Missione 2S/6A/2B | Zero - XV | Il Folle ed il Diavolo, per Lucifergirl88 - ¬BloodyRose. - Sir Onion - Rove91

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Sir Onion
view post Posted on 22/4/2024, 20:11 by: Sir Onion     +1   -1
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Hideyoshi Jiyuu - Heiki no Kashu (兵器歌)
9vMlsfO

Monastero del Sole, Nord di Yuki no Kuni.
5 febbraio 253, ore 3.30



Ombre sinistre si muovevano oltre il profilo della fiamma, lontane, al sicuro nel gelo della notte. In cielo non si distinguevano stelle, anch'esse tenute a bada dalla torcia vicina. Nel monastero regnava una calma perfetta, non impensierita neppure dall'ululare del vento tra le mura di pietra. Una quiete propria alla preghiera, alla meditazione, alla solitudine.
Un refolo riuscì ad aprirsi la strada tra le colonne, oltre il portico e fin dentro la stanza, colpendo le falde della pelliccia come un'onda gli scogli. Il Cantore ne percepì il contatto lungo la pelle del volto, già molto più caldo di com'era entrato, ma freddo abbastanza da fargli battere le palpebre.
La sensazione che lo aveva pervaso la sera prima, durante l'incontro con Taka, non lo abbandonava. La stessa che aveva sentito avvicinarlo la sera prima della partenza da Kiri.
Oramai si conosceva abbastanza da salutare quei timori con rassegnata indifferenza; con la consapevolezza che mai se ne sarebbe privato e mai l'avrebbero lasciato indifferente, né che mai avrebbero avuto il sopravvento su di lui.


(Un altro demone. Un'altra mostruosità. Anche questa volta usata come arma da uomini contro uomini.
Quando finirà?

Finirà mai?)


Non era stato sempre questo il modo di fare guerra. Non per lungo tempo. Poi non c'era stato altro.
Era stato Watashi a iniziare? Era stata Suna? Era stato il Kyo Dan? Il Tossico?
Hideyoshi Kaguya aveva visto e combattuto abbastanza. In vita sua, in gioventù, aveva fatto di tutto per non diventare un assassino di uomini in un villaggio che non esisteva per altro. Appena il tempo di diventarlo, che gli dèi, toltisi la soddisfazione, gli avevano scatenato contro incubi e orrori senza volto o nome.
Allora aveva smesso di combattere, era sparito, trasformato. Al suo posto Hideyoshi Jiyuu, un fantasma macilento che non conosceva altro se non solitudine e malinconia, senza sonno né veglia. Che ora seguiva l'intento di un altro Kage, senza realmente conoscerlo.
Un'altra folata, questa volta più tagliente e diretta. Fece un passo indietro, nascondendosi ancor più all'ombra del colonnato. Nel vederlo ritrarsi, Taka sbottò a ridere.


"Da quando sei diventato così delicato?"

Non rispose.

"... e noioso. E maleducato."

Di nuovo il Kokage le rivolse a malapena uno sguardo, accennando una scrollata di spalle ma non prestandole realmente alcun orecchio. Di tutta risposta la monaca gli assestò un calcio al fianco, tutt'altro che scherzoso, spingendolo indietro di un paio di metri e costringendolo a voltarsi.
In viso, la stessa occhiata di quando si erano rincontrati.


"La prima volta che ti ho visto ci ho dato per spacciati. Oto ci aveva mandato un damerino vestito da ninja... così cortese, così forbito...
Ma Yuri-sama garantì immediatamente per te... e aveva ragione a farlo.
Quando hai provato ad arringare quei poveracci in mezzo alla bufera, per farli entrare nel tempio... te lo ricordi? Io non lo scorderò mai. In quel momento ho capito di che pasta eri fatto... anche se metà di quello che ti usciva dalla bocca era incomprensibile."


(Ridicolo. Presuntuoso. Sarebbe dovuto rimanere qui. Rimanere com'era.)

Taka rise ancora. Questa volta sul serio, accompagnata dalla pietra che li circondava. Rise di lui, con lui magari... ma il Kokage si limitò a sorridere e a riavvicinarsi in silenzio, tornando alla posizione che aveva occupato prima della violenza. Al vederlo caracollare in avanti a quel modo lei alzò gli occhi al cielo, trasformando la risata in un'esalazione di frustrazione mentre colmava la distanza che li separava.
Prese il suo braccio attorno al proprio. Era caldissima. Anche attraverso le sopravesti e la pelliccia.


"Un attimo prima mi avevi detto... oh, com'è che avevi detto? "Salverò tutti coloro la cui razionalità sarà abbastanza elevata da comprendere il valore della vita. Vi ringrazio del suggerimento."

Insopportabile."


Gli fece il verso, ridendo ancora sommessamente. Il Cantore si avvertì scivolare via lentamente, come un ghiacciaio esposto a troppe estati.

"Fosti tu a convincerli alla fine, per fortuna. Si fidarono immediatamente di te.
E poi..."


(Poi mi salvasti la vita.)

"... ti ho visto tenere a bada due adepti della Luna Calante. Due. Con un braccio aperto fino all'osso. Per tenerli lontani dalla folla.
E quando hai ferito a morte lo Sciacallo? Non avevo mai visto un colpo del genere... ti sei lasciata tutto indietro... ti è quasi costato la vita.

Come eravamo combinati subito dopo... un miracolo. Due ragazzini. La gente di questo luogo non sapeva quanto era fortunata ad averti. Tu e Yuri-dono."


Di nuovo silenzio. Nessuno dei due era bravo a prendere complimenti. Nessuno dei due ci aveva mai fatto la bocca.

"Si beh, non lo sa nemmeno ora se può consolarti.

Ma seriamente... che ti è successo? Anche al tempo stavi male... con te stesso, con tutti. E si vedeva.
Ma ora? L'ultima volta ho pensato che avesse a che fare con Otogakure, con la gente del villaggio... e mi sono ricordata di com'eri quando ci siamo conosciuti. Ho pensato ti portassi dietro il peso di quelle persone, per questo parlavi a malapena... mangiavi a malapena.
Invece non c'entra la gente. È quella cosa, vero? Ha fatto il suo corso."


Per qualche ragione sentirla far riferimento al Segno senza nominarlo, rispettandone l'aura sinistra che lui stesso aveva preservato per la maggior parte della propria vita, gli lasciò in bocca un sapore amaro. Aveva abbandonato ogni distanza dal Potere di Otomika, figurativamente e fisicamente. Al punto tale da non poter dire quando ciò fosse accaduto, se mai c'era stato un singolo istante.
E Taka aveva ragione, naturalmente. Non aveva idea fino a che punto, tuttavia... né Hideyoshi sarebbe stato mai in grado di farlo capire, come di spiegarlo a se stesso. Il Segno era tutto, era ogni problema e ogni soluzione, ogni risposta e ogni domanda. Il Sandaime aveva preso la sua vita e l'aveva dirottata, mettendola su quel percorso senza che, ancora, il Kokage avesse alcuna soluzione per spostarsene.
Ammesso che volesse o potesse.
Annuì.


"Si... a suo modo. Fisicamente, spiritualmente... ma mi ha anche permesso di arrivare fin qui. Senza di esso non mi avresti rivisto, Taka-san, te lo garantisco.
Ciò che ho dovuto affrontare... ciò che il Suono ha dovuto affrontare in questi anni..."


Il cenno divenne uno di diniego, o scoramento. Un lento e mesto moto orizzontale del capo.

"Anche senza il Segno Maledetto non sarei chi ero quando ci siamo incontrati. Come te. Come tutti.
Se deve consumarmi, lo farà a suo modo e a suo tempo. Non l'ha fatto fino ad oggi... e a questo punto ho smesso di domandarmi quando avverrà, o come.
Fino a quel giorno lo utilizzerò, così come ha sempre utilizzato me."


Terminò, animato di nuova, soprendente determinazione. Taka dovette avvedersene, perché mimò un'espressione impressionata, separandosi sarcasticamente da quel contatto.

"Voglio vedere.
Domani.
Ho un'ora di tempo."


E scomparve dietro l'angolo, ignorando proteste.

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Monastero del Sole, Nord di Yuki no Kuni.
5 febbraio 253, ore 17.30



"Spero tu sia pronto, perché oggi è stata una giornataccia..."

Calore; nonostante le temperature, nonostante gli abiti leggeri.
Taka gli danzava attorno con foga sempre maggiore, saltando e colpendo in movenze uniche, fluide, che lo riportavano indietro di quindici anni. La scimitarra si lasciava indietro appena una traccia d'argento, tagliando un raggio di luce superstite prima di scomparire: poi il colpo, e l'eco cristallina sulla terra, sulla pietra delle colonne attorno a loro, sfuggendo attraverso il soffitto aperto.
Davvero voleva che le mostrasse il Segno? Voleva spingerlo a tanto? O forse era una conferma che cercava... che nonostante tutto Hideyoshi fosse ancora lì, ancora in forze. Per quello che aveva detto, per quello che si apprestava a tentare. Difficile dirlo, perché la monaca scese sul campo di battaglia riservandogli poco più che un'occhiata di sfida e un invito: quali che fossero le sue intenzioni, il Kokage non avrebbe ben presto avuto molta scelta in materia.
Due colpi di studio, quindi Taka aveva iniziato a tartassarlo immediatamente: un fendente dopo l'altro l'avrebbe costretto a rispondere, non ultimo il fatto che l'arma, così come l'intenzione della donna, era tutt'altro che smussata.


(Maledizione... come ho fatto a lasciarmi trascinare in questa situazione...
Ci manca solo perdere un dito... o peggio...)


Il Cantore aveva preferito far ricorso alla lancia che Ryutaro gli aveva donato, mantenendola retratta per intercettare la spada mentre indietreggiava lentamente. Poi, a mano a mano che la foga dello scontro lo traeva a sé, ciascuna schivata si era fatta più ardita, ciascun movimento una minaccia di risposta. Così come era stato a Ryuchi, il calore emanato dall'avversario andava mescolandosi al proprio, innescando una reazione a catena che minacciava di forzarlo a ben più che una divertita partecipazione.
In un istante, quando oramai gli occhi e la mente avevano cessato di giocare un ruolo fermo e razionale in ciascuno scambio di colpi, l'istinto fu quello di balzare in avanti all'ennesimo fendente: uno che era oramai atteso, previsto, così come l'apertura che avrebbe generato. Hideyoshi avvertì i muscoli delle gambe reagire esplosivamente, quasi per conto loro, e la mano che stringeva la lancia azionare il meccanismo che la estendeva ad altezza d'uomo.
Nello scattare in avanti per ridurre la distanza tra loro, il Kokage utilizzò la base ricurva della lancia per agganciare il piede di Taka, minandone l'equilibrio mentre la spalla sinistra incontrava la sua destra, spingendola a terra. Solo allora, per grazia di un rumore estraneo nella sala, il jonin si riebbe: un istante più tardi e la lama della lancia le avrebbe trafitto il petto mentre cadeva.
Fece un passo indietro.


"Mi spiace, Taka-san... mi sono fatto prendere la mano..."

"Macché... bella mossa... sono io che mi sono..."

Disse dell'altro, ma gli sfuggì. La vista, per un istante, sfocata; le orecchie e la testa assordate da un battito che pareva impazzito. Avvertì Niku muoversi di nuovo, pericolosissima, vicina ad attaccare. Improvvisamente i suoi sussurri non erano più estranei, così anche la loro volontà.
Poi un respiro d'aria fredda. E un altro. Sbatté le palpebre. Taka era ancora davanti a lui, viva, illesa. La riconobbe, senza volerle alcun male.


(Kami... dannazione...)

Accanto a lei c'era un'altra figura. Un monaco. Gli ci volle qualche altro istante per riconoscere sul volto della donna un'espressione preoccupata... e non per lui, fortunatamente. Non sembrava essersene accorta: né del suo stato, né del pericolo scampato.
C'era dell'altro.


"Andiamo."

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Monastero del Sole, Nord di Yuki no Kuni.
6 febbraio 253, ore 5.00



Un messaggio.
Non rivolto a loro, non direttamente... ma chi ne aveva provocato la stesura non avrebbe potuto scegliere momento o luogo migliore per dargliene notizia. Il Mizukage ne parve convinto fin da principio, e sul momento Hideyoshi non ebbe alcuna risposta da opporre o aggiungere, limitandosi a fornire quanto gli veniva chiesto riguardo il suo legame con il monastero. Di certo la coincidenza era inquietante, tanto da non lasciare molto spazio a ragionevoli dubbi: il numero di persone attaccate, il luogo, il tempo, la modalità... ufficialmente i destinatari del messaggio rimanevano i monaci, ma ciascuno di loro avvertì immediatamente l'entità della minaccia.
Erano attesi. Inspiegabilmente, improbabilmente. Nonostante le cautele prese, il nemico si aspettava qualcuno.


("Quelle maledette schifezze nere... come se perlustrassero...")

Elementi sospetti della vicenda, anzitutto per chi scriveva, erano la denuncia dell'attacco e la maniera in cui l'unica sopravvissuta era stata trattata dalle autorità di Namisiu. Le creature erano emerse dal sistema fognario, attaccando un gruppo di civili isolato e lasciando una donna indietro, creduta morta... ma il fatto che i mostri fossero in agguato, e il fatto che il gruppo fosse composto da tre più una donna, era interessante solo per loro lettori. Pantegana invece li informava del fatto che la violenza in sé non fosse inusuale, dato che, a quanto pareva, la gente del posto viveva "in simbiosi" con le creature.
Un parallelo sinistro con il Culto del Fango, con i Serpenti stessi... anche se di simbiotico quel rapporto non aveva nulla. I Serpenti erano abietti parassiti, e chi li serviva anime perdute.


(La denuncia è l'aspetto inusuale... il che significa con ogni probabilità che la donna, e forse il gruppo, non era del posto. Una straniera attaccata perché attesa, lei e chi l'accompagnava?
Una fortuna che sia sopravvissuta... e che le autorità l'abbiano lasciata andare.)


Un equivoco che, forse, rappresentava davvero un monito per loro. O magari no, magari si trattava davvero di una sfortunata coincidenza, di una ruga in quello che era altrimenti un felice rapporto tra i locali e i mostri. Difficile dirlo dalla loro posizione, difficile dirlo senza un'indagine: per questo aveva mantenuto il proprio silenzio. La linea proposta dal Juuichidaime aveva senso, non importava quale fosse la loro opinione riguardo questo Pantegana o le autorità cittadine, che avevano cacciato in malo modo la donna. Forse non credendole, o forse credendole fin troppo: se avessero voluto silenziarla, con ogni probabilità non sarebbe uscita viva dalla città.

(Sembra impossibile che sapessero di noi, in ogni caso... ma non possiamo escludere nulla. Non l'abbiamo fatto sino ad ora, ed iniziare adesso sarebbe folle. L'Averla è apparsa, e lo ha fatto attaccando un gruppo che somiglia al nostro, in un momento più che opportuno: se non ci fossimo fermati al Monastero, saremmo già stati nei paraggi...)

Così erano ripartiti alle prime luci, nel gelo di un'alba serena e silente. Ciascuno coi propri sospetti, ciascuno riprendendo, suo modo, un travestimento. Per Hideyoshi quello di un verme, nascosto tra le vesti del Mizukage; per Yosuke, quello di una donna. Il ragazzo aveva avuto bisogno di una spintarella per obbedire all'ordine del proprio Kage e assumere quelle sembianze, e certo non ne pareva entusiasta... ma dovevano giocare d'anticipo, modificando la composizione del gruppo e avvicinandosi a Namisiu per una strada meno battuta.
Una camminata di mezza giornata, per i tre. Un'attesa lunga, ma sorprendentemente confortevole, per Hideyoshi. Il Mizukage emanava un piacevole calore, e così era anche il suo odore, a cui il Kokage non impiegò molto ad abituarsi. Presto se ne sarebbero aggiunti altri, più forti, assieme a suoni che spezzavano la quiete perfetta del paesaggio: il sibilare del vapore, il crepitare del metallo dal quale fuoriusciva... nella distanza, il suono di uomini e macchine al lavoro.
Poi una porta che si apre, il busto del Juuichidaime che si china leggermente. Erano arrivati.


 
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