| "Sta fermo..."
*Sospirò, gli occhi ancora chiusi. Si liberò dalla presa di Kuro con uno strattone, in volto un mezzo sorriso.*
"... non sono morto, e quello non è chakra curativo..."
*Recuperò il fuoco sbattendo le palpebre, ed osservando lo spadaccino vide che il primo livello aveva preso piede. Il chakra oscuro ne offuscava la figura, evaporando lentamente dalla pelle e tingendo di nero la sclera. La mano formicolava, quasi insensibile; Kuro doveva aver tentato di fare esattamente quello che Hide aveva eseguito pochi minuti prima.*
(Perlomeno mi ha fatto rinvenire prima che arrivasse qualcuno...)
*Si alzò, la schiena contro il tronco dell'albero, gli occhi piantati in quelli dello spadaccino. Aveva funzionato davvero, era sopravvissuto, ed era merito suo... stava diventando bravo. Tossì, la gola riarsa nemmeno fossero nel deserto.*
"Dammi la mano..."
*Voltò il palmo di Kuro finché non vide chiaramente il punto in cui aveva impresso il marchio. Tre linee, tre piccole linee che sviluppavano un motivo insolito. Il contatto con la pelle fibrillata dal chakra risvegliò definitivamente il Kokage, convogliò l'energia attorno a loro verso quell'unico punto. Avrebbe dovuto fermare il flusso... poteva farlo, l'aveva già fatto... Kuro avrebbe imparato a controllarlo da solo, ma non lì. Troppo il rischio che qualcuno sopraggiungesse. Impresse indice e medio sul Segno, e provò la stessa sensazione che l'aveva accompagnato nello Studio. I dintorni... il mondo... lo sentiva sotto i piedi, tutto attorno, come se l'universo avesse perso tridimensionalità, come fosse un tutt'uno... senza distinzioni. La natura del Segno non smetteva mai di affascinarlo e sconcertarlo; faceva luce su un elemento, un macigno, e subito si rivelava la montagna alle sue spalle. Qual'era la sua vera origine? Perché tanta bestialità, tanta oscurità, eppure tanta beatitudine, tanta completezza? Mentre il Segno regrediva al suo stadio normale, riportando Kuro tra gli uomini, Hide giungeva ai piedi dell'ennesimo colosso da scalare. Era l'identità data al Segno, la volontà sua, passata di erede in erede, a celarne il cuore? Rivide i tre Sentieri attorno a lui, per un momento...*
(Quale sia la mia strada... prima di svanire, verrò a capo almeno di questo... questa forza della natura...)
*Interruppe il contatto con Kuro. Era finita. E riaprì gli occhi, benché fossero già ben aperti, sul mondo circondato dalla notte...*
(Keiichi... mi hai dato la chiave, no, le gambe per percorrere una strada così tortuosa... ora che il Segno non ha un suo volere, non può nascondersi oltre...)
"Vieni con me, Kuro-san."
*Camminarono per qualche minuto, svicolando tra le ombre del Campo. Di nuovo, come infinite altre volte nel corso della sua giovane vita, il Kokage aveva molto a cui pensare... e pensava già troppo di suo. E mentre pensava parlava, due cose che mal si conciliano... ma non era quello il momento di dividere lingua e cervello, anzi.*
"Ciò che ho appena impresso su di te... è il Segno Maledetto del Suono. È un nome appropriato, perché maledetta è la volontà che lo anima... una parte di me, e di chi mi ha trasmesso questo Segno a sua volta, è ora impressa a fuoco su di te. Ti ha salvato la vita, e molte altre volte lo farà... ma dovrai agire con cautela, perché il Segno fa appello a quanto di più oscuro è in te... lo amplifica, se ne nutre... Riuscirai ad importi, col tempo... ma finché avrà una sua volontà, latente o meno, non abbassare la guardia... mai. Io.... troverò un modo di porre fine a questa maledizione... ma sono debole, ancora troppo debole... se tu..."
*Smise di camminare, attorno a loro, niente più che il buio. Si voltò verso lo spadaccino, il verde nell'azzurro.*
"Se tu mi aiuterai, percorreremo assieme la strada verso la libertà... nessun ostacolo sarà troppo elevato, nessuna fatica insostenibile. Io sono il Rokudaime Kokage del Villaggio del Suono, il Cantore di Lame, Hideyoshi Kaguya. E tu, Kuro, da oggi sarai le mie ali."
*Pensò ai suoi compagni, al villaggio, a Keiichi, ad Otomika, a Kiri, a Watashi. Se avesse potuto spiccare il volo, il traguardo verso la conoscenza, la completezza, sarebbe stato a portata di mano. Il viaggio iniziava lì, nella notte. Di fronte ad uno sconosciuto. Allungò la mano destra, aperta. Come avrebbe risposto il ragazzo?*
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