| Per la seconda volta, i due ragazzi si accinsero a raggiungere l’entrata del villaggio, ovviamente sorvegliata dal solito gruppo di guardie armate. Per Setsuna era tutta una nuova esperienza e, presto, avrebbe visto anche lei come era stato ridotto il villaggio. Tra tutti gli uomini si fece largo il capitano, che di sicuro si ricordava dei due genin, e che quindi non avrebbe perso tempo nel presentarsi o nel richiedere la stessa cosa da parte dei giovani shinobi; il suo atteggiamento era pacato, tranquillo, seppur turbato da una nota di tensione difficilmente percepibile ad una prima occhiata. Esattamente come la prima volta, non volle dilungarsi in parole inutili, era decisamente più interessato ai fatti; Kinji non volle rompere il silenzio, limitandosi a notare con grande delusione che le cose non si erano sistemate da quando avevano lasciato il piccolo villaggio, anzi, se possibile la situazione era addirittura peggiorata.
Non mi piace… sembra la stessa atmosfera che si percepiva durante la missione D, e neanche questa volta vedo abitanti, ne fuori tra le vie, ne dentro alle abitazioni. Ancora una volta, questo villaggio fantasma ha qualcosa che non quadra… che qualcuno porti sfortuna?
Mentre gli shinobi camminavano con un andamento piuttosto rapido, gli occhi d’ebano del più grande riuscirono a notare sparse qua e la per il villaggio, tante di quelle masse informi scure; negli anfratti più bui, negli angoli più nascosti, li dove difficilmente potevano essere avvistate.
Non sembrano essere pericolose visto che non accennano a far nulla. Non attaccano, non scappano… eppure sembrano avere una qualche forma di intelligenza seppur primordiale; non si sono materializzati senza criterio, ma hanno preferito farlo in zone più riparate… che abbiano uno scopo ben preciso? Oppure sono specchietti per le allodole che servono solo a distogliere l’attenzione dei cittadini da un pericolo ben più grande? Fortunatamente il gas violaceo li rende più facilmente individuabili, quindi per il momento non dovremo stare sull’attenti in caso di attacchi improvvisi… sempre se ne sono capaci.
Il gruppo si fece largo tra gli edifici di pregiabile fattura, finché non giunse alla familiare piazza principale, che non era mutata per nulla dall’ultima volta che i genin avevano fatto visita al palazzo del capo villaggio. Anche la struttura principale, che si faceva notare anche a distanza per via della sua maestosità e sfarzosità, non sembrava aver subito alcun attacco. Prima di entrare nella pagoda, come da regola, il capitano chiese ai giovani di consegnare tutte le proprie armi per poter proferire parola con il capo villaggio; Kinji fece un cenno col capo ai due compagni, consegnando per primo i propri attrezzi ninja, attendendo che poi anche loro, seppur magari con un certo rimpianto, facessero lo stesso.
Non riuscirò mai a capire per quale ragione in questo villaggio si ostinino ad adottare una regola così inutile dal nostro punto di vista: siamo shinobi, addestrati ad essere letali con o senza armi, chi più e chi meno… evidentemente non hanno una mentalità così aperta da potersi fidare di chi li ha tirati fuori dai guai già una volta in passato.
I tre varcarono assieme al convoglio di guardie le grandi porte che dividevano le desolate strade esterne, da quelli che erano i lussuosi corridoi interni dell’abitazione; vennero condotti fino ad una delle stanze principali, dove ad accoglierli trovarono nuovamente il capo villaggio dalla capigliatura grigiastra e dal fisico asciutto. Insomma, sembrava non essere cambiato nulla dalla loro prima visita: una minaccia sconosciuta, gli abitanti inesistenti o scomparsi dalla vista, un capitano taciturno e le sue guardie e per finire, un capo villaggio ignaro di cosa stesse accadendo.
Spero non diventi una routine…
L’anziano, esattamente come il capitano, non sembrò quasi accorgersi che non erano più solo in due stavolta, ma forse quell’atteggiamento poco curato nei loro confronti era dovuto alla preoccupazione riguardo a ciò che stava accadendo; con i soliti modi molto placidi e amichevoli, non esitò a mettere a loro agio gli shinobi della Foglia, procedendo poi dritto al sodo della questione. Poggiando tutto il peso del suo gracile quanto elegante fisico sul fido bastone, l’uomo chiese senza indugio se uno dei suoi interlocutori avesse provato ad interagire con le masse globiformi, ma tutti e tre si erano ben visti dal farlo prima di avere abbastanza informazioni a riguardo. Le prospettive erano pessime e la prudenza non si sarebbe rivelata mai troppa; magari prendere decisioni affrettate prima, non li avrebbe portati dinnanzi all’anziano per poter raccontare il loro vissuto. Esattamente come in passato, fu Kinji a prendere per primo la parola per il gruppo, selezionando il contenuto dei propri discorsi in modo da non sembrare troppo superficiale.
Kinji:: A dire il vero non ci siamo voluti accertare della pericolosità di questa minaccia volutamente. Speravamo che foste voi a darci più informazioni a riguardo, per agire con più prudenza.
Si interruppe per pochi istanti per poi riprendere
Kinji:: Di sicuro qualche abitante o qualche guardia avrà provato a interagire con i globi oscuri, altrimenti non avrebbero motivo di rimanere barricati in casa e camminare con cautela per le vie del villaggio… o forse i ricordi del fumo violaceo che fluttua attorno agli stessi, ha impedito ogni azione per paura?
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