La sensazione è quella di quando sai di star perdendo qualcosa di importante, ma soffocata da un miliardo di mosche fameliche.
Non è abituata a tutta quella gente.
Il muro dietro alla sua schiena è fresco, lenisce il calore irreale con cui il sole di Iwa le ha irrorato le membra, già accaldate da una marcia forzata più rapida di quanto non avrebbe mai deciso da sé.
Sente le guance accaldate come se avesse la febbre, e numerosi rivoli di sudore scorrerle dalle tempie e lungo la schiena.
I due ANBU al suo fianco, al contrario, non ansimano nemmeno.
È da quando sono partiti da Kiri, che si domanda per quale motivo nessuno di loro abbia mai pensato di andare da Kirotaba. Non erano forse più preparati di lei, sotto tutti i punti di vista?
Ripercorre mentalmente il percorso accidentato che ha battuto nell'ultimo mese. Ricorda quanto sia stato difficile per lei trovare la via per cavarsi d'impaccio, viste le premesse e le fissazioni a cui si è aggrappata con tanta ostinazione: niente del genere sarebbe passato per l'anticamera del cervello, a due soldati scelti come quelli che la scortano.
Sarebbero andati, avrebbero ucciso, sarebbero tornati con la Katana: poi Sigillo e tanti saluti alle paranoie sulla giustizia della nanerottola sudata, che si stringe all'involto bitorzoluto che si è portata dietro.
Il corridoio in cui sono fermi, in attesa, brulica di persone: venditori di bibite ghiacciate e dolciumi, alimenti salati e lecca-lecca, cappellini, visiere e piccoli giocattoli, oltre a numerosi spettatori abbigliati secondo una moda mai vista a Kiri e shinobi con l'uniforme bruna di Iwa; i ninja degli altri paesi sono già più rari, forse tutti stipati sulle gradinate a seguire l'evento in corso.
Occasionalmente un boato attraversa la roccia della volta, piovendo dall'alto, o attraversando con la furia di una valanga le aperture che conducono all'esterno, verso i palchi. In quei momenti gli ANBU non muovono una falange, lei si guarda attorno furtivamente e si sforza di imitarne il contegno impassibile.
È l'effetto tremendo provocato in lei dal ritorno alla civiltà.
Dopo settimane trascorse sepolta nell'obitorio e tra i libri prima, dopo quella passeggiata illuminante nelle carceri, trovarsi catapultata in terra straniera e per giunta in un luogo tanto gremito di persone... è come se – senza il metallo di Ago tra le dita – la sua vecchia sé fosse tornata a galla, soppiantando con le sue insicurezze e i cortocircuiti mentali l'embrione di Spadaccina faticosamente modellato nel grembo umido di Kiri. Chiude gli occhi e inspira a fondo: ha solo bisogno di un posto tranquillo.
Imparerà a far fronte agli imprevisti.
L'ha detto Kirotaba in persona: la forza di volontà è l'ultima cosa a mancarle, e ha la testa abbastanza dura da abbattere quello stadio sfavillante a suon di craniate.
La giornata è stata lunghissima, e dura da un numero imprecisato di ore – dal giorno precedente, poco ma sicuro.
Solo ieri è scesa a cucire il suo primo lavoro, ha trovato l'ufficio del Mizukage vuoto e ha pensato bene di partire. Per poi trovarsi una coppia di ANBU davanti casa, quando ormai stava uscendo con la sacca riempita in fretta e furia con qualche cambio, perché no... col cavolo che l'avrebbero fatta uscire da Kiri da sola, con una delle Sette per le mani, senza avere l'autorizzazione di Kobayashi-sama in persona. Tanto avrebbe comunque perso il traghetto di mezzogiorno. E no, di attraversare il braccio di mare a piedi nemmeno a parlarne: sarebbe bastata una stupidaggine per perdere Nuibari tra i flutti, specie sol vento irrequieto che si è messo a stuzzicare le onde da un'ora a questa parte. Così hanno raggiunto la terraferma all'imbrunire e preso la strada più lunga, quella per i Paesi Minori, per avere meno grane ai controlli doganali; hanno dormito per terra, tra i morsi feroci del freddo montano, tra le radici di una vecchia quercia nel Paese delle Terme, per poi riprendere la marcia all'alba, quando ancora la brina incrostava la vegetazione. E poi una corsa nel deserto polveroso del quinto Grande Villaggio.
Una varietà di climi, panorami, culture diverse da far girare la testa, infine la costruzione tanto possente da sembrare un miraggio, la nostalgia impressa nel suo animo dalla fretta di arrivare e dal rimpianto di avere tanta fretta, da non potersi nemmeno rendere conto dei passi con cui divori il duro suolo delle vie...
Un brivido le attraversa la schiena: deve staccarsi dal muro, l'ombra e l'acqua fresca consegnata loro dal servizio d'ordine hanno ormai fatto il loro lavoro. Mezz'ora è passata da quando Barracuda, l'ANBU più muscoloso dei due, ha fatto ritorno, riferendo che li avrebbero ricevuti al momento opportuno e di restare in attesa di ulteriori istruzioni.
Avrebbe una gran voglia di sedersi.
O di passeggiare avanti e indietro.
Tuttavia lo stoicismo statuario dei due soldati scelti non le dà scampo: loro sanno cosa ha addosso, sanno perché è lì, e non può permettere a sé stessa altri lussi, oltre quello di crollare svenuta nel momento in cui le membra non avessero più retto.
Ma sa di essere ben lontana da quel limite.
CITAZIONE
Non so quale sia il momento migliore per andare a tirare la manica al Mizukage, tanto vale che decida lui quando avviene il colloquio... ho suggerito che Urako sia arrivata mentre le prove sono già in svolgimento, ma si può sempre interpretare altrimenti. Mi serve anche per basare la calendarizzazione delle giocate d'ora in avanti, che mi è un po' andata in vacca nell'ultimo anno.