Quanto è strano, il mare.
Brodo primordiale, culla materna che ha dato la vita al mondo.
Oscuro abisso, pozzo profondo dove si nascondono le bestie più mostruose, e dove povere, sventurate anime, trovano morte in un gelido abbraccio.
Il mare era diventato ormai una costante, nei sogni dello Yamanaka e in quei momenti in cui le anime lo tiravano a sé, per cercare con lui un confronto diretto, comunicare come se fossero ancora in vita.
Perché la Spiaggia? Perché il mare?Quante volte si era posto quella domanda, osservando la bianca battigia, lo schiumare delle onde, le anime procedere oltre la riva, immergersi e perdersi nelle correnti. Solo dopo aver discusso con Makoto e suo fratello, aver compreso la
natura su cui poggiava il loro potere, aveva finalmente compreso.
Perché la Spiaggia? Perché il mare?A ripensare all’attacco di panico patito dalla Jinton, a come il terrore per ciò che si nascondeva sotto l’acqua, alle profondità che si celavano sotto i loro piedi, l’aveva attanagliata, inchiodandola sul posto, c’era quasi da ridere.
Ingenua, dolce fanciulla. Come poteva, lei, sapere i segreti che si celano sotto la superficie, segreti che solo in tempi recenti lo Yamanaka aveva iniziato a scorgere la superficie.
Perché la Spiaggia? Perché il mare?Un costrutto mentale, indispensabile alla mente umana per rappresentare la natura trina del loro mondo: la Spiaggia altro non era che il Mondo Terreno, la dimensione in cui loro vivevano, gioivano, amavano e odiavano, trovando infine la morte. E le anime restavano lì, in attesa di decidere quando passare oltre, quando congiungersi al mare, quel Velo che divide il Mondo Terreno con quello che c’è negli abissi più oscuri dell’esistenza. Perché è nel mare che si nascondono le bestie più mostruose, e sotto il Velo, o meglio oltre di esso, l’Oblio attendeva, quell’abisso di orrori e corruzione, dove risiedevano le bestie più immonde.
È quello l’unico vero mare di cui avere davvero paura, quello che trova la sua essenza nelle anime che lasciano questo mondo, che lo formano e plasmano quella impalpabile superficie cristallina, affinché gli orrori rimangano a debita distanza dall’altra paura. E non è dell’acqua profonda di cui aver paura, perché lì ci sono più anime a tener via gli orrori, quanto di quella bassa, dove c’è secca, perché è da lì che gli orrori possono strisciare fuori.
Chissà com’è dissolversi nel mare, perdersi nei flutti, diventare qualcosa di più grande di noi, piccolo tassello di un mosaico più grande... Cosa succede se, ad avanzare tra le onde, lo fa un’anima ancora legata a questo mondo, e non una che non ha più un posto a cui fare ritorno?Nonostante i progressi fatti con le sue ricerche, erano ancora tante, troppe, le domande che attendevano una risposta. E ora, soprattutto, avrebbero dovuto attendere, per cercare soluzione.
Gli occhi dello Yamanaka si aprirono nell’acqua gelida. Bruciavano, a causa del sale, la vista offuscata, impossibile distinguere forme, specie per l’assenza di luce, ma in quel momento non aveva necessità di vedere le forme dei vivi. Iniziando a nuotare verso la superficie, le sclere degli occhi iniziarono a tingersi di nero, una particolare emorragia sottocongiuntivale dovuta alla produzione di Chiralina, e le prime ombre scure iniziarono a muoversi intorno a lui, lasciarsi cullare dai flutti e dalle correnti, le anime di coloro che avevano trovato una morte prematura in mare.
Uno sforzo immane, il suo, dopo quello che aveva dovuto affrontare nella capanna di quell’aborigeno, ma era un male necessario, se voleva riuscire a riportare a casa la pelle. Aveva ancora troppo da portare a termine, per rischiare di rimanerci secco per colpa di quattro erbette del cazzo.
Una mano ruppe per prima lo specchio d’acqua della superficie, rilucere per la lieve infusione di chakra, permettendo al giovane di fare perno ed issarsi fuori, grondando acqua come se stesse rovesciando secchi d’acqua su una superficie solida. Ansimando per la carenza d’aria, aveva lo sguardo basso, l’acqua a colargli lungo il viso, per poi ricongiungersi al suo luogo natio, lasciando aloni scuri al suo passaggio, rossi come il sangue… Il cuore perse un battito mentre le mani cercavano, grazie alla presa del chakra, di fare appiglio sulla superficie dell’acqua, per permettergli di issarsi maggiormente fuori. Lo avevano ferito alla testa, mentre si lasciava cadere? Eppure non sentiva alcun dolore, quindi perché…
«Makoto e le sue idee del cazzo…» Bofonchiò il giovane, ricordandosi solo allora del pigmento rosso che la ragazzina aveva usato per tingergli i capelli. Se non l’avesse saputo, vedendosi come spettatore esterno alla scena, avrebbe bendato che gli avessero fracassato la testa, per come stava gocciolando acqua tinta…
Le braccia tremarono mentre si tirava completamente fuori dall’acqua, un centimetro per volta, e non a causa del peso raddoppiato, a causa dei vestiti zuppi d’acqua. Era stremato, non avrebbe retto a lungo quel ritmo, specie se voleva utilizzare le anime richiamate in fondo al mare per attaccare quei misteriosi assalitori, però…
Lo sguardo cadde su una piccola foglia che, solitaria, era sfuggita dalla sua tasca, galleggiando placida, in cerca della libertà. Aveva visto cosa quelle foglie erano in grado di fare, ma era davvero disposto a rischiare? Avrebbe ottenuto la forza necessaria per sorreggere lo scontro, certo, ma un potere del genere aveva sempre un costo da pagare e, al momento, non aveva dati a sufficienza per sapere quanto il gioco valesse la candela.
«O la va, o la spacca.» Agguantò la fogliolina e se la cacciò in bocca, iniziando a masticare con foga: l’acqua marina l’aveva resa salata, ma la sapidità di quel boccone lasciò immediatamente posto ad un sapore talmente aspro e, allo stesso tempo amaro, tanto intenso e penetrante da anestetizzargli la lingua, dandogli la sensazione di star inghiottendo una cucchiaiata di capsaicina pura allo stato solido.
Tossì, la gola arsa, già a causa della produzione di Chiralina, a momenti gli si serrò completamente, ma ecco che quel fuoco incendiario che aveva inghiottito, il cui calore latente aveva lasciato la scia lungo la strada che aveva percorso verso lo stomaco, si diffuse, irradiandosi in ogni fibra del suo essere, facendolo fremere. Era una sensazione stranissima, quella che stava sperimentando in quel momento. Qualcosa di incredibilmente simile era avvenuto quella volta a Sakanoshita, quando Akane aveva cercato di fermare il suo potere fuori controllo inondandolo di Chakra Naturale, cosa che aveva solamente messo benzina sul fuoco. Quella volta, a fermarlo, era stato il giogo di un’illusione, ma questa volta non aveva nessuno a tenere a freno l’incendio che si stava alimentando all’interno del suo organismo.
Ormai rimessosi in piedi, si portò le mani al viso, per scostare i capelli bagnati, macchiandosi ulteriormente e non poté fare a meno di rivolgere la sua attenzione verso gli individui che li avevano assaliti: erano rimasti sulla spiaggia, nessuno si era preso la briga di seguire Masaru, disperdendo così le forze nemiche.
«La mia solita fortuna del cazzo.» Proruppe, frugando nelle tasche in cerca di una sigaretta, trovandole molli ed inutilizzabili. Ciononostante si infilò il mozzicone bagnato tra i denti, più come gesto scaramantico che per vera e propria necessità di fumare.
«Che rottura di coglioni…» La donna sulla riva, illuminata dal bagliore emesso dalle propagazioni del proprio chakra, lanciò contro di lui il falcetto della sua Kusari-Gama, costringendolo così a schivarlo per il rotto della cuffia. La lama della piccola falce lo colpì in piena spalla, lacerando il tessuto spesso del giaccone e incontrando la carne, spillando così il primo sangue, mentre il chakra di cui era irrorata l’arma gli diede una piccola scossa, amplificata dall’essere bagnato fradicio.
Trattenendo un’imprecazione a denti stretti, lo Yamanaka infuse di chakra il mozzicone di sigaretta che aveva in bocca, scagliandolo contro la donna: solo quando arrivò ala giusta distanza, vicino al suo viso, il chakra fece detonare la sigaretta, spargendo fumo e cenere che si dispersero sul suo corpo.
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| Color code #018790 Livello: 40 Esperienza: 7.220/7.300
| MST (20 punti) | | | 80 | | RES (0 punti) | | DIF (0 punti) | 60 | | 60 | DST (0 punti) | | FRZ (0 punti) | 60 | | 60 | | VEL (20 punti) | | | 80 | |
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Turno 1
• Fase di Mantenimento
CITAZIONE Limite: 1
SLT: 100 STM: 100 CHK: 100 Mezzi: 20 ChLn: 0 • Fase Difensiva
CITAZIONE Taijutsu - Schivata (Limite: 1) [STM: -2] {VEL * 20}Tratti: Difensiva (Elusione)“Si cerca di scivolare via da un attacco, provando ad evitarlo.” Efficacia: VEL 80 x 20 = 1.600 Danni subiti: (2.500/1.600) x (10 + 1 Eff. Tecn.) = 17 (Attacco Soverchiante) Aiuto. Subisco Status Sanguinamento {1} per un turno Ogni volta che l’avversario subisce Contatto da una tecnica con il Tratto “Falcetto”, subisce Status Sanguinamento {1} per un turno. Parallelamente, per ogni punto Sanguinamento subito durante la battaglia, si accumula anche Status Emorragia [X/3]. Lo Status rimane “dormiente” finché non accumula fino a 3 Punti. Subisco Status Paralisi {1}SLT: 100 - 17 = 83 STM: 100 - 2 = 98 CHK: 100 Mezzi: 20 ChLn: 0 • Fase Attiva
CITAZIONE Ninjutsu - Mirare ai Nervi (Limite: 1) [CHK: -2] [Mezzi: -2] {MST * 13} Tratti: Offensiva (Lungo Raggio), Sigilli“Impregnando i propri mezzi di Chakra, lo Yamanaka dopo li lancia con sapienza contro l’avversario, mirando ai giunti nervosi per ferirli e avvelenarli e intorpidire i movimenti del suo avversario.” Effetti:- Questa tecnica generare Collegamento come da Meccanica del Clan.
- Il moltiplicatore danno delle tecniche offensive dell'avversario è ridotto di 1 per tre turni.
- Adoperare più volte questa tecnica sullo stesso avversario non somma il Malus, ma ripristina il conteggio dei turni.
Efficacia: MST 80 x 13 = 1.040 SLT: 83 STM: 98 CHK: 100 -2 = 98 Mezzi: 20 - 2 = 18 ChLn: 0 • Fase Conclusiva e Riepilogo
CITAZIONE Ninjutsu Lungo Raggio 1.040; -1MD avversario per 3 turni; genera Collegamento pari al doppio del danno
SLT: 83 STM: 98 CHK: 98 Mezzi: 18 ChLn: 0
Collegamento: 0 Sanguinamento {1} per 1 turno Paralisi {1} |