Narrato
*Pensato*
"Parlato"
Il viso dello Hyuga assunse un’espressione sadicamente divertita, e ciò fece sudare freddo Tatsumaru, il quale era indeciso se essere spaventato o allibito. Una grossa goccia di sudore scivolò sulla tempia del ragazzo, il suo compagno era indecifrabile, e quel suo aspetto sinistro rendeva il Senju sospettoso sulle sue vere intenzioni. Forse era solo paranoico, effettivamente lo era diventato in parte dopo gli spiacevoli eventi dell’ultimo periodo. Kai lo aveva segnato più di quanto credesse, ma d’altro canto, chi non sarebbe rimasto segnato dopo aver sfiorato la morte?
Un’ulteriore dimostrazione di follia fece perdere definitivamente la pazienza al ragazzo. Ora Hiroki mostrava una faccia contrita, chissà per quale oscura turba psichica, e sembrava voler offrire sincere condoglianze a Tatsumaru. Condoglianze per cosa?
"Cos’hai che non funziona in quella testa?! Condoglianze per cosa?! Mi vuoi spiegare che ti passa per la mente?!"
Tatsumaru si voltò furioso in direzione del compagno, deciso ad esternare ciò che teneva dentro dal primo momento che lo aveva visto. Si bloccò, dietro di lui non c’era nessuno, e le parole si persero nel silenzio più assoluto. Nel mentre, una scossa di terremoto fece ondeggiare il terreno ai suoi piedi, ma il suono gli giunse quasi ovattato. Un lampo violaceo squarciò il cielo, focalizzando l’attenzione di Tatsumaru su di esso. Era a bocca aperta, mai aveva visto una cosa simile. Un gigantesco anello di energia viola sembrava espandersi da un epicentro imprecisato, oltre l’orizzonte, smuovendo l’aria e tuonando nel silenzio come un temporale. Le fronde si mossero a seguito del suo passaggio, sfrecciava veloce nel cielo, sopra la testa del ragazzo, continuando la sua espansione verso le montagne. Il Senju seguì il fenomeno con sguardo incredulo, ma ancora più incredulo rimase nell’osservare la raccapricciante figura sospesa a mezz’aria di fronte a lui.
Una donna, o almeno tale appariva, avvolta in vesti bianche dai ricami viola, che parevano stranamente vuote, da cui non usciva nessuna appendice, ne braccia, ne gambe. Solo il viso era visibile, un viso candido come la neve, ma più freddo di essa, un viso lucido e levigato, come una maschera di porcellana. Non poteva tuttavia trattarsi di una maschera, perché i tratti su essa impressi presero a muoversi, e quel viso parlò con voce solenne. Nuovo Mondo, Nuova Nascita, Unica Grande Divinità … Lo spirito annunciava la venuta di un Dio misericordioso, un Dio benevolo, che avrebbe soddisfatto i desideri di tredici prescelti. Benchè le parole dell’araldo di questo Nuovo Dio sembrassero incoraggianti, Tatsumaru ebbe come un presentimento, una sensazione sinistra, un brivido che lo scosse. La voce neutra di quella creatura, le sue parvenze, così spettrali in quella luce viola che aveva sostituito quella del sole. Non riusciva a gioire di tale notizia, era confuso, disorientato, e quel presentimento … Come era possibile che tutto ciò stesse accadendo? Da dove veniva quella figura? Chi era questo Grande Dio? La naturale propensione di Tatsumaru a cercare la risposta ad ogni quesito lo spinse oltre quell’apparizione, lui voleva conoscere, voleva sapere, ma ancora non se ne rendeva conto. Quella visione lo aveva colto impreparato, troppe erano le domande, e prima che potesse anche solo delinearne chiaramente una, la visione scomparve.
In un istante tutto tornò alla normalità. Nel cielo vi era solo il sole e il suo piacevole tepore. Alle sue spalle lo Hyuga.
"Ha… hai visto anche tu?"
Chiese come frastornato, essendosi improvvisamente scordato della rabbia che provava verso il compagno. Si fermò a riflettere, mettendo a fuoco il mondo che lo circondava. E se fosse stato l’unico a vederla? Cosa avrebbe pensato quel pazzo schizzato? Come avrebbe reagito? Tatsumaru giunse alla conclusione che sarebbe stato meglio non approfondire l’argomento, proseguendo invece nella loro missione
"Nulla, lascia stare … Proseguiamo, la meta non dovrebbe essere lontana."
Il ragazzo riprese il cammino a passo spedito, e ogni volta che i suoi piedi poggiavano sulla strada i suoi dubbi venivano dissipati, accantonati per momenti più consoni.
Dopo non molto i due giunsero in vista del villaggio. Davanti agli occhi del ragazzo si aprì un paesaggio bucolico in stile giapponese, un grazioso agglomerato di case antiche e alberi, lambito da un torrente, che con il suo scrosciare donava al tutto un suggestivo sottofondo naturale. L’attenzione del ragazzo venne attirata da una costruzione diversa dalle altre, che assomigliava per forma ad una barca rovesciata. L’unico abitante che riuscì a scorgere mentre si avvicinavano, fu u giovane, che correndo verso le case avvisava tutti dell’arrivo dei due ninja. Tatsumaru inspirò l’aria di quel luogo, e subito si sentì rinvigorito. La loro missione era sul punto di cominciare, ed un brivido di entusiasmo animò il passo del ragazzo.
||Scusate la scarsa qualità, avrei voluto fare di meglio ma il destino ultimamente mi è avverso ||