"
Perchè lo hai ucciso?"
In dieci anni, gli capitò solo con lei di poter parlare in modo schietto e profondo. Di cose che non pensava di sapere. Seduti tra quelle colline innevate e le nascoste piste dei cervi, non seppe ben dire come fossero arrivati a quell'argomento. In tutta onestà, le disse che non aveva un ricordo esatto di quel fendente, né delle cose successe dopo. Le disse che ricordava solo di aver impugnato la spada che Takeshi gli aveva regalato, e poi si era giunti alle notizie sul funerale. Come fosse una cosa accaduta anni e anni prima.
"
Perché lui avrebbe ucciso me" le rispose dopo un po'.
"
Quindi avevi paura, è questa l'unica ragione."
"
- Sì. E per la ricompensa."
Lei lesse qualcosa di vago e indecifrabile nel suo sguardo.
"
- Preferisci che cambiamo argomento?"
Esitò qualche secondo prima di rispondere. Non avrebbe mai avuto un simile dubbio in genere, e non perché non avesse mai avuto voglia di parlarne con qualcuno, quanto più per una questione di decoro. Non sapeva definirla in altro modo. A quasi trent'anni, era qualcosa con cui aveva imparato a confrontarsi. Perché se l'interlocutore non vale la pena parlare di cose che per te sono importanti o fondamentali, cose che addirittura definiscono chi sei, conduce spesso alla più lacerante frustrazione. Già trovare le parole adatte è difficile, perché si rischia sempre di impoverire quelle cose, di svilirne il significato, di dissiparle come vapore nella pioggia. Se poi chi ti sta davanti non è capace, o non ha voglia, di ascoltare sul serio, allora quel senso di sperpero diventa affilato come una lama, pericoloso, offensivo, a volte quasi vergognoso, come gli piaceva pensare.
Ci pensò un po'. Infine decise che la ragazza ne valeva la pena.
"
Sai cosa mi aspettavo? Applausi. Avevo solo vent'anni e non potevo sapere come la gente l'avrebbe presa. Fui sorpreso dalla reazione delle persone. Non mi applaudirono, anzi."
Si lasciò scappare una risata nervosa, almeno questa fu la sua impressione. La vide rispondere, ma nel suo sguardo gli parve di scorgere un sentore di compassione. Come se capisse davvero cosa volesse dirle. In quel momento si vergognò di un colpo di tutte le sue vanterie, delle sue pretese di coraggio e crudeltà. Del suo sangue freddo e della sua aridità, della sua incapacità di esprimere ciò che ora sapeva di sentire. Che era sinceramente dispiaciuto di come le cose fossero andate, con tutti. Con suo fratello, e con Takeshi. Quell'uomo gli mancava come mancava a chiunque altro, e avrebbe desiderato che il suo assassinio non fosse stato necessario.
Dopo averla sposata, vissero una vita itinerante. Una vita agiata e rischiosa, ai limiti della legalità, come aveva sempre sognato da ragazzo. Vide che negli ambienti che frequentava, la sua fama lo precedeva anche al di fuori dei confini del Continente. Quando entrava in una locanda durante i suoi viaggi, i sorrisi svanivano - per paura a volte, a volte per qualcos'altro. Nei periodi di riposo restava chiuso nel suo appartamento, voltando carte da gioco. Cercando il suo destino in ogni re, e in ogni jack.
Mira percorse i due successivi corridoi senza imprevisti, illuminati dal bagliore soffuso delle lampade. Come se qualcosa, o qualcuno le avesse già spianato la strada. La presenza era ormai debole e vicina, quindi si sporse dalle sbarre e potè fissarla coi suoi occhi.
"
Non hanno risparmiato nemmeno te, eh?"
Alzò la testa con fatica. La luce proveniente dalle sbarre sembrava dargli fastidio perché socchiuse gli occhi sino a renderli due fessure gonfie e livide.
"
Eppure non mi sembri messa proprio male, biondina" e diede qualche colpo di tosse. "
Non pensavo ti avrei più rivista."
Mira sorrise.
"
Non è facile spezzarmi", quindi forzò la porta ed entrò nella cella. Notò le ferite, e il suo viso martoriato. Jou lo intuì.
"
Si sono proprio divertiti."
Lui cacciò dei colpi di tosse.
"
Tanto è difficile rendermi più brutto di come sono. Lo avranno capito e si saranno stancati a un certo punto."
Lei allungò la mano una mano sul suo capo e lui strinse i denti per il dolore, quando una luce verde lo fece scemare secondo dopo secondo.
"
Andrà meglio, fidati di me."
Quando l'operazione terminò lei forzò le catene che lo legavano al soffitto con degli origami, facendo accortezza alchè lui non la vedesse. Libero e di nuovo in salute, Jou si stropicciò gli occhi e rimase in ginocchio per un po'. Come se stesse soppesando qualcosa.
"
- Sei anche un medico. Sempre più piena di sorprese."
Quando la vide abbassare il viso e sorridere in quel modo, timido e quasi infantile, tutto non fece altro che rendersi ancor più confuso. Strinse le labbra e si disse di restare sul pezzo.
"
Non ne hai idea."
Annuì. Poi si disse che era la cosa giusta da fare in quel momento.
"
Mi hanno chiesto cosa sapessi di Kirinaki. Non so cosa voglia dire. Tu ne sai niente, per caso?"
Gli parve sorpresa, ma senza alcuna reazione eclatante. Come quando si cambia improvvisamente argomento in una conversazione e nulla più. Poteva anche essere.
"
Ne ho sentito parlare, credo fosse un'organizzazione nukenin di Kiri. Che altro hanno chiesto?"
Jou la guardò un po' in silenzio.
"
Nulla di particolare" concluse infine. Poi trovò il modo per continuare usando le parole giuste, o almeno sperava lo fossero.
"
Allora, stammi a sentire. Come ti dicevo, ciò che mi interessa è ottenere An Lefeng, niente di più. È per questo che mi sono messo in cammino. Tu piuttosto, non mi sembri per nulla una semplice fedele del Credo, se devo dirla tutta"
Silenzio.
"
Non che la cosa mi interessi più di tanto in genere. Ma se devo iniziare a temere ancor più per la mia vita, lì si che inizia a interessarmi."
Mira ci pensò un po'. Sapeva che, se fossero sopravvissuti sino allora, sarebbero giunti a questo punto. Ci pensò ancora, e realizzò che aveva accettato quel compromesso proprio nel momento in cui era tornata a cercare Jou.
"
- Non sono una fedele del credo. Sono qui per cercare un uomo, proprio come te. Sono tornata qui a liberarti perché sono sicura che possiamo ancora aiutarci a vicenda. D'altronde è sempre stato così, no? Sapevi benissimo che non ero una fanatica di Buraindo ma hai accettato di seguirmi."
"
Certamente. Per volontà all'inizio e per casualità in seguito, ci siamo ritrovati a percorrere lo stesso sentiero. Chi sarebbe quest'uomo?"
"
Era il leader di..."
Si fermò un istante. Poi riprese.
"
... Era il leader di Kirinaki, credo si serva di Buraindo per diventare più forte, o forse è esattamente il contrario. Penso che Sanada risponda a lui. In qualche maniera ci ha sbattuti lui qui dentro. Ha i capelli biondi e gli occhi... Rossi. Era tra quelli che ti hanno interrogato?"
Jou ascoltava immobile strofinandosi il mento, quindi cercò di passare in rassegna i ricordi.
"
- No, nulla del genere. Almeno credo, non ricordo bene. Ma a quanto mi dici, penso che un tipo così lo avrei ricordato. In ogni caso. Come si chiama?"
"
Si faceva chiamare Kai, adesso non so se si presenta ancora con quel nome."
Lui la guardò stupito.
"
Il distruttore di Watashi?"
Le venne quasi da ridere a quanto stava per dire, ma non poteva definirlo meglio in altro modo: "
Sì, l'eroe del continente."
Dallo stupore, le sembrò precipitare sempre più in una stoica frustrazione.
"
Più mi avvicino a ciò che cerco, più la strada si fa scoscesa. È praticamente la storia della mia vita."
Lei sorrise comprensiva, ma non solo.
"
Andiamo, un imbecille là dietro dovrebbe avere la mia spada."
Mira annuì, ma le venne un pensiero prima che varcasse la porta.
"
Aspetta"
Jou si voltò.
"
Questo posto sta per diventare un campo da guerra, tra poco rivoltosi e credo si scontreranno. Finirò la mia parte e combatterò per uccidere Ryuzaki."
"
Ma che cazz-e per quale motivo?"
"
Gli animi si sono scaldati abbastanza dopo che Ryuzaki è stato rapito dal credo. Dovrebbe essere qui da qualche parte e i rivoltosi stanno agendo per salvarlo, ci sarà una forte resistenza penso."
"
E a noi cosa ce ne importa di questo Ryuzaki? Che facciano pure, mentre noi usciamo di qui."
"
Ho motivo di credere che tra Kai e Buraindo non scorra troppo buon sangue sebbene alleati di comodo, se Kai perde Ryuzaki potrebbe compromettere la sua alleanza e la sua fonte di potere. Se poi a ritrovarlo sarò io, Buraindo potrebbe darci la mano che cerchiamo. Al momento è l'unica carta che ho per provare a non uscire a mano vuote."
Jou ci pensò su.
"
Sei tu che hai parlato con Buraindo, ammesso che sia vero. Hai molta più voce in capitolo di me, ma da quello che mi pare di intuire, questo tizio è un tiranno sadico e crudele, che gode della sofferenza della sua gente. Uno così, potrebbe ucciderci anche se gli portiamo ciò che cerca. Per il fastidio che gli abbiamo procurato, o anche per semplice sfizio. Ce n'è di gente così al mondo, vedrai. O forse lo hai già visto."
"
Devi aver frainteso. Non confido che aiutando quel bastardo ci dia qualcosa in cambio, voglio solo farlo incazzare con Kai."
"
Fammi capire bene, allora. Vuoi rapirlo per sottrarlo a Kai. E usarlo poi come merce di scambio con Buraindo?"
"
Sì, mettiamola così."
"
E chiedere a Buraindo la testa - o cos'altro - di Kai come riscatto."
"
E An Lefeng" sottolineò lei.
La guardò perplesso.
"
Cosa ne sai tu di lui? Lui è con i ribelli."
"
- Niente di più di quello che mi hai detto. se prenderà parte alla battaglia sulle isole Buraindo lo vedrà, grazie ai ripetitori. Se accetterà lo scambio con Ryuzaki non avrà problemi a portarci anche da lui. Una volta localizzato potrai parlarci."
Silenzio.
"
- Vado a prendere la mia roba, sbrighiamoci."
Uscirono dalla cella. Jou riuscì a recuperare la sua roba dall'armadietto della guardiola - gli parve strano non avessero incontrato nessuno, ma forse per una volta la fortuna aveva deciso di sorridergli, pensò. Si allacciò spada, pugnali e protezioni a scaglie, quindi indossò il cappotto e fece cenno a Mira di essere pronto.
"
Guarda, a prescindere da cos'altro sai - perché sai qualcos'altro - ti dico solo che questo è il piano più stupido che abbia mai sentito. Kai sai che sta dalla parte di Buraindo. E invece di sfruttare i suoi nemici, vuoi farteli nemici entrambi, finendo sotto il fuoco incrociato. E sulla base di cosa poi? Sul vago sentore che due alleati possano litigare come zitelle?"
Soppesò un po' la situazione, poi scosse la testa e scacciò vie quel pensiero.
"
Ma fai un po' come ti pare, non è un mio problema al momento."
Non molto lontano da lì, Rokuda stava portando a termine la sua operazione. Con il clone di Fuyuki erano riusciti a trovare le chiavi nei paraggi e a neutralizzare le guardie, quindi liberarono Shunsuke e i compagni nei paraggi. Un drappello di una quindicina di persone. Rokuda prese dei rotoli del richiamo e distribuì loro spade e pugnali. Shunsuke e alcuni altri le presero con esitazione e timore.
"
Spero non dobbiate usarle, ma sapete meglio di me che qui si rischia la vita. D'altronde, meglio questo che restare a marcire lì dentro, giusto ragazzo?"
Guardò il vecchio negli occhi, annuì deciso e se lo mise alla cintola.
"
Quanto voglio che facciate e di liberare quanti più vostri compagni possibile. Io e il signor Duren vi spianeremo la strada, e voi sarete pronti ad aiutarci come potete. E' l'unica cosa che vi resta da fare, se volete sperare di uscire vivi da qui. Aprite le celle, distribuite armi chi di voi ne ha più di una, e poi mettiamo a soqquadro questo posto per aprirci una via di fuga. Conto che diventeremo un numero da mettere il pepe al culo a chiunque, e non potremo muoverci nell'ombra per molto. Tutto chiaro, allora?"
La fortuna, i Kami, sembrava dunque sorridere loro. Il secondo clone infatti era riuscito prontamente a usare l'Hansa non appena aveva avvertito la presenza dei due soldati. Li vide avanzare spada alla mano, perlustrando la zona. Uno si fermò a pochi centimetri dal suo volto. Poteva avvertirne il pesante alito di sigaretta.
"
Eppure ero sicuro…"
"
Per una volta sono d'accordo con te."Restarono per un po' a gigioneggiare perplessi.
"
Basta, continuiamo il giro."
Naum si preparò all'assalto, Chiaki rovistò tra la sua attrezzatura, e il tizio incrociò le mani con aria assorta, concentrata. I quattro nuovi cloni scattarono in posizione, così come Fuyuki kunai alla mano. Per un istante l'orso di Kirinaki pensò di utilizzare una freccia esplosiva per colpire i secondini, ma presto si rese conto della possibile idiozia di quel comportamento e desistette subito. Non poteva rischiare di far involontariamente collassare il sistema di allarme, mandando a monte sin dal principio il minuzioso e ardito piano di Fuyuki.
Preparò dunque le tre frecce e partì. La prima perforò il cranio del bersaglio, la seconda colpì il bracciò mentre la terza sfiorò la tempia della guardia, accortasi incredibilmente della situazione. Riflessi notevoli, pensò. non comuni. In ogni caso, era riuscito nel suo intento, e Fuyuki era già partito all'azione.
"
- Oh, rivedo la vittoria."
Gli slacciò i polsi e buttò subito i fumogeni.
"
Bravo, mi liberi signore!"
Incredibilmente Fuyuki notò che riusciva ancora a camminare sulle sue gambe, pur con le ferite mostruose che gli attraversavano il corpo. Portava uno strano collare metallico al collo e si guardò attorno per qualche istante, quando Fuyuki lo prese da braccio con l'adrenalina in corpo per cercare di uscire da quel casino.
"
No signore, io devo - "
Qualcosa lo arrestò di botto. E arrestò Fuyuki, stava correndo a perdifiato verso l'uscita quando sentì qualcosa urtare il suo viso. Qualcosa di duro e gelido, come una pietra. Sentì lo scricchiolio dell'ossa, quel rumore che tanto conosceva bene.
Il pugno lo aveva preso in pieno volto e per un po' si ritrovò in un stato confusionario. Ryuzaki scivolò via cercando di scappare all'uomo che lo aveva sottratto al suo salvatore, così pensava, ma nel frattempo Naum si era precipitato sul terreno con degli occhialoni da esploratore cercando di aiutare il compagno. Sentiva un vago rumore di elettricità provenire dall'altro lato della stanza, ma non ci fece molto caso. Si alzò subito cercando di capire dove fosse Ryuzaki, quindi ingaggiò un corpo a copro con l'uomo. Sembrava dotato di forza e agilità inusuali. Naum stava cercando di rialzarsi dopo un precisissimo colpo al fegato.
"
Ganshuk, vedi niente?"
"
Fate suonare l'allarme!"
Un accento esotico. Simile a quello di Naum, eppure con qualcosa di diverso. Sembrava riuscisse a vedere attraverso il fumo, o che in ogni caso potesse percepire la loro presenza.
Di nuovo quello sfrigolare, e delle grida di dolore. Cosa stava succedendo?
"
- Che diavolo?"
Durante lo scontro, Naum gli si parò cercando di colpirlo con la mazza, ma questi la intercettò e cercava di sradicargliela dalle mani in un gioco di forza.
"
Cerca Ryuzaki!"
Maledicendo ogni sorta di pantheon conosciuto, riuscì a divincolarsi col byakugan tra il fumo, e alcuni corpi ammassati nei pressi degli interruttori, messi fuorigioco da una lungo filamento elettrico, i cloni nei loro paraggi. Altri ancora in uno stato confusionale, quasi catatonico, al centro della stanza. Poco lontano, Ryuzaki si stava massaggiando il collo, come se non lo muovesse da tempo e, poco lontano, il ragazzo che posava delle chiavi dentro un cassetto.
"
Grazie, miei eroi" disse, vedendo anche Fuyuki giungere nei suoi paraggi.
"
Comporrò in vostro onore un - Ahh, attenti!"
L'uomo si era buttato in avanti come un toro, in direzione di un ricevitore. Il fumo si andava diradando e con un po' di accortezza Fuyuki avrebbe visto Chiaki lanciare una raffica di kunai, aprendo un rotolo, e con ancora più accortezza vedere il ragazzo muovere la mano, mentre i kunai si conficcavano con precisione nel busto e nel braccio del guerriero, come fossero stati risucchiati.
"
Vittoria!"
"
Masao!"
Chiaki si era precipitata giù verso di loro e saggiava le condizioni delle ferite di Ryuzaki.
"
Guarda come ti hanno ridotto."
Ora, forse, poteva osservare meglio chi fosse quest'uomo. Questo fantomatico Ryuzaki, il leader della resistenza. Un giovane uomo, più sui trenta che sui quaranta, dei capelli neri incrostati di sangue e ciononostante insolitamente lisci. Due baffi da sparviero a sorreggere gli occhi lividi e gonfi dal pestaggio, eppure chiaramente visibili, gialli, come fossero anch'essi appartenenti a un'aquila. Con un qualcosa di rapace.
"
E' una storia lunga, mia cara. Ora dobbiamo solo pensare a scappare da qui - chi sono quelli?"
Mira e Jou li osservavano dalla loro posizione sopraelevata. Scesero anche loro, e non appena Mira vide Fuyuki e Naum, che ora si stava rialzando a fatica, dichiarò subito la loro non ostilità. Non era tempo per i convenevoli, ma se qualcuno avesse osservato l'uomo che aveva mandato a monte l'intera operazione, almeno per come era stata concepita da Fuyuki, avrebbe notato un uniforme diversa dalle altre, con una
"O" tagliata sul braccio destro, come fosse un grado militare o un fregio di rilievo.
"
Ora non ci resta altro che andare via di qui. Prima che Heiji e gli altri vengano sopraffatti."
"
Non so di cosa tu stia parlando, ma va bene e - ".
Jou si fermò all'improvviso. Fissò il ragazzo. C'era qualcosa di insolito. Probabilmente anche Mira se ne rese conto. Lo vedevano indietreggiare con un sorriso febbricitante.
"
- Ci conosciamo, per caso?"
"
No."
"
Sì invece, ti ho già visto da qualch-".
"
State andando benissimo, non vi preoccupate. Non vedevo uno spettacolo simile da non so quanto tempo."
Un brivido gli percorse la schiena.
"
Bravissimi davvero. Ora aumentiamo la difficoltà, che dite?"
Si ricordò dove l'aveva visto, e probabilmente anche Mira. Potevano immaginare a cosa potessero servire quegli interruttori, e cosa potesse fare una persona del genere là vicino a loro. Immaginarono questi scenari quando ormai il pugno del ragazzo era serrato sul bottone, il suo viso simile a una maschera da carnevale, e quel rumore ruboante che si spandeva in ogni angolo della stanza, in ogni angolo della prigione.