La Sala del Té e del Canto

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view post Posted on 10/12/2011, 23:19
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Giunto nel sereno cortile che circondava e proteggeva quella dimora semplice e fuori dal tempo, il giovane Kazekage non potè non avvedersi che qualcun altro stava entrando nella stanza ove il suo jonin aveva detto trovarsi gli altri kage. Azzardò un passo veloce per raggiungerlo e magari accodarsi a lui per evitare una entrata solitaria ed imbarazzante, ma non potè che muovere qualche semplice metro prima di essere interrotto da un altro rotolo sigillato, ma quella volta, con un particolare sigillo. Il suo.
Era da parte di Satoshi. Lo lesse con velocità. Fortunatamente non era troppo lungo, ed in pochi attimi lo terminò. Buone notizie, a parte una nota a fondo pagina che preoccupò il ragazzo non poco. Era scritta con il sangue. Aveva un terribile significato. Ma in quel preciso momento non gli diede eccessiva importanza, ed anzi riprese il cammino con ancora più lena per arrivar in tempo all’uscio, prima che questo si chiudette. Arrivò poco prima che chiudessero il portone di un legno che sembrava cresciuto direttamente in quella forma, appositamente per quella porta, ed infilò il piede in mezzo alle ante per poi aprirle con timidezza con entrambe le mani. Fece un notevole sforzo; erano più pesanti di quel che sembravano.
Non appena riuscì a valicare la soglia, il chunin si apprestò a proferire un profondo inchino, forse troppo sguainato per un kage, ma non essendo ancora abituato a comportarsi in maniera formale i suoi modi rischiarono di sfociare nel ridicolo. Si accorse che stava fremendo impercettibilmente. Non capiva il perché, ma in quel luogo qualcosa di diverso aleggiava. Che fosse una dolce canzone terminata prima di giungere alle orecchie del ragazzo o tensione tra i presenti, non seppe dirlo. Ancora piegato, quasi immobilizzato da quella sensazione, si affrettò a presentarsi.


Takakuzu: So-sono Saneatsu, Nandaime Kazekage… Per-perdonate il ritardo.

Ancora un po’ teso, alzò la testa, ma non troppo. Più che sentirsi come un kage tra pari, avverita tutto il peso della loro esperienza gravare sul suo capo, coperto, quasi protetto, da quel largo cappello blu con l’insegna del suo paese.
In una agile movenza e con una grazia quasi felina, Krox, il piccolo drago cinereo virò e si poggiò sul ragazzo, ruggendo soffusamente prima di acciambellarsi con tutta la sua calma tra le pieghe del vestito tra il collo e la spalla. Takakuzu non si voltò per timore di sembrare scortese. Almeno, non lo avrebbe fatto fino a che non si fosse eventualmente seduto.
Il suo sguardo si fermò ad indugiare sul tatami che copriva il pavimento, sul tavolo basso e sui cuscini per sedervisi attorno. Anche loro erano estremamente semplici, ma in perfetto stile con il resto della stanza. In quel luogo, sembrava essere stato tutto creato con il preciso fine di dare un concetto di semplicità quasi primordiale, incorrotta.
Non vide le schegge di vetro sospese a cupola sopra di loro, ma avvertì un flusso di chakra imponente. Tuttavia, non osava alzare la testa per capire di cosa si trattasse, anche considerato che nessun altro, in quella stanza, sembrava particolarmente preoccupato, forse a causa anche della sua comparsa e di quella del mizukage prima di lui.
 
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Bardiel92
view post Posted on 14/12/2011, 19:56




*Non ci vollero che pochi secondi perchè l'atmosfera nella stanza, che prima era stata tanto calda, quasi pervasa di pace e cordialità, mutasse all'improvviso. Un tetro gelo discese tra i presenti, mentre gli occhi di tutti si spostarono all'unisono sul nuovo arrivato. Lo sguardo di Ryushi si spostò da un viso ad un altro, soffermandosi su quelli dei fanciulli, tanto candidi e delicati quanto spaventati da quell'improvvisa comparsa. Un brivido colse il Mizukage, facendolo tremare, facendogli sentire la testa nuovamente pesante, più di quanto già non fosse. Le sue palpebre si chiusero, lasciandolo per pochi, rapidissimi istanti immerso nelle più cupe tenebre, che avvolgevano oramai anche il suo cuore. Quando già credeva di svenire, i suoi chiari occhi tornarono, quasi da soli, a riaprirsi, a rivedere la luce che inondava la sala. Osservò il viso dell'Hokage, che già si stava voltando, tentando d'ignorare quell'imprevisto, arrivato in un momento tanto delicato e perfetto. Poi, il suo sguardo scivolò sul viso, tondo e perfetto, della Raikage, E, ancora una volta, lo Spadaccino rabbrividì.

Se ciò che Akane Uchiha mostrava non era più ch'indifferenza, gli occhi di Shiroko lo fissavano, carichi d'odio. La sacerdotessa era in piedi, alzatasi tanto all'improvviso che quasi il ragazzo non se n'era accorto. Quegli occhi, chiarissimi, glaciali in quel caso, sembravano penetrare il suo corpo, trafiggendolo, accusandolo di essere in quel sacro luogo, biasimandolo e disprezzandolo per ciò ch'era stato, che era e che sarebbe divenuto. E come lo stesso Squalo non sarebbe potuto esser d'accordo con gli altri Kage che gli stavan dinanzi, quand'anche lui era il primo a non sopportare sè stesso? Le sue dita si chiusero, flettendosi, mentre il suo corpo veniva scosso da nuovi, incontrollabili brividi. Anche l'ultima sua decisione, l'assassinio di Gin, la presa del potere a Kiri, la stessa, inconsapevole scelta di partecipare alla riunione dei Kage al torneo, s'era infine rivelata sbagliata.

I suoi occhi si chiusero nuovamente, mentre si chiedeva quando, nella sua intera vita, avesse mai preso una decisione giusta, che non lo distruggesse, che non ferisse tutti coloro che lo circondavano, che non danneggiasse tutte le cose cui teneva. Poi, il suo sguardo vagò ancora nella stanza, notando i frammenti vitrei appesi al soffito, nei quali si riflettevano le prove del torneo che gli shinobi dei vari Villaggi, compresi i suoi, i ninja di Kiri, stavano affrontando. Un moto di tristezza lo colse, mentre il pensiero tornava indietro nel tempo, a quella che sembrava esser stata un'altra epoca, al torneo chunin cui lui stesso aveva partecipato. Al solo ricordo, gli sembrava che fosse accaduto ad un'altra persona, come se fosse stato impossibile per lui essere vissuto tanto a lungo. Il suo viso si abbassò di nuovo, mentre il glaciale benvenuto della Raikage lo raggiungeva. Lentamente, si sedette al posto che gli venne indicato, osservando quanto fosse lontano da ogni altro membro di quell'assemblea. Un amaro sorriso gl'apparve sul volto, mentre, sempre più, si rendeva conto di quanto fosse diverso dalle altre persone lì sedute, ancora convinte, probabilmente, che la pace e la convivenza fra gli uomini fossero possibili e reali, non semplici illusioni create dalla stessa mente umana. Ma perchè non c'erano ancora arrivate, se mai avevan sofferto nella loro vita? Com'era possibile, dopo aver sentito il dolore dilaniare il proprio cuore e travolgere l'animo, non accorgersi delle menzogne che circondavano la mente, che mascheravano il vero aspetto della vita stessa?

Gli occhi del chunin a malapena passarono sul viso del traditore, soffermandosi invece su quello del suo sostituto, un jonin, Aoi, che conosceva almeno di fama. Non fu sorpreso dell'espressione, un misto fra stupore e rabbia, che poteva leggere sul suo viso. Tanto lontano dalla patria, mai si sarebbe immaginato, l'uomo, di poter essere raggiunto da una notizia tanto scioccante e tanto improvvisa come la morte del suo Kage. Ciò che traspariva dai suoi occhi era chiaro: se nessun altro nella stanza c'era ancora arrivato, per il ninja di Kiri appariva ovvio come Ryushi avesse potuto ottenere tanto improvvisamente quella carica, la più importante dell'intero Villaggio, dalla quale dipendevano le vite di tutti i cittadini, alla quale era collegato il futuro stesso della Nebbia. L'amaro sorriso sul volto dello Squalo scomparve, mentre la sua mano destra, in un gesto oramai più che abituale, sfiorò l'elsa della Samehada.*


Ryushi:Puoi anche rimanere, se preferisci, Aoi-san. Oppure puoi unirti agli anbu che mi hanno scortato fino a qui. A te la scelta."

*L'uomo rimase seduto per diversi secondi, come se le parole faticassero ad acquisire un senso nella sua mente. Poi, le sue pupille si dilatarono, mentre, freneticamente, s'alzava in piedi. S'inchinò, tanto velocemente che fece un cenno del capo persino al traditore della Nebbia ch'era giunto in rappresentanza di Oto. Infine, i suoi occhi si fissarono su quelli di Ryushi, scrutandolo con sospetto, paura e quello che il ragazzo credette fosse un profondo odio.*

Aoi:"Col suo permesso, Mizukage-sama, mi ritirerei, lasciandovi a discutere delle questioni più importanti."

*Senza un'altra parola o un nuovo inchino, spalancò la porta, uscendo alla fresca aria delle montagne di Kumo. Lo Spadaccino alzò il capo, mentre la sua compagna fremeva leggermente, tornando ad osservare i frammenti del torneo chunin che poteva vedere. Forse, sarebbe stato opportuno tornare a volgere il proprio sguardo verso quello della Raikage, che poteva ancora sentire su di sè, o, magari, avrebbe dovuto trovare un argomento per cominciare una conversazione. Eppure, la sua mente, in quell'istante, era vuota, senza nemmeno un pensiero a disturbare quella strana, totale quiete. Poteva sentire, ogni tanto, il suo corpo scosso da brividi, come se la febbre stesse per tornare, ma quella sensazione, insieme alla consapevolezza del fastidio che gli avrebbe provocato incontrare ancora gli occhi glaciali e carichi di giudizio di Shiroko, era l'unica cosa che provasse realmente.

Poi, la stabilità che s'era venuto a creare fu interrotta nuovamente dall'arrivo dell'ultima Kage atteso, ch'aveva finalmente deciso di degnar quell'assemblea della propria presenza: il Kazekage, Saneatsu Takakuzu, aprì delicatamente la porta, mentre uno strano essere, più simile che mai ad un drago, gli s'accovacciò sulle spalle. La Samehada fremette, affamata, come se fosse in procinto di attaccare quel nuovo ospite e la sua strana, piccola creatura. Mentre i suoi occhi scrutavano l'ultimo arrivato e notavano le reazioni, diametralmente opposte rispetto a quelle del suo arrivo, degli altri Kage, con un leggero tocco della mano sfiorò l'elsa della Samehada, quasi carezzandola, fino a quando la sua compagna non si fu calmata. Poi, tornando a concentrare la sua attenzione sulle prove del torneo, osservando i veri ambienti che circondavano i contendenti, mormorò un benvenuto.
Ad ogni secondo, il silenzio nella stanza si faceva sempre più pesante, quasi opprimendo lo shinobi. Talvolta, le sue mani tremavano, così come il suo corpo, scosse dai brividi, che il Kage cercava invano di trattenere. Sentiva quella folle malattia tornare ad acquisir forza nel suo petto, colpendolo con devastanti, regolari fitte alla testa. Più volte credette di svenire, di accasciarsi sul basso tavolo dinanzi a lui, di terminare la sua vita lì, circondato da persone che non facevano altro a disprezzarlo, oramai le uniche rimaste al mondo. Eppure, resistette, in silenzio, continuando ad osservare quel presente, che per lui era già passato.*
 
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view post Posted on 19/12/2011, 18:23

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*Shiroko rimase lì, tramutatasi in una fredda statua di cera colta alla sprovvista da quello che subito additò come un "finto trascinatore di bontà". Non poteva credere che il Kage di Kiri potesse trasudare di sangue in quel modo, come non poteva sopportare tutta quella quantità di vita sottoforma di Chakra presente nella sua arma. Le divorava la coscienza innocente, che ancora doveva assaggiare molto del in cui era prima stata catapultata come Dea, al di sopra di tutto, e che poi l'ha inghiottita trascinandola tra la gente, tra la sofferenza, tra il dolore...

Dolore che vedeva chiaramente sul volto del Mizukage. Rimase muta, muta ad osservare i trascorsi che scivolavano nella sala. Il vecchio rappresentante della Nebbia si tirò via dal luogo che non sentiva più suo, sostituito da Ryushi. Shiroko avvertì un chiaro dolore al cuore, che fu serenamente spazzato via non appena la porta si spalancò di nuovo. Come fatto in precedenza, ma questa volta per educazione, s'issò di nuovo a salutare il nuovo ospite. Ora erano al completo.

Si concentrò completamente su quello che inquadrò immediatamente come Kazekage, colui che viveva in una terra così simile e al contempo così diversa dalla sua, da come aveva potuto capire leggendo libbri. Gli regalò un sorriso cortese, porgendo subito la mano ad indicare una qualsiasi delle sedute rimaste liberi.*


- Non si scusi, Kazekage-sama, si accomodi.

*Salutò così il ragazzo, con voce ben più calma e serena di quanto s'era tramutata in precedenza. S'era decisamente rilassata, come dimostrava la sua aura, che aveva smesso di frizzare sulla pelle, come alcuni bambini facevano chiaramente capire con sospiri di sollievo. Si risedette, mettendosi comoda, issando la teiera di fronte a se attraverso la propria energia, facendola fluttuare verso i due nuovi ospiti.*

- Thé? E' fatto con erbe del luogo, molto buono.
 
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view post Posted on 20/12/2011, 02:12
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*Dopo il Mizukage fu la volta dell'alleato della Sabbia. Questo seguito da una strana creatura entrò timidamente nella sala e presentandosi a tutti come Kazekage per fortuna non dimenticò di scusarsi per l'immenso ritardo. Alla vista della faccia "amica" Akane si sentì in parte sollevata e non potè che estendere il suo benvenuto aspettando che si accomodasse al posto vuoto tra lei e il rappresentante del Suono; adesso che lo vedeva di persona potè inoltre confermare le sue aspettative con ancora più certezza, Takakuzu le dava proprio l'impressione di essere poco più di un bambino, anche più del kaguya li vicino. Di certo non era un bene con i tempi che correvano ma d'altronde non spettava a lei decidere chi mettere al comando e di conseguenza non le restò che confidare in una crescita repentina tale da fargli acquisire un minimo di consapevolezza di sé.

Non spettava a lei fare gli onori di casa ma essendo quella la prima volta che incontrava il marionettista, la donna decise di esprimersi al riguardo e lo fece cercando di essere quanto più cordiale possibile. Sorridento la sua voce seguì quella della Raikage e ciò che non espresse lo raccontarono i suoi occhi per lei. La storia del chunin traditore non era finita per il meglio ma almeno grazie alla disponibilità del Kazekage era potuta intervenire con alcune misere cautelari.*


"E' un piacere fare finalmente la sua conoscenza, spero che i miei anbu le abbiano riportato i miei sentiti ringraziamenti per quella piccola questione."

*Non volle scendere molto nei particolari in quanto c'erano troppi occhi e orecchie indiscrete in quella stanza, ma era certa che il ragazzo avrebbe colto il messaggio tra le righe. Shiroko intanto offrì del thè al nuovo arrivato mentre lei spostando di tanto in tanto lo sguardo tra gli schermi e perdendosi tra una tazza e il viso angelico di qualche bambino in lontananza, ancora attese per un tempo indefinito l'intervento di spiegazioni dall'altro lato del tavolo. Il Mizukage al contrario però non sembrava avere nulla da dire negando così soddisfazione alle curiosità dell'Uchiha. Tentata dal chiedere maggiori spiegazioni sulla sua nomina dell'ultimo minuto finì per desistere, era consapevole del fatto che domande del genere in quel contesto avrebbero potuto scatenare ulteriori tensioni.*

(di certo non è una posizione comoda la sua, so come si sente ad essere l'ultimo arrivato e lui inoltre deve aver lottato con le unghie e con i denti per arrivare qui oggi)

*La dura legge che vigeva a Kiri non era solo scritta ma viveva nel pensiero della gente. Solo i più forti sopravvivevano e le probabilità che lo Squalo avesse ottenuto il suo posto versando del sangue e facendosi giustizia da solo andavano ben oltre l'immaginabile. Per quanto la cosa le facesse rabbia Akane stette ben attenta dal mascherare le sue emozioni e questo senza mai distogliere l'attenzione da quella spada che il giovane di tanto in tanto pareva acquietare; non era l'unica ad essersene accorta, ne avvertiva il chakra insano che la animava, eppure Ryushi non aveva per niente l'aria di uno spietato assassino che invece al contrario fu giudicato dalla kunoichi come un ragazzo triste. Ebbe come la sensazione di vedere davanti a se un ragazzo triste guidato e schiacciato da qualcosa più grande di lui.
Senza accorgersene si tradì incantandosi nel guardarlo, il suo volto corrucciato sembrava in pena, come afflitto a sua volta per ciò che vedeva... quando se ne rese conto fu troppo tardi per rimediare.*

 
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Bardiel92
view post Posted on 30/12/2011, 18:44




*Il suo respiro si faceva sempre più lento, sempre più calmo, mentre le immagini scorrevano davanti a lui. Eppure, era quasi come se non riuscisse a vederle, se la sua mente fosse in un altro luogo, ad osservare ancora quell'immensa distesa di cadaveri, quel sogno, quell'incubo febbrile, oramai divenuto un ossessione incancellabile. Vedeva quei giovani shinobi arrancare, affaticarsi, tentando di giungere alla propria meta, alla sopravvivenza, alla vittoria. Una vita che lui aveva già vissuto, una gioia di cui aveva già goduto, una speranza che mai più sarebbe tornata. Non era forse arrivato al culmine, al massimo obiettivo cui un qualsiasi shinobi di Kiri potesse aspirare? Non aveva forse raggiunto l'apice delle speranze, l'apice del potere, la vittoria? Ma allora perchè il suo animo era tanto vuoto, la sua mente così lontana, quelle immagini così ossessionanti?

La sua mano destra sfiorò l'elsa della Samehada, che fremette leggermente, quasi impercettibilmente. Quel semplice tocco, bastò a calmare il suo animo, a rilassare la sua mente, a ristorare le membra stanche dal lungo viaggio e ancor scosse dalla malattia. Mentre il suo sguardo tornava a posarsi sui frammenti vitrei sospesi sopra di lui, passando da uno all'altro, la sua mente tornò a quei giorni, tanto confusi, tanto oscuri. A fatica era in grado di ricordare cosa avesse fatto o come fosse giunto a casa, anche se, dopo quel tempo, era in grado di distinguere la verità dal sogno, la realtà dall'allucinazione. Eppure, quelle semplici visioni non potevano forse esser ciò che aveva nell'animo, la sua parte più intima, più oscura, che persino lui si rifiutava di ascoltare e di accettare? Possibile che Ryushi Oizashi, Hachidaime Mizukage di Kiri, cercasse di apparire tanto forte, tanto sicuro di sè, pensasse di essere il prescelto per portare la Nebbia a Kiri, per restaurare ciò che era stato perso, ma non si fosse reso conto di essere, alla fine, semplice triste e distrutto?

Forse non capiva come tutto, dal giorno stesso in cui i sette eran fuggiti da Kiri, fosse precipitato, come nulla fosse andato per il verso giusto. Tutto ciò che lo Spadaccino, l'ultimo, aveva tentato di difendere, era andato irrimediabilmente perduto. Tutti i sacrifici che erano stati fatti dall'Oni no Shuu non avevan portato a nulla, se non a tenere ancora in vita, forse persino più fragile di prima, quella vaga speranza. E, dallo stesso istante in cui era tornato a Kiri, da quando aveva affondato la sua compagna nel corpo di Gin, da quando aveva privato il suo stesso Kage della vita, ogni cosa pesava sulle sue spalle. Ciò ch'era stato condiviso dall'Oni no Shuu, ciò ch'era stato difeso, ciò per cui eran morti, era divenuto un suo compito, senza che nessuno potesse oramai aiutarlo.
All'improvviso, si sentì più fragile, ancora più stanco. La sua mente fremette, le sue spalle si scossero, i suoi occhi si chiusero per alcuni secondi. Poteva sentire la testa pulsargli con violenza, ogni istante una fitta di dolore, sempre più forte di quella precedente.

Faceva ancor quasi fatica a capire come fosse potuto giungere fino a quel punto, come fosse stato in grado di prendere su di sè ogni responsabilità, come diavolo non avesse potuto capirlo prima, quando aveva deciso di prendere quel posto, di tentare di ridar vita alla Nebbia.
Ma anche quella, non ci mise che pochi istanti a capirlo, era una mera illusione. L'aveva sempre saputo, l'aveva capito ancor prima di entrare nell'ufficio, ancora prima di versare del sangue sull'umido terreno. Ogni cosa sarebbe poi ruotata attorno a lui, ogni cosa sarebbe dipesa da lui. la luce della gloria e della vita che con tanti sacrifici era stata tenuta in vita dall'Oni no Shuu gravava solamente su di lui, in quell'istante. E, una volta che lui fosse morto, sarebbe stato tutto perduto.
I suoi occhi tornarono ad osservare quelle frammentate immagini, cercando di coglierne il più possibile, cercando di capire ciò che aveva dinanzi e ciò che stava accadendo. Non era certamente quello il luogo per mostrare la propria debolezza, per pensare a ciò che era stato e a ciò che sarebbe potuto essere. Si sfregò gli occhi, stanchi, divorati dal sonno, quasi ancor febbricitanti, mentre il suo sguardo seguiva i movimenti dei genin sulla montagna. In quell'istante, era più importante cercare di osservare come si muovevano i sudditi della Nebbia, i suoi soldati, gli shinobi di Kiri. Era più importante cercare di capire quanti di loro sarebbero potuti sopravvivere, quanti di loro sarebbero divenuti chunin, quanti sarebbero saliti ancor più in alto. E quanti sarebbero potuti divenire Spadaccini.

Quel solo pensiero lo fece rabbrividire. mai avrebbe pensato di poter arrivare ad avere il potere di nominare suoi pari, altri Spadaccini, di rimpiazzare ciò che Kiri aveva perso per troppo tempo. Scosse la testa, scacciando quegli inutili pensieri, così come le tormentose immagini, dalla sua mente. Fu solo in quell'istante che si accorse della teiera che fluttuava dinanzi a lui, mentre la Raikage chiedeva se i nuovi ospiti desiderassero del thè. Un brivido, quasi una scossa, attraversò la schiena del chunin. I suoi chiari occhi si alzarono, incontrando quelli limpidi e puri di Shiroko. Ed in essi, senza alcun dubbio, Ryushi vide il disprezzo.*


Ryushi:"Certamente, Raikage-sama. Sarà un piacere bere il thè di Kumo."

*Poi, i suoi occhi si mossero, incontrando quelli dell'Hokage, seduta dall'altra parte del tavolo. Il contatto non durò che pochi istanti; poi, l'Uchiha alzò nuovamente la testa, tornando ad osservare i frammenti vitrei sul soffitto. Anche il capo dello Squalo si mosse, lentamente, fissandosi sulle immagini del torneo.
Ciò che aveva letto nello sguardo tenebroso della rappresentante, nonchè guida, di Konoha, l'aveva lasciato ancor più infastidito dei sentimenti che la Raikage provava per lui.

Pietà. Le sue mani fremettero, mentre quella sgradevole sensazione gli si presentò ancora, come se Akane Uchiha lo stesse osservando nuovamente. Si sentiva come un bambino, piccolo, stupido ed impotente, come se qualcuno dovesse biasimarlo, compatirlo, esser dispiaciuto per lui. Come poteva uno shinobi della Foglia capire il dolore che lui stesso aveva provato, la perdita della patria, la distruzione di tutto ciò che aveva di più caro, la sofferenza del mondi intero che stringeva nel petto? I battiti del suo cuore accelerarono, mentre anche la Samehada fremeva, a metà fra l'incredulità ed il fastidio. mai avrebbe pensato di poter incontrare in quegli occhi una sensazione simile, che nemmeno lui stesso provava. Mai avrebbe pensato che la pietà nei suoi confronti, o, forse, verso la sua stessa patria, Kiri, che giaceva ancora spezzata ed impotente, l'avrebbe tanto infastidito. Un nuovo brivido lo colse, le immagini ch'ancora si ripresentavano dinanzi a lui, sovrapponendosi a quelle del torneo, oscurando la realtà con l'allucinazione ed il sogno.*
 
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view post Posted on 17/1/2012, 17:55

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Gdr off/ Ve lo dico candidamente: mi avete scassat' 'o cacchij. /Gdr On

*E dunque, tra il canto dei bambini, i fumi dell'incenso, i banchetti, i racconti e i dibattiti, calò la notte del primo giorno. I Genin ancora sulla montagna di fronte agli schermi, mentre i Kage furono indirizzati ai loro momentari domini. Shiroko stessa prima della ritirata s'issò in piedi dal suo seggio, facendo quindi da guida ai suoi ospiti verso le proprie stanze. Il giorno seguente sarebbe stato un giorno assai importante, era il giorno della seconda prova. Solo i Kage sapevano cosa aspettava ai giovani e Shiroko era ben conscia che non tutti avrebbero accettato di mostrarsi lì, nel tempio. Per lei però era normale, le sue tradizioni erano diverse da quelle di quei saggi, non avrebbe protestato ne il suo spirito ne avrebbe risentito.

Ora calava la notte... E gli spiriti come i corpi potevano acquietarsi.*



Gdr Off/ Ragazzi, potete ruolare liberamente nella sezione d'avanti alle stanze personali. Ovviamente sapete tutto sulla seconda prova, Shiroko ve l'ha spiegata. /Gdr On
 
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view post Posted on 22/1/2012, 23:05
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*Nei minuti che seguirono l'Hokage non potè che restare concentrata sulla prima prova del torneo e sui genin che, all'incirca tutti con lo stesso andamento, stavano ancora continuando la loro avanzata verso la vetta. Li vedeva lassù per la Montagna e proprio davanti ai suoi occhi passo dopo passo facevano le loro scelte scrivendo ognuno il proprio destino. Con il supporto video fortunatamente non ci furono problemi e senza mai smettere offriva ottime inquadrature dei partecipanti e delle varie situazioni. Compiaciuta di ciò la donna tra un discorso e l'altro si complimentò ancora di quel particolare jutsu che teneva attivi costantemente i frammenti vitrei. Così trascorse la giornata e prima che Shiroko potesse sciogliere la riunione per indirizzare gli ospiti verso i rispettivi alloggi, Akane esitò un ultimo istante, era curiosa di vedere l'avanzata dei suoi partecipanti anche nelle ore buie. I tre Hyuga sembravano cavarsela egregiamente ma non si poteva dire lo stesso degli altri di Konoha e in particolare tra questi, si sentì mortificata nel vedere ancora errori da parte di Yamada, l'Inuzuka bocciato anche allo scorso torneo tenutosi a Suna. Sospirando in segno di rassegnazione scosse la testa e data l'ora tarda si lasciò guidare dalla Sacerdotessa verso la stanza che le avevano assegnato. Quest'ultima non era molto distante dalla sala principale e infatti vi arrivarono in pochi passi: armoniosa e in tinta con il resto dava proprio l'impressione di essere confortevole e anche se adibita solo con lo stretto necessario si presentava molto bene. Augurata la buona notte alla Raikage si congedò e ritrovandosi finalmente sola.*

OT//continua qui //OT

 
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21 replies since 3/10/2011, 16:30   443 views
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