Scheda Iwa

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view post Posted on 10/11/2014, 20:33     +1   -1
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IWAGAKURE NO SATO
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Nome villaggio: Iwa, il Villaggio Segreto della Roccia

Paese: Paese della Terra

Clan: Jinton, Yōton-Arte della Calce, Kamizuru, Bakuton

Descrizione: Non fosse per qualche tetto colorato, un esploratore potrebbe attraversare l'intera vallata senza accorgersi di Iwa.
Questa è la sua prima difesa; è un tutt'uno con l'ambiente, con le cime taglienti dei monti. Pochi tetti sono lavorati, ed ancor meno presentano del verde in cima. Stanze e finestre sono state scavate dentro la pietra, con accortezza, per creare un villaggio lontano dal suolo, inaccessibile se non per l'unica porta tra le montagne. Un passaggio sospeso la collega alle case, che a loro volta si scambiano tralicci e ponti di corda come vie di comunicazione. L'architettura ricorda immediatamente quella di Kumogakure, che condivide con Iwa l'origine Kazan. I pochi monumenti sono santuari o statue, e più diffusi sono invece i mosaici in minerale locale. Nulla di troppo appariscente, comunque.
Un silenzio irreale regna all'interno, rotto solo dallo scrosciare delle fonti e dal belare di qualche capra. È consuetudine parlare piano, fuori casa, e non far baccano; forse in memoria di un passato più pericoloso, in cui un'eco poteva significare la fine.
Le cime del villaggio sono circondate da altre ancora più elevate, che fanno da muraglia naturale, separando definitivamente la Roccia dal Paese della Terra. Un isolamento voluto dai mercenari per evitare ingerenze esterne.
Qui, le vedette sono sempre all'erta. Gli attacchi al villaggio non sono rari, specialmente per via dei costanti conflitti con gli altri Paesi.

Storia: Tra le leggende che ogni giorno sono narrate circa l'origine di Iwa, questa è senza dubbio la mia preferita. Dovesse rivelarsi essere l'insieme degli accadimenti che portarono alla fondazione del villaggio, allora sarebbe senza dubbio l'inizio più straordinario del nostro mondo.
Si parla di un grande cataclisma, prima del tempo stesso, un terremoto di proporzioni come mai se ne sono viste e mai se ne vedranno. La terra impazzì dal dolore, e il suolo si aprì come una ferita di spada. I mari scomparvero risucchiati dal crepaccio, ed incontrarono nelle profondità il sangue stesso del mondo. Il contatto tra magma ed acqua innalzò un'enorme colonna di vapore, forgiando nella roccia vulcanica il corpo del primo Kazan, il capostipite degli uomini del nord.
Costui aprì gli occhi, e dopo essersi guardato attorno realizzò di non essere solo. Altri Kazan si levavano dal magma, avvolti dalla cenere e dal vapore. Dieci, cento, mille, diecimila. I Kazan lavarono il nero della pietra, ma non poterono cancellarne le tracce. Scuri nella pelle, ma chiari negli occhi e nella capigliatura, così sarebbero apparsi ai popoli oltre il mare.
Ma sarebbero passati secoli prima di ciò, prima che i Kazan perdessero questo nome, prima che dimenticassero la loro origine, prima che invadessero i territori che oggi appartengono ad Iwa e Kumo. Alcuni dicono che fu la fame a spingerli, per altri fu lo spirito della guerra, ma a me piace pensare che i Kazan non si siano mai fermati; un popolo nomade, senza casa, senza radici oltre la roccia che li aveva generati.
Sia come sia, si spinsero a sud, ed incontrarono i popoli dalla pelle chiara e dalla stazza minuta. Essi avevano clan, tribù, avevano case e governi, non come i Kazan; eppure, nonostante la maggiore civilizzazione, i popoli bianchi non potevano cessare di uccidersi a vicenda. Il potere e il denaro avevano già ammalato le coscienze di molti, e in questo senso l'invasione dei Kazan portò beneficio. Essi, si dice, seguirono una folgore messaggera per superare i monti del Paese del Fulmine, ed una tempesta di polvere per scampare ai deserti del Paese della Terra. Insomma, secondo la leggenda fu nuovamente la natura, nella sua forma più brutale, ad aiutarli.
E come tempesta discesero, spazzando via i popoli bianchi, le loro tribù, i loro clan. Costoro fuggirono a sud, portando voce di un popolo armato di fulmine e tormenta, qualcuno avrebbe detto Yotsuki, un giorno, altri Jinton. Ma i tempi per nomi del genere non erano ancora maturi.
I popoli bianchi cessarono le faide, e si avvicinarono gli uni agli altri per respingere i Kazan. I clan iniziarono a vedere l'uno nell'altro un alleato, ed un Daimyo li avrebbe presto guidati.
Benché uniti, tuttavia, i popoli del sud non poterono che rallentare l'avanzata dei Kazan. Gli scuri occuparono il nord, e vi rimasero, assorbendo l'architettura del popolo bianco ed elevandola nei secoli a nuove altezze.

E giunse infine il nostro tempo, portato in spalla dall'uomo che ogni bambino conosce. L'Eremita dei Sei Sentieri aprì le porte del chakra, e fu il popolo bianco, che più di tutti aveva bisogno di un astro, ad afferrare per primo le briglie del destino. Gli shinobi riconquistarono rapidamente i deserti, ma nelle montagne di Kumo trovarono discendenti dei Kazan più agguerriti, persino loro pari.
Di fronte alla potenza del Fulmine, i ninja decisero di non forzare la mano, di non contare troppo sul vantaggio acquisito. Così, dalla tregua si passò allo stallo, dallo stallo alla pace.
Kumo venne riconosciuto in tutto il mondo ninja, ed iniziò la sua scalata fino a raggiungere la dignità di Grande Villaggio.
Ed Iwa? Iwa non era nato, ancora. Konoha e Suna si divisero i domini sulle steppe rocciose, raggiungendo un accordo circa la gestione delle grandi città lì erette dai Kazan. Molto più conveniente stabilirvisi, cercare di rabbonire gli indigeni, che ucciderli senza pietà come avrebbero fatto i loro antenati.
Non funzionò. Di nuovo lo spirito indomito dei Kazan tornò a ruggire. Nessuno ricordava più questo nome, ma è certo che furono proprio loro a spezzare il dominio della Foglia e della Sabbia sulla Terra. E non si trattava più degli uomini armati di fulmine e tormenta, si trattava di shinobi, che la loro pelle fosse bianca o scura oramai non faceva differenza. Come Kumo, anche Iwa trovò una sua identità oltre la carnagione, e fu il desiderio di indipendenza ad unire le parti.
E, ironia della sorte, spettò al figlio di Sud e Nord, padre scuro e madre bianca, al trentenne Jushiro Hokori, garantire la libertà al suo popolo. I due villaggi dominatori avevano proibito lo studio del ninjutsu ai coloni, e si dice che Jushiro fosse stato esiliato per questa ragione.
Vagò a lungo nelle steppe, ed un giorno, provato dalla fame e dalla fatica, trovò riparo in un crepaccio scavato dal vento. Qui si accasciò contro la parete buia, e il contatto gli rivelò la presenza di numerose vergature celate dalle polveri. Erano scritte in una lingua sconosciuta, ma osservarle fu come affondare nei recessi del proprio spirito, del proprio sangue. Vide la tempesta di polvere, la sentì sulla pelle, e lo sguardo viaggiò tra le correnti. Al centro, una sfera di luce, tutto le orbitava attorno. Passarono due mesi prima che Jushiro riuscisse a riprendersi del tutto, ma quando uscì dalla mesa stringeva un potere che i secoli avevano invano tentato di sigillare. Cavalcando una tempesta, lo shinobi tornò per liberare la città maggiore, rinominandola per ciò che era, una volta spazzate via le foglie e la sabbia superficiali: Roccia, Iwa. Da quel momento poté iniziare a raccogliere discepoli, a riscoprire nel lignaggio di molti lo Jinton.

Le altre città insorsero una ad una, finché la Terra non ebbe un Paese, finché la Roccia non poté proiettare una propria Ombra, lo Tsuchikage.
Ma a chi sarebbe dovuto andare il titolo? Jushiro era stato certo l'astro nascente, ma altri potevano avanzare diritti pari ai suoi. Chi più anziano, chi da anni addentro alle trame di Konoha e Suna per il solo scopo di rovesciarle, chi aveva speso tempo e denaro nell'assoldare le milizie che tutt'ora tenevano Fuoco e Vento a bada. La Terra aveva dei confini, aveva riscoperto una delle sue arti più potenti, ma era di nuovo priva di guida.
E lo sarebbe rimasta per altri dieci anni, anni di scontri e incomunicabilità. Col senno di poi, gli storici considereranno Jushiro Shodaime Tsuchikage fin dal momento della liberazione di Iwa, ma al tempo il giovane era lungi dall'essere considerato tale. Almeno non da chi non era suo discepolo. Dovette combattere, dovette rinnegare i giuramenti fatti il giorno in cui aveva abbandonato il crepaccio, il giorno in cui si era ripromesso di liberare i suoi compagni. Ora doveva toglierli di mezzo, doveva affermare il proprio primato, per quanto cinico e sciocco potesse essere. Non sapeva nemmeno se sarebbe stato una guida adatta. Ma gli eventi lo sospinsero, e il suo potere lo sostenne. Crebbe, finché tutti, nei confini della Terra e fuori, lo riconobbero. Aveva quarantatré anni quando sedette da Primo, nei suoi occhi le violenze della guerra civile, il suo animo invecchiato in dieci anni più di una vita intera.
Ma Iwa era forte, più forte in quel momento che mai. Gli altri Grandi Villaggi uscivano anch'essi da guerra e violenza, ma avevano perduto il fervore della dedizione alla propria patria. La Roccia, più di ogni altro, sarebbe stata ricordata per questa caratteristica, si disse Shodaime Tsuchikage. Sarebbe stata resa nota dal fervore e dal voto all'obbedienza che i suoi shinobi facevano ogni giorno. Così, di nuovo, marciarono in guerra contro Konoha, uniti, shinobi e mercenari dal profondo nord, composero l'esercito della Terra.
Altri morti, altro sangue, e il Paese si guadagnò i confini più ampi del mondo a scapito dei rapporti con gli altri villaggi. Ora erano temuti, odiati, esattamente come avevano odiato loro stessi, esattamente come erano stati odiati e temuti i Kazan.
I mercenari che avevano combattuto per Iwa vennero ricompensati lautamente, ed accettarono l'offerta del Daimyo di entrare permanentemente in servizio per il Paese. La composizione mercenaria fece ancor più inasprire le relazioni tra Iwa e gli altri villaggi, che già conoscevano bene le pratiche belliche del villaggio, le razzie, le violenze gratuite dei soldati di ventura. Nessuna sorpresa che, a distanza di decenni, ancora oggi si accusi il Paese della Terra di dare asilo ad alcune delle organizzazioni criminali più famigerate, assieme ad Ame.

Le schermaglie non cessarono mai del tutto; Iwa si mantenne isolata rispetto al mondo ninja, i suoi confini pattugliati costantemente dall'esercito mercenario, che non di rado sforava per razziare le carovane del Paese del Fuoco. Né Suna, né Konoha tentarono di lanciare una vera e propria invasione, ma è certo che non rimasero a guardare.
Jushiro morì improvvisamente, una notte. Nessuno, trai suoi vicini, seppe spiegarsi l'accaduto. Il suo cuore aveva smesso di battere, forse per cause naturali, forse no, ma i medici del villaggio non furono in grado di trovare tracce di veleno. Chiunque, al tempo, avrebbe detto che lo zampino di Suna era palese. Verità o meno, la Roccia si isolò ancor di più, e dopo i solenni funerali ufficiati per l'eroe del Paese, elesse a gran voce il successore, suo figlio.
Si; tanta era la devozione a Jushiro Hokori, che nessuno dei suoi subalterni si offrì come Nidaime. Preferirono mantenere la linea di sangue, caratteristica unica tra tutti i villaggi ninja.
Sarebbe stato il tempo a dire se, attraverso Shosuke Hokori, il Paese avrebbe mantenuto la propria forza. Certo era che si trattava solo di un ragazzo, nemmeno ventenne. Da solo, avrebbe dovuto affrontare lo sguardo malevolo del mondo, e l'arrivo del Dio di tutte le cose.

Il cataclisma che Watashi portò con sé mise a dura prova la fede della Roccia al figlio del suo eroe; mentre la Progenie avanzava all'interno dei confini, il popolo della Terra cercò rifugio nelle città maggiori, domandando a gran voce che anche Iwa aprisse le porte ai rifugiati. I capi mercenari, tuttavia, suggerirono a Shosuke contro questa possibilità, dato che provviste e denaro non erano da spartire con un popolo che non sentivano loro fratello. Meglio conservarle per combattere i demoni.
Tuttavia le forze messe in campo da Iwa non furono mai sufficienti a fermare l'avanzata, e la politica ferrea messa in campo dal Nidaime non impiegò molto a scontrarsi con l'ira del Paese. Due settimane dopo l'inizio della fine, una folla inferocita di disperati sfondò le porte del villaggio, riversandosi per le strade di Iwa e facendo razzia di tutto ciò che capitava a portata di mano. A migliaia morirono, quel giorno, e lo Tsuchikage riuscì a scampare per miracolo, mettendosi in salvo attraverso un passaggio segreto. La Terra aveva preteso dalla Roccia il suo pegno, e la sua definitiva sottomissione, in un bagno di sangue.
Non c'era tempo per correre dietro al Kage esiliato. La Progenie avanzava senza posa, ed era evidente che il Paese necessitava dell'aiuto dei suoi confinanti, per quanto odiati fossero. Così, la gerarchia mercenaria superstite optò per un cambio di rotta, scegliendo trai suoi capitani quella che più aveva il sostegno delle masse. Una donna, cresciuta lontano dal villaggio, trai campi di confine, che aveva già una buona esperienza nel massacrare demoni. Chiye Koizumi.
La shinobi giunse accompagnata dalla sorella minore, sua guardia del corpo, mostrando un fare spensierato e vanesio che mal si addiceva ad un eletto del popolo. Avrebbe dovuto occupare il seggio vacante degli Hokori, e conquistarsi la devozione tradita della Roccia. Non furono in pochi a dubitare di lei.
Quando tuttavia entrò trionfante dai cancelli del villaggio, tutti dovettero ricredersi, e baciarle i piedi. Chiye aveva guidato le forze di resistenza, sconfitto Watashi in combattimento singolo, ristabilito la pace... e molto altro ancora, di voce in voce, di uomo in donna, l'immagine di un nuovo leader andava forgiandosi, qualcosa di cui la Roccia e la Terra avevano un disperato bisogno. Le statue della dinastia furono ben presto sostituite da quelle di una donna alta, vestita di scuro, bella come le notti della steppa, ma altrettanto forte ed inflessibile. Il Sandaime Tsuchikage aveva un solo occhio, ma era più che sufficiente per tenere d'occhio il suo villaggio, la sua gente, e soprattutto gli altri Paesi.
Nonostante la sua partecipazione a sorpresa nella guerra contro la malevola divinità dalle sfumature violacee, l'esercito della Roccia (così come il villaggio) sembra aver subito in maniera più leggera il colpo inferto al mondo ninja. Dopo l'inusuale episodio di collaborazione da parte d'un villaggio da sempre riluttante allo scambio con l'esterno, i grandi capi decidono di chiudersi nuovamente nel silenzio. La manovra desta preoccupazioni e sospetti nelle altre nazioni, ma essa si rivela necessaria ai fini dell'assestamento politico della stessa: terminata infatti la tregua imposta da Watashi, la venerabile Chiye ha ripreso le tattiche usuali della Roccia. Il confine sud si fa persino più turbolento di prima, ora che è possibile approfittare della debolezza di Konoha e Suna. E' in questo lasso di tempo che la Sandaime Tsuchikage decide di fortificare la sua posizione interna e l'immagine stessa della Roccia, infangata per ere dal dominio dei suoi predecessori. La vecchia guardia che per anni aveva servito sotto gli Hokori venne cacciata dal ruolo di spicco che ricopriva all'interno della gerarchia del villaggio e, al suo posto, venne fatta subentrare la scorta personale dell'ormai pericolosa femme fatale: il controllo politico di Chiye Koizumi nel territorio della Roccia divenne così totale.

L'invito ufficiale al VI Torneo Chunin è una sorpresa tanto per la Tsuchikage quanto per i sovrani degli altri paesi, che non vedono di buon occhio l'uscita dal guscio della sconosciuta potenza militare del Paese della Terra.
Pochi sono gli aspiranti chunin, e quasi tutti poco qualificati a sopravvivere alle prove poste in essere dall'organizzazione della Nebbia. Questo però non impedisce alla splendida Koizumi di cogliere la palla al balzo e di presenziare ufficialmente, presentando agli occhi del mondo una nuova e più enigmatica gestione del villaggio arroccato fra le rocce. Nessuno conosce a pieno il potenziale del villaggio, ma molti conoscono il potenziale combattivo della femme fatale: questi due elementi combinati, coadiuvati dal curioso modo di porsi della splendida sovrana, suscitarono nel consiglio dei cinque parecchio timore e accanimento. Ma l'argomento del giorno non poteva essere incentrato sulla presenza o meno della potenza della Roccia al tavolo dei grandi. L'argomento principale riguardava il Saito e le sue macchinazioni, che avevano portato parecchi problemi alla Foglia e alla sua sovrana. Quest'ultima prese sin da subito posizione, chiedendo aiuto bellico ai quattro per sgominare la minaccia comune rappresentata dal Suono e dal suo nuovo condottiero, ma se da un lato v'era il pieno appoggio della Nuvola e quello incerto della Sabbia, dall'altro v'era la neutralità della Roccia e della Nebbia. A spezzare l'incanto fu l'ingresso del presunto dipartito Hideyoshi Kaguya, il quale chiese alle cinque potenze di fornire un solo uomo di fiducia per una spedizione al cuore del Suono. L'ideale pareva essere quello della libertà mosso da un movimento altruistico, ma Chiye sapeva bene che tutto stava muovendosi per scopi personali mascherati da nobili intenti. Era palese che la sovrana della Foglia desiderava la testa del Saito per pura vendetta, mentre il detronizzato Kokage voleva nuovamente il suo seggio. Avrebbe dovuto riflettere attentamente sul da farsi, ma fortunatamente aveva ancora tempo.

Allo scadere dei sei mesi - tempo nel quale ognuno dei sovrani delle cinque potenze avrebbe dovuto decidere come agire sulla questione della spedizione segreta nel cuore del paese delle risaie - la femme fatale decise di partecipare attivamente alla questione, tanto per aiutare un possibile futuro alleato e mostrare la buona volontà della Roccia a quel cambio di rotta rispetto all'antica gestione degli Hokori, quanto per poter trarre preziose informazioni da poter un giorno sfruttare a suo piacimento. Per questo motivo venne chiamato a rapporto Orinosuke Kamizuru, giovane cieco divenuto in breve tempo uno dei migliori per le sue ottime qualità di spionaggio; avrebbe svolto lui quell'importante compito, portando a casa informazioni di qualità sulla collocazione del villaggio segreto del Suono e sulle potenzialità dei ninja delle potenze partecipanti.
Pochi giorni dopo aver mandato l'ANBU a svolgere la sua importante missione, la venerabile Chiye ricevette visita dalla focosa sorella Akiho e da Hiroji Yamada, amico d'infanzia delle due. Questi ultimi raggiunsero in fretta e furia gli alloggi privati della splendida sovrana, e qui comunicarono l'avvenuto abbandono del covo dell'organizzazione criminale conosciuta come Akatsuki, nascosto ai margini del territorio della Roccia. Preoccupata per la reputazione della sua madre patria, fu la più giovane delle Koizumi a suggerire di distruggerne ogni traccia e tacere sull'accaduto e sul patto che, ai tempi degli Hokori, venne stipulato in gran segreto con l'organizzazione; il medico stratega non sembrava dello stesso avviso, e suggerì di agire d'astuzia per scongiurare eventuali ripercussioni negative che i criminali avrebbero un giorno potuto mettere in atto. Chiye Koizumi ebbe modo di soppesare le idee di entrambi, ma alla fine convenne con l'uomo; decise dunque di mandare una massiva alle quattro grandi potenze e interpretare con loro un ruolo che non le apparteneva per salvaguardare la sua sovranità e, indirettamente, il suo popolo dalle maldicenze. Ordinò dunque alla sorella di incontrare Tadao Mori - a capo del reparto ANBU inseguitori - e di organizzare un'azione di spionaggio per reperire quante più informazioni possibili sugli spostamenti dei nukenin e sulla conformazione del loro covo. Da quel momento ebbe inizio la caccia all'uomo, e chiunque avesse sostenuto o screditato la Roccia elogiando l'antico patto sarebbe andato incontro alla morte.

Kage passati:
  • Jushiro Hokori (Shodaime Tsuchikage)
  • Shosuke Hokori (Nidaime Tsuchikage)
Kage attuale: Chiye Koizumi (Sandaime Tsuchikage)

Rapporti con gli altri Enti:
  • Alleanza Politico/Militare: ///
  • Neutralità: Oto.
  • Sospetto: Konoha, Suna, Kiri, Kumo.
  • Nemico: Akatsuki.

Legislatura: [X]



Edited by Sir Onion - 12/9/2021, 00:26
 
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