Casa di Tatsumaru Senju

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^Shinodari^
view post Posted on 7/3/2012, 19:45 by: ^Shinodari^     +1   -1




Non dovette attendere molto, ma quei pochi momenti furono sufficienti per ripercorrere gli avvenimenti della giornata e lo fece con la mente più serena. Forse era stato il bagno bollente e la sensazione di rilassamento che le aveva lasciato, o forse l’aria tersa e rinvigorente della sera, ma di fatto ora riusciva ad esaminarli da un punto di vista quasi distaccato e, soprattutto, con metodo e lucidità.

Aveva deciso di recarsi alla Dimora del Clan Yamanaka, ma nessuno, a parte i suoi genitori, sapeva che sarebbe andata, eppure Kai era lì ad attenderla. Come poteva saperlo? Certo era a conoscenza delle sue origini e, logicamente, avrebbe potuto pensare che prima o poi ci sarebbe andata, quindi lasciare una lettera pareva plausibile, ma proprio quel giorno lui era sul tetto ad attenderla.
Si chiese se non l’avesse seguita costantemente, ogni giorno e ogni momento, da quando si erano conosciuti all’esame. O forse lui già la conosceva?
Già queste domande iniziali avrebbero richiesto un lungo lavoro mentale per trovare una risposta, ma poi le domande sarebbero aumentate a dismisura proseguendo ad esaminare gli eventi appena trascorsi.

Non riuscì a proseguire oltre, un lievissimo scalpiccio le fece capire che Tatsu stava raggiungendo il rifugio. Lo accolse con un sorriso, era bello vederlo di nuovo, ripulito e vestito di tutto punto e il sorriso imbarazzato che le riservò le fece dimenticare per un momento l’angoscia della perdita che l’aveva attanagliata quel maledetto pomeriggio e tutto parve come sempre, come se nulla fosse accaduto. Lui si scusò per il ritardo e lei rispose che non ce n’era alcun bisogno e che non l’attendeva da molto, poi le si sedette accanto e lei notò la sua mano allungata mollemente sul pavimento, nella sua direzione. Fu un gesto spontaneo, uno di quei gesti che non si studiano, che vengono direttamente dal cuore spinti da un’irrazionale desiderio di condivisione e allora vi poggiò sopra la sua piccola mano e strinse lievemente. Lo guardò continuando a sorridere e disse:



“Ho portato dei biscotti, ti va di finire la giornata con un po’ di dolcezza?”



Indicò lo sgabello con l’altra mano, invitandolo ad approfittarne, poi rimase in silenzio per godersi la serenità del momento e del contatto fisico. Quando parlò nuovamente lo fece a bassa voce, come a non voler disturbare la pace che pareva aleggiare tra le fronde della grande quercia, sospesa tra il cielo e la terra.



“Prima meditavo su ciò che ci è capitato ..

Kai sapeva esattamente come sarebbe andata a finire, ma soprattutto ci conosce molto bene e io credo che entrambi gli eravamo noti da ben prima dell’esame.
Alla fine dell’esame mi ha chiamata Yamanaka e io non gli gliel’avevo detto, ha aggiunto che ci saremmo rivisti e questo mi suggerisce che tutto era già predisposto da allora, inoltre lui mi attendeva alla Residenza del Clan, ma come poteva sapere che ci sarei andata proprio oggi?
Tatsu, tu ti sei mai accorto di essere spiato, osservato, curato da qualcuno?”



Ascoltò la sua risposta e poi riprese.



“Se noi potessimo capire da quando siamo diventati interessanti per Kai e per i suoi intenti, probabilmente riusciremmo a capirne anche il motivo ..

Inoltre .. chi è davvero quel ragazzo? Com’è possibile che abbia fatto l’esame con noi? Sappiamo entrambi che non può essere un semplice genin e allora com’è possibile che sia potuto entrare a far parte della squadra che doveva affrontare l’esame? Forse con la compiacenza del sensei? Oppure ha manovrato tutti, lui compreso?

Dobbiamo andare al più presto dall’Hokage .. forse lei avrà una risposta a queste domande.”



Quest’ultima frase era rivolta più a sé stessa, conoscevano entrambi la gravità della situazione.



“Ho avuto molta paura oggi, non per me, perché alla fine mi ero già arresa ad una morte certa, ma per te ..
Vederti sdraiato su quell’altare sacrificale, impotente quanto me ..”



Scrollò il capo quasi a voler eliminare l’immagine che si era insinuata nella sua mente, a far in modo che si staccasse e cadesse sul pavimento per poi schiacciarla, stritolarla, bruciarla una volta per tutte.



“Avevo dolorosamente scoperto di essere stata tradita, per giunta da una persona che aveva appena conquistato la mia fiducia, avevo dubitato a lungo di lui, ma poi alla fine ho ceduto al suo gioco perverso. Che stupida che sono stata, ma d’altronde se non lo avessi fatto, la tua sorte sarebbe stata ben diversa ..”



Forse poteva consolarsi con questo pensiero, forse. Poggiò il capo alla parete, con il viso rivolto verso l'alto, fissando il soffito che non vedeva.

 
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