Kawaakari 川明かり - I Custodi del Crepuscolo, Quest Eremita delle Kitsune per Lucifergirl88

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view post Posted on 16/5/2021, 17:39     +1   -1
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Non era un momento esattamente facile quello che stavano vivendo, nonostante Yoyuki fosse stato finalmente liberato dall'oscuro sentimento che aveva offuscato la sua mente e preso il controllo del suo corpo. Quell'emozione negativa era stata covata così tanto nel corso del tempo che aveva assunto una forma materiale, altamente corrosiva. Era divenuto del tutto simile a un parassita alla ricerca di un organismo ospite dove dimorare, nutrirsi e crescere a dismisura. Yoyuki era l'ospite perfetto per un cancro così dannatamente esteso, adesso non più di una massa viscida schiacciata di peso contro il suolo, in movimento per cercare una forma con cui apparire. Era rivoltante. Persino il suo verso era una sorta di urlo umido, con parole difficilmente comprensibili. Un abominio che aveva distrutto, per mezzo di colui che aveva giurato solennemente di proteggerlo e di proteggere tutti i suoi abitanti nel nome del dio Inari, il villaggio del crepuscolo. Adesso a doverlo annientare erano proprio il Rosso, portatore del potere unico del Kyuubi, e una coraggiosa kitsune che non aveva mai mollato e che aveva molto più di una ragione per combattere. Non si sarebbero risparmiati, ora che la venerata zenko non rappresentava più un ostacolo all'attacco.
I fuochi fatui generati da Natsume volteggiarono sino alla creatura melmosa, debilitandola, mentre un dardo di luce venne scagliato dalle mani del Rosso dai tratti volpini in direzione di quello che pareva essere il petto della massa scura e appiccicaticcia. Oltre al lampo di luce, anche un grottesco urlo riempì lo spazio circostante a seguito di quell'attacco: aveva preso in pieno, squarciandolo in malo modo. Varie parti di melma scura volarono per la stanza, cadendo a terra o semplicemente rimanendo appese a imbrattare muri e colonne, mentre l'essere informe si dimenava nel dolore. Sembrava non fare troppo bene quel trattamento allo strambo nemico. Di tutta risposta, questi produsse dal suo stesso corpo un grosso tentacolo e provò a spazzare via malamente i due oppositori, mentre il suo corpo provava a rigenerarsi. E purtroppo non era solo quello il problema! A parte il dover definire e colpire il reale punto debole di quell'aborto, la cosa più inquietante era che lo stesso stava allungandosi, come se cercasse qualcosa a cui appigliarsi. Gorgogliava e cercava di assumere vagamente le sembianze di Yoyuki per apparire, mentre cercava disperatamente di raggiungere i suoi "pezzi". E fra di essi, escluse le masse pulsanti a bloccare il portone di ingresso al tempio, c'era disgraziatamente anche Umeko, ancora nel pieno della corruzione.

Una fortuna che con i poteri rimasti Yoyuki avesse eretto quella barriera, che si era rivelata assai efficace per mantenere distante l'abominio da loro e permettere alla copia di terminare il primo soccorso della coraggiosa e pazza kitsune dal pelo biondastro. Ma fu anche una saggia mossa lasciarla, quella copia. La zenko aveva combattuto troppo a lungo, forse addirittura per secoli, e le sue energie erano davvero risicate. Non avrebbe retto a lungo nel proteggere se stesso e Umeko. Yuzora era stato previdente e la copia, esattamente come avrebbe fatto lui al suo posto, scacciò in men che non si dica quella melma dal perimetro delineato dalla barriera di Yoyuki, combinando una difesa passiva a una difesa proattiva.
Arigatō. proruppe la zenko, dopo l'ennesimo colpo della copia contro la viscida melma. Era una vera fortuna che fosse li con loro, anche se questo non alleviava affatto i sensi di colpa della volpe bianca. Anzi, probabilmente sapere che fosse in pericolo a causa loro, a causa sua, era peggio. Gomen.. nonostante sia felice di saperti dalla nostra parte e sapere che Kurama vive attraverso te, sei rimasto invischiato in questa brutta storia a causa mia. Ma non poteva essere altrimenti.. ho visto chiaramente il tuo arrivo, alla nascita di Umeko. confessò, osservando poi il volto macchiato della piccola volpe, beatamente assopita in un sonno senza sogni. Solitamente le mie visioni sono solo ipotesi. Non sono mai precise perché non tengono in considerazione le variabili come il libero arbitrio e le scelte che ognuno opera ogni istante della sua vita. Ma quella volta.. quella volta fu chiaro e tutto quello che ho visto si è avverato. Io caduto in disgrazia, il meritevole dai tratti volpini che avrebbe permesso non soltanto a Umeko di tirarmi fuori, ma anche di sconfiggere la corruzione.. un flusso di coscienza, per mantenere salda l'attenzione sull'obiettivo ultimo che era proteggere Umeko, Natsume, Yuzora, Kurama e il villaggio tutto (o quanto meno quello che ne restava) da quell'errore evidentemente inevitabile. Che ci fosse lo zampino di Inari, in tutto quello? Non posso permettere che quella cosa faccia del male alla mia famiglia. Ho già concesso più del necessario.

 
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view post Posted on 23/5/2021, 15:09     +1   -1
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Fu un attacco combinato quello dei due compagni, ormai rodati. I fuochi fatui di Natsume furono i primi a colpire la creatura immonda, andando a debilitarla ed esporla all’attacco di Yu che richiedeva qualche attimo di più per essere scagliato. La kitsune aveva ormai imparato che quando il Rosso richiamava quelle strane lame d’energia e queste si posizionavano a cerchio di fronte alla sua mano, aveva bisogno di qualcuno che lo coprisse, che impegnasse il nemico per quei brevi secondi che gli servivano per concentrare il chakra e scagliarlo verso l’obiettivo! Si mosse quindi di conseguenza, seguito solo qualche istante dopo dal dardo di luce di Yu che, pericoloso, tagliò l’aria, colpendo la creatura in pieno “petto”…o quanto meno quello che lo shinobi ritenne essere tale. Il Rancore si aprì come fosse burro al contatto con la sua offensiva, squarciato, e varie parti di melma finirono un po’ ovunque, anche addosso ai due compagni di sventura che, però, istintivamente, se li levarono subito di dosso, con un gesto secco. Fu una reazione più al bruciore causato al tocco di quella roba che ad una reale consapevolezza del fatto che, un contatto prolungato, avrebbe potuto corrompere anche loro come era successo con Umeko e tutti gli altri.
Non sembrava che quel trattamento piacesse molto a quella fanghiglia. Non appena colpita, urlò di un urlo inumano, prodotto da non si sa quali corde vocali - forse solo un’imitazione di ciò che poteva fare finchè occupava il corpo di Yoyuki - che scosse l’intera stanza. Un gorgoglio di dolore che si rifletté sul suo stesso essere che prese immediatamente a ribollire e dimenarsi, richiudendo l’apertura causata da Yu qualche istante prima. Kitsune e shinobi se ne accorsero immediatamente e l’istinto fu quello di battere il ferro finchè era caldo, di non dare respiro a quella creatura che, in maniera piuttosto evidente, sembrava in grado di rigenerarsi. Se non che, probabilmente proprio per coprire quel momento di debolezza, il Rancore si allungò in un tentacolo grossolano, nel tentativo di allontanare dal proprio corpo malconcio i due avversari. Fu veloce, una scia di viola schifezza che i due riuscirono a schivare per un pelo, indietreggiando e riprendendo le distanze. Era chiaro che quel mostro melmoso avesse più di un asso nella manica. Non solo si rigenerava, ma assumeva forme sempre più grottesche - nel delirio del dolore, riuscì per qualche istante a prendere vagamente l’aspetto di Yoyuki - e si allungava, spiaccicato a terra di fronte all’altare, andando a recuperare tutti i pezzi di rancore presenti nella stanza.


« Chikushō! Sarebbe così facile se potessimo utilizzare la Teriosfera! Un attimo e bum! Di quella cosa non resterebbe che il ricordo, te lo dico io. »
Già...ma non siamo nella posizione di poterlo fare. A meno che non vogliamo distruggere completamente il tempio. E la montagna…E il villaggio. Forse anche l’isola intera, ma non sapeva con precisione quando forte potesse essere una Teriosfera lanciata da lui e non da Kurama. Francamente sperava di non scoprirlo a breve.
« Lo so, dannazione! Lo so! Dobbiamo assolutamente trovare il modo per…Kuso! Attento a quello! »

Troppo tardi. Nel mentre schivava uno dei tentacoli con cui la creatura stava tenendoli occupati, un secondo lo colpì in pieno proprio alla bocca dello stomaco, scaraventandolo verso una delle colonne. L’impatto fu poco piacevole. Il dolore causato dallo sbattere sul legno massiccio, gli fece strabuzzare gli occhi e mancare il fiato per qualche attimo, ma Natsume fu subito accanto a lui. Si era trasformato in versione volpina - per risparmiare energia e per essere più agile, diceva - ma si capiva lo stesso dal suo muso che fosse terribilmente preoccupato. Un sorriso affaticato e una pacca sul dorso però bastarono a tranquillizzarlo, gli orecchi abbassati si drizzarono e Yu si rimise in piedi. Quell’agglomerato di rancore, restava però un grosso problema…e diventava sempre più grande! Aveva assorbito ormai tutti i pezzi di melma che coprivano la scritta dietro all’altare e anche i residui di quelli scaraventati in giro da Umeko quando aveva aperto il portone. Ma non sembrava avere la benchè minima intenzione di fermarsi. E Natsume, checchè ne dicesse, aveva assunto quella forma perché non aveva più le energie per mantenere quella umana. Non era uno sciocco Yu…la sua barretta poteva averlo aiutato un po’, ma non mangiare adeguatamente per giorni e giorni non permetteva a quel pasto di fare miracoli!
Dovevano assolutamente liberarsi di quella roba al più presto. Ma come?! Ogni ferita che gli infierivano veniva risanata nel giro di pochi attimi. I tentatoli che tagliavano, si ricreavano con un rumore umido e melmoso…Aveva sicuramente un punto debole da qualche parte, un nucleo, ed era lì che avrebbero dovuto colpire! Ma ancora non l’avevano trovato e, cosa ben peggiore, iniziavano a faticare a tenere a bada le propaggini che si allungavano per tutto il tempio.


Umeko!

Natsume si lanciò proprio verso una di queste che stava avvicinandosi pericolosamente alla barriera dove la volpina e Yoyuki erano barricati. Cieco a tutto il resto. Fu per puro miracolo che Yu riuscì a proteggerlo da un secondo attacco, ponendosi tra lui e il Fulvo e tagliando il tentacolo con le sue spade di chakra.

Non farti guidare dalla tua paura Natsume! Il nemico è qui davanti. Lo redarguì, per poi affiancarlo, retrocedendo lentamente, senza togliere gli occhi dal Rancore. Capisco la tua preoccupazione, ma non hai di che temere per lei…C’è il mio clone. Lui è me, agirà come se fossi io.


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<p align="center">Ed era così. Nelle retrovie il clone di Yu, dopo aver portato le prime cure alla ferita sul petto subita da Umeko, si era posto a difesa della barriera, uscendo dalla stessa, andando ad erigere, di fatto, una seconda difesa. Yoyuki era forte, ma dopo tutto quel tempo in cui aveva resistito e combattuto contro quella cosa, aveva le energie ridotte al minimo. La sua barriera avrebbe retto, ma se avesse subito notevoli pressioni dall’esterno avrebbero potuto esserci dei problemi. Era per questo che Yu lo aveva lasciato lì: per impedire che questo accadesse, per proteggerli, per permettere alla Zenko di fare ciò che andava fatto, per permettere a loro di non preoccuparsi troppo di chi avevano alle spalle.
E il clone era l’unica opportunità che Yu aveva. Il suo unico lascito. Ma si rivelò essere quello giusto. La formazione di bolle umana, agì come avrebbe agito il Rosso stesso. Ragionava come ragionava lui, i suoi obiettivi erano gli stessi e non appena vide il rancore iniziare ad espandersi mirando al loro rifugio, si mise in gioco. Hakanai alla mano, non permise mai che la melma si arrampicasse sulla barriera, sovraccaricando la resistenza di Yoyuki. Fece di tutto per fermala lungo il perimetro. Poteva usare solo le sue bolle, ma furono abbastanza. Creò una barriera ulteriore e con le esplosive fece in modo di distruggere i tentacoli che si allungavano fino a lì. Non poteva e non voleva che Natsume si preoccupasse. Il suo compito era difendere quel piccolo angolo e lo avrebbe fatto ad ogni costo…fino a quando i colpi subiti non lo avessero fatto dissolvere.
Fu dopo l’ennesimo salvataggio al limite che la voce di Yoyuki fece capolino alle sue spalle. Il clone voltò appena gli occhi, tirandoli, per poi tornare con l’attenzione verso l’esterno, pronto a difendere quel punto a costo della vita. Ma questo non significava che non ascoltasse, anzi, i suoi orecchi seguirono tutto il discorso della Zenko. I suoi ringraziamenti, le su scuse…quella lunga confessione sul fatto che gli dispiacesse di averlo coinvolto, ma che fosse inevitabile, in quanto scritto in un destino che moltissimi anni addietro lui aveva già visto. Non si perse nulla e, proprio come avrebbe fatto l’originale sé stesso, si chiese se il fatto che, proprio in quell’occasione specifica, la visione di Yoyuki fosse stata così precisa e specifica, contrariamente al solito, non significasse che dietro a tutto ci fosse davvero lo zampino di un essere superiore. Tra l’altro, se ciò che la Zenko diceva era vero, la vittoria di Natsume e Yu era già stata decisa. Ma meglio non rischiare!
Fece esplodere un altro tentacolo che si era avvicinato troppo e solo alla conclusione del lungo flusso di coscienza di Yoyuki, la copia sorrise soddisfatta, rispondendogli con le sue stesse parole.


Così deve essere.


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<p align="center">Nel frattempo Yu e Natsume stavano continuando a combattere la melma. La fatica iniziava a farsi sentire per entrambi, ormai. Ricoperti di abrasioni ed ustioni causate dal contatto col Rancore, i due compagni non si erano però ancora arresi. Concentrati sull’obiettivo, consci che, alle loro spalle, un fidato compagno stava lavorando per loro, come avrebbero fatto loro, potevano dedicarsi unicamente a ciò che dovevano fare. Ma…nonostante tutto, non avevano fatto molti progressi. Gli attacchi si susseguivano senza sosta. Sia da parte della melma, sia da parte di kitsune e shinobi, ma, mentre loro erano sempre più stanchi e feriti.., il Rancore si rigenerava di volta in volta, tornando all’attacco più furioso di prima. Quei suoi strani lamenti ormai erano diventati quasi un mantra. Sembrava chiamasse Yoyuki con quella sua voce grottesca, ma avrebbe potuto benissimo essere solamente un suono che ci assomigliava. Non che la cosa fosse comunque d’aiuto. Ma lo sapete com’è, no? Sono quei momenti in cui la stanchezza offusca la vista, attutisce l’udito e si finisce per concentrarsi su qualsiasi cosa, anche la più banale, fino a che…l’ennesimo attacco non costringe a tornare coi piedi per terra! Rotolarono a terra, stavolta, per schivare il tentacolo e si ritrovarono uno accanto all’altro, occhi sul nemico.

Che facciamo, Yu? Qualsiasi cosa sembra non tangerlo minimamente! Ed era così. Lo avevano colpito in tutti i modi, eppure era ancora lì, di fronte all’altare in tutta la sua schifosa presenza.

Deve avere un punto debole…Solo che non lo abbiamo ancora trovato. Si passò il dorso della mano sulla fronte, levando il sudore. Bruciava tutto, ogni parte del suo corpo, ogni muscolo era in fiamme. Ma non potevano arrendersi ora.

…E se non ci fosse? Voglio dire, guardalo!

Ce l’ha. Rispose secco, forse troppo, perché gli orecchi di Natsume scattarono indietro pochi secondi, quasi fosse stato rimproverato, prima di tornare belli dritti.

D’accordo. Ce l’ha. Ammise la volpe, muovendo la coda nervosamente. Dov’è? Dove potrebbe essere il suo nucleo?

Volse gli occhi verso il compagno. Giusto. Fino a quel momento non si erano fermati un secondo a ragionare sul “dove”. Immagino sia nella parte più protetta del suo corpo.

Bella merda.

Lo era davvero. Significava che era in mezzo a quel grumo di melma. Nella parte più profonda…ma - sempre ammettendo che fosse vero - per metterlo allo scoperto avrebbero dovuto ridurlo talmente male da fare in modo che ci mettesse un po’ a rigenerarsi. Un taglio netto non bastava. Serviva qualcosa di più esteso, più numeroso, più imprevedibile. Qualcosa che gli permettesse di colpirlo e ridurlo ad un ammasso di fanghiglia disciolta senza doversi preoccupare di affrontare quei tentacoli per annullare le distanze e portare un attacco di spada. Doveva rimanere fuori dalla sua portata, non farsi sotto.
Ce l’aveva qualcosa di simile nel suo repertorio, escludendo la Teriosfera di Kurama?
Sorrise. Oh, ma certo che ce l’aveva.


Credo di avere un’idea. Annunciò al compagno, mettendo mano all’Hakanai. Tieniti pronto e tieni gli occhi aperti, ok?

Ehi! Ti dispiace dirmi cosa vuoi fare?!

Ottenne solo un sorriso come risposta, ma fece ugualmente qualche passo indietro come il compagno. Istintivamente. Come se si aspettasse qualcosa di pericoloso. Glielo diceva il pelo che si era rizzato sulla sua schiena! Un attimo dopo Yu stava soffiando una moltitudine di bolle che subito fece raggruppare attorno alla melma, proprio come aveva fatto precedentemente con il portale. Erano tantissime, di misure differenti, munite d’un chakra denso ed instabile e rilucevano di tutti i colori dell’iride.
Fu un attimo che parve un’eternità. Poi, il sogghigno irriverente dello shinobi. Lo schiocco delle sue dita. E, infine…la detonazione a catena che brillò attorno alla melma.

 
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view post Posted on 29/5/2021, 17:29     +1   -1
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Gestire quell'ammasso informe di melmoso rancore non era per nulla semplice, a maggior ragione se ogni attacco combinato della kitsune e dell'umano s'infrangeva contro la massa corrosiva senza ottenere risultato. Andavano stancandosi ogni minuto che passavano a difendere e controbattere, mentre quel putridume ignobile si rigenerava come nulla fosse accaduto, pur gridando di dolore con quel verso poco comprensibile e cercando disperatamente di replicare le fattezze del tramite che aveva perduto. La ricerca della corruzione non si era arrestata e anzi la mira venne proiettata verso la postazione di Umeko, unica rimasta a patire quella condizione seppure adesso fosse assopita da una forza maggiore. Almeno quella tribolazione le era stata magnanimamente risparmiata.
La copia stava muovendosi bene nella difesa e le parole della zenko, che sapevano di confessione e di estremo rammarico per quanto accaduto, vennero assorbite senza però essere motivo di distrazione. Yoyuki era evidentemente scosso da quella prova tanto intensa a cui era stato forzatamente sottoposto, tanto fisicamente quanto psicologicamente. Sorrise ad ascoltare le sue stesse parole pronunciate attraverso la voce del meritevole coinvolto in quel disastro, e vennero interpretate come accettazione del suo ruolo senza alcun rimpianto. In effetti, non sembrava dargli colpa di quanto accaduto, seppure ne avesse avuto motivo anche lui. Questo lo rincuorava. Kurama aveva scelto bene a chi legarsi. Fu allora che fece appello a tutta la forza rimasta per sollevarsi da terra, lasciando comodamente la volpina col capo poggiato su un morbido involucro di bianche vesti. Si avvicinò al meritevole e intercettò un attacco al fianco scoperto, immobilizzando il tentacolo di rancore nella sinistra e facendolo esplodere.
E’ me che vuoi, non prendertela con chi non c’entra! s’espresse con convinzione, seppure fosse evidente quanto la stanchezza gli impedisse di essere abbastanza forte da annichilire il nemico. Se quella era una minima parte del suo potere, sarebbe stato curioso vedere lo splendore della sua piena potenza. Non ti permetterò di toccare mai più la mia famiglia. e quelle ultime parole includevano anche Yūzora e Kurama. Quell’abominio non avrebbe alzato un solo lurido tentacolo su quel ragazzo, pure esso non fosse altro che una copia di colui che stava arduamente combattendo con l’aiuto di Natsume. Per quanto avesse voluto essere in prima linea ad aiutarli, loro sarebbero stati protetti Kyuubi in un modo o nell’altro.

La miriade di bolle iridescenti soffiate con decisione dall’hakanai del Rosso accerchiarono rapidamente il nemico ed esplosero in una sequenza sparsa che ebbe l’effetto di fare a pezzi la creatura fatta di melma, che niente poté per difendersi dal devastante attacco. Adesso era come osservare un composto denso e non amalgamato a perfezione, pericolante su se stesso. Ma questo ebbe anche un altro effetto, ovvero quello mettere allo scoperto quattro punti differenti dal resto della massa, che si formarono ramificandosi dalle 'ferite' di quell’essere. Erano occhi solitari dall’iride color ocra e la pupilla ferina, che osservavano i suoi avversari con sempre crescente rancore mentre tentava di ricomporsi. Due di essi esplosero nel giro di pochi attimi, destabilizzando enormemente la creatura che si mosse in preda agli spasmi: erano stati due sottili raggi di candida luce, che fischiando da dietro la loro posizione avevano colpito con precisione il loro obiettivo. Era stato Yoyuki a crearli con le ultime forze rimaste, prima di cadere nuovamente in ginocchio sorretto dalla copia. Non ci fu bisogno di parole e di spiegazioni, poiché Natsume comprese subito. Osservò Yūzora con rinnovata determinazione.
Tieniti pronto ad attaccare. Scriviamo la parola fine su questa brutta storia e torniamo da Umeko! disse, cercando di darsi coraggio e di darne anche al compagno umano, ravvivando quel barlume di speranza che fino a poco prima pareva quasi soffocare dinnanzi all’evidente verità. Con furore creò nuovamente i suoi fuochi fatui, che diresse verso i due occhi rimasti, quindi si lanciò a capofitto, facendosi sponda con le macerie delle colonne per arrivare a strapparli. E lo fece con rabbia, senza alcun riguardo. Voleva farla finita.
Soltanto dopo aver strappato gli ultimi bulbi color ocra, se ne aprì al mondo un quinto. Era più grande e al centro dell’ammasso.
ORA YU! sollecitò la volpe, dopo aver sputando via i rimasugli della sostanza melmosa che pareva avere lo stesso sapore di un conato d’acido dallo stomaco. Adesso era tutto nelle mani del Tenshi, e del Kyuubi suo compagno. Solo un colpo e tutto sarebbe tornato come prima, seppure irrimediabilmente cambiato per sempre.

 
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L’aspra difesa del clone continuava senza sosta, allo stesso passo dei tentativi dei due compagni d’armi di trovare il modo di liberarsi del Rancore al più presto. Ma così come in prima linea la situazione non era delle più rosee, anche nelle retrovie la battaglia si faceva di minuto in minuto più complessa e problematica. La sola copia iniziava a faticare a tenere a bada i continui attacchi della melma. I tentacoli violacei arrivavano da ogni direzione, mettendo a dura prova i suoi riflessi e la sua resistenza, così come quella della barriera innalzata da Yoyuki. Sì, perché ora che le offensive si erano fatte così insistenti, il clone non riusciva più a garantire che nessuna di queste andasse a fare pressione sul perimetro di difesa imposto dalla Zenko. Ogni secondo che passava, diventava sempre più difficile impedire che i tentacoli raggiungessero quel velo protettivo e, spesso, gli attacchi della copia giungevano quando la melma aveva già messo le zampe sulla barriera! Iniziava a chiedersi se la visione di Yoyuki fosse veramente corretta…Dalla distanza osservava di tanto in tanto il suo originale e Natsume combattere senza sosta, ma era chiaro che anche loro stessero accusando la fatica. Li vedeva resistere senza però giungere a qualcosa di concreto. Era una situazione davvero critica e se si fosse prolungata ancora per molto sarebbe stata la fine per tutti. Fu mentre quel pensiero gli attraversava la mente e volgeva in tralice gli occhi a coloro che stava proteggendo, dietro di lui, che un attacco più massiccio degli altri lo prese alla sprovvista! Costretto a difendersi col kunai, recise uno di quei tentacoli giusto poco prima che lo raggiungesse, imprecando a denti stretti. Movimento questo che gli costò un fianco scoperto. Aveva già visto la morte in faccia, quando un secondo tentacolo puntò a lui. Non si sarebbe mai voltato in tempo, non sarebbe mai riuscito ad imbastire una difesa adeguata e, se lo avesse scansato - come avrebbe normalmente fatto - quell’offensiva si sarebbe schiantata sulla barriera! Stava ancora cercando di scindere cosa fare, quando un’ombra bianca si frappose tra lui e quel portatore di disgrazia. Era Yoyuki! Uscito dalla barriera, si era messo in mezzo e aveva fermato quel tentacolo con una sola mano, facendolo esplodere un secondo più tardi solo aumentando la propria stretta. Pazzesco…se ridotto in quella maniera riusciva a fare una cosa simile, come doveva essere il suo meglio? Kurama aveva ragione a dire che non fosse da sottovalutare. E le parole che pronunciò erano sicuramente specchio di quella forza che, in quel momento, era solamente l’ombra di sé stessa. Parole potenti, pregne di convinzione, parole che in qualche modo toccarono il cuore della copia. Stava infatti per rispondere qualcosa, ma riuscì solamente a pronunciare un Arigat..?!. mangiucchiato, prima che un’esplosione a catena, rimbombasse per il tempio.


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Aveva funzionato! Le sue bolle erano detonate in sequenza, esenti da un apparente schema, senza dare tregua alla melma che non ebbe né tempo, né modo di rigenerarsi. Troppe esplosioni per potersi concentrare su un punto, troppi danni per riuscire a contenere le ferite ed organizzare una ricostituzione generalizzata. Non poté nulla per difendersi da quell’attacco, nulla. Se lo prese in pieno con tutte le conseguenze del caso. Quando il fumo causato dall’esplosione e dal contraccolpo subito dalla struttura del tempio, iniziò a diradarsi, quello che i due compagni videro fu un ammasso informe, pericolante su sé stesso, senza più nemmeno quella sottospecie di “forma” che riusciva a mantenere fino a poco prima. Ma non era tutto lì. Perché, proprio in mezzo a quella massa distrutta, piantavano radici quattro orrendi occhi…Avevano l’iride ocra e una pupilla ferina e nervosa che scattava di qua e di là, su Yu e Natsume, con rabbia crescente, mentre la melma cercava di ricomporsi e nascondere nuovamente quelle strane formazioni oculari. Ma non ne ebbe mai il tempo.
Proprio mentre il Rosso e il Fulvo stavano ancora capacitandosi di quello che stavano vedendo, due fasci di candida luce fischiarono nell’aria andando a colpire due di quegli occhi che si gonfiarono per poi esplodere, lasciando al proprio posto due monconi con radici che si piantavano nella melma senza più alcuno scopo.
Non fu difficile risalire all’autore di quell’attacco. Era stato Yoyuki, con le sue ultime forze, prima di accasciarsi a terra sorretto dalla copia. Ma era quanto bastava per dare forza e fiducia a Yu e Natsume, che non ci misero molto a capire che quelli fossero i fantomatici punti deboli che andavano cercando. Quando la kitsune si rianimò partendo all’attacco, lo shinobi annuì con convinzione, mettendosi in guardia, pronto ad intervenire nel momento opportuno. Le spade di chakra volteggiavano attorno a lui, con rinnovato vigore e Kurama piantava gli artigli nel ghiaccio della lastra su cui sostava, teso ma euforico.
Attendere, osservando l’azione a distanza non fu facile. Aveva un misto d’agitazione ed esaltazione addosso, simili ad elettricità che correva sulla pelle. Ma doveva pazientare, doveva aspettare. Natsume stava dandogli l’opportunità definitiva. Si era lanciato contro gli ultimi due occhi con rinnovato ottimismo, lasciando che i suoi stessi fuochi fatui gli aprissero la strada. E su quelle strane formazioni stava ora sfogando tutta la sua ira. Lo vedeva chiaramente Yu, lo aveva notato già da come era partito, ma lo vedeva molto meglio ora mentre strappava quelle radici melmose dalla base, agguantandole tra le fauci e tirandole via con rabbia. Fu solo dopo che Natsume ebbe lacerato e sradicato entrambi gli occhi che dalle membra di quella melma se ne innalzò un quinto. Orrendo tanto quanto i precedenti, ma più grande, aprì le palpebre violacee mettendo a fuoco colui che, probabilmente, avrebbe decretato la sua fine.


« E’ lui Yu! Mettiamo fine a questa faccenda: distruggiamolo! »

Il sollecito di Kurama arrivò in concomitanza a quello di Natsume ed entrambi funsero da via libera per uno Yu che non ne poteva più di stare a guardare. Con un gesto secco, sottrasse all’aria una coppia di Kitsuneo, scattando con ferocia verso il nemico. Sette spade di chakra, sarebbero bastate a difenderlo, da eventuali attacchi di quella creatura ormai morente. Ma non gliene importava granchè. A dirla tutta, non vedeva l’ora di piantare quelle spade in quel bulbo orripilante…Era forse la prima volta che si sentiva in quel modo, era forse la prima volta che potesse dire di avere veramente sete di sangue, anche se lì di sangue non ce n’era di sicuro. Lasciò che fosse l’istinto a guidarlo, lasciò che la rabbia sua e di Kurama accompagnassero quell’ultimo attacco. Stava ancora coprendo la distanza, quando cambiò impugnatura delle spade di chakra. Voltò la lama indietro, stringendo l’elsa come fosse quella di un kunai e fu a quel modo che le brandì contro il suo nemico. Con rabbia, spiccò un balzo piombando sull’occhio dall’alto, piantando di cattiveria le Kitsuneo di punta, fino a dove riuscì a spingere. Mentre un grido lasciava la sua gola, graffiandola.

Kieusero!

 
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In quell'ultimo, fatale, colpo venne scaricata tutta la frustrazione e la sofferenza dell'intero popolo delle kitsune. Il Rosso, che soltanto da poco era stato accolto in quella rigogliosa terra macchiata dal marciume di un rancore secolare, era stato portavoce ultimo di quelle grida. Piantò due delle Kitsuneo in suo possesso nel bulbo oculare della creatura, con selvaggia cattiveria, sino a vedere le lame scomparire, sentendo quell'essere contorcersi e pulsare mano a mano che la lama penetrava nella sostanza melmosa di cui era composto, dalla consistenza simile a un panetto di burro lasciato troppo tempo a temperatura ambiente. L'occhio, gonfiandosi, esplose dopo qualche secondo e l'onda d'urto investì in pieno Yūzora, tanto da farlo letteralmente volare all'indietro. Avrebbe battuto duramente contro il freddo portone d'ingresso al tempio, se Natsume, con le sue ultime forze, non avesse operato la trasformazione semi umana e lo avesse intercettato al volo, finendo lui stesso contro la parete. All'impatto venne a mancargli il fiato e quasi non gli uscirono gli occhi fuori dalle orbite. Si era fatto male, ma ne era valsa la pena. Yu era atterrato in qualcosa di più morbido. Tossì sangue, probabilmente aveva una costola incrinata, ma la prima cosa che disse in tono assolutamente preoccupato fu quello S-stai bene?! che, se lo avesse sentito Umeko, lo avrebbe sgridato da testa a piedi. Era un baka.
Come le kitsuneo, anche la copia era scomparsa in una miriade di goccioline impercettibili. Yoyuki era rimasto piegato al suolo, ansimante; Umeko dormiva ancora sonni tranquilli, ma a differenza del resto della corruzione (che stava scomparendo in piccole particelle di luce) quella sul suo corpo pareva non essere scomparsa. La sua pelle rimaneva macchiata, e chissà per quanto avrebbe dovuto combattere per debellarla del tutto. Sorretto dal meno dolorante Yūzora, Natsume si avvicinò alla piccola volpe biondina e la osservò preoccupato.
Perché? chiese, sentendo crescere la collera. Perché lei è ancora così?! Perché non è scomparsa la corruzione?! strinse i pugni e snudò i denti. Voleva urlare. Se fosse servito a qualcosa avrebbe preso a pugni persino Yoyuki, superando ogni barriera reverenziale nei suoi confronti. Non preoccuparti. Scomparirà. Ha bisogno di tempo.. intervenne stancamente Yoyuki, con le orecchie basse e le code strette al corpo in un chiaro segno di auto protezione. Era mortificato. Ma nonostante tutto si avvicinò cauto alla piccola e impose la sinistra su di lei, irradiandola di una luce bianca e tiepida. Tossì dopo un po', sputando corruzione che presto scomparve fra le sue mani. Le aveva appena dato un aiuto a smaltire quello che era attecchito nel suo organismo, senza bisogno di spiegazioni o elogi. Sapeva di non meritare altro che la loro collera e quindi preferì rimanere in silenzio, a cercare di regolarizzare il suo respiro e rimuginare su come poter porre rimedio a quel disastro. Lo doveva a tutti.

Sedette non troppo distante, ma nemmeno troppo vicino. Sollevò lo sguardo, osservando mesto la scritta che svettava sopra all'altare distrutto dall'esplosione, in una lastra scolpita con dei kanji in parte oramai poco leggibili.



"--- appartengono a specie diverse, --- tra di esse.
I morti --- , le volpi vagano tra i mor ----.
I ---- seguono sentireri ---- , le volpi si muovono fra le divinità ---.
I sentieri della luce e dell'osc----- mai, gli spiriti --- vegliano --- tra di essi."



Il resto purtroppo era totalmente illeggibile, ma il sommo Yoyuki conosceva a perfezione ogni parola. Quella era l'identità del suo popolo, il loro retaggio e la loro missione. Sospirò. Ve ne prego.. disse debolmente, mentre dal portone principale entravano le volpi superstiti, sorprese eppure timorose. ..portatemi fuori. Al centro del villaggio, dove dormono gli spiriti volpe imprigionati nella colla. una supplica, mentre osservava Yūzora più che Natsume, come se sapesse che quella prigione fittizia fosse opera sua. Ma non era uno sguardo di rimprovero, tutt'altro. Nei suoi occhi c'era un barlume di speranza. Forse qualcosa di buono poteva ancora farla, con le poche energie che gli erano rimaste.

 
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view post Posted on 6/6/2021, 16:05     +1   -1
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Successe tutto in un battito di ciglia. Le Kitsuneo vennero piantate nell’occhio fino a quando il pugno di Yu non entrò in contatto con la melma di cui era composto, avvertendo chiaramente le lame di chakra penetrare in quel mostro dalla consistenza gelatinosa, sentendo gli spasmi della creatura, le sue grida incomprensibili a riempirgli gli orecchi. Ma non mollò la presa. Non la mollò mai. Voleva essere certo di mettere la parola fine a quella storia, d’osservare con i propri occhi la fine di quell’immondo essere.
E lo fece. Sotto il suo sguardo scarlatto ricolmo d’ira, l’occhio si gonfiò sempre di più fino ad esplodere. Il rumore secco lo rese sordo per qualche attimo, ma l’onda d’urto che lo investì la sentì tutta. Fu come un pugno in pieno stomaco: gli rubò il respiro e gli diede una nausea istantanea. L’impeto fu tremendo. Non riusciva a muoversi per compiere qualche manovra d’atterraggio che gli impedisse di finire a peso morto addosso a qualcosa. Era come un sacco di patate sospinto da un forte vento. Si vide sempre più lontano dalla creatura e comprese, con quella lucidità sinistra e masochistica che precedeva certi momenti, che stesse volando dritto dritto verso l’entrata del tempio. Sarebbe andato a sbattere contro una delle ante semiaperte del portone. Chiuse gli occhi fortemente, facendosi piccolo, preparandosi all’inevitabile impatto…ma quando questo avvenne, fu meno doloroso di quanto si fosse prospettato. Ancora intontito, sentì un lamento di dolore non proprio seguito da dei colpi di tosse. Riaprì gli occhi, confuso, guardandosi attorno. Era a terra, proprio vicino al portone, ma tra quest’ultimo e lui c’era Natsume! Era tornato in forma umana e ora stava a terra rannicchiato; al suolo, vicino alla sua bocca, delle macchie di sangue. Quello sciocco lo aveva intercettato prima che andasse a sbattere, era palese! Ma come gli era saltato in mente?! E la prima cosa che faceva era preoccuparsi per lui! Razza di…Aaaaargh! Non poteva nemmeno picchiarlo!


Baka! Inveì alla sua domanda preoccupata. Hai già un braccio malmesso, che sarebbe successo se ti fossi fatto qualcosa di serio? Fammi vedere. Cercò di capire se fosse tutto intero, questa volta sembrava di no…doveva avere almeno una o due costole incrinate. Nulla di fatale per fortuna. Sospirò. Ti rimetterai. Ma sei stato un folle! Non dovevi…me la sarei cavata. Lo aiutò a rimettersi in piedi, mentre quei rimproveri lasciavano la sua bocca, in maniera sempre meno convinta. Alla fine, Yu, sul suo viso di sempre, senza più i segni della presenza di Kurama, aveva stampato un broncio infantile. Grazie, però.

Sorreggendo Natsume, il Rosso si avvicinò a Yoyuki e Umeko. La sua copia era scomparsa nel momento in cui era stato colpito dall’esplosione, così come le spade di chakra. I ricordi del clone, si erano incastrati coi suoi rivelando le conversazioni e i fatti vissuti da quest’ultimo. Un risvolto che aveva già ipotizzato, ma che finalmente trovava conferma: la Zenko già sapeva cosa sarebbe successo dalla nascita della volpina bionda. Un fato pesante, implacabile ed ineluttabile che, crudele, si era mostrato chiaro ai suoi occhi per poi verificarsi con altrettanta spietatezza, senza permettere che Yoyuki potesse opporvisi. Non era così che doveva andare. Il destino era già scritto. Quanto meno quella trama specifica. E prevedeva che Yu arrivasse in quel luogo. Che i protagonisti di quella storia muovessero i loro passi tutti assieme, perché si potesse giungere alla conclusione che ora era di fronte ai loro occhi. Sebbene non fosse quella che lo stesso shinobi si aspettava.
La corruzione stava sparendo, disfacendosi in particelle di luce, liberando il tempio dalla sua presenza infestante e, probabilmente, anche il villaggio e i suoi dintorni. Se c’era un posto da cui non se ne stava andando, però, era il corpo di Umeko. La volpina dormiva ancora sonni tranquilli, ma le macchie viola sul suo corpo non accennavano ad andarsene. Sembrava fossero stranamente persistenti e risultava preoccupante, nonostante l’espressione serena sul viso della kitsune addormentata. Yu si sentiva in colpa per quanto le era successo al villaggio, vederla ancora in quello stato lo angosciava, ma non era l’unico. Sentì Natsume al suo fianco farsi nervoso ed irrequieto di fronte a quella vista e non ci mise molto, il Fulvo, ad esternare la sua collera. La sputò, velenosa, addosso ad un Yoyuki mortificato. Probabilmente, nonostante quella storia fosse già scritta, non riusciva a fare a meno di ritenersi colpevole. Se ne stava lì, con gli orecchi bassi e le code strette attorno al corpo, di fronte alle zanne snudate di Natsume. Ci sarebbe voluto tempo perché la corruzione scomparisse dal corpo di Umeko completamente, a quanto pareva, ma sarebbe guarita. Su questo Yoyuki fu chiaro, prima di avvicinarsi alla volpina ed imporre la mano sinistra su di lei. Al fianco di Yu, Natsume si irrigidì, come pronto a scattare ad azzannargli quella mano.


Stai tranquillo. Lo strinse mentre lo sorreggeva, come a convincerlo. Non le farà del male, ne sono sicuro. Ormai è tutto finito.

Una luce candida si irradiò dalla mano della Zenko e qualche istante dopo, tossicchiando, Umeko espulse qualche grumo di corruzione che sparì come tutti gli altri. Yoyuki non diede spiegazioni su quel gesto, rimanendo in silenzio e spostandosi poco più in là, ai piedi di quel che restava dell’altare del tempio, andato distrutto dall’esplosione che aveva messo allo scoperto i punti deboli della melma. Yu lo osservò a distanza, mentre Natsume si sedeva accanto a Umeko sussurrandole parole gentili, promettendole che sarebbe guarita, che non avrebbe permesso a nessuno di farle del male, mai più.
Sembrava stesse meditando la Zenko, respirava lentamente per regolarizzare il respiro e osservava nostalgico la scritta che il Rosso aveva notato durante lo scontro. Purtroppo, la lastra di pietra su cui era incisa era rovinata in più punti, logorata dalla corruzione che chissà per quanto tempo vi era rimasta attaccata. Sembrava, però, qualcosa di importante. La sua posizione, dietro l’altare, proprio al centro del tempio, lo suggeriva e poi anche il modo in cui la Zenko la osservava…mesto e malinconico. Quasi cercasse di trovare in quelle parole mangiucchiate il coraggio e le risposte che gli servivano.
Fu mentre Kiyoshi e un manipolo dei superstiti che avevano permesso a Yu e Natsume di raggiungere quel luogo entravano circospetti dal portone principale, che la voce di Yoyuki tagliò l’aria debolmente, richiamando l’attenzione del Rosso. Non si chiese come facesse a sapere delle kitsune corrotte che aveva imprigionato con le sue bolle appiccicose, probabilmente i ricordi acquisiti durante l’attacco, gli erano rimasti…così come forse tutti gli altri. Quello che lo shinobi si chiese era cosa avesse intenzione di fare. Negli occhi della Zenko, mentre osservava alternativamente lui e Natsume, vi era qualcosa di strano, una decisione particolare, velata di speranza. Aveva palesemente intenzione di fare qualcosa, ma cosa poteva fare in quello stato? Certo, era ancora abbastanza in forze da poter mantenere l’aspetto umano e questo era tutto dire, però…


Che vuoi fare, nelle condizioni in cui sei? Fece, incuriosito e preoccupato al tempo stesso che potesse finire con l’esagerare, mentre zoppicando un po’ - anche lui era un po’ ammaccato, sebbene meno di Natsume, Yoyuki e Umeko - andava a recuperare il kiseru della Zenko, ancora appiccicato a terra.

Yoyuki sorrise.
Quello che è necessario. Non importa in che condizioni verso.

Sembrava particolarmente sicuro di quelle parole. Quando Yu gli porse la lunga pipa, incrociando il suo sguardo, comprese che non avrebbe mollato l’osso tanto facilmente. Gli piacevano quegli occhi, gli piacevano le parole che aveva detto. Lasciavano trasparire quanto ci tenesse a fare qualcosa, nonostante fosse allo stesso tempo certo di meritarsi la collera di Natsume e di tutti gli altri.

Cosa ne pensi?
« Che quello è un testone, non cambierà idea nemmeno tra cento o mille anni, te lo assicuro. »

Sospirò e senza fare ulteriori domande, aiutò Yoyuki ad issarsi in piedi. Kurama dice che sei uno zuccone e sarebbe inutile tentare di farti desistere… Spiegò all’eventuale stupore del Candido. Quindi tanto vale assecondarti e tenerti d’occhio per evitare che ti sforzi inutilmente.

Fossi in te lo ascolterei. Mi conosce meglio di quanto pensassi. Era la prima volta che lo sentiva ridacchiare sinceramente divertito.

Lo ascolto sempre. Diventa intrattabile se non lo faccio.

« Ehi! E questa da dove ti esce? »

Oh, allora non è cambiato poi più di tanto, nel corso dei secoli. Convenne la Zenko, mentre con Yu iniziava a muovere i primi passi. Ricordo ancora come mi redarguiva, quando non potevo prestargli la massima attenzione.

« Mh, sì, mi fa piacere che vi divertiate alle mie spalle. C’è solo un piccolo dettaglio…SENTO TUTTO! Ancora una parola e quel pugno glielo do ora! »

Fu un po’ difficile trattenere le risate alla reazione del Kyūbi, ma c’erano Natsume e Umeko che avevano bisogno di una mano per evacuare quel posto. Bastò un attimo per accertarsi che il Fulvo riuscisse a camminare da solo, ma non poteva caricarsi la volpina sulle spalle con due costole incrinate. Così a lei ci pensò Kiyoshi che, sistematosi il kusarigama alla cinta, la sollevò con attenzione sotto lo sguardo severo di Natsume.
La piccola comitiva si mise quindi in marcia verso il villaggio, scendendo l’unica strada percorribile: la scalinata con i resti dei guardiani. Ad aprire il gruppo, c’erano Yu con Yoyuki e Natsume al fianco del Rosso. Diversi metri più indietro il guercio con Umeko. Sembrava che il Fulvo si fidasse più di quest’ultimo che della Zenko in quel momento, perché affiancò il suo compagno d’armi shinobi con estrema veemenza, lanciando occhiatacce di tanto in tanto. Il percorso era accidentato, scendere avrebbe richiesto un po’ di tempo senza contare che, di tanto in tanto, tra le macerie del combattimento spuntava il corpo di qualche loro compagno che ci aveva rimesso la pelliccia. Coraggiose kitsune che avevano fatto il loro per permettere che tutto quello divenisse realtà…ma faceva male al cuore, ogni volta che ne incrociavano una. Non immaginava nemmeno cosa provassero Yoyuki e Natsume. Cercò quindi di distogliere l’attenzione quanto più poteva, ponendo domande - d’altronde ne aveva tante da fare - e facendo quanto in suo potere per alleggerire l’atmosfera tesa che c’era tra i due.


Allora…come vi siete conosciuti tu e Kurama? Avrebbe potuto chiederlo direttamente al Nove Code, ma perché non approfittarne per riempire quel silenzio?

Oh…è una storia molto lunga. Ma credo si possa riassumere. Esordì Yoyuki, inizialmente stupito. Eravamo molto giovani entrambi quando ci siamo incontrati la prima volta. Lui era poco più di un cucciolo e io ero da poco stato nominato Zenko. Ero uno dei più giovani, sai? Yu lo aiutò a superare un ostacolo, lasciando che si sedesse su uno dei piedistalli rotti delle statue, per poi allungare la mano anche a Natsume che, benchè immusonito e forse un po’ confuso, accettò facendosi issare oltre le macerie. Non so bene da cosa stesse fuggendo, ma lo vidi in difficoltà e gli diedi rifugio nel mio bosco. Avevano ripreso a scendere la scalinata, quando la conclusione del racconto fece capolino dalle labbra della Zenko. Tristemente…perché Yu si rese conto che lo avrebbe ascoltato per ore. Nessuno sapeva che fosse qui. E’ rimasto da queste parti per diverso tempo…prima di decidere di andarsene. Ogni tanto, però, tornava. Chi lo sa, forse per prendersi una pausa o perché, infondo, un po’ si era affezionato.

Eeeeeh…non pensavo ci fosse un tempo in cui non affrontava le cose a muso duro.

« Ero poco più di un cucciolo! E poi ogni tanto mi scoccio anch’io d’avere a che fare con voi umani. Sapete essere particolarmente insistenti e noiosi. »
In effetti sparire è una buona soluzione per avere un po’ di tregua.
« E’ proprio quello che ho pensato. Ho fatto perdere le mie tracce per un po’, sperando che si fossero scordati di me. Non avete una gran memoria voialtri. » Ringhiò basso « Purtroppo non ha funzionato come speravo. »

Decisamente no. Però era interessante scoprire quei dettagli. Era chiaro che fosse perché si fidava molto di Yoyuki che aveva continuato a tornare in quel luogo. Forse era lo stesso motivo per cui lo aveva guidato fin lì…o magari voleva semplicemente rivedere il suo amico. C’erano tante domande che avrebbe voluto fare al Candido, così tante che non riusciva neanche a contarle. Decise intanto di iniziare dall’ultima che si era aggiunta alla lista.

Ascolta, ho visto quella scritta sopra l’altare. Iniziò, cercando di spezzare la tensione creata dalle occhiatacce di Natsume e il sentirsi mortificato di Yoyuki. Che cos’è? Cosa recita? Era rovinata e non sono riuscito a leggerla. Però sembrava importante.

 
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view post Posted on 12/6/2021, 14:44     +1   -1
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Natsume, dolorante per il contraccolpo e sinceramente preoccupato per colui che aveva cercato maldestramente di proteggere a scapito del suo stesso corpo, si sentì quasi ripreso dalle parole dettate dalla preoccupazione del compagno (assolutamente reciproca nei suoi riguardi). D'istinto dovette abbassare colpevole lo sguardo e persino le orecchie pelose che gli sbucavano sul capo, come un cucciolo, per poi semplicemente scodinzolare sollevato a quel semplice 'grazie'. Aveva qualche costola incrinata e un braccio dolorante, ma ne era valsa la pena.

Yoyuki, scortato a spalla dal meritevole Yūzora, che aveva cambiato radicalmente le sorti dell'intera isola nella quale era inconsapevolmente approdato, per un attimo poté respirare quel minimo di libertà che per secoli gli era stata preclusa. Non soltanto a causa del suo esilio autoimposto all'interno del tempio per arginare quanto più possibile il dilagare della corruzione, ma anche e soprattutto umanamente parlando. Dialogare con il Rosso in quella maniera confidenziale gli ricordava i momenti passati insieme a Kurama, e chissà che a quest'ultimo non faceva lo stesso effetto parlare con lui! Aveva trovato un ottimo rifugio, all'interno di quel cuore puro. Le occhiatacce di Natsume lo ferivano nel profondo, ma mantenne riservatezza e provò a concentrarsi sulla scherzosa conversazione ai danni dell'amico di sempre piuttosto che su quel detestabile rancore che sapeva bene di meritarsi. Soltanto Inari sapeva quanti altri sguardi di quel tipo avrebbero dilaniato la sua anima, ma Yoyuki doveva andare avanti e compiere quello per cui era venuto al mondo: proteggere gli spiriti volpe, avvolgendo il bosco della bella e misteriosa Momiji nel confortevole abbraccio delle sue candide code.
Arrivarono ai piedi della lunga scalinata come fossero tutti protagonisti di una lenta processione, capitanata proprio dalla zenko e dal giovane uomo che era arrivato insieme a Natsume, a qualche passo di distanza da loro. A quel punto Yūzora fece una curiosa domanda che in un primo momento venne accolta con una velata tristezza, presto scacciata da un sorriso.
E' il nostro retaggio, ragazzo. Ci ricorda chi siamo veramente e qual è il nostro ruolo in questo mondo. rispose, sospirando prima di recitare parola per parola. "Gli uomini e gli animali appartengono a specie diverse, le volpi vivono fra gli uomini e gli animali." chiaro riferimento alla loro capacità di amalgamarsi alla specie umana senza che questa si accorgesse della chiara diversità. "I morti e i vivi percorrono strade diverse, le volpi vagano tra i morti e i vivi." e lo aveva visto anche lui, grazie a quei particolari fuochi fatui che proteggevano la foresta. "Le divinità e i mostri seguono sentieri diversi, le volpi si muovono fra le divinità e i mostri." Curioso. Era successo anche questo davanti ai suoi stessi occhi. "I sentieri della luce e dell'oscurità non si uniscono né si incrociano mai; gli spiriti volpe vegliano in un luogo fra di essi." la neutralità per eccellenza, un perfetto equilibrio che erano chiamati a proteggere. "Gli immortali e i demoni battono le proprie strade; gli spiriti volpe sono in un luogo là in mezzo." concluse, sospirando nuovamente. Era stato solenne e preciso nel pronunciare quelle parole e tutti lo avevano ascoltato in religioso silenzio, mentre le volpi imprigionate nella colla cominciavano a farsi più vicine e una piccola calca di timorose volpi, alla vista di Yoyuki, Yūzora, Natsume, Umeko, Kiyoshi e il piccolo manipolo di altre superstiti, si apprestavano ad avvicinarsi per osservare. Sono le parole del primo meritevole, colui che per primo ha ridotto le distanza fra il nostro mondo e il vostro. Ci rappresentano abbastanza, non credi? chiese infine, sorridendo sereno al ricordo. Quelle parole avevano il potere di calmarlo, di ricordargli un tempo che adesso pareva assai lontano.

Giunsero pian piano dinnanzi alle povere volpi senza vita, imprigionate malamente nella colla per non nuocere al resto del villaggio. Yoyuki si distanziò da Yūzora con garbo, osservandolo con quegli occhi colmi di gratitudine che trasudano al contempo determinazione. Sembrava volesse dirgli di non avere timore per lui, che qualsiasi cosa fosse avvenuta avrebbe retto senz'altro il colpo. Dunque si avvicinò stancamente, lontano dalla magnificenza di sempre, sotto gli occhi di tutti. Le madri tenevano strette le piccole volpi curiose per paura di un secondo colpo di testa, i superstiti dubbiosi: era normale, aveva combinato un casino e probabilmente quel gesto non avrebbe rimediato a un bel nulla. Era una cosa dovuta, e nient'altro. Impose la sinistra, chiuse gli occhi e si concentrò. Una luce bianca, tiepida e avvolgente, si infuse nei corpi senza vita e ben presto questi ripresero a essere vivi. Yoyuki aveva compiuto un autentico miracolo.
Non appena fu compiuto il suo dovere, barcollò indietreggiando e si accasciò a terra, in ginocchio. Sudava freddo e ansimava molto, nemmeno avesse dato fondo a ogni briciolo di energia. E avvenne un altro miracolo: le quattro code candide della zenko divennero cinque sotto gli occhi sbalorditi del suo popolo, confermando quello che ci si aspettava da lui. Inari lo aveva premiato.



Edited by ¬BloodyRose. - 12/6/2021, 16:02
 
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view post Posted on 13/6/2021, 15:42     +1   -1
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Una frase incisa a quel modo, proprio sopra all’altare, al centro del tempio, non poteva essere una preghiera casuale. Era certamente qualcosa di importante, qualcosa che andava conservata, conosciuta e ricordata. Qualcosa che innanzitutto andava letta, ma che, purtroppo, il tempo e la forza corrosiva del Rancore avevano rovinato così tanto da essere impossibile da interpretare…salvo per chi non conoscesse già quelle parole. E, di sicuro, Yoyuki le conosceva. Probabilmente tutte le kitsune del villaggio le conoscevano. Ma chiederle al loro rappresentante più alto, al loro “capo” come lo aveva chiamato Natsume agli inizi, sembrava la cosa più giusta agli occhi di Yu. Perché meglio di chiunque ne portava il peso e il significato. E lo vide tutto quel peso e quel significato, prima velare di tristezza gli occhi e il viso tutto della Zenko, per poi essere soppiantato da un sorriso fiero, nostalgico, mentre spiegava all’ignaro shinobi che quell’incisione fosse il loro retaggio. La loro identità, patrimonio spirituale del popolo delle kitsune che piantava le radici in un lontano e antico passato. Nel momento in cui iniziò ad enunciare a memoria l’incisione, calò un insolito e rispettoso silenzio. Solo i loro passi che si cingevano a superare i piedi della lunga scalinata, coloravano di sdrucciolevole rumore l’altrimenti severo nulla, rotto unicamente dalla voce sicura di Yoyuki che, senza inciampare in nessuna parola - quanto meno se anche avesse sbagliato, Yu non se ne sarebbe accorto - recitò solenne l’intero testo inciso su quella lastra di pietra. Un enunciato particolare, che descriveva in una serie di semplici e chiare frasi quale fosse il posto delle volpi in questo mondo, il loro ruolo. Tra animali e uomini, morti e vivi, divinità e mostri, luce e oscurità, immortali e demoni…le kitsune vivevano in un luogo a metà tra tutto, proprio come il crepuscolo che illuminava eternamente quel villaggio segnava il confine tra giorno e notte. Una descrizione calzante, fatta di parole semplici e comprensibili, eppure che non mancavano di rendere limpido e importante il proprio messaggio. A quanto diceva la Zenko, era stato il primo meritevole a pronunciarle, colui che agli inizia aveva fatto da ponte tra le volpi e gli umani. Chissà che tipo era e di quanto tempo fa si parlava…doveva essere davvero un bel po’! Gli sarebbe piaciuto saperne di più su tutto. Su questo fantomatico primo meritevole, sulle kitsune, su Yoyuki…Aveva così tante domande, ma si rendeva conto di non poter soffocare il Benedetto di Inari con la sua curiosità, non mentre era in quello stato, per lo meno. Doveva essere abbastanza evidente che si stesse trattenendo, lo vide negli occhi stanchi eppure ancora vispi, della Zenko, quando gli rivolse quella specie di domanda retorica.

Sono perfette. Annuì. Rappresentano al meglio la vostra essenza. Siete i Custodi del Crepuscolo.

Un nome che gli uscì naturale, come naturale era stato per Kurama chiamare Takumi “Lingua Lunga”. Trovava calzasse a pennello, considerato il loro retaggio, e sorrise soddisfatto mentre lo pronunciava, coniandolo proprio in quel momento quasi per scherzo, mentre arrivavano piano piano dinnanzi alle volpi imprigionate nella colla. Erano ancora lì come le avevano lasciate. “Spente” e apparentemente senza vita, appiccicate in malo modo con le zampe incrociate, il muso a terra e il pelo impiastricciato. La loro piccola processione si fermò lì, raggiunta ben presto da un manipolo di kitsune che erano corse a mettersi in salvo al momento dell’attacco e da altre che erano rimaste stoicamente chiuse in casa. Guardinghe, ma incuriosite dalla scena si avvicinarono creando un capannello tutto attorno agli ex corrotti, imprigionati dai residui delle sue bolle. Fu allora che Yoyuki si distanziò da Yu, scivolando via rispettosamente dalla sua presa, rivolgendogli uno sguardo carico di gratitudine e determinazione che convinse il Rosso a non riagguantarlo per paura che cedesse. Con quell’occhiata il Benedetto di Inari sembrava volerlo rassicurare, lo stesso effetto di una carezza tiepida o delle code di Kurama quando lo tenevano strette a sé. Poteva lasciarlo andare. Non sarebbe scomparso lì sotto gli occhi di tutti, non avrebbe esagerato superando il limite consentito dal suo corpo. Avrebbe retto il colpo qualsiasi cosa avesse in mente di fare.
Gli occhi chiari di Yu seguirono la camminata claudicante del Sommo, accompagnandolo da lontano, rimanendo accanto a Natsume, mentre si avvicinava alle volpi appiccicate.
E come le pupille del Rosso, anche tutte le altre erano puntate su quella scena. Le madri trattenevano i cuccioli, curiosi e felici di rivedere la Zenko, temendo un ritorno di fiamm, i superstiti osservavano il tutto dubbiosi e ovunque aleggiava un certo velo di sospetto. Ma d’altronde era normale. Tutto ciò che era stato non poteva essere cancellato così rapidamente…tanto più che nessuno capiva ciò che stesse tentando di fare. Yu per primo. Ricordava chiaramente che Kurama gli aveva detto che quelle volpi erano come già morte, quindi cosa aveva in mente di fare Yoyuki? Sotto gli occhi di tutti, compì un gesto che il Rosso gli aveva già visto fare con Umeko: impose la sinistra sui corpo delle volpi, chiuse gli occhi e si concentrò. Quasi subito una luce candida, tiepida e avvolgente si infuse nei corpi senza vita. Qualche attimo dopo, sotto gli occhi esterrefatti dei presenti, le volpi riaprirono gli occhi. Erano vive! E forse stupite tanto quanto chi aveva osservato la scena da fuori.


Come diavolo è possibile?! Erano praticamente morte…lo hai detto anche tu, no?
« Quel folle! E’ riuscito a richiamare i loro spiriti, probabilmente vagavano ancora in questo mondo, senza pace. »
Se è così avrei dovuto imprigionarne di più nella colla…se lo avessi fatto forse i conti delle vittime sarebbero molto inferiori.
« Non potevi saperlo. Nessuno di noi poteva. Forse nemmeno Yoyuki stesso era sicuro della riuscita di questo suo tentativo. Guardalo…è a pezzi quel baka. »

Yoyuki barcollò e cadde in ginocchio sfinito dopo quel miracolo. Ansimava pesantemente e sembrava davvero aver dato fondo a tutto ciò che poteva...Fu allora che avvenne un altro prodigio. Il corpo della Zenko venne avvolto da candida luce argentea e, sotto gli occhi sbalorditi del suo stesso popolo e dello shinobi ospite, le sue quattro code divennero cinque. Aveva letto di quel fenomeno Yu, capitava quando le kitsune acquisivano più esperienza, fosse questa puramente un fatto di potere, o un passo avanti dal punto di vista spirituale. Non sapeva quale dei due casi fosse quello di Yoyuki, forse un po’ entrambi, tuttavia, in entrambe le ipotesi si trattava di una crescita, di un premio arrivato proprio da colui che, all’inizio di quella storia, sembrava aver abbandonato e ripudiato il suo Benedetto.
Inutile dire che l’incredulità generale serpeggiava ovunque. Liberati dalla sua tecnica gli ormai redivivi ex corrotti, questi si riunirono ai propri cari. E tra chi piangeva ciò che mai più avrebbe riavuto indietro e chi inneggiava al miracolo, fu la voce di Kiyoshi a sovrastare quel fastidioso brusio.


Lo abbiamo riportato a casa finalmente. Disse, sorridendo soddisfatto mentre teneva Umeko tra le braccia. Il Sommo Yoyuki è tornato!

Seguì un’esultazione di massa che vide protagonisti buona parte dei presenti. Tra chi lanciava cappelli e piantava a terra le armi, però, c’era anche chi non aveva ancora la forza di esultare. Le ferite lasciate da quel periodo buio erano dolorose e profonde. C’era chi aveva perso tutto, chi solo qualcosa o qualcuno, e la rabbia - per quanto magari fossero sotto sotto felici del ritorno di Yoyuki - dipingeva tutto in toni ancora amari. Ci sarebbe voluto tempo perché quelle ferite guarissero e il Benedetto di Inari avrebbe dovuto darsi da fare in tutti i modi possibili per aiutare chi era stato coinvolto e sovrastato dal suo Rancore. Ma di questo Yu non aveva motivo di preoccuparsi…se un po’ aveva capito Yoyuki, era sicuro che si sarebbe tirato su le maniche del kimono e avrebbe fatto di tutto, proprio come in quel momento.

…Perché ha fatto il miracolo, ma Umeko sta ancora così? La voce di Natsume, accanto a lui, tremava di rabbia. Osservava la schiena piegata della Zenko, con occhi lucidi.., ma le mani strette a pugno, tanto da farsi sbiancare le nocche.

C’è tanto da sistemare. Ma vedrai che si darà da fare per riportare tutto alla normalità e farsi perdonare. Cercò di rassicurarlo, ben sapendo che per molti, però, la normalità sarebbe stata più dura da conquistare. Non mi sembra il tipo che se ne lava le mani, anzi…Ma tu lo conosci meglio di me, no?

Mugugnò un Mh ben poco eloquente, salvo poi sbottonarsi un po’. E’ che non riesco a dimenticare tutto quello che abbiamo passato. Non è qualcosa che si cancella con un colpo di spugna quello che in anni ha logorato l’anima. Il suo viso stanco espresse tutto quello che aveva vissuto in quel periodo terribile. Fame. Morte. Paura. Incomprensione. Sì, Yoyuki-dono è tornato, ne sono certo, ma questo non riporta indietro il nostro villaggio, non riporta indietro nulla.

Lo avrebbe abbracciato, se non fosse stato cosciente che gli avrebbe fatto un male del diavolo alle costole incrinate. Dimenticare e perdonare sono due cose differenti. Affermò invece, con un sorriso gentile. Nessuno diceva che avrebbero dovuto dimenticare ciò che era accaduto, anzi! Tutto quello andava ricordato. Yoyuki per primo lo avrebbe ricordato per sempre. Perché simili errori non si ripetessero nuovamente. Perché le anime innocenti che non c’erano più, meritavano d’essere commemorate. Per chi non c’è più possiamo fare ben poco, se non ricordarli e stare vicino ai loro cari. Mentre il villaggio… Osservò le case distrutte, le architravi a terra, i muri sfondati. Lo ricostruiremo! Dichiarò deciso. Tutto quanto. Le case, quell’enorme stabile che non so cosa sia, il tempio, tutto. Tornerà ad essere bello quanto prima, se non di più! Promesso.

E lo disse davvero senza pensare e chiedersi se avrebbe davvero potuto farlo. Se gli sarebbe stato permesso ricordare quella giornata e quel luogo…Ne conosceva tante di storie sugli Yōkai. Spesso e volentieri le avventure più belle, seppur vissute veramente, rimanevano nella mente del protagonista solamente come il ricordo di un bel sogno. Un riverbero lontano, qualcosa di fantastico, seppur così dannatamente vero da fare male.
Sperava non accadesse anche a lui. Quella sua risposta istintiva era reale e sincera. Davvero voleva aiutare. Davvero ci teneva a poter tornare in quel luogo. Parlare con Natsume, conoscere meglio Yoyuki e gli abitanti, assicurarsi che Umeko guarisse. C’erano cose che non voleva restassero solo l’ombra di un bel sogno.


Forse ho solo bisogno di tempo. Riconobbe infine il Fulvo. E di vedere fuori pericolo Umeko che si è data tanta pena per tutti, prima di finire divorata dalla corruzione. Era chiaro fosse quello a premergli di più. Era quello che lo preoccupava e che lo faceva arrabbiare. Ma sì! Ricostruiremo tutto. E attento a ciò che prometti, che se ti prendo in parola poi sono affaracci tuoi. Per fortuna sapeva ancora ridere e scherzare.

Lei è la nostra eroina. Convenne, ammiccando al compagno, prima di farsi un po’ malizioso. E tu sei cotto, amico mio. Si vedeva lontano un miglio!

Sì, lo è. Alla seguente affermazione di Yu, mosse un po’ la coda imbarazzato, cercando inutilmente di nasconderlo sviando il discorso. E sì, diciamo che preferivo la bastonata a Tsuriito, ma ne è valsa la pena.

Lo so. Lo accarezzò sul capo, tra le orecchie pelose. Poi, vedendolo un po’ in difficoltà, lo accompagnò a sedere su un muretto di sassi lì vicino, per poi rivolgersi a Yoyuki che, quasi dimentico di tutto ciò che aveva attorno, non aveva reagito nemmeno allo spuntare della sua quinta coda. Allora? Sei ancora convinto che tuo padre ti abbia abbandonato?

Sinceramente…non so che pensare. Confessò, prendendo un profondo sospiro mentre rivolgeva lo sguardo aureo al cielo crepuscolare del villaggio. Quasi come se nelle volute scarlatte avesse potuto trovare la chiave di volta alla confusione che, in maniera evidente, lo attanagliava, tanto quanto la stanchezza. Sono stato ricompensato per cosa? Per aver fatto il mio dovere dopo il casino che ho combinato? Non capisco…

Yu se lo immaginava, Inari, in quel momento. Non aveva idea di che faccia avesse o come fosse il posto in cui risiedeva, ma se lo vedeva lì mentre guardava fiero suo figlio, nella maniera distorta che hanno gli dei di far capire le cose. Tuttavia non disse nulla. Piuttosto sorrise. Una bella dormita penso possa aiutare. La notte porta consiglio, dicono…beh, qui non c’è la notte, ma presumo funzioni lo stesso. Hai bisogno di riposare… Si sedette pure lui accanto a Natsume, posando il culo su quel muretto spigoloso con un lamento mal trattenuto. Il suo corpo iniziava a gridare pietà. Tutti abbiamo bisogno di riposare.

 
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Yūzora aveva ragione: avevano bisogno di riposare dopo quanto successo in quel giorno, specialmente loro tre. Avevano combattuto la loro battaglia e adesso dovevano obbligatoriamente ripristinare le energie perdute, anche perché era piuttosto evidente che la stanchezza evidenziasse nei loro cuori dubbi che altrimenti sarebbero apparsi più leggeri. Natsume e Umeko vennero lasciati in custodia alla vecchia kitsune, che sistemò per il Fulvo un giaciglio vicino a quello destinato alla biondina. Seppure non mancasse di evidenziare la sua diffidenza, venne controllato da Yoyuki che con una semplice carezza e appena un barlume di luce al fianco aveva alleviato i suoi dolori al costato. Avrebbe passato una notte tranquilla, almeno fisicamente parlando. Umeko al suo fianco continuava a tossire corruzione, che non appena usciva dal suo corpo scompariva per non tornare. Spesso si sarebbe alzato per asciugarle le labbra e sistemarla in posizione supina per permetterle di espellere la sostanza senza soffocare. A Yūzora venne destinata una casa oramai spoglia dei suoi legittimi proprietari, probabilmente periti sotto il terribile Rancore. Anche Yoyuki rimase in quella stessa dimora, perché non voleva tornare al suo palazzo e riprendere le sue stanze. Non se ne sentiva degno. Senza contare che varcare nuovamente quel portone avrebbe rievocato in lui ricordi troppo spiacevoli, dal momento che quella era stata la sua prigione.
No. Non ci riusciva. La sua mente era talmente piena di pensieri e il suo cuore talmente pesante per quel dannato senso di colpa che non appena chiudeva gli occhi, subito veniva assalito dai suoi stessi demoni, pronto a strangolarlo e lasciarlo senza respiro. Si mise a sedere e chiuse gli occhi, portando entrambe le mani a coprire il viso. Era patetico. Sospirò. Aveva bisogno di parlare con qualcuno di amico, di espiare le proprie colpe e capire come farlo. Fu per questo che decise di invadere la sfera privata del meritevole, mentre dormiva, per poter parlare con lui. Kurama era colui che lo conosceva meglio di chiunque altro, che aveva condiviso con lui ogni cosa. Vederlo dopo così tanto tempo gli avrebbe fatto bene. Si avvicinò dunque al giaciglio e chiuse gli occhi, cercando una connessione verso la coscienza del ragazzo assopito.


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Yoyuki

Fluttuò morbidamente nel nulla, come se la coscienza di quel ragazzo fosse un oceano placido che dolcemente ti cullava sino al suo cuore. Anche il suo aspetto in quel particolare luogo rifletteva perfettamente quella pacatezza, mostrandosi per quello che era sempre stato: l’oscuro indumento a contatto diretto con la pelle era sovrastato da un morbido kimono di un bianco tendente all’azzurro chiarissimo, rifinito in oro; un pellicciotto bianco simile a una coda gli lambiva la spalla sinistra e il kiseru era intatto, anch’esso rifinito in oro come le sue iridi ferine, abbellite da un tocco di rosso sulla coda dell’occhio. Era regale. Con la punta del piede sinistro atterrò dolcemente sulla lastra di ghiaccio sospesa in quell'oceano, sorretta da diverse persone che sembravano creare un mosaico sotto di essa. Avanzò di qualche passo, inoltrandosi in quella tana solo apparentemente fredda, prima di raggiungerlo. Era accoccolato al centro della lastra e stringeva fra le sue morbide code l'umano che era divenuto il suo rifugio, cullandolo nel calore. Sorrise. Aveva fatto passi da gigante, da quando si erano lasciati. Sei davvero cambiato. Un tempo avresti ucciso questo ragazzo senza rimorso. s'introdusse, attirando su di sé lo sguardo ferino del Kyuubi, dapprima posato sul volto dormiente del ragazzo. Era mia intenzione farlo. ammise candidamente, senza scomporsi. Una fugace occhiata all’umano anticipò quel Ma mi ha fatto cambiare idea. prima che tornasse totalmente concentrato su di lui, che sorrideva nel sentirlo ammettere di essersi in qualche modo affezionato a quel ragazzino. Sono contento che ti abbia fatto cambiare idea. E’ riuscito dove io ho fallito. disse, guardando a sua volta il dormiente con sguardo paterno. Era davvero un ragazzo straordinario, se aveva fatto cambiare idea a quel cocciuto di un Kurama. Tu piuttosto.. a quanto pare sei diventato più vecchio. cambiò discorso, lasciandolo interdetto per qualche secondo. Si. Lo era diventato, eppure sentiva di non meritarsi quella saggezza che aveva acquisito. Non dopo quanto successo. Avrebbe voluto avvicinarsi al compagno di mille chiacchiera, ma non lo fece un po’ per timore e un po’ perché non era opportuno. Anche i vecchi invecchiano. ci scherzò su, appoggiandosi a uno spunzone di ghiaccio che sconquassava la regolarità di quella immensa lastra. Avrei preferito non doverlo fare a questo prezzo, però. Per questo sono venuto.. mormorò distrattamene, come se stesse parlando più a se stesso che al suo interlocutore. Già. Perché era sceso sin nella coscienza più profonda del meritevole per incontrare il Kyuubi? Se lo domandava pure lui a questo punto, ma Kurama fu molto perspicace a precedere la risposta più corretta. Sei venuto a farti picchiare? disse guardandolo in tralice, a metà fra il sogghignante e il dubbioso. Yoyuki prese a ridacchiare. Si. Sono venuto a pagare il mio debito. Avanzo un pugno, giusto? sorrise furbetto di rimando, ma qualcosa nei suoi occhi non andava. Li sentiva bruciare. Preparati allora, non sarò gentile. sentenziò la volpe a nove code, prima di assumere la forma umana che il meritevole aveva mostrato durante lo scontro contro il Rancore, lasciando scoperto il ragazzo che subito si raggomitolò per mantenersi al caldo. Partì in quarta in sua direzione, ma s’arrestò prima che il pugno arrivasse a destinazione.


Che stai facendo? Come posso colpirti se piangi? chiese serio, sorprendendo la zenko che, in attesa del colpo, aveva chiuso gli occhi. Di cosa stava parlando? Ah. Si asciugò la guancia con il dorso della mano destra, preparandosi per incassare quel colpo che sarebbe giunto non appena i suoi stupidi occhi avrebbero smesso di lacrimare, ma non appena ne toglieva una ecco che un'altra lacrima scivolava, seguendo il sentiero tracciato dalla prima. Ooh andiamo, fallo e basta. commentò spazientito, ma quello che disse Kurama di rimando ebbe l'effetto di spezzare la sua autoconvinzione e togliere il freno alle emozioni che lo stavano lacerando. Se proprio pensi possa servire a qualcosa lo faccio...ma non scaccerà via il dolore di quella ferita. aveva detto dopo aver sospirato, centrando il punto. Adesso era certo di quello che aveva intenzione di fare: scacciare un dolore impalpabile con uno fisico, reale. Autolesionismo fine a se stesso che non avrebbe risolto nulla, non avrebbe cancellato nulla. Si morse nervosamente il labbro, cercando di arginare i suoi pensieri, ma a quel punto era troppo tardi e non esistevano più freni al suo dolore. Sono un perfetto fallimento. Ho cercato di portare te sulla retta via, ma sono stato il primo a smarrirla. confessò, ridendo di se stesso, mentre osservava Kurama negli occhi come se in essi vi fosse una qualche risposta. Con quale coraggio posso ancora presentarmi davanti alle kitsune, dopo che ho distrutto ogni cosa? Mi odiano adesso.. e io non posso neppure biasimarli. e si capiva perfettamente che la cosa lo lacerava nel profondo, più di quanto avesse fatto il Rancore. Sentiva di aver tradito tutti e non si dava pace, perché per le kitsune aveva sempre fatto carte false e adesso.. E' così. Ti odiano. Non possono dimenticare ciò che hai fatto. fu brutale e crudo nel dirlo. ..allo stesso tempo però non hanno dimenticato che hai fatto tanto per loro. proseguì, scrutandolo con severità. Sai come sono fatto. Fossi al tuo posto li rimetterei al loro posto in un attimo! Ma tu...tu non sei come me. concluse, suscitando una piccola risata fra le amare lacrime. Siamo più simili di quanto immagini, invece. rispose, per poi lanciare uno sguardo in direzione del Rosso, ancora teneramente raggomitolato. E siamo stati salvati dallo stesso ragazzino. Curioso il destino che gli è capitato. Due baka al prezzo di uno. lo osservò tagliente, ma scherzoso nel tono e nel modo di porsi. Sapeva che avrebbe colpito e scatenato una reazione nell'amico, e questa avvenne nel giro di pochi istanti. Salvati dici.. cominciò osservando dapprima Yūzora per poi tornare su di lui. Può essere. Ma io non sono un baka, al contrario di te. e a quel punto Yoyuki se la rise di gusto. Eccola la puntualizzazione che aspettava. Oooh non fare lo smargiasso! Sei un baka che non vuole essere un baka, come tutti. rispose fra le risa, prima di osservarlo bonariamente, con un pizzico di malinconia. Mi sei mancato, Kurama. ammise. Non si vedevano da tantissimo tempo, forse secoli, eppure ritrovarlo in quel mondo a metà fra la realtà era bello. Sembrava che quel tempo non li avesse mai separati realmente. Inizialmente altezzoso, alla fine si sciolse in un sorriso anche lui. Sarei tornato prima, ma sai com’è.. sono stato trattenuto. disse, facendo diventare un attimo serio Yoyuki. Doveva averne passate di cotte e di crude, nel tempo in cui non aveva usufruito della sua protezione. Un giorno dovrai raccontarmi cosa ti ha trattenuto, ma sono felice di sapere che saresti voluto tornare. fu sincero nell’esprimere quel concetto, perché in fin dei conti gli voleva bene come a un fratello, con tutti i suoi pregi e difetti. Comunque, ora o mai più. Sono una zenko disarmata, non capita tutti i giorni. Allora si mise in posizione perfettamente eretta, sfoggiò uno dei suoi più furbi sorrisi e allargò le braccia. Pronto a ricevere il colpo. Quale rarità.. sogghignò Kurama, prima di assestargli un gancio in faccia che gli fece perdere sangue dalle labbra. Ritrasse la mano, scrollandola come se si fosse fatto male, mentre Yoyuki portava la sinistra sul viso. E’ bastato? Ti sei dato una svegliata ora? Quello che devi fare è piuttosto chiaro. concluse, mentre Yoyuki sorrideva, nonostante l’evidente dolore. Lo osservò nei suoi occhi rossi, grato. Arigatō, Kurama. e senza prepararlo gli sferrò di rimando un pugno in faccia, ricambiando il favore e svanendo sotto i suoi occhi. Era tempo di tornare e di fare il suo dovere. Kurama sogghignò l’ultima volta, vedendolo dissolversi. Tira fuori i coglioni, brutto idiota.. e così dicendo, riprese la sua forma naturale e si accoccolò vicino al suo tramite, avvolgendolo nuovamente nelle sue morbide code.


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La mattina seguente Kurama avrebbe forse raccontato quanto successo quella notte a Yūzora, ma questi non avrebbe trovato al suo giaciglio la zenko. Uscendo fuori dalla casupola e andando a fare visita a Natsume e Umeko avrebbe scoperto che Yoyuki era passato di li alla buonora per aiutarli. Il Fulvo avrebbe raccontato la faccenda in maniera sempre scettica, ma più morbida adesso che Umeko era sveglia e le macchie della corruzione stavano man mano sbiadendosi. Lei, non appena lo vide, corse giù dal soppalco e gli si buttò al collo felice (lo aveva fatto anche con Natsume), ringraziandolo per tutto quello che aveva fatto.
Vi starete chiedendo adesso, dopo quel piccolo siparietto, che fine ha realmente fatto Yoyuki. Beh. Lo si poteva intravedere, con un po’ di attenzione, lavorare per ripristinare le case, per aiutare la gente in difficoltà, silenzioso eppure dinamico. Non stava risparmiandosi per fare quanto dovuto e non lo faceva per riavere l’amore della sua gente: lo faceva per riparare ai suoi errori, perché chi sbaglia deve assumersene la responsabilità e rimboccarsi le maniche. Quindi aveva legato i lunghi capelli argentei, aveva arrotolato le maniche e si stava dando ai lavori pesanti, senza chiedere aiuto. Sarebbe partito dal villaggio: ripristinare il tempio, sua casa e prigione, era l’ultimo dei suoi pensieri.



Tengo a precisare che il dialogo Yoyuki/Kurama è avvenuto a 4 mani. Kurama è stato interamente mosso dalla giocatrice.
 
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Fu così che un gruppetto di abitanti, facendo appello a un po’ di coraggio, presero in consegna i quattro malridotti compagni. Tra di loro c’era il nonno volpe che li aveva ospitati proprio quel giorno, prima che partissero alla volta del tempio. Sorrise sollevato, sotto i lunghi baffi bianchi, nel vederli tutti ancora integri, soprattutto la furbetta che gli era stata affidata, ma che era riuscita a circuirlo con un fiume di belle parole. Chi lo sa se, quando si erano fermati alla sua dimora, dissestata ma accogliente, aveva anche solo minimamente pensato che sarebbero mai tornati e che sarebbero riusciti nella loro impresa impossibile. Difficile capirlo, quelle rughe che accerchiavano gli occhi vispi non permettevano di comprendere appieno cosa passasse per la testa di Ojiisan, tuttavia Yu fu più che felice che fosse stato lui, ancora una volta, ad aprire loro la porta. Si mossero stancamente tra le strade del villaggio, di fronte agli occhi curiosi dei più piccoli e a quelli ancora un po’ dubbiosi dei più grandi. Inutile dire che ad attirare più di tutti l’attenzione era Yoyuki, sorretto ancora una volta dal Rosso mentre percorrevano quel breve tragitto. Di fatto la casa del vecchio non era molto distante, era letteralmente a due passi da dove Yu aveva colpito i Corrotti con le sue bolle appiccicose e ben presto furono tra le sue accoglienti quattro mura. Mano a mano che si rilassavano, mano a mano che la tensione scivolava via, più velocemente il corpo diventava pesante, stanco e la mente confusa. Era piacevole potersi sedere un momento. Solo un momento, sì. Perché lì dal vecchio potevano alloggiare solamente due persone, ma Ojiisan disse loro che gli avrebbe offerto anche l’alloggio che fu di suo figlio e della sua famiglia. Ce li avrebbe guidati dopo, prima era il caso di far accomodare Umeko e Natsume che avrebbe passato la notte con lei. Preparò proprio accanto al futon della volpina bionda, un secondo giaciglio ed entrambe le kitsune vennero portate lì: chi depositata gentilmente sul materasso da Kiyoshi, chi fatto sedere dopo un’attenta manovra di convincimento da parte di Yu. Sarebbe rimasto lì volentieri anche lui, ma non era il caso di lasciare Yoyuki da solo…Non in quel momento. Quindi lo assistette nell’intento di dare sollievo alle fratture riportate da Natsume. Fu una scena molto dolce in realtà: nonostante il chiaro nervosismo e la palese diffidenza del Fulvo, il Benedetto di Inari lo carezzò con gentilezza sul fianco, mentre un barlume di luce gli illuminava la mano, segno dell’attivazione dei suoi poteri di guarigione. C’era amore in quel gesto, a un livello talmente profondo che nemmeno le continue occhiatacce di Natsume riuscirono a farlo vacillare.

Sei stato bravo. Sussurrò il Rosso al suo compagno kitsune, dopo che la triste schiena di Yoyuki fu scomparsa oltre la botola del soppalco, ma non prima di aver dato un ultimo controllo anche ad Umeko. Perché sì, quanto meno si era trattenuto dal dire altre cattiverie. Domattina appena sveglio, vengo a vedere come state, va bene? Adesso vi lascio riposare un po’…ne avete bisogno entrambi.

Con un’ultima carezza ai due, e col tossicchiare di Umeko che gli lacerava il cuore, Yu lasciò la casa, dirigendosi assieme a Yoyuki verso l’alloggio che gli era stato destinato. Esteticamente era identico alla casa del nonno volpe. Cambiava giusto qualche dettaglio, rimasto intatto nonostante l’evidente tempo passato da quando era realmente abitata. Anche l’interno era strutturato alla stessa maniera: una grande sala sotto e un soppalco a cui si accedeva da delle scalette e una botola. Faceva rabbrividire come tutto fosse rimasto perfettamente come un attimo prima che quel posto venisse abbandonato. C’era ancora la tavola apparecchiata per tre: tre sedie e una specie di alto sgabello a capotavola, probabilmente per un cucciolo. La legna preparata accanto al caminetto, pronta per essere bruciata, il cesto con la biancheria da lavare - ora tutta impolverata a divorata dalle tarme. Un sacco di strani ninnoli in ceramica e creta facevano bella figura sulla mobilia, tra qualche foto col vetro ormai opacizzato dagli anni. Non sapeva se a Yoyuki facesse bene vedere quelle cose…ne dubitava, ma era presumibile che preferisse questo al salire nuovamente al tempio, per stare solo nel luogo in cui tutto aveva avuto inizio e che da allora era stato la sua prigione. Faceva un sacco tristezza. Probabilmente anche Ojiisan ci pensò e li invitò a salire di sopra, mentre lui “sistemava” di sotto. Il suo sistemare comprendeva rassettare quella casa dai ricordi di chi ci aveva abitato, accendere il fuoco, dare una rapida ripulita, prima di salire al piano di sopra fare altrettanto e preparare due futon, proprio come aveva fatto a casa propria. Li mise uno accanto all’altro, ma il Candido si accucciò in un angolino, per conto suo, una volta che ebbero ringraziato la vecchia volpe e questa se ne fu andata. Dal suo futon, Yu osservò Yoyuki nella penombra creata dalla lampada ad olio. Non sapeva cosa dire o cosa fare. Ogni cosa gli sembrava superflua e, nel suo che, sapeva che la risposta ai suoi turbamenti non avrebbe potuto dargliela lui.

« E’ giusto così. » Intervenne Kurama, nel percepire l’angoscia del suo tramite. « Yoyuki è un adulto: è stato svezzato da così tanti anni che non ti basterebbe una vita per contarli. Sa benissimo cosa deve fare, semplicemente deve trovare il coraggio di farlo. »
Tu dici? A me sembra confuso e so che lasciarlo a sé stesso in questo momento è crudele, però…
« Però è necessario lo capisca da solo. Anche questo fa parte della prova a cui è stato sottoposto. »
Forse hai ragione.
« Certo che ho ragione! E ora fila a letto e smettila di preoccuparti. Hai bisogno di riposare. »

Quasi a conferma di quelle parole del Bijū, un sonoro sbadiglio lasciò la bocca dello shinobi. In effetti crollava dal sonno. In quel posto faticava a tenere conto del tempo che passava…Quell’eterno crepuscolo non permetteva di capire che ore fossero, ma non era solo quello. Tutta la tensione della giornata era finalmente scivolata via dal suo corpo che ora si era fatto di una pesantezza insostenibile. Le ferite e le contusioni non erano così gravi e insopportabili - Kurama stava già agendo per annichilirle - tuttavia era indubbio avesse bisogno di farsi una bella dormita, così da essere in forze per il giorno dopo.
Alla fine cedette alle lusinghe del sonno e ai consigli del Kyūbi. Si sdraiò sul futon, coprendosi con la coltre. Diede un’ultima occhiata a Yoyuki, prima di allungare la mano verso la lampada ad olio per spegnerla e girarsi sul fianco.


Oyasumi…

Biascicò, con voce impastata. Che parlasse con Kurama o con il Candido, non era dato saperlo, e nessuno lo avrebbe saputo perché nel giro di pochi minuti il suo respiro era regolare e profondo, segno che lo shinobi si era addormentato per bene. Si fece un bel sonno, senza incubi e senza sogni. A disturbarlo solamente uno spiffero d’aria fredda che rischiò di svegliarlo, ma che ben presto se ne sparì come era venuto. Nella semi-incoscienza del sonno, diede la colpa a quelle crepe sul muro al piano di sotto e alla sua dimenticanza di chiudere la botola. Ma fu comunque solo uno sprazzo. Per tutto il resto del tempo dormì come un bambino, cullato dal tepore di quel futon, fino a quando le prime luci dell’alba non tagliarono l’aria come una lama, filtrando dai balconi della finestra e andando a colpirlo dritto in viso. Resistette un po’, rigirandosi infastidito nelle coperte, coprendosi con le stesse, mugugnando qualche cosa, prima di alzarsi a sedere tutto d’un tratto. Era stata la mancanza dell’odore delicato di Yoyuki a farlo scattare. E, di fatto, la Zenko non era in casa.

« Sembra abbia preso una decisione, dopo la nostra chiacchierata. »
Chiacchierata..? Chiese Yu di rimando, mentre si stiracchiava. Scusami Kurama, lo sai, la mattina appena sveglio faccio fatica ad ingranare.
« Pff..! E’ venuto da me questa notte. Aveva bisogno di schiarirsi le idee. »
Ci mise un po’ a capire. Yoyuki…lui è entrato…perché non mi hai svegliato?!
« Non ce n’era bisogno. Dormivi profondamente, eri stanco. E poi lui è venuto per parlare con me. Sapeva che non gli avrei fatto sconti e che gli avrei dato un bello scossone. Era solo di questo che aveva bisogno, infondo. »
E quindi? Ha funzionato dici?
« Presumo lo scopriremo uscendo. »

Sembrava una buona idea. D’altronde doveva andare a trovare Natsume e Umeko, sarebbe uscito ugualmente. Non sapeva di preciso cosa si fossero detti Kurama e Yoyuki e, sebbene avrebbe potuto saperlo se solo avesse deciso di forzare i ricordi dell’Enneacoda, non l’avrebbe fatto. Così come non lo aveva mai fatto fino ad allora. Quello che Kurama gli aveva comunicato era abbastanza, tant’è che il Rosso uscì dal letto e scese al piano di sotto. Sulla tavola, trovò un vassoio con una colazione frugale, ma che gli fece ugualmente brontolare lo stomaco. Riso, pesce arrosto, un po’ di nocciole e frutta secca. Non era la colazione dei campioni, ma quanto bastava per dargli l’energia con cui iniziare la giornata! Non era difficile intuire che fosse stato il Candido a procurargliela prima di uscire. Avrebbe dovuto ringraziarlo.
Consumò quel pasto con molta gratitudine, prima di lavarsi il viso nel catino messo a disposizione e fiondarsi alla casa di Ojiisan, per vedere come stessero le due kitsune che tanto lo avevano aiutato. Fu un piacere e una sorpresa, varcare la porta dell’abitazione e venire investiti da una Umeko ben sveglia che gli si buttò al collo, felice, profondendosi in una serie di ringraziamenti senza fine. Scodinzolava così tanto da muovere l’aria e l’impeto fu abbastanza da far cadere a terra Yu.


Ehi, ehi! Qualcuno si sta riprendendo bene, vedo, eh? Rise, accarezzando la testa della volpina mentre anche Natsume sbucava da sopra il soppalco.

Sì! Umeko si staccò da lui, aveva una sorriso così radioso come non gliene aveva mai visti nel breve tempo passato lì. Le macchie di corruzione stavano sbiadendo e pareva che la piccola non tossisse più. Forse il veleno che aveva colpito il suo organismo era stato finalmente eliminato. Yoyuki è passato di qui che non era nemmeno l’alba! Ha detto che sto migliorando e che guarirò prima del previsto!

Ha detto anche che ci metterai comunque ancora un po’ a guarire, quindi cerca di non esagerare troppo. Puntualizzò Natsume scendendo le scale. E poi io ancora non mi fido di quello che dice quello lì.

Smettila di fare il brontolone! Si volse verso Yu, su di cui la piccola stava bellamente seduta. Diglielo anche tu che sta esagerando. Yoyuki si sta dando un gran da fare!

A proposito di questo…sapete mica dov’è? Quando mi sono svegliato era già bello che sparito. Alla sua domanda, Yu vide i due guardarsi tra loro. Quindi Umeko si alzò, porgendogli la mano per farlo alzare a sua volta.

Vieni.

Lo guidarono di sopra, fino alla finestra che dal soppalco dava sulla vista del villaggio. E, proprio da lì, il Rosso ebbe modo di vedere uno Yoyuki che sembrava finalmente aver trovato la sua strada, proprio come aveva detto Kurama. Aveva i lunghi capelli argentati legati e le maniche del kimono fermate con un laccio in modo che non gli dessero fastidio mentre aiutava nei lavori di ricostruzione del villaggio e a curare chi aveva riportato ferite. Non si risparmiava un secondo e non si tirava indietro di fronte a lavori che, probabilmente, non aveva mai fatto. Lo dovette guardare a lungo prima di convincersi che fosse proprio lo stesso Yoyuki che la sera prima era raggomitolato a terra con le mani a coprirgli il volto. Sembrava un’altra persona o, quanto meno, una persona con uno scopo ben preciso in testa: riparare ai propri sbagli. Perché anche i migliori facevano errori, ma erano in grado di porvi rimedio. Per questo venivano considerati “i migliori”.

Se pensa che basti questo a far scordare alla gente quello che ha fatto, sogna ad occhi aperti… La voce disillusa e, in un certo senso, tagliente di risentimento di Natsume, giunse alle sue orecchie da dietro, attirando l’attenzione di Yu e gli sbuffi esasperati di Umeko.

Non penso sia questo ciò che intende fare. Anche perché, in questo momento, non penso ci sia qualcuno che odi Yoyuki più di quanto lui odi sé stesso. Sorrise nel dire quelle parole, sapeva che Natsume le avrebbe capite. Lui sta solo assumendosi le sue responsabilità. Da questo punto di vista è davvero ammirevole.

Tsè…Sarà.

Anche se Natsume faceva lo scorbutico e il musone, era abbastanza evidente anche ai suoi occhi quella faccenda, Yu ne era sicuro. D’altronde il Candido stava dando precedenza alla gente del villaggio rispetto al tempio che, per quanto fosse simbolo di prigionia per lui, era anche qualcosa di molto importante. Di questo il Rosso ne era certo! Ricordava bene come gli aveva enunciato quelle parole incise nella pietra, con che solennità e orgoglio…e un pizzico di malinconia. Sarebbe stato bello sistemare quel luogo per lui, soprattutto quelle incisioni, ma francamente Yu non avrebbe saputo da dove iniziare.

Sapete…stavo iniziando a pensare che potremmo rassettare il tempio a sua insaputa. Vide immediatamente gli occhi di Umeko accendersi. Ma non saprei da dove iniziare. Avremmo bisogno di falegnami, scultori, pittori, architetti…gente che ne sappia per poter fare le cose per bene. E io personalmente non so fare nulla di queste cose. Takumi sarebbe stato di grande aiuto in quel momento. Peccato non fosse lì.

Basterà chiedere a qualcuno nel villaggio! Ci aiuteranno senz’altro, no? Fece, rivolta a Natsume.

Forse…

Se è così, potremmo anche farcela. Un piccolo gruppo, non troppa gente, altrimenti daremmo nell’occhio. E qualcuno a turno dovrà essere al villaggio, così a rotazione aiuteremo anche qui e desteremo meno sospetti in Yoyuki. Sembrava davvero che si fosse fatto più problemi del dovuto. Ci pensi tu Umeko a sondare il terreno e trovare chi può e vuole darci una mano? Al segno affermativo della volpina, si volse verso Natsume. Io e te, invece, faremo un rapido sopralluogo per capire quanto grave sia la situazione. Ieri eravamo lì, ma non certo per valutare.

Ehi, io non ho detto che accetto. L’occhiataccia che si prese da parte di entrambi fu più che sufficiente a fargli rizzare il pelo e, conseguenzialmente, cambiare idea. Va bene, va bene! Sbuffò seccato. Ma non aspettatevi chissà che cosa da me!

 
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Seppure Natsume, come facilmente intuibile, fosse quello meno propenso a passare oltre, accettarono tutti la proposta del Rosso. Avrebbero ricostruito il sacro tempio all'insaputa dello stesso Yoyuki, che nel frattempo stava dandosi un gran da fare per ricostruire le case, curare gli ammalati e ripulire. Umeko, neanche a dirlo, era ovviamente la più entusiasta del gruppo. Probabilmente perché con quel suo buon cuore riusciva a vedere il bene anche dove esso pareva non esserci, a differenza del più grande. Con l'ottima scusante di aiutare la zenko nelle faccende del villaggio, naturalmente nel limite delle sue possibilità di convalescente, avrebbe chiesto aiuto agli abitanti, convincendoli laddove contrari a riconsiderare la posizione del Candido. Certo, non tutti avrebbero aiutato nella ricostruzione di quello che ad oggi era visto da tutti come la dimora stessa del male che affliggeva la loro terra e non tutti avrebbero metabolizzato quanto accaduto nel giro di una chiacchierata, ma la volpina dal pelo biondo sapeva fare breccia nei cuori delle persone con la stessa delicata forza del fiore di pruno di cui portava il nome. Entro la fine della giornata, sarebbe riuscita a raccattare abbastanza forza lavoro per cominciare la ristrutturazione.

Nel frattempo, evitando per quanto possibile di farsi notare dal diretto interessato, Yūzora e la scettica volpe dal pelo fulvo tornarono al tempio. La scalinata era davvero disastrata: a parte il torii spezzato e corroso, ogni gradino era rotto, crepato, scheggiato e incenerito. Detriti di statue volpine erano sparse qua e la, così come quello che doveva essere sangue rappreso. Era davvero in pessime condizioni! Più fortunato era stato il portone d'accesso diretto con i bassorilievi, lo stesso che aveva fatto una rapida conoscenza con la schiena e le costole di Natsume. Bastava poco per ripristinare quello. E la sala dell'altare.. beh, quella anche era in pessime condizioni, non soltanto a causa dell'esplosione concatenata delle bolle del Rosso ma anche e soprattutto per la corruzione stessa, che aveva mangiato gran parte dei pilastri, del pavimento, della solenne scritta sopra l'altare in pezzi. Era tutto a terra, distrutto. L'incenso sparso, i bastoncini diffusori a terra come shangai, le statue in frantumi. Natsume trasse un profondo sospiro, guardandosi attorno. Era un disastro!
Sei ancora sicuro di voler ricostruire tutto con quei pochi volenterosi che Umeko riuscirà a convincere? chiese scettico, abbassando le orecchie e muovendo nervoso la coda. La vedo nera.. non ci sono abbastanza volpi con le competenze necessarie per ricostruire tutto. E oltre al disastro architettonico, bisognerà pensare alle piante. Guarda li. e fece per indicare tutto il verde e le piante decorative appassite. Era desolante, specialmente per lui che aveva imparato a curarle prima che.. no, meglio non riprendere certi discorsi.

 
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view post Posted on 27/6/2021, 16:28     +1   -1
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Che fosse un disastro, lo capirono immediatamente. Tutto, a partire dal basso della gradinata fino al tempio aveva bisogno d’essere risistemato. Il torii d’ingresso a terra, la scalinata con le pietre che la componevano sbeccate, crepate, divelte, annerite e sporche di sangue. Le statue delle volpi guardiane a pezzi…ad alcune mancava solo la testa, ad altre erano state distrutte le zampe per evitare che si muovessero, altre erano proprio sgretolate in grossi frammenti. Ed era solo l’inizio. Il complesso templare, in cima alla gradinata portava i segni della corruzione un po’ ovunque.., ma era il tempio principale quello che maggiormente aveva subito danni. Il robusto portone d’accesso, ancora ancora era accettabile: i bassorilievi erano stati un po’ mangiucchiati, ma nulla che un bravo falegname non potesse sistemare in breve tempo, mentre il resto…beh, il resto era un gran bel pasticcio. Ovunque voltassero gli occhi Natsume e Yu c’era qualcosa di rovinato, distrutto, rotto. L’area colpita dall’esplosione delle bolle del Rosso era sicuramente quella messa peggio - l’altare era totalmente da ricostruire! - ma un po’ tutto in quell’enorme stanza, una volta sicuramente maestosa e magnifica, riportava i danni del tempo passato sotto la corrosione del Rancore. I dipinti sulle pareti, le colonne, il pavimento, quell’importante scritta proprio dietro all’altare, le statue…non si era salvato nulla. Era tutto a pezzi, tutto a terra, un po’ come l’animo stesso di Yoyuki in quel momento. Ricostruire tutto sarebbe stata una bella impresa, sperava davvero che Umeko riuscisse a trovare un po’ d’aiuto da parte degli abitanti del villaggio: d’altronde aveva mandato lei di proposito. Sapeva farsi ascoltare. Se fossero andati lui o Natsume non sarebbe stata la stessa cosa. Ma, anche così, sembrava davvero un gran bel casino, non poteva biasimare lo scetticismo con cui il Fulvo espresse un pensiero abbastanza condiviso. Ma non gli andava proprio di arrendersi senza prima provare!

Intanto vediamo cosa riesce a fare Umeko. Rispose, dando al compagno una lieve stretta sulla spalla. Non gli piaceva vederlo così sconsolato. Non ho dato quel compito a lei per caso…sono sicuro che riuscirà a stupirci, vedrai! Intanto torniamo al villaggio ed iniziamo ad aiutare lì, appena avremo notizie potremo organizzarci.

Fu una giornata di duro lavoro per tutti quella. Ma si iniziarono ad avere già le prime soddisfazioni. Piccoli passi che avrebbero portato il villaggio - che Yu scoprì chiamarsi Momiji - a tornare fiorente come un tempo! C’era tanto da fare, questo era indubbio, ma tutti stavano dando una sostanziosa mano. Ognuno aveva il suo compito, anche i più piccoli aiutavano, portando acqua per tutti. Una comunità che non voleva arrendersi e si aggrappava con le unghie e con i denti a ciò che aveva per rinascere. Yoyuki non si risparmiava. Lo shinobi lo vedeva lavorare a testa bassa, parlando quasi nulla se non per ringraziare, dandosi un gran daffare a destra e a manca, instancabile. Vederlo donarsi a quella maniera, lo convinse ancora di più che quel tempio andava assolutamente rimesso a nuovo! Nonostante le difficoltà che avrebbero potuto incontrare, nonostante la poca manodopera che avrebbero potuto trovare. Era qualcosa che andava fatto.
Fu così che quella “sera”, quando Yoyuki si era ritirato a riposare come tutti, Yu si trovò con Natsume al tempio. Umeko aveva detto loro di aspettare lassù, che sarebbe arrivata con quelli che era riuscita a raccattare. Non aveva voluto dire quanti fossero e alla domanda del Fulvo circa la quantità di manodopera, la volpina bionda aveva ridacchiato buttando lì un
Qualcuno. Vedrai! molto vago. Quindi i due compagni stavano attendendo, con un misto di trepidazione e disillusione addosso. Certo era che nemmeno nelle loro più rosee aspettative si sarebbero aspettati tutti quei volontari! Umeko giunse all’appuntamento con un nutrito gruppo di volpi a seguito! Il basso chiacchiericcio e lo scalpiccio della loro salita, preannunciò il loro arrivo, lasciando basiti sia kitsune che shinobi.

…Ora ho seriamente paura di lei. Commentò Natsume, riferendosi all’amica tutta sorridente che non perse tempo a raggiungerli.

Pff! A questo punto penso che potremmo anche farcela!

Quella sera iniziarono i lavori. Decisero di cominciare dal tempio, liberandolo dai detriti in modo tale da poter prendere atto con più chiarezza dei danni e iniziare a metterci mano. Le scale sarebbero state l’ultima cosa. Siccome le fratture di Natsume non erano ancora completamente guarite, il Rosso chiese lui di mettere in salvo il salvabile delle piante e dei fiori presenti nel giardino esterno. Aveva capito che il Fulvo aveva buon occhio per queste cose, ed essendo un lavoro meno pesante che non gravava sulle sue costole in maniera eccessiva, lo invitò ad occuparsene. D’altronde se si fossero messi a lavorare, avrebbero potuto finire col calpestare piante e fiori che sarebbero potuti essere salvati, solo perché in mezzo al passaggio comodo. Meglio spostarli, farli riprendere e, una volta finiti i lavori al tempio, rimetterli al loro posto. Yu e la sua copia, vennero reclutati da Ojiisan - che era un vecchio scultore - per sistemare l’antica iscrizione. Umeko aiutava qui e là dove c’era bisogno, dando buoni consigli su come migliorare l’aspetto estetico del tutto. Insomma…lentamente tutti si organizzarono in piccoli gruppetti per occuparsi di questo o quel particolare. C’era chi costruiva le impalcature per poter raggiungere i danni più alti - anche se non tutti ne avevano bisogno, perché Yu si accorse che diversi sapevano camminare sulle pareti proprio come lui! - chi si era fatto un piccolo cantiere per progettare e mettere assieme il nuovo altare, chi stava rimettendo a nuovo i dipinti e chi si occupava delle statue. A rotazione, poi, durante il giorno, andavano al villaggio, aiutando anche lì. Umeko aveva messo assieme davvero una bella squadra! Funzionava e i lavori procedevano ad un buon ritmo. Ovviamente non era l’unica cosa a cui pensare. Tutto quel rimettere in sesto, faceva venire fame! E gli abitanti del villaggio avevano preso l’abitudine, la sera, di fare una bella cena tutti assieme. Siccome Momiji era un po’ un cantiere vivente in quei giorni, allestivano il posto leggermente fuori dal villaggio, nei pressi del bosco sacro. Un bel falò - anche se non c’era mai una vera notte lì - e una serie di ceppi e trochi, avanzati dai lavori, tutto attorno. Yu, Natsume, Kiyoshi e un piccolo gruppo di altre kitsune erano gli addetti alla caccia. Che più che caccia era pesca, nel novanta per cento dei casi. A quelle cene partecipavano tutti, ma proprio tutti! Sia chi lavorava al villaggio, sia chi si dava da fare di nascosto anche al tempio, sia chi credeva non fosse corretto per lui essere lì. Quindi c’era sempre bisogno di una buona dose di pesce o carne e verdure.

Una di quelle sere, avevano preparato una bella zuppa di pesce e radici di loto, accompagnate da un tè verde un po’ slavato per farlo bastare per tutti. Ricevuta la sua porzione da Umeko, Yu aveva finalmente posato le chiappe stanche sul tronco. Anche quel giorno avevano lavorato come dannati! Ci voleva proprio quel pasto gratificante. Aveva anche un buon profumo. Era un momento conviviale quello, tutti ricevevano la loro ciotola e il loro bicchiere e tra una chiacchiera e l’altra cenavano animatamente. Solo Yoyuki se ne stava in disparte. Il Rosso lo aveva visto in più di un’occasione avvicinarsi solo una volta che tutti si fossero serviti. Quella sera probabilmente avrebbe fatto lo stesso. Stava giusto osservandolo di sottecchi, infilandosi miracolosamente un cucchiaio di zuppa in bocca, quando si vide arrivare sotto al naso un’altra ciotola colma e un secondo bicchierino di tè. Risalendo il braccio che la teneva, incontrò Natsume a cui rivolse uno sguardo interrogativo. Stava ancora mangiando la sua porzione, perché gliene dava un’altra? Il Fulvo fuggì il suo sguardo, immusonito, forse un po’ in imbarazzo, facendo un cenno con la testa proprio verso dove Yoyuki se ne stava solo soletto.


Non lascio nessuno senza qualcosa da mettere nello stomaco…nemmeno lui. Era evidente che non avesse ancora perdonato il Benedetto di Inari, ma sembrava che un po’ si fosse ammorbidito.

Capito. Gliela porto volentieri!

Meglio di un giocoliere, Yu, tenendo tra le mani sia le proprie ciotole che quelle di Yoyuki, uscì dal cerchio di convivialità, per raggiungere la kitsune solitaria. Se ne stava lì al bordo del bosco, con gli alti alberi percorsi di luce azzurrina alle spalle. Faceva un po’ tristezza e, seppure comprendesse il motivo per cui s ne stava in disparte, gli sarebbe piaciuto che si avvicinasse piano piano. Osservandolo, gli venne in mente quello che gli diceva sempre Hisakata di loro padre. E, sebbene lui avesse la vista meno chiara di quella di suo fratello a riguardo, trovò piuttosto simile il comportamento di Aoi e di Yoyuki.

Oi…non dovresti startene qui da solo, sai? Tieni. Gli porse le sue ciotole fumanti, la più grande per prima, la più piccola per seconda, prima di sedersi al suo fianco per finire a sua volta di mangiare. Non è moltissimo, ma è davvero tutto ottimo!

Yoyuki sollevò lo sguardo e sorrise. Stavo solo aspettando che prendessero tutti il pasto, prima di avvicinarmi. Esatto, come al solito. Per poi rimettersi di nuovo in disparte per non essere un fastidio. Arigatō. Lo ringraziò, prima di chiudere gli occhi dorati, fare un cenno con le mani e sussurrare un “itadakimasu” prima di iniziare a mangiare. Era palesemente affamato, eppure manteneva una compostezza e un’eleganza che in qualche modo a Yu ricordavano quelle di Takumi. Avrebbe voluto dirgli che non c’era bisogno di tutte quelle cerimonie, ma sapeva che, se la kitsune era anche solamente un po’ somigliante al castano, quelle cerimonie facevano parte del suo essere. Se condividi lo stomaco con Kurama, ti conviene procurarti un pasto soddisfacente…e della marmellata di azuki… Lo sentì ridacchiare poi.

Mmmh credo che in realtà lui non abbia affatto bisogno di mangiare. Rispose pensieroso, posando il cucchiaio intagliato sulle labbra. Però ho notato che prova piacere quando metto qualcosa di buono nello stomaco, come gli azuki appunto, quelli gli piacciono proprio! Sento uno strano solletico quando è soddisfatto.

« Ehi, ti dispiace non dargli troppa corda?! E poi non raccontargli queste cose, quello è capace di usarle contro di me alla prima occasione utile! »
Ahahaha, però sono vere!
« Proprio perché sono vere, non dirgliele! »
Maddai…non essere così brontolone. E’ tuo amico infondo no?
« Questo non significa che mi piaccia che sappia certi dettagli. »
Oh e va bene. V a b e n e. Cambio discorso.

Buongustaio, piacciono anche a me. E probabilmente gli piaceva anche l’inarizushi, ma si trattenne dal chiederlo per decenza.

Sai, è stato Natsume a dirmi di portarti la cena. Disse piuttosto, cambiando argomento di punto in bianco e strappando un sorriso sincero al Candido.

Fa ancora fatica a perdonarmi, lo so. Ammise. Ma che ti abbia mandato lui stesso e abbia mostrato preoccupazione per me, mi rende felice. C’è ancora speranza che possa rimediare nei suoi confronti, così come in quelli degli altri.

Stai andando bene! Finì di mangiare la propria cena e bere il proprio tè, riponendo tutto all’interno della ciotola più grande, prima di rivolgere un gran sorriso a Yoyuki. Ne aveva bisogno. Non strafare, però. E riposati come si deve. Se ti ritrovi ammaccato prima di aver finito tutto, sarebbe un bel guaio. Il tuo aiuto è fondamentale per rimettere in piedi Momiji.

Annuì. Finito il mio pasto, andrò subito a letto. Domani si lavora nuovamente. Sistemate le case, si dovrà passare ai campi e alla semina. Poi c’è la distilleria. Elencò, come se si stesse facendo un piano mentale che, come Yu si aspettava, non prevedeva il tempio. E tu? Hai intenzione di tornare nel tuo mondo in questi giorni?

Tornare a casa, eh? Mah, credo di restare ancor qualche giorno. Fece, osservando in lontananza le abitazioni ancora in ricostruzione. Non voglio andarmene senza la sicurezza che il villaggio sia nuovamente in grado di andare avanti con dignità…Insomma lo vorrei salutare da ricostruito. E poi… E qui lo guardò in tralice, brontolando un Nessuno mi garantisce che una volta che me ne sarò andato, potrò tornare o ricorderò anche solo di essere stato qui. Sciorinò quei dubbi e quelle paure, un po’ perché sì, un po’ perché sperava in una risposta che, però, non arrivò.

Corretto. Ridacchiando, Yoyuki disse solo questo, senza dare sazio alla sua curiosità. Nessuno oltretutto ti ha detto che puoi lasciare il villaggio. Se te lo permettessi, suppongo che Natsume mi detesterebbe di più. Probabilmente anche Umeko.

Quando Yoyuki sottolineò a quel modo che effettivamente nessuno gli aveva dato il benestare per lasciare Momiji, Yu fece per dire qualcosa, ma aprì e chiuse la bocca nell’istante in cui vennero tirati in ballo Natsume e Umeko. …Detesterebbero anche me. Commentò. Ma prima o poi dovrò andare…anche lì ci sono persone che mi aspettano. Tipo Takumi, che gli avrebbe tirato il collo per essere stato via così tanto senza avergli detto nulla. Stessa cosa Kai, Hisakata e Urako. Suo padre non era sicuro…

Lo comprenderanno quando sarà il momento. Una carezza sul cuore pesante. Ci si era affezionato a quel luogo e ai suoi abitanti. A Natsume e Umeko in maniera particolare, per ovvie ragioni. Andarsene non piaceva nemmeno a lui. Per il momento non pensiamoci. Ancora il villaggio è ben lontano dall’essere ricostruito e queste sono preoccupazioni dettate dalla stanchezza.

Probabilmente è così. Ridacchiò mentre si stiracchiava, rendendosi conto che era letteralmente uno straccio. Sono più a pezzi che dopo una sessione di allenamento! Quello che ho detto a te, dovrei ricordarlo pure io.

Non perdiamo tempo, allora. E finito l’ultimo sorso di tè, si alzò e allungò i muscoli pure lui. Ma prima va da loro. Va da Natsume.

Prese tra le mani le ciotole di entrambi e annuì deciso Yu, alzandosi a propria volta, facendo per avviarsi e salutando il Benedetto di Inari con un inchino. Ma fatti due passi si fermò, voltandosi di nuovo. Dovresti provare ad avvicinarti domani e dopodomani e dopodomani ancora. Un consiglio che si sciolse in un sorriso. Ci vediamo a casa.

Con la promessa di Yoyuki che avrebbe fatto come gli diceva, raggiunse Umeko e Natsume con le stoviglie da lavare. Sarebbe rimasto con loro e con i pochi volenterosi che li avrebbero aiutati anche quella sera. C’era da spegnere il falò, ripulire l’area, lavare le ciotole e riporre tutto al proprio posto per il giorno seguente. Sembrava di no, ma di lavoro ce n’era da fare eccome, anche senza prendere in conto la ricostruzione. Ma in fin dei conti, farlo assieme era divertente, diventava meno pesante. E anche se una volta sul proprio futon, spesso finiva per addormentarsi prima ancora d’essersi tolto i vestiti, andava bene così. Giorno dopo giorno piccoli progressi si vedevano a vista d’occhio e anche il morale degli abitanti migliorava. Forse, piano piano, altre mani si sarebbero unite a quelle già presenti per la ristrutturazione del tempio.

 
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view post Posted on 10/7/2021, 14:49     +1   -1
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Col volenteroso impiego di tutti i superstiti e della pazienza e perseveranza della zenko, finalmente Momiji assumeva un aspetto diverso. Le abitazioni erano state rapidamente ripristinate, i campi erano stati preparati per la semina, la distilleria allestita e predisposta per l'imminente nuova apertura. Anche all'interno del tempio i lavori stavano procedendo bene e in maniera spedita, e non ci sarebbe voluto molto prima che anche quello fosse completato. Come da accordi, Yoyuki seguiva ogni sera il suggerimento del meritevole nell'avvicinarsi di quel tanto in più per non rimanere isolato durante la cena. Gli costava molto, perché faceva ancora fatica ad accettare quello che aveva fatto al suo popolo. Umeko sprizzava sempre più energia, giorno dopo giorno. La corruzione era completamente sparita sulla sua pelle e spesso la si vedeva giocare divertita con i cuccioli. Natsume, d'altro canto, diveniva sempre più cupo col completarsi dei lavori (anche se cercava di non darlo a vedere). Le piante che aveva curato sarebbero presto cresciute e le prime gemme si sarebbero viste da li a poco, ma invece di esserne orgoglioso e di guardare al futuro con la speranza che riempiva i cuori di tutti, lui sembrava non volersi illudere. Forse credeva davvero fosse tutto un sogno e che non sarebbe durato a lungo. Spesso si poteva osservare Yoyuki osservalo in silenzio mentre fumava un po’ dal suo kiseru, senza avvicinarlo. Probabilmente aveva compreso quanto fosse turbato per qualcosa e di conseguenza cercava di intuire quale fosse la problematica, senza essere invasivo.

Mancava poco per far si che Momiji potesse tornare a vivere, ricostruendo la propria storia senza dimenticare.. ma contestualmente si avvicinava anche il momento dei saluti. Fece un profondo sospiro, cercando di scacciare i demoni che volevano ghermirlo. Si mise di fianco, poi a pancia in su, poi di nuovo di fianco. Non riusciva a prendere sonno.
Per quanto ancora hai intenzione di rimanere li a rigirarti in preda al dubbio? chiese allora Umeko, sollevata su un fianco per poterlo osservare. Natsume sollevò una sola palpebra per osservarla, con un’espressione che pareva più un mezzo broncio. Non riesco a dormire. rispose laconico, costringendo la volpina a sollevare scettica un sopracciglio. Lo vedo, genio. E scommetto di conoscere anche il motivo del tuo “non riesco a dormire”. gli fece eco, cercando quanto più possibile di imitare la sua voce e il suo modo di porsi. Hai paura che succeda di nuovo. e qui il Fulvo perse un battito. Hai paura di non rivederlo più e di conseguenza ti stai chiudendo in te stesso. E’ per questo che stai provando ad ignorarlo, non è vero? disse. Colpito e affondato. Umeko sapeva sempre andare a trovare quei tasti che difficilmente altri avrebbero saputo anche solo scorgere. E’ meglio così. Soffrirà di meno, se pensa che a me non freghi nulla. Non doveva nemmeno essere qui, tanto per cominciare. brontolò, giustificando il suo comportamento come un qualcosa di buono. Ma non poteva darla a bere né a se stesso né alla volpina dal pelo biondo, che con uno scatto fu subito sopra di lui. Ma lo senti quello che dici?! gli disse, ringhiando. Se non fosse stato qui, Yoyuki-sama non sarebbe mai tornato indietro e Momiji avrebbe continuato a soccombere alla corruzione! continuò, cercando di dargli una sonora svegliata. Natsume si morse il labbro, pentendosi subito di aver detto quelle cose. Era ovvio che non le pensasse veramente. Vai da lui. proruppe perentoria, spezzando la spirale di pensieri del Fulvo. Vai da lui e digli che vuoi che rimanga. Non precluderti la possibilità di essere nuovamente felice, soltanto perché un giorno le vostre strade si divideranno. Lui è qui. Tu sei qui, Natsu. E lo sappiamo benissimo entrambi quanto tu gli voglia già bene.

Non sapeva perché avesse seguito quel consiglio, cosa lo avesse spinto a varcare silenzioso la soglia che lo divideva dal Rosso. Forse il non voler ascoltare ancora una volta la ramanzina di Umeko (che volente o nolente aveva colpito nel segno in maniera assai incisiva) o forse perché era giusto salutarlo in maniera congrua, dopo quello che aveva fatto per loro. Sapeva che l’indomani non avrebbe avuto nemmeno il coraggio di guardarlo in faccia, senza contare che vederlo allontanarsi sarebbe stato sin troppo doloroso da sopportare. Detestava l’essersi affezionato, l’essere caduto nuovamente nella trappola che prima o poi avrebbe preteso un altro pezzo del suo cuore. Yūzora dormiva. Natsume, sulla soglia, continuava a guardarlo in silenzio, combattuto. Fece un passo indietro scuotendo il capo in segno di diniego, pronto ad andarsene come nulla fosse. Ci aveva provato! Ma fatto quel passo, si bloccò immediatamente, tappandosi le labbra con la mano per sopprimere i singhiozzi che gli stavano salendo. Si trasformò nella sua forma originale, guaendo piano. Non voglio che tu te ne vada.. sussurrò, avvicinandosi a orecchie basse alla mano del Rosso che penzolava fuori dal letto dopo un movimento notturno. Non lasciarmi anche tu.. e cauto strusciò il muso sulla mano, sentendone il calore, impregnandola del suo odore. Umeko aveva ragione. Avrebbe sofferto lo stesso, se Yūzora fosse andato via con un addio netto. Non c’era scampo, quindi perché non provare a rincorrere anche se per poco quella felicità di cui parlava la volpina? Si accoccolò vicino a lui, guaendo ancora, fino ad addormentarsi al suo fianco. Non sopportava l’idea di uscire da quella casa e non rivederlo mai più.



Edited by ¬BloodyRose. - 10/7/2021, 16:23
 
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view post Posted on 14/7/2021, 13:49     +1   -1
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I giorni passavano velocemente, quasi in sordina, in sottofondo a tutto il lavoro che le kitsune stavano compiendo in quel piccolo e speciale angolo di mondo. Era un via vai continuo, di qua e di là, che però stava dando i suoi frutti. Sotto gli occhi dei più attenti, soprattutto di chi non poteva aiutare molto se non in piccole cose - come i più giovani e i più vecchi - Momiji stava riprendendo il suo vecchio aspetto, forse anche meglio! Le case vennero tirate a lustro, tutte, anche quella in cui pernottavano Yu e Yoyuki tanto che, da un giorno all’altro, il Rosso si ritrovò con un bel letto comodo al posto di quel vecchio futon consunto che aveva usato fino a quel momento. I campi erano stati bonificati, arati e preparati per la semina che sarebbe avvenuta nei giorni seguenti. La distilleria era bella che pronta per la nuovissima inaugurazione, con tanto di programma per un tour d’assaggi per i più coraggiosi. Anche il tempio stava riprendendo il suo antico splendore, tanto che ormai nel complesso erano rimasti a lavorare solamente gli addetti al “fino”, mentre la maggior parte aveva cominciato a sistemare le scale, i torii e le statue delle volpi guardiane. Restava il problema di come liberarsi delle macerie. Per ora le avevano ammucchiate tutte in un angolino dismesso, ma…non potevano di certo tenerle lì. Un comitato apposito stava ragionando su cosa farne, se riutilizzarle per qualcosa, gettarle in mare o chiedere aiuto a Yoyuki sul da farsi. L’ultima volta che Yu aveva origliato le loro elucubrazioni, sembrava che l’idea più accreditata fosse quella di utilizzarle per fare un monumento ai caduti, ma chissà se erano rimasti di quell’opinione.
Il morale si era ben alzato da quando il Rosso era arrivato lì il primo giorno. Tutti stavano dandosi un gran da fare e, in un certo senso, guarendo da quella ferita che aveva segnato la loro storia. Certo, la cicatrice sarebbe rimasta per sempre, ma il dolore, quello, scemava piano piano. E lo si vedeva giorno per giorno, nei sorrisi della gente, nell’avvicinarsi di Yoyuki al falò per la cena - come aveva suggerito Yu - nell’energia di Umeko, ormai completamente guarita dalla corruzione. Tra tutti, solo Natsume si teneva al di fuori da quell’ondata di positività. Lui, nonostante tutto - nonostante la sua bella volpina stesse meglio, nonostante le piante di cui si era preso cura fossero ormai pronte ad essere sistemate, nonostante il villaggio stesse risorgendo più splendente che mai - si faceva sempre più cupo. Inizialmente Yu aveva pensato che fosse dovuto al fatto che fosse stanco, tutto quello che era accaduto, tutto quel lavorare…e lui era uno dei pochi che si era dato sempre da fare anche durante il periodo della corruzione. Ma nell’ultimo periodo stava iniziando a confutare questa sua idea. Aveva cercato più volte di avvicinare Natsume, per parlargli, per capire cosa stesse accadendo, ma questi in un modo o nell’altro si era sempre defilato con una scusa.

L’ultima volta era accaduto proprio quella sera.
I lavori erano ormai ad un punto tale da non dargli più preoccupazione sul futuro di Momiji e dei suoi abitanti e il suo tempo lì era ormai giunto al termine. Doveva tornare a Kiri, altrimenti non solo i suoi superiori gli avrebbero tirato una testa così, ma soprattutto Takumi. Aveva comunicato la sua decisione a Yoyuki, col cuore pesante, perché non aveva idea se gli sarebbe stato concesso di tornare o anche solo di ricordare. E in breve tempo la notizia aveva fatto il giro del villaggio. Non l’avevano mollato un secondo! Tutti volevano parlare un po’ con lui, ancora una volta, vedere le sue bolle volteggiare nell’eterno crepuscolo del villaggio, tanto che riuscì ad avere un attimo di pace solamente quando fu ora di andare a procacciare qualcosa per la cena. Era il momento migliore per approfittarne e passare un po’ di tempo con Natsume senza qualcun altro nei paraggi. Tuttavia, nel momento in cui propose al Fulvo di andare assieme, questi accampò una scusa, accodandosi al gruppo di Kiyoshi. Per l’ennesima volta Yu fece buon viso a cattivo gioco, nascondendo il dispiacere per il comportamento della kitsune, suo compagno, non riuscendo a capire perché stesse mettendo quella distanza. Stava proprio tornando sui suoi passi, corrucciato, testa bassa, quando sulla sua strada incontrò Umeko.


Ehi, cos’è quel muso lungo?

Si sedette sugli scalini del tempio, stancamente. Non lo so, sai…ho come l’impressione che lui mi stia evitando. Ma non capisco perché. Che fosse la cosa giusta parlare con lei o meno, Yu sentiva il bisogno di esporre i suoi dubbi. Forse ho detto o fatto qualcosa di sbagliato?

Lui chi? Natsume? Al cenno d’assenso dello shinobi, un pugno della volpina si strinse impercettibilmente, prima che quella stessa mano, aperta, venisse allungata verso Yu. Lascia perdere quel baka! Avrà i soliti grilli a ronzargli in testa! Ti faccio io da compagna di caccia per questa sera. Ti va?

Lasciar perdere non risolveva per niente la cosa, ma supponeva non ci fosse altro da fare. Umeko lo conosceva da più tempo di lui, evidentemente sapeva bene cosa tormentasse Natsume. Se diceva così, Yu non poteva che darle corda. Accettò l’offerta e, sebbene fosse un po’ giù per quella storia, la caccia fu un vero successo! E, di conseguenza, anche la cena.
Erano tutti attorno al falò, chi affaccendato a distribuire il cibo, chi a chiacchierare. Anche Yoyuki ormai si poteva dire fosse quasi dentro al cerchio che si era formato attorno al grande fuoco. Se ne stava lì, dopo aver consumato il pasto, a creare figure strane col fumo del suo kiseru per far divertire i bambini, ma ogni tanto anche i suoi occhi fuggivano verso la figura del Fulvo. Natsume sembrava lui qualche giorno prima. Se ne stava discosto, palesemente di umore nero, ma Yu non ebbe proprio occasione di avvicinarglisi. Lo tennero inchiodato sul suo ceppo a chiacchierare, a ricevere gli ultimi saluti, nonostante quelli veri sarebbero stati il giorno seguente e, prima che potesse accorgersene, Natsume si era defilato.
Quando finalmente riuscì a posare il sedere sul letto, era così stanco da non riuscire a chiudere occhio. I pensieri si affollavano nella sua mente, rincorrendosi fastidiosi, impedendogli di prendere sonno, coadiuvati dal frinire dei grilli che proprio quella sera avevano deciso di dare un concerto fuori dalla finestra della sua momentanea abitazione. Faceva anche discretamente caldo, tanto che lasciò una mano scivolare fuori dalle coltri per prendere un po’ di freschetto. Ovviamente il non essere riuscito a chiarire le cose con il Fulvo non aiutava per niente. Anzi. Aveva il pessimo presentimento che non si sarebbe nemmeno presentato a salutarlo l’indomani, quando avrebbe dovuto lasciare l’isola e l’idea lo divorava.
Perché si comportava così? Era certo di non essersi sbagliato sul suo conto, quindi per quale diavolo di ragione lo evitava?!


« Probabilmente ha solo paura. »
Paura? E di cosa? Lui… Ah cazzo, quasi se l’era scordato! Già, lui ci è già passato. Ricordo che ne parlava con Umeko all’onsen, ma non ho mai voluto scendere nei particolari. Sai come sono fatto, ritenevo fosse un rigirare il coltello nella piaga inutile. Lo faccio anche con te e Takumi: quando mi è possibile, evito.
« Lo so bene. » Ridacchiò a denti stretti Kurama. « Ma tant’è, il piccoletto ha evidentemente paura di affrontare nuovamente una situazione identica, se non simile, a quella che già lo ha ferito in passato. Cerca di difendersi come può. »
Si girò a pancia in giù. Farà male lo stesso. Anzi. Così sarà anche peggio, per entrambi. Che dovrei fare secondo te?
« Ah no! Non chiedere a me queste cose da umani, sai che n… » Si fermò avvertendo l’allerta del suo tramite. « Che succede? »
C’è qualcuno!

Finse di dormire, attendendo qualche istante per capire chi si fosse fermato sulla soglia del soppalco in cui lui e Yoyuki pernottavano. Ma lo riconobbe quasi subito quell’odore selvatico. Era Natsume! Cosa ci faceva lì? E perché se ne stava fermo all’entrata della loro stanza? Stava tenendo gli occhi chiusi, simulando d’essere bello che addormentato, temeva che se fosse stato sveglio, qualsiasi fosse il motivo che aveva portato il Fulvo lì, sarebbe sfumato. Lo avvertì confusamente fare un passo indietro sulla scala scricchiolante che conduceva al soppalco, per poi fermarsi. Qualche istante dopo, dei passettini felpati, accompagnati da bassi guaiti, simili a un pianto, si fecero sempre più vicini. E infine, quel rospo amaro e pieno di spine venne sputato. Un sussurro triste e abbacchiato, mentre il morbido pelo entrava in contatto con la mano a penzoloni del Rosso. Infine era quello il problema, aveva ragione Kurama. L’allontanamento di Natsume e il suo strano comportamento degli ultimi giorni era dovuto all’avvicinarsi del giorno in cui avrebbero dovuto salutarsi. Quella richiesta era straziante…una pugnalata al cuore. Avrebbe voluto alzarsi, prenderlo in braccio e stringerlo forte a sé per dirgli che valeva anche per lui. Ma temeva che se avesse reso noto adesso di essere sveglio, Natsume sarebbe scappato.
Lasciò quindi che facesse ciò che voleva. Che si strusciasse sulla sua mano, che guaisse piano piano, che si accoccolasse lì a terra andando verso il sonno. E solo allora lo accarezzò dolcemente. Una, due, tre, infinite volte, fino a quando il respiro della kitsune si fece regolare e lui non ce la fece più a vederlo lì sulle assi di legno del soppalco. Si sporse, cercando di raggiungere le ascelle delle zampe anteriori con le mani e di arrivare quanto più possibile vicino alle orecchie col viso.


Natsume? Soffiò il suo nome piano, forte dell’intontimento dovuto al sonno che la volpe avrebbe avuto. Non vorrai dormire per terra tutta la notte, no? Dai…vieni sul letto.

Il Fulvo, assonnato e chiaramente per niente conscio di cosa stesse facendo, brontolò qualcosa con la voce impastata dal sonno, obbedendo alle istruzioni dell’umano. A mo’ di sonnambulo, si issò sul letto col suo aiuto e Yu gli fece posto sotto le coperte, al suo fianco, riaccoccolandosi immediatamente. Si fece stretto stretto, nascondendo il muso nella coda tutta arrotolata attorno al corpo, sbuffando dal naso un sospiro, prima di ricadere rapidamente nel sonno da cui era stato mezzo disturbato. Il Rosso trattenne una risata, accarezzandolo piano mentre lo riaccompagnava tra le braccia di morfeo. Il pelo morbido sotto la mano, quell’odore selvatico a impregnargli le narici, il respiro caldo della volpe che smuoveva i peli della sua stessa coda e arrivava sino a lui. Forse non era giusto rubare quel momento. Forse avrebbe fatto più male ad entrambi separarsi l’indomani…ma era sicuro che se quella sera Natsume non fosse andato da lui a dirgli quelle cose, in un certo senso a dargli quel saluto, se ne sarebbero pentiti entrambi. E sarebbe stato peggio.
Che strano, adesso i grilli e il caldo non gli davano più fastidio, nonostante avesse una stufa vivente proprio accanto. Si accoccolò a sua volta, più sereno, nonostante l’imminente partenza gli chiudesse la gola in una morsa.


Grazie per essere venuto. Lo so che ti è costato tanto. Sussurrò, carezzando piano il pelo sul dorso della kitsune. Sai, nemmeno a me piace l’idea di dovermene andare senza sapere se potrò mai tornare…però sappi che se ce ne sarà la possibilità, tornerò di sicuro. Biascicò stancamente. E’…una promessa. E con quelle parole impastate dalla stanchezza, il sonno si portò via anche lui.

 
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view post Posted on 24/7/2021, 23:00     +1   -1
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Sarebbe stato doloroso per entrambi separarsi in quella maniera, senza nemmeno scambiare qualche parola, senza far sapere all'altro quanto in fondo tenessero a quel rapporto nato un po' per caso. Avevano condiviso tanto in quel poco tempo che avevano avuto a disposizione, molto più di quanto lo stesso Fulvo sperasse di condividere. Non avrebbe mai voluto legarsi nuovamente a un umano, semplicemente per evitare di soffrire ancora di quella stessa sofferenza che ancora pizzicava dolorosamente le corde della sua anima, ma alla fine, largamente aiutato dal pensiero rassicurante di non essere visto e ascoltato da nessuno, Natsume aveva superato quel grande scoglio creato dalle ferite del passato e aveva ammesso a se stesso, oltre che al Rosso (ingenuamente), quanto gli pesasse l'idea di non rivederlo più, di perderlo per sempre. Stanco dei suoi stessi guaiti e di quel dolore che gli attanagliava il petto all'idea della parola fine, si appisolò sotto la mano penzolante di Yūzora che, attendendo paziente che la volpe dormisse di un sonno pieno, la esortò con dolcezza a saltare sul letto. Stordito dal sonno, brontolando qualcosa di incomprensibile, Natsume lo ascoltò e i due dormirono l'uno accanto all'altro sotto i sensi vigili della Zenko.
L'indomani, alla buonora, come sempre Yoyuki aveva lasciato la stanza e aveva incontrato Umeko sulla soglia, raggiante per la saggia decisione del compagno dal pelo fulvo. Lui la carezzò dolcemente sulla nuca, come un padre amorevole, orgoglioso del risultato raggiunto, e lei prese a scodinzolare ascoltando gli elogi e.. una piccola comunicazione. Soltanto dopo entrò in casa per svegliare i due dormiglioni. Sorrise furba, trasformandosi nella sua forma volpina e fiondandosi come un razzo sul letto dei due, scodinzolando felice e esortandoli a muoversi con voce viva e squillante. Prendetevi il giusto tempo per immaginare l'imbarazzo di Natsume, saltato letteralmente in aria col pelo ritto al primo brusco movimento.


Si può sapere cosa ti salta per la testa?! Ci hai fatto quasi prendere un colpo! ringhiò nervoso Natsume, opportunamente distratto dal pensiero di aver dormito con Yūzora tutta la notte, accoccolato col muso contro il suo petto. Strano a dirsi, il battito regolare del suo cuore lo aveva rasserenato non poco. Parla per te, fifone! Yu mi sembra stare più che benone, e poi è mattina! Avreste dovuto svegliarvi almeno da una mezz'ora buona. disse Umeko sedendosi elegantemente sulle quattro zampe, osservandoli sorridente e soddisfatta del piccolo scherzetto ai loro danni. Forse un po' troppo. Si si, va bene, come vuoi.. rispose il Fulvo sbadigliando sonoramente e stiracchiandosi come poteva, saltando dal letto sul pavimento ligneo. A quel punto Umeko si strusciò felice contro l'umano, salutandolo a dovere, con garbo, prima di rivolgersi a lui sotto l'ascolto vigile del compagno volpino. Non andare subito via, Yu. Resta almeno fino a questo pomeriggio. Yoyuki-sama vuole tenere una cerimonia per ringraziare tutti del lavoro svolto per ripristinare Momiji e vorrebbe che tu fossi presente come invitato speciale. Rimarrai? chiese ingenuamente, con quegli occhioni dorati che avrebbero intenerito, nella loro dolce felicità, persino il più cupo dei cuori. Natsume abbassò le orecchie a quelle parole. Ecco che lo spetto dell'addio tornava all'assalto. Ma non disse nulla. Era giusto che fosse il Rosso a decidere cosa fare, se rimanere ancora con loro o partire. In fondo, non poteva costringerlo a rimanere nel suo mondo se la fuori ce n'era un altro che lo stava aspettando.

 
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