Casa di Tatsumaru Senju

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^Shinodari^
view post Posted on 7/3/2012, 19:42 by: ^Shinodari^     +1   -1




albero



La sua mano continuò a stringere quella di Tatsumaru, fino a casa.



Davanti alle rispettive e contigue proprietà si lasciarono, con la promessa di incontrarsi subito dopo aver cenato, al rifugio sulla grande quercia, quel posto segreto dove entrambi amavano rifugiarsi fin da quando erano piccini. Era un’opera ingegnosa che lei aveva voluto costruirsi senza l’aiuto di nessuno, tranne quella dell’amico: una deliziosa ma precaria casetta di legno tra le fronde dell’albero che, nonostante avesse radici profonde nel terreno dei Senju, piegava la sua immensa fronda su quello degli Yamanaka.



“A più tardi Tatsu chan!”



Con queste parole si precipitò in casa, desiderosa di raccontare l’accaduto ai genitori, purtroppo però non trovò nessuno, tranne la nonna che trafficava ai fornelli.



“Bentornata Yuki! Tua madre e tuo padre arriveranno a momenti ..”



Non alzò nemmeno lo sguardo da ciò che stava facendo, ma d'altronde la nonna era fatta così, l’impegno che metteva in ogni cosa che faceva era ammirevole, ma a volte anche fastidioso.



“Bene, allora vado a lavarmi .. “



Ne aveva bisogno, si sentiva addosso l’odore della polvere e soprattutto l’odore di quella casa maledetta, un odore che avrebbe voluto scordare al più presto. Riempì fino all’orlo la vasca da bagno e, dopo aver ammucchiato gli abiti sporchi in un angolo, si concesse un bagno bollente.
Guardava le volute di vapore alzarsi verso il soffitto e intanto la sua mente si perdeva nei ricordi di quella giornata terribile, si lasciò andare più volte, scivolando sulla superficie liscia e immergendo il capo completamente, come se l’acqua potesse in qualche modo lavare via le sensazioni sgradevoli che aveva provato e che ancora le provocavano fastidio, ma ogni volta che riemergeva loro erano ancora vivide nel suo animo. L’unico beneficio che ne trasse fu l’estrema rilassatezza provocata dall’acqua bollente sulla pelle e, quando ormai la sua pelle incominciava ad assumere l’aspetto di quella di una zampa di gallina, decise che era ora di uscire.
Mentre indossava abiti puliti udì le voci dei genitori e allora pensò freneticamente al racconto da fare loro, temeva di spaventarli ma allo stesso modo sapeva che ciò che le era accaduto era di estrema gravità per il villaggio e che quindi non avrebbe potuto soprassedere.
Quando li raggiunse nella sala da pranzo aveva deciso come affrontare l’argomento e lo fece brillantemente raccontando ogni cosa, ma escludendo i particolari che riguardavano il rischio di perdere la vita, la sua e quella di Tatsu. Inutile dire che, nonostante i suoi sforzi, la loro reazione non fu certo serena, mostrarono grande preoccupazione per la figlia e per ciò che era accaduto in generale. Noriaki si disse intenzionato a chiedere udienza all’Hokage per esporle l’episodio e i suoi timori, ma lei lo rassicurò dicendo che sarebbe andata lei stessa da Akane sama e l’avrebbe messa al corrente di quanto accaduto, egli si raccomandò di farlo al più presto e poi di informarlo del colloquio. Kiko, da parte sua non disse nulla, ma il suo viso esprimeva pienamente lo stato d’animo in cui si trovava, combattuta tra l’amore per la figlia e la determinazione a lasciarle percorrere la strada che aveva scelto. Solo la nonna pareva imperturbabile, ma lei sapeva che era solo apparenza e che il suo carattere, indurito dalle esperienze vissute, non le avrebbe permesso di dichiarare ciò che realmente provava.
Quando la cena finì e l’argomento si esaurì, comunicò l’intenzione di recarsi al rifugio, disse loro che doveva incontrare l’amico e accordarsi con lui per la visita all’Hokage. Sotto gli occhi attenti dei genitori afferrò qualche dolcetto e lasciò la sala frettolosamente, loro la seguirono con lo sguardo e non appena uscì presero a discutere tra di loro.

Era una bella serata, senza luna, il cielo pareva un merletto ricamato di stelle e l’aria pulita e frizzante delle notti di Konoha aveva il potere di rinvigorire il più stanco degli uomini, si fermò per un momento e respirò profondamente guardando in alto e, seguendo un cammino ideale, cercò la sua stella privata che l’avrebbe guidata fino a lui finché non raggiunse con lo sguardo la grande quercia. La sua stella era lì.
S’arrampicò velocemente e raggiunse la piattaforma che formava il pavimento del rifugio, non vi era luce e quindi capì che Tatsu non era ancora arrivato, entrò e accese una candela, lasciavano sempre delle candele nella casetta, poggiò i dolcetti su uno sgabello di legno quadrato e si mise a sedere sul pavimento attendendo il suo arrivo.

 
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