Dalle sue reazioni sembrava proprio lo scemo del villaggio, nel suo caso Kumo, ma sentendo la risposta di approvazione del ragazzo non ebbe altro da aggiungere, fu solo lieta che le sue orecchie potessero avere un minimo di pace. Almeno in quella piccola porzione degli spalti, dato che tra quelle migliaia di persone era inevitabile la presenza di qualche anima particolarmente vivace come il suddetto, le tifoserie chiassose distanti rimanevano comunque le più sopportabili.
Continuò ad osservare lo svolgersi degli eventi assieme al suo compagno spirituale e ad Hisoshi ovviamente, che continuava a restare imparziale mentre dal suo kiseru spuntavano nuvolette di fumo.
Dall'inizio la ragazza aveva riconosciuto il giovane partecipante albino con cui si era ritrovata la sua squadra dentro il Gedo, nonostante i mesi passati sembrava non esser cambiato.
A un certo punto il ragazzo che usava termini in una strana lingua - tutto in lui era particolare, a partire dall'aspetto - decise di rivolgerle nuovamente la parola, riacquistando la sua attenzione e presentandosi a lei.
Inarcò un sopracciglio, perplessa da quella curiosa forma di saluto. Nel dubbio preferì optare per la più classica e chinò leggermente il capo in segno di saluto.
"Io invece sono Masaru Takeda, kunoichi di Iwa," gli sorrise affabile, senza subdoli fini dato che non ce n'era il motivo né la necessità.
"Io invece sono Shukaku, signore delle sabbie, molto piacere! KEH!"
Disse l'Ichibi, consapevole che poteva esser sentito solo dalla sua metà umana, e dopo quella battuta scoppiò in una fragorosa risata, al che Masaru dovette trattenersi dal mostrare reazioni esterne fuori luogo, ignorando il gigante e concentrandosi invece su quanto stava accadendo.
Inizialmente indecisa se sviare la domanda con una risposta breve, alla fine optò per una spiegazione più chiara e concisa.
"Non molto in realtà," rispose con calma, tenendo lo sguardo verso i vari gruppi, specie quelli di suo interesse, "la Tsuchikage ha dato il benvenuto a spettatori e partecipanti, dopodiché ha lasciato che questi ultimi si formassero da soli le squadre e gli ha fatto lasciare i loro equipaggiamenti in favore di uno base. Le regole sono semplici," - anche troppo - "ogni squadra deve scortare il proprio protetto da una zona equidistante e sino a un tempio, chi arriva prima vince."
Nel frattempo i giochi continuavano, due gruppi di giovanissimi si trovarono di già senza alcuni componenti, un ragazzino di Konoha era rimasto da solo col suo protetto.
"I loro sensei devono esser degli inetti," commentò con una tranquilla schiettezza il suo vecchio padrino.
Il gruppo di Sadou intanto stava affrontando un mostro marino, differente per razza dai serpenti rossicci fronteggiati dalla squadra di Kaoru, un altro gruppo ancora invece, quello dove stava il tizio che si era bagnato, doveva affrontare dei quesiti.
A un certo punto il giovane Eiji continuò, virando la conversazione verso di lei, e in tutto ciò il Bijuu rimase perplesso.
"Mi spieghi perché stiamo dando confidenza a questa pulce piuttosto che guardare le prove?"
Brontolò, infastidito da quella distrazione e confuso, vista la natura solitamente diffidente della sua umana.
Ho una strana sensazione su di lui, rispose pensierosa la Jinton, non riferendosi a qualcosa di negativo, piuttosto: il suo volto non mi è nuovo.
"Ho avuto modo di lavorare con alcuni di loro," rispose semplicemente, non sentendosi in dovere di specificare chi di preciso.
"Te invece, conosci qualcuno?" domandò a sua volta, senza staccare lo sguardo dall'arena.
E a seguito della sua risposta un guizzo, una scintilla mentale che le permise di associare un volto, e un nome, a una vicenda, dopotutto non c'erano molte altre occasioni in cui si poteva incontrare un chunin di Kumo: Fukagizu.
"Mi ricordo di te," affermò di punto in bianco, con pacatezza mentre alternava lo sguardo tra lui e l'arena, e più ci ripensava e meglio ricordava il suo bel discorsetto quel giorno, "tu sei quel ragazzo che a Fukagizu ha chiesto qualcosa di utopico."
Stavolta destò la piena attenzione del vecchio Sakimoto, che si limitò ad ascoltare come in precedenza, lanciando rarissimamente uno sguardo verso Eiji per studiarlo.
Disse anche di aver parlato con tuo fratello, informò lei il suo consorte, il cinque code.
"Ah sì? Quel coniglio di un pony?
Scommetto che appena l'ha visto se l'è data a gambe, keheheheheh!"
Commentò con aria derisoria nei confronti del fratello, era curioso ma al tempo stesso voleva vedere come continuavano le prove.