Il Mattino della Montagna

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view post Posted on 21/1/2012, 20:46

The Pine

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*Nulla aveva interrotto le preghiere notturne di Shiroko e i primi raggi del mattino che filtrarono nel suo tempio le indicarono che era il tempo. Da sola, senza turbare i dormienti pargoli che la circonadavano nella sua sala, si denudò completamente, preparandosi quindi per la scalata. A carezzarle la pelle ci sarebbe stato solo un grosso cappotto di pelliccia, bianco e candido. Non una scarpa, non un guanto, solo quello. Scivolò fuori dalla sua stanza fino ad arrivare al giardino... Quindi aspettò, nella preghiera, l'ora adatta per fare il suo richiamo.*

- La mattina è sorta, Fratelli!

*Strillò con la sua bella voce, ora non doveva fare altro che attenderli lì a radunarsi. Ognuno di loro aveva avuto nelle proprie stanze il vestiario adatto per quel giorno. Cappotti di pelliccia uguali in tutto e per tutto a quello di Shiroko, per ripararsi dal freddo della salita che li attendeva. Quando tutti furono di fronte alla Monaca, essa li accolse con un bel sorriso di buongiorno. Sapeva che non tutti avrebbero accettato quello che stava per succedere, infatti non tutti si vestirono del manto che li rendeva, anche solo per poco, tutti uguali. In ogni caso, il discorso che stava per intonare era indirizzato ad ognuno di loro.*

- Non tutti vorranno salire sulla Montagna o entrare nel tempio, ma non preoccupatevi, Fratelli... Non dovete sentirvi in torto con Kumo e i suoi figli. Gli Dei vi benediranno in ogni caso, rendendo le vostre armi più forti e i vostri scudi più solidi. Per chi sta per seguirmi, vi attenderà un viaggio lungo su strade private per me, verso il Tempio delle Armi. Come vi ho detto, solo quest'ultime sono accettate nel tempio... Niente pozioni, niente strumenti, niente vestiti. Beh... Chi vuole, iniziamo la scalata. Seguitemi, Fratelli miei.

*E dunque, iniziò ad incamminarsi. Piedi nudi nell'erba e solo il cappotto a proteggerla. Sarebbe stata una lunga camminata... Ma era una camminata nella Sacralità di Kumo.*


Gdr Off/ Chi non posta lo considero che rimane qui, 'kay? Potete salire anche se non vi denudate, rimanete fuori dal tempio. /Gdr On
 
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Bardiel92
view post Posted on 22/1/2012, 13:29




*Fino a pochi istanti prima, un caldo tepore lo aveva avvolto, facendo riposare le sue stanche membra, rilassare la sua mente, calmare il suo animo. La stanchezza, i brividi, le visioni, ogni cosa era svanita, lasciando la sua mente lucida, i suoi pensieri chiari, i suoi muscoli riposati. Ma, da diversi istanti, un gelo pungente, penetrante, gli sfiorava la pelle, facendolo rabbrividire visibilmente. Era immobile lungo il corridoio, come la notte precedente, lo sguardo ancora fisso sulle sagome dei monti, che, nella splendida luce mattutina, si stagliavano in tutta la loro possenza. Gli occhi si mossero, lenti, seguendo le linee frastagliate, gli speroni e i crepacci, fermandosi talvolta ad osservare l'argenteo scintillio di un fiume, che non appariva più che una sottile linea da quella distanza. Fece salire lo sguardo, incrociando per qualche secondo il disco luminoso del sole e passando poi da una nuvola all'altra, seguendo il loro lento, continuo movimento nel cielo. Era una splendida giornata, in cui l'azzurro era interrotto solamente, qua e là, da alcuni ciuffi bianchi, candidi come mai prima d'allora.

Un naturale sorriso sorse sul viso di Ryushi, mentre anche la Samehada, per una, rara volta, fremeva rilassata. Una folata di vento improvvisa fece rabbrividire il giovane, che si strinse ancor di più nell'ampio cappotto che gli era stato dato, cercando di scaldarsi un qualche modo. Il vento si alzò ancora, più forte di prima, e un nuovo brivido colse lo shinobi. L'intera situazione, il presentarsi nudi, solamente con le proprie armi, in un tempio sconosciuto, gli sembrava ridicola. Si sentiva vulnerabile, esposto e, in una certa misura, anche imbarazzato. Non riusciva a comprendere come un simile rituale potesse soddisfare gli dei, ma già dalla conversazione avuta con la Raikage la notte precedente aveva intravisto l'enorme, incolmabile distanza che sorgeva fra i due Villaggi, fra due stili, modi di concepire la vita completamente diversi, quasi antitetici. Ripensò a ciò che Shiroko gli aveva detto, alla fratellanza fra gli uomini, al combattere per amore, e sorrise.
Ne era consapevole, non sarebbe mai riuscito a comprendere i sentimenti che spingevano gli stranieri a ragionare in quel modo, a vivere nelle menzogne pur sapendo che erano tali. Eppure, era ospite in quel Villaggio, in qualità di capo di Kiri, e di certo non avrebbe infranto delle tradizioni, rischiando di offendere la Raikage. O gli dei.

Ancora una volta, sorrise a quel pensiero. Perchè mai a degli esseri immortali, sommi e perfetti sarebbe dovuto importare se fossero andati nudi o meno? Anzi, perchè mai si sarebbero dovuti interessare alle vite dei mortali, misere formiche al loro confronto? Se anche gli dei esistevano, non era nè da venerare, nè da temere: non si interessavano alle vicende degli uomini, a ciò che accadeva nel mondo. Si limitavano a rimanere immobili, ad osservare, ad aspettare qualcosa che non sarebbe mai accaduto. Il sorriso si allargò, mentre si chiedeva come si potesse credere a simili sciocchezze, senza preoccuparsi di ciò che la vita era realmente, dell'orrore che permeava ogni aspetto del mondo, anche il più piccolo.
Una nuova folata, l'ennesimo brivido. Il sorriso gli scomparve dal volto e lo Spadaccino sbadigliò, tirandosi, tendendo le braccai verso il cielo. S'allungò sempre più, fino quando non sentì il massimo sforzo dei muscoli. Gli sembrava di potersi alzare ancora, di poter arrivare a sfiorare il cielo, cercando il tepore del sole, dei suoi caldi raggi. Tornò a distendersi, riportando le braccia lungo i fianchi e sbadigliando nuovamente.

Rimase immobile ancora per qualche secondo, riprendendo ad osservare quel panorama, che lo affascinava. Seguire i contorni delle montagne, che si stagliavano nel cielo, osservare le verdi vallate fra una parete rocciosa e l'altra, i fiumi che scorrevano silenziosi e meravigliosi, sentire i versi degli uccelli alti nel cielo lo rilassava.
Poi, tutto venne interrotto. Una voce, limpida, che riempiva l'aria ed esortava i suoi fratelli a radunarsi, a partire, lo riscosse dal suo torpore. La Samehada fremette, impaziente, preoccupata, in un certo modo divertita, sembrò addirittura a Ryushi. Il ragazzo si stiracchiò ancora una volta e poi prese ad avanzare, i piedi nudi sulla soffice erba, che talvolta lo solleticava, facendolo sorridere involontariamente. Gli sembrava quasi impossibile che, fino al giorno prima, la sua mente fosse distrutta, il suo corpo provato, che le allucinazioni lo tormentassero senza pietà. Ripensò alla ragazza che vi aveva visto, al campo di battaglia, al corpo sulle sue spalle. A sè stesso. E rabbrividì. Sentiva come della verità in fondo a quella follia, ma non riusciva a capire perchè, o in cosa consistesse. Eppure, ogni volta che ci pensava, il suo cuore accelerava all'improvviso i battiti, il suo corpo tremava, la sua stessa compagna fremeva, infastidita. Scosse la testa, svoltando l'angolo della casa e trovandosi dinanzi la Raikage, che gli sorrise gentilmente. Fu quasi faticoso per il chunin ricambiare quel semplice gesto cortese, sorridere a sua volta, augurando il buongiorno a Shiroko. Sapeva quanto i suoi sentimenti fossero falsi quando lui si avvicinava, quanto fosse infastidita dalla Samehada, quanto temesse quell'arma. Ma il Mizukage non riusciva a capacitarsi di come una ninja tanto potente potesse provare paura dinanzi a lui, o di come potesse essere ancora così ingenuo, credendo negli dei, nell'amore del mondo, nell'utopica fratellanza di tutti gli uomini.

Eppure, infine riuscì a sorridere, cercando di essere gentile e rispettoso insieme, cercando di dimenticare i tormenti che aveva ancora nell'animo. Rimase immobile, a pochi metri dalla Raikage, attendendo gli altri rappresentanti dei Villaggi, col vento che lo faceva rabbrividire e l'erba che gli carezzava i piedi.*
 
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• Ed •
view post Posted on 22/1/2012, 18:57




*Nel corso della notte, all'interno della stanza a lui riservata, Onimio ebbe modo di ripensare sia alle atrocità che aveva visto commettersi sul corpo di quella piccola genin che aveva attirato le sue attenzioni, sia al rituale che si sarebbe svolto da li a poco, nel Tempio delle Armi.
Strettosi al caldo nel suo futon il giovane kaguya rimase a lungo in posizione fetale, pensando e ripensando prima di riuscire a prendere sonno. I suoi sogni furono piuttosto agitati, rivivendo le immagini che i freddi cristalli di vetro gli avevano trasmesso riguardo la ragazza della foglia, che per suo grande sollievo adesso doveva trovarsi in salvo. Era rimasto parecchio scosso dagli spiacevoli incidenti che le erano capitati, percependo inoltre anche un grande desiderio di fare qualcosa, di aiutarla, mentre la poverina veniva torturata; ma ormai tutto si era risolto per il meglio.
Quando poi il suo sonno incominciò a farsi piu pesante, udì la forte voce della Raikage invitare tutti gli ospiti a destarsi, forzando gli occhi del ragazzo a spalancarsi immediatamente, ancora secchi per la nottata un po tormentata.
Come sentendosi già in ritardo Onimio si alzò subito, per rendersi presentabile. In cuor suo, che adesso batteva all'impazzata, erano iniziati a nascere dei nuovi sentimenti, forse di vanità o di paura del prossimo, che lo spingevano a voler apparire il piu bello possibile, sentendosi anche in imbarazzo per sè stesso che pensava una cosa simile.
Arrivato poi davanti ai suoi vestiti si bloccò, vedendo oltre ai suoi soliti capi, un capotto con pelliccia, che significava inevitabilmente un unica cosa: se voleva entrare nel tempio, si sarebbe dovuto denudare completamente. Per quanto Onimio non fosse contaminato dalla morale comune, l'idea di apparire nudo, per la prima volta, ad altri anch'essi nudi, lo faceva sentire un po imbarazzato, tantè che rimase per qualche minuto fermo a fissare i vestiti. Dopo, d'un tratto, afferrò i suoi stivali e li calzò bene per poi completare di vestirsi anche con il cappotto, che sembrava essere molto caldo. Onimio aveva preso la sua decisione, essendo ben consapevole che una volta raggiunto il tempio non si sarebbe potuta varcarne la soglia neppure con le scarpe e che quindi non avrebbe dovuto indossarle se avesse deciso di partecipare all'evento. Godendo di quella ambigua sensazione che sentiva a contatto con la propria pelle in quel momento, il kaguya uscì fuori, apparendo ben imbacuccato sotto il cappotto, con solo le calzature ben visibili.


(Partiremo a momenti...)

*Giunto al cospetto della Raikage Onimio dispensò uno dei suoi grandi sorrisi sinceri d'occasione, inclinando leggermente il capo come a voler dare il buongiorno. Raccoltisi lì, lui e gli altri presenti, dopo aver ascoltato il breve discorso di Shiroko si incamminarono lungo la scalata.*
 
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view post Posted on 22/1/2012, 23:07
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♫ Peace ♫

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OT//continua da qui, amo i link..u.u
no non è vero ma favoriscono l'aggiornamento del bg, quando e se arriverò mai a questo momento xD//OT

*Uno sguardo fugace agli spazi che la circondavano e poi avanzando verso la finestra buia si accomodò. Un po' a disagio per quanto avevano preparato per lei, ci mise un po' a rendersi conto che ormai stava diventando una ricorrenza in quelle occasioni. Spenta poi l'unica fonte luce si accomodò sul letto e finalmente ebbe modo di tornare ai suoi pensieri, attimi, che per chi come lei stava passando un periodo difficile erano molto preziosi.*

(..dove l'avete condotta..)

*Da quando aveva capito di non poter fare più nulla per la sorella si era rassegnata eppure nonostante tutto i dubbi restavano impedendole di comprendere appieno. Aveva riconosciuto quelle entità incontrare nel tempio Uchiha come Superiori, lei che non aveva mai creduto in nulla in qualche modo era stata costretta ad aprire gli occhi davanti all'evidenza dei fatti; non poteva ignorarla e tutta la rabbia che covava nei confronti degli Dei che avevano stretto qul patto folle con la sua perduta sorella, si mescolava alla perfezione al riconoscenza per i Doni che le avevano fatto quella sera stessa. Era ancora in collera con loro si, ma riusciva a gestirla ormai.. infondo se quella follia era stata messa in atto non era una colpa da imputare del tutto a loro, da li in avanti oguno avrebbe portato il peso di quelle scelte, delle cause scatenanti e delle relative responsabilità che ne conseguivano.*

"Tsk"

*In un baleno le tornarono in mente le parole di Shiroko e innervosita dalle notizie apprese fece un gesto di stizza. Poco prima infatti la donna aveva avvisato i suoi "fratelli" di come si sarebbe svolta la giornata seguente e fu inevitabile il collegamento. La salita della Montagna Sacra infatti non era un'esclusiva solo per i genin e anzi, tutti, Kage compresi li avrebbero seguiti attraverso una strada più sicura. Sulla cima per lo svolgimento della seconda prova era previsto l'ingresso nel Tempio dedicato alle armi. Se fosse stato tutto li, il problema non si sarebbe nemmeno posto e invece no in quanto l'ingresso era permesso alle sole persone e alle sacre compagne di mille battaglie: le spade, frecce, coltelli, shuriken o qualsiasi altra arma ma niente di più. Di certo Akane non avrebbe mai voluto mancare di rispetto alle credenze dei residenti, era un ospite e doveva adattarsi ma iniziavano a chiedere troppo secondo la sua visione. Se era vero che per educazione in casa d'altri si dovevano rispettano le regole vigenti, giuridiche o morale che fossero, era anche vero che un estraneo non è tenuto a piegarsi se tali regole offendono o mettono a disagio l'ospite stesso.*

(hanno avuto già abbastanza da me e dalla mia famiglia..)

*Il flusso di pensieri continuò ad indispettirla fino a quando non si accorse che una parte di lei desiderava sfogarsi, di andare nella stanza di Shiroko a urlare e sbraitarle contro, forse le avrebbe anche messo le mani addosso per quanto rancore serbava. Desistette ma prima o poi qualcuno doveva aprire gli occhi a tutta quella gente, infondo se davvero quelle venerate dagli abitanti di Kumo erano le stesse entità che aveva avvertito e ospitato in lei (solo che chiamate con nome diverso) non meritavano di essere venerate o anche solo compiaciute con simili usanze. E pensare che fino a pochi mesi prima nemmeno credeva all'esistenza "concreta" di questi fantomatici Dei..*


*Al risveglio quel senso di sdegno era ancora presente in lei anche se tramutato in semplice malcontento e perplessità. Nonostante il presunto rilassamento però avvertiva la minaccia alle porte e per questo motivo si era destata prima del tempo lo Yōkai di Konoha. Aveva bisogno di tempo da dedicare a se stessa la mattina e in particolar modo in previsione di moemnti come quelli che sarebbero seguiti, doveva calmare il suo spirito inquieto e quindi munirsi di una buona dose di pazienza. Dando le spalle alla porta aveva aperto la finestra per metà e dopo aver osservato per qualche minuto il paesaggio mattutino di quelle terre incantevoli chiuse gli occhi lasciando che il vento le inebriasse i sensi con i profumi di vita che portava con se. Di nuovo il buio attorno a se così come nella sua mente che veniva sgombrata dell'inutile e del superfluo riuscendo finalmente a sentirsi come a casa: l'energia fluiva libera attorno a lei e dentro in lei, condivideva la sua con la natura e al tempo stesso richiamava a se l'energia di quelle piante così vive e simili a quelle della Foglia, le trasmettevano un senso di freschezza e poi c'erano le montagne, così ruvide e contorte ma che con l'essenza della loro terra alimentava la fauna selvatica abbracciando ogni forma di vita che accoglieva. Lo sentiva, poteva persino "vederlo". Raggiunto così l'equilibrio, il suo spirito sembrò aleggiare in quella stanza permettendole di avvertire la presenza di qualsiasi essere vivente nei paragi, dai Kage nelle stanze adiacenti ai bambini nella sala comune così come gli uccelli che volteggiavano liberi aldilà delle fredde mura.
Mentre le palpebre si tingevano di amaranto e le sue mani mutavano in quelle di un anfibio, per un attimo temette di vedere andar in fumo tutti i suoi sforzi quando udì la Monaca chiamare a gran voce i suoi stramaledetti "Fratelli". Per fortuna in quello stato, come aveva previsto, riuscì a gestire il tumulto interiore che altrimenti le avrebbe fatto iniziare la giornata con il piede sbagliato. Prendendo con se il cappotto candido fornito per la scalata lo tenne sottobraccio e uscendo dalla sua stanza prima di raggiungere gli altri scambiò qualche parola con uno dei capitani che l'avevano seguita da Konoha.
Così, comoda come non mai nelle sue vesti, appena finito di prendere accordi raggiunse gli altri sbucando lateralmente dal palazzo e seguita a distanza da Yōsai. L'uomo massiccio nella sua presenza era uno dei due jonin che l'avevano accompagnata, il Senju, anch'egli ancora vestito e ben stretto alla sua tenuta da samurai e una giacca scura poggiata sopra a mo' di mantello.*


OT//qua//OT



Edited by ~Angy. - 26/1/2012, 19:41
 
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