Studio del Kokage

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view post Posted on 12/3/2013, 07:04     +1   -1
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Mhh... mhhhh..

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*Vagò per le strade del villaggio, forse in cerca di casa sua, forse tentando di raggiungere la Piramide. Non lo sapeva bene nemmeno lui.
Fatto sta che arrivò sulla soglia della Residenza quasi senza sentire le gambe. Non dormiva da chissà quante ore, non mangiava da chissà quanti giorni... le guardie all'ingresso lo salutarono come Kage, ma in quel momento era poco più che un vagabondo.
Salì allo studio, e lo trovò come l'aveva lasciato... pensò ad Ailish, alle sue condizioni... la rivide cadere davanti a loro, emettere quel potere terrificante...*


"Dovrò farle visita... poi..."

*E cadde a peso morto sul divano, tra la polvere e le schegge di legno... non gliene importava nulla.
Dormì sul colpo.*
 
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view post Posted on 14/3/2013, 01:26     +1   -1
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Il lieve abbraccio di Morfeo si fece caldo attorno a Hideyoshi, che stanco e logoro dalla fatica accumulata nel corso dei giorni senza riposo, si era letteralmente gettato sul divano del suo studio, alzando una grossa nube di polvere. Incurante, si addormentò.
Dormire con molta fatica indosso può spesso portare a notti insonni, o a un sonno strano e colmo di brutti pensieri, che come pura realtà, vagano nella mente lasciando spazio a scenari spesso incauti e funesti.
Neanche il tempo di godere un minimo di quel sonno, che qualcosa iniziò a turbare la mende del giovanissimo Kokage, qualcosa che aveva scoperto da poco tempo iniziava già a pesare come un macigno. Rivide nella sua mente l'attimo in cui il maestoso sovrano dei serpenti pronunciava con voce infastidita la frase "I miei due unici servi ancora in vita...", il momento in cui lasciò Kiri per sempre, l'attimo in cui conobbe per la prima volta Auron Hyuga.

Auron. Auron.

Come se un fulmine illuminasse per un attimo i suoi sogni, parve di vedere la figura di quel giocane, avvolto da una nube molto scura, sanguinante, poggiato dolorante a una parete, che invocava aiuto. Una voce turbò il silenzio che s'era creato topo quella strana visione. Empia si faceva spazio nella mente del giovane che iniziava a muoversi nel sonno, quasi infastidito. La voglia di svegliarmi ma l'impotenza davanti a qualcosa di più grande di lui.


- Tua…E' solo colpa tua.

La voce si faceva sempre più fioca, fino a sparire del tutto verso l'ultima parola, lasciando il giovane Kaguya in un insolito e profondo sonno, come se nulla fosse mai accaduto. Ora la sua mente era libera da ogni turbamento, sorvolava sui pensieri e come per magia, la tranquillità regnò sovrana fino al suo risveglio. Cosa fosse accaduto nessuno sapeva saperlo, solo Hideyoshi avrebbe conosciuto la risposta a quegli arcani enigmi.
 
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view post Posted on 16/3/2013, 10:43     +1   -1
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*Un sibilo profondo, lontano... affonda nella roccia, si scioglie nell'acqua... è lo scrosciare delle onde. Vede il mare di Kiri, placido, nebbioso... la spuma si aggrappa alla battigia, ma una forza inarrestabile la trascina di nuovo nelle profondità, e solo una minima parte rimane ancorata...
C'è suo padre, accanto a lui... la lunga veste dorata... lo guarda, egli lo ignora, continua a guardare avanti... ha lunghi capelli bianchi, labbra rosse, uno sguardo assassino. Solleva una mano, indica il mondo oltre la nebbia.
Il mare si tinge di viola, è veleno... qualcosa esce dall'acqua e afferra il padre.. una creatura viola, enorme, sibilante, lo stritola senza pietà. Ma il bambino non ne piange la morte; anzi, è felice, perché il male ha ucciso il male, per una volta. Sorride. È salvo. Si lascia sollevare dalla creatura... ha grandi occhi nocciola, e capelli castani che fluiscono fin nell'acqua, fin nelle viscere della terra... non è poi così terribile. Il bambino sorride, ma non è più un bambino, è un ragazzo dai capelli bianchi, dagli occhi bianchi, spaventosi... cade nel mare, ma trova solo sangue ad attenderlo, una marea rossa, densa, che sa di massacro.
Ride; è altrui, ha fatto quel che doveva. Ride, ed una mano nera esce dagli abissi... lo afferra, lo stritola, lo schianta contro la battigia... è un muro nero, la spiaggia, ed ora il sangue che bagna la terra è suo... l'onda si alza, e mescola alla morte di migliaia il sangue del carnefice... ne valeva la pena?
Il ragazzo alza una mano, lentamente... ha un mezzo sorriso in volto... è finita.*


- Tua…E' solo colpa tua.



"AH!"

*Si svegliò di soprassalto, sudato, a terra... il cuore pareva in procinto di saltare fuori dal petto e fuggire via, lontano, via da quell'eco terribile... ancora nella sua testa, ancora nella stanza...
Lasciò che il buio lo confortasse; che lo nascondesse agli incubi ancora vivi. Aleggiavano per gli spazi dello Studio, aspettavano solo lui... Auron, e quella voce...*


(Watashi... era Watashi?! Ma com'è possibile?! È ancora qui, in questo studio?! Una sua presenza?!)

*Il Dio, nella mente del Cantore, avrebbe senza dubbio potuto lasciare una traccia di sé in quel luogo... l'avevano richiamato, per un istante, e sarebbe stato sciocco pensare che, data la sua potenza, non avesse lasciato perlomeno una vibrazione...
Ma erano pensieri rapsodici, ancora scalmanati, alimentati dall'ombra senza uscita che il ragazzo si trovava davanti... si alzò, lentamente.
Le gambe risposero bene; aveva dormito a sufficienza. Forse fin troppo... si passò una mano sul volto, e sentì, ruvido, il contatto con la pelle di Oogata... Yo... non l'aveva nemmeno salutato, il giorno prima...
Uscì dalla piccola stanza. Fuori, le torce andavano spegnendosi...*


(Auron... non ho salutato neanche lui...)

*A passi silenziosi si diresse verso la mensa degli shinobi, aprì lentamente il portone, e non vi trovò quasi nessuno. Alzò una mano per mettere a sedere i pochi che lo salutarono, e senza parlare prese una ciotola di riso, della cipolla, un pezzo di carne... gliel'avessero chiesto qualche ora prima, "hai fame?", li avrebbe mangiati in un sol boccone.. ma ora... ora si sentiva di nuovo senza appetito. Lo opprimeva l'immagine dell'amico... persino nell'incubo... cosa avrebbe potuto fare?*

(Gli indizi? Auron e il vecchio avranno senza dubbio seguito la pista dei marchi lasciati da Keiichi, dopo che io sono sparito... dovrei cercarli anche io?)

*Questo pensava, e intanto finiva il suo lauto pasto... mise da parte una pagnotta, e lentamente uscì al sole fioco del villaggio.
Non era mai stato bravo in quelle cose... le cacce al tesoro... ma avrebbe dovuto provare, perlomeno.
Le parole di Manda non potevano essere state fraintese... qualcosa era accaduto ad Auron.
Giunse davanti al Cantore di Lame... avrebbe trovato qualcosa, lì?*


GDR OFF///Dato che non hai dato indicazioni, sono andato ad intuito del mio pg. Qui è iniziata la mia ultima missione, cercando gli indizi lasciati da Keiichi sul luogo di custodia dei cimeli.///GDR ON
 
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view post Posted on 17/3/2013, 19:18     +1   -1
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Aveva seguito il suo istinto, si era mosso velocemente ed aveva collegato pensieri e sensazioni a fatti concreti. Non si smentiva, sapeva il fatto suo. Qualunque ninja in quella condizione avrebbe senz'altro esitato prima di prendere una decisione, ma il suo cuore forte e la sua caparbietà portarono il Cantore di lame a muoversi agilmente.
Si portò proprio dinanzi al negozio di sua proprietà, e lì attese. L'intuito l'aveva portato lì, forse perchè la vera missione iniziata qualche tempo prima era partita proprio da quel punto, forse perchè cercava un collegamento tra lui ed Auron.. Intesa giustissima.
Dal silenzio una voce, al Kogake familiare, interruppe il silenzio.


- Hideyoshi Kaguya.

Continua Qui
 
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•Yatagarasu•
view post Posted on 2/3/2014, 23:43     +1   -1




Yo era stanco.
Il burattinaio era ormai tornato già da un mese dalla guerra di Watashi, e la vita scorreva finalmente pacifica nel villaggio sotterraneo di Oto. In realtà potevano pure smetterla di stare sotto-terra, già alcuni si lamentavano, ma la paranoia di Saito per segretezza e riservatezza non era certo diminuita con ogni consecutiva visita ad oto di forze demoniache, organizzazioni segrete di spie e assassini, e più o meno chiunque non fossero ninja dei grandi villaggi.
Di fatto, aveva già cominciato a far scavare una nuova serie di tunnel in un'altra parte del paese, e aveva iniziato a cercare qualche posto riservato nel paese dei fiumi e della cascata. Oto era esposta, e Oto non poteva esserlo, dato che non vantava i numeri degli altri villaggi nè la loro potenza.
Oto era un villaggio morente.
Il jonin lo percepiva ormai da tempo. Il kage era assente per la maggior parte del tempo, e il potere vero ricadeva in mano ad Ailish, l'ombra di Oto, che si era ripresa fin troppo bene dal primo shockante incontro con il dio-demone Watashi.
Di fatto, era una vera spina nel fianco.


"Ci servono provviste per il lato nord, ci serve una ristrutturazione al lato ovest, le fogne stanno funzionando male, perchè non aumenti le pareti blindate? Cosa sono quei burattini armati nel magazzino sei?"

Il fatto avesse poteri sensitivi mostruosi e una curiosità morbosa era anche peggio. Già Yo faceva fatica ad avere degli spazi privati così com'era, una Nara impicciona era l'ultimo dei suoi problemi. Aveva bisogno di parlare con Hideyoshi, gli serviva più spazio da sbancare all'esterno del villaggio, il suo ultimo progetto aveva preso più spazio di quanto non pensasse. Il problema di lavorare con post-bruciatori sotto-terra e in modo discreto.
Entrò quindi nel suo studio, perfettamente conscio di quello che avrebbe trovato.
Nessuno.


-Tutto questo è inaccettabile.-

Quel ragazzo non c'era MAI. E cosa l'aveva tenuto lontano, stavolta? Salvare donzelle? Cavalcare verso il tramonto su un cavallo bianco? Raccogliere margheritine? Sospirò.
Dietro l'ampia, pesante scrivania in pietra stava una bacheca. Al suo interno, una spada. La tagliateste, la spada vampirica che aveva decapitato Otomika.


"maledetto aggeggio di ferraglia, che cavolo ci dovremmo fare, con te?"

Yo non sapeva cosa avrebbe deciso Hideyoshi, ma sapeva della sua origine Kiriana. Aveva liberato Kiri, ridato loro dignità e potere. Yo avrebbe preferito vederli schiacciati e dimenticati: non sarebbero mai stati grati, Kiri era il villaggio della nebbia di sangue, dopo tutto. Barbari incivili.

-Saito... cosa pensi di fare, qui dentro?-

Ailish. Oscura, eterea, bellissima. Lo sguardo di Yo passò dal puro e semplice disgusto per la discussione che sarebbe partita da lì a poco in un sorriso mellifluo nel tempo necessario a voltarsi. Quanto odiava quella donna.

-Penso di incontrare il mio kage. Hai idea di dove sia finito?-

Gesticolò con la mano sinistra. Continuava a nascondere il fatto di avere un arto artificiale, anche se sapeva che non poteva certo ingannare lei. Troppo furba, troppo potente.

-Fai riferimento a ME, Saito. Come hai sempre fatto prima. C'è una gerarchia, in questo villaggio, e la rispetterai... non è necessario disturbare il Kokage per ogni tua singola stupidaggine.-

La risposta era sferzante, e Yo non se ne stupì particolarmente. Ailish era il vero potere dietro il trono... era stata lei a volere il kaguya come kage, lei a supportarlo, lei a servirlo fedelmente. Un burattinaio ne riconosceva un altro, supponeva il jonin, ma solo un imbecille avrebbe pensato che un chunin poteva diventare kage di un potente villaggio ninja senza numerosi intrighi dietro, o eventi straordinari... e per quanto le avventure di Hide fossero state rocambolesche, non erano tali da giustificare quella strana, subitanea promozione: non era un ninja fortissimo, nè un diplomatico raffinato. Era un tipo tranquillo, anche troppo, e gentile. Strano che fosse ad Oto in primo luogo.
Aveva sopportato numerose risposte come quella, in passato. Tutti passavano da lei. Tutti si inchinavano a lei, e più di una volta invece Yo aveva passato sopra le formalità e interpellato il kage in modo più privato... o cercato di farlo, dato che raramente si trovava lì. Ma Yo era sopravvissuto a nemici molto più pericolosi di Ailish, e molto più devastanti dell'intero villaggio. Non avrebbe sopportato oltre.


-...devo parlare con il mio kage. Ora. Dove è andato a finire? Non era a Kumo, o c'era solo al summit dei kage... se era davvero lui e non un suo clone. Non l'ho visto combattere Watashi, non è al villaggio... dov'è.-

Non sorrideva più, e una luce fredda si leggeva in fondo al suo unico occhio, una luce pericolosa. Gerarchia e obblighi significavano poco o niente, per il mukenin. Ailish era molto sicura della sua supremazia... ma non era il tipo da affrontare scontri a viso aperto. Fece spallucce.

-E' andato a soddisfare un obbligo con il villaggio di Kiri. Faccende da Kage.-

Yo pensò molto in fretta. Kiri. Obblighi VERSO Kiri? Erano liberi e vivi, cosa volevano di più, dopo aver perso una guerra? Si voltò verso la spada in bacheca. Quella era ancora lì, e se aveva qualcosa di più che segatura tra le orecchie, il suo kage ce l'avrebbe lasciata per molto tempo... scambiarla? Per cosa? Seguendo il suo sguardo, Ailish tornò a parlare.

-No, Saito... non la spada. Il cadavere. Ilya Momochi... la rivogliono indietro, insieme alla spada. Siamo stati così cortesi da proporre loro trattative per entrambe. Contento ora? Puoi per favore andartene e tornare nel buco da cui sei fuoriuscito?-

Scambiare il cadavere e la spada. Non aveva senso. Kiri era un villaggio spezzato, da quando l'ultimo vero Mizukage l'aveva abbandonato. Cosa se ne facevano di quella spada?
Ad Oto non serviva a nulla, ovviamente. Nessuno conosceva le tecniche segrete degli spadaccini... ma a Kiri? Un nuovo Diavolo sarebbe sorto, assetato di vendetta per gli uccisori del suo predecessore e occupatori. Un vendicatore. Cosa potevano dare loro in cambio che non si potessero già prendere con la forza, e non si fossero già presi in passato?
A meno che.
Hideyoshi, che liberava il villaggio dopo una protesta civile. Hideyoshi, l'animo buono e gentile. Hideyoshi, che restituiva le spoglie del kage di kiri. Hideyoshi, di Kiri. Il suo kage. La spada del suo kage.


"...piccolo bastardo... possibile?"

No, non lo era. Era ridicolo pensarlo, forse era debole e troppo cortese, ma non era un traditore. Non aveva nè lo spunto, nè l'animo del traditore, il sigillo lo aveva legato in modo indissolubile allo spirito dei precedenti kage di Oto, e non poteva certo liberarsi di un fardello del genere con facilità.
Non aveva lo spunto o l'animo del traditore... cosa ci faceva uno così in un villaggio di traditori?
Strinse i denti... doveva parlarne con lui.


-Saito, ti ho dato un ordine. Tu uscirai da qui, tornerai alle tue mansioni, e soprattutto non ti interesserai più al tuo kage in questo modo inopportuno. E' già insopportabile ci abbia rinchiuso tutti qui dentro, appena tornerà Hideyoshi-sama torneremo alle nostre normali mansioni... e tu tornerai sotto terra, al tuo posto.-

Stava cercando di pensare, e quella donna non glielo rendeva facile.

-Il villaggio del suono ha una lunga, imperturbata tradizione di guerrieri onorevoli, grandi condottieri, e cercatori di potere. Tu sei un'anomalia, un cancro, così come quell'Onimio Kaguya, e tutti quei... ricercatori... che restano ancora qui dall'epoca del primo kokage. Watashi è finito, e ci saranno numerosi equilibri politici da riposizionare. Oto deve restare ferma, un baluardo di potere e determinazione anche in tempi avversi, il simbolo che la ricerca della superiorità non è conclusa, che i ninja...-

Continuava a parlare! Era insopportabile, lo mandava fuori dai gangheri. Come riuscisse a sorridere mentre si avvicinava a lei, non mostrando la minima minaccia, stavolta, non lo sapeva neanche lui. Idiota pretenziosa.

-Quindi ringrazia che non abbiamo ancora gettato quelli come te fuori dal villaggio per tempo... Otomika vide del potenziale, in te, ma credo resterebbe deluso, vedendoti ora. Un povero, misero omuncolo chiuso nel suo laboratorio a meditare su quelle stupide macchine... eh?-

una lama dentellata e divisa in sezioni le aveva perforato l'addome, larga abbastanza da quasi dividere la fragile figura in due. Non poteva aver percepito l'attaccante, ovviamente: era un burattino apparso alle sue spalle, e tracce di chakra ne aveva poche o nessuna, e sapeva nasconderle molto bene.

-...hai rotto le palle.-

Un fiotto rosso le uscì dalla bocca, bagnandole il prosperoso petto, mentre gli occhi si allargavano nella furia, quindi nel terrore. Solo alla fine alzò lo sguardo con aria implorante. Si era resa conto, finalmente. Dalla bocca, solo un gorgolìo strozzato.

-Quando tornerà... se tornerà... Hideyoshi, dovrò farci quattro chiacchiere. Ma fino ad allora, sono io a comandare questo baraccone. Non è detto non lo sarò anche dopo.-

Era stanco, così stanco di tutte quelle baggianate. Potere? Onore? Tutti i presenti in quel villaggio volevano essere liberi, e trovavano un'altra prigione, dove chi era forte veniva comunque prevaricato per motivi idioti, chi era debole poteva cavarsela a prescindere per malriposti ideali di compassione. Quelli senza appoggi restavano tra gli ultimi, quelli con molti, diventavano in fretta invincibili grazie al sigillo maledetto. Non era venuto fin lì per quello. Non era per quello che aveva tradito Suna.
E nessuno insultava i suoi burattini in ogni caso.
Il burattino da combattimento raccolse l'involucro ormai vuoto di Ailish Nara e lo caricò in spalla, muovendosi verso l'esterno con un lieve inchino. Nuovo modello di automa prodotto in serie, questa volta armato, silenzioso e letale... sembrava un essere umano ammantato di nero, con un lungo vestito grigio, un simbolo del tao disegnato sulla schiena, il volto coperto... ma non lo era.
Si sedette dietro la scrivania, schiacciando il pulsante dell'interfono raramente usato dal kage, installato da lui stesso un anno prima. Sembravano secoli.


-A tutti i ninja di Oto, qui è Yo Saito che vi parla. Avviso tutti che il controllo del villaggio è passato in mano mia. Ailish Nara è morta.-

L'occhio destro, nel frattempo, attivava con rapidi gesti, leggendo i suoi impulsi, una modalità chiamata "showdown". Numerosi protocolli di sicurezza scattarono, isolando alcune aree, blindandone altre. Stava impedendo a chiunque volesse di entrare nelle sue zone private, anche a lui stesso. Doveva prima risolvere una piccola disputa.

-Chiunque abbia qualcosa da dire, può venirmelo a dire di persona, sono nello studio del kage.-

scrocchiò il collo, liberando il braccio destro meccanico dal Kimono.

---------------------------------

Due giorni dopo, la calma era tornata in quelle sale.
Aveva picchiato fin quasi in fin di vita una fetta enorme della popolazione di Oto, venuta a protestare. Aveva ucciso un'altro del quintetto del suono e relegato i restanti a compiti di sorveglianza e pattugliamento fino a nuovo ordine. Aveva stabilito il suo diritto di governo nel modo più immediato, brutale che conoscesse... supremazia del più forte, e a quella regola, potevano aderire più o meno tutti.
Quando fosse tornato Hideyoshi, avrebbero avuto molto da discutere... molto davvero.
 
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Belfagor90
view post Posted on 4/3/2014, 22:14     +1   -1




Alla fine era successo. In un certo senso me l’aspettavo, non era possibile che Hideyoshi potesse rimanere a lungo in carica con qualcuno del calibro di Yo a piede libero. Alla fine Oto si stava rivelando per ciò che era, si era trattato solo di una questione di tempo. Ora però l’occasione era matura.
Era meglio aspettare un po’ prima di andare a parlarci, il tempo che si sfoltisse un po’ la fila così come il suo nervosismo. A quel punto sarebbe stato pronto per me... no, non lo avrei attaccato, fossi matto. Quello che faceva del villaggio non era affar mio, bastava che mi lasciasse fare le cose come piacevano a me e mi lasciasse sostanzialmente in pace.
Ridacchiai richiudendo gli occhi, il suo annuncio plateale aveva disturbato il mio sonnellino pomeridiano. Oto si stava rivelando un posto molto più divertente del previsto, meglio goderselo casomai non fosse destinato a durare.


-Vedi solo di non farti ammazzare finché non arrivo, Yo. Mi deluderebbe molto il contrario.-



Aspettai due giorni. Fu più o meno il periodo che ci mise a finire il casino per strada. A quel punto mi vestii tutto per bene, armi comprese, e mi rivolsi a Kuroichi, il corvo meccanico che mi aveva regalato Yo ai tempi del mio arrivo ad Oto.

-Hey Yo, sto venendo a farti una visitina. Roba pacifica, te l’assicuro...-



Lanciai un grosso sorriso zannuto all’uccello nero. Chissà se Yo in quel momento stava guardando attraverso gli occhi completamente bianchi di quel pennuto? Mi avrebbe risparmiato molti problemi.
Attraversare i cunicoli sotterranei non fu un problema. La tensione dei giorni precedenti era quasi sparita e ormai cominciavo ad essere abbastanza famigerato in quel posto. Pochi non capivano chi ero quando m’incrociavano, anche perché ero tra gli abitanti di dimensioni più... considerevoli. Vani tentativi di sorridere amichevolmente fecero fuggire qualche persona e sguainare qualche coltello, quindi lasciai perdere dopo poco. Ero ancora terribilmente scarso a fare una faccia amichevole, eppure erano anni che facevo pratica! Che fosse ora di vedere un dottore oltre allo psicologo? Ah, ma in fondo Yo era pure un medico, no? Se solo non fosse stato così tremendamente losco, mi sottoporrei pure ad una visita.
Arrivai alla piramide del Kokage assaporando l’odore di sangue che si spargeva dalle porte e dalle finestre. Oh sì, sembrava molto più accogliente della prima volta che ci ero entrato.
Entrai camminando tranquillamente. In giro c’erano poche persone e le poche che si fermarono a guardare sussurravano. Pensavano fossi l’ennesimo sfidante che le avrebbe prese, si sbagliavano, ma non li contraddissi. Quello che pensavano non m’importava. Salii le scale e più mi avvicinavo a quella stanza dove non mettevo piede da quasi due anni più l’odore delle lotte passate diventava più forte e il personale rado. Alla segreteria non c’era neppure nessuno. Ahiahi Yo, sembra che tu ti stia facendo una reputazioncina da cattivone.


-Knock knock, c’è nessuno in casa?-



Chiesi quasi canticchiando bussando alla porta dell’ufficio dove il mio Byakugan aveva individuato il chakra del burattinaio. Non stavo più nella pelle di cominciare!
Colui che aveva comandato una parte dell’esercito di difesa di Kumo era molto diverso dall’ultima volta che l’aveva visto faccia a faccia... o almeno quello che ne restava. Aveva un occhio metallico e pure il braccio era tutto fuorché fatto di carne, ossa e sangue. A quanto pareva la sua passione per i burattini e i cadaveri aveva avuto ripercussioni interessanti sulla sua vita.


-Ucci ucci, sento odor di rivoluzionarucci... ne è passato di tempo Yo. Ti trovo dimagrito, perso un po’ di carne per strada ultimamente?-



Salutai tentando l’ennesimo sorriso che si trasformò automaticamente in un ghigno omicida.
 
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•Yatagarasu•
view post Posted on 5/3/2014, 01:38     +1   -1




gdroff: lo studio è stato trasferito sottoterra, non è più in quel maledetto ziggurat XDDD /gdroff

Yo guardò le scartoffie che aveva davanti, sospirando. Cosa diavolo doveva farci, con tutto quel pattume? Costi di gestione, costi di mantenimento, provviste, tutto necessitava una firma del "kokage-sama". Firme. Seriamente.

-Che cosa vi ho creato a fare?-

Si rivolgeva al trio di automi dall'aria vagamente contrita su un lato della sala. Avevano la solita struttura tonda e imbullonata, in legno e metallo con un grosso numero di serie sul lato, e molte braccia sottili che fuoriuscivano da questo nucleo. Galleggiavano a mezz'aria, e parevano "vedere" da un singolo occhio sulla parte frontale della sfera. Tutte le sottili braccia smistavano cartacce simili a quelle che ingombravano la scrivania del kage, un blocco di pietra massiccio inguardabile che qualche idiota aveva portato fin laggiù dallo studio nello ziggurat.

-Ok, mi sono stufato. D'ora in poi la firma del kage verrà sostituita dal timbro del kage. E fanculo.-

Staccò uno stemma da uno dei tre burattini, lavorandolo con mosse rapide e una serie di piccoli strumenti collegati al suo braccio destro. In breve, il suo marchio di fabbrica, il corvo e il serpente intrecciati, divenne un comodo timbro. Soddisfatto, lo diede in mano ad uno dei tre, che cominciarono a raccogliere documenti e timbrarli. Odiava quel lavoro: Hideyoshi aveva lasciato in arretrato mesi di cartacce, e toccava a lui sbrigarle... beh, ora non più. Ridacchiando, si diresse verso l'uscita, deciso a dedicarsi a quel nuovo progetto di sigillo, quando un avviso comparve nel campo visivo di Karakasa. Hiroki Hyuga voleva venire a fargli visita, e diceva di non avere intenzioni bellicose... se lo diceva, Yo ci credeva, non era un tipo per le sottigliezze. Sospirò, abbandonando l'idea di dedicarsi al sigillo.

-Levatevi dalle palle... andate in qualche posto meno frequentato.-

I tre raccolsero la montagna di carta e svanirono in una delle uscite "segrete" di quella stanza. Non ce n'erano fino a due giorni prima, ma Yo non si ficcava mai in un vicolo cieco se poteva evitarlo.
La stanza era ampia, ariosa, e ben illuminata da numerosi faretti bianchi incassati nel pavimento e nel muro. Il tavolo in pietra era monolitico, imponente, ma stonava completamente con la figura smilza e non proprio enorme che vi stava dietro. Era un posto pulito, ma fin troppo spesso si era sporcato di sangue nelle ore prima. Molti avevano preso alla lettera le parole del nuovo kage, e avevano cercato di sfidarlo a singolare tenzone... a volte plurale. Yo non era sopravvissuto a Watashi per niente, tuttavia, e si era limitato a rispedirli al lavoro a calci... due jonin erano morti. Uno spreco. Sperò non finisse così con Hiroki: in fondo l'aveva reclutato lui, e un pò si sentiva responsabile. Non che fosse un suo Kohai. Ovviamente. Yo Saito non era Senpai di nessuno, che cazzo. Solo un poco responsabile... una lacrima.
Quando entrò era comodamente appoggiato alla poltrona in pelle -nuova, la sedia di prima era una specie di trono pretenzioso- e i piedi appoggiati sulla pesante scrivania. La tagliateste era appesa al muro dietro di lui... insieme ad altri sei ganci. Nessuno aveva chiesto a cosa servissero, ma non erano un buon segno.


-...spiritoso, Hiroki-kun.-

Supponeva si riferisse ai suoi impianti: non si vedevano da quasi un anno, e nel frattempo lo Hyuga era alzato ancora di più, e irrobustito. Un armadio dall'aria incazzata, il genere di persona che non si voleva incontrare in un vicolo di notte. Lo stesso poteva dirsi della maggioranza delle persone di quel villaggio, però.

-Accomodati. Vuoi un tè?-

Un automa sferico comparve da un angolo, portando una teiera e due tazze su un vassoio insieme una selezione di numerose erbe aromatiche accanto alle tazze, ognuna nella sua piccola boccetta. Boccette rare, e molto ricercate: avere automatizzato l'intera scorta di cibo, medicinali e risorse del villaggio aveva vantaggi.

-Scegli pure tu, non so niente di tè.-
 
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Belfagor90
view post Posted on 5/3/2014, 13:34     +1   -1




//Peccato, era caratteristica XD//

Vecchio, viscido Yo. Sapeva come prendermi. Su quel vassoio c’erano delle qualità di tè che avrebbero fatto contento un intenditore e io lo ero. La rarità, tuttavia, era contrastata dal fatto che le buste non fossero state organizzate per bene. C’era troppo squilibrio tra il numero di tè veri, decisamente più numerosi, e quelli verdi o oolong. Senza contare che mancavano quelli più particolari – basti pensare che cera solo una varietà di tè rosso!! – ma non era il momento di pensare a quelle cose, probabilmente qualche barbaro aveva pensato solo ad una questione di conservazione.
Mi avvicinai alla piccola palla levitante e al vassoio che teneva in mano. Per un incontro d’affari non c’era niente di meglio che del tè verde dall’odore e gusto leggeri. Non era bene per una conversazione importante se gli interlocutori erano distratti da odori troppo forti e gusti decisi, la mente doveva rimanere concentrata su temi importanti.


-Se il Kokage riceve davvero tutto questo ben di Dio, allora dovrai guardarti le spalle anche da me, Yo. Potrei sventrarti nel sonno. Come però ho detto a Kuroichi, sono qui solo per parlare e quindi direi che una tazza di Gyokuro sia perfetta. Pensa, per fare questo tè coprono per tre settimane le piante con dei teli tenendole all’ombra e ciò gli dona un sapore appena appena dolce e un colore da far invidia al più bello degli smeraldi... ma mi sto dilungando, questa palla sa anche infonderlo correttamente? Sappi che se oserai rovinare del tè così buono, sfascerò tutti i tuoi burattini e ti farò ingoiare i pezzi. Piuttosto lo preparo io.-



Ero serio, fottutamente serio. Una confezione di Gyokuro poteva avere prezzi proibitivi per molte persone, tra cui me stesso, e anche se ultimamente avevo fatto fortuna non potevo berlo tutte le volte che avrei voluto. Mostrarmelo e poi rovinarlo avrebbe richiesto un tributo di sangue adeguato.

-Dimmi un po’, Yo, quanto pensi di durare su quella scrivania? Non posso dire di conoscerti, ma ho sentito dire molte cose su di te. Ad esempio che sei uno a cui piace pianificare, prudente, praticamente paranoico. Da quanto stavi preparando questo colpo di stato? Sono curioso.-



Oto non era granché attaccato a Hideyoshi. Nei quasi tre anni che ero rimasto lì l’avevo a malapena visto di lontano. Al contrario, Yo aveva sempre fatto un sacco di cose utili e migliorato la vita di molti, anche se era rimasto ancora più recluso del Kokage, ma questo avrebbe solo guadagnato favori, non la fedeltà dei corpi militari. Tutti erano grati ai medici per il loro lavoro, ma erano i generali a riempire loro le tasche. Ero curioso di sapere a che punto fosse arrivato con la sua “popolarità” e non mi aspettavo granché a giudicare dal numero di combattimenti che quelle sale sembravano aver ospitato solo negli ultimi due giorni.
 
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•Yatagarasu•
view post Posted on 5/3/2014, 20:22     +1   -1




Rispondere "cinque secondi prima di farlo" suonava stupido, oltre che leggermente inesatto. Aveva preparato diversi colpi di stato, evasioni, attentati, omicidi, una sua potenziale fuga e pure un piano pensionistico. Non vuol dire che avrebbe fatto niente di tutto questo, solo odiava non pianificare ciò che aveva davanti, o trovarsi impreparato. Vi si era trovato una montagna di volte, ma lo odiava comunque. Non aveva quindi pianificato il come o il quando, ma si era trovato a poter attuare quel piano in particolare, e l'aveva attuato: il modo più efficiente per prendere il controllo di Oto era affrontare in ordine e singolar tenzone tutti i ninja del villaggio -un numero in realtà piuttosto ristretto- affermando la sua superiorità. Considerata la filosofia comune degli Otiani, guerrieri per scelta e indole, pensava che fosse il modo migliore, e per ora doveva ancora venire smentito.

-No, non sa fare il tè, è solo un automa, in fondo... e non saprei come programmarlo per farlo.-

Quegli oggetti non erano in grado di apprendere, o pensare in modo completamente autonomo... non ancora. Era il sogno di Yo riuscire in quello, ma vi era ancora molto lontano. Accettò il tè con gratitudine, controllando ugualmente non ci fossero veleni all'interno. Perchè sì.

-uhmmm... vediamo... ancora qualche giorno? Odio questo aggeggio. Anzi, sai cosa?-

Appoggiò una mano di metallo al blocco di pietra che aveva visto il susseguirsi di kage e reggenti, lo scontro di Otomika e Ilya. Il blocco si sfarinò come fatto di sabbia, accompagnato solo da una vibrazione di basso, che continuò a suonare anche dopo qualche istante che il grosso blocco si era trasformato in un mucchio di polvere. Alcuni automi erano apparsi, cominciando a rimuovere lo "sporco".

-Un arredamento troppo pretenzioso comunque.-

Sorridendo, si avvicinò a Hiroki, tranquillo. Quindi estrasse una lista, breve e concisa. Nomi e luoghi... non c'era certo bisogno di spiegare nel dettaglio cosa fosse.

-Kuroichi ti darà una mano. Il villaggio è spopolato dalla guerra a Watashi, e per quanto non mi interessi molto, mi pare brutto lasciare che cada in rovina se devo "gestirlo". Portami queste persone, vive.-

Sorrideva sempre, ma era implicito il fatto che quelle persone non erano semplicemente reclutate: non avevano scelta, nè possibilità di dialogo. Le voleva lì, e le avrebbe avute lì.

-Ti è ovviamente fatto divieto assoluto di farti scoprire, riconoscere o seguire: non voglio rotture di scatole di alcun genere, da questa operazione... c'è qualcos'altro che vuoi dirmi?-
 
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Belfagor90
view post Posted on 5/3/2014, 22:31     +1   -1




La manodopera di automatizzata di Oto quel giorno fu salvata dalla sua stessa incompetenza. Il Gyokuro non è semplice da preparare, perfino io l'avevo provato solo un paio di volte e avevo usato i bilancini per le dosi e il termometro per la temperatura perfetta, ma non potevo mettermi a giocare al piccolo chimico sotto lo sguardo di uno scienziato pazzo. Avrei finito solo col perdere nel confronto.
Ascoltai quello che aveva da dire mentre armeggiavo su un automa-fornello, disperato per non avere un termometro con me per calcolare la temperatura. Non sembrava positivo per quanto riguardava la sua possibilità di rimanere dietro la scrivania - in maniera abbastanza letterale visto che la polverizzò pure - ma questo mi faceva pensare. Pensava di tenere tutti sotto di sé con il pugno di ferro della sua semplice forza?


-Dunque te ne starai qui o nel tuo laboratorio in attesa che qualcun altro qui diventi più forte di te per venire ad ucciderti? Ti facevo più intelligente. Chi ti dice che quel qualcuno non cercherà di colpirti in altri modi più vigliacchi? Sei forte, ma non sei onnipotente, qualcuno prima o poi ti ucciderà e tu vuoi farmi credere che a te va bene così?!-



Versai il tè in due tazze di terracotta e ne porsi una a Yo – pure furbo lui a rompere il tavolo! – mentre io mi sedetti su una delle poltrone per sorseggiare il mio. La sua proposta era interessante, rimpolpare i ranghi per aumentare il numero di persone disposte a seguirlo e magari ottenere appoggio politico portando a Oto nuove leve... non era un piano proprio scemo.
Sorrisi. Il fatto che lui volesse qualcosa da me rendeva le cose molto più semplici.


-Tutto ciò è molto interessante. Però cosa ti fa pensare che lo farò per niente? Per come la vedo io, qui dentro sono l’unico di cui ti puoi appena fidare. Non intendo però fare le cose gratis per te. Per questo ti propongo un accordo.-



Sorseggiai un altro po’ di quel raffinatissimo tè e indicai la lista che mi porgeva con un cenno della testa.

-Io ti faccio la spesa e ti guardo le spalle supportando il tuo mandato, ma tu mi farai diventare un Ambu di questo villaggio e mi darai il potere del Segno Maledetto. Non lo ricevetti al mio arrivo perché ero immaturo, ma ora non sono più il bimbo idiota di quando mi hai raccattato tra le rovine di quella fortezza. Dammi ciò che voglio e avrai un alleato che non ti sei costruito da solo.-



Era quello il motivo per cui ero andato da lui quel giorno. Uno nella sua posizione doveva avere un forte bisogno di qualcuno di cui potersi minimamente fidare, io ero nella posizione migliore per esserlo. Lui invece aveva conoscenze e potere che mi mancavano. Un patto dal quale potevamo guadagnarci tutti.
Tirai un altro sorso catturando con le papille il tenue gusto dolce della bevanda. Non era venuta poi tanto male.


-E mi darai un po’ di questo tè. Kami, che delizia...-

 
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•Yatagarasu•
view post Posted on 6/3/2014, 19:26     +1   -1




Yo guardava il grosso guerriero... un arrogante, odioso buffone, e quindi in qualche modo si sentiva affine all'altro. In fondo anche lui metteva quella maschera, e non certo raramente. Però...
Però non poteva fidarsi, di nessuno. Però era il capo del villaggio, e non accettava accordi. Però doveva dimostrare di non aver bisogno di niente, nessuno, mai, anche se questo non era del tutto vero, anche se era una cosa che si ripeteva più che applicare: sapeva di non poter essere un recluso elitario, ma sapeva anche, con convinzione, che non poteva sottostare ad accordi, di nessun tipo.
Avanzò, quindi, tranquillamente. La minaccia non fu evidente dal primo momento, dato che era invisibile, e non percepibile in alcun modo... ma la polvere sollevata prima si appiattiva attorno a lui, liberando il pavimento della stanza... ad ogni passo quell'area sgombra cresceva. Avanzava, tranquillo, ma l'istinto guerriero di Hiroki l'avrebbe avvertito adeguatamente del rischio che correva tenendosi ad una distanza inferiore a quella determinata dal cerchio di polvere da Yo... una tecnica di scuso? E allora perchè sembrava così minacciosa?


-Mi sembra una proposta ragionevole, Hiroki-kun. Lascia che ti mostri la mia contro-proposta.-

Si avvicinò ancora, sorridente, e tetro. L'occhio restante era un vortice nero e privo di luminosità, come l'occhio di uno dei burattini che usava.

-Tu diventerai ANBU, riceverai il sigillo maledetto, e mi porterai le persone indicate su quella lista, cosa che so non ti spiacerà. In cambio non ti chiedo assolutamente nulla.-

Avanzava ancora, ma lo Hyuga era... paralizzato. Non poteva muovere le gambe, e un sudore freddo gli colava lungo la schiena muscolosa. Era una genjutsu? Probabilmente sì, ma quando l'aveva colpito? E come?

-Non ho bisogno del tuo supporto, nè della tua fiducia... se vorrai offrirmeli, li accetterò, ma non sono merce da scambio. Nel tuo caso sono solo curioso, in realtà: cosa farai con il potere che ti darà Oto? Arriverai a volermi tradire, o resterai fedele? Seguirai altri, o condividerai la mia strada?-

Ora era abbastanza vicino da percepire quell'invisibile "potere" che lo circondava, una vibrazione di fondo. Appoggiò la mano metallica sul piatto su cui erano appoggiate le fragranze. Cominciò a vibrare in modo percepibile, deformandosi e mettendo a dura prova la sua resistenza interna, mentre le varie marche di tè ondeggiavano pericolosamente nei loro contenitori.
Usò quella distrazione per colpire lo Hyuga, iniettando un ago ipodermico a velocità semplicemente incalcolabile nel collo, e tornando quindi al suo posto come se niente fosse, godendosi lo spettacolo: la reazione di rigetto del sigillo maledetto causava un'orrida esplosione del corpo che lo conteneva, ma anche se non fosse successo, causava orridi spasmi e dolori atroci.
Così imparava ad essere così scortese.


-Ah, il tè lo puoi pure tenere.-
 
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Belfagor90
view post Posted on 7/3/2014, 09:18     +1   -1




Valli a capire i regnanti, a quanto pare era proprio vero che il potere dava alla testa. Yo appariva tranquillo all’esterno, ma uno come me sa riconoscere quando qualcuno è arrabbiato. Eppure avevo anche provato ad essere gentile! Credevo sul serio che Yo non avrebbe potuto gestire l’intero pacco da solo e gli servisse una mano, la mia offerta di aiuto era sincera – cosa totalmente rara da parte mia – solo... “mal espressa”. Mentre il mio corpo finiva chiuso in quella morsa invisibile e l’unico occhio buono di quel marionettista da strapazzo mi fissava con una luce di malignità, espressi nella mia testa quello che non poteva uscire dalla mia bocca.

-“Raccogli ciò che semini”, Yo Saito, perfino io l’ho capito e non penso di sapere la metà delle cose che sai tu! Quel che farò del potere che mi darai è affar mio. Visto che sembri tanto convinto di poter fare tutto da solo, accomodati, ma se davvero intendi far muovere questo posto allora dovrai prenderti le responsabilità che il comando comporta e voglio vedere se i tuoi burattini saranno abbastanza per sostenerne il peso! HEY!! CAZZO STAI FACENDO AL VASSOIO DEL TÈ, BRUTTO FIGLIO DI UN AUTOMA PUTTA-!?-



Zick!



Non lo vidi “muovere” nel vero senso della parola. Fu più come vedere un film dove mancavano alcuni fotogrammi. Nella prima se ne stava a far traballare il vassoio e poi in quella dopo le sue dita protese verso di me in posizione semiaperta, come se avessero tenuto tra di esse qualcosa di sottile fino ad un attimo prima. Intuii appena che doveva aver fatto qualcosa e la fitta che sentii improvvisamente da qualche parte sotto il mento me ne diede conferma. La cosa più brutta però era che il dolore si diffuse talmente in fretta che non sapevo dargli un origine ben precisa e questo rendeva la cose ben peggiori. No, forse era peggio avere il terribile bisogno di urlare, cadere a terra e provare a placare quel dolore terribile, ma non poter fare alcunché per colpa di qualche diavoleria che mi teneva bloccato come uno stoccafisso.
Con mio sommo orrore la tazza nella mia mano si crepò fino a far cadere sulle mie gambe il suo prezioso contenuto. Fissai quel borioso capo-villaggio con tutto la rabbia di cui ero capace.
“Questo ti costerà MOLTO caro”, sperai che il mio sguardo fosse stato abbastanza per trasmettere quel messaggio.
Non capivo granché cosa stava succedendo, ma aveva detto che mi avrebbe dato ciò che volevo, solo quello doveva importarmi. “Devo riuscire a superare questo dolore tremendo per ottenere ciò che voglio”, dovevo ricordare solo quelle parole anche se la mia mente aveva cominciato a tingersi di colori caldi e violenti e il mio corpo aveva cominciato a bruciare in ogni suo vaso. Sentivo i muscoli spezzarsi mentre provavano a contrarsi tutti contemporaneamente su delle ossa che scricchiolavano. Si stavano rompendo, deformando, distruggendo!!
Un gorgoglio convulso mi scappò dai denti stretti in una morsa e sulla lingua sentii il sapore del sangue mentre nella mia testa un coro di voci urlavano in esultanza per quel dolore. L’avevo già sentito durante la guerra quando ero stato posseduto, quella piccola parte del mio cervello che sembrava agire come una cosa separata, un tumore maligno che mi sussurrava di violenza e malvagità. Lo sentivo reagire a quel dolore ed entrarvi in risonanza diventando più forte, più grande...


-Mer...da...!!-



Riuscii a ringhiare mentre il fuoco m’invadeva le vene e mi carbonizzava il cervello assieme alla ragione consegnandomi all’oblio.
 
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•Yatagarasu•
view post Posted on 8/3/2014, 14:28     +1   -1




Il burattinaio lo fissava, sorridendo. Parlava, ma ciò che diceva sembrava affondare nella melassa, rallentato, deformato. I colori avevano una tonalità diversa, i muscoli parevano non rispondere come dovevano. Una cosa era chiara: Yo non era più minaccioso di un comodino, in quel momento... L'aura di minaccia, il tono sferzante, l'aver polverizzato la pietra, erano tutti pezzi nella sua tattica, per avvicinarsi abbastanza da fargli quella puntura. Perchè non chiedere semplicemente?
La risposta era semplice: stabilire supremazia. Hiroki non seguiva niente e nessuno, creava le sue regole, spezzava quelle che incontrava, e questo il burattinaio lo sapeva bene... ma quel tizio poteva avere rispetto solo e soltanto di qualcuno di drammaticamente più forte di lui, e Saito intendeva inculcarglielo fino in fondo alla sua psiche incasinata.


-Vedi, la ricetta originale del sigillo è molto più esoterica, ma collega il sigillo a tutti i suoi predecessori e tutti i kage del passato. Questo è ovviamente inaccettabile, quindi ho estratto una variante personalizzata. Il tuo è il primo di una serie che spero lunga. E' un pò sperimentale, ma sono convinto che tu abbia la forza di superarlo.-

In pratica, era una cavia.

-Al risveglio, se dovessi risvegliarti, ovvio, potresti provare vertigini, nausea, febbre, e un potente istinto omicida. Beh, più potente del solito. Torna a trovarmi, quando avrai finito la lista, è sempre un piacere dividere una tazza di tè con un intenditore.-

La realtà sfuggì al suo controllo come acqua fresca tra le dita, e un sonno di incubi subentrò a tormentarlo.

---------

Passò qualche ora di buio, poi la realtà tornò lenta, limacciosa, come un oggetto emerso dalle profondità di un abisso, abbandonato da un relitto ormai inabissato da tempo. Stava magnificamente. Ogni senso del suo corpo era al massimo, ogni fibra muscolare fremeva per l'azione. Il sigillo pulsava follemente, ansioso di venire rilasciato. Era nella sua camera d'ospedale, e una boccetta colma del tè che aveva scelto nello studio del kage era appoggiata al suo comodino. Sotto, un biglietto e la lista dei nomi.

"Rivolgiti ai quartieri degli ANBU per iniziare il tuo addestramento."

In pratica, aveva ottenuto tutto ciò che aveva chiesto... ma l'altro non aveva accettato nulla di ciò che aveva offerto. Egotistico ed individualista, Yo Saito non accettava supporto, non si fidava di nulla e nessuno, e non voleva fare amicizia con altri... voleva solo perseguire i propri obbiettivi, e Hiroki era un tramite per essi. Che fosse un comportamento stupido o cauto, maniacale o saggio, stava ad altri deciderlo.
 
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Belfagor90
view post Posted on 8/3/2014, 20:09     +1   -1




Non ho mai fatto un sogno in vita mia. Neanche uno. Sentivo persone parlare di sogni e incubi, chiedendomi come potesse essere quanto il cervello ti manda visioni durante il sonno capaci di provocare sensazioni tanto diverse. Quel giorno ebbi la mia prima esperienza onirica e fu... assolutamente terrificante.
Non c’era la minima luce, ma sapevo di essere sott’acqua e a testa all’ingiù . Qualcosa mi impediva di raddrizzarmi per tornare alla superficie e respirare. L’acqua era calda, densa e completamente nera, mi richiamava verso il basso e io sentivo la pressione cercare una via per invadermi il naso e i polmoni che stavano finendo l’aria. Mi dimenavo, scalciavo, ma ero come legato ad un peso che mi faceva scendere giù come una roccia.
Poi vidi gli squali. Orribili, giganteschi e con facce umane terribilmente simili alla mia. Ridevano e cantavano mentre mi giravano in tondo e io tentavo in tutti i modi di scacciarli o allontanarmi da loro, ma il loro canto mi trascinava giù.


Questa è la macabra danza
Uccidi uccidi, non è mai abbastanza.
Cava gli occhi, divora le cervella
Esiste sensazione più bella?
Oggi arriva un nuovo erede
Non sa ancora che cosa si perde
Ogni giorno una beata mattanza
Uccidi uccidi, è la macabra danza



Mi vennero addosso, provai a difendermi, ma come potevo? Erano decine, centinaia, e poi ne vidi uno semplicemente troppo enorme per essere vero, il più grosso di tutti. Una marea di lunghi capelli corvini scarmigliati che gli danzava attorno al muso da pesce mostruoso, grandi occhi rossi avidi di carne e una bocca con decine di file di denti che non conosceva confini.
Con una risata roboante mi puntò cominciando a muoversi verso di me.
Spalancò la bocca, ormai era lì, le mie braccia erano troppo corte per afferrarmi da qualsiasi parte... mi avrebbe mangiato!!


-AAH!!-



Ero in un letto, di questo mi sentivo abbastanza positivo. Mi ero arrotolato nelle coperte, ecco perché mi ero sentito intrappolato.
Le gettai a terra per il bisogno impellente di respirare. Ero sudato da far schifo. Cazzo, quello doveva essere stato un “incubo” coi controfiocchi: le sensazioni che avevo provato erano state così reali che ancora mi vedevo nuotare davanti quei mostri.
Il biglietto e la boccetta di tè di Yo sul comodino mi aiutarono a rassicurarmi, ma il cuore ancora mi batteva a duemila. Non mi ero sentito tanto spaventato in vita mia, eppure era una cavolata. Solo stupide immagini durante il sonno... mi sarei bevuto una tazza del Gyokuro tanto gentilmente offerto da quel bastardo di uno scienziato pazzo. Che gli passava per il cervello nell’usare gente che conosce come cavia?
Mi massaggiai dietro il collo dove ipotizzavo mi avesse punto, ma il dolore era concentrato sul petto. Scostai la camicia da ospedale e tre piccoli segni neri che prima non c’erano mi fecero “ciao” dal pettorale sinistro.


-Dunque è questo il Segno Maledetto? A parte il problema di ottenerlo, penso di capire come mai lo vogliano in così tanti.-



Ero seriamente tentato dal comprare tutte le carte bomba di Oto e far crollare l’intero villaggio sulla testa di quello stronzo del nuovo Kokage. C’era davvero bisogno di immobilizzarmi e fare lo sborone in quel modo? Stupidi secchioni con manie di grandezza.
Sospirai alzandomi dal letto. Ebbi un po’ di vertigini – ma che ero mica diventato più alto?! – e mi diressi verso uno specchio. Avevo sentito dire che chi riceveva il segno si trasformava, meglio accertarsi che non mi fossero spuntati dei nasi extra.
Usai il Byakugan per trovarne rapidamente uno: era in bagno. Usare il chakra da convalescente mi diede una forte fitta al petto, esattamente dove stava il segno.


-Immagino dovrò abituarmi alla sensazione che da questo coso.-



Entrai e mi guardai allo specchio. Sembrava tutto a posto. Aprii i rubinetti facendo scorrere un getto d’acqua gelida e mi sciacquai a lungo la faccia per svegliarmi del tutto. La paura però mi stava ancora attaccata addosso.
Tornai a guardarmi sulla superficie riflessa, ma dovetti bloccarmi. Non so come feci a non urlare di nuovo, ma non c’ero io a restituirmi lo sguardo: era lo squalo, anzi no, la mia faccia era quella dello squalo!!


BENVENUTO IN FAMIGLIA



Ero stato io a parlare. Quella fu l’ultima goccia. Istintivamente cercai di distruggere la minaccia che mi si trovava davanti e con un terribile pugno spaccai tutta la parete facendola crollare a pezzi. Due stanze divennero una e io ero appoggiato alla porta tenendomi la mano sul petto per evitare che il cuore mi schizzasse fuori.
Ok, COSA CAZZO ERA STATO QUELLO!?!
 
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•Yatagarasu•
view post Posted on 19/3/2014, 22:22     +1   -1




Yo stava sdraiato sulla poltrona -nuova- dell'ufficio -praticamente nuovo- del Kokage. Pensava. Non gli piaceva quel posto -non si vedeva adatto a comandare- e non gli piaceva in generale dover fare qualcosa di diverso dal progettare o seguire i suoi mille hobby e ricerche, ma doveva fare quello che andava fatto.
Guardò fuori dalla finestra.
Anche quella era una novità sostanziale. La stanza spartana dei suoi predecessori praticamente non esisteva più. Il precedente Kage, Hideyoshi, aveva insistito per riportare quel pezzo di roccia muffito dallo ziggurat fino alle profondità del villaggio. Una faticaccia. Yo aveva annullato quel lavoro in pochi giorni, rendendo le pareti in pietra grezza lisce, perfette e apparentemente ricavate da un unico blocco di pietra scura, e il pavimento coperto di listelle in legno chiaro, in netto contrasto. La scrivania aveva un aspetto più orientale, ora, con un movimento di serpi e draghi intrecciati in modo discreto, astratto, le cui linee fluide si fondevano in modo armonico in spire ascendenti e trasversali, dando un'aspetto più rilassante della precedente rozza panca in pietra lavorata.
La finestra era un abile gioco tecnologico, aiutato da qualche sigillo e l'uso accorto del chakra. Trasmetteva le immagini che poteva vedere un'essere in volo a due chilometri di altezza sopra il villaggio del suono, e all'occorrenza poteva trasmettere qualsiasi cosa uno dei suoi corvi vedesse... non gli serviva davvero, avendo Karakasa, ma tanto valeva sfoggiarlo, il potere che aveva.
Yo rifletteva. Aveva cambiato l'aspetto esteriore del villaggio, la sua struttura interiore, ma quella Oto non gli piaceva. Pochi sbocchi, poche possibilità, spunti, e completamente inutile dal suo punto di vista.
Il mondo era in pace, e un costruttore di ordigni da guerra vedeva quello come fumo negli occhi.
Finalmente la porta dello studio si aprì, lasciando entrare quattro figure ammantante in vesti sobrie e grigie. Cappucci ne coprivano le fattezze, ma non aveva certo bisogno di guardarli in faccia. Non lui. Annuì di fronte a quei guerrieri senz'anima, forse gli unici di cui potesse di fatto fidarsi, e con una certa sorpresa, soprattutto sua, cominciò a parlare. Non aveva mai dovuto "parlare" a dei burattini, prima. Eccetto Karasu. Ma Karasu era un burattino strano.


-Sapete tutti perchè siete qui. Porterete un messaggio agli altri villaggi, un messaggio semplice e lineare. Otogakure no sato rinuncia al suo posto al tavolo dei cinque grandi villaggi, e Yo Saito, il suo nuovo kokage, rinuncia alla carica di kage, assumendo quella più sobria di Taisho... Oto viaggia da sola, ora e in avanti. Se avranno qualcosa da dire li ascolterete, e tornerete a riferire. E' tutto.-

Taisho... generale. Il titolo che gli avevano dato al conflitto contro Watashi, e di cui non si era sentito degno, neanche allora. Quando i cinque si allontanarono, tornò a guardare fuori. Il paesaggio di montagne distanti lo fece sorridere. Chissà cosa avrebbero pensato... e fatto. Come avrebbero reagito. Male, supponeva.
Esattamente come si aspettava facessero.
 
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