Chiudere quella missione e tornare a casa, insieme. A casa loro. Quella che Yu aveva accettato di condividere con lui solo una manciata di giorni prima, previo se fossero tornati sani e salvi da quel compito spinoso in cui erano imbrigliati. Sembrava quasi una vita fa quella proposta fatta nell’onsen della magione, mentre erano l’uno tra le braccia dell’altro coccolati dall’acqua calda della sorgente termale. E invece non era che qualche giorno…A separarli, però, un viaggio in nave, una traversata fino al Paese della Pietra per raggiungere Sukoshi dömu e, da lì, un’altra per arrivare a Yuki no Kuni. Domante? Tante. Risposte? Poche, se non nessuna. Una cadavere alle spalle. Non era proprio un bilancio incoraggiante, ma nemmeno uno dei peggiori che potessero capitare. D’altronde erano ancora ben distanti dal posto che avrebbero dovuto raggiungere per scoprire di più sul Libernio e coloro che lo richiedevano. Il Monastero del Sole, dove si trovavano, era stata una tappa fortunata e obbligatoria per riposare le membra e raccogliere qualche informazione. Ma, appunto, era solo una tappa. Sarebbero dovuti ripartire presto, non appena si fossero schiariti le idee. Per il momento sapevano solamente quale direzione prendere, ma era sempre meglio di nulla. Accontentarsi era importante, specie in situazioni intricate come quella. A dirla tutta, si sentiva già fin troppo fortunato ad avere Takumi accanto a sé in quel momento. Erano bastate due parole da parte sua per migliorare la sua visione delle cose. Una magia di cui solo il castano era capace. Si ritrovò a sorridergli sincero, rinfrancato dall’immagine che aveva richiamato alla sua mente: loro due assieme a casa a godersi quel po’ di intimità che altrimenti non riuscivano ad avere, ma anche semplicemente piccoli gesti quotidiani. Takumi che si alzava presto e iniziava a spignattare in cucina. Yu che andava a salutarlo per poi allenarsi nel dojo in attesa di poterlo raggiungere, fatta la doccia, e fare colazione assieme. Sciocchezze per molti, ma che per il Rosso erano importanti quanto l’aria. Il solo pensiero di concludere i propri obblighi di Mizukage e poter tornare a casa dal castano, gli dava sollievo. Non vedeva l’ora che tutto questo potesse essere reale, e avrebbe fatto di tutto per renderlo tale.
Quel Sì. A casa nostra. gli uscì del tutto naturale, ricambiando lo sguardo del compagno in quel paesaggio innevato sul terrazzamento semi-deserto del monastero. Non c’era nessuno fuori, solo qualche monaco di guardia sulle mura più in là. Tanto che non si sentì proprio di rimproverare e bloccare all’istante Takumi quando gli accarezzò il viso, rinsaldando il concetto espresso dal Rosso con un “sì” sussurrato, per poi avvicinarsi alle sue labbra col chiaro intento di baciarlo. Chiamatelo momento di debolezza o puro egoismo, ma Yu non ne ebbe il cuore…Glielo avrebbe lasciato fare. Si sarebbero baciati lì, in mezzo alla candida neve, mentre il sole iniziava a tingerla dei riflessi del tramonto, se solo non fosse arrivato quel gufo.
Yu lo vide sfrecciare nel cielo, stagliandosi argenteo sullo sfondo ormai aranciato, diretto verso il monastero. I monaci posti di guardia sulle mura, lo additarono concitati e il Rosso…beh, il Rosso si maledisse mille volte.
Poggiò la mano sul petto di Takumi, frenando i suoi intenti. Aspetta. Sta succedendo qualcosa. Lo avvisò. L’intera scena si era svolta alle spalle del castano, mentre il Mizukage aveva avuto un posto in prima fila. Gli fece un cenno con la testa, perché si voltasse a vedere, giusto in tempo per notare i monaci recuperare il gufo. Non poté trovarsi più d’accordo con le parole seccate del compagno in quel frangente. Sospirò a sua volta, rivolgendosi a Takumi con un sorriso di scusa. Credo sia meglio rientrare.
Una parte di sé diceva che era stata una fortuna che fosse andata così, non erano cose da farsi in missione. L’altra invece…stava calando una serie di improperi chiedendosi se non avrebbe potuto fare a meno di notare l’arrivo del volatile o, eventualmente, fottersene. Insomma, le solite seghe mentali per le quali Kurama si lamentava. E aveva pure ragione: ormai era andata, c’era poco da recriminare. Occasione persa.
L’importante ora era capire cosa stesse succedendo.
Fortunatamente non ci volle molto. Uno ad uno i componenti del loro sparuto gruppo si riunirono nella sala principale del monastero, tutti richiamati lì dalla stessa visione del gufo.
Un messaggero a dirla tutta che aveva riportato alla comunità religiosa di quel luogo delle notizie a dir poco inquietanti. Vergata con una calligrafia elegante e precisa, la lettera riportata da Bubo - questo il nome del Gufo - giungeva da uno degli informatori del monastero, un tale Pantegana, che raccontava di un gruppo di persone aggredite da “quelle maledette schifezze nere e viscide”, nella zona ad est dell’area industriale di Namisiu. Sembrava infatti, che all’alba tre di questi abomini fossero sbucati da un tombino della rete fognaria, accompagnati da un quarto decisamente diverso dagli altri. Era solido, ben sviluppato e con due teste. La banda di mostri dopo aver perlustrato la zona circostante aveva attaccato un gruppo di civili, uccidendone tre e lasciando ferita una donna, tutt’ora unica testimone dell’accaduto e in custodia presso l’informatore. Da lei era arrivato il resoconto riportato in quelle righe, assieme ad altre informazioni che sembravano stupire lo stesso Pantegana. Tra di esse il fatto che la gente del posto sembrasse vivere in simbiosi con tali creature e che fino a quel momento non ci fosse mai stato alcun incidente. Oltre a ciò veniva accennato anche il fatto che la donna sopravvissuta, prima di essere soccorsa dall’informatore, aveva denunciato l’infausto evento alle autorità della centrale di Namisiu, per vedersi cacciata via in malo modo.
Yu lesse quelle righe in silenzio, soffermandosi tanto sull’oggetto, quanto sul contenuto. Le sue sopracciglia si corrucciarono più volte, prima che sospirasse e passasse la missiva a chi dei suoi compagni non l’aveva ancora letta.
C’era una serie di coincidenze troppo pesanti per essere solo un caso nel racconto della ragazza. A partire dal fatto che fino a quel momento gli abomini avevano convissuto con gli abitanti in tutta tranquillità, per poi rivoltarsi contro di loro proprio adesso. Faceva davvero fatica a credere che fosse tutto una mera concomitanza di eventi…e se non lo era, l’unica cosa che poteva essere cambiata tanto da far mutare atteggiamento a quei mostri neri, era la loro presenza lì. Loro erano l’increspatura nell’acqua. E quello che veniva raccontato in quella missiva aveva tutta l’aria di essere un tappeto rosso.
Ma c’erano ancora parecchi punti fumosi nell’intera faccenda, primo tra tutti come facessero a sapere che erano lì in quel momento e che l’informazione sarebbe giunta alle loro orecchie. D’altronde, se il Kokage non fosse stato con loro, non si sarebbero nemmeno fermati al monastero, optando certamente per un altro luogo nel tentativo di cercare riparo. E anche se avessero saputo della presenza di Hideyoshi, dubitava che il suo legame con i monaci fosse di dominio pubblico. Si volse verso la guida del Suono per avere conferma.
Kokage-sama, perdonate la domanda...posso sapere chi è a conoscenza dei vostri rapporti con i Monaci del Sole?
Fortunatamente il canuto compagno di viaggio, non ebbe remore nello sciogliere i suoi dubbi. Di fatto sembrava che quella tra lui e il monastero in questione fosse una storia di lunga data, andata avanti a più riprese, ma che non esulava al di fuori degli Shinobi di Oto.
Quindi che rimaneva? Forse qualcuno aveva visto un gruppo di stranieri, riportando la cosa alle orecchie sbagliate, oppure il Tossico aveva un agente al monastero o, ancora, quelle creature, muovendosi nelle fogne, erano riuscite a scorgere il loro arrivo. Yu vagliò le sue idee, scartandole una ad una. A quanto dicevano i monaci, la rete fognaria non arrivava fin lì, si estendeva solo sotto Namisiu e periferia. Un informatore al monastero poteva esserci, ma francamente, senza conoscere i trascorsi col Kokage non vedeva una reale motivazione per infiltrare qualcuno tra i religiosi. L’unica ipotesi probabile era quella che vedeva arrivare la notizia di alcuni stranieri presenti alle miniere e poi giunti alla Neve. La mossa degli abomini e di chi li governava, poteva essersi fondata sulla speranza che il rifrangersi delle notizie avrebbe fatto arrivare a chi di dovere quello che doveva sapere, oppure semplicemente per verificare se quelle voci fossero vere o meno.
Come la si volesse mettere, erano attesi. Le creature erano in guardia. Si aspettavano un gruppo di tre o quattro uomini e oltre a questo…c’era lo strano comportamento delle autorità di Namisiu. Il modo in cui la sopravvissuta era stata trattata dalle autorità locali, lasciava intendere che fossero a conoscenza dei loschi traffici del Paese, ma che gli sia stato chiesto di insabbiare tutto. Quindi, in realtà, quello poteva anche non essere il primo caso in cui le creature attaccavano le persone, semplicemente degli altri incidenti non si era venuto a sapere niente, perché tutto era stato messo a tacere. Era possibile che questo fosse semplicemente il primo episodio in cui qualcuno era sopravvissuto.
Ovviamente erano tutte supposizioni. Nulla di concreto.
Ciò che era certo era che la donna fosse la loro migliore fonte di informazioni.
Penso che ci siamo fatti tutti la nostra idea in proposito. Quindi sono certo di non dire nulla di inaspettato se faccio presente che questa storia puzza chiaramente di trappola e che tutto fa pensare che il nemico ci stia aspettando. Osservò uno ad uno i presenti. Non so dirvi come…potrei farvi un elenco delle possibilità che mi sono venute in mente, ma non potrei darvi la certezza assoluta su quale sia quella più veritiera tra di esse. Partiamo quindi da questo presupposto: sanno che qualcuno c’è, ma non penso sappiano chi siamo, da dove veniamo e quale sia il nostro compito. Di questo era certo. Ci sarebbe voluta una spia tra gli altri livelli di Kiri per avere quelle informazioni e non lo riteneva assolutamente possibile. Siamo stati cauti fino adesso, abbiamo coperto bene le nostre tracce. Non ci resta che prendere coscienza della cosa e puntare all’obbiettivo. Indicò la lettera. Quella donna è la nostra migliore fonte di informazioni. Se siete d’accordo, prima di andare alla ricerca del luogo di stoccaggio del Libernio, raggiungerei l’informatore quanto prima. Il che significa partire domattina, mantenendo un basso profilo come sempre. Quindi l’opzione migliore era prendere la strada più lunga, girando attorno alla capitale. A tal proposito avrei una proposta. Se davvero sono arrivate voci circa degli stranieri a chiunque governi quegli abomini, dovrebbero parlare di tre o quattro uomini. Potrebbe essere anche per questo che la donna del gruppo assalito è stata lasciata in vita, oltre che per attirarci lì come falene sul fuoco. Quindi vorrei che almeno uno di noi si trasformasse in una ragazza. Se fosse capitato il peggio, forse in questo modo chiunque avesse l’aspetto di una donna se la sarebbe cavata. In tal senso non aveva molti dubbi su a chi dare questo compito. Nella fattispecie…tu, Yosuke. Gli occhi di Yu si posarono sul ragazzone; il genin non sembrava molto propenso all’idea, ma accettò ugualmente, forse rincuorato da Hideyoshi che avvisò che a sua volta avrebbe preso le sembianze serpentine, come aveva già fatto al villaggio di minatori. Molto bene! Takumi per favore, ti dispiacerebbe raccogliere qualche dettaglio utile dai monaci? Circa il loro informatore, il luogo in cui si trova e quant’altro ritieni conveniente. Inoltre sarebbe opportuno inviare un messaggio a..ehm…Pantegana, per avvisarlo dell’arrivo di alcuni ospiti.
Le luci dell’alba videro i quattro lasciare il monastero…o, per meglio dire, i tre e il serpente. Fortunatamente i religiosi avevano fatto loro dono di mantelli pesanti per combattere il freddo pungente di Yuki no Kuni, così anche Hideyoshi, nascosto tra le vesti calorose di Yu, non avrebbe patito troppo per via del suo sangue freddo. O almeno il Mizukage pensava ne avrebbe sofferto…in realtà non aveva chiesto tutti i dettagli al Kokage. La cosa importante ora era raggiungere la loro meta. Dai dati che Takumi aveva raccolto dai monaci, avrebbero raggiunto la dimora del loro informatore in mezza giornata di cammino, prendendo la strada più cauta che girava attorno a Namisiu, senza quindi attraversare direttamente la tecnologica capitale. Un peccato…era curioso di vedere con i propri occhi le meraviglie di cui la Neve era tanto gelosa. Ma anche senza passare per il centro nevralgico del Paese, ebbero comunque la possibilità di vedere qualche esempio. A Nord di Namisiu, all’inizio della zona industriale, laddove le strade erano trapunte di bianca neve, c’erano alcuni tombini dove questa sembrava non attecchire affatto. Scoprirono presto perché. Di tanto in tanto da quelle chiuse, usciva un denso fumo bianco, probabilmente vapore, che andava a sciogliere la neve che altrimenti avrebbe coperto tutto. Strani tubi di rame uscivano dagli edifici per collegarsi ad una caldaia unica. Una specie di riscaldamento centralizzato forse? Non ne aveva idea, ma sicuramente quelle condutture erano calde! Avrebbe potuto cuocerci una bistecca…se solo non gli venisse la nausea ogni volta che pensava alla carne cotta da quella volta a Ishi no Kuni.
La casa di Pantegana era una di quelle abitazioni. Uguale alle altre, tanto che senza le accurate indicazioni dei monaci sarebbe stato impossibile individuarla. L’informatore era stato avvisato del loro arrivo, ma era comunque bene essere cauti.
Yu si calò per bene il cappuccio in testa. La pelliccia sul contorno dello stesso nascondeva quasi del tutto la sua chioma fulva. Se tutto era come aveva immaginato, ora si trovavano proprio dove il loro nemico voleva che fossero…il solo pensiero lo rendeva nervoso e irritabile. Ma Kurama era anche peggio di lui, lo sentiva brontolare nel fondo della sua anima, teso come il predatore che era. La cosa lo rinfrancò un po’.
Dopo essersi scambiato uno sguardo coi suoi compagni, bussò tre volte. Ci volle poco perché si sentissero dei passi oltre l’ingresso e, un attimo dopo, la porta si aprì di un poco. Al di là della stessa, un tizio mingherlino e basso, coperto da un cappotto di pelliccia come un bozzolo, tanto che l’unico dettaglio visibile degno di nota erano degli strani occhiali dalle lenti scure che impedivano di vedere dove stesse realmente guardando.
Ohayō gozaimasu…Lieti di conoscerla. Salutò, chinando brevemente il capo. Dovremmo essere stati annunciati, siamo gli ospiti che vengono dal Sole.