Che cosa aveva combinato per il resto del pomeriggio? Esattamente niente. Era veramente così monotona la sua vita? Per essere una ragazzina di appena tredici anni, prendeva troppo i panni della persona adulta, tanto che arrivava a comportarsi come una neo-mogliettina. Solo grazie alla missione dove era stata convocata, era riuscita in parte a staccarsi da quell'ambiente familiare, così legato alla tradizione casalinga, e a conoscere due nuovi amici, che le avevano ricordato cos'era divertirsi e collaborare. Essendo stata sempre chiusa li, in quella prigione verde, era stato difficile per lei integrarsi con altre persone, per non parlare del fastidioso balbettio che l'aveva sempre accompagnata, innervosendo persino Takeshi, il compagno di missione. Era proprio grazie a lui e al sunese, Hariken, che aveva approfittato del pomeriggio libero per informarsi meglio sui clan, un argomento che aveva lasciato correre per troppo tempo. La conoscenza era la migliore medicina per distruggere l'ignoranza e la titubanza, ecco di cosa aveva bisogno in quel momento. Era distesa sul letto pensierosa con la schiena appoggiata allo schienale, lasciandosi affascinare anche da un semplice muro, che come una calamita la chiamava verso se. In mano un libro aperto dalla copertina rossa, di manifattura abbastanza antica, che stava li a prendere aria, visto le numerose distrazioni della ragazza. Con il calare dell'oscurità il vento iniziò a farsi freddino, ormai le belle giornate erano solo un ricordo. A confortare la ragazza da quel silenzio struggente, c'era il campanello di vetro appeso fuori dalla finestra, un piccolo regalo che le aveva fatto la sua amica Mirai, della casata cadetta. Lo aveva preso ad una festa, uno dei pochi giorni che la residenza l'aveva lasciata libera, come piccolo pegno di amicizia. Chiaki lo guardò per qualche secondo ondeggiare verso l'interno della stanza, tornando a fissare tristemente il libro. L'unica cosa emozionante del giorno del suo compleanno era stato quel piccolo animale. Come poteva sentirsi se non triste e abbandonata? Ripensando al mustelide, le venne in mente il suo sguardo, l'espressione che le aveva rivolto quei pochi minuti in sua compagnia. Sembrava quasi che avesse capito le poche parole che le aveva rivolto della ragazza, ma come era possibile? Non poteva essere. Si, gli animali erano intelligenti, questo non l'aveva mai messo in dubbio ma quel furetto aveva qualcosa di differente, qualcosa nel suo sguardo che non sapeva spiegare a parole. Le ricordava quasi la personificazione di un essere umano, anche se era troppo vaga come idea.
Ma cosa vado a pensare... è impossibile! Ormai mi sto distraendo troppo, è un ora che sto sulla stessa frase
La piccola Hyuga chiuse il libro delicatamente, facendo svolazzare qualche residuo di polvere e appoggiando l'oggetto su un mobiletto vicino al letto a baldacchino. Sua madre era sempre stata molto appassionata di arredamenti pregiati e aveva curato tutta la casa nei minimi dettagli, per questo la sua dimora sembrava quasi una reggia, vista da occhi esterni, invece non aveva nulla di così prezioso visto che la maggior parte dei mobili erano stati realizzati da Hazuki e Takayoshi, che collaborarono in perfetta armonia. Si alzò delicatamente dal letto, per dirigersi verso la finestra e socchiuderla. La luna era già alta in cielo e sembrava quasi aspettare che la ragazza si affacciasse a guardarla, come faceva ogni sera prima di andare a letto. Non era ancora notte fonda ma già i riflessi perlacei, sembravano dare luce propria, alla camicia da notte bianca candida della Hyuga. La sfera luminosa e gli occhi di Chiaki si incontrarono per qualche secondo, poi un sussurrò uscì dalla morbida bocca della kunoichi.
- Buonanotte mamma, sorveglia papà da lassù dovunque si trovi in questo momento - disse la genin sorridendo.
Poi ritornò nel suo morbido giaciglio dove si sciolse i suoi lunghissimi capelli blu. Non le rimase facile addormentarsi, proprio come quando leggeva, ogni singolo pensiero diventava una catena di ragionamenti. Solo ad un certo punto, questi si trasformarono in una ninna nanna che la portarono la ragazza ad abbandonarsi al sonno più profondo.
Era abbracciata al suo cuscino, quando faticosamente aprì i suoi occhi chiari. Avvertiva in quel pezzo di stoffa un affetto che le mancava ormai da diverso tempo e non voleva minimamente mollare la presa. Sbatté le ciglia, prima di tornare a chiudere gli occhi per assaporare il torpore di quel momento. Davanti a lei aveva un'altra lunga e monotona giornata che avrebbe dovuto occupare il qualche modo, perché non godersi ancora un po' quei meritati minuti di riposo? Era quasi di nuovo tra le braccia di Morfeo quando le parve di avvertire uno scricchiolio dalle scale. Non si rese immediatamente conto, era convinta che si trattasse di tutto un sogno, finché quegli strani rumori non presero il suono di passi. Passi? Che fosse tornato suo padre? No, c'era qualcosa fuori dal comune. Per essere passi, erano molto più leggeri e il suono dei sandali sul legno era totalmente diverso rispetto a ciò che udiva, almeno questo era ciò che avvertiva la ragazza dalla sua stanza. La curiosità le stava divorando tutti gli organi interni, così non resistette più, stirò tutti i muscoli e scese dal comodissimo letto per aprire la porta scoprendo chi fosse entrato in casa sua. Con un cigolio, la kunoichi scostò l'unico accesso alla camera, guardandosi intorno confusa. Che fosse stata tutta un'illusione dovuta dal sonno? Prima di chiudersi di nuovo dentro, casualmente la ragazza guardò per terra e vide qualcosa che non si sarebbe mai aspettata. Il furetto che aveva incontrato durante la sua passeggiata nel bosco era li, davanti a lei, eretto sulle zampette posteriori e sembrava guardarla titubante. Ancora quella sensazione la pervase, come se avesse a che fare con qualcosa di più grande di lei.
Ma come ha fatto a trovare casa mia? Che mi abbia seguito? E poi gli animali non dovrebbero avere paura di noi essere umani? Che cosa strana...
I due si guardarono per alcuni secondi, Chiaki non sapeva che dire, era rimasta meravigliata da quella visione. Il mustelide indossava ancora il pezzo di stoffa che la ragazza si era strappata dal vestito. Che non si fosse riuscita a liberare dalle fasce oppure le aveva tenute volontariamente? Rimasero li in silenzio a fissarsi per numerosi secondi finché l'animale non decise di parlare. La Hyuga non riuscì a trattenere un espressione quasi scioccata. Se vedere il furetto li, davanti la sua camera, l'aveva già incuriosita parecchio, quando questo esordì con un "salve", la ragazza non sapeva più che pensare. Si stropicciò gli occhi ancora convinta che stesse sognando e senza farsi notare si diede anche un pizzicotto sul braccio.
Qualcosa mi dice che non sto sognando... ma come è possibile?
Non voleva risultare maleducata quindi, senza esprimersi fece una sorta di sorriso e mosse una manina in segno di saluto. Era ancora troppo allibita perché qualche parola potesse farsi spazio nella sua gola. Raggiunse il suo letto, come per cercare una protezione. Non che avesse paura, ma non sapeva proprio come spiegarsi una cosa del genere. L'animale non sembrò dare molto peso allo strano comportamento della genin, comportandosi nella maniera più naturale possibile. Senza farsi troppi scrupoli di trovarsi in casa altrui, il furetto raggiunse il letto di Chiaki posizionandosi di fianco alla kunoichi, proprio come suo pari. I due sembravo entrambi molto timidi con l'unica differenza che la ragazzina ancora non aveva aperto bocca e probabilmente quel suo atteggiamento, metteva ancora più a disagio l'animaletto che difficilmente riuscì a riprendere la parola.
- Volevo ringraziarti per ieri e... portarti in un posto speciale - disse il furetto gesticolando e finendo la frase nel modo più veloce possibile.
Quel modo di fare così timido le fece nascere una risatina, facendole scordare che stava parlando con un mustelide li nella sua camera. Le parve persino di vedere la bestiolina mentre si grattava la testolina goffamente con la zampina anteriore, forse agitata. Solo successivamente si soffermò sulla frase che aveva appena pronunciato.
Portarmi in un posto speciale e dove? E perché proprio me?
Voleva saperne di più e lo si leggeva palesemente dai suoi occhi che sembravano essersi illuminati di curiosità ma ancora non era riuscita a trovare la forza per sbloccare quel groppo in gola che le faceva fermare la voce. Così attese nella speranza che il furetto continuasse.
Edited by Karen91 - 26/7/2016, 19:34