Watashi 12 C - La Luce nelle Tenebre, Per Tana_Per_Basch, °Tatsumaru°, ^Shinodari^

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view post Posted on 24/11/2012, 16:55
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*Nonostante la vostra poca esperienza, siete stati convocati al campo base. Ogni persona, dal più esperto shinobi alla più piccola recluta deve dare il suo contributo in questa guerra. Basti pensare che perfino persone non addestrate all'arte ninja sono state convocate per questo scontro in base alle loro abilità.

Avvicinandovi al campo, vedete un gran viavai di gente che corre da una parte all'altra dell'accampamento, mentre altri ninja sembrano in attesa. Molti sono nervosi, molti hanno lo sguardo vacuo, forse hanno appena perso qualcuno in maniera orribile.

Potete vedere una bacheca dove si mettono gli ultimi rapporti di guerra. Per ora, solo un rapporto sembra essere appeso, non sapete se perché il rapporto di altre missioni ancora sia da fare o se non ci sia nessun rapporto.

Il campo base è recintato e sorvegliato ogni singolo minuto da persone di tutti i grandi villaggi ninja e non, che montano la guardia e si ruotano nei turni con grande zelo e nervosismo.

Mentre avanzate, dopo essersi accertati della vostra identità al cancello, qualcuno vi avvista e vi segno di seguirlo. Il suo modo di fare è parecchio astioso nei vostri confronti. Vedete sul suo braccio destro il vistoso copri-fronte di Kiri, più grande del normale. L'uomo è molto imponente, reca una coppia di katane ai lati della vita e una possente Dai-Katana sulla schiena, dalla lama seghettata e ancora sporca di sangue. Le due lame ai suoi fianchi invece non sembrano essere mai state usate, ma forse quelle sono lame a cui tiene particolarmente. O forse non ha mai avuto bisogno di estrarle.
L'uomo porta una folta barba ispida, bionda come i suoi capelli, i quali non raggiungono nemmeno il collo da quanto corti sono. Vestito di pesanti placche protettive, vedete che il braccio destro, quello dove è legato il coprifronte, è pieno di ferite e cicatrici, molte delle quali sembrano recenti. Il braccio sinistro è molto particolare, sembra penzolare morto sul suo fianco, ma vedete che ogni tanto si muove, colto da uno spasmo nervoso, quasi volesse correre lungo la schiena e impugnare la sua dai-katana. Gli occhi del ninja sono freddi e carichi di rabbia, verdi smeraldo, assetati di sangue.
L'uomo vi conduce in una tenda ai margini del campo base. La tenda è bianca, spoglia al suo interno se non per un tavolino, qualche sedia e parecchie carte, e reca inconfondibile il simbolo di Kiri, sicuramente più vistoso del simbolo dell'alleanza ninja.*


"Il mio nome è Tetsugi Nogato, ninja di Kiri. Mettiamo subito le cose in chiaro: sono parecchio incazzato che siate VOI gli unici disponibili per questa missione, dato che l'obiettivo è nel Paese dell'Acqua, e il fatto che siate tutti di Konoha aumenta la mia rabbia, quindi tacete quando parlo, parlate solo se interrogate o solo se ve lo permetto e la prima e la ultima cosa che deve uscire dalle vostre bocche dev'essere Signore, è tutto chiaro piccoli vermi?"



Bene signori, benvenuti nella mia missione. L'ordine dei post è libero previo altra indicazione, quindi sentitevi liberi di postare quando volete. Per ora fate un post libero, il ninja non vi risponderà fino a che non risponderete "signorsì, signore" e allora e solo allora vi illustrerà lo scopo della missione. Have fun


 
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°Tatsumaru°
view post Posted on 25/11/2012, 17:10




Narrato
*Pensato*
"Parlato"



Un tiepido sole aveva accompagnato i ninja durante il loro cammino in direzione del campo base, e il tempo trascorso insieme aveva fatto dimenticare a Tatsumaru le sue preoccupazioni. Nel gruppo, oltre all'amica e al furetto, si era aggiunto poco prima di varcare la soglia del villaggio un terzo individuo, che affrettatosi a raggiungerli, li salutò in modo cordiale.

CITAZIONE
Satsuki: Heilà ragazzi, siete anche voi in partenza per una missione? Siamo già pronti?

Satsuki: Non vedo nessun altro...beh mi presento. Mi chiamo Satsuki Hasegawa, sono uno spadaccino di konoha, ambisco a ripristinare la forza e l'onore dei samurai. Voi siete?

Finalmente un tizio che non pareva un pazzo psicopatico, e non possedeva lo sguardo gelido degli Hyuga, anche se l'enorme katana che si portava appresso aveva un'aria davvero minacciosa. I capelli in disordine e lo sguardo annoiato gli fecero intuire si trattasse di un tipo alla buona, il genere di persona con cui è facile fare amicizia.

"I samurai sono guerrieri assai onorevoli a quanto ne so, tuttavia è raro incontrarne uno. Piacere di conoscerti, il mio nome è Tatsumaru."



Lasciò che l'amica si presentasse da se, dopodichè proseguì la conversazione. Era insolito che desse così tanta confidenza ad uno sconosciuto, ma in quel momento aveva bisogno di accantonare i cattivi pensieri.

"Deduco che anche tu sia diretto al campo base come noi, dopotutto con l'avvento di Watashi non è che ci sia molta scelta..."



Quel nome riaprì in lui la ferita del giorno in cui era stato convocato al suo cospetto, e come quel giorno gli parve di sentire il marchio ormai scomparso bruciare sul suo petto. Il tono di voce era scemato, diventando più grave, perciò cambiò argomento, cercando di mascherare il disagio.

"Bhè, mettiamoci in marcia allora, anche perchè lo sguardo di quella kunoichi ha qualcosa di strano"



Lanciò un'occhiata furtiva in direzione della guardia che aveva accordato loro il permesso di viaggio, dopodichè si mosse, sperando che gli altri seguissero il suo esempio.

Camminarono a lungo, e Tatsumaru ebbe modo di fare conoscenza con l'irriverente Okojo, decisamente montato per i suoi gusti, e tuttavia così buffo nella sua convinzione di essere un grande eroe. Si rivolse anche a Satsuki, approfondendo il discorso sui samurai, un argomento che affascinava molto il giovane Senju. Aveva letto qualche libro sull'argomento, ed era rimasto rapito dai loro usi e dal loro concetto di onore. Da quel che sapeva, i veri samurai avevano tagliato i ponti con il mondo ninja, e ormai vivevano solamente nel Paese del Ferro, tuttavia la loro dottrina aveva superato i suoi confini, e Satsuki ne era un esempio.

"Parlami dei samurai, cosa ti ha spinto a perseguire il tuo nindo?"



Forse era una domanda troppo personale da parte di uno sconosciuto, e non si sarebbe per nulla sorpreso se lo spadaccino si fosse rifiutato di rispondergli. Con questo spirito, la compagnia seguì le indicazione fornite loro dall'Hokage, arrivando in vista del monumentale campo base.

Un'imponente recinzione precludeva la vista del campo vero e proprio, tuttavia anche dall'esterno si potevano intuire le dimensione. Avvicinandosi, Tatsumaru notò molteplici guardie sui camminamenti, e sentì i loro occhi vigili puntati su di se con tale intensità da dargli la sensazione che potessero trapassargli la carne. Le pesanti porte erano sbarrate, e al loro arrivo un gruppo di ninja li fece fermare, chiedendo loro i permessi di viaggio e documentazioni varie, e perquisendo minuziosamente il loro bagaglio. Superati i controlli di sicurezza, fu concesso loro di entrare.

All'interno del campo base vi era una moltitudine di persone, ninja e non, provenienti da quasi tutte le terre ninja, intente a svolgere le loro mansioni, correndo da una parte all'altra in modo frenetico. La tensione era come una grande cappa che ammantava tutto, dai baraccamenti disposti in file ordinate, alle tende che sorgevano tra essi. I visi delle persone raccontavano l'atrocità della guerra, e la perversione di un nemico non umano. Tatsumaru si chiese quali storie avessero da raccontare quei visi contriti, cosa avessero visto quegli occhi spenti. Tale consapevolezza lo colpì come un pugno allo stomaco. Fino a quel momento aveva vissuto nella gabbia dorata di Konoha, lontano dai terribili eventi che scuotevano le terre ninja. Ora si trovava nel fulcro di questi eventi, e ogni istante era come essere al cospetto del Mostro.

Sulla bacheca posta al centro della piazza principale, vi era un unico rapporto, probabilmente l'unica missione che fino a quel momento era stata portata a termine. Il messaggio riportava una vittoria, costata tuttavia la vita di tre ninja di Kiri, che col loro sacrificio avevano salvato un intero villaggio. Di poco conforto erano le parole di incitamento alla fine del rapporto. Tatsumaru si chiese se sarebbe stato capace anch'egli di sacrificare la propria vita per salvare degli innocenti. Aveva già visto la morte, aveva già tentato il tutto e per tutto, ma in quel caso lo aveva fatto per Yukiko, sarebbe stato capace di fare lo stesso per uno sconosciuto? Si trovava in quel luogo anche per scoprire ciò, per capire quanto fosse soldato, e quanto ragazzo.

Distolse lo sguardo dalla bacheca, e si guardò intorno. Solo allora notò un energumeno che sembrava voler richiamare la loro attenzione. Portava un vistoso coprifronte di Kiri, perciò si trattava di un ninja, e probabilmente voleva affidare loro qualche compito, essendo gli unici a starsene con le mani in mano. Anch'egli come Satsuki doveva essere uno spadaccino, e il sangue sulla lama che portava sulla schiena faceva intuire che fosse tornato di recente da una missione. Inoltre, il Senju notò la stranezza del suo braccio destro, il quale pareva scosso da fremiti innaturali. Quell'uomo lo inquietava, come del resto la reputazione del villaggio a cui apparteneva, nonostante ciò Kiri era alleata con gli altri villaggi ora, e in quanto ninja avrebbe dovuto mettere da parte le proprie remore.

L'uomo li condusse nella sua tenda, e li si presentò, sputando tutto il suo astio per Konoha in faccia ai poveri Genin. Da parte sua, Tatsumaru fu intimorito da quella reazione, e cercando di ritrovare la calma, assunse una posizione formale e consona al suo stato di soldato. Si irrigidì, e con voce che voleva essere sicura, ma che in un primo momento fallì, proferì le parole di rito.

"Signorsì, signore! le porgo le mie condoglianze per i tre ninja caduti con onore, signore."



Le condoglianze erano sentite, e inoltre, notando l'enorme simbolo di Kiri alle spalle del bestione, immaginò che il suo spirito nazionalistico fosse elevato, perciò rendere onore ai caduti del suo villaggio gli sembrò il modo giusto per smussare l'odio che provava per loro.


Spero di non essermi spinto troppo oltre con la descrizione del campo base, dato che non hai aggiunto troppi dettagli ho pensato mi fosse concesso approfondire ^^
 
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Tana_Per_Basch
view post Posted on 25/11/2012, 20:12




Satsuki almeno in apparenza sembrava aver fatto una buona figura con i due compagni di missione. La ragazza e l'animale sulle spalle non parlarono subito, così Satsuki cercò subito di smuovere un po' l'animo pure della ragazza. Lo spadaccino era sempre allegro e gioviale, avrebbe preferito avere dei compagni in missione con la quale si sarebbe creato un buon clima. Sai che stress stare ore con gente che trovi antipatica. Si avvicinò alla ragazza e si mise a fissare l'animale dritto negli occhi per poi sorridergli e chiedere alla ragazza dai capelli bianchi:

Satsuki: mmm...questo animale ha un odore particolare, sembra carino...è un ermellino? come si chiama?

Intanto il ragazzo dai capelli neri, ricambiò la presentazione coridale. Per qualche minuto il suo sguardo rimase fisso verso la katana lunga e grande di Satsuki. La sua nuova katana, simbolo di vanto per uno come lui. La scritta "Inoh" sul fodero era ben visibile, si sarebbe aspettato una domanda sul significato della sigla, invece la domanda che fece il ragazzo dai lunghi capelli neri fu un'altra.

??? I samurai sono guerrieri assai onorevoli a quanto ne so, tuttavia è raro incontrarne uno. Piacere di conoscerti, il mio nome è Tatsumaru.

Si avvicino a Tatsumaru e stringedogli la mano disse con tono coridale:

Satsuki:Piacere, sì in effetti non siamo rimasti in molti, da quando esistono le Ninjutsu e altre mille tecniche, il nostro mestiere è andato scemando, ma vedi...io son legato indissolubilmente alle spade, la mia famiglia, Hasegawa, ha una tradizione di spadaccini molto antica, sono l'unico erede rimasto e a qualcuno tocca mandar avanti le tradizioni. Il mio legame è strettissimo...guarda i miei capelli...son color argento vivo, lo stesso colore che ha il metallo con cui vengono forgiate le migliori spade quando lo esponi alla luce...se te lo domandi...gli unici Samurai che conosco in vita sono mio nonno e tirò un sospiro per poi continuare mio padre...ovunque sia...

Dopo la breve presentazione Tatsumaru continuò dicendo:

Tatsumaru: "Deduco che anche tu sia diretto al campo base come noi, dopotutto con l'avvento di Watashi non è che ci sia molta scelta..."

Satsuki: Beh sì...anche se mio nonno non approva io parta per la guerra...vedi...nah lascia stare te lo dirò in un'altra occasione magari, meno ciance e partiamo dai, Watashi va eliminato se vogliamo rivedere il sole sui volti di tutte le persone, no? ahahahah

Tatsumaru sembrava preoccupato quando prima parlava di Watashi, notò un leggero aggravarsi della voce, guardava verso il basso e si toccava il petto...tutto questo sembro molto strano, magari era soggezione, o i genitori del giovane erano stati uccisi per colpa di quella divinità. Non voleva intruffolarsi troppo, con quelle parole e quella risata Satsuki cercava solo di far capire che la situazione era nelle loro mani e c'era poco di cui rattristarsi. Anche stare con l'umore a terra è un modo di indebolirsi e farsi trascinare dal fato, non avrebbe mai potuto sopportare se quei due Genin non avrebbero dato il meglio in battaglia e sarebbe toccato giocare il tutto per tutto allo spadaccino di konoha. I fardelli che si caricava sulle grosse spalle erano già abbastanza grossi di per sè, c'era davvero spazio per quello di molti altri? Questa missione magari sarebbe servita a trovare la risposta a tutto questo.

(Spero non siano troppo pesanti da portarsi dietro questi due, sono curioso di vedere che cosa sanno fare, chissà magari potrebbe essere solo l'inizio di una serie di avventure come trio...non sarebbe male a pensarci...nah sto fantasticando, meno chiacchiere e più azione)

Tatsumaru: Bhè, mettiamoci in marcia allora, anche perchè lo sguardo di quella kunoichi ha qualcosa di strano

Tatsumaru consigliò di partire, cosa che voleva fare anche Satsuki d'altronde.
La guardia aveva effetivamente uno strano sguardo rivolto verso quei Genin in partenza. Chissà perchè? che c'era di strano in qualche ninja che partiva per una missione?


Il gruppo si incamminò. Il tragitto era decisamente lungo. Satsuki non parlò durante il viaggio era immerso nei suoi pensieri. Ripensava ancora e ancora al dialogo avuto con il nonno Jin la sera prima la partenza per la missione.
Un po' come il suo esame Genin, quella di partire per una missione di livello C fu presa molto rapidamente e all'ultimo minuto. Ma il litigio casalingo avuto la sera prima, sarebbe rimasto impresso per tutta la durata della missione e oltre.

CITAZIONE
Jin: Cosa hai detto?!
Satsuki:Hai capito benissimo, partirò in guerra con degli altri ninja di Konoha, contro Watashi
Il vecchio si accanì contro il giovane, diede un pugno sul tavolo e disse molto nervosamente:
Jin: Chi ti ha parlato di Watashi, cosa ne sai di lui?...
Satsuki: ...non ne so nulla...so solo che è una minaccia per tutto il villaggio, è una fortuna che non sia ancora arrivato dentro il villaggio!
Il tono di Jin si fece più aggressivo. Diede un pugno in faccia a Satsuki, cadde dalla sedia, non fece troppo male al giovane, ma a livello simbolico fu un grave affronto.
Jin: Non sai neanche contro chi vorresti andare, pazzo! hai idea negli ultimi tempi di quanti ninja più valorosi di te siano morti? Watashi è un dio...è apparso nel villaggio delle cascate, ha creato il caos più totale, si sa poco di cosa stia accadendo ora, io so solo che crea follia. Molta gente al di fuori sta impazzendo presa da un possesso mentale. Creature e mostri dalle forme assurde stanno diffondendo questa nube oscura nel mondo, nessuno sta venendo risparmiato. Se l'umanità giungesse alla fine a causa di questo?

Lo stato mentale di Satsuki fu interrotto da Tatsumaru che per rompere il ghiaccio chiese molto cordialmente:

Tatsumaru: Parlami dei samurai, cosa ti ha spinto a perseguire il tuo nindo?

Una domanda che anche Satsuki si faceva spesso...

Satsuki: Samurai? io non ne conosco molti altri, non dove siano se ne esistono ancora come ti dicevo prima. Io non ho nemmeno idea di cosa possa rendermi un vero Samura, sono troppo giovane, guardami...i peli che mi crescono sul volto son ancora corti e bianchi e la pelle è liscia. Però se tu ora mi chiedi quale sia il mio nindo...beh...Ogni spada ha un anima, insieme formiamo un braccio lunghissimo e affilato, la punta di essa, segna il limite entro cui devo proteggere tutto ciò che mi è caro, la mia famiglia, i miei amici, i miei ideali, la mia patria, e la mia anima stessa...non son legato a nessun padrone come lo erano gli antichi Samurai, son padrone di me stesso...come se fossi un Samurai differente, ma la dedizione, la meditazione, l'allenamento e i sacrifici che stanno dietro, non differiscono in niente. Sono solo diverso, tutto qui.
Perchè voglia ripristinare questa casta? Ti sembrerà assurdo, ma io son convinto che le cose vecchie non debbano sparire a causa dell'innovazione, siamo delle persone bellissime, come lo sono i ninja, non è giusto che noi dobbiamo venir sottovalutati e discriminati...ne tanto meno considerati estinti...guardami negli occhi...ti sembra lo sguardo di un normale ninja? o vedi qualcosa di più? Tu che pensi?


Tutte queste parole fecero tornare in mente a Satsuki come si concluse la serata antecedente al viaggio...il litigo non si fermò a quel pugno dell'anziano Jin...

CITAZIONE
Satsuki: Tu non hai ancora capito cosa provi io eh? Hai idea del perchè io vada fuori? Voglio difendere il mio villaggio io proteggerò tutto ciò a cui tengo, o non mi chiamerò mai più Samurai. Voglio fare anche io la mia parte, non mi interessa di partire in guerra bendata sul come e sul perchè, mi basta sapere che quando tutto questo sarà finito io avrò fatto la mia parte per proteggere la mia gente. Non chiedo ne onore e ne rispetto da parte dei concittadini, è una mia scelta e come tale va rispettata. Tu mi hai reso così...le katane mi hanno reso così...mio padre...ovunque sia...ha fatto sì che io sia così...pensi che io rimarrò qui a vita in questo posto, sottostando ai tuoi ordini e le tue richieste? Hai cresciuto un giovane dai principi sani e forti...mio padre sarebbe commosso nel vedere il duro lavoro che hai fatto...lo rivedo nelle tue mani, ma lo rivedo pure nelle mie mani quando ho i calli da tutti i fendenti che ho dato nella mia vita. Guarda che mani robuste che ho ormai......
Satsuki diede un pugno al tavolo rompendolo in due...
Satsuki: che sia questa la differenza tra un pugno che ha già dato tutto per la vita degli altri come il tuo? hai fatto molto, ora lascia che siano gli altri a fare qualcosa per te...il mio fardello è pesante? non mi interessa, mi prenderò pure il tuo e faticherò il doppio, patirò la fame e la sete se necessario, ma lascia che sia io ora a fare ciò che tu per anni hai fatto. Te lo prometto, tornerò vivo e farò in modo che Watashi non arrivi dentro ai villaggi, quindi aiuterò gli altri ninja a combattere questo male e tu non potrai fermarmi.
Il vecchio Jin rise...tirò fuori del sakè e versandosene un po' in un bicchierino disse:
Jin: Tu assomigli troppo a tuo padre, fa quello che vuoi...maledetto...

Dopo ore e ore di viaggio eccoci arrivati. Il campo base.
Le enormi e alte recinzione formavano una fitta muraglia impenetrabile. Molte erano le vedette che si cambiavano il turno. Una guerra di sicuro ben organizzata. Tutti i villaggi erano uniti in quel campo per combattere qualcosa che andava oltre gli itneressi personali. Entrare non sarebbe stato di sicuro facile, chissà quanti controlli ci saranno stati, quest erano i pensieri che affliggevano Satsuki. Pensieri reali.
Appena arrivati all'entrata di quell'enorme portone subito le guardie percuisirono, bagagli e documenti dei Genin. Tutto in regola, entrarono dopo qualche minuto.


Dentro, l'accampento era davvero sorprendete, subito a colpire lo spadaccino fu la moltitudine di ninja di ogni villaggio, ognuno con propri ideali e convinzioni per trovarsi qua, esattamente come lui. Avrebbe tanto voluto sentire la storia di tutti quanti questi shinobi, ma non poteva, non c'era tempo.

(Wow...guarda quanti ninja...quanti stemmi, quanti coprifronte che vedo...non pensavo al di fuori di Konoha ci fosse un mondo così vasto...)

Gli accampenti erano divisi in tende per riposare, tende dove alloggiavano i medici, altre in cui risiedevano i Jonin, addirittura negozietti dove si vendevano armamenti e protezioni, a quanto pare gli affari in tempi di guerra non andavano declinando anzi, i modi per aumentare i propri guadagni c'erano eccome, la prova era sotto gli occhi del giovane Satsuki.

Incredibile come tutti fossero in moviemnto, non c'era mai un momento di quiete o di riposo, tutti erano impegnati a far qualcosa, andature celeri erano le uniche concesse a quanto pare. Gli unici immobili erano qualche ferito, anche se erano pochissimi visto che di ritrono dalle missioni a quanto pare pochi erano i ninja, questo Satsuki lo intuì da una bacheca che catturò subito la sua attenzione oltre a quella di Tatsumaru. Uno solo era il fogli con l'esito di una missione, a quanto pare un rapporto lievemente positivo. Questo infondeva un filo di sicurezza nell'animo dello spadaccino di Konoha. Anche se la morte di tre ninja di Kiri non era di certo una buona notizia, e questo scosse fortemetne l'animo del giovane, però sapere che un villaggio intero era salvo era di sicuro qualcosa di rasserenante ai fini dell'esito della guerra.


(Già tre morti? Questa guerra va fermata, non è giusto che la gente muoia per battersi contro il male, non meritano tutto questo, chi ha buone intenzioni nella vita merita di vivere. Non morirò, lo prometto a me stesso, spero che pure gli altri la pensino come me, anzi la penseranno sicuramente così!)

Ecco che dopo pochi altri passi all'interno del campo, un uomo grande e ben piazzato ci fa segno di seguirlo. Subito mi muovo per primo, come un magnete. Questo non tanto perchè provassi fiducia in lui a prima vista, ma il fatto che portasse delle spade mi fece sentire a casa. Sentivo che lui per me era qualcuno che io dovevo rispettare con tutto me stesso e chiamare sensi o capo o qualunque altro titolo di onoreficenza potessi dargli.
Non era una la spada, erano due, una dai-katana, un po' rovinata e seghettata, sporca di sangue, non molto simile a quella di Satsuki. La portava sulla schiena. Alla vita due foderi con altre due katane che sembrava non fossero state estratte per tutta la guerra.
Quanto forte sarà stato quest'uomo?
Un Jonin di Kiri, di sicuro tra i più forti. Barba ispida e bionda, come i capelli corti. sembrava un uomo che non aveva tempo per curarsi e pensare al fascino, uno di quegli uomini che la mattina si sveglia già sul campo di battaglia, dormendo a intervalli di pochi secondi in quanto sta all'erta. Un modello per Satsuki, nonstante il modo di fare molto burbero, anche se comprensibile vista la situazione di guerra.
Molte erano le placche che lo proteggevano, un'armatura di prima scelta, probabilmente per un ninja di prima scelta.


Tetsugi: Il mio nome è Tetsugi Nogato, ninja di Kiri. Mettiamo subito le cose in chiaro: sono parecchio incazzato che siate VOI gli unici disponibili per questa missione, dato che l'obiettivo è nel Paese dell'Acqua, e il fatto che siate tutti di Konoha aumenta la mia rabbia, quindi tacete quando parlo, parlate solo se interrogate o solo se ve lo permetto e la prima e la ultima cosa che deve uscire dalle vostre bocche dev'essere Signore, è tutto chiaro piccoli vermi?"

Quel modo di parlare, decisamente innervosì Satsuki che amava molto il suo villaggio, ma discutere con una persona del genere non era cosa che doveva fare. Anche perchè comprendeva la differenza di esperienza di vita e di forza, e rispettava questo divario. Sentiva ancora nel suo stomaco il pugno ricevuto dal jonin. Un dolore che fece capire il rispetto verso gli altri al giovane spadaccino di konoha.

Subito Satsuki rispose alla domanda dello shinobi di Kiri con un ben pronunciato e urlato:


Satsuki: Signore, tutto chiaro!

Invece Tatsumaru dopo aver detto "Signore" continuò dicendo:

Tatsumaru: Signorsì, signore! le porgo le mie condoglianze per i tre ninja caduti con onore, signore.

Satsuki lo trovò un gesto davvero nobile da parte sua, chissà come avrebbe reagito l'energico comandante dal villaggio di Kiri?

//Scusate se mi son dilungato molto, ma la prima ruolata per me sono come i preliminari, se li fai bene il resto è ancora più eccitante :ahsisi: :ahsisi: //
 
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^Shinodari^
view post Posted on 29/11/2012, 21:18




Connessione di fortuna .. perdonate eventuali errori ^^


Narrato
"Pensato"
"Parlato"



C'era un'eventualità che non aveva assolutamente preso in considerazione ed era il fatto che in quella loro avventura sarebbero stati accompagnati da un perfetto sconosciuto. Non che questo imprevisto potesse in qualche modo dare fastidio, semplicemente era un imprevisto.
Ad ogni modo lo sconosciuto si era presentato a loro in modo estremamente cordiale e, almeno per quanto la rigurdava, aveva fatto una buona impressione. Non si poteva certo dire altrettanto per Okojo. Il piccolo non gradì affatto l'approccio del giovane Satsuki. Resse il suo sguardo con aria di sfida e alle domande poste rispose con il suo solito tono impertinente, gli puntò contro la zampetta e disse:



Okojo: "Giovanotto, io non sembro un ermellino, io SONO un ermellino! E chiariamo subito un punto: io non puzzo, semmai odoro di battaglie vinte.
Carino .. puah ..!"



E scosse la testa in segno di diniego.
Lei cercò nuovamente di correre ai ripari e, visibilmente imbarazzata, aggiunse immediatamente:



"Ehm .. lui è Okojo, probabilmente ora che ti ho detto il suo nome ti ricorderai delle sue gesta eroiche, VERO che ti ricordi?"



Marcò la parola cercando di suggerire al nuovo venuto un comportamento adatto ad evitare assurde e inutili discussioni e in quello stesso istante ebbe l'impulso di strozzare l'essere che si portava sulle spalle. Ovviamente non lo fece.



"Ad ogni modo io sono Yukiko, lieta di conoscerti."



Esibì un sorriso amabile e mosse buffamente la mano a destra e a sinistra in segno di saluto con la speranza che quel gesto potesse in qualche modo riparare all'indisponenza di suo fratello.
Fu quasi liberatorio l'intervento di Tatsu ed il suo interloquire con il giovane shinobi rimosse momentaneamente il problema.

Rimuovere un problema non significa necessariamente pace e tranquillità, niente affatto.
La guardia alla quale si era rivolta, una giovane kunoichi, si mostrò indisponente e maleducata nei suoi confronti tanto quanto lo era stato Okojo con i compagni. Dapprima quel comportamento la offese e fu sul punto di farle ingoiare i suoi bei denti, ma poi pensò che non valeva affatto la pena prendersera per una questione tanto futile. Zittì Okojo che stava prendendo le sue difese e pensò che era del tutto probabile che quella ragazza fosse nel pieno del periodo di indisposizione mensile che rende le donne scostanti e isteriche, quindi le rivolse un gran sorriso ironico e le voltò le spalle.

Quando finalmente si infilarono tra gli alberi che circondavano il villaggio si rese conto che quel viaggio sarebbe stato decisamente problematico, così lasciò che i due ragazzi avanzassero di qualche metro davanti a lei per poter fare un discorsetto a quattr'occhi con Okojo, il quale nel frattempo si era messo in piedi sulle zampe posteriori sulla sommità del suo capo e scrutava attorno a sè molto attentamente.



"Mettiamo subito in chiaro una cosa: le vedi quelle due persone che camminano davanti? Ecco io dovrei convivere con loro per non so quanto tempo, anzi NOI dovremmo conviverci, quindi ti prego, cerca di essere un tantino diplomatico!"



Scosse la testa con impeto e l'ermellino perse l'equilibrio, per non cadere si attaccò saldamente ai suoi capelli e una grossa ciocca si strappò.



"Ahio!"



Okojo: "Questo è ciò che accade quando si fanno stupide richieste a Okojo, Kiko-chan."



Si massaggiò vigorosamente la pelle nel punto dello strappo per alleviare il dolore e non riuscì a non ridere di sè stessa. Il discorso serio appena iniziato finì miseramente in una sonora risata. Proseguendo il lungo cammino si ritrovò spesso a pensare che forse quello sarebbe stato l'ultimo momento di gioia, dopotutto stava andando in guerra e il suo destino era quanto mai incerto. Non disse nulla ai due compagni, ma sempre più frequentemente si avvicinò a Tatsu, ne sentiva il bisogno, bisogno di avvertire la sua presenza, di sondare le sue emozioni, e si affidò a lui per trovare la strada che conduceva al campo base.
Dopo parecchie ore e un paio di puzzolenti sigari di Okojo, arrivarono alla meta. Durante il viaggio si appassionò al discorso riguardante i samurai e il nindo di Satsuki avvertendo in lui un leggero turbamento.

Si aspettava di trovare qualche baracca e delle tende, invece si trovò di fronte un vero e proprio villaggio estremamente organizzato e anche ben sorvegliato. Vennero controllati con cura e solo dopo una minuziosa perquisizione venne dato loro il permesso di entrare.
Si fermò per un istante quasi intimorita da quel luogo a lei sconosciuto, affollato di gente sconosciuta e talmente attivo da farle girare la testa. Erano tutti così indaffarati che pareva una colonia di formiche, purtroppo però non tutte le formiche sembravano felici di essere in quel posto. Il suo sguardo venne attirato dalle armi, armi che pendevano dalle cintole, armi attaccate alle schiene, armi posate all'esterno delle tende, armi lucide e pulite, armi grondanti sangue o macchiate di un liquido scuro e dovunque odore di morte. Si percepiva nell'aria e si leggeva sui volti e negli occhi degli shinobi, dei medici in camice bianco e persino in quelli di chi non era propriamente un guerriero. Ciò che la colpì maggiormente fu la moltitudine di atteggiamenti e di stati d'animo. Alcuni erano palesemente avvezzi alla battaglia, lo sguardo indurito e forte di chi non teme la morte, altri avevano la spavalderia degli ingenui, altri ancora soffrivano molto ed esternavano la mestizia di chi ha perso un compagno o un amico, e così via. Ne rimase turbata e si scosse solo quando si accorse di aver perso Tatsu e Satsuki. Li cercò affannosamente con lo sguardo e li trovò intenti a leggere un avviso apposto in bacheca, li raggiunse e cercò di sbirciare oltre le loro spalle. Lesse velocemente e l'unica cosa che riuscì a varcare la confusione dei suoi sentimenti fu la consapevolezza che tre ninja di Kiri erano periti durante una missione. Chiuse gli occhi e afferrò il braccio dell'amico. In quel momento ebbe la certezza assoluta che la morte, della quale aveva percepito l'odore, camminava accanto a lei, a loro. L'essenza maligna di Watashi aveva mietuto altre vittime. Pensò che qualunque esito avesse avuto la guerra, i cimiteri si sarebbero comunque riempiti.
Deglutì la saliva faticosamente. Forse non era pronta per tutto questo, forse il suo astio verso l'Hokage l'aveva ingannata e la decisione presa sull'onda di quelle emozioni era sbagliata. Ma ora capiva fino in fondo le parole di Akane e intuiva tutto ciò che quelle parole nascondevano. Troppo tardi ormai, troppo tardi per pentirsi, troppo tardi per tornare indietro. Quindi, concluse, avrebbe continuato a perseguire lo scopo che si era prefissata e avrebbe dimostrato con i fatti che l'Hokage si sbagliava, che di lei, di loro, ci si poteva fidare. Era del tutto probabile che anche ora cercasse un appiglio, qualcosa che potesse sorreggere il suo animo in quella situazione di paura e grande disagio. Lo sapeva bene, ma avevano davvero tanta importanza le motivazioni?

Ancora attaccata al braccio di Tatsu ebbe modo di avvertire il suo spostamento, allora aprì gli occhi e vide un uomo che con un cenno diede loro indicazione di seguirlo. Quando si voltò il suo campo visivo venne nuovamente invaso dalle armi. Lame, tre lame di cui una sporca di sangue che faceva bella mostra di sè sull'enorme schiena e altre due, più piccole in foderi che pendevano dalla vita. Pensò che probabilmente il suo destino, in quella missione, fosse quello di convivere con le spade, del resto anche Satsuki era uno spadaccino.
Mentre camminava dietro all'uomo che li stava conducendo in un luogo periferico del campo, notò altri particolari. Intanto vide il grosso coprifronte di Kiri annodato al braccio destro, poi, osservando meglio, si accorse della quantità esagerata di cicatrici che lo decoravano; alcune erano diventate ormai un ricordo lontano, altre erano ancora violacee e decisamente più recenti. Ciò che la lasciò perplessa fu l'immobilità apparente dell'altro braccio, era forse stato ferito gravemente? Non ebbe tempo di formulare delle ipotesi. Quel braccio che pareva inutilizzabile si mosse repentinamente, uno scatto fulmineo in direzione della dai katana per poi tornare a pendere inerte lungo il fianco. Pareva avesse vita propria e questo le fece sorgere una domanda piuttosto estemporanea.



- Come accidenti fa ad allacciarsi il coprifronte sul braccio destro? -



Ad ogni modo seguì silenziosa il kiriano fino alla sua tenda, la quale recava un ennesimo emblema di Kiri di grandi dimensioni. Era fin troppo evidente che fosse pervaso da un sentimento nazionalistico esagerato e quando si giro per parlare con loro la cosa fu fin troppo evidente. Testsugi Nogato, questo era il suo nome, era decisamente razzista. Non che la cosa la stupisse particolarmente, dopotutto lui era di Kiri e loro di Konoha, inoltre a quanto pareva la missione si sarebbe svolta nel Paese dell'Acqua, insomma vi erano tutti i presupposti per essere odiati. Poi c'era la faccenda dei tre morti, che Tatsu stava ricordando e questo non poteva certo giovare all'umore dell'uomo. In verità anche l'aspetto era poco rassicurante, ma per lei questa era l'ultima delle preoccupazioni, aveva imparato a non fermarsi alle apparenze. Nemmeno essere definita un "piccolo verme" le smosse sentimenti negativi, forse, infondo, quel ninja le faceva un po' pena, la sua rabbia era sicuramente conseguenza di una vita triste. Cullata da questa convinzione lasciò che fossero i suoi compagni a rispondere per primi, poi con molta calma e senza urlare, disse:



"Signore, mi unisco alle condogliante del mio compagno e .."



E cosa?
Mosse la mano per grattarsi la nuca, un gesto che sempre faceva nei momenti di imbarazzo, ma di fatto grattò il fondoschiena di Okojo, il quale fortunatamente rimase impassibile.



".. e .. niente .. Signore .."



Divenne rossa come un pomodoro maturo, ma continuò stoicamente a fissare gli occhi verdi e crudeli del kiriano.

 
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view post Posted on 30/11/2012, 15:03
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*Tetsugi vi squadra dall'alto in basso. Nel suo sguardo, la collera omicida fuoriesce dalle sue iridi e dai suoi occhi iniettati di fuoco. Si avvicina a a Satsuki, lo prende per il collo e lo solleva da terra, sferrandogli un violento pugno sulla bocca dello stomaco*

"La prima e l'ULTIMA parola dovevano essere SIGNORE, sei sordo, moccioso?"



Colpo effettuato con forza ridotta, parato sulla tua DEF base e con assorbimento, fanno 17 danni


*Lascia cadere il giovane spadaccino, senza minimamente badare alle sue lamentele sul colpo ricevuto. Estrae una cartina del mondo ninja, sulla quale sono segnate molte indicazioni. Con un cenno della mano, fa sparire i segni sulla mappa, mentre un nuovo tracciato e una nuova destinazione vengono disegnate*





"Il percorso tracciato è stato fatto apposta dalla vostra intelligence per permettervi un viaggio sicuro e senza troppi rischi. Da Konoha, dovreste metterci 2 giorni fino al limite orientale. Li, troverete un'imbarcazione pronta a portarvi all'isola che vedete subito a destra. Ci vorrà un giorno per raggiungerla, non potete avanzare troppo velocemente, le forze di Watashi pattugliano il mare e dobbiamo far finta di essere semplici pescatori.Vi fermerete li per una settimana, dopodichè, ripartirete. la traversata che farete vi occuperà circa 12 giorni, sempre per le stesse ragioni. Le nostre squadre stanno creano scompiglio l^ intorno, il vostro percorso dovrebbe quindi essere sicuro, Watashi sarà distratto dalle azioni di guerriglia che stiamo perpetrando nel resto del Paese dell'Acqua. QUando giungerete all'isola indicata dalla X blu, sarete soli. In quell'isola vi è un villaggio ormai disabitato, era usato tempo addietro quando ancora Kiri era il Villaggio del Sangue come centro di addestramento dei migliori ninja che la nostra patria abbia mai creato. In seguito al cambiamento delle regole, il villaggio ha perso la sua funzione ed è stato man mano abbandonato. Adesso è completamente deserto..."

*Sembra che nelle sue parole vi sia malinconia mentre vi racconta ciò*

"Abbiamo tentanto di recuperare alcune armi rimaste lì da tempi immemori, ma abbiamo scoperto che non possiamo avvicinarci...e neppure Watashi. Il villaggio pare essere circondato da un globo di luce a malapena visibile che tiene lontano gli esseri troppo forti e assetati di sangue. Nessun jonin impegnato in guerra può avvicinarvisi. Abbiamo effettuato dei test. Il Villaggio è sicuro dall'attacco di Watashi e pare che ninja inesperti possano accedervi. Crediamo che sotto quel villaggio vi sia conservata una reliquia utile nella guerra contro Watashi. Il vostro compito, in quanto giovani mezzeseghe di Konoha dal cuore candido, è quello di investigare se le nostre supposizioni sono corrette. Dovrete SOLO, e ripeto, SOLO investigare. Riportate quante più informazioni possibili, non osate toccare NULLA. Se capite come far passare un ninja più esperto, marchiatevelo a fuoco nella memoria, non prendete appunti di nessun tipo, non sappiamo di chi poterci fidare, e riferite il tutto. Se davvero c'è qualcosa lì sotto, non sarà vostro compito prenderlo, è chiaro? Vi forniremo delle ricetrasmittenti e le provviste necessarie per il viaggio fino all'isola più a nord dell'arcipelago che circonda Kiri, dopodiché, dovrete arrangiarvi.
Una volta li, avrete 5 giorni per scoprire quanto più potete. Al termine, verremo a riprendervi. Se arriverete in ritardo, ce ne andremo, e non verremo più a recuperarvi e non manderemo nessuno. Quindi o riuscirete a tornare da soli, in quel caso, o per voi sarà la fine. La missione quindi deve svolgersi in 20 giorni, la puntualità sarà essenziale. Nessun errore sarà perdonato. Tutto chiaro?"


*Vi squadra nuovamente, dalla testa ai piedi, mentre il suo braccio sinistro continua i suoi spasmi verso la dai-katana*

 
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Tana_Per_Basch
view post Posted on 2/12/2012, 11:15




Dopo che tutti noi rispondemmo al ninja di kiri ebbe una reazione un po' strana, cominciò a guardarci con aria infuriata, gli occhi stavano per uscirgli dalle orbite, dale narici tirò una soffiata profonda di collera. Si avvicinò verso Satsuki e guardandolo dall'alto al basso dritto negli occhi non disse niente, era evidentemente arrabbiato. Di primo impatto il giovane non si accorse di un errore lieve ma a quanto pare molto importante, che aveva appena fatto, non aveva concluso la sua frase con la parola "Signore". La reazione del ninja di kiri, fu piuttosto esagerata, ma non c'era molto di cui biasimarlo, d'altronde esigeva rispetto e disciplina ben oltre la totalità in quanto era stato educato in una kiri del passato molto violenta, senza contare che alcuni dei suoi compagni di villaggio erano morti in missione, e lui come, probabilmente sia, comandante era un peso da gestire.
Lo spadaccin di Konoha ricevette un pugno all'apertura dello stomaco. Il dolore era intenso, gli ricordava molto quello subito all'esame genin, ma c'era qualcosa di diverso. Mentre quello del suo sensei era molto ben mirato per far male solo in quel punto e fatto per impartire una lezione al giovane abbastanza imprudente; questo invece era diverso. Questo pugno era solo carico di rabbia, non c'era altro dentro, solo forza muscolare e rabbia profonda.


Tetsugi: La prima e l'ULTIMA parola dovevano essere SIGNORE, sei sordo, moccioso?

Vita Satsuki: 41 - 17 = 24


Satsuki atterrito dal pugno e dal dolore lancinante, si rialzo pian piano un po' esitante. Poggio ben per terra il piede, con una mano si teneva la pancia, con l'altra si dava forza per rialzarsi. Appena in piedi replicò subito, con voce, in segno di rispetto verso Tetsugi:

Satsuki: Signore, no non sono sordo, ho capito signore!

Neanchè badò a quello che Satsuki disse, nel frattempo prese una mappa, dove c'era segnato qualcosa, subito fa sparire tutti i segni da quella mappa. Dopo aver pensato per qualche secondo si mette a disegnare un nuovo tracciato, ci impiega non più di dieci secondi ed ecco che passò la mappa a Tatsumaru, noi altri ci avvicinammo a lui per guardare cosa ci fosse scritto.

Era una mappa di tutti i paesi. Una linea rosso sangue partiva dal centro del villaggio di Konoha nel Paese del Fuoco, fino ai limiti orientali, in direzione Est-Sud-Est, poi la linea partiva verso il mare in direzione Est-Nord-Est, toccava le coste di un isoletta nelle vicinanze e arrivava a concludersi in una grande isola dove non c'era scritto alcun nome o simbolo, era nel Paese delle Acque.


(che dovremmo mai andare a fare in un paese del genere)

Satsuki guardò incuriosito la mappa, non riusciva a capire cosa ci potesse essere su quell'isola, non c'era un minimo simbolo che indicasse qualche villaggio, quindi forse era disabitata, che le forze di Watashi siano arrivate così lontano pure in posti sperduti nel nulla? Non era da escludersi.

Tetsugi:"Il percorso tracciato è stato fatto apposta dalla vostra intelligence per permettervi un viaggio sicuro e senza troppi rischi. Da Konoha, dovreste metterci 2 giorni fino al limite orientale. Li, troverete un'imbarcazione pronta a portarvi all'isola che vedete subito a destra. Ci vorrà un giorno per raggiungerla, non potete avanzare troppo velocemente, le forze di Watashi pattugliano il mare e dobbiamo far finta di essere semplici pescatori.Vi fermerete li per una settimana, dopodichè, ripartirete. la traversata che farete vi occuperà circa 12 giorni, sempre per le stesse ragioni. Le nostre squadre stanno creano scompiglio l^ intorno, il vostro percorso dovrebbe quindi essere sicuro, Watashi sarà distratto dalle azioni di guerriglia che stiamo perpetrando nel resto del Paese dell'Acqua. QUando giungerete all'isola indicata dalla X blu, sarete soli. In quell'isola vi è un villaggio ormai disabitato, era usato tempo addietro quando ancora Kiri era il Villaggio del Sangue come centro di addestramento dei migliori ninja che la nostra patria abbia mai creato. In seguito al cambiamento delle regole, il villaggio ha perso la sua funzione ed è stato man mano abbandonato. Adesso è completamente deserto..."

Tetsugi spiegò dettagliatamente le rotte del nostro del nostro, villaggio. Sapere che il percorso era, almeno in teoria, libero dalle forze di Watashi mi fece sentire un po' a mio agio. Alla fine non avevo mai incrociato una di queste creature e non saprei come avrei reagito di fronte all'ignoto. Chi non ha paura dell'ignoto d'altronde?

Tetsugi si interruppe, aveva un'aria strana, lo spadaccino non capiva il perchè, poi riprese spiegando in dettaglio cosa dovevamo andare a fare lì ?


Tetsugi: Abbiamo tentanto di recuperare alcune armi rimaste lì da tempi immemori, ma abbiamo scoperto che non possiamo avvicinarci...e neppure Watashi. Il villaggio pare essere circondato da un globo di luce a malapena visibile che tiene lontano gli esseri troppo forti e assetati di sangue. Nessun jonin impegnato in guerra può avvicinarvisi. Abbiamo effettuato dei test. Il Villaggio è sicuro dall'attacco di Watashi e pare che ninja inesperti possano accedervi. Crediamo che sotto quel villaggio vi sia conservata una reliquia utile nella guerra contro Watashi. Il vostro compito, in quanto giovani mezzeseghe di Konoha dal cuore candido, è quello di investigare se le nostre supposizioni sono corrette. Dovrete SOLO, e ripeto, SOLO investigare. Riportate quante più informazioni possibili, non osate toccare NULLA. Se capite come far passare un ninja più esperto, marchiatevelo a fuoco nella memoria, non prendete appunti di nessun tipo, non sappiamo di chi poterci fidare, e riferite il tutto. Se davvero c'è qualcosa lì sotto, non sarà vostro compito prenderlo, è chiaro? Vi forniremo delle ricetrasmittenti e le provviste necessarie per il viaggio fino all'isola più a nord dell'arcipelago che circonda Kiri, dopodiché, dovrete arrangiarvi.
Una volta li, avrete 5 giorni per scoprire quanto più potete. Al termine, verremo a riprendervi. Se arriverete in ritardo, ce ne andremo, e non verremo più a recuperarvi e non manderemo nessuno. Quindi o riuscirete a tornare da soli, in quel caso, o per voi sarà la fine. La missione quindi deve svolgersi in 20 giorni, la puntualità sarà essenziale. Nessun errore sarà perdonato. Tutto chiaro?


Satsuki: Signorsì, tutto chiaro signore!

Le parole del comandante furono molto dure, ma d'altronde questa è la guerra, ne Satsuki ne Tatsumaru ne Yukiko avrebbero avuto molto da ridire, erano ninja e avevano accettato il compito di entrare in guerra, questa era una pura e semplice opreazione di spionaggio, niente di più niente di meno. Satsuki era abbastanza nervoso all'idea di fare la sua prima missione in queste condizioni, ma chi poteva biasimarlo, appena qualcosa di nuovo gli capitava tra le mani si comportava sempre così, un po' di indecisione, ma dopo neanche una spinta era sempre pronto ad accogliere tutto. Quel campo base cominciava fargli venire penseri un po' tristi, non vedeva l'ora di andarsene.

Il comandante sembrava abbastanza teso, aveva qualche spasmo che lo portava a cercar di prendere la sua dai-katana. Se avesse tentato un attacco contro i giovani come dovrebbero comportarsi i tre Genin? Andare contro un comandante? aspettare che qualcuno che guardi nel campo lo fermi? Scappare? Difendersi per poi Scappare? Di sicuro come l'esperienza del giovane spadaccino di Konoha aveva insegnato era meglio non mettersi contro dei Jonin o gente di rango superiore, avevano chiaramente qualcosa che li rendeva più forti, anni di allenamento, missioni su missioni.

 
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°Tatsumaru°
view post Posted on 2/12/2012, 12:09




Narrato
*Pensato*
"Parlato"



Il colpo arrivò improvviso e inaspettato. Il lampo di furia negli occhi dell'energumeno, Satsuki che viene sollevato quasi fosse un fuscello, e il colpo tremendo allo stomaco, così forte che gli parve di sentirne le vibrazioni fin dentro il suo corpo. Una goccia di sudore freddo scivolò lungo la sua tempia, il corpo immobile, paralizzato nella posizione dell'attenti. Voltò lo sguardo, solo quello, verso il ragazzo, stringendo i denti per la rabbia e la paura. Che bisogno c'era di sferrargli quel pugno? Tetsugi era pericoloso, persino per i suoi alleati, il classico stereotipo del ninja di Kiri. Prima quell'incontro sarebbe terminato, più Tatsumaru si sarebbe sentito al sicuro. Fortunatamente, Satsuki si rialzò, riuscendo persino a rispondere allo spadaccino di Kiri, un gesto che fece sorridere Tatsumaru dentro di se, badando bene a non mostrare tale sorriso anche sul suo volto.

Il ninja di Kiri estrasse una mappa, poggiandola sul tavolo davanti a loro, e infine avvicinandola a lui. Con uno scatto, lo sguardo del Senju tornò a posarsi sull'uomo, e poi sulla mappa sotto di lui.

Tetsugi espose il briefing della missione, molto più lunga di quelle che aveva già intrapreso in precedenza. Ci sarebbero volute due settimane solo per raggiungere il luogo della missione, tuttavia in quel lasso di tempo, che a Tatsumaru parve tanto grande, avrebbe potuto prepararsi meglio, elaborare una strategia, e conoscere i suoi compagni. Yukiko la conosceva già abbastanza bene, mentre Satsuki era per lui uno sconosciuto. I ninja di un team dovrebbero conoscersi il più possibile, in modo da fidarsi l'uno dell'altro, ed elaborare una strategia vincente in base alle proprie capacità.

La loro sarebbe stata una missione di ricerca, una perlustrazione, e Tetsugi era stato molto chiaro su questo punto. Non avrebbero dovuto recuperare niente, sottrarre niente a quello strano villaggio. Dopo la dimostrazione di forza data dall'energumeno, Tatsumaru era più che mai convinto a seguire i suoi ordini, tuttavia la curiosità balenò nella sua mente. Il tono di voce assunto dall'uomo, nel momento di descrivere il villaggio, era cambiato, lasciando trasparire un'insolita malinconia. Probabilmente egli era molto legato a quel villaggio, forse vi era stato addestrato, e perciò vedere quel posto cadere in rovina urtava i suoi sentimenti. Ipotizzò che il non potervi più rimettere piede per via della barriera lo frustrasse, e comprese perchè fossero stati scelti proprio loro per la missione. Da quanto sapeva, Kiri era un villaggio sanguinario, anche dopo la riforma, e se quella barriera era in grado di fermare i ninja troppo potenti o sanguinari, degli innocenti Genin di Konoha erano la scelta migliore. Per questo Tetsugi era così adirato con loro: Ninja di una potenza straniera, e non lui, sarebbero entrati nel villaggio che conteneva segreti bellici che nessun occhio straniero avrebbe dovuto vedere. Era un motivo comprensibile, tuttavia Tatsumaru sperava che l'alleanza tra gli shinobi durasse ben oltre la minaccia di Watashi, e in quel caso non sarebbe più stato necessario alcun segreto.

"Signorsi signore!"



Rispose a Tetsugi, quando chiese se fosse tutto chiaro. Notò con disgusto il braccio deforme guizzare verso la sua schiena, per poi cadere nuovamente lungo il fianco. Un'ipotesi si formò tra i suoi pensieri, forse molto fantasiosa, ma comunque plausibile. Aveva letto che nel mondo ninja le kekkei genkai erano oggetto di trapianti e studi da parte delle potenze nemiche. Alcuni ninja si sottoponevano ad operazioni che alteravano il loro genoma, ma che comportavano alti rischi, tra cui menomazioni, e persino la morte. Data la forza di Tetsugi, e la sua reazione nel descrivere il villaggio dove "l'elite" di Kiri veniva addestrata, poteva intuire che per lui raggiungere il massimo delle capacità era motivo d'orgoglio. Per cui il suo braccio poteva essere frutto di un esperimento di miglioria genetica, andato bene o male, non sapeva dirlo. E forse, in quel villaggio così isolato non veniva solo addestrata l'elite... ma anche creata.

Erano solo congetture, e Tatsu se ne rendeva conto, tuttavia questi pensieri lo affascinavano, e in attesa di raggiungere quel luogo misterioso, poteva farne quante voleva.

Ritornando con la mente al briefing, la sua espressione divenne grave. Se avessero fallito, nessuno sarebbe venuto a prenderli, sarebbero stati soli. Un'eventualità a cui preferì non pensare, ma che tuttavia considerò, essendo il rischio maggiore che quella missione pareva offrire. Attese che Yukiko confermasse di aver capito, o eventualmente ponesse domande. Lui non ne aveva, sembrava tutto chiaro e semplice, ma allo stesso tempo sapeva che nulla va mai per il verso sperato.

La osservò, ruotando lievemente lo sguardo, e nell'immagine del suo viso, la preoccupazione gli palpitava in testa. Sperò di sbagliarsi, si disse che le difficoltà non potevano essere così insormontabili, e se da un lato Yukiko era per lui una persona da proteggere, era anche colei che gli dava la forza di lottare, e che in un certo senso lo proteggeva da se stesso.


 
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^Shinodari^
view post Posted on 3/12/2012, 11:42




Quegli occhi verdi e crudeli che stava fissando si mossero fulminei verso Satsuki e insieme a loro si mosse anche la mano che andò ad impattare con lo stomaco del poveretto che era stato sollevato a mezz'aria. Colpevole di non aver rispettato le formalità richieste dal kiriano, aveva ricevuto la sua punizione.
Rimase immobile, con la bocca socchiusa per l'inaspettata reazione e lo sguardo attonito che vagava in ogni direzione.



- Porc.. -



La saliva faticò nuovamente a oltrepassare la gola, ma continuava a giustificare quell'uomo.



- La sua vita deve proprio essere stata un inferno! -



Avrebbe voluto aiutare il compagno a rimettersi in piedi, ma a quel punto sarebbe stato un suicidio, quindi optò per la neutralità e si limitò a seguirlo con lo sguardo. Ad ogni modo egli dimostrò di essere un buon incassatore ed ebbe anche la forza di rispondere. La sua risposta però venne bellamente ignorata e lei ne approfittò per toccare la spalla del ragazzo in un gesto di conforto. Non lo conosceva affatto, tuttavia era pur sempre un compagno e questo bastò per spingerla a compiere quel gesto con il quale intendeva fargli sentire la sua presenza.

L'uomo intanto aveva dispiegato una mappa piena di segni e probabili indicazioni davanti a loro. In un lampo ogni scritta svanì, bastò un gesto della mano, e comparve un tracciato, unico e chiaro. Fu allora che venne illustrata loro la missione che li attendeva.
Okojo si sporse in avanti incuriosito e lei ne sentì tutto il peso gravare sul collo, ma non disse nulla, non era certo quello il momento di parlare, a meno di non essere masochisti.
Ascoltò attentamente e ripeté mentalmente ogni fase della missione.



- Due giorni e saremo sul mare .. mai stata tanto lontano da Konoha ..
Un giorno in barca .. mai stata nemmeno in barca .. e se soffro il mal di mare? ..
Dobbiamo far finta di essere pescatori .. puzza di pesce .. che schifo! ..
Una settimana a terra .. meno male ..
Cosa?! Altri dodici giorni sul mare! Speriamo davvero di non avere il mal di mare ..
Bene .. Watashi dovrebbe prestare poca attenzione alla barchetta dei pescatori ..
La X blu .. e siamo arrivati ..
Cerchiamo il villaggio .. Un centro di addestramento .. chissà quali segreti nasconde e noi, di Konoha, veniamo mandati là .. ecco un valido motivo per odiarci .. -



Percepì chiaramente una sorta di sentimento nostalgico, come se quell'uomo provasse un sincero attaccamento a ciò che evidentemente ormai non esisteva più. Pensò che forse aveva passato molto tempo in quel luogo, che fosse stato addestrato là e che parlarne aveva portato alla luce ricordi di gioventù.
Ad ogni modo continuò a parlare e lei ad immagazzinare informazioni.



- E' protetto per bene dunque .. nessuno può accedere ..
Mezzeseghe?! Ma che ..?! Mai stata insultata tanto in vita mia! .. Però ha ragione infondo .. Però gli serviamo ..
Ok, non dobbiamo toccare niente, ma cercare informazioni utili sul manufatto o quel che sia ..
Quindi dobbiamo anche cercare un modo per far passare gli altri ..
E va bene, ho capito che non dobbiamo toccare niente, non sono mica stupida! ..
Radio e provviste .. bene, cioè non troppo .. non ci danno nemmeno provviste a sufficienza .. mah! ..
Cinque giorni e poi siamo fregati .. occorre puntualità, assolutamente! .. -



Quando concluse non riuscì a fare a meno di pensare che stava per compiere un viaggio lunghissimo che l'avrebbe portata lontanissimo da casa e l'avrebbe esposta a grandissimi pericoli. Una missione piena di superlativi, una missione pericolosa e persino Okojo pareva agitarsi, provocando ulteriori dolori al suo povero collo. In effetti l'ermellino averebbe avuto il suo bel daffare a proteggerla, ma qualcosa di positivo pareva esserci: così lontano non avrebbe corso il rischio di incontrare Kai, forse.
Le sovvenne una domanda e non esitò a porla.



“Signore, la nave sarà governata da un equipaggio? Non mi risulta che tra noi ci siano marinai esperti, Signore.”



Probabilmente era una domanda stupida e a questo avevano sicuramente pensato, ma ritenne comunque fondamentale esserne sicuri e mentre chiedeva questo, un'altra domanda le sorse spontanea.



“Signore, un'altra cosa .. ci sono forme di vita sull'isola? Oltre il campo d'addestramento deserto intendo. Grazie Signore.”



Maggiori informazione avevano e più alta era la possibilità di riuscita.
Finalmente Okojo tornò a sistemarsi sulle spalle e il dolore al collo si affievolì fino a sparire. Ascoltò le risposte di Tetsugi e sperò vivamente che le sue domande non producessero l'effetto della risposta di Satsuki; tanto per non saper né leggere né scrivere – come si dice in questi casi – irrigidì i muscoli addominali e tenne sott'occhio quel braccio che andava cercando nervosamente la dai katana.

 
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view post Posted on 4/12/2012, 20:01
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"Vedo che tra voi signorine l'unica che ragiona è propria l'unica senza gli attributi! Certo che sarete accompagnati da un equipaggio, e dovrete sottostare agli ordini del capitano e aiutarlo nell'effettiva pesca per tutto il tempo del tragitto. Non sappiamo perché, ma Watashi sembra lasciar perdere le attività marittime...per ora. Inoltre, da quel che sappiamo, la presenza demoniaca di Watashi nell'isola è molto scarsa, qualsiasi cosa ci sia sotto al villaggio sembra funzionare come immensa calamità che respinge Watashi e chiunque si dimostri in grado di combattere il dio-demone"

*Risponde in tono misto tra lo seccato e l'eccitato per la battaglia*

"Adesso andate e non perdete altro tempo. La frequenza della radio per le vostre comunicazione sarà 752.8. Scattare!"

*In maniera sgarbata siete invitati a levarvi dai piedi. Vi viene affidato il materiale necessario, che comprendono scorte di cibo per voi e per parte dell'equipaggio che vi accompagnerà e le ricetrasmittenti.

Venite personalmente scortati nei pressi di Konoha dove trovate il tempo di salutare i vostri cari e dare il vostro addio, in caso le cose dovessero complicarsi. Ad accompagnarvi c'è Tetsugi in persona accompagnato da due ninja di Konoha col viso coperto da maschera ANBU.

A quanto pare, vi è stato dato perfino un giorno per concludere le ultime cose coi vostri cari. Pare che sia un segno di rispetto da parte di Tetsugi nei confronti del villaggio di Konoha, anche se il fatto di essere scortati ANCHE da due ANBU fa pensare che fosse le cose non siano proprio così...*



GDR OFF Allora, avete a disposizione la bellezza di due giri di post per fare quello che volete e salutare le persone care. Il giorno dopo e per i due giorni successivi, Tetsugi e i due ANBU vi accompagneranno vicino al punto di partenza. Fate post della lunghezza che volete, questa occasione è fatta apposta per sviluppare la vostra relazione. Ah, Basch, la botta fa in tempo a risanarsi ovviamente, nel senso che recuperi tranquillamente la vita. FInito il giro di post, posterò io che si parte. have fun GDR ON
 
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Tana_Per_Basch
view post Posted on 5/12/2012, 22:04




Ecco che subito Yukiko fece due domande non molto ovvie; fortuna vuole che qualcuno nel gruppo le chiese. Sarebbe stato molto imbarazzante non capire cosa fare e vivere tutto sul momento. Domanda o no probabilmente questo ce l'avrebbe comunque detto Tetsugi successivamente.
Tetsugi rispose:


Tetsugi: Vedo che tra voi signorine l'unica che ragiona è propria l'unica senza gli attributi!

(Perchè siamo passati dalla missione ai testicoli?)


Certo che sarete accompagnati da un equipaggio, e dovrete sottostare agli ordini del capitano e aiutarlo nell'effettiva pesca per tutto il tempo del tragitto. Non sappiamo perché, ma Watashi sembra lasciar perdere le attività marittime...per ora. Inoltre, da quel che sappiamo, la presenza demoniaca di Watashi nell'isola è molto scarsa, qualsiasi cosa ci sia sotto al villaggio sembra funzionare come immensa calamità che respinge Watashi e chiunque si dimostri in grado di combattere il dio-demone

La ragazza grazie alla sua domanda fece capire che per lo meno non eravamo abbandoanti a noi stesse, lasciando tutto il carico della missione sulle nostre mani. Yukiko diede un'ottima prima impressiona a Satsuki: da quando ha cercato di aiutarlo a relazionarsi con Okojo, a quando gli ha messo una mano sulla spalla per farlo sentire più a suo agio dopo il colpo impattato e ora che aveva fatto una domanda intelligente.
Lo spadaccino sentiva come se la ragazza volesse addossarsi troppo carico sulle spalle, sperando non sia così. Molte sono le scapole che si spezzano e molti sono i fardelli che cadono e si rompono quando le spalle non fanno abbastanza attrito.


Molto sgarbatamente il comandante di Kiri concluse molto violentemente:

Tetsugi:Adesso andate e non perdete altro tempo. La frequenza della radio per le vostre comunicazione sarà 752.8. Scattare!


Satsuki:Signorsì Signore! Disse Satsuki di nuovo con forza


(725.8, no aspetta...era... 752.8, sì, spero di ricordarmelo..)


Il comandante e i Genin si separarono momentaneamente, si divisero, ma si sarebbero reincontrati appena fuori dal campo per partire verso Konoha.
A quel punto Satsuki ne approfittò per sciogliere la tensione e si tenne lo stomaco comprimendolo per diminuire il dolore, cosa che non fece prima per non farlo notare al comandante, voleva tenere un po' di onore nonostante il colpo incassato.
Si avvicinò a Yukiko e mettendo una mano sulla spalla come lei fece disse:


Satsuki: Grazie...non serviva però...grazie

Concluse sorridendo.

Qualcosa turbò particolarmente Satsuki ripensando alle parole di Tetsugi. Il fatto di dover andare a Konoha per salutare i propri cari. Jin e lui avevano litigato il giorno prima di partire e non aveva alcun motivo per tornare a casa, era ancora piuttosto scocciato da come il nonno tenti in continuazione di tenerlo dentro una teca di cristallo protetto da tutto e tutti. Tornare lì era solo un fastidio per il giovane, quindi cosa fare? In un primo momento pensò di andarsene direttamente al confine orientale e aspettare lì per due giorni standosene nella natura, ma poi si accorse che l'idea era talmente stupida da esser risibile persino il solo pensare ad una azione così sconsiderata. La soluzione alla fine forse era solo tornare a casa e affrontare un altro litigio...beh al momento Satsuki non vedeva altre soluzioni possibili.

Ecco che prima di partire vennero date le scorte di viveri e l'equipaggiamento necessario. Il cibo non era moltissimo, razioni che sarebbero bastate a pelo per i giorni prestabiliti, poi chissà come se la sarebbero cavata con il cibo. Sperando che qualcuno non finisse per avere attacchi di cannibalismo anche se l'unico candidato era il capitano di Kiri, almeno secondo lo spadaccino di Konoha.

Satsuki non aveva mai visto una ricetrasmittente prima d'ora e non capiva bene come funzionasse. Cominciò a premere qualche tasto a caso e ad un certo punto si udì un rumore come qualcosa che gratta e ci parlò dentro. La voce non fu udita negli altri ricetrasmettitori e non capiva il perchè. Stava per chiedere a uno dei compagni che l'aveva già regolata come si sintonizzasse, fino a quando notando una rotellina laterale regolò fino a quando non fu sintonizzato su 752.8. A quel punto parlò e disse:


Satsuki: Prova, prova, funzionano sto affare?

Dopo aver caricato tutto quanto sul sacco che si portava nelle spalle, Satsuki e gli altri partirono verso il villaggio di Konoha.
Erano accompagnati non solo dal comandante ma pure da due uomini Anbu mascherati.
Quel viaggio in mezzo alla natura fu di nuovo privo di insidie e pericoli, fu un viaggio abbastanza tranquillo che permise a Satsuki di pensare a cosa dire al nonno. Alla fine forse era meglio risolverla per vie diplomatiche e fargli capire che non correva alcun pericolo.
Non aveva voglia di parlare con i compagni di missione in quel tragitto, era troppo preso nel fantasticare da sè.
Viaggio non lungo quanto l'andata, almeno così sembrava. Arrivate alle porte del villaggio qualcosa scosse Satsuki. Era il continuò ricordo che gli provocava la visione di quella porta e ripensare a come suo nonno avesse educato in maniera troppo restrittiva il giovane. Era il momento di mostrare a Jin che non era più un piccolo uccellino, era cresciuto, ed era in grado di volare pure più in alto del nonno e del padre se fosse stato necessario.
Guardò Tatsumaru e Yukiko prima di entrare e disse qualcosa che avrebbe dovuto dire prima:


Satsuki: Aspettate...compagni, c'è una cosa che vorrei chidervi prima di entrare...non è facile da dire, ma...in sintesi non posso tornarmene a casa, diciamo che ho problemi a stare a casa mia fino alla fine della missione, posso stare da uno di voi due...vi prego!

Non si aspettava una risposta scortese o negativa, cosa che non arrivò. L'idea fu ben accetata. Tatsumaru propose di andare nella sua casa sull'albero per dormire nella prima notte. Avrebbe preferito passare più tempo con loro, non era ancora ora di cena, aveva qualche ora per andare a farsi un giro per Konoha, possibilmente evitando i quartieri più frequentati da Jin.

Satsuki: grazie, mille. Vedrò di non tardare, spiegami meglio dove abiti tu.

Dopo essersi fatto dare le indicazioni e aver miracolosamente intuito nell'immediato dove abitasse Tatsumaru, pensò a come occupare quelle ore

(beh, visto che sono a Konoha potrei andarmene al parco e vedere se c'è qualcuno dei miei vecchi amici)

Passò per il parco che frequentava meno spesso con i suoi amici in quanto era lontano dal quartiere dove abitavano. In rari casi ci trovava gente. Quel giorno fu uno di quelli. Quando ormai il sole stava tramontando, incontrò solo un tra i suoi più vecchi amici d'infanzia, si chiamava Akimitsu Keichi. Basso e tozzo dai capelli corti marroni. Non era molto combattivo, però sosteneva sempre Satsuki quando combatteva, specialmente perchè in più occasioni è stato il ragazzo dai capelli d'argento a difenderlo dai bulletti. Provava rispetto e simpatia verso quello spadaccino e con lui Satsuki si faceva sempre una chiacchierata interessante. Avevano la stessa età, ma solo uno pensò di diventare ninja, l'altro scelse la vita tranquilla, come gli altri della sua compagnia di amici.

Akimitsu: Ciao Satsuki, cosa ci fai qui?
Satsuki: Niente di che, mi facevo una passeggiata.

In quel momento l'amico notò la spada e tra i due cominciò una lunga discussione riguardo quella spada: dove l'avesse presa, quanto l'avesse pagata, quanto fosse potente, se l'ha già usata per uccidere qualche malvivente.
La discussione progredì per un'ora fino a quando Satsuki vedendo la luna venire sù lentamente e dall'altro lato il sole scomparire decise di andarsene.
Ovviamente decise di non rivelare all'amico che era in missione disse però qualcosa ripensando al consiglio di Tetsugi, ovvero quello di salutare i nostri cari, anche se fino ad ora aveva pensato solo a "cari" come i parenti, si rese conto che invece tutti quelli che ha sempre voluto proteggere e con cui ha condiviso emozioni e segreti erano quelli da definire "cari".


Satsuki: Oi, non prenderla come una cosa spaventosa, ma...il giorno in cui morirò, fammi un favore, non piangere mi darebbe sui nervi. Tranquillo sto solo scherzando, piangi pure come una donnicciola se vorrai ahahah!

Non era forse il modo migliore per salutare un buon amico come Akimitsu, ma di sicuro avrebbe lasciato un buon ricordo, uno sorridente. L'altro rispose:

Akimitsu: Tranquillo di lacrime per te non ne vale la pena spenderle. Ahahahah!

Dopo qualche minuto arrivò finalmente a casa di Tatsumaru che, fortuna vuole, era non molto lontano da quel parco dove era andato a passare il tempo prima.
La fame cominciava a farsi sentire, ma non voleva mangiare la roba nella sacca, pensava che sarebbe servita solo durante la missione. I giorni da passare non facendo niente e l'unico svago era aspettare erano molti.

Nella periferia del villagio all'estremo opposto rispetto alla periferia dove stava Satsuki, ecco dov'era situata la casa. Passando vicino alle mura in pietra pensò subito che da dentro doveva essere ancora più bella quella casa. Arrivò ad un portone in legno situato giusto nel mezzo dividendo le mura in maniera simmetrica. Sopra c'era una tettoia in tegole per ripararsi dalla pioggia.
Entrato percorse un vialetto corto che portava dal giardino fino alla casa.
Saliti i pochi gradini in legno bussò alla porta scorrevole aspettando che qualcuno aprisse. Una volta aperto si tolse le scarpe all'esterno ed entro per presentarsi ai genitori del giovane Tatsumaru.


Satsuki: Piacere, il mio nome è Satsuki Hasegawa, sono uno spadaccino di Konoha, molto onorato di conoscervi

Concluse con un inchino

Alla fine ecco che tutti e tre si erano radunati nella casa sull'albero.
La sopra ritrovo Yukiko che a quanto pare era già lì da un po'. I due aspettavano solo Satsuki.

La serata sarebbe stata lunga. I tre decisero di passarla rilassandosi prima della missione vera e propria. Questa pausa di sicuro avrebbe unito il gruppo e reso la missione non solo più piacevole ma pure meno pesante sotto certi punti di vista.

La serata proseguì a suon di sproliloqui e domande solo con l'obiettivo di intrattenersi e farsi qualche risata oltre che conoscersi meglio. Satsuki era abbastanza curioso di sapere qualcosa di più dei due Genin, le domande che fece erano molte e ognuna posta una alla volta, non di seguito. Dopo la risposta ne poneva un'altra o aspettava che qualcuno facesse una domanda e rispondeva di seguito.


Le domande furono:

Satsuki: Da quant'è che vi conoscete voi, anzi come vi siete conosciuti? Sono curioso di sapere qualcosa della vostra infanzia, raccontate? Secondo voi vinceremo questa guerra? Vi siete mai chiesti perchè possiamo utilizzare elementi come fulmine o fuoco? Avete mai utilizzato in maniera buffa la tecnica della moltiplicazione?



gdr off// ci siamo accordati per MP sul da farsi per questi due post, giusto per renderli più interessanti, non è niente di tirato fuori dal mio cilindro a random // gdr on
 
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^Shinodari^
view post Posted on 6/12/2012, 17:44




Non appena ebbe la certezza che il suo stomaco era salvo, rilasciò i muscoli addominali e il viso contratto assunse nuovamente un'espressione naturale.



- E' andata .. fiuuuu .. -



Tetsugi rispose seccato, ma comunque lei vi lesse una sorta di complimento nei suoi confronti, o, per meglio dire, un'ennesimo tentativo di sminuire i suoi compagni. Ad ogni modo ora aveva più chiara nella mente la situazione e avrebbe voluto porre altre domande, ma l'uomo tagliò corto e li liquidò malamente. Non resistette alla tentazione di calarsi nella parte, un po' per gioco e un po' per ironia, quindi la sua risposta fu quanto mai formale.



“Signorsì! Agli ordini signore!”



Sorrise appena mentre gli voltava le spalle per uscire dalla tenda e quando fu di nuovo all'aria aperta tirò un lungo respiro di sollievo. Il povero Satsuki, che aveva retto stoicamente al dolore per il pugno subito, ora pareva risentirne appieno e lo vide sofferente mentre si massaggiava lo stomaco per poi ringraziarla per il gesto di conforto.



CITAZIONE

Satsuki: Grazie...non serviva però...grazie


Non disse nulla, ma gli regalò un sorriso comprensivo; Okojo invece volle intervenire.



Okojo: “Coraggio giovanotto, ricorda che tutto ciò che non uccide, tempra!”



Se fosse vero, pensò lei, io sarei più che temprata, visto i numerosi momenti in cui recentemente sono stata tanto vicina alla morte. Ovviamente si riferiva all'episodio di Kai e anche all'avventura all'Eremo e si rese conto che per essere una “mezzasega”, come l'aveva definita il kiriano, aveva già rischiato parecchio. E con lei Tatsu.



“Tatsu-chan, cosa ne pensi? Credi che saremo in grado di portare a termine la missione?”



Ascoltò la risposta dell'amico e l'eventuale parere di Satsuki, ma poi venne distratta dalla consegna di tutto il materiale che sarebbe servito loro per il viaggio. Come aveva detto Tetsugi il loro bagaglio comprendeva le scorte alimentari e vedendole pensò che avrebbero dovuto razionarle, magari implementandole con del cibo trovato lungo la strada, frutti o i pesci durante la traversata. La sua parte era riposta all'interno di uno zaino, il quale, essendo appunto uno zaino, doveva essere trasportato a spalle, ma si dava il caso che lei già stava trasportando Okojo e in più indossava la giacca pesante di Fukuizuna.



“Okojo-san, che ne diresti di usare un po' le tue preziose zampette?”



L'ermellino bofonchiò qualcosa e di malavoglia saltò giù dalle spalle per far posto al nuovo fardello. In quel momento ebbe un sussulto, dalla sua ricetrasmittente uscì la voce distorta di Satsuki, il quale stava facendo delle prove tecniche di trasmissione. Non era preparata a questo e in realtà non aveva nemmeno impostato la giusta frequenza, ma evidentemente la sua radio era stata già impostata precedentemente, oppure fu solo un caso.



“Uh?!
Si si, funziona ..”



Erano dunque pronti per partire, per tornare a Konoha e questa era una cosa imprevista, aveva lasciato il villaggio convinta di non farvi ritorno per lungo tempo, invece inaspettatamente il loro cammino sarebbe passato di là. La sua famiglia ne sarebbe stata felice, ma questo presupponeva un altro struggente addio e altre lacrime di sua madre. Non ci voleva proprio.
Questa volta non erano più solo in tre a viaggiare, ma con loro ci sarebbero stati il kiriano e, assoluta novità, due ANBU di Konoha. Alla vista degli uomini mascherati pensò alla soddisfazione che avrebbe provato Tatsu, il quale aveva una profonda ammirazione per quei ninja, ma poi il pensiero andò al suo Sensei.



- Fuyuki .. dove sei? -



In quel momento provò una forte nostalgia e lo sguardo si posò sul piccolo Okojo che rappresentava involontariamente il tramite tra maestro e allieva, l'unico legame possibile in caso di lontananza.



“Okojo-san, se vuoi salire di nuovo posso trasportarti ancora per un po'”



Senza dire una parola il piccolo ermellino riguadagnò immediatamente la posizione, visibilmente soddisfatto andò a sedersi direttamente sullo zaino. Il viaggio fu breve, o almeno lei lo percepì più breve rispetto all'andata, ma in fondo succedeva sempre così, non sapeva spiegarsi il motivo ma i ritorni erano sempre più veloci e poi si sentiva davvero al sicuro, aveva una scorta di lusso. Tetsugi era sicuramente molto forte e poi c'erano ben due ANBU. Giusto, a cosa era dovuta la presenza dei due? Ci pensò più volte e arrivò alla conclusione che non erano una scorta riservata a loro, ma bensì una sorta di controllori nei confronti del kiriano, dopotutto si trattava pur sempre di un uomo di Kiri che entrava a Konoha e, d'accordo che c'era un'alleanza, ma era stata siglata solo ed esclusivamente per combattere un nemico comune ed esterno. Ecco che ora i meccanismi che regolavano la politica estera dei paesi ninja apparivano chiari nella sua mente. A questo punto comprese fino in fondo quanto Tetsugi fosse adirato, infastidito e contrariato dal fatto che loro tre andassero in missione in una base segreta di Kiri. Persino una loro successiva eliminazione sarebbe stata plausibile. Rimase sconcertata da questo pensiero, ma riflettendoci non era del tutto fuori luogo, così decise di parlarne ai compagni non appena fosse stato possibile. Fortunatamente le sue elucubrazioni mentali vennero interrotte, prima che diventassero vere e proprie paranoie, da Satsuki.



CITAZIONE

Satsuki: Aspettate...compagni, c'è una cosa che vorrei chidervi prima di entrare...non è facile da dire, ma...in sintesi non posso tornarmene a casa, diciamo che ho problemi a stare a casa mia fino alla fine della missione, posso stare da uno di voi due...vi prego!


Guardò Tatsu e senza esitare disse:



“C'è la casa sull'albero .. potrebbe venire con noi. Io avevo pensato di passarci la notte, stare in casa con i miei mi sfinirebbe .. e non riuscirei a dormire. E poi ho bisogno di parlarvi.”



Lassù avrebbe potuto esternare i suoi dubbi senza timore di essere ascoltata dal kiriano o da chiunque altro.
Presero i dovuti accordi e poi si separarono.


La casa era stranamente silenziosa, l'unico rumore percettibile proveniva dal retro del giardino, dall'orto botanico di famiglia, e pareva un leggero picchiettare come per comprimere la terra nei vasi. Silenziosamente depositò lo zaino sulla veranda della sua camera e pregò Okojo di attenderla lì, poi furtivamente sbirciò dall'angolo della parete e vide la nonna intenta a rinvasare alcune magnifiche orchidee bianche. Sorrise, la nonna al lavoro le faceva sempre tenerezza e la faceva andare a ritroso nel tempo, quando la povera nonna doveva subire gli scherzi di Yukiko bambina terribile.



“Ciao nonna!”



L'anziana donna trasalì, ma quando la vide il suo volto segnato dalle rughe profonde divenne radioso. Le disse che i suoi genitori erano partiti poco prima per recarsi in visita da amici e che sarebbero rimasti da loro per la notte e poi naturalmente che non si aspettava di vederla tornare così presto. Lei le spiegò che era solo di passaggio, che sarebbe ripartita la mattina seguente, ovviamente non rivelò alcun particolare della missione. Passarono il resto del pomeriggio insieme e prepararono la cena che avrebbe portato nella casa sull'albero per lei, Tatsumaru e il nuovo compagno. Quel tempo passato con la nonna le permise di non pensare troppo al futuro e quando fu buio l'abbracciò forte in un ultimo addio. Un paio di lacrime velarono il suo sguardo, e pensare che temeva il pianto della madre ..
Prese lo zaino e fece un cenno ad Okojo, fu allora che sentì chiaramente che il peso dello zaino era stranamente aumentato. Aggrottò le sopracciglia e guardò la nonna, la quale, con un sorriso furbo, spiegò di aver implementato un po' le scorte di cibo. Allora le fece l'occhiolino e la lacrima che ancora non era scesa precipitò verso il basso a rigarle la guancia, poi sparì tra le ombre del giardino.


Arrivò per prima e come di consueto accese la candela. Non ce n'era bisogno, avevano un appuntamento e non doveva richiamare la sua attenzione, ma lo fece comunque, per abitudine. Sistemò sugli sgabelli diversi piatti colmi delle preparazioni cucinate da lei e dalla nonna e attese l'arrivo dei compagni.

Era la prima volta che un estraneo saliva alla casa, nessuno, nemmeno parenti e amici, avevano mai messo piede lassù e la cosa la rendeva un po' nervosa. Probabilmente Satsuki non si rendeva conto del privilegio, privilegio dovuto principalmente alla consapevolezza di un futuro incerto. Ad ogni modo, quando arrivò, si dimostrò essere una piacevole compagnia e fece domande alle quali lei rispose tra un boccone e l'altro.
Si mostrò curioso di conoscere i loro trascorsi comuni.



“Diciamo che ci conosciamo da sempre, vero Tatsu? Siamo vicini di casa e abbiamo passato la nostra infanzia insieme a giocare e, soprattutto lui, a subire i miei stupidi scherzi ..”



Ridacchiò al pensiero.



“Non che lui sia candido e puro .. ho subito anch'io spesso e volentieri!”



Allora volle sapere qualche aneddoto curioso.



“Racconta tu .. Tatsu racconta meglio di me ..”



Lasciò all'amico l'onere di narrare gli episodi che preferiva, del resto lui era davvero un ottimo cantastorie.
Poi i discorsi divennero più profondi e alla domanda sulla guerra il suo viso, ilare fino a poco prima, divenne cupo.



“Non lo so ..”



Avrebbe voluto dire che lei, loro, Watashi l'avevano visto, che erano due prescelti e che quell'incontro era stato quanto di più abominevole potesse esserci, ma non lo fece. Non era ancora il momento.



“Però dobbiamo provarci.”



Quello era il momento giusto per introdurre il discorso sulla missione e in particolare sui pensieri che l'avevano turbata durante il viaggio di ritorno.



“Sapete, ho pensato a una cosa e forse crederete che sia paranoica, ma credo che dovremmo prendere in considerazione anche questa eventualità.”



Si fermò un istante, giusto il tempo di creare un po' di curiosità e poi riprese abbassando il tono di voce, quasi sussurrando.



“Noi stiamo andando in una base segretissima di Kiri, noi di Konoha .. c'è una pace fittizia tra i nostri due paesi .. potenzialmente verremo a conoscenza di segreti inviolabili .. basta vedere come è stata protetta la base .. e se alla fine ci faranno sparire? Sarebbe plausibile, no?”



Attese le risposte dei compagni e subito dopo averle ascoltate successe qualcosa che allentò la tensione che si era venuta a creare a causa di quel discorso. Okojo, che si era addormentato, russò rumorosamente.



“Ma?! ..”



Non riuscì a non ridere di gusto. Questo bastò per riportare la conversazione su argomenti più leggeri.



CITAZIONE

Satsuki: Vi siete mai chiesti perchè possiamo utilizzare elementi come fulmine o fuoco? Avete mai utilizzato in maniera buffa la tecnica della moltiplicazione?


“Sinceramente .. no. La moltiplicazione? Veramente è una tecnica che non ho mai utilizzato, almeno fino ad ora. E tu?”



La nottata passò così, tra una chiacchiera e l'altra, tra argomenti seri e faceti e tra di loro si creò maggior affinità. Lei dal canto suo, trovò il nuovo compagno decisamente simpatico e fece una altro passo verso la fiducia reciproca, anche se ovviamente non poteva fidarsi ciecamente di lui come faceva con Tatsu.
Decise poi di seguire l'esempio di Okojo e riposarsi almeno un po', dopotutto avevano davanti due giorni di cammino faticoso e pericoloso verso est.

 
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°Tatsumaru°
view post Posted on 16/12/2012, 13:00




Narrato
*Pensato*
"Parlato"



Tatsumaru ascoltò le ulteriori spiegazioni date da Tetsugi, dettagli che pensava sarebbero stati rivelati in seguito, una volta raggiunta l'imbarcazione, ma che evidentemente sarebbero stati taciuti se non fosse stato per Yukiko. L'espressione del ragazzo si fece perplessa non appena apprese che avrebbero dovuto pescare. Non lo aveva mai fatto, ne da solo ne in compagnia di suo padre, il quale preferiva una passeggiata nella natura, piuttosto che aspettare un pesce che si facesse catturare. Sperò che i pescatori avessero pazienza, e fossero stati disposti ad insegnargli qualcosa, altrimenti sarebbe stata una difficile convivenza. Inoltre vi era il problema che lui non aveva mai visto il mare coi suoi occhi, nemmeno mai navigato, ma ciò lo preoccupava meno, forse perchè ignaro di quanto fastidioso potesse essere il malessere causato dalle onde. Se non altro, da ciò che si evinceva dalle parole dell'energumeno, avrebbero incontrato poca resistenza.

"Signorsi signore!"



Rispose, quasi all'unisono con Satsuki, irrigidendosi nella posizione dell'attenti. Fu un sollievo quando finalmente rimasero soli, liberi dalla presenza opprimente del poderoso uomo di Kiri, e solo allora Tatsu si concesse di abbandonare la sua posizione formale. Cercò lo sguardo di Yukiko, e notò Satsuki ringraziarla per il conforto ricevuto. Provò un insolito fastidio nel vedere il ragazzo poggiarle dolcemente la mano sulla spalla, quasi come se si sentisse toccato a sua volta in modo equivoco. La domanda dell'amica e la divertente risposta di Okojo spezzarono la sgradevole sensazione, ed egli ebbe modo di esprimere il suo parere sulla missione.

"A parole non sembra una cosa complicata, tuttavia sarebbe bene aspettarsi qualche imprevisto... è Watashi il nostro nemico..."



La stessa espressione mesta delle porte di Konoha tornò a visitare il suo volto. Avrebbe voluto aggiungere altro, ma il discorso venne interrotto dalla consegna dell'attrezzatura, e dei viveri necessari alla missione. Tatsumaru rigirò la ricetrasmittente tra le mani, studiando i pulsanti per capire come regolarla. Alla fine riuscì ad impostare la frequenza, e le indossò, per regolare la larghezza delle cuffie e la posizione del microfono. Tuttavia si dimenticò di regolare il volume, e quando Satsuki parlò nel suo trasmettitore, il suono prorompente della sua voce gli perforò i timpani. Abbassò il volume, temendo una seconda comunicazione.

"Si Satsuki... funziona... funziona tutto..."



Ripresosi dalle onde sonore, si caricò la sacca, ora divenuta più pesante, sulle spalle, e si preparò a partire. Non comprese la scelta di tornare al villaggio, credeva si sarebbero accampati al Campo Base, e che da li avrebbero proseguito la missione. Averlo saputo prima, avrebbe viaggiato più leggero all'andata, e non avrebbe salutato così solennemente i suoi genitori. Si consolò, pensando che se il primo addio era stato difficile, il secondo lo sarebbe stato meno. Ad accompagnare il gruppo sulla strada del ritorno vi erano anche due ANBU, che li seguivano a distanza molto ravvicinata, senza proferire parola. Al ragazzo tornarono in mente le ultime parole dell'Hokage, e subito lo colse la sensazione di essere osservato. Che il compito di quegli ANBU fosse di sorvegliare i due "cattivi bambini" che avevano perso la fiducia del loro generale? Probabile, ma l'imponente uomo che camminava alle loro spalle gli suggeriva un'altra motivazione molto più plausibile. Tetsugi era un ninja di una potenza straniera, all'apparenza non dei più deboli e di sicuro non dei più amichevoli. Se fosse stato nei panni dell'Hokage, anche lui avrebbe imposto una scorta per quell'individuo, tregua o no.

Voltandosi verso di loro, si soffermò sulle maschere pallide che celavano il loro volto. Sin dall'Accademia aveva provato un profondo rispetto ed era rimasto affascinato dalla figura dell'ANBU. L'elitè tra i ninja, dall'identità misteriosa, silenziosi custodi del villaggio, pronti a morire per preservare la libertà della loro nazione. Certo era un'idea molto romanzata, se ne rendeva conto, ciò non toglie che gli ANBU fossero davvero i migliori ninja al servizio di un Kage. Dalla prima volta che ne aveva visto uno coi suoi occhi nello studio dell'Hokage, era nato il desiderio di emulare quelle figure mitiche e misteriose.

Con amarezza constatò che era ben lungi dall'essere un ninja perfetto, e la ferita aperta nello studio dell'Hokage ricominciava a bruciare. Sarebbe mai stato in grado di prendere in mano la sua vita, le sue emozioni, e di diventare qualcosa di più che un debole ragazzino? Avrebbe mai messo radici, per crescere fino al cielo? Un albero cresce lentamente, ma un ragazzo ha troppa fretta di farlo. Perso in questi ed altri pensieri, non si accorse di essere ormai giunto alle porte di Konoha.

La voce di Satsuki richiamò la sua attenzione. La richiesta del compagno gli suonò insolita, e un pò si dispiacque per lui. Non sarebbero più tornati al villaggio per lungo tempo dopo quel giorno, e il fatto che non volesse tornare a casa per passare anche solo poche ore con la sua famiglia significava che la situazione era abbastanza grave. Yukiko si dimostrò favorevole, e suggerì di passare la notte nella casa sull'albero, una scelta che lasciò il Senju interdetto. Quel luogo aveva un profondo significato per loro due, un rifugio dove potersi incontrare e partire per nuove avventure, o raccontarsi le proprie. Le sue pareti erano pregne dei loro racconti e dei loro gesti, tuttavia Tatsumaru si lasciò convincere dalla determinazione dell'amica.

Varcate le porte, Tatsumaru spiegò allo spadaccino la strada per raggiungere casa sua, descrivendogli particolari che lo avrebbero aiutato ad orientarsi e a trovare subito l'abitazione. Confidava che ci sarebbe riuscito, dopotutto era un ninja come lui.

Tornato a casa, Tatsumaru potè leggere l'espressione sorpresa dei genitori sul loro volto. Non si aspettavano di rivederlo così presto, e la gioia fu grande tanto quanto il loro stupore. In seguito alle dovute spiegazioni, i due lo tempestarono di comande sul viaggio, sul suo compagno spadaccino, sul campo base, su Tetsugi, e ad ogni nuova informazione che trapelava dalle parole del ragazzo, mille altre domande gli venivano poste. Tatsumaru rispose volentieri a tutte, ascoltando gli aneddoti dei due ex ninja, che sembravano rivivere il loro passato da combattenti nelle parole del figlio. Il ragazzo accennò solamente alla loro missione, senza entrare troppo nei dettagli, benchè avesse voluto rivelare di più, per ricevere preziosi consigli. No, era la sua missione, una missione riservata, una missione che avrebbe compiuto con le sue sole forze, e quelle congiunte del suo team. Il soldato prevalse.

Il pomeriggio trascorse piacevolmente, e Tatsumaru quasi si dimenticò che il giorno dopo sarebbe dovuto nuovamente partire. Dopo aver gustato la squisita cena preparata dalla madre, attese l'arrivo di Satsuki, che non tardò a mostrarsi. Dopo le dovute presentazioni, i due raggiunsero la casa sull'albero, dove Yukiko li stava già aspettando.

Anche la serata si dimostrò all'altezza delle aspettative, e il clima disteso e amichevole scacciò i cattivi pensieri. Satsuki era curioso di apprendere di più sui suoi due nuovi compagni, per questo fu lui a porre la maggior parte delle domande. Dopotutto Tatsu e Yukiko si conoscevano da una vita, perciò era normale che l'attenzione dei due fosse diretta verso il nuovo arrivato. Nella loro esperienza, non capitava tutti i giorni di trovare un compagno che non volesse ucciderli.

CITAZIONE
“Diciamo che ci conosciamo da sempre, vero Tatsu? Siamo vicini di casa e abbiamo passato la nostra infanzia insieme a giocare e, soprattutto lui, a subire i miei stupidi scherzi .. Non che lui sia candido e puro .. ho subito anch'io spesso e volentieri!”

Tatsumaru, che aveva preso comodamente posizione sdraiato a terra, ridacchiò, alzando appena il capo per lanciare un dolcissimo sorriso all'amica. Quando si trattò di raccontare qualche aneddoto, Yukiko passò subito la patata bollente all'amico, che ne fu scherzosamente indispettito. Sollevandosi in posizione seduta, Tatsumaru osservò le pareti di legno che lo circondavano, trovando l'episodio perfetto da raccontare.

Narrò di come era sorto quel luogo, dell'albero eretto da suo padre e dei suoi vani tentativi di aiutare i giovani Tatsu e Yuki nella costruzione della casa. Quella volta, armati di chiodi, martello e svariate assi di legno, si arrampicarono faticosamente sulla cima dell'albero e, dopo aver inchiodato sommariamente quello che doveva essere il pavimento, Yukiko decise di collaudarlo saltandoci sopra. La sensazione del pavimento che si frantumava sotto i loro piedi era ancora vivida nella memoria del ragazzo, che lanciò una finta e divertita occhiata di rimprovero all'amica. Precipitarono entrambi procurandosi parecchie ammaccature, aggravate dal fatto che Yukiko cercò di curare le abrasioni dell'amico come “un vero medico”, facendo ovviamente più danno che bene. Alla fine, dopo i conseguenti rimproveri e visita all'ospedale del villaggio, i due, aiutati dai genitori di entrambi, completarono la casa sull'albero, il luogo dove si trovavano a parlare.

Tatsumaru provò grande gioia nel ricordare quegli avvenimenti, ma anche tanta nostalgia, rendendosi conto di quante cose erano cambiate da allora.

La serietà tornò a visitare il volto di Tatsumaru nell'udire la domanda riguardante la guerra. Non rispose, perchè non sapeva come farlo. Lui non sapeva, questa era la verità, e l'incertezza lo agitava. Ascoltò quanto gli altri ebbero da dire, chiudendosi in un cupo silenzio, fino a che Yukiko non espresse il suo parere sulla missione.

"Plausibile, si... inoltre potrebbero considerare di prendersi i nostri segreti... Un segreto di stato per un altro... Satsuki, se non lo avessi dedotto dal racconto e dalla presentazione dei miei genitori, Io appartengo al clan Senju, gli utilizzatori del Mokuton. Se ci hai fatto caso, non ti ho mai rivelato di essere un Senju fino ad ora, preferisco non fornire questo genere di informazioni ad estranei, anche se del mio stesso villaggio. Una kekkei genkai è paragonabile ad un segreto di stato, ed è compito di ogni ninja proteggere tale segreto. Tetsugi potrebbe strapparmi questo segreto se volesse... e quale momento migliore per farlo se non una missione che ci terrà lontani dai grandi villaggi?"



Insieme alle congetture fatte in precedenza, questi e altri pensieri si sommarono nella sua mente, tuttavia evitò di esprimere i suoi molteplici dubbi, per timore di fiaccare troppo morale della squadra. Ci pensò Okojo a spezzare la tensione, e anche Tatsu si concesse un sorriso, benchè la sua mente fosse ancora in parte intrappolata nei suoi pensieri.

La serata proseguì, tornando su temi più leggeri.

"Una volta, quando ero ancora all'accademia, ho usato la tecnica della moltiplicazione per sfuggire ad una punizione. Avevo lasciato una copia nella mia stanza, seduta al tavolo con un libro aperto davanti, mentre io ero sgattaiolato fuori dalla finestra. Ovviamente la copia si dissolse davanti agli occhi stupiti di mia madre non appena mi misi in strada... Forse non si aspettava usassi la moltiplicazione, ma di certo si aspettava che cercassi di fuggire... maledetti semi segnalatori"



Il Senju scoppiò a ridere, quella si che era stata una grossa delusione, ma almeno ci aveva provato. Durante la serata, Tatsumaru e Yukiko rigirarono le domande di Satsuki allo spadaccino, e in tal modo impararono a conoscersi. Tutto ciò non poteva che giovare allo spirito di squadra, essenziale in missione. Quando venne il momento, Tatsumaru seguì l'esempio degli altri, e trovando una posizione comoda sulla stuoia, si addormentò fissando ilo soffitto, e pensando a cosa li avrebbe aspettati il giorno seguente.


||Scusate il ritardo, da metà in poi si capisce che ho tirato per le corte.||
 
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Tana_Per_Basch
view post Posted on 19/12/2012, 15:49




gdr off// maledizione a me che tendo a procrastinare ogni cosa...// gdr on

La serata stava proseguendo bene. Si continuava a chiacchierare pacificamente, anche se qualcosa turbò Satsuki.
Ogni volta che Satsuki faceva una domanda e i due rispondevano molto gentilmente la riproponevano pure allo spadaccino.


Satsuki: Qualche aneddoto riguardo la mia infanzia eh?
Beh non c'è molto da dire, la mia storia la puoi rivedere pure guardando le mie braccia e le mie mani, come ben vedi sin da piccolo mi son sempre allenato con la spada. Pensa che "spada" fu pure la prima parola che dissi...a quattro anni circa, eh già, ero muto prima, poi quando ho scoperto la spada e ho cominciato ad allenarmi di nascosto son maturato ogni giorno sempre di più. Se prima mi allenavo da solo ogni notte all'oscuro di mio nonno, poi questo divenne un abituale modo per passare molto tempo con il vecchiaccio. Vivo da solo con mio nonno perchè...beh...è una lunga storia diciamo solo che i miei genitori sono scomparsi quando avevo due anni...da allora non li ho più visti..."

il volto si fece cupo, subito Satsuki si accorse che stava rendendo pure l'aria nella casa sull'albero tetra e concluse, ridendo:
"Però alla fine son comunque cresciuto bene, son sicuro che mio padre sarebbe orgoglioso di vedere quanto sia dedito alla spada, esattamente come ogni generazione di Hasegawa lo è sempre stato"
Quando parlò della guerra sembrava che qualcosa fosse cambiato nelle facce dei due genin, era qualcosa di strano: il loro sguard era perso e malinconico, sembrava volessero nascondere qualcosa. Satsuki non avrebbe voluto indagare troppo sul perchè ricevette delle risposte così strane.
Yukiko diceva di non sapere come sarebbe finita, inoltre ipotizzò pure una cosa che scosse un po' l'animo di Satsuki: l'idea di venir rapiti perchè entrati a conoscenza di importanti segreti del villaggio di Kiri, fece riflettere lo spadaccino.
Tatsumaru diede corda alla amica e aggiunse che era probabile che se Tetsugi avesse scoperto il segreto di Tatsumaru avrebbe cercato di impossessarsene. Parlò del suo clan di origine il Senju, clan di cui lo spadaccino sapeva ben poco se non per sentito dire e parlò di come fosse fondamentale per lui proteggere i segreti della sua kekkei genkai. Satsuki non capiva molto cosa volesse dire, ma se per Tatsumaru era una cosa importante da proteggere allora come compagno di missione lo spadaccino avrebbe fatto di tutto pur di proteggere tali segreti. Forse il suo istinto di protezione era poco fondato visto che alla fine questi ragazzi li conosceva da poco, se non fosse che Satsuki fa quello che ritiene giusto fare secondo lui.


Satsuki: La guerra invece secondo me finirà in maniera positiva, di sicuro sarà dura e molte persone moriranno, forse anche io, ma poco importa, in quanto Samurai una delle cose che mi ha insegnato mio nonno e di non temere la morte, detto dal proprio anziano maestro ha un certo peso, non trovate? Comunque non so voi, ma quando son passato in quel campo base, ho notato subito qualcosa di particolare, forse anche voi. La fretta. Facevano tutto molto in fretta, sembrava quasi che tutti volessero fare tutto e ogni cosa possibile per vincere questa guerra. Pensate davvero che una sola anima per quanto grande e possente sia, possa esser in grado di spazzare gli ideali di mille anime tanto ardenti?
Non credo proprio.


Proseguì parlando di un argomento leggero per riscaldare l'ambiente con qualche risata. Moltiplicazione per scopi curiosi, questa era la domanda. Yukiko rivelò che non ne aveva nemmeno fatto uso, invece Tatsumaru raccontò di quando per evitare una punizione mise un suo clone davanti ad una scrivania e di come sua madre lo scoprì quando la copia svanì davanti ai suoi occhi.
Satsuki rise e disse:


Satsuki: Io invece mi ricordo che un mio amico al parco qualche anno fa mi disse che voleva far esperienza sui miei capelli per diventare barbiere. I miei capelli folti e particolari erano un suolo molto raro da poter tastare per un paio di forbici. Alla fine tra mille rinunce decidemmo di usare come cavia una mia copia. L'esperimento non funzionò. Appena le forbici toccarono i capelli, la copia scomparve e così per le altre quattro successive.

La serata arrivò alla fine quando tutti quanti stremati per il viaggio del giorno si buttarono a terra, dentro un sacco a pelo, per dormire

La mattina dopo Satsuki fu il primo ad alzarsi. D'altronde lui era abituato a recuperare energie in poche ore di sonno. Ne bastavano sette che era fresco come una rosa.
L'alba illuminava i tetti delle case di Konoha in maniera così poetica. Non aveva mai avuto modo di vedere Konoha più in alto di camera di sua. Forse una volta all'accademia, ma mai all'alba.
Certo, non voleva andare a salutare suo nonno, però di sicuro prima di partire doveva salutare Konoha nella speranza di tornare.
Uscì dalla finestra per arrampicarsi fino alla cima dell'albero e da lì restando in equilibrio fece un inchino verso il sole che sorgeva.

A quel punto scese e notò che pure gli altri due si erano svegliati e dopo essersi messi d'accordo per l'orario cui dovevano incontrarsi alle porte di Konoha, Satsuki prese la sua strada, doveva andare a fare una cosa importante quella mattina.
Andò in un chiosco vicino al parco dove andava a far colazione. Lì aspettò per tutta la mattina una persona che doveva salutare. Di solito la incontrava sempre lì. Niente da fare non decise a farsi vedere.
Chi era questa persona? Nessuna in particolare, solo un'amica d'infanzia che voleva rivedere un'ultima volta prima della missione. Non era la prima volta che Satsuki andava in quel posto per aspettarla, ma lei categoricamente da due anni, non si faceva più vedere in giro. Il primo amore giovanile è sempre strano e fa impazzire tutti quanti. Lo spadaccino non accettava che lei da due anni si fosse trasferita altrove e categoricamente stava lì aspettando che passasse come faceva ogni volta che aveva un'problema o aveva voglia di sfogarsi. Questa era una patologia psicologica di cui soffriva Satsuki, che non riuscì mai ad affrontare.


(Prima o poi verrai all'appuntamento Megumi...)

Questa momento pensieroso-malato di Satsuki fu interrotta quando realizzò che era ora di andare alla porta del villaggio. Si allontanò dal chiosco e dal parco, andò in direzione Est.

Quelle porte erano molto simili a quella che ha segnato l'infanzia di Satsuki, ma questa procurava in lui una visione meno tetra. Era arrivato per primo. Si sedette a terra vicino ad una colonna. Sperando che tutti sarebbero arrivati ben presto.

gdr off// Scusate per il post scarno e vuoto, ma sto poco bene da ieri sera e quindi non riesco a pensare di meglio, perdonatemi// gdr on
 
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^Shinodari^
view post Posted on 20/12/2012, 23:46




Si era sdraiata accanto a Okojo con l'idea di riposare il più possibile, ma più si sforzava di prendere sonno, più si innervosiva perché tardava ad arrivare e più si innervosiva, più diventava difficile addormentarsi. Aveva gli occhi serrati in maniera innaturale e i denti stretti, appena ne prese coscienza tentò di rilassarsi, ma quando il suo pensiero si allontanava anche solo per un attimo da questo compito tornava ad irrigidire il viso. Insomma, difficilmente sarebbe uscita da questo cerchio infinito.
Il suo cervello si rifiutava di aiutarla e continuava a formulare pensieri tutt'altro che piacevoli.
Tatsu aveva ragione a dire che le kekkei genkai erano paragonabili a segreti di stato e lei era una Yamanaka, non aveva pensato a questo ma aveva capito di appartenere al gruppo di quelli che rischiavano di più, tanté che era arrivata, durante la conversazione, a proporre ai compagni di eliminare il suo corpo in caso di morte. Poi fortunatamente l'amico aveva raccontato l'episodio della copia studiosa di sé stesso, la tensione si era affievolita e lei aveva percepito tutta la gioia che pervadeva l'animo del ragazzo mentre narrava quella buffa storia.
In quella lunga serata passata insieme aveva anche imparato a conoscere meglio il nuovo compagno, Satsuki, e venne a conoscenza della mancanza dei suoi genitori. Pareva rassegnato all'idea che non ci fossero più, ma lei sapeva che in fondo al suo animo albergava ancora la tristezza della perdita e, le parve, anche la recondita determinazione a rivaleggiare con il padre, forse il desiderio di dimostrare il suo valore eguagliandolo o addirittura superandolo. Ad ogni modo ne apprezzò la determinazione, soprattutto quando parlò della guerra ed espose il suo punto di vista.



CITAZIONE

Satsuki: La guerra invece secondo me finirà in maniera positiva, di sicuro sarà dura e molte persone moriranno, forse anche io, ma poco importa, in quanto Samurai una delle cose che mi ha insegnato mio nonno e di non temere la morte, detto dal proprio anziano maestro ha un certo peso, non trovate? Comunque non so voi, ma quando son passato in quel campo base, ho notato subito qualcosa di particolare, forse anche voi. La fretta. Facevano tutto molto in fretta, sembrava quasi che tutti volessero fare tutto e ogni cosa possibile per vincere questa guerra. Pensate davvero che una sola anima per quanto grande e possente sia, possa esser in grado di spazzare gli ideali di mille anime tanto ardenti?
Non credo proprio.


“La pensavo come te riguardo alla morte, ma poi mi sono trovata così vicino da sentirne il fetore putrido e allora lo sprezzo del pericolo si è trasformato, l'idea romantica che avevo del sacrificio si è dissolta e adesso mi rimane solo la determinazione a sopravvivere e far sopravvivere le persone a me care.
Tu sei nato e cresciuto per essere un Samurai, un uomo che considera quasi sacra la guerra – a quanto mi è dato di capire - hai un diverso retaggio e il tuo maestro ti ha insegnato bene, almeno da questo punto punto di vista.

Hai ragione, anch'io ho percepito la fretta al campo, una gran fretta e un gran darsi da fare. Tutti quei ragazzi e ragazze e uomini e donne stanno dimostrando di avere grandi ideali, ma non credo che questo basti a vincere una guerra. Siamo di fronte a una grande minaccia, la peggiore che possiamo immaginare, credimi.
La sola cosa positiva che vedo in questa battaglia è il fatto che una minaccia tanto grande è riuscita da sola ad alleare paesi che prima si ignoravano o addirittura si odiavano, ma l'odio e l'indifferenza covano negli animi degli uomini e io mi auguro solo che non esplodano nel momento meno opportuno. Ammettendo che riusciremo a sconfiggere il male di Watashi, cosa ci garantisce che la lealtà mostrata in precedenza non si trasformi in un'occasione per un paese di prendere il potere sugli altri?
Non abbiamo certezze.”



Aveva concluso con un sorriso, un sorriso di speranza e di compiacimento per la dedizione mostrata da Satsuki.

Parole udite e dette, parole che ora tornavano nella sua mente a tormentarla, pervadevano i suoi pensieri e le impedivano di prender sonno, ma come sempre, nel momento in cui meno te lo aspetti, la stanchezza prevale sulla preoccupazione e si addormentò profondamente, un sonno senza sogni, almeno fino alla mattina.

Era sdraiata sull'erba verde e fresca di un grande prato, gli steli erano alti e dalla fossa che aveva creato col peso del suo corpo riusciva a distinguere solo il cielo azzurro e limpido. Qualche nuvola stirata dal vento passava veloce e spariva dietro l'orizzonte del suo sguardo, un piacevole diversivo alla fissità dell'unico colore, l'erba si muoveva ritmicamente al soffio della brezza leggera e i piumosi ed eterei fiori dell'Erioforo ondeggiavano intorno a lei. Via era la pace assoluta che solo la natura può offrire, si sentiva bene, cullata e accarezzata da quella sensazione. Giusto il tempo di veder passare un'ape al lavoro e la calma si interruppe. Il vento prese a soffiare con impeto e gli steli di Erioforo che la circondavano si piegarono su di lei coprendola come una morbida coperta, ne sentiva la lievità e percepiva il calore, ma quando le coprirono anche il viso ebbe come una sensazione di soffocamento e i fili setosi e sottili andarono a pizzicarle il naso. Avrebbe voluto muoversi, alzare una mano per scansarli dal naso, ma non riusciva, il suo corpo non rispondeva ai comandi. Tutto ciò che fece fu starnutire violentemente.



“Etchhhhù!”



Non era stato certo un dolce risveglio, ma ora capiva perfettamente il perché di quel sogno. Okojo, era evidente, non dormiva certo immobile e la sua zampetta pelosa era andata a finire sulla sua faccia, solleticandole il naso e provocando quella sensazione di soffocamento.



“Accidenti ..”



Il sole stava sorgendo in quel momento e sperò vivamente di non aver svegliato i compagni con quel suono estemporaneo. Si guardò attorno e vide Tatsumaru, se fosse stato sveglio gli avrebbe dato il buongiorno scusandosi per l'accaduto, non vide Satsuki e si chiese dove fosse sparito. La prima cosa che pensò fu che fosse uscito per un bisogno impellente e subito dopo sorrise per questo pensiero irriverente. Ovviamente anche Okojo si era svegliato e già l'aveva redarguita.



Okojo: “E che rumore! Un po' di creanza .. almeno la mattina ..”



“Ma non è colpa mia ..”



Okojo: “Si si .. Comunque buongiorno Kiko-chan e Maru-chan .. ehi, ma ne manca uno!”



“Che perspicacia ..”



Disse sorridendo mentre Okojo la imitava stiracchiandosi più come un gatto che come un ermellino.
Il ritorno di Satsuki venne accolto da una sequenza di saluti.



Okojo: “Buongiorno Tsuki-chan!”



“Buongiorno Satsuki, dormito bene? La casa non offre grandi comodità, ma tutto sommato non si sta male. Io e Tatsu ci siamo abituati.”




Il sole era già alto nel cielo quando raggiunse le porte di Konoha, aveva completato tutte le formalità, fatto colazione, salutato la nonna, preso lo zaino con le provviste aggiuntive e ora stava salutando per l'ennesima volta il nuovo compagno.



“E' da molto che aspetti? Scusa ma la nonna non mi lasciava più andar via ..”



Temeva di aver tardato troppo, ma comunque mancava ancora Tatsu all'appello e questo la fece sentire un po' meglio.
Quando arrivò erano di nuovo tutti insieme, una piccola compagnia allargata anche a Tetsugi e ai due ANBU silenziosi come ombre, e insieme ripartirono in direzione est, per raggiungere il mare.
La giornata parve non finire mai, non fece altro che camminare e camminare, con Okojo sulle spalle, senza Okojo, conversando, in silenzio, squadrando di sbieco il Kiriano, osservando gli ANBU e pensando a tutte le questioni che quella missione comportava, compreso il pericolo reale e presunto. Finalmente arrivò la sera e venne approntato un campo per passare la notte, era sfinita, non tanto fisicamente quanto psicologicamente. I lunghi viaggi portavano sempre a grandi riflessioni e immancabilmente a molte considerazioni. Si sarebbero fermati ai margini di una foresta, un luogo abbastanza riparato ma con la visuale libera sulla pianura che avrebbero dovuto percorrere il giorno seguente. Il capitano Tetsugi, così lo definiva ormai, decise di non accendere un fuoco per non attirare l'attenzione di eventuali nemici, così ben presto il buio circondò il piccolo accampamento di fortuna. C'era una domanda che le frullava nella testa da quando erano partiti da Konoha, ma non aveva ancora avuto il coraggio di farla. Era diretta al capitano e conoscendo ormai il suo pessimo carattere, temeva di scatenare di nuovo le sue ire, ma ora, approfittando del buio della notte che la rendeva più sicura, provò a formularla.



“Signore, avrei una domanda da farle. Ma lei ci accompagnerà fino all'isola? Almeno fino a quella nella quale sosteremo per una settimana? Non le nascondo che mi sentirei più sicura, Signore.”



L'ultima parte non era del tutto veritiera, ma compiacere le persone non guastava mai e soprattutto non costava niente, certo non lo faceva per conquistarne i favori.
Attese la risposta del Kiriano, sperando in cuor suo di non ricevere insulti o peggio e se non avesse risposto, non avrebbe di sicuro insistito. Quando fu il momento di posare la testa sul cuscino, metaforicamente parlando, andò a sistemarsi vicino a Tatsu, aveva di nuovo bisogno di sentirne la presenza fisica, di sentirsi protetta e lui era l'unico tra quelle persone di cui si fidava ciecamente. Quella notte non riposò affatto, il sonno fu talmente leggero che ogni minimo fruscio la faceva sussultare e, nonostante sapesse che i due ANBU stavano facendo la guardia, non riuscì a sentirsi al sicuro.
L'alba non arrivava mai e ogni volta che apriva gli occhi per guardarsi intorno sperava di vedere un bagliore anche esiguo di luce, ma dovette aprire e chiudere più e più volte le palpebre per essere finalmente soddisfatta. Il sole era ancora basso sull'orizzonte, una luce debole si insinuava tra i rami del loro nascondiglio notturno e rendeva tutto ovattato, silenzioso. Quello era il momento in cui gli animali notturni erano già spariti e quelli diurni non erano ancora in movimento, l'unico momento in cui il mondo appariva disabitato e di questo lei era affascinata.



“Tatsu ..”



Sussurrò lievemente per capire se era sveglio oppure no mentre lo cingeva con un braccio da dietro. Non poteva vederlo in viso ma attese il momento in cui si sarebbe svegliato e gli avrebbe chiesto come aveva passato la notte e se era pronto per la giornata che dovevano affrontare insieme, giornata che passò velocemente e senza grossi inconvenienti. Un'altro campo improvvisato li accolse quando il sole tramontò e un'altra notte insonne la condusse all'alba del terzo giorno di viaggio. Fecero colazione e radunarono le poche cose, erano di nuovo pronti per la partenza, non fosse altro che Okojo era praticamente sparito. Lo chiamò più volte cercando di non gridare troppo forte ma non ricevette alcuna risposta, allora incominciò a preoccuparsi seriamente.



“Scusate ..”



Disse ansiosa e imbarazzata.



“.. devo trovare Okojo, è importantissimo ..”



Sapeva perfettamente che questo imprevisto avrebbe mandato Tetsugi su tutte le furie e probabilmente avrebbe indispettito gli altri membri della spedizione, ma non poteva permettersi di lasciare indietro l'ermellino. Fuyuki l'aveva assegnato a lei per proteggerla da Kai e non poteva ignorare le raccomandazione del Sensei.
Si inoltrò nel bosco, cauta e il più possibile silenziosa, finché non percepì chiaramente una sensazione di appagamento, c'era qualcuno poco lontano che stava provando una grande soddisfazione. Annusò l'aria, un odore acre le stava solleticando le narici.



- Non può essere vero! -



E invece era assolutamente vero, assurdamente vero, incredibilmente vero. Alzò lo sguardo e lo vide comodamente adagiato su un ramo, le zampe posteriori a penzoloni e tra i denti uno di quei suoi dannati sigari.



Okojo: “Si Kiko-chan? Avevi bisogno di qualcosa?”



Rimase sbalordita, ma soprattutto arrabbiata. Arrabbiata con quella creatura che si credeva onnipotente e gli rivolse uno sguardo feroce.



“Se mi fai prendere un altro spavento del genere ti scuoio e mi faccio un paio di guanti in pelo!”



Okojo: “Uh uh! Quanta agitazione per nulla! So badare a me stesso e anche a tutti voi all'occorrenza.”



Le rispose con tono saccente mentre lanciava il mozzicone di sotto. Non poté far altro che spegnerlo con un piede e rassegnarsi per l'ennesima volta al carattere di suo Fratello.
Finalmente riuscirono a partire e corsero parecchio per recuperare il tempo perduto con quell'inconveniente evitabile. Ci fu un momento in cui venne affiancata da Satsuki, allora volle soddisfare una sua curiosità riguardo al discorso alla casa sull'albero.



“Vorrei farti una domanda .. Tu hai detto che i tuoi genitori sono scomparsi .. ma cosa intendi per 'scomparsi'?”



Era una domanda delicata da porre ad una persona appena conosciuta, ma pensò che avrebbe potuto benissimo ignorare la questione o liquidarla con due parole e lei avrebbe capito. Si fermarono per un pasto veloce e subito ripartirono di gran carriera, dovevano raggiungere la costa prima del calar della notte e non c'era tempo da perdere. A pomeriggio inoltrato l'aria cambiò, divenne umida e pregna di un odore che non riusciva a definire. Era l'odore del mare, ma lei non lo conosceva, non l'aveva mai sentito prima e quell'odore era portato dal vento che spirava verso di loro, oltretutto facendoli faticare nella corsa. Il cielo era sgombro da nubi e almeno fino a quel momento il tempo li aveva graziati, sperò vivamente che potessero essere favoriti in questo senso anche per i giorni a venire. Improvvisamente apparve la grande distesa blu d'acqua marina e allora si fermò. Ne rimase stupefatta, era la prima volta che vedeva tanta acqua tutta insieme e ne restò affascinata. E poi c'era il rumore delle onde, così diverso da ogni altro rumore che l'acqua produceva, così possente e così impetuoso, non era quello dei torrenti pietrosi e nemmeno quello dei grandi fiumi o delle polle risorgive, non quello della sua fontana, era nuovo, inaspettato.

Erano dunque giunti alla meta, il primo gradino di una faticosa salita, erano solo all'inizio e ancora non era successo nulla.



Non so se ho capito bene, ma credo che dovevamo descrivere tutto il viaggio fino al mare (Il giorno dopo e per i due giorni successivi, come indicato da Memphos). Se ho sbagliato chiedo scusa. Ad ogni modo dovevo postare per forza oggi perchè poi sarò assente o poco presente per le vacanze natalizie. ^^
 
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°Tatsumaru°
view post Posted on 29/12/2012, 18:26




Narrato
*Pensato*
"Parlato"



I minuti trascorsi prima di addormentarsi si riempirono delle parole di Satsuki. La speranza che nutriva a proposito della guerra era invidiabile, ma per quanto si sforzasse, Tatsumaru non riusciva a farla sua. Era stata forse la visione del terribile nemico, o le esperienze passate che lo avevano portato a confrontarsi con le sue debolezze, non lo sapeva, semplicemente sentiva di non poter sperare. Si girò su un fianco, fissando il vuoto. Da quando era diventato così? Da quando l'insicurezza aveva soffocato il suo lato giocoso e spensierato? Stava crescendo, di questo era consapevole, ma cosa voleva dire davvero crescere? Abbandonare la sicurezza degli affetti per accogliere i problemi della vita adulta, oppure c'era di più? Come poteva essere solo questo? Senza accorgersene scivolò in un sonno agitato, senza sogni, ma dove i pensieri pulsavano nella sua testa come mazze su grandi tamburi.

L'oscurità della stanza si rivelò un piacevole rifugio per il suo sguardo. Non sapeva quanto tempo avesse dormito, ma fu un sollievo potersi finalmente svegliare. Era ancora notte, e le stelle in cielo erano appena visibili tra le fronde appena fuori dalla piccola finestra. Doveva sgranchirsi le gambe, lasciare fluire i pensieri fuori dalla sua testa, come acqua in un contenitore forato. Stando attento a non svegliare i compagni, sgattaiolò fuori dalla casa sull'albero, balzando sul tetto di casa sua. Li stette in piedi, immobile, lasciando che l'aria notturna accarezzasse la sua pelle accaldata. Sentì i muscoli rilassarsi nella fresca carezza della notte, la tensione sparire, sotto lo sguardo materno della Luna. Alzò lo sguardo al cielo, in direzione della lattea sfera sopra di lui. Nei racconti, la Luna era sempre stata una presenza benigna, luce nell'oscurità della notte, e guida per chi in essa si perde. Se solo la Luna l'avesse aiutato a fuggire dalle ombre del dubbio... D'un tratto ricordò le parole di suo padre, pronunciate quando gli donò Kiku no Komichi, la sua spada. Con passi felpati scese la pendenza del tetto, fino ad incontrare la finestra della sua camera. Vi entrò, atterrando a piedi nudi sul morbido Tatami, e senza esitare afferrò la spada che teneva accanto al suo letto. Tornò sul tetto, e lentamente sguainò la katana, che sembrò raccogliere i raggi della luna, brillando di una gelida luce bianca. Tatsumaru percepì il suo chakra fluire in essa, quasi ne venisse attratto. Suo padre gli disse che dovunque fosse stato, qualora si fosse trovato nel dubbio e nell'incertezza, la spada lo avrebbe aiutato a trovare le risposte. Una volta che la lama fu completamente estratta, osservò la sua immagine riflessa nell'acciaio. Vide i lunghi capelli neri, sciolti a incorniciare un pallido viso, che sembrava anch'esso riflettere i raggi lunari. Due grandi occhi azzurri lo fissavano, colmi di incertezza, ma nella lucentezza del metallo percepì una scintilla mai vista prima. Quella fu la risposta che cercava. Rinfoderò la spada, il cui sibilo andò ad unirsi al canto degli uccelli notturni. Un lieve sorriso velò il suo volto, forse era una cosa stupida, ma in fondo la speranza appartiene agli stupidi. Con un balzo raggiunse nuovamente la casa sull'albero, e come ne era uscito rientrò, prendendo nuovamente posizione nel giaciglio, questa volta stringendo a se Kiku no Komichi. Nulla era cambiato, tuttavia si disse che c'era ancora spazio per cambiare, che forse sarebbe stata proprio quella missione a cambiarlo. La speranza appartiene agli stupidi.

Si svegliò al suono prorompente di uno starnuto, che lo strappò brutalmente alla serenità del sonno ritrovato. Senza sapere come, si trovò seduto sul giaciglio, la spada stretta tra le mani, ancora chiusa nel suo fodero. Quando finalmente realizzò cosa fosse successo, con voce impastata cercò di rispondere in qualche modo all'inatteso buongiorno.

" Buongiorno Yuki-chan... E buongiorno anche a te Okojo-san "



Di li a poco, anche Satsuki si fece la sua comparsa, e mentre il Senju si stiracchiava, i tre si misero d'accordo su dove incontrarsi una volta ultimati i saluti. Al pensiero di dover dire nuovamente addio ai suoi genitori, Tatsumaru provò un leggero fastidio, tuttavia si consolò pensando che essendo la seconda volta, forse sarebbe stato molto più semplice.

Fortunatamente non ci volle molto, tuttavia le raccomandazioni e i buoni consigli lo fecero tardare non poco nella sua tabella di marcia. Arrivato all'appuntamento, si lasciò alle spalle il villaggio insieme ai suoi compagni, gettando un'ultima occhiata alle possenti mura sicure che stavano per lasciare.

Il viaggio proseguì senza grossi intoppi, tranne uno, forse, come sempre dovuto ad Okojo e quella pasticciona di Yukiko. Nulla di grave tuttavia, e la compagnia proseguì spedita.

Quando si trovò di fronte l'immensa distesa blu, lo spettacolo gli mozzò il fiato. Il suo occhio poteva spaziare fino all'orizzonte, senza ostacoli, un'immensa pianura in movimento, che ruggiva e schiumava, quasi fosse una creatura vivente. Osservando per la prima volta il mare, provò un misto di fascino e timore, qualcosa che non sapeva esattamente spiegare. Percepiva l'onnipresenza dell'acqua, il suo elemento, e perciò sentiva come un influsso benefico nello stare in sua presenza. Tuttavia, lo spazio sterminato, senza alberi, rocce o qualunque punto di riferimento fisso lo lasciava spaesato, disarmato, come un viaggiatore che uscito da uno stretto canyon roccioso si trova al cospetto del mutevole deserto. Anche l'aria era diversa, per la prima volta provò sulla sua pelle la sensazione della salsedine, e il suo profumo onnipresente, un profumo così diverso da quello dei boschi e dell'erba. Si trovava in un terreno sconosciuto, dove avrebbe dovuto imparare muoversi velocemente, se non voleva attirare le attenzioni del nemico. Non si abbattè, il viaggio sarebbe durato parecchi giorni, avrebbe avuto ampio modo di ambientarsi.

Erano arrivati alla meta, la loro avventura stava per avere inizio.


Come potete notare, la qualità è altalenante, ma dato che vi ho fatto già attendere troppo, questo è il mio post, per quanto brutto sia. Mi scuso nuovamente, anche se so non servirà a molto, ma credetemi, più di così non potevo fare ^^
 
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91 replies since 24/11/2012, 16:55   1404 views
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