Spedizione C - Mahi, per Rei Hyuga

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view post Posted on 23/1/2022, 19:05     +1   -1
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Come aveva fatto a non capirlo da solo.
Le sue parole erano state troppo, troppo dure.
Su quale piano di coscienza pensava di trovarsi per potersi anche solo permettere di dire certe cose.
Certo, Rei era col cuore in mano, voleva aiutarlo e non farlo arrabbiare, ma lui può davvero pensare di poter aiutare chi soffre?

Sarebbe lecito cercare di farlo, ma chi si ritrova con una tristezza tale non vuole certamente essere compreso, ma lasciato stare, fine a se stesso, nel marciume creato dalla propria mente che tutto crea, tutto ingigantisce e tutto distrugge.

Sentì come se il tempo si fosse fermato. Ogni minuscola parte del tempo, come granelli di sabbia nella clessidra governata da un bambino che lo tiene in orizzontale, andava a rallentatore.
Il collo girava, gli occhiali balzavano sul naso, la guancia si infiammava di rosso a causa del violento colpo, il ciuffo riccio e ribelle si muoveva come spostato dal vento. Ci mancava poco e si sarebbe anche morso la lingua, con una ferita che poteva tranquillamente aprirsi e sanguinare.

Se l'era meritato, Rei non aveva nient'altro da aggiungere.
Inghiottì i pensieri, non doveva certamente peggiorare la situazione parlando a vanvera, con parole facili da dire, ma che dolevano gli animi.
La parola ha un dono: ferisce o satura, imprime o cuce. E lui, inutile anche soltanto pensare al meglio, era come se avesse infilzato un Kunai sulla pelle di Hika, aprendo tutte le ferite che risuonavano sul suo corpo, petto.
Soltanto osservandolo, Rei doveva comprendere che fuoriusciva come sangue dal suo petto, dal suo cuore ferito dall'angoscia e dal dolore.

Si portò la mano alla guancia, ricordandosi bene che quello non era il primo colpo ricevuto in missione. È mai possibile che Rei non sappia misurare la bocca? Parlare, parlare, parlare, ma chi gli ha dato il potere di poterlo fare e sentenziare? Aveva davvero la presunzione di poter soltanto pensare di poter capire il subconscio degli altri?

Massaggiava lo zigomo, e decise di non dare più peso al compagno. Era arrivato il momento, doveva aprire il carro.
Col Byakugan attivo vide che vi erano dei glifi che si illuminavano nel vano passeggeri. Era forse un sigillo? Oramai il danno, però, qualsiasi cosa fosse successo, era stato compiuto.

Non voleva riflettere però troppo sugli avvenimenti, sul possibile danno creato: forse il sigillo aperto avrebbe dato l'allarme a qualcuno, oppure era stato messo alla prova lui stesso. Cosa sarebbe successo alla sua vita, non gli importava in quel frangente. Si era già macchiato della colpa di inimicarsi il compagno di missione, la buca l'aveva già scavata.

Aperto il vano, due bambini fecero capolinea al suo sguardo. Chi erano? C'era troppo buio per poter anche soltanto vedere il colore dei loro capelli, ma era sicuro che erano dei piccoli bambini di appena tre anni circa.
Stava per salire sul carro, quando però uno dei due emise un urlo talmente forte che allontanò d'istinto Rei, che si avvicinò la mano al porta armi adagiato sulla coscia. Sarebbe stato pronto a prendere un Kunai, ma era pur sempre un bambino il povero che gli si parava davanti.

Allontanò subito la mano da lì, e se la portò al collo, stringendo la collana avuta dalla bambina della sua prima missione. Sperava di poter avere una sorta di protezione da lei.
D'altronde, da Aiata era riuscito a farsi accettare e doveva crederci anche questa volta.

Tranquilli bambini, siamo qui per aiutarvi. Vogliamo soltanto il vostro bene. Fidatevi di noi. Se sapete parlare, potreste dirci chi siete e come mai siete sul carro?

Provò a indossare il viso della gioia e gentilezza, con i trentadue denti in bella vista.
Il suo urlo era stato terribile, fuori dal normale. Era sicuro un urlo normale, o era un qualche potere? E in più, erano davvero così piccoli? Sarebbero riusciti a parlare? Magari erano più grandi rispetto all'aspetto o quantomeno uno dei due poteva aiutarlo a comprendere la situazione.
Una cosa era certa: al momento non doveva dare adito al compagno evidentemente disdegnato dalla sua azione.

Col Byakugan sempre attivo, si guardava intorno: non voleva farsi prendere alla sprovvista da terzi.
 
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view post Posted on 29/1/2022, 20:11     +1   -1
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12 gennaio 253 DN - Hi no kuni, nel folto della foresta



Nel momento in cui avesse allontanato la mano dal fodero dei kunai, dopo aver metabolizzato l’urlo demoniaco del bimbetto dai capelli fulvi, forse Rei avrebbe scorto con la coda nell’occhio Hikarikage fare altrettanto… coi muscoli tesi abbastanza da vibrare.

Non scherza, il figlio della Sandaime: le vene del collo sono gonfie, quelle sulle tempie pulsano, gli occhi sono sgranati e fissi sulla mano del compagno di squadra. Sembra una molla compressa pronta a scattare, e tutto solo per il gesto istintivo dello Hyuga, perfettamente comprensibile - da un certo punto di vista - per via del rumore intenso e improvviso… ma il solo accennare a far del male a quei piccoli, sembra aver fatto scattare nel ragazzo qualcosa di forte tanto quanto l’istinto di conservazione di Rei.

Le dita dello Hyuga si portano sulla collana, e la respirazione superficiale e agitata di Hikari torna a rallentare; quell’espressione feroce e spaventata, come di lupo che vuole difendere i suoi cuccioli, gradualmente si scioglie, virando verso la perplessità… l’incredulità… e infine l’amaro divertimento. “Tanti auguri!” - commenta, con un angolo della bocca arricciato verso l’alto, aggiungendo poi “Avrai avuto a che fare con molti bambini di quell’età, suppongo”.

Il tutto perché il piccolo rosso, dopo aver preso fiato, sembra non avere la minima intenzione di finirla: caccia un secondo urlo, anche più prolungato rispetto al primo - ammesso che ciò sia fisicamente possibile, per un bambino di quelle dimensioni. Dimostrando, tra le altre cose, si avere un’ugola di ferro e dei polmoni d’acciaio. L’altro piccoletto, dagli occhi e dai capelli scurissimi, fissa spaurito l’estraneo, poco o nulla infastidito dalla performance canora del compagno - che ci sia abituato? - ma di spiccicare parola, nemmeno l’ombra: sembra non aver capito una parola di quello che ha detto Rei. Di buono c’è che le urla, per quanto anomale, non sembrano scatenare jutsu assassine impreviste. “Chiudi quella accidenti di porta, Hyuga Rei, o ci sentirà mezza Konoha, se non ci ha già sentiti” - interviene finalmente Hikarikage, piantandosi i pugni sui fianchi, evidentemente seccato di aspettare che Rei dimostri delle insospettabili doti da puericultore.

Il suo atteggiamento, manco a dirlo, è cambiato di colpo: da spaventato e teso, è passato a spavaldo e vagamente arrogante; molto probabilmente, se Rei non avesse richiuso il carretto, a farlo ci avrebbe pensato lui, con o senza benestare del compagno di squadra.

Fatto sta che, udita la voce di Hikari tra un urlo e l’altro del bimbo impazzito, l’altro sembra avere un sussulto: gli occhi scuri si illuminano, sembra cercare con lo sguardo qualcosa… o qualcuno. “Onii-chan?” chiama dolcemente, forse deciso a uscire di lì, per raggiungere la fonte di quella voce.

 
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view post Posted on 30/1/2022, 13:36     +1   -1
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L'aria si faceva sempre più pesante, aspra. La bocca era sempre più secca, doveva bere, ne sentiva la necessità. Non era quello però il momento adatto, doveva deglutire la poca saliva e calmare l'ansia che gli montava, che colpiva come un martello sulle tempie. Strano come in certi momenti si inizia a sentire un sapore amaro in bocca, quando nulla del genere si è guastato da poco. Forse la mente crea in automatico un tale gusto in certe situazioni.
Il cuore batteva forte mentre apriva il carro. La mano adagiata sulla maniglia tremava anche un po'. Quando sentì quel potente urlo, istintivamente portò prima la mano all'arma, e solo dopo alla collana.

Parve che quella forte voce non attivò nessun jutsu pericoloso, e fu un vero sollievo. Ci mancava soltanto una sua strategia sbagliata per peggiorare la situazione già abbastanza in bilico.
Però, come mai urlasse era ancora un mistero. Ne lanciò un secondo, forte quanto il primo, e provò soltanto a mostrare un bel sorriso a trentadue denti ai due bei bambini. Tutto questo non era normale, nessuno poteva davvero usare un tono di voce così forte: cosa nascondevano, era un vero quesito.
Più di sorridere, mostrarsi calmo e tranquillo per stemperare la tensione, non sapeva cosa fare.

Ma Rei aveva notato un comportamento strano in Hika: si era messo all'attenti non quando lui aprì il carro -e quindi magari a causa di possibili imprevisti- ma quando Rei cercò istintivamente di afferrare un'arma. Tutto quello era strano.
Lo stava facendo per puro istinto di sopravvivenza, o per fermare in caso lui da un agire non propriamente corretto?

La missione prevedeva il portare il carro intatto in uno specifico luogo, ergo non poteva certamente attaccare, o peggio uccidere, chi vi era al suo interno.
Che poi, inutile negarlo, Rei non avrebbe mai potuto fare del male alla gente, figuriamoci a dei bambini. Certo, Rei non era un ragazzo molto incline a portare a compimento le missioni, se in contrasto con la sua idea di bene comune, ma questo non significava certamente la totale mancanza di rispetto per i compiti affidatogli.

Stranamente però lui sorrise per tutta quella stranezza. Il compagno prima si preoccupava, poi usava la sua solita maschera della spavalderia. Era davvero un tipo strano, Hika, nulla da dire. Certo, Rei si era comportato male nei suoi riguardi, usando termini non molto gentili. Voleva creare un contatto tra loro, si era illuso di avere il dono di una parola che potesse rincuorare gli animi, mediare e con la quale risolvere le interperie della coscienza umana.
Ahi, che spavalderia che Rei stesso usava come maschera: questo era, nient'altro che questo. Una spavalderia miscelata con la presunzione, per l'appunto, di poter fare la differenza.
La verità era, invece, che Rei era un semplice granello di sabbia nell'intero continente.

Fece un profondo sospiro e, mentre stava per chiudere il carro e decidere sul da farsi con calma, uno dei due bambini disse una sola parola che faceva intendere possibili risvolti.
Si girò di scatto, quasi senza parole.
La mente iniziava a macinare informazioni: scappare nel buio della notte, senza farsi vedere da nessuno, agire di fretta senza fare domande. Ma quella era davvero la missione che doveva compiere, oppure tutto era stata una finta? E in caso, se fosse una finta, in cosa lo stavano immischiando? Oppure era una vera missione che prevedeva la fuga dei due bimbi?

La mente vagò per un leggero secondo in uno spazio creato dalla sua immaginazione: forse si trovava, in quel frangente, in mezzo a una situazione stramba. Forse un fratello maggiore, quale Hika, stava provando a salvare dei fratelli, figli illegittimi dell'ex Hokage, da un possibile mondo che potrebbe vederli colpevoli, per azioni non di loro ma della loro defunta madre.
O stava soltanto correndo con la fantasia?
La mano destra si perse nel riccio del ciuffo, ancora più confuso che altro.

Come mai ti chiama così?

Non voleva, ancora una volta, essere sprezzante e non dolce. Doveva quantomeno provare ad usare un altro registro. Nonostante questo, il tono di voce fu titubante, come se non riuscisse a trovare un logico collegamento nei fili della storia.
Gli sorrise -e magari ai suoi occhi Rei poteva sembrare uno svitato, a causa dei vari umori che mostrava nel giro di pochi minuti-, lasciando però la porta aperta.

Fece qualche passo indietro, toccando sempre la collana che era per lui unico simbolo di calma e di dolcezza, come per dare il giusto spazio al compagno. Non era quello il momento delle domande, doveva semplicemente farsi da parte e lasciare che da sola uscisse la verità. Lui non avrebbe però lasciato correre: doveva in quel frangente scoprire i risvolti, non dopo, quindi era pronto a qualsiasi evenienza se lui non avesse dato risposte alle domande sottintese.

Hika, vieni qui, il bambino vuole vederti.

Con la mano gli fece segno di avvicinarsi, di mettersi tra lui e il carro, così da poter davvero vedere al suo interno; la visuale di Rei sarebbe stata anche perfetta per studiare le espressioni dei tre.
 
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view post Posted on 4/2/2022, 15:32     +1   -1
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12 gennaio 253 DN - Hi no kuni, nel folto della foresta



L'udire la tenera voce chiamare un suo ipotetico fratellone non sembra smuovere Hikarikage di un millimetro: avanza col volto di pietra, le braccia pronte ad afferrare lo sportelo per chiuderlo di nuovo, mentre il piccolo dalla chioma fulva caccia ancora un paio dei suoi strilli lancinanti, decidendo di passare all'azione - le manine grassocce difatti si aggrappano ai bordi dell'apertura, cercando un punto di appoggio per sollevare il corpicino ancora goffo e trascinarlo al di fuori da quella scatola paurosa. “Non ci credo... ma che cazzo di domande fai?!” sbotta il figlio del Sandaime, roteando gli occhi per l'esasperazione - “Senti, la vuoi portare a termine o no, la Missione?! Siamo in ritardo sulla tabella di marcia, abbiamo un traghetto da prendere e quello di sicuro non si ferma ad aspettare noi” lo rimprovera, ignorando del tutto l'invito dello Hyuga a farsi vivo al cospetto del nanerottolo. Nel farlo ovviamente è costretto ad alzare la voce, per sovrastare le strida assassine del rosso, che ha iniziato a prendere a calci la parete del carro: a quanto pare qualcuno aveva pensato che qualcosa potesse andare storto, e ha assicurato ambedue i bambini ai sedili con delle imbragature che hanno tutta l'aria di essere fatte su misura.

Il piccoletto dai capelli scuri nel frattempo non si dà per vinto; sentire la voce di Hikari al di sopra delle urla sembra non fare altro che convincerlo delle sue idee: tende le orecchie, sgrana gli occhi, e - "Onii-chan! Gage onii-chan!" continua a chiamare, mentre a sua volta cerca di issarsi fuori, piazzando le manine paffute proprio sul bordo dell'apertura... dove sarebbero senz'altro rimaste schiacciate, se solo Hikarikage avesse deciso di chiudere gli sportelli di colpo.

Le cose a quel punto prendono una piega rapida e imprevista.

Le mani del ninja si sollevano, le dita si intrecciano a formare una sequenza di seal, lui balza in avanti e si piazza dritto dritto davanti all'apertura del carro... rilasciando di colpo una qualche jutsu che Rei non conosce ancora, e all'improvviso... il silenzio.
I bambini sembrano spegnersi all'improvviso: come privi di sensi, ricadono mollemente sui sedili, apparentemente sprofondati in una sonnolenza improvvisa. Hikarikage lascia sibilare tra i denti un lungo sospiro, fermandosi a capo chino e occhi chiusi per qualche istante, come a voler metabolizzare il momento.

“Ecco fatto.” mormora debolmente, accostandosi poi alla porta e chiudendone la copertura con delicatezza, dopo essersi sincerato che non ci siano manine o ditini paffuti a portata di cardini. Poi solleva la testa e lancia a Rei un'occhiata inferocita. “E adesso, se non ti vengono in mente altre idee geniali, abbiamo una nave da prendere”

Tra le chiome degli alberi sopra le loro teste, i primi, solitari richiami degli uccelli preannunciano l'avvicinarsi dell'alba.

 
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view post Posted on 5/2/2022, 11:54     +1   -1
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Rei era in una situazione interna davvero strana, particolare. Era come se stesse bollendo, acqua che in pentola si disperde nell'aria. I nervi non erano più ben saldi. Lo sapeva in cuor suo che nulla aveva più senso in quel frangente.
Sentire le parole di Hika, vedere i suoi gesti, erano stati come delle pugnalate in pieno petto e, ancora di più, l'elemento peggiore, la ciliegina sulla torta fu il constatare che quei bambini forse non erano umani, ma delle marionette alle sue direttive.

Dove siamo giunti? Possibile che siamo degli automi noi stessi, vittime di una società sempre più contorta? Oramai era questo ciò che si chiedeva il nostro Genin, perso nei meandri della situazione presente.

Non poteva più accettare ciò che stava osservando. Tollerare tutto quello era impensabile.
Si era ripromesso, più e più volte, di non essere istintivo, diretto, ma cercare di essere più cauto nelle scelte e nelle parole, ma in quel frangente niente aveva senso e non sapeva più cosa fare. Sentiva un turbinio di dubbi e perplessità che gli montavano dentro, senza una logica.

Noi ora continuiamo la missione, ma mi devi dire tutto ciò che sai su di essa. Te lo chiedo come compagno, devo sapere cosa potrebbe capitare appena arriviamo al porto.

Il suo tono era duro, aspro, deciso e secco. Non avrebbe più accettato giri di parole o silenzi. Era giunto il momento della verità e, in cuor suo, sapeva che se il compagno non l'avesse fatto, lui forse avrebbe provato a dargli un sonoro schiaffo.

La violenza non porterebbe a nulla, infatti provava ancora a calmare i nervi, ma tutto forse dipendeva soltanto dalle sue parole.

Ed è buffo, volendo: Hika non aveva ancora compreso il vero essere di Rei. A lui non importava la missione e la vana gloria, quella era solo un ornamento da cornice.

La base della sua esistenza era la salvaguardia del prossimo e la piena conoscenza della verità, in tutti i suoi aspetti.
Per cui, sarebbe abbastanza chiaro evidenziare che il suo cuore batteva a ritmi lenti, come se si volesse quasi fermare per causa dello shock potente a cui ha dovuto assistere.

Vedere quei bambini, precedentemente attivi nel parlare, nel chiedere aiuto, nel chiamare Hika come un fratello e poi vedere, ancora di più, la loro luce negli occhi spegnersi era stato davvero molto brutto, come se una vettura avesse preso Rei in pieno, ritrovandosi con le ossa rotte.

Al solo pensiero, il respiro mancava. Gli occhi volevano pure iniziare a lacrimare, ma non doveva farlo, era chiaro a tutti che così avrebbe potuto peggiorare la situazione.
Ma quei bimbi non meritavano quello che stavano vivendo, chiusi e bloccati dentro le mura della caravana, come degli esseri chiusi in una caverna con la possibilità di vedere soltanto l'ombra creata dall'esterno, e non la vita fuori, per quella che era davvero.

Doveva capire, cercare di risolvere la situazione.
Però poi, come un fulmine al cielo sereno, ricordò le parole che ricevette negli uffici.
L'alto ufficiale aveva detto chiaramente che doveva accettare i suoi ordini, perché Hika sapeva cosa faceva.
Rei, comprese, volendo, in quel frangente, soltanto in quell'attimo preciso, che qui la bambola era lui, forse più di quei bambini indifesi. Loro erano le vittime, lui era anche un carnefice.

Rei era il pupazzo nelle mani degli altri e, al contempo, era anche colui che stava portando quei bambini in un luogo ignoto.
Era questo, nient'altro che questo.
Possibile che quindi essere Shinobi significhi questo?
Strinse le mani a pugno, gli anelli si imprimevano nella sua pelle sempre di più, quasi a fargli male, insieme alle unghie.

Aveva troppi pensieri, troppi dubbi.
Cosa doveva fare?
Cosa chiedeva il suo cuore e il suo credo?

E forse lo sapeva, doveva entrare nel carro, prendere i bambini e scappare, più lontano possibile, e magari anche abbandonare la propria gente. Ma, quale sarebbe stato il vantaggio?
Doveva capire prima come risvegliarli, comprendere cosa fossero e come sarebbero dovuti essere usati.

Ti chiedo, per favore, fammi capire cosa sono questi bambini e a cosa serve portarli al porto. Cosa gli faranno? Cosa stiamo facendo qui?

Il suo tono si fece ora più struggente, come senza forze. Non aveva vie di fuga, non poteva neanche scappare o provare ad usare la forza. Prima doveva fare uso della parola, sperando di ricevere così la vera risposta.

Oramai era stremato, il suo cuore era sempre più spento.
 
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view post Posted on 13/2/2022, 16:13     +1   -1
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12 gennaio 253 DN - Hi no kuni, nel folto della foresta



Difficile affermare chi dei due giovanissimi soldati sia maggiormente preda del disappunto: Rei sembra inorridito, sconvolto, tuttavia deciso a voler chiarire lo scopo di quel terribile incarico e Hikarikage, di rimando, altrettanto risoluto nel volerlo portare a termine. Alza gli occhi al cielo, il figlio del Sandaime - pace all’anima sua - “E cosa diamine vuoi che succeda?!” sibila di rimando, allargando le braccia per poi lasciarle ricadere lungo i fianchi. “Succederà che troveremo le persone incaricate di rilevare il carico, lasceremo il carro in mano loro e torneremo a Konoha. Fine. Nessuno strano traffico di esseri umani, Rei-Accidenti-Hyuga. Come se Konoha possa consentire qualcosa del genere…” borbotta ancora stranito, lanciandogli in continuazione le occhiate di chi si aspetta qualche altro colpo di testa. “E adesso vedi di darti una calmata, o giuro su… giuro che ti stendo e proseguo da me, e poi glielo spieghi tu al tuo Clan quello che scriverò nel rapporto. Devi sondare la foresta e fare in modo che non incontriamo gentaglia, il motivo l’hai capito da te. Ti dispiace così tanto fare quello per cui ti pagano?!” lo rimprovera, trattenendosi dal tirare in ballo qualcosa, o qualcuno, su cui decide all’ultimo secondo di non giurare.

Il suo ostinato compagno di squadra però non molla. Hikari dapprima finge di non sentire, avviandosi verso i manubri del carro per rimetterlo in moto; probabilmente sta di nuovo sollevando gli occhi al cielo, a giudicare dall’inclinazione della sua testa, ma dando le spalle a Rei, è difficile poterlo confermare. Sbuffa sonoramente. “Attiva il Byakugan e controlla i dintorni. Sarai in tempo per bloccare la Missione in qualunque momento prima della consegna, mentre puntare i piedi adesso equivale a mancare matematicamente l’appuntamento coi committenti. Quindi vedi di calmare i bollenti spiriti e ragionare a mente lucida, perché da quando hai fatto quello che non dovevi - ossia sbirciare - sei andato completamente fuori di testa. E poi lamentati pure, se i jounin si erano raccomandati di tenere il naso fuori ed essere discreti!” esclama rimettendo in moto il carro, e contando sul fatto che Rei lo segua senza fare altre storie. È stato abbastanza chiaro in questo: ritardare ulteriormente la marcia avrebbe mandato a monte l’appuntamento, e di conseguenza avrebbe reso impraticabile il tentativo di consegnare i bambini a chi li attende al porto.

“E adesso apri bene le orecchie, perché non ripeterò una seconda volta quanto sto per dirti e bada bene: mi limiterò ad unire i puntini per te, visto che rifiuti di farlo.
C’è il Villaggio, di cui ambedue ci fidiamo, che ci ha chiesto di fare qualcosa a scatola chiusa. C’è qualcuno di abbastanza ricco da poter pagare una scorta di ben due persone dotate di Innata, per far sì che ciò che si trova in questo carretto arrivi sano e salvo a destinazione. Infine, ci è stato esplicitamente chiesto di evitare di farci vedere, e a questo servi tu… e di essere discreti, ossia di non ficcare il naso in cose che non ci competono. Benissimo.
Tu ci leggi qualche strano piano per fare del male a persone innocenti.
Io ci leggo invece qualcos’altro.
Cioè la volontà di salvare il culo anche a noi due, se le cose si mettessero male.

Non lo sappiamo chi sono questi marmocchi, ed è palese che il Villaggio ritenga che sia bene che le cose restino così. A me la voglia di saperne di più non può che passare, in questi termini. Per la miseria, obbedire alle istruzioni è l’unica cosa che ci salva dal finire nella merda, e per quanto mi riguarda, l’ipotesi che la merda possa arrivare da Konoha è fin troppo ottimistica!”


Le trame dei rami degli alberi si fanno sempre più definite contro il cielo notturno, mano a mano che i minuti scorrono, così come i canti degli uccelli nascosti nel folto del bosco: l'aurora sta per gettare il suo manto dorato sul Paese del Fuoco e se tutto andrà per il verso giusto, tra non molto tempo anche questa assurda Missione si avvierà verso la sua conclusione.

 
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view post Posted on 15/2/2022, 20:17     +1   -1
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Hika aveva ragione. Dovevano portare a compimento la missione, altrimenti con quale coraggio sarebbe potuto ritornare a Konoha, sotto gli occhi vigili di suo padre?

Lo immaginava già, con un suo sguardo torvo, che non diceva nulla. Sì, suo padre era solito fare così quando Rei faceva un qualcosa che potesse mettere a repentaglio la reputazione della famiglia.
E fidatevi, faceva più male di ogni possibile parola o schiaffo. I suoi occhi, poggiati sui suoi, erano come lava incandescente che sfalda la ciotola che prova a trattenerla. Le carni iniziavano a scaldarsi, e anche a congelarsi: potrebbe sembrare una antitesi, ma Rei era certo che gli capitasse una sensazione simile, ogni volta. Era come un pezzo di carne situato in mezzo tra il ghiaccio e il fuoco.

Fece un grande respiro, per scacciare l'immagine, e decise di lasciare correre e di valutare la situazione una volta giunti davanti agli acquirenti.
Soltanto davanti loro avrebbe potuto comprendere la motivazione che li aveva spinti a imprigionare quei due bambini, teneri carni con un potere però ignoto ma al contempo molto affascinante, visto che sembrava connessa alla voce. E lui, volente e nolente, sapeva bene cosa significasse avere una innata. Agli occhi esterni sembrerebbe tutto bello, ma per lui non era sempre così, motivo per il quale talvolta capitava anche che rinnegava, nella chiusura della sua stanza, il potere del clan. Ripensava, in quei frangenti, a come sarebbe potuto essere bello nascere senza un potere specifico, ma vincere tutto soltanto con la propria forza, senza l'aiuto di un qualcosa di interno ma, al contempo, esterno.
Da grandi poteri derivano grandi responsabilità, soleva dire qualcuno. E lui, in verità, non voleva responsabilità, ma voleva vivere col cuore in mano, pronto a perseguire i suoi ideali di salvezza, non per gli altri, ma perché ne sentiva la necessità sin dentro le ossa.

Hai ragione.

Decise di non dire altro al compagno, in quanto in quel frangente Rei comprese che parlare col cuore in mano era visto come un gesto bambinesco, e non come quello che realmente era. Lui era un ninja, uno shinobi di Konoha, facente parte del fantomatico clan degli Hyuga, aveva troppe cose da rispettare e da salvaguardare, per cui doveva ancora una volta abbandonare l'idea di ficcare il naso per un bene superiore, e guardare alla mondanità del momento. La terra doveva essere calpestata, prima ancora dei viaggi mentali verso cui voleva realmente tendere.
Non era il momento di rifugiarsi nei pensieri, ma doveva categoricamente guardare in faccia alla realtà: la missione era semplice, doveva rispettarla.

Se avesse dato ascolto alla sua voce, l'onore sarebbe stato schiacciato come un insetto ai piedi delle persone e di questo non aveva dubbi.
Non poteva accettarlo, quantomeno non prima di aver realmente compreso quale fosse l'andazzo reale.

Col Byakugan attivo guardò intorno, in mezzo alla natura, e gli parve di scrutare solo insetti che punzecchiavano il tronco degli alberi, e uccellini che prendevano il volo. Si stava già facendo una certa ora, e fino a quel momento tutto stava filando per il meglio, eccetto la compattezza di Rei che si stava sempre più sfaldando, diventando cenere che si raggruppava sul suo pesante cuore.

Konoha non poteva davvero macchiarsi della vendita di esseri viventi, per cui doveva esserci dell'altro, o almeno lo sperava con tutto il suo intero essere.
Poteva anche essere che, invero, i due bambini erano trasportati presso un centro di analisi esterno al villaggio? Certo, tutto sembra molto strano e articolato, ma il motivo era ignoto, pertanto poteva essere tutto o niente.

Con occhi guardinghi, fu certo della decisione ultima presa.
Valutare tutto sul momento, osservando negli occhi gli acquirenti e comprendere le motivazioni dietro a quell'acquisto, era l'unica cosa che davvero poteva fare, nient'altro che questo. Tutti i misteri si sarebbero risolti lì, ergo era inutile continuare ad insistere, a battere pugno sul nulla. Per tale motivo, dopo un altro sospiro, si voltò verso Hika mostrandogli un viso più calmo. D'altronde, il compagno era nella sua stessa situazione, se non peggio visto il trascorso familiare.
 
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view post Posted on 23/2/2022, 22:45     +1   -1
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12 gennaio 253 DN - Hi no kuni, margine meridionale della foresta



Gli uccelli cantano a squarciagola tra le fronde, mentre un oro soffuso piove dall'alto del cielo orientale, disegnando sul terreno accidentato di radici e pietre una trama intricatissima. Il gorgoglio di un vicino torrente promette acqua fresca e riposo, ma Hikarikage ignora quel canto di sirena: le nocche sbiancate attorno ai rebbi, trascina il carro a passo di carica in direzione sudest. È alla costa che sono diretti, verso un porto, forse uno di quelli che ospita navi provenienti dai mari più remoti.

Talvolta le si vede attraccate ai moli: alte, grigie, le fiancate dipinte con scritte e nomi in un idioma straniero e lontano, così diverso da quello locale; senza vele, spinte da una strana forza che nel rosso fuoco custodisce il suo segreto. Nuvole nere si levano dagli alti camini all'ora di salpare, e l'odore acre del legno bruciato invade il porto intero, mettendo in fuga stormi di gabbiani.

Il sudore cola dalle tempie di Hikari, gli inzuppa l'uniforme; a intervalli regolari si volta, chiede informazioni, esorta lo Hyuga a sondare i paraggi ma nulla: tranne sparuti locali impegnati nelle loro faccende, nessuno incrocia la via dei due shinobi. L'alba divampa. La luce accieca, al di là dei tronchi del bosco. Le strida dei gabbiani si mischiano ai fischi dei merli e laggiù, più in basso, il mare luccica incoronato di diamanti e gemme innumerevoli: una distesa infinita, mozzafiato, insolita per chi a Konoha è nato, per Konoha vive e ivi morrà, quando giungerà la sua ora.

Il bosco digrada lento verso la spiaggia, la strada serpeggia pigra tra arbusti e cespugli ed è lì che si dirige Hikarikage, badando a non dare scossoni eccessivi al carro che porta. "Ora puoi lasciar perdere, è impossibile evitare la gente. Ci siamo quasi, tra poco è finita."
Cos'è quel velo di dolce malinconia che gli vela la voce?
La mascella serrata, gli occhi che si fanno lucidi, mentre con rinnovato vigore seguita per la sua via, ignorando i saluti e i cenni dei viandanti, del tutto perduto nei suoi pensieri.

Laggiù, una di quelle, galleggia fumando legata alla banchina: la nave che giunge da lontano, pronta a partire, che vomita nerofumo dal lungo camino, bigia, mostruosa, eppure bella. Verso qualunque nave potrebbe marciare Hikarikage, eppure è proprio verso di lei che va: risoluto, silente, vigoroso, senza lasciare che la stanchezza gli impedisca il passo, e sì che è dalla notte prima che marcia! "Monitora i dintorni per individui in rapido avvicinamento" sussurra a Rei, avviandosi alla banchina, ma di gente che corra verso di loro nemmeno l'ombra: solo facchini, manovali, carpentieri, pescatori a riposo, scaricatori, marinai... e un signore abbigliato in modo insolito, che dal parapetto della nave di ferro li scorge dall'alto.

Non appena lo vede, il volto dell'uomo muta di colpo: da pensieroso e vagamente preoccupato, si illumina di colpo e individuato il carro, si affretta a raggiungere la passerella che collega l'imbarcazione al molo. I suoi movimenti goffi tradiscono un corpo poco allenato, che superati i trenta non potrà che sfiorire; per poco non inciampa toccando terra. Agita in aria le braccia, recuperando l'equilibrio, poi guarda Hikari e gli rivolge un largo sorriso, salutandolo in un modo strano: sbracciandosi in aria, anziché attendere che il ragazzo si avvicini per rivolgergli un inchino - come farebbe qualsiasi persona ben educata.

 
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view post Posted on 25/2/2022, 19:35     +1   +1   -1
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Il viaggio in compagnia di Hika proseguì senza niente di particolare o pericoloso da sottolineare. Per Rei il tempo era come rallentato. Ogni secondo che passava portava nel proprio bagaglio le difficoltà e i pensieri, i quali facevano prepotentemente breccia nella sua testa, come soldati che con forze belliche provano a gettare giù le difese di una città. Se non fosse stato per il sole che faceva sempre più capolinea e il ricordo degli ultimi avvenimenti, Rei poteva ben pensare che tutto ciò era stato frutto della sua immaginazione. D'altronde, tutto era racchiuso in una sola notte di cammino.

A ragion di logica, quella missione era lampo, nulla di articolato a differenza delle altre volte. Fare la scorta di un carro non sarebbe certamente una richiesta che potrebbe portare gloria e successo da lì in futuro, anzi era chiaramente una missione di secondo grado agli occhi esterni, ma per Rei non era stata così.
Il motivo era anche chiaro: aveva il terrore di star dando mano a forze ignote che guardano soltanto al proprio interesse, a discapito degli altri.

Il mondo, Rei pensava, girava sempre in questo modo. Ogni attimo, ogni momento nella vita non era altro che un mistero.
Uomini potenti si muovono sempre nell'ombra, e quando si mostrano per quel che sono, la paura e la tristezza fanno capolinea nei cuori di tutti coloro che guardano, impotenti, senza una vera possibilità di cambiare il destino che si è venuto a creare.
E non c'è cosa peggiore, sapeva bene il giovane, di macchiarsi, anche inconsapevolmente, di possibili atrocità di lì in avanti. Gli occhi di quei due bambini, emergevano nella sua mente, e, inutile negarlo, la mente riuniva ricordi e racconti sentiti, da gente più grande.
Il viso di un bambino triste, con gli occhioni pieni di lacrime, lacera il cuore del giovane, più di qualsiasi cosa.

Ritornò in sé, grazie al cinguettio degli uccelli che si faceva sempre più presente. Il sudore adornava il suo viso, la maglietta era sempre più aderente a causa di esso.
Era affaticato, e gli era chiaro che anche Hika lo fosse.

Spesso si mordeva il labbro con forza, per ritornare alla realtà e cacciare via i pensieri, così che la mente potesse soffermarsi sul dolore autoinflitto. Questa tattica l'aveva imparata anni prima, dalla sua amata sorella, da uno dei suoi aneddoti più stravaganti e misteriosi. Non sapeva mai se raccontasse la verità, era anzi sempre più certo che lei spesso ingigantisse le storie per mostrarsi più forte e audace.

Perlustrò la zona e tutto era tranquillo, e lo poteva dire con certezza grazie alla sua innata.
E finalmente uscirono dal bosco. Si sentì come investito dalla luce del sole, che non era più filtrata dalle foglie ma dirimpetto si faceva largo sui suoi occhi. I raggi avrebbero potuto fare vedere meglio il suo aspetto in quel frangente: un giovane ragazzo, che a stento riusciva a non fermarsi da qualche parte per mangiare.

La sua attenzione, un attimo dopo al pensiero del cibo, ritornò al presente, alla missione che stava finalmente portando a compimento, o che avrebbe interrotto nei peggiori dei modi. Erano arrivati nel porto, questo avrebbe significato che il fantomatico richiedente/nemico era lì.
Fece un ampio respiro e comprese subito che l'essere misterioso era proprio quell'uomo.

Agli occhi esterni, quasi certamente, sembrava un tipo per niente pericoloso, ma Rei aveva compreso che non poteva farsi prendere impreparato.
Attivò il Byakugan per qualsiasi evenienza.

Però un pensiero bussò alla sua mente.
L'acquirente si stava comportando come se fosse un vecchio amico di Hika, non un uomo impegnato nelle trattative.
La situazione si faceva sempre più intrigata: era possibile che, quindi, i due bambini sarebbero stati consegnati in mani amiche?
O peggio ancora, era possibile forse che Hika stesso fosse il nemico?

Era sull'attenti, deciso ad aspettare la sua mossa, senza proferire per il momento parola.
 
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view post Posted on 1/3/2022, 22:58     +1   +1   -1
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12 gennaio 253 DN - Hi no kuni, nel folto della foresta



Più si osserva l’abbigliamento dell’ometto che per poco non carambola giù dalla passerella, più si notano le differenze con gli abiti in uso sul Continente ninja: indossa calzature chiuse, per iniziare, nere e lucide. Niente a che vedere coi geta o con i sandali ninja. Sono strette sul dorso del piede grazie ad uno spago sottile, sempre nero, intrecciato e annodato a dovere. Gli hakama sono buffamente aderenti, grigio scuro, decorati con un motivo a righine sottilissime verticali e invece di stringersi al di sopra dell’ombelico, terminano decisamente più in basso, costringendo l’uomo a tenerli al loro posto con una cintura e strani legacci con fibbie lucenti, che passano al di sopra delle spalle. Probabilmente Rei non ha mai visto niente di più scomodo.

L’haori è bianco ed è infilato a sua volta dentro gli hakama stretti, cosa che mette terribilmente in risalto la piccola pancia flaccida che l’uomo sta sviluppando, nonostante la giovane età; il tutto è tenuto chiuso da una serie infinita di piccoli bottoni, anziché avvolto e fissato come si farebbe in qualsiasi paese civilizzato. Il collo dell’haori è buffamente alto e ripiegato su se stesso, adornato con una specie di fiocco marrone scuro; il tocco finale lo dà una specie di mantello con le maniche, che però non è abbastanza lungo da essere un vero mantello… quanto piuttosto un secondo hakama, leggermente più largo e pesante, sovrapposto al primo.

Abbigliato così, no ci si può meravigliare che per poco non si sia rotto il collo: sarebbe bastato indossare qualcosa di più pratico per potersi muovere con libertà decisamente maggiore.

“Oheyuu gozeimesu!” - esclama quello, tutto allegro, storpiando la formula di saluto con un accento improbabile, come se stesse masticando un mochi mentre parla; viene ricambiato tuttavia dal ragazzo con un inchino perfettamente ben eseguito, il che delinea con precisione il rispetto che viene portato alla sua figura, per quanto sui generis e decisamente straniera. “So, come ha stato viagio?” domanda affabile avvicinandosi fin troppo e guardando Hikari fisso in faccia, come se fosse una cosa normale. A lui le distanze ridotte, al contrario che per il figlio della Sandaime, non sembrano dare il minimo fastidio. “Sepèro che tutto bene, yes?”
Hikarikage annuisce con un laconico “hai”, fissando a sua volta il volto dell’interlocutore, evidentemente a disagio su come portare avanti quei convenevoli che non è preparato a sostenere.

“Mio nome è Ulwandle, rappresentatore di signor Okusha. So, tu sei Aikeyrikeyge, right? E lui?” - chiede puntando un dito sudato verso Rei. “Lui non c’entra” - ribatte Hikari con prontezza, poi effettua un passo di lato per scoprire del tutto la visuale sul carretto.
“Loro sono qui, dormono” - spiega a Ulwandle - “si svegliano se aprite la porta”.
Questo l’ometto sembra faticare abbastanza a capirlo: aggrotta le sopracciglia interdetto, spostando lo sguardo da Hikari al carro, poi di nuovo su Hikari - “You mean… sorry… tu dice, bambini dorme, ma svegliano quando apre porta?”
“Hai, esatto” - replica il giovane, scatenando un sollevarsi interdetto di sopracciglia.

“E Mr. Yamanaka? No qui?”
“No!” - la replica di Hikari è repentina, secca, fin troppo: lancia un’occhiata nervosa in tralice a Ulwandle, che dapprima sobbalza, poi sembra intuire di aver detto un nome di troppo. “Ok, sorry… so, noi parte in cinque minuti” - l’ometto tenta di recuperare una parvenza di relazione umana, sfilando da una tasca un curioso dispositivo dorato e tondo, come se fosse un medaglione appeso a una catena. Lo mostra a Hikari con la mano che trema leggermente, come se quei segni dietro alla superficie trasparente avessero un qualche significato comprensibile.

“Tu porta bambini sopra?” domanda infine a Hikari, che annuisce senza proferire parola. Qualcosa sembra cambiare in lui, ore che osserva di sotto in su la grande nave di ferro che vomita fumo nero: da nervoso, guardingo e spaventato, ora sembra… calmo. Calmo e triste. Si volta verso Rei: “Hyuga-san, è stato un piacere lavorare con te, nonostante tutto. Forse un giorno sarà più facile essere uno shinobi… e te lo auguro di tutto cuore. Segui il tuo, è ancora forte, ti guiderà lontano. Ora… prendi questi, e vai a mangiare qualcosa. Ne avrai bisogno per il viaggio di ritorno. Io ti raggiungo appena finisco qui” - lo congeda, allungandogli con naturalezza un sacchetto che ha tutta l’aria di contenere una somma di ryo sufficiente a comprarsi da mangiare per una settimana. “Questo è un anticipo sulla paga, ho istruzioni di consegnartela subito. Il resto appena arrivi a Konoha.”



CITAZIONE
Ritrovo qualche minuto per l’angolo dei su-egeria-menti:

Attenzione alla riga 5: il sole fa capolino (o magari “capolinea” è frutto dell’auto correttore?)
A riga 7: rigor di logica. Ho provato a cercare se “ragion” fosse una versione alternativa, ma mi pare che non sia così.

Per il resto, stai continuando a scrivere bene: sei equilibrato tra introspezione ed azione; apprezzo molto anche il fatto che avere meno materiale da giocare, non si traduca in un “faccio 4 righe per scazzo, tanto cambia poco”.
Cambia tutto XD

Prossimo giro voti e paga.
 
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view post Posted on 3/3/2022, 20:27     +1   -1
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Il tizio gli pareva molto interessante. Lo intrigava il suo vestiario così misterioso e particolare. Certo, forse altri Shinobi non avrebbero mai avuto un pensiero simile, ma per un ragazzo come lui che provava sempre ad essere fuori dagli schemi, vedere un uomo vestito in un modo così particolare certamente gli suscitava una sensazione di curiosità, mista al desiderio di saperne di più.
Ancora di più, il suo modo di fare era così particolare, che lui non riusciva a comprendere che tipo di uomo fosse. Era di successo, di un importante clan, o un essere mondano di famiglia non nobile?
Più lo guardava, però, più iniziava ad immaginare la sua grande dinastia.

Stava per parlare, per dare voce ai pensieri, quando però assistette al dialogo tra i due. Decise di tenere a freno la lingua, e con la mente ritornò alla domanda delle domande. Cosa volevano dai bambini? E chi sarebbe Mr Yamanaka?

Dopo aver preso un respiro, stava per fare la domanda ma l'uomo si era già allontanato, mentre Hika lo liquidava frettolosamente.
Ed ecco, Rei era stato un burattino nelle loro mani, che potevano muovere a piacimento. Era questo allora il significato di essere uno Shinobi? Nelle due missioni precedenti era lui il boss, colui che tirava le somme. Questa volta, invece, fu semplicemente un tirapiede che doveva utilizzare la propria capacità oculare per visionare l'attacco di possibili nemici.

Ok Hika, ma poi devi spiegarmi alcune cose, partendo dai bambini fino ad Yamanaka. Oramai la missione è terminata, quindi con calma vorrei sapere tutto.

Forse per le parole usate parve un bambino che stava per fare i capricci, da un momento all'altro, ma oramai era sicuro che avrebbe potuto ricevere delucidazioni, visto che la missione era stata portata a compimento, senza nessun compromesso. Prese il sacchetto con i soldi e si allontanò.

Doveva riposare la mente e affidarsi alla bontà del suo stesso Villaggio: la missione era per forza in fin di bene, e come un vero Shinobi doveva dare spazio alla meritata pausa solita di chi porta a compimento gli ordini nel migliore dei modi possibili.

Camminava nel porticciolo, con i raggi del sole che iniziavano a colpirlo prepotentemente sul suo viso. Agli altri questo contatto darebbe fastidio, ma non certamente a lui. I caldi raggi che inciampano sul suo viso gli permettevano di avere uno stretto contatto con la natura, la Divinità che tutto vede e vuole, se davvero esisteva in quella vita una entità di quel calibro.

Con un passo lento, decise di entrare dentro a un ristorante che si affacciava sul mare, così da cibarsi ma poter sempre lanciare uno sguardo dalla vetrata, ed osservare la situazione.
Il posto era molto rustico, nulla di particolarmente elegante, ma piacque molto ai suoi occhi per la semplicità che si respirava, insieme all'odore delle onde del mare che colpivano la banchina, lanciando lievemente in aria un po' della schiuma bianca del mare.

Prese posto e ordinò al cameriere un pasto semplice. Un piatto di una prelibatezza della zona, adornato di pesce pescato in giornata.
Era forse un pasto "forte", visto l'ora, ma era quello il momento adatto, perché da lì in avanti gli sarebbe aspettata un'altra camminata prima di poter ritornare al villaggio.
 
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view post Posted on 15/3/2022, 17:31     +1   -1
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12 gennaio 253 DN - Hi no kuni, villaggio portuale



Uno degli angoli della bocca di Hikari si solleva verso l’alto, stiracchiando un sorriso stanco. “Sei davvero una testa dura, tu” replica, lanciando un’occhiata in tralice all’ometto, che sta già sgambettando su per la passerella.
Un improvviso sbuffo di fumo nero si leva dalla lunga ciminiera che si leva dal centro dell’imbarcazione; un improvviso ululato assordante riverbera nella baia, facendo scappare i gabbiani stridendo. Hikari sobbalza talmente forte da farsi scappare di mano il kunai che aveva afferrato, spaventato dalla forza di quel grido meccanico… è quasi una scena felice, quella: Ulwandle ride di cuore, aggrappato al parapetto: è già salito a bordo, per nulla intimorito dal suono che probabilmente si aspettava, al contrario dei due shinobi, col sole che gli fa scintillare l’anello d’oro che porta al dito.

Il figlio della Sandaime ha ancora il fiatone… e non può più aspettare. Torna a guardare Rei.
Ha gli occhi lucidi.
Allunga una mano, scompiglia i capelli allo Hyuga. “Mata ne” - lo saluta frettolosamente, gira sui tacchi e trascina a bordo il pesante carro, forse con le ultime forze rimaste dopo la scarpinata notturna. Ci vediamo, Hyuga Rei.

Sarebbe stata una mattinata rilassata per lo Hyuga: si sarebbe rifocillato, ripristinato parte delle energie e infine si sarebbe di nuovo incamminato verso Konoha. Certo, l’unica cosa che potrà davvero reintegrare le sue energie potrà essere solo una buona dormita, ma quella dolce promessa forse lo avrebbe spinto a impegnarsi per giungere quanto prima in città. Stavolta nulla gli vieta di percorrere la strada maestra, evitando il terreno accidentato del bosco e dimezzando in tal modo i tempi di percorrenza e la fatica; l’Ufficiale Hyuga lo avrebbe accolto con la consueta voce vibrante e la calma apparente che aveva già caratterizzato il loro primo incontro, pronto a consegnargli la paga pattuita e nient’affatto sorpreso nel non vedere Hikarikage al fianco di Rei. Evidentemente era così che la Missione doveva essere portata a termine, e il turbolento ragazzo avrebbe fatto la sua ricomparsa a Konoha una volta sistemati gli ultimi dettagli con quel buffo tizio dall’accento straniero.



CITAZIONE
Eccoci qui, con l’ennesimo ritardo. Chiedo scusa per aver abusato della tua pazienza! Visto che la stavo tirando per le lunghe, ho pensato di non intestardirmi nel realizzare un post per forza lungo, se no sarebbe passata un'altra settimana. Se desideri avere altri dettagli scrivimi pure.

È stata una bella esperienza, quella con Rei: era da un pezzo che non mi sentivo tranquilla di poter “propinare” senza ansia una delle mie trame strambe, con avvenimenti quasi inesistenti. Hai notato fin troppo bene che l’intenzione era quella di viaggiare più a livello psicologico che quella di farti menare le mani. Seconda tematica: la fiducia verso il Villaggio. Ebbene sì, mettere Rei in crisi era mia precisa intenzione.

Capisco benissimo se, dato il poco movimento, possa essere stata una giocata poco attraente, il bello è stato però che tu non abbia preso la cosa sotto gamba in nessun momento: hai approfittato di ciascun post per esporre il mondo interiore di Rei, senza però indugiare in pipponi pesanti. Grazie di aver raccolto i suggerimenti che ti ho passato, di fatto si è visto che hai cercato di applicarli.
Assegno voto 9
Ryo: 200 (Missione compiuta, non c’è necessità di dare Ryo in proporzione al voto)
Exp 1361 + 272 di bonus Evento.
Non do PM perché li stiamo praticamente eliminando con la patch imminente; in teoria te ne spettano 3.

Grazie di nuovo per la pazienza e per l’entusiasmo.
 
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view post Posted on 16/3/2022, 14:31     +1   -1
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Rei, testardo com'era, provò fino alla fine ad avere maggiori dettagli in merito alla missione, ma non ricevette risposte da Hika, anzi soltanto un banale segno di saluto.

Accipicchia!

Disse con un tono leggermente alto, tanto che sicuramente altri sentirono la sua esclamazione, edulcorata per la presenza di bambini più piccoli accompagnati dai genitori.

Decise di voltare le spalle al mare e intraprendere il percorso per rientrare in casa. Era stanco, molto, da quella strana missione, doveva fare pace con i pensieri visto il grande stress accumulato in quelle ore.
D'altronde, era durata poco quella camminata ma per la sua mente era come un cammino di giorni interi.
Dovette fare una pausa per mangiare, prevalentemente specialità del luogo.

Prese il cammino verso casa, ma questa volta optò per la strada maestra, anziché percorsi tortuosi della foresta.
Il sole si faceva sempre più presente, con i suoi caldi raggi che si riflettevano nei suoi neri capelli ricci.
Con una mano in fronte, per sollevare il ciuffo, prese il cammino verso il proprio villaggio, speranzoso di non aver contribuito a una malefatta. La mente andò al padre, che in tutto e per tutto sarebbe stato orgoglioso del suo agire: prima la missione, prima di tutti i dettami interni e psicologici.

Grazie. Davvero, grazie. È stata una missione davvero tanto strana, devo ammetterlo. È stato tutto un percorso interiore anche in Rei: cosa doveva fare? Chissà. Ed è stato proprio questo il bello.

Voglio darti anch'io un bel 9, perché è stata una missione che ha dato tanto a Rei: inizialmente incuriosito, poi spaventato, poi testardo e infine rassegnato. D'altronde, la missione è la missione e doveva affidarsi alla bontà del proprio Villaggio di appartenenza.

La descrizione, l'uscita dal villaggio, il carattere di Hika, i bambini intrappolati nel carro me li sogno la notte (quasi non scherzo), il cammino, tutto per me è stato molto valido e ho imparato in primis tanto. Grazie davvero!
 
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view post Posted on 24/12/2022, 14:45     +1   -1
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Valutazione del master
LGex6ky


    Tutto in regola, valutazione inserita nel docs.



Media voti: 9
Compenso: 540 Ryo


 
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