Narrato
*Pensato*
"Parlato"
Tatsumaru ascoltò le ulteriori spiegazioni date da Tetsugi, dettagli che pensava sarebbero stati rivelati in seguito, una volta raggiunta l'imbarcazione, ma che evidentemente sarebbero stati taciuti se non fosse stato per Yukiko. L'espressione del ragazzo si fece perplessa non appena apprese che avrebbero dovuto pescare. Non lo aveva mai fatto, ne da solo ne in compagnia di suo padre, il quale preferiva una passeggiata nella natura, piuttosto che aspettare un pesce che si facesse catturare. Sperò che i pescatori avessero pazienza, e fossero stati disposti ad insegnargli qualcosa, altrimenti sarebbe stata una difficile convivenza. Inoltre vi era il problema che lui non aveva mai visto il mare coi suoi occhi, nemmeno mai navigato, ma ciò lo preoccupava meno, forse perchè ignaro di quanto fastidioso potesse essere il malessere causato dalle onde. Se non altro, da ciò che si evinceva dalle parole dell'energumeno, avrebbero incontrato poca resistenza.
"Signorsi signore!"
Rispose, quasi all'unisono con Satsuki, irrigidendosi nella posizione dell'attenti. Fu un sollievo quando finalmente rimasero soli, liberi dalla presenza opprimente del poderoso uomo di Kiri, e solo allora Tatsu si concesse di abbandonare la sua posizione formale. Cercò lo sguardo di Yukiko, e notò Satsuki ringraziarla per il conforto ricevuto. Provò un insolito fastidio nel vedere il ragazzo poggiarle dolcemente la mano sulla spalla, quasi come se si sentisse toccato a sua volta in modo equivoco. La domanda dell'amica e la divertente risposta di Okojo spezzarono la sgradevole sensazione, ed egli ebbe modo di esprimere il suo parere sulla missione.
"A parole non sembra una cosa complicata, tuttavia sarebbe bene aspettarsi qualche imprevisto... è Watashi il nostro nemico..."
La stessa espressione mesta delle porte di Konoha tornò a visitare il suo volto. Avrebbe voluto aggiungere altro, ma il discorso venne interrotto dalla consegna dell'attrezzatura, e dei viveri necessari alla missione. Tatsumaru rigirò la ricetrasmittente tra le mani, studiando i pulsanti per capire come regolarla. Alla fine riuscì ad impostare la frequenza, e le indossò, per regolare la larghezza delle cuffie e la posizione del microfono. Tuttavia si dimenticò di regolare il volume, e quando Satsuki parlò nel suo trasmettitore, il suono prorompente della sua voce gli perforò i timpani. Abbassò il volume, temendo una seconda comunicazione.
"Si Satsuki... funziona... funziona tutto..."
Ripresosi dalle onde sonore, si caricò la sacca, ora divenuta più pesante, sulle spalle, e si preparò a partire. Non comprese la scelta di tornare al villaggio, credeva si sarebbero accampati al Campo Base, e che da li avrebbero proseguito la missione. Averlo saputo prima, avrebbe viaggiato più leggero all'andata, e non avrebbe salutato così solennemente i suoi genitori. Si consolò, pensando che se il primo addio era stato difficile, il secondo lo sarebbe stato meno. Ad accompagnare il gruppo sulla strada del ritorno vi erano anche due ANBU, che li seguivano a distanza molto ravvicinata, senza proferire parola. Al ragazzo tornarono in mente le ultime parole dell'Hokage, e subito lo colse la sensazione di essere osservato. Che il compito di quegli ANBU fosse di sorvegliare i due "cattivi bambini" che avevano perso la fiducia del loro generale? Probabile, ma l'imponente uomo che camminava alle loro spalle gli suggeriva un'altra motivazione molto più plausibile. Tetsugi era un ninja di una potenza straniera, all'apparenza non dei più deboli e di sicuro non dei più amichevoli. Se fosse stato nei panni dell'Hokage, anche lui avrebbe imposto una scorta per quell'individuo, tregua o no.
Voltandosi verso di loro, si soffermò sulle maschere pallide che celavano il loro volto. Sin dall'Accademia aveva provato un profondo rispetto ed era rimasto affascinato dalla figura dell'ANBU. L'elitè tra i ninja, dall'identità misteriosa, silenziosi custodi del villaggio, pronti a morire per preservare la libertà della loro nazione. Certo era un'idea molto romanzata, se ne rendeva conto, ciò non toglie che gli ANBU fossero davvero i migliori ninja al servizio di un Kage. Dalla prima volta che ne aveva visto uno coi suoi occhi nello studio dell'Hokage, era nato il desiderio di emulare quelle figure mitiche e misteriose.
Con amarezza constatò che era ben lungi dall'essere un ninja perfetto, e la ferita aperta nello studio dell'Hokage ricominciava a bruciare. Sarebbe mai stato in grado di prendere in mano la sua vita, le sue emozioni, e di diventare qualcosa di più che un debole ragazzino? Avrebbe mai messo radici, per crescere fino al cielo? Un albero cresce lentamente, ma un ragazzo ha troppa fretta di farlo. Perso in questi ed altri pensieri, non si accorse di essere ormai giunto alle porte di Konoha.
La voce di Satsuki richiamò la sua attenzione. La richiesta del compagno gli suonò insolita, e un pò si dispiacque per lui. Non sarebbero più tornati al villaggio per lungo tempo dopo quel giorno, e il fatto che non volesse tornare a casa per passare anche solo poche ore con la sua famiglia significava che la situazione era abbastanza grave. Yukiko si dimostrò favorevole, e suggerì di passare la notte nella casa sull'albero, una scelta che lasciò il Senju interdetto. Quel luogo aveva un profondo significato per loro due, un rifugio dove potersi incontrare e partire per nuove avventure, o raccontarsi le proprie. Le sue pareti erano pregne dei loro racconti e dei loro gesti, tuttavia Tatsumaru si lasciò convincere dalla determinazione dell'amica.
Varcate le porte, Tatsumaru spiegò allo spadaccino la strada per raggiungere casa sua, descrivendogli particolari che lo avrebbero aiutato ad orientarsi e a trovare subito l'abitazione. Confidava che ci sarebbe riuscito, dopotutto era un ninja come lui.
Tornato a casa, Tatsumaru potè leggere l'espressione sorpresa dei genitori sul loro volto. Non si aspettavano di rivederlo così presto, e la gioia fu grande tanto quanto il loro stupore. In seguito alle dovute spiegazioni, i due lo tempestarono di comande sul viaggio, sul suo compagno spadaccino, sul campo base, su Tetsugi, e ad ogni nuova informazione che trapelava dalle parole del ragazzo, mille altre domande gli venivano poste. Tatsumaru rispose volentieri a tutte, ascoltando gli aneddoti dei due ex ninja, che sembravano rivivere il loro passato da combattenti nelle parole del figlio. Il ragazzo accennò solamente alla loro missione, senza entrare troppo nei dettagli, benchè avesse voluto rivelare di più, per ricevere preziosi consigli. No, era la sua missione, una missione riservata, una missione che avrebbe compiuto con le sue sole forze, e quelle congiunte del suo team. Il soldato prevalse.
Il pomeriggio trascorse piacevolmente, e Tatsumaru quasi si dimenticò che il giorno dopo sarebbe dovuto nuovamente partire. Dopo aver gustato la squisita cena preparata dalla madre, attese l'arrivo di Satsuki, che non tardò a mostrarsi. Dopo le dovute presentazioni, i due raggiunsero la casa sull'albero, dove Yukiko li stava già aspettando.
Anche la serata si dimostrò all'altezza delle aspettative, e il clima disteso e amichevole scacciò i cattivi pensieri. Satsuki era curioso di apprendere di più sui suoi due nuovi compagni, per questo fu lui a porre la maggior parte delle domande. Dopotutto Tatsu e Yukiko si conoscevano da una vita, perciò era normale che l'attenzione dei due fosse diretta verso il nuovo arrivato. Nella loro esperienza, non capitava tutti i giorni di trovare un compagno che non volesse ucciderli.
CITAZIONE
“Diciamo che ci conosciamo da sempre, vero Tatsu? Siamo vicini di casa e abbiamo passato la nostra infanzia insieme a giocare e, soprattutto lui, a subire i miei stupidi scherzi .. Non che lui sia candido e puro .. ho subito anch'io spesso e volentieri!”
Tatsumaru, che aveva preso comodamente posizione sdraiato a terra, ridacchiò, alzando appena il capo per lanciare un dolcissimo sorriso all'amica. Quando si trattò di raccontare qualche aneddoto, Yukiko passò subito la patata bollente all'amico, che ne fu scherzosamente indispettito. Sollevandosi in posizione seduta, Tatsumaru osservò le pareti di legno che lo circondavano, trovando l'episodio perfetto da raccontare.
Narrò di come era sorto quel luogo, dell'albero eretto da suo padre e dei suoi vani tentativi di aiutare i giovani Tatsu e Yuki nella costruzione della casa. Quella volta, armati di chiodi, martello e svariate assi di legno, si arrampicarono faticosamente sulla cima dell'albero e, dopo aver inchiodato sommariamente quello che doveva essere il pavimento, Yukiko decise di collaudarlo saltandoci sopra. La sensazione del pavimento che si frantumava sotto i loro piedi era ancora vivida nella memoria del ragazzo, che lanciò una finta e divertita occhiata di rimprovero all'amica. Precipitarono entrambi procurandosi parecchie ammaccature, aggravate dal fatto che Yukiko cercò di curare le abrasioni dell'amico come “un vero medico”, facendo ovviamente più danno che bene. Alla fine, dopo i conseguenti rimproveri e visita all'ospedale del villaggio, i due, aiutati dai genitori di entrambi, completarono la casa sull'albero, il luogo dove si trovavano a parlare.
Tatsumaru provò grande gioia nel ricordare quegli avvenimenti, ma anche tanta nostalgia, rendendosi conto di quante cose erano cambiate da allora.
La serietà tornò a visitare il volto di Tatsumaru nell'udire la domanda riguardante la guerra. Non rispose, perchè non sapeva come farlo. Lui non sapeva, questa era la verità, e l'incertezza lo agitava. Ascoltò quanto gli altri ebbero da dire, chiudendosi in un cupo silenzio, fino a che Yukiko non espresse il suo parere sulla missione.
"Plausibile, si... inoltre potrebbero considerare di prendersi i nostri segreti... Un segreto di stato per un altro... Satsuki, se non lo avessi dedotto dal racconto e dalla presentazione dei miei genitori, Io appartengo al clan Senju, gli utilizzatori del Mokuton. Se ci hai fatto caso, non ti ho mai rivelato di essere un Senju fino ad ora, preferisco non fornire questo genere di informazioni ad estranei, anche se del mio stesso villaggio. Una kekkei genkai è paragonabile ad un segreto di stato, ed è compito di ogni ninja proteggere tale segreto. Tetsugi potrebbe strapparmi questo segreto se volesse... e quale momento migliore per farlo se non una missione che ci terrà lontani dai grandi villaggi?"
Insieme alle congetture fatte in precedenza, questi e altri pensieri si sommarono nella sua mente, tuttavia evitò di esprimere i suoi molteplici dubbi, per timore di fiaccare troppo morale della squadra. Ci pensò Okojo a spezzare la tensione, e anche Tatsu si concesse un sorriso, benchè la sua mente fosse ancora in parte intrappolata nei suoi pensieri.
La serata proseguì, tornando su temi più leggeri.
"Una volta, quando ero ancora all'accademia, ho usato la tecnica della moltiplicazione per sfuggire ad una punizione. Avevo lasciato una copia nella mia stanza, seduta al tavolo con un libro aperto davanti, mentre io ero sgattaiolato fuori dalla finestra. Ovviamente la copia si dissolse davanti agli occhi stupiti di mia madre non appena mi misi in strada... Forse non si aspettava usassi la moltiplicazione, ma di certo si aspettava che cercassi di fuggire... maledetti semi segnalatori"
Il Senju scoppiò a ridere, quella si che era stata una grossa delusione, ma almeno ci aveva provato. Durante la serata, Tatsumaru e Yukiko rigirarono le domande di Satsuki allo spadaccino, e in tal modo impararono a conoscersi. Tutto ciò non poteva che giovare allo spirito di squadra, essenziale in missione. Quando venne il momento, Tatsumaru seguì l'esempio degli altri, e trovando una posizione comoda sulla stuoia, si addormentò fissando ilo soffitto, e pensando a cosa li avrebbe aspettati il giorno seguente.
||Scusate il ritardo, da metà in poi si capisce che ho tirato per le corte.||