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| Rovine di Bousun, Yuki no Kuni, 14 marzo 249 DN, ore 18:00 La strada descriveva un tornante in cima alla collina e poi proseguiva lungo il crinale, e così seguendola ebbe a lungo la visione del fiume che fiancheggiava le casupole a est, lento e piatto, le acque una poltiglia di nevischio insanguinato che alle luci del crepuscolo si increspavano vischiose. Vide che la strada rimaneva buona finché non iniziava a scendere per le vie del borgo, divenendo lì bagnata e fangosa, ingombra delle tracce lasciate da uomini e bestie e chissà quali altre creature che l'avevano percorsa impazzite quella notte, e più avanti lo spettacolo di un'apocalisse. Un sorriso leggero, poi chiuse gli occhi e assaporò l'aria fresca che spirava da nord, delle lievi tracce di brezza marina con una nota di sangue rappreso. Stirò le braccia e le allargò, come volesse abbracciare la sua opera. Restò lì fermo per un bel pezzo. " Ciao Makuro." Si girò lentamente. " - Ehi. Ormai stai riprendendo la tua cera." Silenzio. " Non ti aspettare ringraziamenti. Abbiamo saldato i nostri conti." Ridacchiò e alzò i palmi al cielo. " Certo, certo, ma chi te l'ha mai chiesto? Sei uno scorbuticone." Si piazzarono lì sulla collina in silenzio, a osservare il paesaggio. " Bel casino, vero?" " Interessante." " Breve e conciso, una risposta da te." " Lei è sopravvissuta?" " Penso proprio di sì." " Nonostante le tue manipolazioni." " Sapevo che ha la pellaccia dura. E non fare finta che la cosa ti importi. Da un punto di vista personale, intendo." " Punto di vista personale." " - Alcuni abitanti di questo sciatto paesello sono ancora in giro. Troverà il modo di sopravvivere. E poi, lo sai, noi sopravviviamo sempre. Vero, Akihito?" Shirai non rispose. " Il giudice è stato qui" disse Makuro dopo un po'. " Sì. Lo so. Posso ancora sentirlo." " L'ho visto parlare col ragazzo." Si fermò per qualche secondo. " Non ti interessa proprio nulla a te?" " Solo ciò che è necessario." Makuro sbuffò e scosse la testa. " Mi ero dimenticato di quanto fossi lugubre e serioso. Pensavo che fosse solo l'effetto del veleno." Vide che queste ultime parole avevano colpito Shirai dove lui avrebbe voluto. I suoi occhi sbarrati, scintillanti e assenti, come pietre bagnate, fissi sull'orizzonte. " E cos'è che ritieni necessario?" " - Che la mia parola non è morta. Niente la può cambiare." Carcosa, Strati interni dell'Oblio, 14 marzo 249 DN, ore 6.36 Il silenzio profondo di una città eterna. Cristallizzata nella sua essenza. Intorno a lui, la foschia rossa lasciava intendere forme che sembravano espunte dalla memoria umana. Come se lasciassero il sentore e il dolore di un ricordo ormai perduto, e tuttavia presente in forma residuale. Oltre la foschia e le rovine perfette e immutabili, un uomo lo stava fissando seduto su una cassa di legno, al limitare della strada, o di quanto le rassomigliasse. Decise di avanzare lentamente, e notò presto che anche da seduto lo superava in altezza. Sembrava potesse essere alto due metri e mezzo e forse anche più, un cappotto di tela cerata e sopra un enorme cappello a larga tesa, e la nuvola di un sigaro che si spandeva nell'aria con insensati e perfetti rigagnoli. Delle dita piccole e infantili che serravano il sigaro, e quando sollevò leggermente la tesa del cappello, vide un volto placido e sereno, come quello di un bambino. In quel momento Hide si arrestò, in attesa. "L'ultimo dei giusti" disse l'uomo. "Ecco l'ultimo dei giusti" e sorrise come un bambino e poi aspirò dal sigaro. " - Parli di me o di te?" gli rispose dopo un po', in maniera informale, come non era suo solito. Prima che l'entità possa rispondergli, in un tono altrettanto serio, proseguì. " Perché qui? Perché ora? Sono quasi tre anni che questo luogo scava nella mia testa, e non ho mai incontrato anima viva oltre il velo. Mahiru mi aveva avvertito della vostra presenza, ma nessuno mi hai mai avvicinato... fino ad ora.
Perché?" Una paura a lungo soppressa si faceva largo dentro di lui, ed immediatamente essa prese a manifestarsi in quel luogo. La paura di star diventando quello che Mahiru aveva ipotizzato, la paura che fosse, infine, troppo tardi. La paura che l'Oblio l'avesse preteso definitivamente, che fosse diventato uno di loro. " - Tu che ne pensi?"Il suo sorriso si fece più accentuato. I piccoli occhi illuminati di una luce scintillante e opaca. "Ti ho riconosciuto dalla prima volta che ti ho visto. Eppure sei stato sempre una delusione per me. C'era un difetto nella stoffa del tuo cuore. Pensavi non me ne fossi accorto? Tra gli invitati alla danza, nessuno come te aveva conservato un cantuccio di clemenza. Nessuno come te l'aveva seguita e vi aveva partecipato e aveva ucciso senza tramutarsi mai in assassino. Ma adesso, alla fine, ti ritrovo qui."Hide ascoltò con lo sguardo basso, in silenzio. " Forse. Forse non ho scelta e non ne ho mai avuta. Forse sono un giusto per codardia, non per virtù. O forse ho avuto scelta, scegliendo di agire in disperazione, in sopravvivenza, uccidendo solo all'estremo bisogno... come un lupo nel peggiore degli inverni." Lo sguardo dell'uomo sempre più acceso, e poi quasi in estasi ascoltando e osservando il Cantore, o chi per lui. Come se, forse, percepisse la sua paura, e in qualche modo ciò lo eccitasse. Dopo alcuni secondi si tolse il cappello. Forse solo adesso notò quanto fosse grasso. Come una balena era grasso, e la cupola scintillante del suo cranio splendeva delle luci rossastre e sinistre che li circondavano. Non aveva barba né sopracciglia. "Una giusta domanda però la tua. L'ordine non è messo da parte a causa dell'indifferenza. Permettimi di esprimere il concetto in questo modo. Ogni cosa è sempre stata la costante preparazione di un evento. Di un ballo, ad essere precisi, di cui ogni partecipante sarà informato del suo ruolo al momento opportuno. Il ballo è sempre tutto ciò di cui ci occupiamo, e al contempo nessuno ha pienamente modo di capire che cosa sarà, veramente, di preciso. Perché se lo sapessero veramente, potrebbero decidere di allontanarsi da lui, e comprendi che questo non è possibile. Se il ballo è tutto ciò di cui ci occupiamo, non può esistervi nulla al suo esterno."Sorrise. Aspirò dal sigaro, buttò il fumo, e i suoi grandi denti luccicarono. "Una cerimonia. Una cerimonia di una certa rilevanza, che forse è più consono definirla un rituale. E ogni vero rituale comporta uno spargimento di sangue, e ogni rituale che viene meno a ciò non è che mendacità e inezia. Perché è questo il fondamento."Si guardò attorno. Poi tornò invasato su Hide. "Quella sensazione al livello del petto, quel ricordo infantile di quando il gioco finisce ed è rimasto un unico solitario partecipante. Solo un gioco solitario, senza più avversari. L'assurdità, il vuoto, la disperazione. Perché è contro queste che impugniamo le armi, non pensi? E non è il sangue la malta che ci lega, l'elemento fondamentale che ci tempra? È naturale chiedersi il perché di ciò, ma capisci come questo distolga dalla nuda roccia, dalla vena d'oro che ci unisce gli uni agli altri nella danza. Cosa contano, dunque, ora che sei qui, gli anni trascorsi e tutte le volte che ci siamo incontrati?"" - O forse ancora, non deve essere così. In un altro mondo, in un altro futuro, non deve essere il sangue a legarci. Non ogni danza deve terminare in un massacro, perché sia degna di essere ballata. "Solo capendo a cosa porta l'inutilità distruttiva di questo ciclo tutti smetteremmo di desiderare vendetta". Questo mi disse. Ed io le risposi che l'avrei fatto, che avrei pregato per un mondo migliore. Ma la verità è che non desidero un mondo migliore. Non lo desidero perché non lo credo possibile." Il sorriso dell'uomo si allargò, poi fece un cadenzato sù e giù con la testa. " Per questo sono qui, per questo ho scelto di dare me stesso ai Serpenti, creature tra le più grette e sanguinarie. Quello che voglio è un futuro migliore per me e per chi mi è stato vicino, per chi soffre il mio stesso tormento. Già tanto basterebbe, ma non posso limitarmi a pregare per averlo. Se gli anni trascorsi sono valsi a qualcosa, a capire qualcosa, è questo: ho bisogno di tornare integro, di essere forte, o quel poco che ho costruito collasserà come ha rischiato di farlo all'arrivo del demone." " - Sai, non tutti sono adatti a tastare con mano il nocciolo del mondo e i fili che da esso si dipanano. Prendi uno di questi uomini e donne, che a iosa hai conosciuto. In ognuno di loro, spogliato ai minimi termini, giace il rammarico che la vita non sia un buon affare, e ciò maschera il vero centro dei suoi dispiaceri. Che gli uomini non agiscono come lui vorrebbe. Non lo hanno mai fatto, e non lo faranno mai. Guardati attorno."Attorno a lui, ora avrebbe potuto osservarli nitidi, giacevano i resti e le carcasse di Bouson, ridotte a masse di carne squartate e irriconoscibili, uomini, donne, vecchi e bambini, dilaniati o sventarti, riversi al suolo o abbarbicati alle pareti come crisalidi vuote. "Questo è ciò di cui sto parlando. E' questo che spetta al mio ruolo di giudice, è questo che intendo quando parlo di ciò a cui ogni vero danzatore anela, dovendo essere onesto con se stesso. Ogni altro artificio non è che una pallida replica, un'instupidita imitazione della stessa volontà, che è controllo e dominio. Guarda, non distogliere lo sguardo."I suoi occhietti erano fissi su di lui, e finì il sigaro in un'ultima enorme boccata, lo ammazzò con la scarpetta e poi mise le mani sulle ginocchia a palmo in giù. "E, tormenti o meno, il mondo andrà sempre avanti. Non dimenticarlo mai. I ricordi sono sempre incerti, e ciò che è stato e ciò che non è stato vanno sempre nella medesima direzione, passo dopo passo. Cosa pensi che sia la morte, in fin dei conti? Di cosa parliamo noi, quando parliamo di un uomo che fu, e che ora non è più? Sono ciechi enigmi questi, o non sono forse parte di un'immensa giurisdizione che ci unisce tutti quanti? Dov'è il passato, dimmelo? Dov'è chi ti è stato vicino? Dov'è tuo padre, e il suo amore per il clan? Dove Jin Kaguya, e il suo spirito di competizione? Dov'è Yo Saito, tua mimesi e nemesi che lasciati morire qui in uno strato molto più esterno? Dov'è il Suono, dov'è l'Hokage, spiriti di volere e potenza brutali, gretti, uguali nella sostanza? Dove sono Mahiru, e Kuro, e la necromante, e Otomika e Ailish, tramite la quale hai avuto questa possibilità? Dov'è Kiri, e quello stolto di Watashi e i suoi lacchè, dove sono le bestie? E dove sono i flautisti, dov'è la musica, dov'è la danza? Sai dirmelo, qui, ora?"" - No, non qui, non ora." Rispose, senza ricambiare quello sguardo. " Ciò che resta di essi è fuori di qui. E mi sta aspettando. Futile che sia, imitazione che sia, è ciò che voglio. Non mi aspetto un finale soddisfacente, non mi aspetto un buon affare. Non ne ho avuti fino ad ora... ma quel che mi resta, lo terrò. Finché potrò." Lo suo sguardo del giudice si assottigliava, così come le sue labbra. Si piegò, verso di lui. "Prima che le mie mansioni mi conducano lontano da qui, a est, io voglio dirti ancora questo. A mano a mano che la guerra verrà disonorata dalle orde di falsi profeti e la sua nobiltà messa in discussione, quegli uomini d'onore che riconoscono la santità del sangue verranno esclusi dalla danza, l'unico e vero diritto del guerriero. Eppure, ci sarà sempre chi è destinato ad essere il solo, vero e unico danzatore, e puoi immaginare chi possa essere quell'uno?"Era ormai completamente sporto in avanti, come volesse penetrare nel suo interlocutore. Un'ennesima, lunga pausa. " - Posso immaginare molte cose, ma questa... non credo di volerlo fare." "Le tue parole sono più vere di quanto tu possa immaginare. Ma io te lo dirò. Solo l'uomo che si sia interamente offerto al sangue della guerra, che sia sceso fino al fondo dell'abisso e abbia visto l'orrore tutto intorno a sé, e abbia infine imparato che quell'orrore parla all'intimo del suo cuore, solo quest'uomo può danzare."Si alzò sorridendo, e lo vide sovrastarlo come una montagna. Poi gli si avvicinò e lo strinse tra le braccia contro la propria immensa e terribile carne. "Ascoltami, ragazzo. Sul palcoscenico c'è sempre stato posto per un solo animale. Uno soltanto. Tutti gli altri sono destinati a una notte eterna e senza nome. Uno dopo l'altro si immergeranno nel buio oltre il palco. Lupi che danzano, lupi che non danzano."Non rispose a quell'abbraccio, nè lo respinse. Le braccia rigide lungo i fianchi. Così, si lasciò andare. L'oblio si dissolse, come un songo lucido sospeso tra la tempesta e l'incubo, in un vortice dove non c'era ordine nè gerarchia nè relazione con alcuna cosa appartenente al creato. Si ritrovò di nuovo solo, tra le rovine di Bousun, immerso tra visceri, sangue e ossa. Le case distrutte, la neve tinta di rosso, l'alba all'orizzonte. Nel buio di quella falsa alba blu, intuiva che qualcosa era rimasto intorno a lui. Vaghe forme sinuose si aggiravano circospette, con movimenti minimi, gli occhi fissi su di lui. Poste a debita distanza. Solo una sembrava immobile, una statua accovacciata e ancorata alla terra, che era il suo dominio. Nello spazio che li separava, un'enorme rotolo, in perfetto equilibrio su una base, una bretella per ognuna di esse. Il premio che si era guadagnato. Il rispetto, quando non il timore, degli esseri dannati da cui proveniva, la moneta che lo aveva reso degno di un tale onore. Eccoci qui, il prossimo è il tuo ultimo post. Fai quello che sai fare. Non esprimere ancora valutazioni, le esprimerò prima io nel post di chiusura e poi ci sarà un tuo ultimo post solo con le valutazioni
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