Spedizione C/B - Blätter, per Ardyn e Elda

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view post Posted on 6/7/2021, 22:50     +1   -1
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È un po' particolare l'utilizzo dei lanci di dado per “regolare” i rapporti tra i pg, ma se siete d'accordo così a me sta anche bene.



6 Ottobre 252 DN – Nell'arcipelago

”Kaihoko, kaihoko” ripetono tra loro gli indigeni, con la faccia sollevata di chi vede la terra dopo mesi di navigazione in oceano aperto; per quanto riguarda i visitatori, risulta impossibile comprenderne la provenienza esatta, data la foggia piuttosto comune degli abiti, privi di ornamenti o dettagli che riconducessero a questo o quel Villaggio. Sarebbe tra l'altro interessante poter conoscere meglio la lingua degli indigeni, per poter capire quanto davvero quei tre siano disinvolti con l'idioma locale... ma ahimé, per i due shinobi questo è il primo viaggio nell'arcipelago: avrebbero dovuto maturare le loro conoscenze con un bel po' di ore di viaggio, prima di poter racimolare dei dati davvero utili per muoversi con sicurezza nell'area.

In ogni caso, la kunoichi di Iwa tenta il contatto: del resto, cosa hanno da perdere?
La certezza che la bisaccia dei tre contenga merce più preziosa di quella di Satomi non c'è, ma non possono certo chiedere di ispezionarne il contenuto... al sentirsi rivolgere la parola, il più anziano dei tre avrebbe immediatamente spostato lo sguardo fosco su Masaru, fissandola intensamente per una manciata di secondi: un silenzio carico di aspettative sarebbe piombato nella radura, prima che la voce ruvida esclamasse “La lingua la usiamo in molti modi più interessanti che parlare, vuoi provare, splendore?”

Le risate dei suoi compari esplodono come fuochi artificiali, e stavolta gli indigeni non provano nemmeno a zittire quell'esplosione sonora: da quando il pacchetto è stato consegnato nelle mani degli stranieri, sembrano talmente sollevati da sfiorare quasi il terreno; Kacchan, dal canto suo, ha messo gli occhi su un dettaglio che pare eclissare l'importanza di tutti gli altri elementi: grazie alle sue arti, non gli è stato troppo difficile capire che con quei tre non c'è troppo da attaccare briga, anche se si asciugano ancora le lacrime dal gran ridere. Ora è tutto nelle mani di Masaru... perché tutto sommato, dopo la sparata grossolana e le risate di scherno, i tre presunti mercenari non sembrano avere intenzione di rincarare la dose. Ignorano addirittura i gesti e le parole di Kacchan, che pure avrebbero potuto scatenare una seconda serie di commenti salaci, e se i due non avessero voluto perseverare nei tentativi di comunicare, avrebbero salutato con tutte le cerimonie del caso gli indigeni, per poi girare sui tacchi e andarsene da dove sono venuti. Certo che per essere dei probabili tagliagole prezzolati, non sono poi così grezzi e ignoranti, se hanno pure imparato a comunicare con etnie diverse dalla loro; ci sarebbe pure da domandarsi da quanto vadano avanti gli scambi con gli indigeni, ma di questo i nostri eroi per il momento non si sarebbero occupati.
Hanno una missione, un orgoglio, una reputazione da salvare, e chissà quanta altra roba a cui sarebbe impossibile dare un prezzo, al contrario di quelle fantomatiche foglie medicinali.

Già, perché se avessero perlustrato oltre il muro sfondato della casetta, avrebbero trovato il sentiero di rametti spezzati lasciato dai ladri, che anche un bambino al primo anno di Accademia avrebbe saputo seguire; il sentiero sbuca direttamente su una lunga lingua di sabbia che balugina candida sotto la luna, mostrando evidentissime le tracce del passaggio di più esseri umani, sebbene siano passate almeno ventiquattro ore dal furto. Le tracce si estinguono sulla battigia e lontano, sul mare a est, il profilo gibboso di un'altra isola si staglia appena contro il cielo notturno, come il dorso di un mostro marino che affiora dagli abissi.


 
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view post Posted on 16/7/2021, 15:56     +1   -1
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Un viaggio inaspettato
Non abbastanza vicino a lei per permetterle di udire il suo avvertimento, purtroppo, e poi giunse la risposta dell'uomo. Parole dure quelle del mercenario, che fecero vacillare pericolosamente l'umanità che la donna stava ancora cercando di costruire nel suo animo spezzato. Dentro di sé le peggiori emozioni nei confronti di quell'uomo e dei suoi scagnozzi, nei confronti di quella situazione per la quale aveva fatto tutto il possibile per dimostrarsi diplomatica e un minimo comprensiva.

"Guarda come ci trattano nonostante i tuoi sforzi... non vorrai fargliela passare liscia?" le chiese retoricamente Tamashi, una delle illusioni che soltanto la Jinton poteva osservare, posta proprio di fianco all'uomo come in procinto di sgozzarlo, con quell'aria complice di chi si aspetta qualcosa dal proprio compare.

Oh, eccome se ne era tentata. Nel suo silenzio il gelo si manifestò in superficie, velando il suo sguardo come una maschera, mentre a stento la Takeda si apprestava a tenere a freno il guinzaglio rammentando della propria missione, uno sforzo che soltanto lo Yamanaka avrebbe potuto percepire.
E forse proprio per questo il ragazzone colse la palla al balzo, accostandosi a lei e mostrandole le ragioni della sua preoccupazione. Un brivido freddo risalì la schiena della Jinton, preludio a quel malessere che avrebbe percepito nel venire a contatto con il potere del compagno e, prima ancora, sentirlo manifestarsi - essendo la più vicina a lui - così poté osservare con i suoi stessi occhi quelle presenze.

Questo portò all'ulteriore certezza di una retrocessione da parte della donna di Iwa, di un acquietarsi di quegli istinti viscerali che minacciano di riversarsi su quei buffoni. La presenza del giovane lenitiva in quel momento come quel giorno contro Kuroichi, anche se non agli stessi livelli, ma lui avrebbe potuto percepire quel sentimento da parte della Takeda che andava smussando le sue emozioni. Aveva compreso, lei, a chi si riferisse con quelle parole e 'vederlo' così irrequieto per quelle presenze le fece rilassare la tensione nei muscoli, acquietando il polverone che stava minacciando di sollevarsi. Uno sguardo in tralice con eloquenza verso lo shinobi per tutta risposta da parte di Masaru, che non disse nulla.

A quel punto era lasciare andar via i filibustieri, mentre per quanto riguardava gli indigeni, non c'era molto da fare ormai. Ogni tentativo di approccio o ausilio era stato ampiamente vagliato senza successo e con il solo esito di far innalzare quel muro, specie con una così misera merce di scambio, almeno per quel che ne potevano sapere loro. Non restava che una cosa da fare.
Masaru guardò i nativi un'ultima volta, prima di avanzare insieme al compagno verso l'apertura e, più cautamente, seguendo ogni traccia che le era possibile scovare in quel buio, facendo attenzione a non fare alcun rumore o comunque il meno possibile. O meglio, si apprestò a seguirla, salvo fermarsi quasi subito e osservare con attenzione la poca cura che era stata messa nel cercare di nascondere le proprie tracce. Era come se...

Portò una mano con ferma gentilezza al braccio del ragazzo, lanciandogli un'occhiata eloquente e preoccupata. "Non lo trovi strano anche tu?" gli chiese a bassa voce vicino all'orecchio, provando a tirarlo a sé dal braccio, "fin dall'inizio hanno mostrato timore e cautela, pregandoci al silenzio. Nessuno che ci accompagni, poi quegli uomini, e adesso questo... rami spezzati e poca attenzione alle tracce, sembra quasi un invito..." quindi si raddrizzò per poterne studiare segnali di comprensione, stringendo leggerissimamente la presa sul braccio, e in lei il giovane di Konoha avrebbe potuto percepire non una certezza, ma comunque un forte sospetto in merito a quella situazione.
Tornò poi ad osservare le tracce per cercare di capire se ci fossero ulteriori dettagli sfuggiti, anche solo nella disposizione o nel modo in cui si erano spezzati quei rametti. (Lancio dado)



code © psiche


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Se è necessario alla mia compare un giro secondario di post, no problemo.
Tiro Strategia per le tracce: 13
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Il tempo parve rallentare, scandito dal battito del suo cuore mentre, senza nemmeno rendersene conto, lo Yamanaka trattenne il fiato, in attesa di vedere se quella polveriera sarebbe esplosa o meno. Sotto il tocco delle sue dita, percepiva la pelle di Masaru percossa da un fremito, quasi il suo desiderio di mettere in riga quei villani fosse palpabile, concreto, ma fortunatamente per loro, il buon senso e la ragione ebbero la meglio sull’istinto predatorio e la donna assecondò la sua richiesta di mantenere la calma.

Il fiato uscì fuori in un lento sospiro di sollievo, un grazie sussurrato a mezza voce nei confronti della Jinton, mentre con la coda dell’occhio scrutava i mercenari perdere interesse in loro due e allontanarsi, dirigendosi verso la costa, poco più a sud. Con un profondo sospiro, Kacchan si accese una sigaretta, facendo un semplice cenno del capo a Masaru, in direzione della capanna nella quale era stato effettuato il misfatto. Purtroppo per loro, se la kunoichi della pietra voleva portare a termine l’incarico, non restava altro da fare che mettersi sulle tracce di chi aveva rubato la loro merce.

In religioso silenzio, quindi, i due ninja iniziarono a perlustrare la zona, esaminare il modo in cui la parete della capanna era stata sfondata o, per meglio dire, aperta come un scatoletta di sardine: la struttura, realizzata con canne e tralicci, era stata danneggiata con l’ausilio di un arma da taglio, probabilmente un coltello abbastanza rudimentale, a giudicare dal tipo di solchi lasciati. Orme e rami spezzati, poi, rendevano facilmente individuabile la direzione presa dal ladro: una persona del posto o un forestiero come loro? Difficile dirlo, ma a giudicare dalla poca cura con cui aveva nascosto le sue tracce, sembrava quasi poco importargli di non essere scoperto, o forse puntava sul fatto di non temere ripercussioni da chi stava derubando, sempre se si trattasse di una persona sola, ad aver commesso il furto.

Chino sulla pista lasciata in mezzo al fogliame secco, il konohaniano volse lo sguardo verso i tre aborigeni: ora che il trio di mercenari si era allontanato,apparivano molto più calmi e rilassati, quasi non si curavano più nemmeno della loro presenza. ”Grazie al cazzo. Ormai lo scambio l’hanno fatto, di che devono preoccuparsi più?” Pensò stizzito e amareggiato, cercando di incrociare, con lo sguardo, l’uomo che li aveva condotti fino a li. «Cosa c’è andando in quella direzione?» Gli domandò, puntando il dito in direzione della pista. Solo altro bosco e mare e, nell’insistere nel chiedere se ci fossero altri insediamenti umani in quella direzione, il più giovane continuò ad insistere nel fornirgli quella scarsità di dettagli. «Merda… Abbiamo sbagliato nel non cercare qualcuno che ci insegnasse la lingua locale. Odio sbattere contro il muro linguistico.» Bofonchiò il ragazzo, scompigliandosi la zazzera di capelli tinti di bordeaux.

«Non lo trovi strano anche tu? Fin dall'inizio hanno mostrato timore e cautela, pregandoci al silenzio. Nessuno che ci accompagni, poi quegli uomini, e adesso questo... Rami spezzati e poca attenzione alle tracce, sembra quasi un invito...» Kacchan mugugnò, capendo perfettamente le preoccupazioni sollevate dalla compagna di viaggio. «Non lo so…» Farfugliò il giovane, la sigaretta stretta tra le labbra mentre, chino sul terreno, spostava qualche foglia, cercando di distinguere meglio le tracce lasciate, per capire se i ladri fossero uno o di più.

«Ho una mia teoria, ma potrei sbagliare… Non sia mai che mi faccia troppi film mentali…» Una sottile stilettata al veleno, nascosta in maniera non poi così celata tra le sue parole, a voler far riferimento a quel suo modo di approcciarsi alle cose, con quella sua mania di immaginarsi sempre mille scenari possibili, per poter esser pronto ad ogni evenienza. «Da come si sono comportati, con la cautela e tutto il resto, al nostro arrivo, direi che i loro traffici non sono ben visti dal resto del loro… Clan? Comunque sia, fanno contrabbando, probabilmente l’erba che ci dovevano vendere rappresenta qualcosa di estremamente prezioso per la loro gente, qualcosa la cui vendita verrebbe vista di malocchio e per cui non varrebbe la pena spendersi per un mero baratto di materiale da pronto soccorso…» Asserì il giovane medico, indicando con un cenno de capo la cassa che avevano riconsegnato loro. Il fumo della sigaretta circondava il suo viso, avvolgendogli il capo in fili leggeri, sprigionando nell’aria quella caratteristica nota olfattiva che ricordava il cioccolato e il caffè tostato.

«Se li avessero trovati con le due dosi ancora in possesso, per loro sarebbero stati guai, ma ora che sono riusciti a smerciarle, possono stare tranquilli: nessuno, del loro clan, potrebbe asserire che contrabbandano quell’erba se, a conti fatti, non hanno l’erba con loro. Ed il fatto che non si preoccupino per la dose rubata, mi fa pensare solo ad una cosa: chi l’ha rubata non è un membro del loro clan, quindi si tratta o di un forestiero o di un membro di qualche altro clan della zona. Ed il fatto che non si siano impegnati nel cancellare le loro tracce, mi fa supporre che sappiano che questi tizi non si sarebbero preoccupati nel venir loro dietro. Perché? Forse li conoscono, hanno studiato il loro traffici e, magari, sanno che, magari, il venirli a cercare comporterebbe loro più guai del venir scoperti a smerciare quella roba…»

Si tirò nuovamente sù, sbuffando una nuova nube di fumo, per poi schiacciare il mozzicone sotto la suola del sandalo, riponendo poi i resti della sigaretta in tasca. «Quindi le opzioni sono due: o abbiamo a che fare con un gruppo di mercenari come quello che abbiamo appena salutato, oppure, scenario anche ben peggiore, a mio avviso, ci stiamo per imbattere in un altro gruppo di isolani. Vorrei evitare lo scontro, ma temo possa essere inevitabile, nella malaugurata sorte dovessero fraintendere le nostre intenzioni. Sai com’è, abbiamo proprio tralasciato la problematica della differenza linguistica.»

CITAZIONE
Se Masaru ha altro da aggiungere, per me non ci sono problemi. Comunque sia sà da fare la traversata fino all’altra isola :sese:
 
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view post Posted on 20/7/2021, 21:21     +1   -1
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Stavo ripensando alla faccenda degli skill check con “pg-target”: non so come vi siate messe d'accordo alla fine, ma la cosa che non funziona coi pg nel nostro sistema, SE la cosa non è non è pienamente consensuale, è che il bersaglio non ha, da regolamento, delle skill adatte a contrastare gli eventuali lanci... con tutto ciò che ne consegue in termini di potenziali bisticci.
Per cui, per la tranquillità di tutte e tre: o siete sicure al 1000% di volervi lanciare dadi a vicenda per vostro divertimento, e in questo caso per carità, siete liberissime, oppure è meglio se evitiamo. Non vado in ogni caso a intervenire sulle dinamiche ruolistiche innescate dagli eventuali lanci, ma solo sugli effetti che questi possono avere sulla trama o sui PNG.

Esempio concreto: il lancio su Diplomazia di Kacchan fallisce, Elda lancia Masaru contro i mercenari, io intervengo di conseguenza perché il pg ha ruolato un'aggressione ai PNG e via dicendo.




6 Ottobre 252 DN – Nell'arcipelago

Il fugace incontro con la banda dalla battuta facile li lascia con la sensazione di aver schivato all'ultimo istante un kunai avvelenato, grazie anche alle possibilità dello Yamanaka nell'individuare la scia di morti che i tre si portavano appresso.
Ora ci sono solo loro due, una pista, il mare, la notte e un'isola lontana; mille ipotesi e idee si affastellano nelle menti degli shinobi, e mentre la Takeda si arrovella sulle peggiori delle congiunture che potrebbero attenderli, Hachi sembra aver già scelto dalla sua rosa di ipotesi quella che giudica la più probabile.

Gli indigeni, alle loro spalle, non fanno il minimo tentativo di fermarli, metterli in guardia o fornire ulteriori spiegazioni, rispetto a quelle – alquanto scarne – che sono riusciti a fornire, una volta interpellati. La barriera linguistica è un ostacolo ben più duro di quanto non si potesse immaginare, ma come poterlo aggirare? Non era tra le istruzioni impartite loro, quella di imparare la lingua locale, né sarebbe dovuto essere necessario farlo.

Non c'è uno straccio di imbarcazione ormeggiata lungo la costa, bassa e sabbiosa, né l'ombra di una banchina. Solo il lungo solco di una chiglia trascinata sulla sabbia, che fornisce ai due una certa sicurezza sulla provenienza dei ladri, ma contemporaneamente un mucchio di domande sulla loro identità: saranno indigeni? O criminali come quelli che hanno appena incontrato? Parleranno la stessa lingua? Come potrebbero comportarsi nei confronti di una coppia di sconosciuti che dovesse presentarsi nel loro territorio, senza inviti di nessun tipo?
La buona notizia, è che la direzione in cui sono spariti i tre col secondo involto diverge dalla traiettoria che Hachi e Masaru dovrebbero percorrere. Perché è una cosa positiva, giusto?

La marcia sulla lastra nera e increspata che è il mare di notte è tranquilla, nonostante gli abissi bui e silenziosi riescano ad evocare le peggiori paure anche nell'animo del ninja più stoico; qui e là i corpi luminescenti delle meduse punteggiano quel firmamento steso al contrario, rendendo meno inquietanti le profondità senza fine di quei mari remoti.
La spiaggia li accoglie placida, indifferente, con quel suo respiro di risacca che si infrange su di una lunghissima mezzaluna di sabbia candida, scintillante sotto la luce delle stelle; la barriera nera della foresta vergine orla le pendici del rilievo centrale dell'isola, come un'ampia e pesante tunica.

In giro non c'è un'anima viva. Solo granchi che si trascinano indolenti sulla sabbia.

In lontananza, verso nordovest, un lieve, quasi impercettibile pulsare increspa l'aria notturna, quasi come un rullo di tamburi.


 
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view post Posted on 1/8/2021, 14:01     +1   -1
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Un viaggio inaspettato
Kacchan la ascoltò con attenzione e la cosa fu reciproca da parte della donna. Dopotutto, all'infuori di qualche piccola diatriba che poteva anche essere normale tra colleghi - ...specialmente tra più che colleghi - erano da soli contro un mondo sconosciuto e ambiguo, era di vitale importanza che collaborassero. Ancor più importante lo diventò nel momento in cui, a seguito di un cenno del capo da Masaru, che non diede nulla per scontato e lanciò un ultimo sguardo neutro agli indigeni - seppure interiormente contrariata - non decise di seguire lo Yamanaka con cautela sino a giungere alla spiaggia, cercando di non fare rumore o comunque farne il minimo possibile, similmente a quando seguirono la guida.

Osservò con attenzione il perimetro, lei, lanciando di tanto in tanto uno sguardo al ragazzo per carpire linguaggi verbali e mantenere un contatto visivo che potesse evitare loro di esprimersi a voce in caso di ostilità. Ostilità che a quanto pare non erano presenti, non in quella zona perlomeno, questo tuttavia non fu abbastanza da permettere alla Jinton di rilassarsi.
No, non soltanto per quanto riguardava le potenziali insidie che potevano celarsi dietro l'angolo, ma anche per qualcosa di molto più personale. Osservare la totale assenza di qualsivoglia mezzo che gli permettesse di raggiungere quell'isola le fece capire che c'era una sola alternativa a quell'ostacolo, rapida e indolore:

"Dobbiamo camminare sull'acqua," fu piuttosto ironico il fatto che lo affermarono insieme nello stesso momento e guardandolo Masaru non riuscì a trattenere l'ombra di un sorriso, anche se l'ironia fece presto a spegnersi, poiché a quella consapevolezza affiorò in lei un timore che credeva esser riuscita a debellare del tutto con le sue nuove capacità.

Oh, quella lastra nera d'acqua, quell'oscurità densa che si fondeva con il nulla cosmico del cielo notturno, e che più la osservava e più la sentiva, come se la minacciasse di inghiottirla lì e subito. Ma c'era anche qualcos'altro che cercava di contrastare le acque agitate del suo animo, qualcosa che la tratteneva dal fare anche solo un passo indietro.
Del resto non avevano altra scelta se volevano concludere quella missione nel miglior modo possibile, o quanto meno non a mani vuote. E a proposito di mani, una raggiunse il taschino della sacca e ne tirò fuori le biglie donate dal figlio, facendole ruotare tra le dita in modo continuo e sentendo un po' della tensione affievolirsi.

Sentì lo Yamanaka suggerirle cose che per una come la Takeda erano ovvie, precedendola come se fosse lui a capo della situazione e doveva ammettere che questo da un lato le diede un po' fastidio, dall'altro invece ne fu lieta, poiché non sarebbe stato costretto a vederla in quella patetica condizione di timore dove ogni due minuti si trovava costretta a fermarsi un momento e fare dei profondi respiri, nel vedersi in mezzo a quell'oceano di nulla, sollevando gli occhi al cielo, specie quando si trovava lo spettacolo di meduse luminescenti a illuminarla dal basso e passarle letteralmente sotto i piedi, rimarcando l'illusione che stesse camminando nel vuoto.
Come al solito la Jinton cercava di non farsi accorgere della cosa, restando quanto più stoica possibile ad occhi esterni e combattendo la sensazione orribile che la gravità stesse cercando di attirarla giù e che contrastandola sarebbe presto giunto qualcosa ad afferrarla per trascinare la kunoichi negli abissi in maniera inevitabile.

Fu difficile in quelle condizioni riuscire a concentrarsi sulla jutsu, tenere d'occhio il perimetro per eventuali minacce anche dal basso e stare al passo di Kacchan.
Forse per questo doveva essersene accorto - possibile che fosse così evidente... ? - o forse per le abilità peculiari che lui aveva, fatto sta che inaspettatamente se lo trovò a poche spanne dal viso, sentendo le sue mani sul proprio, e in quel momento, con quel contatto di cui comprese realmente di sentire la mancanza dopo anni, qualcos'altro divampò al di sopra della paura, tanto che la Takeda rischiò di lasciar cadere in acqua le biglie.
Aveva percepito qualcosa in lei, la kunoichi lo intuì per come lo vide imbarazzato.

"Ehi... Guardami. Guarda me, non guardare sotto."

Il suo sguardo profondo già perso nell'oceano dei suoi occhi azzurrini, resi più brillanti ogni qualvolta sotto di loro passavano pigramente le meduse luminescenti, sentì irrefrenabile il desiderio di sporgersi un pochino di più e catturargli le labbra, e poi senza preavviso la donna si vide prender la mano libera.

"Respira piano. Lentamente. Lo senti?" il ragazzo gliela mise sul proprio petto mentre parlava, "Il battito del mio cuore. Senti il ritmo che ha? Calmo, lento... Lascia che ti guidi e dia ritmo alla tua respirazione."

Nonononono non aveva capito proprio un accidente. Insomma, come stracazzo doveva fare Masaru a farsi dare il ritmo con la sua respirazione se quel gesto non aveva fatto altro che far schizzare alle stelle il proprio desiderio - e il battito - manco fosse una ragazzetta dell'accademia? E fortuna che era buio visto come le avvampavano le guance.

Beh, sì ok, per quello che le stava passando per la mente in quel momento lasciarsi guidare dai suoi battiti era l'ultimo dei suoi pensieri...

"Tu non puoi cadere giù, e sai perché? Perché ci sono io, qui, a tenerti su. È semplice. Facciamo un passo alla volta, va bene? E ti resto accanto, ok?" E tipo inizia a fare qualche passo tenendola per mano

E puntualmente quando c'erano di mezzo i sentimenti, mentre cercava di trattenere quello tsunami di passione saltarono fuori presenze non richieste, stavolta soltanto le voci però.

"Non vorrai seriamente dargli credito?" le chiese la bambina.

"Sai che ti lascerà andare, del resto non si è fatto problemi a lasciarti indietro tutto questo tempo." sentì sussurrarle dietro le orecchie con voce carismatica da Tamashi.

E in tutto ciò era passato un singolo istante, durante il quale lei si era fermata a fissare il giovane con sguardo calmo e illeggibile e un vortice interiore che sarebbe stato di difficile lettura persino per uno come lui.

Ma andate a farvi fottere...

Il che poteva anche suonare strano, sì insomma sempre di sé stessa si trattava, quindi si stava dicendo di andare a farsi fottere... e poi con ch-

Oh insomma perché diamine doveva essere sempre tutto così complicato?!

Le rispose il silenzio e di ciò fu solo che lieta, riacquisendo controllo su quel briciolo di determinazione che l'aveva guidata fin lì, riportando la mente al qui e ora. Fu più per istinto che per fargli un favore se, per quanto complesso, cercò in tutti i modi di fare da sola e non essergli troppo di peso, avanzando, riprendendo a ruotare le biglie tra le dita quando necessario, ripensando alla missione.
Già, la missione, cosa che la portò involontariamente a pensare, e ad ammettere, una cosa affatto piacevole.

"Io ho paura dei fuochi d'artificio. Pensa te. È normale avere paura di qualcosa, ma devi essere tu a trovare la forza per uscirne fuori... Certo, posso aiutarti a non renderla troppo opprimente, ma devi essere tu a riuscire a darle il colpo di grazia."

Come fu per qualsiasi altro ostacolo affrontato fino a quel momento, ma ancora c'era quel qualcosa di pressante che la pungolava dentro, tanto che quando lui le lasciò andare la mano si trovò in netto conflitto tra il voler ancora sentire quel contatto e la volontà di avanzare da sé.
Rimase ancora un po' in silenzio, la kunoichi, avanzando con lui, dopodiché lasciò che quel qualcosa si manifestasse, scuotendo la testa in segno di diniego.

"So che non va bene. Ti sono d'intralcio..." ammise, si accorse tardiva di quanto detto, ricorreggendosi subito, ma senza smettere di camminare, "Sto intralciando la missione..."

"Probabilmente non era quello che ti aspettavi di vedere da me," c'era della delusione nelle sue parole, che non bastò comunque a frenarla dall'avanzare.

Si fermò invece quando vide lui passarsi una mano tra i capelli, schiarendosi la gola e sfuggendo al proprio sguardo.

"Non... Non sei d'intralcio..." Masaru percepì l'insicurezza nella sua voce, "Insomma.. Lo sai, no? Non sono un tipo facile da gestire... E... Senti, lascia stare, ok? Non ci pensare... Vediamo piuttosto di risolvere sta faccenda al meglio delle nostre capacità, ok?"

Il giovane voleva evitare il discorso e seppur ci fosse una microscopica parte di lei che vorrebbe continuarlo, anche se non era chiaro se l'intenzione di lei fosse stata di aprirlo a prescindere, poiché le sue affermazioni potevano riferirsi alla sua fobia o alla loro situazione, decise di assecondarlo.
Lo vide incupirsi e non ne fu affatto lieta. Del resto, aveva appena cercato di aiutarla ed era rimasto con lei nonostante le discussioni avute e la pericolosità della missione, anzi forse proprio per essa. Non lo meritava.

Le biglie ruotarono con più calma tra le sue dita, mentre lei con maggior decisione riprendeva il passo. Poi, quando gli fu vicino, invece che superarlo fu intenzionata a prendergli gentile il viso con una mano, mentre sull'altra guancia si apprestava a posarvi le labbra, sussurrandogli un grazie sincero, nel desiderio quantomeno di alleviargli quel malessere interiore prima di tornare lei alla freddezza che la missione la vita le imponeva.

E ripreso del tutto il cammino, divenne a sua volta sfuggente, difficile dire se perché lei sta cercando di distaccarsi e pensare al suo obiettivo o se per evitargli altri imbarazzi. Di tanto in tanto uno sguardo fugace verso di lui per assicurarsi che non ci fossero problemi di sorta o segni d'allarme da parte del compagno.
Certo, la paura non le svanì mai del tutto, ma non era pesante come all'inizio e una volta abituatasi continuò a concentrarsi come in un mantra sulla meta da raggiungere, gli occhi fissi su di essa e mai a voler guardare le creature che nuotavano sotto di loro.

Quando finalmente giunsero alla spiaggia, lei non disse nulla, si guardò attorno circospetta e sentendo quello strano pulsare si limitò solo a guardare Kacchan per assicurarsi che la stesse osservando a sua volta, così da fargli sapere che avrebbe celato la sua figura ad occhi altrui prima di continuare la loro avanzata. In seguito, facendo attenzione ad essere quanto più silenziosa possibile, avrebbe affiancato il compagno - entro una certa distanza per sicurezza - nell'addentrarsi al di là di quella flora e verso la fonte di quel curioso suono.

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Uso Camminare sulle superfici e in seguito Nascondersi.
 
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Chiedo scusa se ci saranno ripetizioni col mio vecchio post, ma giuro, sto talmente cotta che non ricordo assolutamente che accidenti ho scritto nei post precedenti…. Periodo di merda X.X

Ormai assodato il da farsi, il duo di ninja si avviò per la direzione pattuita: senza l’occhio abituato della guida, caminare per la vegetazione risultò ancora più difficile nell’oscurità della notte, rendendo il loro passo ancora più lento ed incerto, lo sguardo in perenne movimento, nel cercare non solo di non perdere le tracce, ma anche di prestare attenzione a mantenere il loro incedere quanto più fluido e silente possibile.

Quando, infine, la vegetazione si diradò davanti loro ed il sentiero di tracce sciate dai ladri li condusse su una nuova spiaggia, Kacchan trattenne il fiato: col manto della sera, i colori della spiaggia erano spenti, in una tinta monocromatica tale da renderla non così dissimile dalla spiaggia che spesso e volentieri attanagliava i sui sogni, diventata ormai prassi da quando aveva iniziato a prendere dimestichezza con i suoi poteri: un costrutto mentale utile per rendergli possibile la comunicazione con quelle Anime più propense a volersi fare ascoltare, ma qualcosa, in quelle sue acque scure, gli faceva sospettare che sotto la superficie si celasse un segreto inesplorato e, oh, la bramosia di sapere era forte, in lui.

Quella, però, era la realtà, non il suo mondo onirico, perciò c’era da rimboccarsi le maniche e riprendere coll’analizzare la zona, cercare ulteriori tracce lasciate dai loro ladri e… «Bingo.» Sussurrò lo Yamanaka, chinandosi a pochi passi dal bagnasciuga dove, sulla sabbia resa più umida, rimanevano non del tutto intonsi segni di trascinamento, evidentemente lasciati da un qualche tipo di piccola imbarcazione. Una zattera? Una piccola barca rudimentale? Impossibile dirlo, ma volgendo lo sguardo verso la sacra distesa oceanica eccola, solitaria, una piccola isoletta, distante ad occhio, forse, poco più o poco meno di una dozzina di chilometri.

«Dobbiamo camminare sull’acqua.» Gli venne naturale proporlo perché, di certo, fare la traversata su di un’imbarcazione era escluso: in primis Masaru soffriva il mal di mare e la traversata, seppur breve, avrebbe potuto darle fastidio, senza considerare il fatto che arrivare in barca era decisamene più rumoroso che avvicinarsi a piedi. In secondis, beh… Non avevano un’imbarcazione.

E fu con altrettanta naturalezza che il rossore sulle gote si accentuò, alimentato dall’imbarazzo per aver pronunciato quella frase in contemporanea con la Takeda, costringendolo così a scacciarlo con quel suo solito gesto che lo vedeva grattarsi i capelli dietro la nuca, riservando alla donna un sorrisetto impertinente. «Finalmente siamo d’accordo su qualcosa.» Scherzò, cogliendo l’ironia nello stato d’animo della compagna, per tornare poi serio, mente iniziava a muovere i primi passi sulla superficie increspata del mare. «Cerchiamo di muoverci in maniera quanto più furtiva possibile. Certo, camminare così, a campo aperto, ci rende fin troppo visibili, ma cerchiamo di sfruttare le zone d’ombra lasciate dal passaggio delle nubi in cielo… Se siamo fortunati, magari non ci sono vedette sulla spiaggia in nostra direzione e…»

Percepì qualcosa di strano e no, non era una sensazione di pericolo, quanto più di disagio, di malessere fisico. Gli ci volle qualche secondo di silenzio per capire che quella sensazione non era spesa da lui quanto da chi gli stava intorno e, con una certa perplessità, si voltò in direzione di Masaru trovandola cianotica, tesa come una corda di violino. Era evidente che stesse cercando in tutti i modi di trattenere il panico, una paura viscerale generata da ciò che aveva sotto i piedi…. ”Ecco spiegato il suo mal di mare…” «Ehi… Guardami. Guarda me, non guardare sotto.» Cercando di utilizzare il suo tono di voce più calmo e suadente possibile, il medico le si avvicinò, prendendole il viso tra le mani, cercando di catturare la sua attenzione, distogliendola così dall’alimentare la sua fobia per le profondità.

«Respira piano. Lentamente. Lo senti?» Così dicendo, prese una delle sue mani, quella che non stringeva spasmodicamente le sue sfere anti stress, e la posò sul suo petto, proprio all’altezza del cuore il cui battito si percepiva forte e lento sotto il palmo della mano. «Il battito del mio cuore. Sentì il ritmo che ha? Calmo, lento… Lascia che ti guidi e dia ritmo alla tua respirazione.» Ok, a giudicare dall’agitazione che percepiva dal suo animo, stava decisamente riuscendo a distrarla dalla sua bathofobia… ma stava alimentando la sua libido e no, non era proprio il caso, specie considerando il fatto che voleva cercare in tutti i modi di scindere quel tipo di legame tra loro.

Indietreggiò di un passo, tenendola per mano, cercando di mantenere immutata la sua maschera di quiete e tranquillità. «Tu non puoi cadere giù, e sai perché? Perché ci sono io, qui, a tenerti su. È semplice. Facciamo un passo alla volta, va bene? E ti resto accanto, ok?» Lei sarà anche cacchio fobica, ma te, Ba-kacchan, stai proprio messo male, con sta tua sindrome da crocerossina. Vuoi mollarla? E lasciala! Cavolo, certe volte sei così meschino, per il modo in cui la stai illudendo… Ti prego Chiyo, non è il momento…

Lentamente, avanzò insieme a lei, cercando di darle maggiore sicurezza. «Io ho paura dei fuochi d'artificio. Pensa te. È normale avere paura di qualcosa, ma devi essere tu a trovare la forza per uscirne fuori... Certo, posso aiutarti a non renderla troppo opprimente, ma devi essere tu a riuscire a darle il colpo di grazia.» Cercò di rassicurarla, di darle un punto di comunione, ma aveva azione Chiyo, quel suo modo di fare la stava dannatamente illudendo, spingendola a credere all’esistenza di qualcosa di più, tra loro… Un qualcosa che lui non avrebbe dovuto far nascere, per colpa del suo dannato egoismo. ”Che pessima persona che sono…” Eppure, sotto sotto, c’era una piccola parte di lui che non si pentiva affatto, quella parte d’essere uscita fuori grazie all’incontro di Jikan, una parte che, col tempo, aveva iniziato a diventare sempre più grande. ”Embé, che problema c’è? È lei che si è fatta dei film, che colpa ne ho io?”

Si schiarì la gola, passandosi una mano tra i capelli, lo sguardo basso, non riescendo a guardare nuovamente Masaru negli occhi. «Non... Non sei d'intralcio... » È palese l’insicurezza nella sua voce, il disagio provato in quel momento. Una parte di lui vorrebbe tanto mettere in chiaro le cose da loro, spiegarle il perché sia giusto tagliare i ponti, tra loro, ma il timore di ferirla più di quanto non farebbe restandoci insieme. C’è tanta, troppa confusione in quella sua testa, al momento, tale da costringerlo a non riuscire a dare un senso logico ai suoi pensieri, un nesso alle sue intenzioni.

«Insomma.. Lo sai, no? Non sono un tipo facile da gestire... E... » Digrignò i denti, lasciandosi scappare un'imprecazione. No, quello non era decisamente il momento adatto per parlarne. Meglio lasciar perdere… « Senti, lascia stare, ok? Non ci pensare... Vediamo piuttosto di risolvere sta faccenda al meglio delle nostre capacità, ok? » E, così dicendo, le voltò le spalle, riprendendo la traversata, una mano a stringere famelico una sigaretta che al momento era impossibilitato ad accendere, per timore di generare un riferimento visivo che avrebbe potuto indicare la loro posizione. Ah, quanto era cocente, in lui, il desiderio spasmodico di mettere in moto il corpo, annebbiare la mente, perdersi completamente nelle mere sensazioni carnali, così da ottenebrare i deliri della sua mente. ”Resisti un altro poco. Resisti. Ancora. Un. Poco.”

[…]


Proprio come quella che avevano lasciato, la nuova spiaggia su cui arrivarono era deserta, nessuna presenza a manifestare loro una qualche parvenza di ostilità o, per lo meno, i sensi di Kacchan non percepivano minaccia alcuna nelle vicinanze. Solo, in lontananza, un rumore ritmico e incessante, simile a tamburi. Che si trattasse dei ladri da loro così tanto ricercati?

Un gesto univoco verso Masaru, l’intenzione di voler proseguire verso quel suono, cercando di mantenere un basso profilo, cercando di mantenere l’attenzione alta, il fisico pronto a scattare a qualsiasi eventuale minaccia…

CITAZIONE
Utilizzo le seguenti tecniche:
- Ninjutsu - Camminare sull’Acqua e Superfici Ripide
- Azione - Nascondersi
CITAZIONE
Azione - 共感 - Kyōkan ◄ Empatia ► (Limite: 1) [CHK: -3] {Mantenimento: CHK: -1}
Tratti: Supporto
“Prima del disastro, gli Yamanaka erano rinomati per la loro straordinaria abilità di saper leggere con facilità la mente altrui, permettendogli così di poter comunicare telepaticamente con gli altri. Sfortunatamente, a causa del morbo che ha colpito la popolazione, gli Yamanaka sembrerebbero aver perso le loro capacità telepatiche, rese se non impossibili, estremamente difficoltose.
Nel particolare caso di Kacchan, riuscire a percepire i pensieri degli altri gli è diventato impossibile a causa del costante 'brusio di fondo' presente nella sua testa, generato dalla presenza costante intorno a sé delle Anime Arenate. Per ovviare al problema, lo Yamanaka ha quindi optato nel concentrare principalmente la sua attenzione non tanto sui pensieri, ma sulle emozioni che lo circondano, le quali non subiscono alterazioni da parte delle anime. ”

Effetti:
Permette a Kacchan di percepire chiaramente le emozioni delle persone che gli stanno intorno.
Usato in combinazione con Cercare, permette di ridurre la Copertura dei ninja nascosti di LV.
 
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view post Posted on 12/8/2021, 22:14     +1   -1
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7 Ottobre 252 DN – Nell'arcipelago

Il biancore della sabbia stacca di netto la linea morbida della costa, che si inabissa nel mare nero con le sue lunghe lingue di sabbia; guardando verso nord, a sinistra il braccio di mare separa la coppia di shinobi dall'isolotto dello scambio fallito, mentre a destra il territorio lentamente si inarca a partire dal livello del mare: la rada vegetazione adattata a sopravvivere sulle dune sabbiose chiazza la rena luminosa, fino a fondersi con la foresta lussureggiante che ricopre la maggior parte della terra emersa. Il suono di tamburi proviene proprio da nord ed è in quella direzione che i due si incamminano, sotto l'occhio vigile della luna.

Per procedere nascosti, l'unica linea d'azione possibile è quella di addentrarsi, seppure per pochi metri, tra i tronchi della selva ancora rada: la spiaggia è totalmente scoperta, nemmeno un paguro potrebbe zampettarci sopra senza attirare l'attenzione di eventuali sentinelle poste a guardia della costa. Il fatto di non vederne nemmeno mezza è inquietante come poche altre cose al mondo: magari sono nascoste? Forse sono proprio lì, nella boscaglia, mimetizzate in mezzo ai cespugli? Oppure hanno lasciato le loro postazioni per un qualche problema più grave, più importante persino della difesa da stranieri e invasori?

Mano a mano che Kacchan e Masaru proseguono, i rulli si fanno più forti e nitidi, lasciando percepire un intreccio ritmico di una certa complessità. Quel ritmo è primitivo, incalzante, trascinante; è come se chiamasse, parlasse alla parte più nascosta e selvaggia dell'anima di ogni essere umano. Non serve nemmeno vederlo coi propri occhi, per immaginare che da qualche parte su quell'isola ci sia un buon numero di persone impegnate a danzare.
Danzare per cosa?
Si danza per tanti motivi: fare festa, invocare la benevolenza dei kami, propiziare un buon raccolto, la pioggia, una vittoria in battaglia... funzionerà così anche per gli abitanti delle isole?

Avrebbero camminato per un paio d'ore, prima di scorgere le prime palafitte sporgere dall'acqua calma a ovest; la costa si solleva gradualmente da quel punto in avanti, articolando un profilo scosceso e roccioso, fino a sollevarsi di diverse decine di metri al di sopra della linea del mare; il percorso si fa più impervio, i rulli più forti, riecheggiano cupi tra i tronchi e si infrangono contro la roccia, riverberando infinite volte tra le pareti della rupe. Ora è possibile udire anche voci umane, miste al ritmo incessante: parole incomprensibili, grida improvvise, urla di incoraggiamento, gemiti di paura, occasionalmente qualcosa che assomiglia alla disperazione, al dolore, alla rabbia.

Cosa diamine sta accadendo in quell'isolotto dimenticato dai kami?!

Qualche ipotesi, forse, avrebbero potuto farla, se si fossero avvicinati a sufficienza da poter entrare in contatto visivo con gli indigeni: sono tutti lì, radunati in cima alla parte più elevata della falesia, che si allarga fino a formare un'ampia cornice rocciosa a picco sul mare. La luna è l'unica fonte di luce a disposizione, e le lunghe ombre che proietta sulla pietra scura evocano ricordi di epoche lontane; ombre grottesche deformano i volti degli spettatori raccolti in cerchio attorno a due contendenti, che si squadrano a distanza stringendo i pugni. Il combattimento dura sicuramente da diversi minuti, e pare che il vincitore sia a un passo dal reclamare... qualunque cosa egli desiderasse. Difficile capire per cosa se le stiano suonando. Uno dei due è ricoperto di ferite e si tiene dritto a stento, l'altro freme, sbuffa come un toro e saltella da un piede all'altro, ondeggiando le braccia da una parte all'altra, come se volesse sfogare un'energia bestiale che minaccia di esplodere improvvisamente... tuttavia sembra esitare, come se si aspettasse un ultimo, pericoloso colpo di coda dal nemico quasi in ginocchio.



CITAZIONE
Notate che il terreno del combattimento sembra essere stato bagnato di recente, ma non avete incontrato segni di precipitazioni mentre vi avvicinavate. Gli adulti presenti hanno legate al collo delle pietre nere, ed hanno sul collo dei tatuaggi che imitano le branchie di un pesce. Per l'empatia di Kacchan... il nascondiglio da cui potete sbirciare la scena si trova a diversi metri di distanza dal luogo dello scontro, per ora non mi sentirei di dare indicazioni troppo palesi. In caso sentiamoci.
 
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view post Posted on 25/8/2021, 14:17     +1   -1
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A Man of No Consequence

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La luce riflessa della luna lasciava pallidi riverberi sulle loro figure accucciate, passando a stento tra le fronde della vegetazione, unica guida per i loro passi incerti in quel territorio a loro sconosciuto. Camminavano in silenzio, quasi in punta di piedi, per evitare di far scorgere la propria presenza, per timore di sovrastare, calpestando qualche ramo secco, il frinire degli insetti notturni, lo sciabordare placido delle onde sul bagnasciuga, il rullo dei tamburi in lontanza.

I sensi in allerta, gli occhi di Kacchan scrutavano ogni anfranto mentre, dove il suo occhio non poteva arrivare, arrivava lo sguardo attento delle due anime arenate che si portava dietro, ampliando così il suo raggio d'azione: nessuna minaccia nelle loro vicinanze, ma poco più avanti si delineava un centro abitato. Si fermò quel breve istante per richiamare l'attenzione della compagna di viaggio, un gesto inequivocabile nel suggerirle di prestare ancora più attenzione, d'ora in avanti.

E mentre la vegetazione iniziava ad aprirsi, i profili delle prime palafitte si delinearono d'innanzi a loro, riproducendo quasi per scherno una copia carbone del tipo di insediamento che avevano trovato al loro sbarco in quelle terre dimenticate dai Kami. Un bel problema, per loro, che si sarebbero così ritrovati con una copertura molto ridotta, rispetto a prima, ma, quanto meno, il konohaniano non scorgeva chiarori di fiamme o fiaccole nelle vicinanze: il buio avrebbe coperto ulteriormente i loro passi, o almeno quella fu la sua speranza. Di per certo non potevano continuare ad avanzare fianco a fianco. «Separiamoci, ma cerchiamo di mantenerci ad una distanzaq tale da avere contatto visivo tra noi...» Sussurrò Kacchan a Masaru, proseguendo la sua avanzata, seguendo il ritmo dei tamburi che, man a mano che avanzavano, si faceva sempre più forte ed incalzante.

E mentre avanzavano tra quelle costruzioni rudimentali, nascondendosi dietro staccionate di canne intrecciate, barili ed alberi sparsi, il terreno si faceva lentamente più scosceso ed irregolare, poche sporgenze rocciose disseminate tra zolle di terra e sabbia più grossolana, mentre lasciavano alle loro spalle la costa bassa e sabbiosa, salendo lungo quel crinale più basso e dolce di una falesia. E lì, nel punto più alto ed impervio, quasi a ridosso sullo strapiombo sul mare, i tamburi incalzano con il loro ritmo, le voci tonanti degli spettatori li riuniti a dare corpo ad un coro dal sapore antico, quasi ancestrale.

Sono in molti ad essersi assiepati su quello spiazzo, probabilmente tutti gli abitanti di quelle casupole che hanno superato durante la loro avanzata, raccolte in cerchio ad assistere ad uno spettacolo che, dalla posizione in cui Kacchan si trovava, non riusciva bene a scorgere. Si sarebbero dovuti spostare ulteriormente, cercando maggiore copertura tra i tronchi sparsi e le alte sporgenze rocciose, aumentando ulteriormente la distanza tra loro. Forse non era una buona idea allontanarsi così, ma...

Un brivido gelido gli salì lungo le braccia e lo sguardo di Kacchan, che per un attimo si era spostato su Masaru, ritornò immediato sulla folla di aborigeni, ma non si focalizzò su quei corpi pieni di vita, frementi di emozioni, quanto su ciò che albergava tra loro e, molto più silente, ma non per questo meno indispettito, assisteva alla scena: anime arenate. Tante, troppe per i gusti dello Yamanaka che, con un'imprecazione a denti stretti, si accucciò dietro uno scoglio, cercando di fare mente locale.

Stanno assistendo ad un combattimento... Da come si agitano, sembrano tenerci davvero tanto a questa cosa... Gli suggerì Chyio, al suo fianco, mentre il medico cercava di sporgersi quel tanto da permettergli di osservare meglio la scena, senza però essere visto... Ma l'anima arenata dell'amica aveva ragione: gli spettatori sembravano troppo presi dall'enfasi di quello che stava succedendo, per prestare attenzione ad un'ombra in più alle loro spalle. Meno male che non ci sono luci accese...

Due contendenti al centro del gruppo, intenti in un combattimento che sembrava essere all'ultimo sangue e, dal modo in cui inneggiava la folla, dalle emozioni che straripavano quanto le loro voci, doveva trattarsi di un combattimento di una certa importanza, per la loro comunità. Forse qualche particolare rituale per decretare il più forte del gruppo? Questo poteva spiegare la presenza di tutte quelle anime arenate riunite lì, ma... Perché percepiva emozioni tanto contrastanti? Euforia, giubilio da chi incitava il proprio campione, dolore e paura da coloro che temevano per le sorti del perdente e... Indignazione? Rabbia? Delusione? Forse qualcuno non si aspettava quell'esito nello scontro...

Aveva bisogno di vedere più da vicino la situazione, capire cosa stava succedendo lì, in mezzo alla folla... Forse avrebbe potuto provare a capovolgersi spiritualmente con uno degli astanti, ma aveva bisogno di creare un collegamento di chakra abbastanza stabile da permettere il passaggio... Si guardò intorno, sperando di trovare qualcosa di utile al suo scopo: certo, poteva sfruttare la vegetazione presente, le foglie ed i fili d'erba sparsi, ma questi erano troppo radi e di certo non poteva mettersi a spargerli in giro: il vento li avrebbe facilmente spazzati via.

Certo, poteva pur sempre provare ad usare il fumo della sua sigaretta: dopotutto, era un trucchetto collaudato e ben rodato, però... Temeva che la brace della sigaretta accesa avrebbe potuto tradire la sua posizione e non era certo di far arrivare il fumo così distante, anche se avesse cercato di manipolarlo col chakra e tenerlo ad una altezza rasoterra... "Merda... Mi sa che non ho altra scelta..." Si grattò la nuca, sconsolato, quasi sperasse di non dover arrivare a tanto, ma... Se loro erano gli unici che avrebbero potuto aiutarlo...

CITAZIONE
Tecnica - 集まる - Atsumaru ◄ Adunata ► (Limite: 1) [CHK/STM: -2]
Tratti: Supporto

“Il ninja, per preparare il campo di battaglia a suo vantaggio, altera il proprio livello di Chiralina in modo tale da iniziare ad attrarre verso di sè le Anime Arenate presenti in zona. A seconda della quantità di Chiralina utilizzata per attrarre le anime, si avrà un alterazione della zona intorno al ninja, più o meno visibile.”

Effetti:
  • Creazione Zona: la tecnica crea una Zona d’influenza avente come epicentro il PG che lancia la stessa. Chi entra all’interno della zona, subisce Status Alterato pari al quantitativo di ChLn in possesso al momento del lancio della tecnica.

  • Zone Extra: Dopo aver spostato la zona con l’azione Shifuto, è possibile creare una seconda zona.

  • Status Alterato: In base alla quantità di Chiralina in possesso, gli Status Alterati che subirà l’avversario saranno:
    1 ≤ ChLn ≤ 3 ►Avvelenamento
    4 ≤ ChLn ≤ 7 ►Avvelenamento + Panico (inizia alterazione visiva della zona)
    8 ≤ ChLn ≤ 9 ►Avvelenamento + Panico + Impacciato
    ChLn = 10 ►Avvelenamento + Panico + Impacciato + Agguantato

  • Ripercussione: Malus a Chk/Stm/Slt in base al valore di Chiralina in possesso alla fine della tecnica.

Gli occhi del giovane iniziarono a bruciargli, la sclera a tingersi di nero, segno inequivocabile che i livelli di chiralina stavano iniziando a crescere nel suo organismo, mentre solo per i suoi occhi le fisionomie delle anime arenate presenti tra la folla si delineavano in maniera più netta e decisa. Una lenta inspirazione, quasi a voler cercare la forza, dentro di se, di sopportare il fastidio fisico che stava provando nel fare ciò, e quando l'aria gli uscì dai polmoni in una lenta espirazione, questa bruciava come se fosse acida, incandescente... E quasi avesse una sua singolare fragranza, i primi volti offuscati, tetri e nebulosi iniziarono a girarsi verso il suo nascondiglio, saggiando l'aria quasi fossero bestie predatrici che hanno fiutato l'odore del sangue.

Cos'è questo richiamo che sentono? Non lo comprendono, ma percepiscono distintamente che c'è qualcosa che le attrae, che fa loro gola: tutta quella chiralina che sta pian piano crescendo potrà essere abbastanza per renderli più tangibili, per permettere loro di avere una struttura tale da permettergli di ritornare ad interagire come un tempo con il mondo terreno? È una fame, la loro, che Kacchan ha imparato a conoscere fin troppo bene e che, se inizialmente aveva temuto, quando ancora non sapeva nulla sul suo potere, ora aveva imparato a saper sfruttare, se con ancora qualche remora. La sua paura? Lasciarsi troppo trascinare dalle loro emozioni, rischiare di perdersi nel loro flusso, col timore di perdere se stesso. Quando aveva torturato quel mercante, spronato dalle anime che gli avevano dato la caccia, era rimasto scioccato da quanto in là si sarebbe potuto spingere, ma... Bastava riuscire ad indirizzare la giusta corrente, non doveva lasciarsi trascinare, quanto piuttosto riuscire ad assorbirla ed indirizzarla verso i suoi desideri... "Anche Kuroichi era in grado di fare una cosa simile, ma guarda com'è andata a finire... Tutto ciò non l'ha forse portato alla follia?"

Un pensiero fugace quanto un battito di ciglia, il tempo di permettere al giovane di chiudere gli occhi irritati da quella strana reazione allergica che gli veniva sempre quando utilizzava quei suoi poteri... E le anime arenate erano ora tutte intorno a lui, a stendere le loro mani su di lui, a cercare un contatto. Le loro mani lo afferrarono, bruciandogli la pelle nei punti in cui lo toccavano, lasciando la loro impronta sulla pelle chiara, mozzandogli il respiro, costringendolo a richiudere gli occhi.

[...]


Quando Kacchan riaprì gli occhi, annaspò visibilmente turbato, quasi come se si fosse appena ripreso dopo esser annegato. Il respiro corto, affaticato dalla sensazione di oppressione che la vicinanza di tutte quelle anime causava ogni volta sul suo corpo, scandiva lo scorrere del tempo in quel luogo dove il tempo aveva perso di importanza.

Seduto per terra, tra le mani la sabbia della spiaggia sembrava non avere calore. Nè troppo calda, nè troppo fredda, un equilibrio di temperatura tale da renderla percepibile al tatto solo per la sua granulosità. Anche il vento che gli accarezzava il viso, ad asciugare il sudore freddo che lo imperlava, sembrava privo di temperatura, facendolo sembrare la carezza leggera di un velo di stoffa sottilissimo. E, tutto intorno a lui, le anime arenate degli aborigeni lo scrutavano, guardinghi, cercando di capire cosa volesse quello straniero da loro. Chi era, perché era in grado di comunicare con loro, che cosa voleva da loro?

Il giovane conosceva fin troppo bene quel copione e, come ogni volta gli succedeva, sapeva bene di dover dosare bene le parole, con loro: l'ultima cosa che voleva era inimicarseli e, una volta tornato indietro, perdere il controllo della situazione. Era necessario, dunque, riuscire ad ottenere il loro favore, se voleva riuscire a cavarci qualcosa, dalla loro collaborazione. «Non ho intenzioni ostili...» Incominciò il giovane, alzandosi lentamente in piedi e tenendo le mani bene in vista. Sentiva su di sè lo sguardo indagatore di quegli uomini e donne, che sembravano capire le sue parole. Dopotutto, la spiaggia rappresentava il crocevia per tutte le anime pronte ad andare dall'altra parte, un luogo dove non esisteva più alcun tipo di barriera fisica o comunicativa: chi era sordo, muto, cieco o paraplegico, in quella dimensione era forte e sano, perché l'anima, lì, non era vincolata dalle stupide restrizioni del corpo. Parlare, poi, era altrettanto semplice: niente più barriere linguistiche ad impedire il dialogo, perché le anime sono universalmente fatte della stessa sostanza, quindi che senso aveva comunicare in modi differenti, se sono tutte parte del grande velo che ricopre il mondo?

«Mi chiamo Kacchan e... Dalla terra da cui provengo, la gente sta morendo, colpita da un misterioso male di cui fatichiamo a trovare una cura. La tribù dell'isola vicina aveva promesso di consegnare una loro particolare erba, utile per trovare una cura, ma... Quando sono andato a ritirarla, quell'erba era stata rubata. Ora non so chi sia il ladro, ma so per certo che proviene da quest'isola...» Si fermò un attimo, giusto il tempo di far assimilare alla sua platea quanto appena riferito, cercando di cogliere dai loro sguardi una risposta utile al suo problema. «Voi ne sapete qualcosa? Potete aiutarmi a recuperare ciò che ci è stato sottratto?» Domandò loro, ma le anime non sapevano nulla di erba rubata. Numerose com'erano, iniziarono a parlarsi uno sopra l'altro, manifestando la loro insofferenza verso una tale baggianata, perché la loro preoccupazione, al momento, era rivolta verso ben altro argomento, che premeva molto di più di un semplice paio di foglie rubate.

Sorpreso da tutta quella rabbia, lo Yamanaka cercò di calmarli, di riportare quell'assemblea all'ordine, ma da quanto stavano dicendo, la loro collera era rivolta interamente contro uno degli sfidanti che stava prendendo parte al combattimento. Quando iniziò a sentir così, lo Yamanaka si zittì, cercando di ascoltare con più attenzione i loro discorsi. Sta imbrogliando! Non ci si comporta in questa maniera... È un affronto bello e buono! Non era così forte, prima! Ed ecco che per lo Yamanaka fu semplice iniziare ad unire i puntini, trovare un senso a tutte quelle sensazioni che sentiva provenire durante lo scontro. Ora che aveva capito qual'era il flusso, la corrente che li muoveva, doveva solo stare attento a non lasciarsi trascinare, quanto ad indirizzarla nella direzione che più gli era congeniale...

«Ascoltate... Per favore, prestatemi ascolto. L'erba che sto cercando ha proprio quell'effetto: chi la assume ottiene una forza che prima non possedeva... Se davvero quel vostro "campione" non era così forte, deve essere stato lui ad aver sottratto l'erba ed averla poi ingerita.» Era un'accusa forte quella che il giovane Yamanaka stava muovendo, tanto da far ammutolire i presenti, ora ben attenti a quanto il giovane voleva dir loro. «Se sta imbrogliando in questa maniera, non possiamo di certo permettere che vinca lo scontro, perché da quel che mi è parso di capire, è un rituale importante per la vostra gente, o sbaglio?» Gli aborigeni annuirono quasi all'unisono, gonfiando il petto con orgoglio: quello a cui stava assistendo era un rituale per decretare chi sarebbe diventato il nuovo Toa.

Mugugnando in maniera affermativa, il giovane si massaggiò la mascella in un gesto pensieroso, nella sua mente a delineare il da farsi: un'idea subdola, la sua, rischiosa anche, ma perché non rischiare? Avrebbe potuto sfruttare la loro indignazione per quanto stava accadendo, riversare la loro rabbia proprio verso quell'omuncolo che aveva usato quel mezzuccio per ottenere un titolo che altrimenti non avrebbe meritato. Già immaginava quello che sarebbe potuto accadere: gli spiriti degli antenati che si manifestavano durante lo scontro, manifestando la loro collera per quella mancanza di rispetto, la gente che scappa, spaventata da quanto stava succedendo... E, a quel punto, lui e Masaru avrebbero avuto il ladro tutto per sé, nella speranza che non si fosse sniffato tutta l'erba che aveva trafugato.

«Toa... Sarebbe il vostro capo, giusto? La persona più forte della tribù, il primo a farsi avanti, se la famiglia si trova in pericolo... E confermerete con me che non si può lasciare un ruolo del genere ad una persona capace di imbrogliare in questa maniera. Certo, oggi l'erba lo ha reso più forte, ma quando la tribù avrà nuovamente bisogno della sua forza, e non avrà l'erba a dargliela, chi li proteggerà?» Subdolo, lo Yamanaka capì all'istante quali tasti toccare, dando la giusta cadenza alle parole del suo discorso, saggiandole lentamente, mentre con altrettanta lentezza girava tra quegli aborigeni, incrociando i loro sguardi. Tra loro, probabilmente, vi era anche lo spirito di quale Toa defunto, e fu verso loro che si soffermò maggiormente, a voler dare maggior credito ed importanza alla loro figura, per far capir loro che aveva compreso perfettamente l'importanza che aveva quel ruolo e che, di certo, un comportamento del genere, da parte di un pretendente, non faceva altro che offuscarne l'antica importanza.

«Davvero siete disposti a rimanere inermi davanti a quest'onta? Se volete, potremmo unire le forze, per evitare che questo imbroglio sussista...» Per un attimo si osservarono tra loro, parlottando tra loro per decidere se accettare l'aiuto di quello straniero, ma come potevano rifiutare... Lui era l'unico ad esser stato in grado di ascoltare le loro parole, l'unico in grado di permettere ai loro figli di far vedere quello che i loro occhi avevano colto. E, soddisfatto, Kacchan nascose dietro la mano un sorriso sornione, quando questi, alla fine, accettarono.

[...]


Nonostante la distanza che li separava, Masaru avrebbe avuto modo di percepire quella sensazione ben nota a pelle, prima ancora di vedere Kacchan iniziare a lacrimare nero dagli occhi chiusi: la sensazione di gelido pericolo penetrare fin dentro le ossa, mentre il buio intorno a loro sembrava addirittura farsi più scuro, quasi un manto nero avesse coperto la luna, riducendone la sua luce riflessa. Una sensazione di disagio che lentamente si sarebbe diffusa anche nel gruppo intento ad assistere allo scontro dei due aspiranti Toa.

CITAZIONE
Azione - シフト - Shifuto ◄ Spostamento ► (Limite: 1)
Tratti: Supporto

“Dopo aver radunato le sue ‘truppe’, il ninja le sposta in un punto a lui più congeniale.”

Effetti:
  • Spostamento Zona: l’azione permette di spostare la Zona creata dalla tecnica Atsumaru.

  • Ripercussione: Malus a Chk/Stm/Slt in base al valore di Chiralina in possesso alla fine della tecnica.

I primi ad accorgersene sarebbero state le persone più deboli, quelle non in grado di manipolare il chakra come loro: una sensazione di paura crescente, opprimente, li avrebbe pervasi, mentre dalle ombre alle loro spalle iniziavano a veder delinearsi la forma di una persona, poi di un'altra... Ombre spettrali, inizialmente indistinte, che lentamente assumevano contorni molto più definiti, tanto da risultare riconoscibili nei membri della tribù defunti, alcuni recenti, altri più anziani. Non parlavano, ma la paura faceva creder loro che il vento trasportasse parole a loro dirette, parole cariche di rabbia e risentimento, di indignazione e delusione. E quando ormai l'intera platea spettrale sarebbe stata completamente manifesta, gli occhi nero pece di Kacchan si sarebbero aperti, il viso pallido rigato di lacrime nere, rivolto verso una luna ormai oscurata dalle nuvole. «Che sia fatta la vostra volontà.»

E, a quel punto, avrebbero attaccato.

CITAZIONE
Tecnica - 暴行 - Bōkō ◄ Assalto ► (Limite: 3) [CHK: -6 / STM: -5] {MST*100}
Tratti: Offensiva

“Riuscito ad ottenere l'attenzione delle Anime Arenate, il ninja le direziona contro il proprio avversario, attaccandolo in massa. Attirate dall’ingente movimento di anime, altre verranno chiamate ad osservare la scena.”

Effetti:
  • Il proprio livello di Chiralina aumenta di 1 unità extra.

  • Vengono attaccati tutti i ninja presenti nelle Zone create dalla tecnica Atsumaru.

  • In base al livello di ChLn del ninja, il Moltiplicatore Danno aumenta di:
    1 ≤ ChLn ≤ 3 ► 1
    4 ≤ ChLn ≤ 7 ► 2
    8 ≤ ChLn ≤ 9 ► 3
    ChLn = 10 ► 4

  • Ripercussione: Malus a Chk/Stm/Slt in base al valore di Chiralina in possesso alla fine della tecnica.
 
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view post Posted on 11/9/2021, 04:35     +1   -1
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Un viaggio inaspettato
Acquattata e circospetta, oltre che resa ancora invisibile dalla comune tecnica che celava la sua presenza, Masaru aggrottò la fronte in modo lieve. Iniziava veramente ad averne le scatole piene di lui che le dava ordini come se fosse una sua sottoposta e gliene avrebbe volentieri dette quattro, se non fosse che la sua parte più razionale e addestrata le imponeva il contrario, sorvolando e ricordandosi che dopotutto erano in missione. Dovevano collaborare.

Così non fece altro che eseguire, ancora una volta, in silenzio poiché era troppo rischioso farsi sentire. Ma ben presto, giunti in prossimità della fonte di quei suoni, avrebbe scoperto che no, sembrava non essere nemmeno troppo essenziale il silenzio, considerati gli schiamazzi che facevano quegli indigeni, troppo intenti in quello che sembra un vero e proprio scontro per dare peso alla loro presenza, seppure nascosta tra i cespugli.
La Takeda tuttavia non si sarebbe certo adagiata sugli allori, valutando con cura i rischi che in quel luogo tanto sconosciuto avrebbero potuto celarsi dietro ogni angolo, non era certo per caso se in vicinanza loro aveva deciso di usare la levitazione per sollevarsi di pochi centimetri ed evitare così altri rumori.

Fu con altrettanta cura e attenzione che, scrutando quanto stava avvenendo tra i nativi del luogo, ponderò la strategia opportuna da adottare. Del resto, dovevano solo recuperare la merce e levare le tende, possibilmente senza creare dissapori tra il suo villaggio e gli abitanti locali, e la cosa più logica e meno rischiosa che le veniva in mente era approfittare del fatto che, si presuppone, fossero tutti lì riuniti, lasciando così le abitazioni abbandonate con pochissime guardie.
Il vero rischio poteva esser dato dalla quantità di capanne presenti dentro le quali cercare l'oggetto rubato, che se numerose avrebbero potuto portar via molto più tempo...

Un brivido freddo le si arrampicò lungo la schiena. Davvero strano quanto percepì in quel momento, strano, fastidioso, ma soprattutto familiare. Nel cuore della notte, la donna della Roccia portò istintivo lo sguardo verso il compagno, spalancando gli occhi e impallidendo nel vederlo in quelle condizioni.

"Kacchan."

Preoccupata, la Takeda cercò di non farsi sentire e di non perdere di vista quanto avveniva mentre gli si avvicinava immediata con l'intento di poggiargli entrambe le mani sulle spalle, forse per cercare di sostenerlo, forse per ricordargli che non era da solo in quell'assurdo posto, combattendo lei stessa con quella terribile sensazione che in quel momento le portava la sua vicinanza.
Tuttavia, prima che lei potesse chiedere o aggiungere altro, ecco che nel frattempo si erano manifestate delle presenze. (lancio dadi) Silenziosa osservatrice, nel vedere che ad un certo punto essi avevano un unico obiettivo, ancor prima che il ragazzo potesse spiegarsi, non le venne difficile intuire che quell'individuo, in qualche modo, poteva essere legato ai ladri che stavano cercando, se non egli stesso il ladro in questione.
Complicato da dire con totale precisione, non avendo acquisito le stesse informazioni prese dal compagno, ma tempo per gli indugi non ce n'era, bisognava agire. Ora più che mai.

"Proviamo a cercare nelle case, ora che tutti sono ancora qui fuori," gli disse frettolosa, celando poi nuovamente le proprie fattezze prima che potesse arrivare qualcuno e alzandosi in volo al di là della flora, nel tentativo di cogliere quanto più possibile di quel luogo, ma soprattutto, alla ricerca del cuore del villaggio, uno dei luoghi più ovvi dove forse avrebbe potuto celarsi la preziosa merce.


• Ninjutsu - Levitazione (Limite: 1) [CHK: - 3]
Tratti: Supporto, Jinton

“Tecnica gelosamente tramandata dai membri del Clan, per quanto non sia una tecnica propria della Kekkei Tota. Sfruttando le conoscenze proprie della Terra, i membro del Jinton possono separarsi da terra, balzando in aria per brevi tratti così da schivare gli avversari, senza però interrompere il loro lungo processo di canalizzazione.”

Effetti:

• Le Elusioni, se usate insieme a questa tecnica, non interrompono la Canalizzazione.

• Mantenimento: [CHK: -1].

• Lo Shinobi può essere considerato Volante se paga un Mantenimento di [CHK: -5] invece che di [CHK: -1].


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7 Ottobre 252 DN – Nell'arcipelago

I palpiti dei tamburi pulsano e rimbombano, aumentando il loro ritmo in una climax che si fa selvaggia: scandiscono ciò che tutti si aspettano. Assaporano già l'epilogo di quella lotta ancestrale, quasi spingono lo Squalo fremente ad assestare il colpo finale, ad atterrare quel povero perdente con la faccia coperta di sangue, sudore e bava rossastra. Perdente, forse sì, ma non ancora rassegnato: i movimenti che compie con le braccia sono repentini, grossolani, quasi scimmieschi, ma nel momento in cui gli arti fendono l'aria notturna, altrettanti ventagli di liquido trasparente si sollevano dal suolo, scintillando sotto la luce della luna.

Suiton!
Non c'è ombra di dubbio: l'acqua si è sollevata da terra in coordinazione perfetta coi movimenti dell'uomo, sebbene essi fossero sgraziati e istintivi. L'avversario torreggiante tuttavia aveva previsto la reazione e non sembra affatto sorpreso di veder utilizzare del chakra elementale, così come il resto della tribù: la schivata è agile, prontissima, come se dopo un lungo combattimento, quello fosse ancora riposato e fresco come una rosa. Il momento sembra propizio: i movimenti inconsulti del guerrieri d'acqua l'hanno fatto sbilanciare leggermente in avanti, e l'altro non si lascia sfuggire l'occasione. Veloce come un gatto, flette i muscoli delle gambe per spiccare un balzo, il pugno già chiuso per caricare il gancio finale alla tempia del nemico, quando... accade qualcosa di inatteso.

Un brivido, un mormorio atterrito si solleva dapprima sommesso, poi sempre più consistente dal pubblico, mentre lo Squalo tracotante e ladro spalanca gli occhi, sbianca e inizia lentamente ad arretrare; davanti a lui, l'altro si cinge il torace con le braccia, come per proteggersi da una folata di vento gelido, e scorto ciò che anche l'altro sembra vedere nell'oscurità, si getta a terra, come a voler implorare pietà. Il pubblico che assiste alla scena non ci mette troppo, prima di farsi prendere dal panico: i più rapidi si danno alla fuga, inciampando e cadendo lungo il sentiero scosceso che conduce verso le palafitte, lasciando indietro un numero imprecisato di anziani, troppo atterriti per muoversi, e di bambini, che si aggrappano piangendo disperati alle vesti delle rispettive madri.

Una cacofonia di pianti, urla, invocazioni, preghiere si leva dai poveracci assiepati l'uno accanto all'altro, nel tentativo di resistere a quel terrore senza nome. Il sospettato principale, tuttavia, non è tra loro.
Esatto, in un modo o nell'altro ha approfittato della confusione per darsela a gambe assieme al grosso dei suoi compagni: Masaru l'avrebbe potuto individuare senza eccessiva fatica grazie alla sua levitazione, nonché all'aiuto della pallida luce lunare. Sicuramente un bel vantaggio! Il problema ora è che le case presto non saranno più vuote, e con la paura che mette loro le ali ai piedi, è assai improbabile che il povero Kacchan, alquanto malmesso e provato dall'utilizzo della Tecnica, possa sperare di raggiungerli via terra prima che raggiungano le palafitte.

 
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Un viaggio inaspettato
Il caos regnava sovrano, ora per altre ragioni rispetto a quelle di quand'erano giunti sull'isola, ora un caos vero e proprio, confusionario e molto meno organizzato.
Spettri e mortali si mescolavano in quel fiume di esseri, ciò nonostante la Jinton riuscì a distinguere il guerriero che sembrava essere il bersaglio designato della situazione, anche grazie al fatto che comunque gli spiriti sembravano adirati con lui, e dopo un fugace sguardo al compagno - riuscendo a celare dietro la sua tipica maschera quella punta di preoccupazione che l'aveva colsa sin dal primo momento che aveva visto Kacchan in quello stato.

Lei che volava alto nel cielo notturno con occhi affilati a scrutare sotto di sé, ponderando la strategia migliore, ebbe un iniziale impulso da soldato - o forse da assassina - di colpire quell'uomo.
Il desiderio era parecchio, del resto nemmeno lui poco prima si stava risparmiando di eliminare il suo avversario, ma fu dopo qualche istante che al di là delle vocine maligne nella sua testa, la colse la fredda lucidità della ragione, che la avvisò dell'errore: colpirlo con una cartabomba applicata ad uno spiedo poteva essere molto rischioso, poteva rischiare ad esempio di non colpirlo affatto ma di attaccare qualcun'altro, raccogliendo su di sé le ire di uomini e forse di spiriti.
Per non parlare del rischio di fare vittime inutili, oltre che di attirare troppe attenzioni su di un singolo. Inoltre, quell'uomo avrebbe potuto condurli nella sua dimora, evitando loro perdite di tempo nel tentativo di cercare ovunque.

No, lo avrebbe invece seguito, attendendo pazientemente che si isolasse o comunque che fosse ben distante dagli altri, per poi decidere, ma per il momento lo avrebbe tenuto d'occhio dall'alto, mantenendo la sua figura celata allo sguardo altrui, con anche il favore della notte.

code © psiche



CITAZIONE
Non sono esattamente contenta delle mie tempistiche, né di questo post, ma di quest'ultimo punto pazienza, ho fatto aspettare anche troppo.

• Ninjutsu - Levitazione (Limite: 1) [CHK: - 3]
Tratti: Supporto, Jinton

“Tecnica gelosamente tramandata dai membri del Clan, per quanto non sia una tecnica propria della Kekkei Tota. Sfruttando le conoscenze proprie della Terra, i membro del Jinton possono separarsi da terra, balzando in aria per brevi tratti così da schivare gli avversari, senza però interrompere il loro lungo processo di canalizzazione.”

Effetti:

• Le Elusioni, se usate insieme a questa tecnica, non interrompono la Canalizzazione.

• Mantenimento: [CHK: -1].

• Lo Shinobi può essere considerato Volante se paga un Mantenimento di [CHK: -5] invece che di [CHK: -1].


E uso anche ovviamente Nascondersi.
Se e quando il master lo necessita metterò anche la stanchezza nel narrato.
 
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view post Posted on 15/10/2021, 17:10     +1   -1
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Sostanza strana e misteriosa, la chiralina, capace di cose terribili e fin troppo pericolose; un’arma potente, certo, ma che nascondeva insidie le quali potevano decretare sconfitta e vittoria all’unisono.

Le anime arenate, legate a quella terra straniera, se ne stavano cibando per assumere sempre più forma tangibile e concreta, ottenendola non solo dalla produzione innescata dall’organismo di Kacchan, ma cercandola anche nei vivi, nei loro discendenti e parenti, nonostante, rispetto allo Yamanaka, ne contenessero ben misere tracce.

Atterriti, gli aborigeni si erano ben presto allontanati, addossandosi l’uno sull’altro, invocando l’aiuto di quegli stessi antenati che stavano dando loro la caccia; ma la maggior parte di loro si era accanita su quel campione che, con così tanta disinvoltura, aveva sputato in faccia alla sacralità di quella loro cerimonia, preferendo la via del codardo, piuttosto che mettere seriamente alla prova la sua forza e tenacia.

Kacchan, al sicuro dietro al riparo che aveva trovato, cercò di regolarizzare la respirazione, resa difficoltosa dalla sensazione bruciante che provava alla gola, serrata e riarsa. Gli occhi, chiusi, bruciavano irritati, mentre iniziava a percepire le secrezioni chirali ustionargli i condotti lacrimali, iniziando a bagnare il viso di lacrime nere come la pece. Ecco la lama a doppio taglio che rappresentava l’utilizzo di quella sostanza.

Si guardò intorno, cercando di valutare il da farsi: il loro obbiettivo aveva approfittato della confusione generata per allontanarsi insieme ai suoi compari: quale occasione migliore per seguirlo, scoprendo così il suo nascondiglio, e magari ritrovare anche l’erba rubata? ”Con la fortuna che abbiamo, minimo se l’è bruciata tutta, quel figlio di puttana…” Pensò amaramente il giovane, voltandosi verso Masaru e… ”Dove cazzo è finita adesso!?” Si raddrizzò meglio sulle ginocchia, cercando di non dare troppo peso all’indolenzimento muscolare, scrutando in giro in cerca della presenza della Jinton: percepiva la sua presenza, ma dov diavolo si era cacciata? Sapeva che con quel buio, la loro visibilità era scarsa, senza contare il fatto che non conoscevano la conformazione del luogo, quindi perché diavolo allontanarsi tanto da perdere quanto meno il contatto visivo tra loro?

”Incosciente. Ora si spiegano un mucchio di cose….” Pensò stizzito, ricordando quello che la Jinton stessa gli aveva raccontato, oltre a quello scritto sugli appunti dello stesso Kuroichi. Con un sospiro, non potè fare a meno che agire da solo, sperando, quanto meno, che la Takeda avesse abbastanza perspicacia da comprendere come agire. Facendosi guidare dalle anime che aveva sguinzagliato, sarebbe uscito allo scoperto, mettendosi all’inseguimento del campione fuggito. Voleva evitare di farsi individuare dagli aborigeni rimasti in giro, perciò, spostandosi, avrebbe fatto in modo di usare le anime arenate rimaste vicino a lui per scacciare gli aborigeni, con l’intenzione di farli allontanare e facilitargli, così, lo spostamento senza essere individuato. Un bel dispendio di energie, per lui, ma sperava quanto meno che tale faticaccia gli permettesse di ottenere ottimi risultati alla fine di quel supplizio.

Con non certa fatica, lo Yamanaka, lasciandosi guidare dalle anime arenate, riuscì finalmente a raggiungere il luogo dove il loro campione si era rifugiato, una delle palafitte più grandi presenti nell’intero villaggio. Casa sua, probabilmente, ed era solo. Con un sospiro profondo, Kacchan volse lo sguardo tutt’intorno, cercando di capire dove Masaru si fosse cacciata, e di fatto… «Meno male che dovevamo mantenere il contatto visivo…» La ribeccò non appena la donna gli si avvicinò. A quanto pareva, lo aveva anticipato e aveva tutta l’intenzione di entrare dentro il prima possibile.

«Uhouho, ferma, aspetta! Perché devi buttarti come tuo solito senza pensare… Fammi almeno controllare se è da solo o no, che cazzo!» Esclamò, cercando di mantenere la voce bassa, mentre la prendeva per un polso e la tirava indietro, a volerla trattenere. Pessima mossa. Mollò immediatamente la presa vedendo la sua espressione accigliarsi, preferendo indietreggiare di un passo. I livelli di chiralina, nel suo organismo, erano ancora troppo alti e di certo alla Jinton non sarebbe passato inosservato: se non fossero bastati i segnali di pericolo che il suo corpo le lanciava quando era in sua prossimità, le sarebbe bastato osservare i suoi occhi, la cui sclera era diventata completamente nera.

Il medico osservò per qualche istante il casolare, mordendosi il labbro, pensieroso. Quale occasione migliore per poter acciuffare il loro ladro? Era da solo e con il suo trucchetto era riuscito ad allontanare da lì il resto dei suoi compari, per cui… Un sibilo, trasportato dal vento, lo fece rabbrividire nonostante l’aria fosse tremendamente umida, facendogli scendere il gelo lungo la spina dorsale. Lascialo a noi… Lascialo a noi… La rabbia, il rancore ed il disprezzo che quelle anime provavano per quell’uomo lo investì come un fiume in piena, rischiando di soffocarlo. Ogni volta era sempre difficile riuscire a scindere la sua volontà da quelle anime, ma in quel momento avrebbe voluto tanto fargliela pagare a quel tizio, per aver fatto perdere loro tutto quel tempo, in quelle inutili ricerche… E se poi veniva fuori che si era bruciato tutta l’erba?

Un respiro profondo, di difficile interpretazione, sfuggì dalle sue labbra, mentre iniziava a togliersi il giaccone che indossava, lasciandolo a terra dietro ad una roccia. Era rassegnato o entusiasta di quello che stava per fare? «Ho un piano, ascoltami… Io entro, provo a farlo ragionare con le buone, intanto tu sorvegli dall’alto e, se vedi che prova a scappare, tu lo secchi. Che ne dici?» La Jinton non sembrò granché entusiasta della sua idea, ma lo Yamanaka si lasciò sfuggire una risatina macabra mentre iniziava ad uscire la maglietta dai pantaloni. «Oh, ma non hai mai assistito ad una delle mie sessioni di terapia di gruppo…»

Così dicendo iniziò a far aumentare ulteriormente i livelli di chiralina nel suo corpo, tanto da costringerlo a riprendere con le secrezioni lacrimali, nere e dense come catrame, un meccanismo naturale per cercare di non danneggiare troppo il proprio organismo. Le anime, sentendo quel richiamo sordo, così simile a quello che un addestratore canino utilizza per richiamare i suoi cani, gli fecero ben presto capannello, circondandolo come se fossero falene intorno ad una fonte luminosa.

”Il vostro uomo è li… Direi che è arrivato il momento che sconti per gli errori commessi…” Le anime allora si precipitarono sulla dimora, penetrando attraverso le assi di legno che formavano la palafitta. Si sarebbero ammassate all’interno, rendendo l’ambiente ancora più buio di quanto non lo fosse in realtà, quasi la loro presenza annientasse tutto ciò che avevano intorno, inglobandole nel loro essere catramoso. E Kacchan, lento ed inesorabile come un carnefice, si avvicinò alla porta d’ingresso, togliendosi la maglietta e gettandola alle sue spalle. Masaru avrebbe visto la sua pelle farsi grigiastra, più scura, quasi nera, nei punti in cui si delineavano strani lividi a forma di… mano?

Avrebbe atteso che la casa, all’interno, fosse completamente satura di anime, per poi, con gli occhi che brillavano di una luce inquietante, accingersi ad aprire la porta, con l’intenzione di chiudersi dentro con quell’imbroglione…

UzL0hWq

Color code #018790
Livello: 40 Esperienza: 7.220/7.300


MST
(20 punti)
80
RES
(0 punti)
DIF
(0 punti)
6060
DST
(0 punti)
FRZ
(0 punti)
6060
VEL
(20 punti)
80


Salute: 87

Stamina: 47

Chakra: 44

Chiralina: 10
CITAZIONE
Riutilizzo le stesse tecniche utilizzate nel turno precedente per poter effettuare le azioni svolte nel post per due volte, la prima nella fase di avvicinamento e la seconda in quella di “assalto” alla casa.

Inizio a tener traccia dei consumi, anche per poter tenere d’occhio gli effetti che l’uso della Chiralina ha su Kacchan e in che modo questa influenzi sull’ambiente.


Ripercussioni ChLn
  • 0 ChLn - Nessun Malus
  • 1 ≤ ChLn ≤ 3 - Malus di 1 a Stm/Chk
  • 4 ≤ ChLn ≤ 7 - Malus di 2 a Stm/Chk e 1 a Slt
  • 8 ≤ ChLn ≤ 9 - Malus di 4 a Stm/Chk e 2 a Slt
  • ChLn = 10 - Malus di 8 a Stm/Chk e 3 a Slt

Effetti Zone (Tutte quelle create concentrate sulla casa)
  • 1 ≤ ChLn ≤ 3 - Avvelenamento da ChLn
  • 4 ≤ ChLn ≤ 7 - Avvelenamento da ChLn+ Panico
    (inizia alterazione visiva della zona)
  • 8 ≤ ChLn ≤ 9 - Avvelenamento da ChLn + Panico + Impacciato
    (inizia alterazione materiale della zona)
  • ChLn = 10 - Avvelenamento da ChLn + Panico + Impacciato + Agguantato
    (alterazione massima della zona)



 
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view post Posted on 3/11/2021, 19:45     +1   -1
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7 Ottobre 252 DN – Nell'arcipelago

Per quanto delle tribù dell'arcipelago i nostri due eroi sappiano poco e nulla, una cosa appare certa: solidarietà e spirito di squadra non appartengono al popolo dello Squalo. Difficile anche solo dire se il resto del Villaggio abbia fatto caso alla palafitta oggetto delle attenzioni degli spettri, se abbia realizzato chi sia il suo proprietario, o se pur essendone consapevoli preferiscano darsela a gambe. Impossibile dire se si siano accorti che il malcapitato fosse al suo interno o meno, e fortuna che le loro acclamazioni, non troppo tempo prima, fossero dirette alla sua volta.

La fuga disordinata si spegne tra le onde del mare, su imbarcazioni tanto piccole quanto solide, senz'altro in grado di compiere traversate da un'isola all'altra; chissà se quella gente dall'aspetto tanto primitivo sarà in grado di spostarsi in mare anche di notte.

Ma torniamo ad osservare i due shinobi che stanno finalmente per mettere la preda con le spalle al muro: la donna riesce a individuare la posizione del compagno dall'alto, raggiungendolo sulla soglia dell'abitazione, pochi istanti prima che il ragazzo possa varcarla; i due si scambiano poche battute, non troppo rilassate, prima che il più giovane dei due metta in atto un piano ben collaudato: richiamando la misteriosa sostanza di cui è lo sfortunato manipolatore, Kacchan attrae una quantità sempre più cospicua di ombre e spettri, i quali iniziano ad accalcarsi nell'angusta abitazione, sempre più numerosi, sempre più opprimenti, sempre più soffocanti. Masaru sorvola l'area, pronta a intervenire in caso di fuga.

E le grida non tardano a farsi sentire.

Sarà grosso e muscoloso, sarà anche pompato dalle misteriose foglie dai poteri quasi sovrannaturali, ma non è certo immune al terrore suscitato dai fantasmi dello Yamanaka. Le urla giungono chiare e forti all'esterno, sulle ali delle notti silenziose che ormai nelle cittadine del Continente ninja non sono che lontani ricordi, amplificando il terrore nei fuggiaschi, raggiungendo le orecchie della Jinton sospesa in aria.
Non ci sono vie di fuga per la preda.
La preda se ne accorge.
Ha paura, non ha mai avuto più paura in vita sua... e allora fa forse l'unica cosa di cui è capace: stringe i pugni, serra le nocche, sbraita e sbotta grida di guerra con voce stridula mentre un penetrante odore di urina invade l'interno della palafitta; l'uomo esita, ma alla fine si volta verso un sacco che pende appeso alla parete di fondo, ci fruga dentro con tanta foga da strapparlo, riversando il suo contenuto sulle assi del pavimento... cerca a tentoni qualcosa... gemendo, quasi piangendo, alternando i lamenti alle urla, a gesti inconsulti come per allontanare gli spettri assetati di vendetta... le sue dita si stringono attorno a qualcosa di piccolo, sottile, che si porta alla bocca, masticando con foga... finché i versi non si mischiano a quello che presto appare come un cupo ringhio bestiale.



L'uomo muggisce come un bisonte furibondo, iniziando ad agguantare qualunque cosa gli capiti a tiro: pentole, vasellame, pezzi di arredamento, attrezzatura da pesca così, alla cieca, senza criterio, finché le dita non incontrano qualcosa di cilindrico e allungato. Una pagaia.
Adesso può scatenare tutta la sua furia delirante: l'aria fessa dal legno geme a sua volta come un'anima dannata, mentre attraversa senza costrutto gli ectoplasmi assiepati nell'abitazione; l'isolano non sembra capire esattamente se e cosa stia colpendo, ma nel muoversi sta involontariamente accorciando le distanze con la sorgente di tutti i suoi mali: niente meno che lo Yamanaka, che già indebolito dall'accumularsi della chiralina, certamente non trarrà beneficio dal trovarsi il cranio sfondato da un indigeno drogato.



CITAZIONE
Mi piacerebbe da morire inserire calcoli, ma non è questo il giorno.
Siamo alle battute finali. Mi dispiace da morire per il ritardo, è una cosa che non ho previsto (o non ho voluto prevedere, non saprei, sta di fatto che il tempo è un bene di cui dispongo molto poco).

La sostanza è questa: il tizio ha dato di brocca e sta per spaccare la testa a Kacchan; Masaru da fuori ha potuto sentire senza problemi i vari tonfi, i rumori di cocci infranti e i versi stile HULK SPACCA. Vi lascio il piacere di menare le mani, finalmente.
 
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view post Posted on 9/11/2021, 16:51     +1   -1
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La porta di legno si aprì con un cigolio sommesso, quasi inudito tra i piagnistei dell'aborigeno che si era rifugiato lì dentro. Era inutile, per lui, cercare di fuggire, sperare in una via di fuga: le anime arente avevano ormai messo gli occhi su di lui e ne bramavano la forza vitale, quasi sperassero di poter tornare in vita, col suo sacrificio.

Kacchan respirò a fondo mentre si chiudeva la porta alle sue spalle, rimanendovi poggiato contro per qualche istante, quasi a voler sfruttare quell'attimo di pausa per permettere alla vista di adattarsi all'oscurità presente in quella stanza: sembrava di essersi immersi in una pozza di acqua scura e densa, tanto era fitta di presenze chirali. Ripensò al tratto di mare che aveva attraversato con Masaru per arrivare fino a lì, a come, sotto i loro piedi, era sembrato un manto nero attraversato dai tenui bagliori luminescenti delle creature marine che lo abitavano. Tutto ciò non aveva niente a che vedere con quel mare di chiralina in cui si era immerso, un brodo primordiale nel quale non augurava a nessuno, di vivo, per lo meno, di finirci dentro.

Una sensazione di bruciore gli strozzò il fiato in gola, proprio in mezzo alle spalle, costringendolo a staccarsi dalla porta, come se questa fosse diventata incandescente e l’avesse ustionato, ma non era nulla di tutto ciò: concentrandosi sulla sensazione, avrebbe facilmente distinto sulla pelle nuda la sensazione di pressione dovuta ad una mano poggiata: una delle anime aveva richiamato la sua attenzione, necessitava di lui, per renderlo tramite del suo messaggio.

Kacchan tornò a respirare normalmente, schiarendosi la gola, cercando di decifrare quel che l’anima gli stava sussurrando all’orecchio. Il loro idioma non era facile da capire, ma nel suo caso si trattava semplicemente di ripetere pari pari quel che l’anima gli diceva: evidentemente, doveva trattarsi del membro più anziano del gruppo di spiriti che aveva radunato. Sei una vergogna per la nostra Whanau… Lurido verme, ricorrere all'imbroglio in questa maniera… Sei il più debole dei deboli. Gente come te porteranno gli Squali alla rovina. Che la lingua ti si secchi nel palato, così da evitarci di sentirti ancora fiatare, che il tuo seme ti marcisca nello scroto, affinché non generi prole in vita tua. Non meriti nulla. Nulla! Pronunciò parole di cui non conosceva il significato, ma dovevano rappresentare una tremenda stilettata, considerando la reazione che l’aborigeno ebbe. «Che esistenza miserabile…» Commentò, arricciando il naso, infastidito dall’odore di urina che, evidentemente, il guerriero non era riuscito a trattenere in corpo. Lo osservò con attenzione, studiandolo, percependo tutta la sua disperazione e paura. Non mosse un dito nel vederlo fiondarsi sul fondo della baracca: percepiva chiaramente, dalla sua psiche, che quella palafitta non aveva altre vie d’uscita, quindi l’unica cosa che poteva fare, per sperare di sopravvivere, era cercare la fonte mistica che gli permetteva di manifestare la forza di uno squalo bianco, e… Bingo. Ecco dov’era finito il loro carico di erbetta magica. Come un assetato davanti ad una brocca d’acqua, l’aborigeno si riempì le mani di quelle foglie, iniziando a masticarle vorace, lasciandone cadere a terra qualcuna. Con occhio clinico, Kacchan gli girò intorno, iniziando ad osservare come il suo corpo stesse reagendo a quella droga, come l’effluvio del potere rinvigorente che conferiva gli stesse annebbiando la mente, rendendolo meno lucido e più istintivo, quasi lo degradasse allo stato di belva feroce. Davvero interessante l’incremento energetico che conferiva quell’erba…

Si ridestò dalle sue macchinazioni quando sentì l’aria spostarsi a nemmeno mezzo centimetro dal suo naso, indietreggiando per tempo e schivando così il fendente inferto con una pagaia che evidentemente aveva riposto in casa. Era inutile perdere ulteriormente tempo: aveva trovato le foglie che erano venuti a cercare e le anime non desideravano altro che eseguire la punizione sul loro discendente, per aver infangato l’onore ed il rispetto della Whanau Mango, con il suo comportamento da vile. Lasciò quindi che l’ultimo fendente lo centrasse in pieno, facendo credere all’aborigeno di averlo preso in piena testa, ma avrebbe trovato solo un concentrato di chiralina denso e scuro, un conglomerato di anime che prontamente strisciarono lungo la pagaia per potersi avvinghiare direttamente contro l’uomo, stritolandolo e soffocandolo, subendo sulla sia pelle tutta la tossicità che quella sostanza aveva su un soggetto sano.

Ignorando le sue urla disperate, Kacchan lo raggirò, raggiungendo il sacco appeso alla parete con un chiodo, in cui era custodito il prezioso bottino. Infilò una mano al suo interno, prendendo una foglia ed osservandola, cercando di capire di che tipo di pianta si trattasse: non gli sembrava di averne mai vista una del genere, evidentemente doveva trattarsi di una pianta autoctona… Meditabondo, si infilò una manciata di foglie in tasca, per poi raccogliere quelle cadute per terra e rimetterle nel sacco, incurante del fatto che alcune si fossero bagnate di piscio. Aveva tutta l’intenzione di studiare per conto suo le proprietà di quelle foglie: chissà, magari aggiunte nella miscela di erbe che fumava, poteva dargli quello stimolo in più per non collassare da un momento all’altro e… «Kami, finalmente potrò fumare una sigaretta in santa pace!» Pronunciò, con una calma e serenità d’animo che cozzavano come un pugno nello stomaco, sopra le urla disperate dell’uomo. Chiuse il sacco, tirandosela in spalla e con l’indifferenza di chi, ormai, si è assuefatto a tutto questo tormento e dolore, si tirò fuori una sigaretta, iniziandola a fumare lento, assaporando il tabacco e la fragranza di cioccolato e caffè tostato che sovrastò quella di urina, osservando come l’uomo si contorceva, cercando di liberarsi, ma le anime ormai si erano avviluppate su di lui come edera velenosa, succhiandogli via forza vitale. Rimase lì ad osservarlo, mentre il colorito della sua pelle bruciata dal sole diventava sempre più pallido, segnarsi di tremende bruciature dove le anime strisciavano su di lui, seccando la e spaccandola… Solo quando si l’aborigeno si accasciò a terra, svenuto, Kacchan si avviò alla porta, spegnendo il mozzicone di sigaretta direttamente sullo stipo. Era tentato di lasciarlo a terra, ma preferì evitare: se davvero voleva reperire altra di quella erba, doveva fare in modo che non ci fosse traccia alcuna riconducibile a lui, e finché non lasciava mozziconi in giro, quell’assalto di spettri poteva essere tranquillamente riconducibile alla rabbia di qualche dio che aveva deciso di punire un discepolo imbroglione.

Si infilò il mozzicone spento in tasca e uscì dalla casa, chiudendosi la porta alle spalle. Un profondo respiro e il giovane si sentì le forze mancargli, un capogiro che lo costrinse appoggiarsi contro il muro della pagoda: aveva un aspetto orribile, non così dissimile da quello dell’aborigeno che aveva lasciato moribondo dentro la struttura lignea. La pelle aveva assunto una colorazione cianotica, su cui spiccavano vistosi i segni delle anime che vi avevano lasciato, simili a strisciate di carbone, alcune addirittura di forma quasi palmiforme. Si chinò per recuperare la maglietta che aveva lasciato per terra, con l’intenzione di usarla per pulirmi il viso dalle secrezioni chirali che gli rigavano il volto in densi rivoli neri, ma optò per utilizzare la bandana che aveva in testa, incurante del fatto che, così facendo, sarebbero state visibili le radici bionde dei capelli, che la tinta a pigmento naturale non era riuscita a coprire.

«Perdona l’attesa. Direi che adesso possiamo andarcene.» La voce gli uscì rauca ed incerta dalla gola, mentre passava il sacco a Masaru, cercando di ignorare la sua preoccupazione. L’ultima cosa che voleva, adesso, era che lei iniziasse a dar di matto nel vederlo in quelle condizioni: non l’avrebbe decisamente retto. Si infilò quindi la maglietta e, accendendosi una nuova sigaretta, recuperò anche il giaccone che aveva lasciato vicino agli alberi.

UzL0hWq

Color code #018790
Livello: 40 Esperienza: 7.220/7.300


MST
(20 punti)
80
RES
(0 punti)
DIF
(0 punti)
6060
DST
(0 punti)
FRZ
(0 punti)
6060
VEL
(20 punti)
80


Salute: 81

Stamina: 6

Chakra: 2

Chiralina: 10
CITAZIONE
Utilizzo la mia variante personale della classica Sostituzione, Sostituzione Chirale (Limite: Tutto) [STM: -20; CHK: -20] per difendere dall’attacco che lo prenderebbe dritto in testa e poi lascio le anime scatenarsi con 暴行 - Bōkō ◄ Assalto ► (Limite: 3) [CHK: -6 / STM: -5] {MST*100}

Minchia se è proprio cotto il ragazzo :livid:


Ripercussioni ChLn
  • 0 ChLn - Nessun Malus
  • 1 ≤ ChLn ≤ 3 - Malus di 1 a Stm/Chk
  • 4 ≤ ChLn ≤ 7 - Malus di 2 a Stm/Chk e 1 a Slt
  • 8 ≤ ChLn ≤ 9 - Malus di 4 a Stm/Chk e 2 a Slt
  • ChLn = 10 - Malus di 8 a Stm/Chk e 3 a Slt

Effetti Zone (Tutte quelle create concentrate sulla casa)
  • 1 ≤ ChLn ≤ 3 - Avvelenamento da ChLn
  • 4 ≤ ChLn ≤ 7 - Avvelenamento da ChLn+ Panico
    (inizia alterazione visiva della zona)
  • 8 ≤ ChLn ≤ 9 - Avvelenamento da ChLn + Panico + Impacciato
    (inizia alterazione materiale della zona)
  • ChLn = 10 - Avvelenamento da ChLn + Panico + Impacciato + Agguantato
    (alterazione massima della zona)



 
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view post Posted on 20/11/2021, 21:13     +1   -1
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Un viaggio inaspettato
Un feroce muggito, come di un toro che aveva perso la testa, e in un primo momento la donna si trovò a pensare che il giovane konohano avrebbe dovuto affrontare dei guai grossi.
Attorniata dal terrore di quegli indigeni, i quali stavano fuggendo senza neppure pensare al loro fratello urlante che era rinchiuso nella sua capanna con gli spiriti irati, stretta nella morsa di quella forte sensazione sgradevole che la tentava a fuggire, come mai prima di allora, nella certezza di non esser vista ad occhio nudo Masaru cercò di ignorare quest'ultima e di focalizzarsi soprattutto sulla struttura nella quale si trovavano Kacchan e il ladro, consapevole del suo ruolo attuale e pronta, a distanza ravvicinata, ad affrontare agguati o fughe di sorta.
Il buio della notte in tutto ciò non aiutava molto.

"Ti ricorda qualcosa, Masaru-chan?" le disse la più grande delle due figure solo a lei visibili, quando le urla agonizzanti dell'uomo raggiunsero le sue orecchie. Quelle urla che sapeva non esser del giovane.

C'era soltanto Tamashi stavolta, della bambina neppure l'ombra. Ne sentì le mani poggiarsi sulle proprie spalle e il respiro raggiungerla dietro l'orecchio sinistro, con un brivido che percorse tutto il suo corpo.

"O forse dovrei dire... qualcuno."

La Jinton digrignò i denti.

"Non è come lui..." le rispose a fior di labbra, non volendo dar credito a quello che lei stessa sentiva nell'animo come qualcosa di rivisto, "è giovane... è ancora in tempo."

"O forse tu sei ancora in tempo... l'hai sentita la sua risata prima."

Il seme del dubbio s'insinuò nel suo cuore, ancora una volta, eppure il desiderio di aiutarlo restava vivido.

"Non ricordi forse... la fine che fece colui che aiutammo?" una sfumatura insolita macchiava il tono della voce di Tamashi, che strinse leggermente la mano poggiata sulla spalla di lei, ma il messaggio dietro a quel gesto non era di minaccia.

No. Con lui è diverso. Potrebbe davvero soccombere al suo lato peggiore se si isola... Lo sai anche tu.

Oh, certo che lo sapeva, Tamashi, della quale Masaru percepiva muta in quel momento la presenza alle sue spalle. Del resto, c'erano passate anche loro in quella fase della vita. Ne avevano assaggiato il tremendo frutto per un tempo indefinibile.

"Masaru."

Nel frattempo passarono istanti che parvero interminabili, poiché degli abitanti di quelle case non era rimasto nessun'altro e il silenzio era spezzato solo da quei lamenti.
Era preoccupata, lei, perché di quella pianta da cui si traeva forza non ne aveva visto appieno gli effetti, eppure aveva la certezza non fossero quelle di Kacchan, le urla che sentiva.

Per un momento Masaru credette l'opposto non appena vide le condizioni del ragazzo che uscì dalla casupola, dentro la quale il silenzio nel frattempo era sceso, e questo aggiunto al fatto stesso che l'altro non si faceva più vivo, confermò chi tra i due avesse vinto.

La Takeda ne osservò la pelle pallida, in netto contrasto con i terribili segni che portava addosso e quel volto rigato di lacrime anomale.
In quegli attimi persino la sensazione terribile che aleggiava nell'aria venne messa in secondo piano, seppur non fosse diminuita, e la donna continuò a combattere anche contro di essa. Avvicinandolo ne percepiva la tossicità avvampare, ma desistette dal fare dietrofront.

"Perdona l’attesa. Direi che adesso possiamo andarcene," questo quanto le disse il giovane, prima che lei avesse tempo di parlare.

Già, dovevano andarsene al più presto da lì, ma ci fu incertezza quando la donna prese il sacco, esaminandolo quasi con disinteresse in quel momento e tornando presto al ragazzo che stava raccogliendo la sua giacca.
Lo stato in cui vergeva difficilmente era ignorabile, ragion per cui lei decise di non tirargli le orecchie per aver voluto rischiare tanto.

"Kacchan, aspetta," lo osservò con attenzione, al di là dello sguardo fermo la preoccupazione che tradivano i suoi occhi era sincera, "quegli uomini adesso sono in prossimità dell'oceano e tu necessiti di riposo. Se non hai nulla in contrario, non ho problemi a portarti in volo con me, sempre celando la nostra presenza, se ti riesce."

No, non avrebbe avuto alcun problema ad utilizzare le sue abilità per renderlo più leggero e prenderlo con sé in volo. Una volta accettata l'offerta, la Takeda lo avrebbe istruito ad aggrapparsi a lei o anche solo cingerle le spalle.
Se anche non si fosse tenuto stretto o se avesse perso la presa in un momento di stanchezza, non sarebbe stato un problema.

Alla fine quella di tenersi a lei era una sicurezza in più che Masaru stessa voleva avere, oltre alle proprie abilità, consapevole che perdere seriamente la concentrazione su di esse avrebbe potuto risultare in un bel guaio.

"Se senti la necessità che ci fermiamo dimmelo," gli sussurrò con tono fermo ma gentile, sollevando entrambi da terra una volta che il giovane fu pronto, intenzionata a dirigersi nelle vicinanze del molo dov'erano attraccati inizialmente.

Di tanto in tanto il pensiero della donna su di lui, con tante domande in merito alla condizione del ragazzo, alle sue abilità e al prezzo che stava pagando per esse, alcune risposte teorizzate, poche certezze.
Sapeva soltanto che non gli faceva bene, lo stava dilaniando, e se soltanto avesse saputo che assecondarlo avrebbe causato un episodio simile, di certo si sarebbe fatta avanti lei stessa ad affrontare il ladro.

Certo... anche lei aveva già da prima cominciato ad accusare segni di stanchezza, ma l'adrenalina che le scorreva in circolo in quegli istanti la aiutava a tenersi ben attiva, anche se non sarebbe durato per sempre.

code © psiche



CITAZIONE
Okappas, uso questo

• Ninjutsu - Levitazione (Limite: 1) [CHK: - 3]
Tratti: Supporto, Jinton

“Tecnica gelosamente tramandata dai membri del Clan, per quanto non sia una tecnica propria della Kekkei Tota. Sfruttando le conoscenze proprie della Terra, i membro del Jinton possono separarsi da terra, balzando in aria per brevi tratti così da schivare gli avversari, senza però interrompere il loro lungo processo di canalizzazione.”

Effetti:

• Le Elusioni, se usate insieme a questa tecnica, non interrompono la Canalizzazione.

• Mantenimento: [CHK: -1].

• Lo Shinobi può essere considerato Volante se paga un Mantenimento di [CHK: -5] invece che di [CHK: -1].


e mantengo nascondersi.
 
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