Che fosse un disastro, lo capirono immediatamente. Tutto, a partire dal basso della gradinata fino al tempio aveva bisogno d’essere risistemato. Il torii d’ingresso a terra, la scalinata con le pietre che la componevano sbeccate, crepate, divelte, annerite e sporche di sangue. Le statue delle volpi guardiane a pezzi…ad alcune mancava solo la testa, ad altre erano state distrutte le zampe per evitare che si muovessero, altre erano proprio sgretolate in grossi frammenti. Ed era solo l’inizio. Il complesso templare, in cima alla gradinata portava i segni della corruzione un po’ ovunque.., ma era il tempio principale quello che maggiormente aveva subito danni. Il robusto portone d’accesso, ancora ancora era accettabile: i bassorilievi erano stati un po’ mangiucchiati, ma nulla che un bravo falegname non potesse sistemare in breve tempo, mentre il resto…beh, il resto era un gran bel pasticcio. Ovunque voltassero gli occhi Natsume e Yu c’era qualcosa di rovinato, distrutto, rotto. L’area colpita dall’esplosione delle bolle del Rosso era sicuramente quella messa peggio - l’altare era totalmente da ricostruire! - ma un po’ tutto in quell’enorme stanza, una volta sicuramente maestosa e magnifica, riportava i danni del tempo passato sotto la corrosione del Rancore. I dipinti sulle pareti, le colonne, il pavimento, quell’importante scritta proprio dietro all’altare, le statue…non si era salvato nulla. Era tutto a pezzi, tutto a terra, un po’ come l’animo stesso di Yoyuki in quel momento. Ricostruire tutto sarebbe stata una bella impresa, sperava davvero che Umeko riuscisse a trovare un po’ d’aiuto da parte degli abitanti del villaggio: d’altronde aveva mandato lei di proposito. Sapeva farsi ascoltare. Se fossero andati lui o Natsume non sarebbe stata la stessa cosa. Ma, anche così, sembrava davvero un gran bel casino, non poteva biasimare lo scetticismo con cui il Fulvo espresse un pensiero abbastanza condiviso. Ma non gli andava proprio di arrendersi senza prima provare!
Intanto vediamo cosa riesce a fare Umeko. Rispose, dando al compagno una lieve stretta sulla spalla. Non gli piaceva vederlo così sconsolato. Non ho dato quel compito a lei per caso…sono sicuro che riuscirà a stupirci, vedrai! Intanto torniamo al villaggio ed iniziamo ad aiutare lì, appena avremo notizie potremo organizzarci.
Fu una giornata di duro lavoro per tutti quella. Ma si iniziarono ad avere già le prime soddisfazioni. Piccoli passi che avrebbero portato il villaggio - che Yu scoprì chiamarsi Momiji - a tornare fiorente come un tempo! C’era tanto da fare, questo era indubbio, ma tutti stavano dando una sostanziosa mano. Ognuno aveva il suo compito, anche i più piccoli aiutavano, portando acqua per tutti. Una comunità che non voleva arrendersi e si aggrappava con le unghie e con i denti a ciò che aveva per rinascere. Yoyuki non si risparmiava. Lo shinobi lo vedeva lavorare a testa bassa, parlando quasi nulla se non per ringraziare, dandosi un gran daffare a destra e a manca, instancabile. Vederlo donarsi a quella maniera, lo convinse ancora di più che quel tempio andava assolutamente rimesso a nuovo! Nonostante le difficoltà che avrebbero potuto incontrare, nonostante la poca manodopera che avrebbero potuto trovare. Era qualcosa che andava fatto.
Fu così che quella “sera”, quando Yoyuki si era ritirato a riposare come tutti, Yu si trovò con Natsume al tempio. Umeko aveva detto loro di aspettare lassù, che sarebbe arrivata con quelli che era riuscita a raccattare. Non aveva voluto dire quanti fossero e alla domanda del Fulvo circa la quantità di manodopera, la volpina bionda aveva ridacchiato buttando lì un Qualcuno. Vedrai! molto vago. Quindi i due compagni stavano attendendo, con un misto di trepidazione e disillusione addosso. Certo era che nemmeno nelle loro più rosee aspettative si sarebbero aspettati tutti quei volontari! Umeko giunse all’appuntamento con un nutrito gruppo di volpi a seguito! Il basso chiacchiericcio e lo scalpiccio della loro salita, preannunciò il loro arrivo, lasciando basiti sia kitsune che shinobi.
…Ora ho seriamente paura di lei. Commentò Natsume, riferendosi all’amica tutta sorridente che non perse tempo a raggiungerli.
Pff! A questo punto penso che potremmo anche farcela!
Quella sera iniziarono i lavori. Decisero di cominciare dal tempio, liberandolo dai detriti in modo tale da poter prendere atto con più chiarezza dei danni e iniziare a metterci mano. Le scale sarebbero state l’ultima cosa. Siccome le fratture di Natsume non erano ancora completamente guarite, il Rosso chiese lui di mettere in salvo il salvabile delle piante e dei fiori presenti nel giardino esterno. Aveva capito che il Fulvo aveva buon occhio per queste cose, ed essendo un lavoro meno pesante che non gravava sulle sue costole in maniera eccessiva, lo invitò ad occuparsene. D’altronde se si fossero messi a lavorare, avrebbero potuto finire col calpestare piante e fiori che sarebbero potuti essere salvati, solo perché in mezzo al passaggio comodo. Meglio spostarli, farli riprendere e, una volta finiti i lavori al tempio, rimetterli al loro posto. Yu e la sua copia, vennero reclutati da Ojiisan - che era un vecchio scultore - per sistemare l’antica iscrizione. Umeko aiutava qui e là dove c’era bisogno, dando buoni consigli su come migliorare l’aspetto estetico del tutto. Insomma…lentamente tutti si organizzarono in piccoli gruppetti per occuparsi di questo o quel particolare. C’era chi costruiva le impalcature per poter raggiungere i danni più alti - anche se non tutti ne avevano bisogno, perché Yu si accorse che diversi sapevano camminare sulle pareti proprio come lui! - chi si era fatto un piccolo cantiere per progettare e mettere assieme il nuovo altare, chi stava rimettendo a nuovo i dipinti e chi si occupava delle statue. A rotazione, poi, durante il giorno, andavano al villaggio, aiutando anche lì. Umeko aveva messo assieme davvero una bella squadra! Funzionava e i lavori procedevano ad un buon ritmo. Ovviamente non era l’unica cosa a cui pensare. Tutto quel rimettere in sesto, faceva venire fame! E gli abitanti del villaggio avevano preso l’abitudine, la sera, di fare una bella cena tutti assieme. Siccome Momiji era un po’ un cantiere vivente in quei giorni, allestivano il posto leggermente fuori dal villaggio, nei pressi del bosco sacro. Un bel falò - anche se non c’era mai una vera notte lì - e una serie di ceppi e trochi, avanzati dai lavori, tutto attorno. Yu, Natsume, Kiyoshi e un piccolo gruppo di altre kitsune erano gli addetti alla caccia. Che più che caccia era pesca, nel novanta per cento dei casi. A quelle cene partecipavano tutti, ma proprio tutti! Sia chi lavorava al villaggio, sia chi si dava da fare di nascosto anche al tempio, sia chi credeva non fosse corretto per lui essere lì. Quindi c’era sempre bisogno di una buona dose di pesce o carne e verdure.
Una di quelle sere, avevano preparato una bella zuppa di pesce e radici di loto, accompagnate da un tè verde un po’ slavato per farlo bastare per tutti. Ricevuta la sua porzione da Umeko, Yu aveva finalmente posato le chiappe stanche sul tronco. Anche quel giorno avevano lavorato come dannati! Ci voleva proprio quel pasto gratificante. Aveva anche un buon profumo. Era un momento conviviale quello, tutti ricevevano la loro ciotola e il loro bicchiere e tra una chiacchiera e l’altra cenavano animatamente. Solo Yoyuki se ne stava in disparte. Il Rosso lo aveva visto in più di un’occasione avvicinarsi solo una volta che tutti si fossero serviti. Quella sera probabilmente avrebbe fatto lo stesso. Stava giusto osservandolo di sottecchi, infilandosi miracolosamente un cucchiaio di zuppa in bocca, quando si vide arrivare sotto al naso un’altra ciotola colma e un secondo bicchierino di tè. Risalendo il braccio che la teneva, incontrò Natsume a cui rivolse uno sguardo interrogativo. Stava ancora mangiando la sua porzione, perché gliene dava un’altra? Il Fulvo fuggì il suo sguardo, immusonito, forse un po’ in imbarazzo, facendo un cenno con la testa proprio verso dove Yoyuki se ne stava solo soletto.
Non lascio nessuno senza qualcosa da mettere nello stomaco…nemmeno lui. Era evidente che non avesse ancora perdonato il Benedetto di Inari, ma sembrava che un po’ si fosse ammorbidito.
Capito. Gliela porto volentieri!
Meglio di un giocoliere, Yu, tenendo tra le mani sia le proprie ciotole che quelle di Yoyuki, uscì dal cerchio di convivialità, per raggiungere la kitsune solitaria. Se ne stava lì al bordo del bosco, con gli alti alberi percorsi di luce azzurrina alle spalle. Faceva un po’ tristezza e, seppure comprendesse il motivo per cui s ne stava in disparte, gli sarebbe piaciuto che si avvicinasse piano piano. Osservandolo, gli venne in mente quello che gli diceva sempre Hisakata di loro padre. E, sebbene lui avesse la vista meno chiara di quella di suo fratello a riguardo, trovò piuttosto simile il comportamento di Aoi e di Yoyuki.
Oi…non dovresti startene qui da solo, sai? Tieni. Gli porse le sue ciotole fumanti, la più grande per prima, la più piccola per seconda, prima di sedersi al suo fianco per finire a sua volta di mangiare. Non è moltissimo, ma è davvero tutto ottimo!
Yoyuki sollevò lo sguardo e sorrise. Stavo solo aspettando che prendessero tutti il pasto, prima di avvicinarmi. Esatto, come al solito. Per poi rimettersi di nuovo in disparte per non essere un fastidio. Arigatō. Lo ringraziò, prima di chiudere gli occhi dorati, fare un cenno con le mani e sussurrare un “itadakimasu” prima di iniziare a mangiare. Era palesemente affamato, eppure manteneva una compostezza e un’eleganza che in qualche modo a Yu ricordavano quelle di Takumi. Avrebbe voluto dirgli che non c’era bisogno di tutte quelle cerimonie, ma sapeva che, se la kitsune era anche solamente un po’ somigliante al castano, quelle cerimonie facevano parte del suo essere. Se condividi lo stomaco con Kurama, ti conviene procurarti un pasto soddisfacente…e della marmellata di azuki… Lo sentì ridacchiare poi.
Mmmh credo che in realtà lui non abbia affatto bisogno di mangiare. Rispose pensieroso, posando il cucchiaio intagliato sulle labbra. Però ho notato che prova piacere quando metto qualcosa di buono nello stomaco, come gli azuki appunto, quelli gli piacciono proprio! Sento uno strano solletico quando è soddisfatto.
« Ehi, ti dispiace non dargli troppa corda?! E poi non raccontargli queste cose, quello è capace di usarle contro di me alla prima occasione utile! »
Ahahaha, però sono vere!
« Proprio perché sono vere, non dirgliele! »
Maddai…non essere così brontolone. E’ tuo amico infondo no?
« Questo non significa che mi piaccia che sappia certi dettagli. »
Oh e va bene. V a b e n e. Cambio discorso.
Buongustaio, piacciono anche a me. E probabilmente gli piaceva anche l’inarizushi, ma si trattenne dal chiederlo per decenza.
Sai, è stato Natsume a dirmi di portarti la cena. Disse piuttosto, cambiando argomento di punto in bianco e strappando un sorriso sincero al Candido.
Fa ancora fatica a perdonarmi, lo so. Ammise. Ma che ti abbia mandato lui stesso e abbia mostrato preoccupazione per me, mi rende felice. C’è ancora speranza che possa rimediare nei suoi confronti, così come in quelli degli altri.
Stai andando bene! Finì di mangiare la propria cena e bere il proprio tè, riponendo tutto all’interno della ciotola più grande, prima di rivolgere un gran sorriso a Yoyuki. Ne aveva bisogno. Non strafare, però. E riposati come si deve. Se ti ritrovi ammaccato prima di aver finito tutto, sarebbe un bel guaio. Il tuo aiuto è fondamentale per rimettere in piedi Momiji.
Annuì. Finito il mio pasto, andrò subito a letto. Domani si lavora nuovamente. Sistemate le case, si dovrà passare ai campi e alla semina. Poi c’è la distilleria. Elencò, come se si stesse facendo un piano mentale che, come Yu si aspettava, non prevedeva il tempio. E tu? Hai intenzione di tornare nel tuo mondo in questi giorni?
Tornare a casa, eh? Mah, credo di restare ancor qualche giorno. Fece, osservando in lontananza le abitazioni ancora in ricostruzione. Non voglio andarmene senza la sicurezza che il villaggio sia nuovamente in grado di andare avanti con dignità…Insomma lo vorrei salutare da ricostruito. E poi… E qui lo guardò in tralice, brontolando un Nessuno mi garantisce che una volta che me ne sarò andato, potrò tornare o ricorderò anche solo di essere stato qui. Sciorinò quei dubbi e quelle paure, un po’ perché sì, un po’ perché sperava in una risposta che, però, non arrivò.
Corretto. Ridacchiando, Yoyuki disse solo questo, senza dare sazio alla sua curiosità. Nessuno oltretutto ti ha detto che puoi lasciare il villaggio. Se te lo permettessi, suppongo che Natsume mi detesterebbe di più. Probabilmente anche Umeko.
Quando Yoyuki sottolineò a quel modo che effettivamente nessuno gli aveva dato il benestare per lasciare Momiji, Yu fece per dire qualcosa, ma aprì e chiuse la bocca nell’istante in cui vennero tirati in ballo Natsume e Umeko. …Detesterebbero anche me. Commentò. Ma prima o poi dovrò andare…anche lì ci sono persone che mi aspettano. Tipo Takumi, che gli avrebbe tirato il collo per essere stato via così tanto senza avergli detto nulla. Stessa cosa Kai, Hisakata e Urako. Suo padre non era sicuro…
Lo comprenderanno quando sarà il momento. Una carezza sul cuore pesante. Ci si era affezionato a quel luogo e ai suoi abitanti. A Natsume e Umeko in maniera particolare, per ovvie ragioni. Andarsene non piaceva nemmeno a lui. Per il momento non pensiamoci. Ancora il villaggio è ben lontano dall’essere ricostruito e queste sono preoccupazioni dettate dalla stanchezza.
Probabilmente è così. Ridacchiò mentre si stiracchiava, rendendosi conto che era letteralmente uno straccio. Sono più a pezzi che dopo una sessione di allenamento! Quello che ho detto a te, dovrei ricordarlo pure io.
Non perdiamo tempo, allora. E finito l’ultimo sorso di tè, si alzò e allungò i muscoli pure lui. Ma prima va da loro. Va da Natsume.
Prese tra le mani le ciotole di entrambi e annuì deciso Yu, alzandosi a propria volta, facendo per avviarsi e salutando il Benedetto di Inari con un inchino. Ma fatti due passi si fermò, voltandosi di nuovo. Dovresti provare ad avvicinarti domani e dopodomani e dopodomani ancora. Un consiglio che si sciolse in un sorriso. Ci vediamo a casa.
Con la promessa di Yoyuki che avrebbe fatto come gli diceva, raggiunse Umeko e Natsume con le stoviglie da lavare. Sarebbe rimasto con loro e con i pochi volenterosi che li avrebbero aiutati anche quella sera. C’era da spegnere il falò, ripulire l’area, lavare le ciotole e riporre tutto al proprio posto per il giorno seguente. Sembrava di no, ma di lavoro ce n’era da fare eccome, anche senza prendere in conto la ricostruzione. Ma in fin dei conti, farlo assieme era divertente, diventava meno pesante. E anche se una volta sul proprio futon, spesso finiva per addormentarsi prima ancora d’essersi tolto i vestiti, andava bene così. Giorno dopo giorno piccoli progressi si vedevano a vista d’occhio e anche il morale degli abitanti migliorava. Forse, piano piano, altre mani si sarebbero unite a quelle già presenti per la ristrutturazione del tempio.