| Alla residenza dell'hokage ci era stato poche, se non rare volte, un po' per timidezza un po' per altri motivi. Quella volta i motivi avrebbe preferito dimenticarseli al più presto. E per distrarsi dai problemi, ci sarebbero state un sacco di opzioni diverse. Ma trovandosi lì, in quel luogo, in quello stato d' animo... sghignazzò all' idea bislacca che gli era venuta. Beh, in fondo... perchè no?
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Così l' aburame si ritrovò a vagare per quei corridoi, coronando uno dei suoi sogni bambineschi: curiosare fra le sale di quel prestigioso luogo. Niente di speciale, solo esplorare, solo per pochi minuti. Questo continuava a ripeterselo, mentre gli insetti presenti nell' ambiente sembravano quasi vivacizzarsi.
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Una falena notturna si svegliò dal suo sonno. Era ancora mattina, eppure sentiva uno strano impulso. Le sue ali bianche, quasi trasparenti cominciarono a sbattere facendole compiere loop sempre più grandi in quella stanza. Uno scoppio di fumo bianco, i suoi sensi si allertarono. Un' altro impulso. Cambiò la traiettoria, planò quasi controvoglia verso il basso.
La kunoichi scrutava il volto celato del suo capo, cercando di sondarne le reazioni, mentre ad ogni sua parola questi sembrava diventare sempre più impaziente.
Capo Ambu: E il suo sottoposto? Esordì così l' uomo. La maschera bianca di fronte a lei sembrò palpitare mentre un tono di voce quasi sommesso pronunciava:
Ambu: Purtroppo ci è sfuggito, si è rifugiato nella folla e per non dare troppo nell’occhio, non ho potuto seguirlo, per questo sono qua, aspetto nuovi ordini.
Capo Ambu: Ok, tu continua a tenere a bada il leader, per quanto riguarda il sottoposto manderò qualcun altro. Una farfallina bianca precipitò fra i due, ma era troppo piccola, troppo inutile per attrarre la loro attenzione. La maschera bianca cercò di ribattere alla frase del capo, un tono ancor più preoccupato, m stranamente puntiglioso:
Ambu: Ma signore, sa bene che i membri della squadra speciale sono tutti impegnati nelle missioni d’inseguimento.
Capo Ambu: Non preoccuparti, ora va!!! Così dicendo congedò la kunoichi, che sparì nella solita nube di fumo. Mentre la farfalla esagitata correggeva la sua rotta e riconquistava i centimetri più alti della stanza, lasciando il capo anbu alle sue faccende, mentre lei si riappolaiava ad una delle pareti. Guardando la tanta gente che si faceva spazio in quel corridoio, non si poteva far a meno di notare quel ragazzo, che con occhi spenti, continuava a guardare l' interno di quella stanza, dalla quale ora si affacciava il tizio. L' indice destro andò ad alzare la sella degli occhiali, e mentre questi si riabbassavano sul naso, coprendo del tutto gli occhi dell' aburame questi non corresse però il suo sguardo. Pensieroso, incuriosito, cupo, eccitato. Tutto quello traspariva dagli atteggiamenti agitati dell' aburame. interessante... però dai non posso certo andare lì e dire: VADO IO SE VUOLE! Come minimo mi metterebbe sottotorchio, per sapere come faccio a sapere quei segreti. Eppoi...se ne occuperanno altri. Fece per andarsene, ma prima che potesse compiere un passo, qualcosa lo bloccò. Come un malessere. Anzi come una calamita che lo attirava. Lo attirava verso quell' individuo. Istinto. Ritornò nella posizione precedente, continuando a scrutare quella stanza, poi voltò lo sgaurdo, per non incrociare quello del capo-anbu. Però... un mukenin è in giro... fra la gente. ARGH! Combattuto fra due idee, si frugò in tasca, ed estrasse la soluzione a quel dilemma: una moneta. La lanciò in aria. Ruotò e ruotò. Atterrò sul dorso della mano del chuunin, e subito fu coperta dall' altra. Passarono secondi di tensione, fece un lungo sospiro e poi la scoprì.
Vado io se vuole!Disse avvinandosi all'uomo che doveva avere un' aria alquanto perplessa. Messosi sull' attenti continuò: Aburame Kisho, chuunin del villaggio. Ho ascoltato per caso il vostro discorso di prima, e volevo propormi per scovare il "sottoposto".Sarà un' onore dare il mio modesto aiuto. Sempre se mi ritiene idoneo, signore. Rimase sempre sull' attenti aspettandosi le reazioni più disparate. Quasi tremando sì, aveva una paura... riverenziale, ma pur sempre paura era. Maledetta croce...
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