| La ferita stava rimarginando lentamente ma le mie forze continuavano a ridursi. Sapevo che non avrei retto per molto tempo. Sentivo il dottore parlare di tanto in tanto con gli infermieri, a volte ridendo mentre faceva battute sul dipinto di sangue che si stava formando a terra. Dopo qualche minuto si alzò per avvicinarsi alla cattedra e con la coda dell'occhio lo vidi mentre estraeva qualcosa, probabilmente un panino, ed iniziava a sfamarsi. Distolsi lo sguardo rabbrividendo. Come poteva essere così distaccata dal Lui si avvicinò agli occhi morenti di uno dei pazienti curati, ed iniziò a mangiare, quasi per infliggere un'ulteriore pena al ninja. Con aria malvagia lo sentii ridere di gusto e dire:
-Cari studenti cosa state pensando, che sia crudele??. Ve lo dico io cosa è crudele, il mondo la fuori. Ecco cosa-
Iniziai a comprendere che forse l'estrema insensibilità del dottore era dovuta ad un evento, forse traumatico, della sua vita. Mi chiesi cosa mai poteva portare qualcuno a diventare così distaccato dalla visione del dolore attorno a lui. Il dottore iniziò ad avvicinarsi ai gruppi, valutando le condizioni dei pazienti. Solo quattro pazienti, compreso il mio, erano ancora in vita. Avvicinatosi a me sembrò compiaciuto del mio lavoro, e mettendomi una mano sulla spalla mi disse:
-Vedo che te la cavi bene la ferita si sta rimarginando complimenti.-
Mi mancava infatti poco alla fine della cura, ma il ninja aveva gia perso troppo sangue e intuivo che non sarebbe sopravvissuto, o in ogni caso avrebbe riportato gravi danni. Il dottore chiese agli Anbu di quanti mukenin avessero bisogno per l'interrogatorio. Essendoci un corpo di troppo, Mitzune risolse il problema, prendendo un kunai ed uccidendo il ninja che stavo curando con un colpo preciso al petto, probabilmente facendo scoppiare il cuore con un colpo preciso a giudicare dalla quantità di sangue che iniziò schizzare. Rimasi impietrito...
-Congratulazioni siete tutti promossi alla prima fase andate a casa ci vediamo la tra due giorni per la prossima prova-
Detto questo il dottore uscì dalla stanza, buttando il camice e lasciando in mano quel disastro agli infermieri. Io, in parte affranto, in parte sollevato, mi avviai fuori dalla stanza, dirigendomi verso casa.
Passai l'intero pomeriggio a riflettere su quello che era stato l'esame, inatteso e cruento. Avevo dovuto mettere in pratica tecniche che avevo imparato solo in maniera blanda, e i miei tentativi erano stati più volte uno spreco di energia. Ero riuscito a superare quella prima sessione, ma dovevo affinare le mie capacità in modo da non sprecare energie in tentativi andati a vuoto, e prepararmi mentalmente alla visione di scene terribili come quella di cui ero stato partecipe. all'inizio della serata mi recai nella biblioteca a studiare meglio la tecnica base per la cura di ferite, tagli, perforazioni. Nella seconda prova volevo essere sicuro fin dal primo tentativo di fare le azioni giuste. Come avevo potuto constatare, le ferite da taglio, essendo quelle causanti una maggiore fuoriuscita di sangue, dovevano essere tamponate per poi ricreare tramite fili di chakra delle strutture che avrebbero aiutato la ferita a mantenersi chiusa oltre ad aumentare la velocità con cui le piastrine rimarginavano la ferita. Per le ferite di perforazione invece era necessario intensificare l'energia in modo da raggiungere i punti più profondi della ferita, ed eseguire così una cura dall'interno verso l'esterno per non lasciare vasi sanguigni e capillari ancora aperti, che avrebbero creato più problemi della ferita stessa per lo stagnarsi del sangue. Le ultime ferite, quelle da urto, potevano essere facili da curare nelle loro lievi entità, ma sarebbero state le più complesse in caso di danni pesanti in quanto far rimarginare un osso o una cartilagine avrebbe richiesto una grande quantità di tempo. Questo tipo di ferite, pur essendo le più dannose sulla mobilità, non mettevano la vita del ninja in pericolo immediato se non nel corso di un attacco nemico dove la scarsa mobilità avrebbe dato problemi alla difesa. Per alleviare il dolore e curare i danni superficiali sarebbe stato sufficiente indirizzare il chakra per far riassorbire l'ematoma e richiudere i capillari, riducendo così il dolore stesso che la ferita provocava. Studiai a lungo i metodi migliori per le cure, prendendo appunti sulle nozioni fondamentali su cui impratichirmi.
Il giorno dopo mi recai ad un centro di cui avevo sentito spesso parlare, dove parecchi animali feriti venivano curati da dei volontari, spesso inesperti, dalle ferite che avevano contratto. Le ferite erano per lo più tagli e perforazioni che le povere creature avevano contratto a causa di rami o simili, quindi nella cura parte fondamentale era il disinfettare la ferita in modo da evitare contagio da parte di batteri. Per primo curai un piccolo cane che aveva un taglio profondo sulla schiena. Dopo aver impiegato qualche minuto, con l'aiuto di qualche altro giovane, per bloccare i suoi movimenti e dopo aver disinfettato la superficie esterna della ferita, iniziai a praticare la tecnica di cura. Come avevo imparato richiamai l'alone curativo e iniziai a diffondere la mi energia insieme ai fili di chakra per richiudere la ferita prima di iniziare il processo di rimarginazione. L'animale, che fino a quel punto aveva abbaiato e scalpitato, iniziò ad acquietarsi rendendo il mio lavoro facile. Mentre la ferita, avvolta dalla coltre di pelo, si richiudeva, mi chiesi per un istante quale effetto dovesse dare al paziente l'alone curativo, se rendeva il dolore più lieve o se era un fastidio aggiuntivo che stuzzicava la zona già colpita duramente. Passarono un paio di minuti e la ferita del cane era totalmente rimarginata mentre quello iniziava a balzare dal lettino di cura per scappare di corsa dalla stanza. Il secondo animale che curai fu un piccolo gattino nero. Era molto piccolo, poco più di un cucciolo, e sembrava spaventato dal trambusto che era presente in quella stanza. La piccola creatura aveva un foro profondo sulla zampa di dietro e zoppicava visibilmente. Dopo aver impiegato qualche minuto per avvicinarmi al diffidente animale che si ritirava alle mie cure spaventato, riuscì ad iniziare il mio lavoro. Sebbene l'arto fosse esile, la ferita era andata in profondità, rimanendo però poco spessa all'esterno. Iniziai a far scorrere il mio chakra cercando di aumentare la pressione con cui usciva, per raggiungere gli strati più interni della carne e rimarginare la parte interna della ferita. Dopo qualche minuto anche il gatto camminava senza problemi, visibilmente dolente ma guarito. Passai il resto della giornata a curare ferite di tagli e perforazioni alle bestie dell'edificio, senza però avere la possibilità di curare ferite da urto. Era difficile infatti trovare animali feriti da colpi di quel genere, in quanto i loro riflessi acuti gli rendevano facile scappare alle minacce, mentre era più facile che si impigliassero fra rovi, spine, e rami.
A metà del pomeriggio, dopo aver speso un po di tempo riposando e ritrovando le energie, decisi di andare verso il campo di allenamento. Era facile trovare studenti e genin esercitarsi e cadere più volte nei loro esercizi, ferendosi e procurandosi lividi ed ematomi. Trovai un gruppo di tre ragazzi impegnati negli esercizi basici della camminata sulle superfici. Anche io, a quanto ricordavo, avevo faticato parecchio per padroneggiare il controllo del chakra necessario nell'esercizio, ed ero caduto molte volte anche da altezze notevoli prima di padroneggiare la tecnica. I ragazzi avevano l'aria di chi si trovava lì da molto tempo, e sembravano sfiniti oltre che coperti di chiazze violacee a causa degli impatti delle cadute. Avvicinandomi mi proposi per dare loro le cure e, all'inizio un po sorpresi, si prestarono ad aiutarmi ad esercitarmi. Curare un livido era molto più difficile di quanto descritto nei libri. Il lavoro necessario per far riassorbire il sangue che usciva dai capillari era molto più complesso e faticoso di quanto non potesse sembrare all'inizio, non tanto per la difficoltà quanto per la lentezza con cui il sangue si riassorbiva, molto più lento della cicatrizzazione di una ferita. Trascorsi tutto il pomeriggio esercitandomi su quel tipo di cura, mentre notavo con piacere che il mio alone curativo diventava sempre più denso e dal colore verde smeraldo. Con l'esercizio intenso la mia tecnica stava diventando sempre più precisa ed efficace. Quando terminai con i ragazzi era ormai sera inoltrata quindi decisi di tornare subito a casa per riposare. Il giorno probabilmente il dottor Mitzune mi avrebbe fatto affrontare una sfida molto più dura della precedente.
Arrivato al giorno dell'esame, dopo una colazione abbondante, mi diressi verso l'ospedale. Come la volta prima trovai l'infermiera che, da dietro il bancone, stava visionando alcuni documenti e mi avvicinai a lei per chiedere nuovamente dove recarmi.
//non ho ben capito se erano due giorni compreso o no il giorno della prima prova perchè dal dialogo sembrava così ma dall'off sembrava un giorno in più! spero che vada bene così, mi sono attenuto al gdr on//
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