne dimentico, domani avrai il tuo... Tempo libero!) |Sono proprio curiosa di vedere che ha scatenato in giro per il mondo il caro Watashi... Potrebbe essermi di ispirazione per il futuro, quando saprò padroneggiare meglio i miei poteri! Ahahah| Quando gli occhi smeraldini della genin tornarono ad aprirsi, era mattina. Un tiepido sole scaldava il lenzuolo che la copriva, si trovava nel suo letto. Non ricordava quasi più quanto fosse comodo, come non rimembrava quanto fosse soffice il suo pigiama, nonostante il prurito sul petto provocato dall'etichetta quest'ultimo, le fece capire che la maglietta le era stata messa al contrario. Fra i tuoni e fulmini dei suoi pensieri e le chiacchiere interiori con Kumiko, doveva aver preso sonno in riva al laghetto e, cosa alquanto più sbalorditiva, a meno che i nonni non fossero passati in piena notte a casa sua, il padre doveva averla portata a letto. Sorrise stiracchiandosi e lasciandosi coccolare ancora qualche istante dal profumo delle lenzuola, non era mai successo in tredici anni di che il padre si fosse curato di lei e questo palesava ulteriormente come i Kami avessero deciso di placare la burrasca che l'aveva sempre separata dal padre. Non sapeva se sarebbe durata o se sarebbe stata solo una quiete passeggera, ma stava bene. Certo, poteva anche solo essere una puara di perdere la figlia in guerra il cambiamento del padre, ma anche già solo questo, per Shiho, era un gran passo avanti. Sarebbe rimasta in quel letto, nel suo letto, ancora per delle ore, ma il senso del dovere che sempre l'aveva caratterizzata e che non si era assopito nonostante le soddisfazioni ottenute, era già ben desto e concentrato sul viaggio che avrebbe dovuto affrontare quel giorno. Si alzò dal letto, tutto il necessario era già pronto dalla sera prima nell'ufficio del padre, tornò a vestire i capi che l'avevano accompagnata nelle sue avventure e con essi, quasi come se fossero loro a portare con se gli orrori del passato e del futuro, anche il peso di quella guerra tornò a pesarle addosso, cancellando il suo sorriso, riportando la sua mente alla serietà e concentrazione che era solita accompagnarla durante le sue missioni, sul campo di battaglia. In poco tempo era pronta per partire, il padre a quanto pare non era in casa, ma Shiho decise di non aspettare il suo ritorno, anche non volendo forzare quel nuovo rapporto che stava fiorendo. Solo più la rituale visita ai nonni, appuntamento fisso prima di ogni viaggio, la divideva dal campo base e dalle progenie del Dio che aveva visto sorgere. Affettuosi come sempre, i due anziani posticiparono il viaggio di Shiho di un paio di orette, passate fra coccole, raccomandazioni e, naturalmente, preghiera. "Benedetta" dai loro baci, quindi, la piccola genin raggiunse le porte del villaggio. La prospettiva non era delle migliori, lasciava alle sue spalle l'affetto di quei giorni, le risate, il relax e si stava dirigendo verso le sofferenze e la violenza che la guerra portava con se. Non tentennò, non perse tempo per strada, era concentrata, determinata, era la sua via e l'avrebbe seguita fino in fondo, senza contare che le emozioni provate in quei giorni, al posto che farla desistere, l'avevano maggiormente spronata. Avrebbe combattuto per quei sentimenti, non solo i suoi, ma anche per tutti quelli degli abitanti del suo villaggio. Sentiva di odiare già questa guerra, il dolore che portava con se, la infastidiva nel profondo, la innervosiva. Il viaggio fu tranquillo, spedito, senza troppe interruzioni, senza soste, aveva già perso troppo tempo in questa guerra, si sentiva già in ritardo e, nonostante non fosse necessario, il ritmo di marcia fu sostenuto.|Forza, forza, muoviamoci ad arrivare a questo campo base, non vedo l'ora di godermi un po' di relazioni interpersonali fra umani! Ahahah| (Ricorda cosa mi hai promesso! Vedi di non mettermi nei pasticci!) |Si, si, eviterò di parlare con i tuoi superiori! Ahahah Ma diamoci una mossa! Ahahah| (Secondo le indicazioni che mi han fornito, dovremmo quasi esserci!) Dopo lunghe, ma veloci, ore di viaggio, di attesa, finalmente all'orizzonte cominciarono a disegnarsi le tende del campo base. Era molto più vasto di come lo aveva immaginato, di come se lo aspettava, ma dopotutto, essendo il centro operativo dell'alleanza fra i quattro villaggi ninja più grandi, non poteva che essere così. La corruzione nell'aria era forte, così come il clima era molto più "freddo". Ancor prima di muovere un passo all'interno del campo, poteva sentire un clima completamente diverso da quello che si era lasciata alle spalle. Mancava il calore della gente, il vociare di donne e bambini. Quella sensazione fu la prima a colpirla! Era stata forse troppo lontana da Konoha, dal villaggio che aveva giurato di difendere e ora che ne aveva riassaporata l'aria, già soffriva di nostalgia? O forse, come spesso venivano dipinti, erano veramente solo armi gli shinobi? Rimase qualche minuto li ad osservare il vasto accampamento, pensierosa, fino a quando non si decise a fare il suo ingresso ufficiale in guerra o meglio, a lasciare che Kumiko lo facesse per lei. Non senza le ultime raccomandazioni, lasciò il possesso del corpo alla Yōkai, sperando che quest'ultima non la facesse subito finire in qualche guaio, come quando si era intrufolata nel cuore dell'armeria della spadaccina a Suna! Si fidava di lei, era pur sempre un'intelligenza innata, uno di quegli esseri che tanto adorava, ma dall'altra parte, ormai, la conosceva bene. Era sfrontata, fin troppo curiosa, in generale, così come nei confronti degli umani, maliziosa, avventata, ma in quel momento, da un lato, era felice di averla al suo fianco, le dava sicurezza e in qualche modo riusciva a sovrastare la freddezza di quel luogo con la sua, seppur eccessiva, spensieratezza. Dal canto suo, la Yōkai, non perse tempo, gettandosi letteralmente a capofitto nell'accampamento. Si guardava intorno con il suo solito sorrisetto malizioso, l'espressione sul volto era cambiata, non era più quella seria e assente di Shiho, gli occhi smeraldini, più scuri quando Kumiko era "al comando", vagavano senza sosta a destra e a sinistra, soffermandosi sulle sfumature degli esseri umani che la circondavano. Passare inosservata, con i suoi comportamenti "ambigui", non era certo la sua specialità e, nonostante ormai sapesse controllare al meglio quel suo contenitore, di sicuro non si poteva definire del tutto normale, umanamente parlando. La postura ondeggiante, il passo spedito e dalla velocità irregolare, gli sporadici accovacciamenti su casse e basi rialzate per poter poi sbirciare dentro tende e container, erano tutte azioni che non poteva passare inosservate, così come non potevano non essere seguite dai rimproveri stizziti di Shiho. Improvvisamente, però, un urlo, forte, sofferto, disperato, bloccò la curiosità di Kumiko e le lamentele della Yamanaka. Senza bisogno di consultarsi, seppur con intenti diversi, le menti della due si lasciarono rapire dal grido. Rapida, la Yōkai, si fece strada fra i sentieri disegnati dalle disposizioni ordinate delle tende del campo, raggiungendo il luogo da cui proveniva l'urlo, ad occhio e croce nel cuore dell'accampamento. L'epicentro della disperazione sembrava essere una capanna in particolare, all'interno della quale, disperato, un uomo non più troppo giovane e completamento calvo, farfugliava a proposito di quello che sembrava essere stato un furto, indicando un angolo buoio della tenda. Un'altro shinobi, preoccupato e riverente nei confronti del pelato, cercava di calmarlo, mentre tutt'intorno altri accorrevano, chi allarmato, chi per curiosità. Kumiko, sempre più affascinata dalla situazione, non si limitò ad imitarli, superando un giovane a petto nudo, quasi sicuramente coetaneo di Shiho, ed entrando direttamente nella tenda, per poi rivolgersi spigliata e senza troppe riverenze all'uomo disperato.- Agitarti a questo modo non risolverà la situazione... Amico! Perché non cerchi di calmarti e non provi ad esser un po' più... Esplicito? Che ti hanno preso? Chi? - (Amico!? Per tutti i Kami Kumiko-Sama! Ma come ti viene in mente di entrare senza permesso in una tenda e rivolgerti così ad uno shinobi sicuramente più anziano e, oltretutto, in quello stato? Fra noi umani esiste il rispetto! Neanche siamo arrivate e ti sei subito fatta notare!) |Quel cicciottello... Sarebbe uno shinobi? Ahahah Gli ho solo dato un consiglio, sono stata gentile, che ho fatto di male! Ahahah| (Devi essere meno sfrontata se vuoi rapportarti bene con gli altri, con noi esseri umani, più delicata! Le cose si mettono male, tu dici solo più quello che io ti dico di dire per favore!) |Va bene, va bene! Ahahah Oggi si che ci divertiremo, me lo sento! Ahahah|
|