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| Otomika Kaguya: "A casa ora..."
*La calda voce dello Spettro d’Argento sembrò donarle una ventata di vita. Gli occhi le divennero lucidi per la felicità di poterlo sentire ancora una volta e la stretta, seppur debole, si fece più salda. Aveva dimenticato cosa fosse la felicità dal giorno in cui gli spettri del suo passato fecero capolino da quella porzione del suo animo che aveva messo da parte. Quell’idillio fu però bruscamente interrotto. La stretta fu sciolta rapidamente e l’uomo, di cui Yumi riusciva a distinguere solo pochi lineamenti, s’avviò verso la porta d’uscita. Gli bastò poco per far crollare le sicurezze della kunoichi.*
Otomika Kaguya: "Mi hai deluso."
*Il suo cuore sembrò fermarsi. L’amarezza della solitudine e il disprezzo dimostrato dall’uomo che amava con tutta se stessa sembrò come una pugnalata diritta ai polmoni. Le mancò l’aria, tanto da farle credere di star morendo ancora una volta. L’idillio s’era trasformato in un autentico incubo.*
Sabaku No Yumi: "O-Otomika, non..”
*Le parole le morivano in gola. Preda della disperazione, si lasciò andare ad un tacito pianto. Ogni lacrima che le bagnava il viso sembrava scottarle la pelle. Erano come l’acido.*
Sabaku No Yumi: "..non l-lasciarmi..”
*Fu con la consapevolezza dell’autentica solitudine che varcò il punto di non ritorno. Con un enorme sforzo fisico scese dal letto, barcollando. S’appoggiò al muro per mantenere l’equilibrio e, pur zoppicando, si lanciò all’inseguimento dello shinobi. Il dolore sarebbe stato insopportabile per una qualsiasi altra persona, ma non per lei. Le ferite ripresero lievemente a sanguinare, macchiando le candide fasce che le erano state poste al di sopra, e un vivido pallore la faceva sembrare un autentico spettro. Continuò ad incedere senza badare minimamente alla propria salute, d’altronde.. la sua vita non era così importante in assenza di lui.*
Sabaku No Yumi: "VOLTATEVI, SPETTRO D’ARGENTO. VOLTATEVI E GUARDATEMI NEGLI OCCHI..”
*Gridò con quanto fiato aveva in gola, senza smettere d’incedere. L’alta temperatura la faceva barcollare ad ogni passo, ma la disperazione di quel momento era talmente viva e forte da eclissare il suo istinto di sopravvivenza. Non le importava di morire, adesso, perché quelle parole l’avevano già uccisa.*
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