| *Ryushi entrò nella grande sala, osservando con attenzione ogni dettaglio che gli capiva sotto gli occhi. Esattamente come l'esterno, anche l'interno di quel castello era fatto interamente in legno. La sala d'ingresso era enorme: circa cento metri quadrati di spazio aperto. Il soffitto era incredibilmente alto ed era decorato con dell'edera. Grossi rami di quella pianta si snodavano dal centro di esso, moltiplicandosi e divenendo più sottili man mano che si allontanavano. Alcune parti sembravano muoversi ancora, mentre altre erano lasciate penzolare nel vuoto per alcuni metri. Dal punto in cui l'edera cresceva, esattamente al centro del soffitto, un gigantesco lampadario illuminava l'intera sala. Come ogni altra cosa, anche quell'opera d'arte era fatta di legno. Sculture di ogni tipo abbellivano le pareti: piccoli rami d'edera formavano i volti degli Hokage o dei fondatori del Villaggio della Foglia con estrema precisione. Dall'altra parte di quella sala splendidamente decorata, vi erano tre scale. Quella centrale era la più grande, mentre le due laterali erano la metà della prima. Davanti ad ognuna di queste vi erano due anbu di guardia. nessuno, fino a quel momento, vi sarebbe potuto salire. Erano, dunque, riservate ai vincitori della prima prova. Solo chi fosse riuscito a superarla, di qualunque cosa si trattasse, avrebbe potuto salirvi. Il luogo dove conducevano non era, però, affatto misterioso: sembravano infatti essere collegate con una grande vetrata sopra i genin che si erano radunati lì. Finalmente, dopo attimi di stupore, tutti coloro che dovevano partecipare al torneo si erano radunati lì. Il momento era giunto. Quello era l'inizio del torneo chunin. In pochi istanti, con un grande favore spesse pareti lignee chiusero qualunque uscita dalla sala e, a giudicare dai rumori uditi dallo Spadaccino, anche dall'intero palazzo. Erano intrappolati lì dentro. forse la prima prova consisteva proprio nel cercare di uscire da lì. Ma come fare, con tutti quegli anbu che li sorvegliavano? Era impossibile riuscire a sfuggire al loro sguardo. L'alternativa non era che una sola: la famigerata prima prova si sarebbe svolta lì dentro. Tra i circa quaranta genin, ammassati nel luogo che avrebbe deciso il loro destino, calò il silenzio. Soltanto il respiro delle persone in quella sala era percettibile. In quel momento, il battito cardiaco dello shinobi di Kiri cambiò il suo ritmo. da regolare, divenne sempre più rapido. Una grande agitazione proruppe nell'animo del giovane, spazzando ogni pensiero razionale. Un pressante desiderio di fuggire invase la sua mente. Quel luogo che gli era così poco familiare, la sensazione di essere in trappola, la lontananza della sua kage. Tutte queste sensazioni lo gettarono in un'oscura disperazione, mai provata prima d'allora. In un ambiente così ristretto, il ninja non capiva che tipo di prova dovessero affrontare. Nonostante tutto, lo spazio per un combattimento c'era. Sarebbe dunque stata quella l'accoglienza degli shinobi di Konoha, che si sentivano tanti uniti fra di loro? Qualcosa che, normalmente, lo avrebbe reso contento, in quel momento terrorizzava l'animo di Ryushi. Guardò ogni persona intorno a sè, ogni altro ragazzo, vedendo soltanto dei nemici. Poi, quando la pressione di quelle sue emozioni, che non provava più da molto tempo, sembrava che stesse per lacerarlo, che gli stesse per far perdere la ragione, un urlo interruppe tutto. Altre emozioni travolsero il suo animo, cancellando in pochi secondi quelle precedenti. Fame, rabbia, odio, desiderio di combattere, di uccidere: era questo, in quell'istante, a dominare il ragazzo. Tutte sensazioni trasmessegli dalla Samehada. Con un immane sforzo, il genin cercò di controllarsi. Ormai il torneo era già cominciato, non poteva permettersi di perdere la ragione in un momento simile. Smettere di ragionare, proprio quando la razionalità gli era indispensabile, significava perdere. E perdere, a Kiri, significava morire. Perchè mai avrebbe dovuto temere quelli che gli stavano intorno? Lui era lo Squalo, uno dei Sette Spadaccini della Nebbia, gli assassini per eccellenza. Erano gli altri a dover temere lui. Con la mano destra sfiorò l'elsa della Pelle di Squalo ed una nuova ondata di quelle emozioni lo travolse. Quella seconda volta, però, fece meno fatica a reprimerle. Con uno sguardo rinnovato, sottomesso alla ragione e non alla paura, si guardò intorno. Non era, comunque, il momento di osservare le splendide decorazioni delle pareti. In guerra, cose simili non avevano la minima importanza. In pochi istanti, invece, il ragazzo individuò il genin che, tra quella folla, stava cercando. L'unico che avrebbe dovuto impensierirlo. Ryu, l'Osamurai. Era solamente a pochi passi da lui. In caso di uno scontro, sarebbe di certo stato l'avversario più pericoloso. Al pensiero di doverlo affrontare, la Samehada fremette dal piacere. Sarebbe di certo stato uno scontro interessante, quello più impegnativo da quando era divenuto uno Spadaccino. Poi, tutti quei pensieri, quelle congetture su come sarebbe stata la prova che ormai era così vicina, furono bruscamente interrotti. Gli anbu stavano allineando i genin lungo le pareti, in attesa di nuova istruzioni. Senza protestare, Ryushi si fece portare lungo una parete, accanto agli altri shinobi della Nebbia. Osservò le maschere inespressive di quelli che sarebbero stati le guardie del loro esame. Quelle strane forme coprivano anche gli occhi, evitando così di mostrare qualsiasi emozione. Qualcosa che, nel Villaggio della Nebbia, si poteva leggere sul volto di chiunque. Poi, dopo alcuni, interminabili minuti, i due anziani che già avevano accolto gli stranieri nel loro villaggio parlarono ai giovani lì radunati.*
Anziano saggio:"Prendete posto signori, presto avrà inizio la prima prova."
*Subito dopo quelle parole, il legno che formava il pavimento si deformò. Si crearono così decine di banchi e di sedie, completamente fatti in legno. Quella visione spiazzò l'animo del ragazzo. Mentre gli anbu distribuivano un foglio su ciascun banco, un pensiero colpì il giovane. La prima prova non era altro che un test scritto. Nulla più di questo. Nessuna difficoltà fisica, nessun combattimento, nessun dolore. Solo un semplice test. I genin furono poi invitati a sedersi.*
Anziano saggio:"Bene, ci siamo tutti! Non posso far altro che augurarvi buona fortuna. Date il massimo e non fatevi prendere dal panico."
*Lo Spadaccino prese posto in un banco piuttosto vicino all'Osamurai e agli altri ninja di Kiri. Non badò nemmeno a chi si fosse seduto dall'altra parte. Mentre osservava il foglio, logicamente ancora capovolto, pensò che, in quella fase introduttiva del torneo, gli shinobi della Foglia avevano svelato diverse informazioni segrete. Evidentemente tra di loro c'erano dei ninja in grado di controllare il legno, riuscendo addirittura a creare qualcosa di complesso come un castello. I banche, perfettamente formati e rifiniti, erano disposti in file di cinque e distavano tra di loro circa un metro e mezzo. La Samehada, forse delusa per non aver potuto combattere, aveva smesso di fremere. Lo Spadaccino la appoggiò al banco, carezzandone l'elsa. Mancava poco al suo momento. Dopo aver afferrato la penna, Ryushi attese che tutti gli altri genin si fossero posizionati per poter ricevere il segnale d'inizio. Era impaziente di superare quella prima prova e di poter passare alla parte pratica. Di fronte al pensiero dei combattimenti, la Samehada fremette un'unica volta, in attesa di poter finalmente assaporare il sangue ed il chakra di qualche shinobi.*
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