Missione S - Portare gli uni i pesi degli altri, per .Astaroth e Griever_

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view post Posted on 4/12/2019, 16:40     +1   -1
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Il 2 aprile di quell'anno era una domenica, e il signor Homura e sua moglie, i suoi due figli, e il cugino Chouko Miyama si avviarono lentamente verso il confine a bordo di una carovana per una riunione tra i familiari rimasti in vita. Yoshi rimase in casa. Migrando furtivamente di stanza in stanza. Catalogando tutti i vestiti nelle grucce e nei ripiani. Rassettando cosa fosse fuori posto. Come stesse rassettando qualcosa che gli era proprio. Sorseggiò l'acqua del bicchiere vicino al letto matrimoniale. Fiutò il talco e il lillà sul cuscino di Takeshi. Le sue dita si mossero delicatamente tra le costole, per costruire cicatrici nei punti in cui Takeshi era stato colpito. Ricreò il dito medio a cui mancava l'estremità. Si immaginò a capo di una banda, di lì a qualche anno. Si immaginò impavido e spavaldo. Si immaginò sposato con una bella moglie e due bimbi coi suoi lineamenti. Si immaginò a trentaquattro anni. Si immaginò in una cassa da morto. Considerò le diverse possibilità, e tutto ciò che di meraviglioso poteva diventare realtà di lì a domani. Di lì a qualche anno.


La notte Yoshi venne svegliato da dei singhiozzi. Sentiva il pianto strozzato di suo fratello Shun. Si mise seduto sul letto, si voltò verso sinistra e quando gli mise una mano sulla spalla avvertì un tremito, come se toccando il fratello avesse chiuso un contatto elettrico.
"Non ci ucciderà, Shun."
" - Sì, ci ucciderà."
"Resterò sveglio, così non succederà. Domani mattina saremo pronti."
Avevano stretto un accordo con le autorità locali da diverse settimane. Soldi, gloria, fama. La propria vita salva. Lì per loro, a portata di mano. Shun si tranquillizzò. Yoshi era sempre stato un ragazzo chiuso e timido, ma in quanto a sangue freddo Shun sapeva chi dei due era sempre stato in difetto.
"Immagini sempre il peggio. E' sempre stato questo il tuo problema."
"Lui sa tutto, ne sono certo. Ci sta solo prendendo in giro."
Si fissarono spaesati per un po', fin quando Yoshi abbassò lo sguardo sul chiaroscuro delle lenzuola. vagò con lo sguardo nella penombra della stanza. Cupa e brutale. Come era sempre stato il mondo che aveva conosciuto sino allora. Un mondo che esigeva di comportarsi di conseguenza, se non si voleva essere spazzati via. Lo sapeva sempre più, giorno dopo giorno. Un solo gesto. L'ultimo atto di una vita di merda. La fine di quell'incubo di paura. Sarebbe finito tutto presto, tutto sarebbe andato per il meglio, lo sapeva.
" - Dormi ora, Shun."


Il mattino dopo Yoshi si alzò col sole appena visibile all'orizzonte, uscì in cortile, riempì il secchio con lenti su e giù della pompa e si sciacquò il viso, come fosse un monaco barbaro. Ora lo avvertiva lui, il terrore. Aveva ucciso un solo uomo in vita sua. E disarmato, perlopiù. Shun lo raggiunse mezz'ora dopo, ma non si accorse minimamente del suo arrivo. Brutto segno.
"Shun."
Gli parve assente. Lo vide appostarsi inginocchiato tra le erbacce, rannicchiato, a testa china, come un mendicante. Cercò di non farci caso e gli disse di tornare dentro, quindi si appostò sulla staccionata. Aspettò qualche minuto, quando vide Takeshi imboccare la salita che conduceva all'abitazione con una pagnotta e il giornale sottobraccio. Il sigaro in bocca. I coltelli che sbucavano da tutte le parti in vita. Si salutarono con quella freddezza enigmatica, come di consueto.
"Credi sia intelligente andare in giro conciato così? Vuoi far capire a tutti cosa fai?"
Takeshi aspirò col sigaro e ghignò sardonico, continuando la salita a passi cadenzati. Aprì il cancelletto e
si fermò lì davanti la casa. Fumando il sigaro e guardando cosa aveva costruito. Non certo il palazzo dei Kage. Ma tanto bastava. Avrebbe dovuto bastargli molto tempo fa, si diceva. Yoshi vide uno dei suoi consueti e repentini sbalzi, perchè improvvisamente agguantò la figlioletta seduta a giocare sul prato là vicino e iniziò a farla roteare come se avesse dovuto lanciarla fin sulla luna ancora visibile. La scarpina sinistra ci andò vicina, volando via ai limiti della staccionata. Le urla, gli schiamazzi e le risate. Che negli ultimi anni avevano spesso rallegrato la sua vita. La vita di tutti, lì dentro. Perchè lo stava facendo? Quando le cose avevano preso una piega simile?


"Siete pronti voi due?"
Sarebbero dovuti uscire per una battuta di caccia di lì a poco. L'aura sacrale del pasto li aveva segnati come poco altro in vita loro. Entrambi in quel momento erano sicuri che non ce l'avrebbero fatta. Che li avrebbe uccisi lì nei boschi e avrebbe fatto sparire i loro cadaveri come accaduto a Shizou Miyama.
"Scusami" rispose Shun alzandosi dalla poltrona quasi balbettando: "Dammi ancora mezz'ora."
Takeshi annuì. Entrò nel salone e li fissò calmo e pacifico, come lo avevano sempre visto quel giorno. I suoi occhi irritati dalla luce incrociarono le increspature rossastre e umide di quelli di Yoshi, poi andò davanti la finestra. A fissare i bambini canticchiare. La scarpina ancora lontana, dimenticata. Le restò davanti per un bel pezzo, avvicinando e allontanando lo sguardo come stesse fissando chissà quale magnifico dipinto. Shun cercava lo sguardo del fratello, ma questi non gli parve tra loro. Come se il terrore della sera prima glielo avesse trasmesso come un morbo, secondo dopo secondo, alito dopo alito.
"Hai ragione, Yoshi. E' meglio togliere questa ferraglia. Ho paura che i vicini mi possano scoprire."
I Rokuda provarono a guardarsi, ma gli occhi di Yoshi saettavano come schegge impazziti. Takeshi sciolse i coltelli uno a uno e li posò sul tavolinetto. Poi si girò lento verso un riquadretto dall'altro lato della sala.
"Quanta polvere su quel quadro" disse quasi istintivamente, non appena lo sguardo gli si posò lì.
Lo videro superarli passo dopo passo, avvicinandosi alla sua meta e prendendo il fazzoletto dalla tasca. Shun cercava lo sguardo di Yoshi con disinvoltura e senza successo. E Yoshi ormai non cercava più nulla in quella sala, i suoi occhi fissi e immobili, il respiro regolare. Il respiro di chi è nato per essere assassino rispettato e temuto. il respiro di Takeshi prima di adempiere al suo compito. Prima di compiere ciò che va fatto. Si alzò col respiro regolare e tranquillo, il movimento di Shun che metteva mano all'elsa appena visibile con la coda dell'occhio. Takeshi appena giunto davanti alla cornice. Prese un respiro profondo e fulmineo, e tirò via la spada saettando in avanti come un fulmine. Una mossa per cui verrà temuto come lui si auspicava, negli anni a venire.


Il giorno dopo numerosi giornali piazzarono la foto del cadavere di Takeshi Tabata in prima pagina, rigido sopra il tavolo da obitorio. Ben presto, centinaia di sconosciuti si recarono come incantati in pellegrinaggio nella casa in cui aveva vissuto, o andavano a rendere omaggio alla sua tomba. Un magnate del Paese del Vento offrì un milione di ryo per il corpo, con l'intenzione di portarlo in giro per tutto il Continente. Un'altra foto divenuta celebre in quegli anni ritraeva Takeshi Tabata adagiato sul letto di ghiaccio di una cella frigorifera, e fu proprio quella la più diffusa negli empori. Alcuni crearono anche degli stereoscopi, dove la si poteva ossservare. Insieme alla Barriera di Calce, al Monte degli Hokage, o alle isole fluttuanti del Cielo.
Yoshi Rokuda scrisse immediatamente la lettera al commissariato, dichiarandosi come l'autore dell'omicidio. Shun non ebbe molto da recriminare, del resto l'unico fendente che dalla schiena gli trapassò il cuore era stata opera del fratello minore. E quasi si sentiva grato che fosse accaduto così. In appena un anno, Yoshi divenne più famoso di quanto lo era stato Takeshi alla sua età. Ma i soldi non durarono a lungo. La gloria svanì presto. E la fama rimase intatta, ma in una via che non aveva mai neanche considerato allora nel suo futuro. Perchè sempre più spesso la gente che lo incorciava non esitava a rinfacciargli il suo tradimento. Sbandati e ubriaconi perlopiù, che finivano male, ma questo non frenava gli sguardi che sentiva sempre più su di sè, anno dopo anno, specialmente dopo che suo fratello Shun decise di suicidarsi. Neanche dieci anni dopo, le sue imprese da criminale erano eclissate da quell'evento ancestrale.
E, qualunque impresa potesse mai compiere, per tutti altri non era che il codardo Yoshi Rokuda, l'uomo che tradì Takeshi Tabata colpendolo alle spalle.








Quanto venne dopo apparve confuso a Fuyuki, in un limbo sospeso tra realtà e fantasticheria. Come fosse divenuto altro da sè, spoglio della sua identità, divenuto di colpo ospite di un entità aliena e sconosciuta. E quanto, in realtà, poteva essergli sconosciuta quella paura?
L'ampia gobba della collina a est, i dorsali modulati a nord con l'immensa montagna di Butsuon sullo sfondo, raccontavano lentigli o e sonnacchiosi movimenti della terra che sfidavano ogni senso comune al mondo degli uomini, quasi volesse avvisargli degli sconfinati limiti del loro universo conoscibile. Di quella natura di perenne inconsapevolezza del loro stare al mondo, del loro errare, dei fili che li guidavano verso gli ultimi orizzonti del cammino.
Il ragazzo saliva la collina quando avvertì un tremolio nella terra sottostante. Non fece in tempo a realizzarlo, a quanto pareva, che lui e Fuyuki furono raggomitolati in una rete emersa dal terreno come una rosa, una trappola a scatto ben piazzata, come se le tre figure emerse dall'ombra sapessero del loro arrivo, e di quanto accaduto pochi minuti prima.
La trappola di Chiaki aveva funzionato, e scrutato da quei tre paia di occhi, una lama al collo e una freccia puntata alla testa, decise di alzare le mani con le dita che sbucavano dalla rete come vermicelli dal terreno umido.
"Se questo è opera sua, era più sveglio di quanto immaginassi."
"Cosa gli hai fatto?" chiese Rokuda, indicando lo shinobi con un cenno della testa.
"Ha fatto tutto da solo, te lo assicuro."
L'espressione serafica del ragazzo, dovette ammetterlo, era tra le cose più curiose avesse visto negli ultimi anni - e ce ne erano di cose strane in quegli anni. In una situazione simile, ci sono due tipologie di persone che possono tenere un comportamento simile: gli imbecilli, e quelli di cui bisogna avere davvero paura. Non sapeva cosa pensare in tal senso, ma qualcosa gli diceva che in cuor suo sapeva già la risposta.
Spiegò loro il suo piano per salvare Ryuzaki, lo stesso esposto poco tempo prima a Fuyuki, e tra la normale diffidenza generale, i tre acconsentirono con non poche riserve. Ciò che importava era entrare dentro la fortezza, qualcosa che al momento, senza usufruire di quell'aiuto inaspettato, pareva impossibile. In fondo, pensò Chiaki, poteva davvero essere un infiltrato nelle forze del Credo - non poteva certo ricordare tutti coloro che trovavano rifugio sotto l'egida della Resistenza, tutti i volti che le erano passati davanti negli ultimi due anni. Due anni. le pareva un tempo infinito. Quand'è che quell'incubo sarebbe finito? Quando avrebbero potuto assaporare quel paradiso perduto e ora promesso, così vicino? Solo quando la loro missione fosse stata adempiuta, si rispose subito. Perché solo una forza implacabile, come diceva Masao, poteva guidare gli uomini verso la libertà.

In ogni caso, si incamminarono verso il condotto ancor più diffidenti e guardinghi, le armi in mano, ogni senso all'erta, e si diressero a nord-ovest lungo il lato oscuro delle dorsali puntando al canale di scolo, e quando lo raggiunsero si ficcarono al suo interno e cercarono di non pensare a quel tanfo nauseabondo. Lo percorsero per un bel pezzo. Diverse centinaia di metri. Fuyuki non sapeva dire per quanto, nelle sue attuali condizioni. Dieci minuti? Un'ora? Una trentina di secondi?
Due sagome per terra, immerse nella merda, una delle due gli parve nuda e l'altra con una divisa familiare.
"Ci sei giovanotto? Non mi avere una crisi adesso."
Rokuda lo sentiva vicinissimo. Lo stava davvero sostenendo? Quel vecchio decrepito?
"Penso sempre che dovevamo lasciarlo là, nascosto da alberi e colline."
"In balia dei soldati?"
"Sa badare a se stesso, e a dire vero rischia più qui."
" - Di cosa cazzo stai parlando, Zoren?"
Il gruppo si fermò all'istante.
"Stai meglio ragazzo?" chiese Rokuda dopo un po', ma i sensi di Fuyuki vertevano unicamente ad esaminare le attuali circostanze, il luogo, i compagni, i ricordi, anche i più confusi. Cosa era successo? Una domanda che ebbe presto un vago cenno di risposta.
"Non ditemi che..." quasi balbettò, pallido e stranito: "Ho bisogno di... essere messo al corrente. In fretta. Kami bastardi, se sto di merda."
"Sappiamo cosa è successo" rispose Chiaki. "Per somme linee almeno, grazie alla trasmittente. Sembra uno che sa il fatto suo, ma siamo riusciti a farlo prigioniero. Almeno, così ci è parso - " e cercò lo sguardo di Rokuda e poi quello di Zoren, più cupo che mai. " - Non sembrava avere intenzione di combattere. Ma - "
" - Ma non ci fidiamo neanche per un cazzo. Che cosa ti ha fatto, si può sapere?"
"Ho provato ad usare una mia tecnica... per controllarlo. Mi si è rivoltata contro, ricordo solo di aver accettato di aiutarlo nel suo piano: far evadere Ryuzaki. Non so chi sia, ne quale sia il suo vero scopo. Di una cosa sono certo, però..."
Un silenzio strozzato, poi si gettò lontano da Rokuda, si mise a gattoni nella melma e vomitò ogni cosa avesse in quel momento nello stomaco.
"Ragazzo, ce la fai?"
"Ho i miei dubbi."
Fuyuki restò in silenzio per un po'.
"... Però sarà più fastidioso di un dito in culo."
Rokuda e Naum ridacchiarono.
"E finitela di rompere il cazzo e di comportarvi come mamme apprensive. Ce la faccio" e detto ciò si alzò e si pulì alla buona la bocca con la manica.
"Purtroppo non avevamo scelta, Orha. La fortezza sembra inespugnabile."
Annuì tetro. Quindi si mossero nuovamente tra le ombre e il fetore, e dopo alcuni minuti raggiunsero l'altra estremità, come preannunziato dal ragazzo. Che ora li osservava in piedi da una piazzola sulla sinistra, alle spalle di una porta.
"Eccovi finalmente - oh, raggio di sole! Ti sei ripreso?"
Fuyuki reagì appena con un ghigno seccato, cercando di celare ogni suo disagio - qualcosa che nessuno tra loro avrebbe potuto capire, se non forse l'informatore misterioso.
" - Dunque, come hai in mente di procedere?"
"Venite, seguitemi" e ciò detto li condusse oltre la porta. "Sono riuscito a far sparire un po' di sorcetti ma dobbiamo far presto, prima che gli altri se ne rendano conto."
Si immisero a metà di un lungo corridoio. A sinistra come a destra, due vie ignote e apparentemente identiche. E deserte, come preannunziato dal ragazzo.
"Per raggiungere Ryuzaki dobbiamo andare di qui" e indicò la strada a destra, ma Fuyuki non ebbe il tempo di focalizzarsi sulla via che una voice rimbombò nella sua testa. Qualcosa a cui forse stava ormai facendo l'abitudine.
" - Lei è qui."
Una punta di indecisione nella voce ovattata. Guardò Naum e gli mostrò tutta la sua rabbia, la sua impotenza. Il sentimento che più lo accompagnava in quei giorni, lungo tutta l'operazione.
"Hai individuato la sua cella?" domandò al ragazzo con più disinvoltura possibile.
"Oh sì. E' da questa parte. Ci sarà da camminare. Ma con un po' di fortuna lo porteremo in salvo."
"Andiamo allora, cosa aspettiamo?"
"Sai nulla dei civili prigionieri? E dei prigionieri politici?"
Ci pensò immediatamente Rokuda a smorzare la foga di Chiaki.
"Che cosa diavolo te ne importa, vecchio?"
"Importa a me."
"Il nonno ha ragione. Oltretutto, daremmo un'immagine distorta ai rivoluzionari, se tirassimo in salvo solo la testa della Resistenza, lasciando i suoi sostenitori a marcire."
"Ahhh, ma sono della parte opposta della prigione!"
"Andrò solo io. Non creerò alcun intralcio alla vostra missione."
Si voltò verso Fuyuki e sorrise. Pensò che lui potesse intuire meglio di ogni altro tra loro il perché della sua scelta.
" - Sta bene, vecchio" e detto ciò attivò il sensitivo e sciolse i sigilli, e presto da una nuvola di fumo emersero tre sue copie.
"Tuttavia, lascia che ti aiutino a portare almeno le buste della spesa."
Rokuda sorrise, ma qualcosa nello sguardo di Orha gli fece intendere che sarebbero state una compagnia molto più loquace delle normali e semplici copie, una volta che i due gruppi si fossero divisi.
" - Bhe, pare ci sia ancora un po' di rispetto per gli anziani indifesi. Buona fortuna, allora."

Presto il sensitivo di Fuyuki gli avrebbe concesso di capire la posizione di Mira. Sul lato sinistro, nell'area dei prigionieri politici meno rilevanti. Possibilmente, avrebbe potuto constatare il vero Fuyuki, Ryuzaki era stato posto in un'area di quasi assoluto isolamento. Poche guardie lungo i corridoi, spesso distratte, sarebbe stato facile per loro toglierle di mezzo - la maggior parte erano state disposte all'esterno disse loro il ragazzo -, ma giunti in prossimità della cella, avrebbero visto un corridoio di una cinquantina di metri, poche zone d'ombra, sorvegliato da una quindicina di guardie sempre all'erta. Dall'equipaggiamento simile ai soldati che avevano assaltato le isole gemelle e li avevano inseguiti nella foresta durante il salvataggio di Chiaki. Era possibile passare inosservati tra loro, oppure uno scontro era davvero inevitabile? E in quest'ultimo caso, sarebbe stato possibile eliminarli senza che nessuno potesse dare l'allarme?




Si ritrovò nuovamente nel suo corpo. Sola, dimenticata, infreddolita, devastata. La luna insanguinata diminuiva lentamente la sua morsa. Intorno a lei, diversi prigionieri e una ronda costante. Questo avvertiva, e aveva visto.
Poi d'improvviso, una voce ovattata.
"Condividi ciò che hai letto?"
Silenzio.
"Ti piace leggere, in ogni caso. Vero?"
Attese una possibile risposta.
"I miei occhi purtroppo non sono più quelli di un tempo. Ma ho imparato a leggere attraverso altri organi. Le vie che ci offre il chakra, se ben utilizzato, sono infinite. Una benedizione offerta a tutti noi, se impariamo a utilizzarlo bene."
Alcuni colpi di tosse, e qualche borbottio incomprensibile.
"Ma da quanto sei qui, piuttosto? Non da molto, ero solo da molto tempo. Poco lontano da qui hanno portato un'altra persona insieme a te. Adesso credo lo stiano interrogando. Brutta faccenda la sua. Non so se potrà resistere. In ogni caso, la libertà è cosa dura da guadagnare. Impossibile forse. Ahimè. E lui lo scoprirà a sue spese. Come ho fatto io."
Silenzio.
"Tu piuttosto... riesco a vedere davvero poco di te. Sì, giusto.... giusto qualche immagine confusa. E non credo sia perché non ti ho davanti. E' una vita straordinaria la tua. Qualunque senso si voglia dare a questa parola. Non riesco a vedere l'intreccio che la porterà alla conclusione, però... E' strano..."
Silenzio, per diversi secondi.
"Vedo solo due figure sul tuo cammino. Due sconosciuti ti danno la caccia, ognuno a suo modo, ognuno nel suo tempo. Uno da questo mondo... forse uno da un altro. Uno è mosso da un male mortale... Non riesco a capire da cosa sia mosso l'altro."
Poi sentì un rumore oltre la porta.

Edited by Jöns - 15/12/2019, 12:33
 
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view post Posted on 12/12/2019, 15:49     +1   -1
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Se c'era qualcosa in cui Fuyuki era bravo, quello era tenere in ordine i propri pensieri, anche in situazioni di forte stress. Li sezionava, li affrontava singolarmente per poi riporli in un angolo della propria mente, come chiusi in una busta sigillata e riposta in un cassetto. Poi, terminato con uno, passava al successivo. In quel momento invece, mentre proseguiva lungo il corridoio dando le spalle a Yoshi Rokuda e ai propri bunshin, faticava ad educare le proprie emozioni. La testa viaggiava rapida, valutando la miriade di opportunità e problemi che avrebbe dovuto cogliere ed affrontare da lì a breve. La traccia di chakra che avrebbe potuto condurlo a Mira, il salvataggio di Ryuzaki ancora in corso, la presenza di quel misterioso shinobi che aveva messo in disordine il suo cuore; riprendersi dopo quanto era accaduto non era affatto facile, il ragazzo si sentiva la testa ancora smossa, ovattata, come avvolta in una bolla d'acqua che solo un colpo violento avrebbe potuto far esplodere.
Riuscì a tornare con i piedi per terra soltanto quando le prime guardie si pararono di fronte al suo cammino. Costretto a fare della necessità virtù, lo Hyuga si costrinse a placare i propri sentimenti per far fronte alla situazione; per quanto turbato e stanco fosse, non poteva permettere di mandare in fumo l'intera operazione a causa di un errore o, peggio ancora, di un istante di esitazione. E così si fece strada al fianco di Naum, Chiaki e del loro ospite indesiderato, facendo piazza pulita lungo gli androni che, in breve, condussero il gruppo di rivoluzionari nella sezione dedicata ai reclusi in isolamento, fra i quali svettava il nome più potente della Resistenza, Masao Ryuzaki. Alla testa dei suoi compagni, Namida si arrestò sul ciglio dell'ultimo corridoio. Lo ispezionò con cura, attingendo ai suoi poteri sensitivi per avere un quadro completo della situazione. Per il momento, in presenza di quel ninja straniero, avrebbe fatto bene ad evitare di adoperare il byakugan, almeno che non fosse stato strettamente necessario. Le guardie a difesa della cella del loro uomo erano poco più di una dozzina; si trattava di uomini che indossavano il vessillo del Credo e il loro chakra non era diverso da quello dei soldati che avevano affrontato due giorni prima nella radura che si inchinava alle isole fluttuanti, durante la missione per il recupero di Chiaki Fujimoto. Come se il problema non fosse abbastanza pressante, i rivoluzionari avrebbero dovuto fare i conti con l'ostilità di un possibile terreno di scontro. Per quanto scarsa fosse l'illuminazione offerta dalle torce appese alle pareti, le zone d'ombra che avrebbero potuto sfruttare per avvicinarsi silenziosamente ai loro nemici erano assai risicate.
Insomma, a voler usare parole cortesi, si poteva affermare che avevano una gran bella gatta da pelare.
- Detto fra noi, siamo nella merda.
In effetti, le parole cortesi non erano di certo il suo pane quotidiano. Si morse il labbro inferiore, monitorando ancora gli spostamenti dei nemici, ma non poteva sperare che, solo desiderandolo, questi avrebbero girato i tacchi e lasciato a loro una pista priva di ostilità. In fin dei conti, niente era andato come aveva desiderato, da quando aveva lasciato il covo di Mira. Avevano pianificato di muovere la Resistenza e i soldati di Buraindo come marionette, mentre loro sarebbero rimasti in disparte a godersi lo scontro e a contendersi gli avanzi della lotta. E invece, com'era finita? Si trovava in una prigione di massima sicurezza, a salvare un uomo che nemmeno conosceva accanto ad una testa di cazzo, una mocciosa ed un bestione che soffriva di vertigini. E chissà come cazzo c'era finita Mira, in quella prigione!
"Per giunta, senza sigarette. Si fottano i Kami, non passavo una giornata così di merda dall'ultima volta in cui mia moglie ha avuto le sue cose."
- Sono troppi, passare inosservati potrebbe richiedere tempo e rivelarsi comunque inefficace, con una sicurezza così fitta. In compenso, farle fuori nello stesso momento potrebbe essere fattibile, ma richiederà la collaborazione di tutti. L'esecuzione dovrà essere impeccabile. Se anche non dovessimo riuscirci, sarà vitale prelevare Ryuzaki ed allontanarci il più in fretta possibile. Qui vicino percepisco una fonte di chakra, una traccia molto potente...
Già, non era passata inosservata l'energia che aveva avvertito prima, non molto lontano dalla loro posizione. Circondato da altri uomini la cui potenza era tutt'altro che indifferente, quel segnale di chakra appariva sì provato, ma comunque temibile. Una traccia potente, oltre che familiare, in un modo che non riusciva a comprendere e che lasciava spazio soltanto a due cose: supposizioni e paura. Un'emozione che Naum sembrò cogliere dallo sguardo che Namida gli rivolse. Poteva essere davvero lui? E se sì, non era da escludere che fosse già al corrente della loro presenza, fra quelle mura di pietra. Il solo pensiero era talmente angosciante da fargli congelare il sangue nelle vene.
- Se ve la sentite, dovrete dirmi quante guardie credete di poter impegnare in un solo attacco.
- Spero di togliere un po' di mezzo con frecce, se non si accorgono di noi. Posso anche lanciare questa freccia accecante, ci darebbe vantaggio. Ma dobbiamo essere veloci.
Il motivo, del resto, era chiaro a tutti.
- Non so quanto sarà efficace, e per quanto tempo.
- Può essere una buona idea. - replicò il più giovane, cercando di essere ottimista. Prelevò con cura due bombe lucenti dalla sacca che aveva legato in vita e le passò a Chiaki. Studiò bene la sua reazione e non apparve preoccupata, né dubbiosa, come se avesse già dovuto adoperare simili strumenti. Meglio così, pensò.
- Tirale dopo qualche secondo che Zoren avrà scoccato la sua freccia. Di mio, posso usare una tecnica che riempirà di shuriken e metallo questo corridoio. In uno spazio così stretto, accecati oltretutto, dubito che avranno scampo. Dovesse sopravvivere qualcuno, mi affido a voi per completare celermente il lavoro.
- Ottimo piano, davvero. - annuì lo straniero, dopo aver incrociato i suoi occhi diafani, combattuti fra rabbia e timore.
"Fottiti, testa di cazzo. Ti tengo d'occhio."
Presa la decisione, ogni elemento del team si dispose seguendo le istruzioni di Namida. In sostanza, i tre compagni si posizionarono a qualche metro di distanza alle sue spalle, così da evitare di venire coinvolti, in un primo momento, dalla potenza della sua tecnica. Il primo a muoversi sarebbe stato Naum, il quale si sarebbe affacciato quanto bastava per scoccare la propria freccia accecante, dopodiché sarebbe tornato nelle retrovie, pronto a tendere nuovamente il suo arco per mirare alla nuca di eventuali superstiti. Successivamente si sarebbe fatta avanti Chiaki, tirando le bombe lucenti che aveva ricevuto in carico; lo scopo, ovviamente, era quello di gettare nel panico i soldati del Credo e prolungare la durata del vantaggio strategico, la vera chiave della loro offensiva. Poi, sarebbe stato finalmente Fuyuki ad entrare in azione. Svoltato l'angolo, si sarebbe lanciato lungo il corridoio, con un rotolo pieno di armi stretto nella mano. In quel momento, avrebbe attivato il jutsu con il quale sperava di chiudere la questione - o perlomeno, fare il grosso del lavoro. Se anche qualcuno fosse scampato, per sfortuna, all'accecamento, avrebbe visto arrivare una pioggia di shuriken che, all'ultimo istante, sarebbe divenuta ancora più folta. Una miriade di dardi che, in uno spazio così angusto, avrebbe reso difficile a chiunque l'impresa di uscire vivi da quell'inferno di metallo. Per precauzione, il jonin avrebbe nascosto anche una terza carica di shuriken dietro l'ombra della seconda, in modo tale che anche qualche possibile fortunato potesse crepare, prima ancora di rendersi conto di aver cagato nei pantaloni e pisciato sangue.
E anche qualora persino dopo ciò, qualcuno fosse rimasto in vita, contava che Naum e lo straniero fossero abbastanza svegli da completare il lavoro. Non era difficile, dopotutto, dato che il grosso delle responsabilità pesava sulle sue spalle. Ad ogni modo, qualsiasi risultato avessero ottenuto, non potevano illudersi di non provocare il caos, né di non essere sentiti dalle guardie nei paraggi. Approfittando della confusione, si sarebbero dati una mossa a sfondare la porta della cella e, una volta prelevato Masao Ryuzaki, avrebbero fatto bene a tagliare la corda ed allontanarsi il più rapidamente possibile, per evitare di divenire il facile bersaglio di quei maledetti fanatici.

Nel frattempo, i tre bunshin che aveva creato stavano marciando verso l'ala opposta della prigione, là dove erano rinchiusi i prigionieri ed i criminali minori. Allontanatosi abbastanza da esser certo di non essere udito dallo straniero, né da nessuno al di fuori di Rokuda, una delle copie spiegò lui che solo uno di loro l'avrebbe accompagnato e, fatto ciò, avrebbe girato i tacchi insieme ad un secondo clone, prendendo una strada diversa senza dar tempo al vecchio di obiettare. Uno di loro avrebbe proseguito fino a raggiungere la posizione di Mira, così da comprendere cosa diamine ci facesse in quella prigione; l'altro, invece, avrebbe trovato il primo posto utile per nascondersi e lì sarebbe rimasto, a meditare in silenzio, accumulando chakra naturale. Così facendo, Fuyuki intendeva mantenere in caldo una possibile carica, in modo tale da poter fare esplodere il clone ed entrare direttamente in Sage Mode, qualora fosse stato necessario... e di certo, contro nemici così potenti e nelle particolari condizioni fisiche in cui versava, quel chakra rappresentava una risorsa della quale non avrebbe potuto fare a meno.
Così, il clone fuggitivo si addentrò nelle viscere della prigione, percorrendo con cautela il dedalo di corridoi che abbracciava le celle di quell'area. Finalmente solo, poté concedersi di adoperare il proprio doujutsu, così da avere una migliore visione della zona e raggiungere più facilmente la Dea di Yusekai. Si mosse quindi silenzioso come un ratto, ma al tempo stesso paziente come un predatore che aspetta il momento opportuno per saltare alla gola della sua vittima - o, altrimenti, per prendere le distanze del pericolo; allo stesso modo, il bunshin cercò di evitare il più possibile di esporsi: in fin dei conti, il byakugan gli permetteva di avere una chiara visione degli spostamenti delle guardie di ronda e, coltivando l'arte della tesa, fu in grado di aggirare la minaccia il più delle volte. Tuttavia, non sempre l'avanzata fu così semplice. Certi soldati parevano davvero ostinati a mantenere le loro posizioni - e del resto, magari avevano ricevuto ordini precisi al riguardo - e per superarli, il ninja non poté far altro che ricorrere alla violenza. Sfruttando tutto ciò che aveva imparato durante gli anni in cui aveva indossato una maschera di porcellana prima ed un mantello a nuvole rosse in seguito, fece piazza pulita degli ostacoli nella maniera più silenziosa possibile: strangolamenti, ossa del collo spezzate, poco importava il mezzo, ma il fine, che in quel caso era liberare la pista - senza dimenticare, ovviamente, di nascondere i cadaveri negli anfratti più vicini, in modo tale da evitare che il resto delle guardie si accorgesse in fretta della presenza di intrusi e facesse scattare l'allarme. Per tentare di prendere due piccioni con una fava, li perquisì con una certa cura, frugando con perizia fra tasche, borselli e divise; il suo obiettivo tuttavia era tutt'altro che utile alla causa e perciò, quando dovette constatare con una certa amarezza che nessuno fra le sue vittime avesse un pacchetto di sigarette fra i propri effetti personali, si rassegnò e reagì come suo solito. Una sonora imprecazione ai Kami e via per la sua strada.
Ad ogni modo, dopo una buona mezz'ora di peripezie, giunse infine al cospetto della cella in cui sembrava relegata Mira. Era incredibile credere che l'alleata fosse finita in una simile situazione, ma il byakugan non mentiva affatto. Così, sfruttando una forcina, si adoperò nel tentativo di scassinare la serratura della porta. Come aveva già sperimentato qualche giorno prima, quando aveva salvato Chiaki dalle grinfie del Credo, quella roba non era il suo forte, anzi; ciò nonostante, si sforzò di essere il più veloce possibile e, non senza aver prima intonato un paio di bestemmie, quando ebbe terminato il lavoro, poté percepire la voce stanca della donna pronunciare il suo nome.

<bukijutsu a vasto raggio> - Moltiplicazione degli Shuriken - (Chk: 90)(Eff: Frz+130/180) "Per usare questa tecnica, si sacrificano almeno una confezione di shuriken, spiedi o kunai. Utilizzando una forma depotenziata -e più semplice- della moltiplicazione del corpo, si moltiplicano le armi in volo, fino a colpire molti bersagli con una pioggia di copie reali di armi. L'effetto sorpresa è devastante, soprattutto per i bersagli che non si aspettavano di venire colpiti. Questa tecnica può venire elusa o difesa dal bersaglio principale, che va specificato, e solo difesa dagli 1/2/3 altri bersagli che colpisce.”

<bukijutsu attivazione> - Tecnica degli Shuriken d’Ombra Superiore - (Chk 120) (speciale) (Richiede 1 o più armi dello stesso tipo di quelle usate nella tecnica dello Shuriken d'Ombra)
“Questa attivazione si può utilizzare solo in caso un avversario eluda o difenda con successo la tecnica degli shuriken d'ombra. Nell'ombra del secondo shuriken se ne nasconderà un terzo, abilmente manovrato, e in grado di prendere a quel punto completamente alla sprovvista l'avversario. L'attacco conseguente sarà pari a quello precedente +80, con gli stessi malus al difendersi ed eludere della tecnica originale. Sarà di fatto un altro attacco bonus nel turno successivo a quello in cui si utilizza la prima tecnica.”

<attivazione> - Camminare nell'Ombra - [Stm: -5 per turno] "Ogni ninja che si rispetti sa quanto sia essenziale celare la propria presenza al nemico, cancellando se necessario anche le tracce del proprio passaggio. A maggior ragione un ANBU è consapevole di quanto sia importante rimanere nascosti nell'ombra. Icone del segreto e del mistero, i membri della Squadra Speciale hanno quindi imparato a rendere i propri passi impercettibili e a nascondere la propria presenza. Soltanto i ninja più esperti sono in grado di capire se un assassino li sta spiando, pedinando ecc. Infatti l'ANBU che userà questa tecnica potrà passare completamente inosservato, tranne nel caso in cui il nemico abbia un livello di fiuto pari a 3 o superiore oppure sia in possesso del Byakugan. In combattimento invece questa tecnica permetterà al ninja che la usa di fuggire dal campo di battaglia, mentre - nel caso in cui il nemico soddisfi i requisiti elencati sopra - il suo inseguimento sarà possibile." -> usata dal clone
 
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view post Posted on 29/12/2019, 23:58     +1   -1
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||Le linee di Fuyuki ovviamente concordati con Astaroth.||

Varnaki era tornato a casa, la luna insanguinata era sparita ormai da un pezzo ma i suoi effetti ci misero un po' a diradarsi del tutto. Tsukiyomi era una bomba per la mente, una sorta di catastrofe incontrollabile che avrebbe raso al suolo i pensieri dei ninja meno ferrei. Mira era stata sul punto di cedere, aveva visto crollare il suo mondo e piangere i suoi figli, la sua anima era caduta sulle ginocchia ormai pronta a lasciarsi andare al dominio di uno dei poteri supremi dello Sharingan, qualcosa che lei non conosceva nella maniera più assoluta. Proprio la parte del suo spirito più corrotto però, quello che la donna aveva cercato di punire dopo le vicende di Aincrad, di confinare all'interno di un subconscio che credeva di poter ormai controllare alla perfezione, era riuscito a divincolarsi dalla morsa del sangue dell'astro scarlatto, provando prima a cercare una via di fuga e poi a svegliare definitivamente la propria Madre. Varnaki non era il male celato dentro Mira, era la parte che la rendeva unica, un'ossessione che doveva essere gestita e non soppressa. Quando quella strana e particolare voce le si rivolse, parlando direttamente alla sua testa, Mira riaprì gli occhi: era ancora stordita, una fortissima emicrania le impediva di mettere a fuoco la stanza intorno a lei ma era comunque buio, la visibilità non sarebbe comunque stata ottimale. Rispose a tono senza neppure chiedersi, almeno inizialmente, con chi stesse parlando.

Mira - Sì, io adoro leggere, ne ho bisogno, e a quanto pare, a differenza di te, conosco ancora troppo poco il mondo per capire bene come funzioni.

Strinse i pugni sofferente e chiuse gli occhi cercando di scacciare l'emicrania. Continuò quindi a parlare, con più lucidità, chiedendosi a quel punto chi stesse comunicando con lei in quella circostanza, dopo essere stata di fatto massacrata e tacciata di tradimento dal suo unico mentore.

Mira - Sono solo una sognatrice distrutta da chi mi ha insegnato a esserlo - respirò mostrando le iridi vitree che girò da una parte all'altra della cella, scrutando nell'oscurità - e sono anche di più le ombre che mi cercano... Chi sei?

La voce rispose con un tono calmo, come se all'esterno di quelle prigioni non stesse per scatenarsi una guerra. In quel momento importava soltanto la donna nella cella e ciò che aveva vissuto poco prima attraverso lo sguardo del ninja dorato.

Voce - Un uomo che ha imparato a vedere il mondo per quello che è. Tardi, forse... Ma non credo sia solo colpa mia se ci ho messo così tanto. Molti, del problema, non se ne avvedono neppure. - Poi continuò - È probabile ti manchi la lettura massima. La lettura finale. Quella capacità di poter leggere il mondo. Senza artifici o illusioni. Se stessi, noi. Le interazioni che lo creano. Che lo attraversano. Che lo plasmano. Che ci guidano. Che ci orientano.

Mira alzò lo sguardo come se potesse guardare dritto in faccia l'interlocutore. Era strano per lei sentire quelle parole, le stesse che più volte aveva ripetuto a Seiri quando era ancora a Kiri, e che aveva ripetuto anche ai propri genitori. Al tempo nessuno sembrava capirla, sembrava impossibile accontentare una ragazzina con l'ambizione di conoscere ogni cosa, di vedere tutto, e ora quella voce, che non la conosceva, le stava dicendo che in effetti non ne era ancora stata in grado.

Mira - Già, non ho gli occhi per vedere.

Rivide il riflesso rosso degli occhi di Kai e con quello anche il brivido che l'aveva colta in quell'occasione. Il "Ninja Dorato" aveva capelli e occhi dello stesso colore dell'oro, il rosso sangue che vide nelle sue iridi era invece particolare, e quello l'aveva distrutta. Che avesse trovato un modo per "vedere oltre"? L'alleanza con Buraindo, l'essere sopravvissuto a Watashi, i sogni deliranti e l'utopia che le aveva rivelato potevano essere tutti elementi figli di quei nuovi occhi.

Voce - Come ti dicevo, il segreto è non usarli.

Quella frase riuscì a strapparle un sorriso. Pensò fosse ironico che un consiglio del genere, a chi doveva alla vista tutto ciò che conosceva, risultasse invece tanto saggio, e chiuse in effetti le palpebre per lasciarsi andare a un altro tipo di vista: fu in quell'istante che davanti alla porta della cella riconobbe un chakra estremamente familiare.

Mira - Fuyuki?!

Lo shinobi di Konoha entrò e notando Mira legata e provata non perse altro tempo, saettando alle sue spalle per liberarle i polsi.

Fuyuki - Kami, ed io che ero convinto che solo la mia fosse stata una giornata di merda. Ti lascio sola giusto qualche giorno ed ecco che mi combini. - Poi continuò, cercando di smorzare la tensione - Facciamo che la prossima volta te lo tieni tu quel rompicoglioni di Naum, ok?

La donna si strinse i polsi finalmente liberi tra i palmi delle mani e sebbene rallegrata dal fatto che l'alleato fosse in buona salute, fu costretta a combattere gli ultimi residui degli effetti della tecnica di Kai. Non riuscì a mettersi immediatamente in piedi e si limitò a poche e semplici domande, accennando a quello che poteva considerarsi un piccolo sorriso.

Mira - Mi ricambi... il favore? - Si riferiva a quando era stata lei a salvargli la vita, dalla sopravvivenza miracolosa dopo le vicende di Yason Mori, alla forzatura del sigillo di Akane Uchiha. - Naum... Lui sta bene?

Fuyuki - Si, anche se è un fifone del cazzo. Lo sapevi che soffre di vertigini?

La donna rise a quella notizia ed era riuscita a tranquillizzarsi: nonostante i giorni passati tra ideologie perverse e battaglie immorali, tutti e tre erano ancora vivi. I pochi minuti passati con Kai le erano bastati per capire che l'avversario di cui avevano seguito le tracce non si era per nulla indebolito dalla Grande Battaglia contro Watashi e anzi, sembrava essere tornato il diabolico ninja visionario e potente dei tempi dei Tre Pilastri di Kirinaki. A quel punto Fuyuki si fece serio e ponendo una mano alla compagna le chiese ciò che temeva già di sapere:

Fuyuki - Lui è qui?

Mira riuscì ad alzarsi grazie al sostegno sebbene ancora barcollante, e annuì osservando gli occhi perlacei dello Hyuga.

Fuyuki - Che cosa ti ha fatto? Sembrava indignato.

Mira - Mi ha chiamata traditrice, ha osato definirmi così dopo tutto quello che ho fatto per Kirinaki... - Chiuse gli occhi per un attimo cercando di scacciare dalla memoria quei due fari scarlatti che avevano distrutto Yusekai - Poi... ha fatto altro, mi ha guardata e... i suoi occhi erano rossi. E' diventato qualcosa di terribile.

Il ragazzo cominciò a quel punto ad agitarsi, Mira poté vederlo tremare colto da brividi incontrollabili.

Fuyuki - Lo Sharingan, lo hai visto? Quegli occhi... appartenevano a lei, - le si avvicinò ponendogli le mani sulle sue spalle - Uchiha Akane.

Mira sgranò gli occhi vitrei, chiaramente sorpresa. Fuyuki conosceva quell'arte terribile? Inizialmente aveva pensato potesse essere una qualche arte magica proibita scoperta studiando le cellule degli shinobi che Kirinaki rapiva, qualcosa che aveva sviluppato da solo. Non riusciva a credere che fosse conosciuta anche da altri ninja, e che Akane ne fosse perfino in possesso. D'altronde era conosciuta con il nome di Yokai.

Mira - Kai e Akane hanno visto le stesse cose? E' ironico, il tuo mentore e la tua nemesi... - Un attimo di silenzio, poi riprese stringendo i pugni - Quegli occhi mi hanno... devastata. Che cosa sono? Come possiamo batterli?

Fuyuki - Già. Ironico. I Kami sanno essere dei gran figli di puttana, alle volte. Lo Sharingan è l'arte oculare tramandata dal clan Uchiha, perno dei manipolatori di genjutsu più abili del Continente. - Si prese una pausa a quel punto, cominciando a calmarsi, quindi prese un bel respiro e continuò: - Ho già combattuto quegli occhi, in passato. Chi li possiede è in grado di anticipare ogni mossa di almeno una manciata di secondi. Servirà tempismo, coordinazione... e ogni risorsa a nostra disposizione. Non ho idea di cosa siano capaci shinobi come Kai o Akane, in possesso di un potere così grande. - Mira lo vide scrutarla dall'alto in basso con aria afflitta - Qualunque cosa ti abbia fatto, dovesse capitarci ancora, dubito ne usciremo vivi.

Mira ascoltò in silenzio, sorpresa senz'altro di tutte quelle informazioni e delle capacità di quegli occhi ma in qualche maniera sembrava anche lei più tranquilla. Si allontanò da Fuyuki poggiando una mano alla parete, immersa in alcuni pensieri e considerazioni. La rivelazione che quell'arte fosse stata rubata a qualcun altro e non sviluppata interamente da lui le aveva riaperto uno spiraglio di speranza. Kai era da sempre stato un maestro nell'assimilare l'abilità degli altri, studiando e riuscendo a emulare le tecniche più potenti dei suoi alleati e nemici, ma era quando riusciva a creare qualcosa di personale da queste che diventava implacabile. Chi era stata cresciuta e addestrata da lui lo sapeva fin troppo bene.

Mira - Non preoccuparti Fuyuki, queste non sono brutte notizie. Kai è sempre stato bravo nell'emulare o assimilare le abilità dei ninja che reputava più forti, e quando riusciva a mettere le mani su qualcosa di così prezioso, come evidentemente lo Sharingan, tendeva ad accantonare tutto il resto, dedicando anima e corpo alla creazione di arti uniche partendo da questo. Il che ci regala un obiettivo. Io conosco ogni cosa di Kai, potrà avere avuto a che fare con non so quale Dio in queste isole, potrà aver imparato chissà quale tecnica, ma so chi è e come ragiona. Quell'occhio è l'unica variabile e se è potente come dici, è ciò che gli dona sicurezza, ed è a quell'occhio che dovremo arrivare.

Era ovvio che possedesse anche altre arti, ma il fatto che avesse deciso di sfidarla usando proprio lo Sharingan e non qualsiasi altra tecnica, la diceva lunga su quanto tenesse al potere celato dietro a quel riflesso scarlatto.
Fuyuki sembrò interdetto inizialmente, non riusciva a comprendere a che punto Mira volesse arrivare, più che altro non aveva le basi per intuire ciò che lei avrebbe potuto fare:


Fuyuki - Cosa vorresti dire con ciò? In che senso dovremo arrivare a quell'occhio?

Mira - io sono una scienziata, una genetista, avessi modo di analizzare lo Sharingan potrei scoprirne tutti i segreti. Potrei fare... Anche di più, usarlo contro di lui.

Lo Hyuga risultò scioccato, non riusciva a credere che fosse possibile una cosa del genere e cercò di chiarire ciò che nella sua testa si stava instillando come un dubbio, una speranza, una follia:

Fuyuki - Sputa il rospo, Mira. Fin dove si spingono realmente le tue capacità? Che cosa hai in mente? - Ci pensò un attimo e in qualche modo di arrivò da solo: - L'impresa che ha compiuto Kai, nell'impadronirsi degli occhi di Akane... Saresti in grado di riuscirci?

Mira abbassò la testa pensandoci attentamente, ma considerando i progressi che aveva fatto con il Kidenshi non vide perché non avrebbe dovuto quantomeno provarci. D'altronde avrebbe fatto lo stesso con le cellule contenute del corpo di Chouko Yamanaka. Lo Sharingan di per sé era soltanto un altro elemento da studiare, comprendere e perché no, sfruttare a proprio vantaggio.

Mira - Senza studiarlo direttamente non potrei mai dirlo con certezza ma... sì, è possibile, lo è senz'altro.
 
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view post Posted on 30/12/2019, 14:40     +1   -1
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- Fuyuki?!
Fu la voce di lei, stanca ed affaticata, a rompere il silenzio. Non appena si fu richiuso la porta della cella alle sue spalle, il chunin si fiondò su di lei, pronto a liberarla dalle corde e dalle catene che la relegavano alla prigionia. Era una situazione che aveva dell'assurdo, faticava ancora a credere che la kunoichi si trovasse in quel posto e, specialmente, in condizioni così pessime.
- Kami, ed io che ero convinto che solo la mia fosse stata una giornata di merda. Ti lascio sola giusto qualche giorno ed ecco che mi combini. - si permise di scherzare, quasi ridicolizzando la situazione, ma per quel poco che aveva conosciuto di Mira, era quasi certo che essere compatita fosse il suo ultimo desiderio - Facciamo che la prossima volta te lo tieni tu quel rompicoglioni di Naum, ok?
- Mi ricambi... il favore?
Lui sorrise, beffardo. Era chiaro che la fanciulla si riferisse alle cure che gli aveva prestato quando era entrato in coma, dopo l'atroce carneficina consumatasi a Yason Mori. A ripensarci, un barlume di amarezza si fece largo sul suo volto. Rimuginò anche su quello che avevano vissuto dopo, quando lei lo aveva liberato dal giogo di Akane - ed anche in quel caso, aveva rischiato di rimetterci la pelle. Nel vederla così provata, ma finalmente libera, riuscì a ricordare quanto aveva provato in quei giorni ancora recenti e dolorosi. Sapeva di conoscere poco chi aveva di fronte, ma nonostante ciò... beh, entrambi avevano trovato, ad un passo dal baratro, una mano pronta ad aiutarli. Era una sensazione strana, qualcosa che non provava da parecchio. Dopo Chiaki, i suoi fratelli e Arashi, lei era stata la prima a comprenderlo davvero.
- Naum... Lui sta bene?
La domanda, per fortuna, lo riportò con i piedi per terra, lontano dalle memorie che aveva ripercorso con calma, a passi lenti.
- Si, anche se è un fifone del cazzo. Lo sapevi che soffre di vertigini?
La risata di lei fu contagiosa, oltre che benefica. Allentare la tensione era un toccasana, specie dopo le frenetiche vicende che li avevano visti protagonisti negli ultimi giorni. Per un momento, tentò di immortalare nella mente l'immagine del tremendo erede dei kazaki, mentre se la faceva tra le braghe durante l'ascensione alle isole fluttuanti. Kami, pensò, Naum era davvero un disagiato. Un disagiato che, per fortuna, gli aveva guardato le spalle per tutto il tempo. Qualcuno di cui, malgrado le premesse iniziali, aveva iniziato a fidarsi.
Terminate le domande più blande, Fuyuki ritrovò serietà. Ripensò alla traccia di chakra che aveva percepito prima di dividersi da Rokuda e dai suoi bunshin. Sentì ancora una volta il brivido che gli aveva percorso la schiena, come una scarica elettrica. Deglutire gli risultò più complicato del solito, mentre incrociava preoccupato gli occhi di Mira. Sperava potesse dargli una conferma. Doveva sapere.
- Lui è qui?
Lei annuì, mentre lui l'aiutava a rimettersi in piedi. Il suo sguardo a quel punto si fece affilato come il filo della sua katana; erano trascorsi diversi anni dalla sua scomparsa, eppure in quel momento, anziché provare timore per la conferma ricevuta, provò qualcos'altro. Disgusto.
- Che cosa ti ha fatto?
- Mi ha chiamata traditrice, ha osato definirmi così dopo tutto quello che ho fatto per Kirinaki...
Poi... ha fatto altro, mi ha guardata e... i suoi occhi erano rossi. E' diventato qualcosa di terribile.

Ed il disgusto, infine, divenne sgomento. Aspettò una manciata di secondi, mentre le parole della kunoichi scavavano a fondo nei suoi ricordi, estrapolando il frammento di una mattinata sbiadita. C'era delusione nel passo di Namida, mentre dava le spalle alla folla che ascoltava estasiata le parole del Sandaime, un discorso che svelava i retroscena del suo passato in Akatsuki, del piano per arrivare alla testa della Pantera delle nuvole rosse... e che, stupidamente, metteva l'intera Konoha al corrente di come Kai, per sconfiggere Watashi, avesse fatto uso del suo potere. Dei suoi preziosi occhi.
Iniziò a tremare, mentre le sue iridi si facevano vuote. Era quasi in preda al panico.
- Lo Sharingan, lo hai visto? Quegli occhi... appartenevano a lei.
L'afferrò per le spalle, lasciando che il suo timore trovasse per un momento riparo nelle sue iridi plumbee.
- Uchiha Akane.
Ovviamente, anche Mira risultò sorpresa. Non aveva la benché minima idea di quanto temibile potesse essere l'arte oculare tramandata dal clan Uchiha. Oltretutto, la notizia che un simile potere fosse realmente in mano al Ninja Dorato, lasciava immaginare chiaramente quanto ardua sarebbe stata la battaglia che li avrebbe attesi.
- Kai e Akane hanno visto le stesse cose? E' ironico, il tuo mentore e la tua nemesi...
- Già. Ironico. I Kami sanno essere dei gran figli di puttana, alle volte.
Cercò di placare i brividi, ma poi la vide stringere i pugni, decisa.
- Quegli occhi mi hanno... devastata. Che cosa sono? Come possiamo batterli?
Oh, lui sapeva benissimo quanto insidioso potesse essere quel potere. Ricordava ancora ciò che aveva vissuto nel genjutsu di Fujitaka come una delle esperienze più traumatiche della sua carriera, malgrado fossero trascorsi quasi dieci anni il ricordo di quel momento era ancora vivido e preciso nei suoi ricordi.
- Lo Sharingan è l'arte oculare tramandata dal clan Uchiha, perno dei manipolatori di genjutsu più abili del Continente.
Ho già combattuto quegli occhi, in passato. Chi li possiede è in grado di anticipare ogni mossa di almeno una manciata di secondi. Servirà tempismo, coordinazione... e ogni risorsa a nostra disposizione. Non ho idea di cosa siano capaci shinobi come Kai o Akane, in possesso di un potere così grande.

Si fermò un momento, ad osservarla. Lo stato in cui era stata ridotta era la prova tangibile di quanto lo Sharingan potesse essere devastante e subdolo, se adoperato in un certo modo.
- Qualunque cosa ti abbia fatto, dovesse capitarci ancora, dubito che ne usciremmo vivi.
Poi la vide allontanarsi e trovare sostegno presso la parete della cella. Appariva pensierosa, esattamente come lui. Sicuramente stava riflettendo su ciò che Kai avrebbe potuto realizzare, ora che era entrato in possesso di una doujutsu così pericolosa. In fin dei conti, lei lo conosceva bene, persino più di lui, malgrado gli anni trascorsi ad inseguire il suo fantasma. Un discorso che anche lui avrebbe potuto fare, riguardo Akane. Il suo mentore, così Mira l'aveva definita. Provò disgusto al solo pensiero, mettendo da parte ogni sentimento di nostalgia. L'unica cosa che riuscì a fare fu sentirsi insoddisfatto e deluso, per essere ancora così lontano dal carpire i segreti del nemico che aveva giurato di uccidere.
Fu poi la voce della kunoichi a destarlo da quei pensieri.
- Non preoccuparti Fuyuki, queste non sono brutte notizie. Kai è sempre stato bravo nell'emulare o assimilare le abilità dei ninja che reputava più forti, e quando riusciva a mettere le mani su qualcosa di così prezioso, come evidentemente lo Sharingan, tendeva ad accantonare tutto il resto, dedicando anima e corpo alla creazione di arti uniche partendo da questo. Il che ci regala un obiettivo. Io conosco ogni cosa di Kai, potrà avere avuto a che fare con non so quale Dio in queste isole, potrà aver imparato chissà quale tecnica, ma so chi è e come ragiona. Quell'occhio è l'unica variabile e se è potente come dici, è ciò che gli dona sicurezza, ed è a quell'occhio che dovremo arrivare.
Il discorso aveva senso, ma ad un certo puntò Fuyuki ne perse il filo. Si mostrò interdetto, ma a buon ragione - non aveva la benché minima idea della folle idea partorita dalla mente della sua alleata.
- Cosa vorresti dire con ciò? In che senso dovremo arrivare a quell'occhio?
- Io sono una scienziata, una genetista, avessi modo di analizzare lo Sharingan potrei scoprirne tutti i segreti. Potrei fare... Anche di più, usarlo contro di lui.
- Sputa il rospo, Mira. Fin dove si spingono realmente le tue capacità? Che cosa hai in mente?
Faticò a credere a quanto aveva appena udito. Per anni aveva lavorato come ANBU, perciò conosceva bene l'importanza di distruggere doujutsu e kekkei genkai, affinché studiosi stranieri non ne entrassero in possesso. Scoperto che Mira appartenesse a quella categoria, rimaneva tuttavia un dubbio. Come avrebbero potuto utilizzare lo Sharingan contro il Ninja Dorato, lo shinobi che ne deteneva il potere? Poi, ad un tratto, perse il fiato. Comprese, ma aveva bisogno di conferme. In fin dei conti, se Kai era riuscito ad impadronirsi dei segreti di Akane e farli propri, perché una kunoichi così ferrata nel campo non poteva fare lo stesso?
- L'impresa che ha compiuto Kai, nell'impadronirsi degli occhi di Akane... saresti in grado di riuscirci?
- Senza studiarlo direttamente non potrei mai dirlo con certezza ma... sì, è possibile, lo è senz'altro.
Fu come tornare a galla e riempire i polmoni di ossigeno, dopo aver rischiato di annegare. Per un attimo, si era abbandonato allo sconforto, ma la risolutezza di Mira era stata capace di tirarlo via da quel sudicio pantano. Tremava ancora, ma non più per il terrore. No, quella che provava in quell'istante era frenesia. Come assetato di conoscenza, s'immaginò finalmente in possesso di quel segreto. Ciò che aveva agognato dal momento in cui aveva giurato di uccidere il Sandaime, poteva davvero diventare suo. Sapeva che distrarsi non era consigliabile in una situazione come quella, ma non poté fare a meno di realizzare quanto quella scoperta avesse cambiato radicalmente le carte in tavola. Dopotutto, se Mira avesse avuto ragione, Fuyuki avrebbe potuto compiere passi da gigante, in vista della guerra che lo avrebbe atteso... ammesso che entrambi fossero sopravvissuti a Kai e alle insidie di Butsuon, ovviamente.

 
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view post Posted on 5/1/2020, 16:30     +1   -1
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Mira - Finché siamo chiusi qui dentro possiamo però fare ben poco.

La donna aveva ragione e Fuyuki lo sapeva bene. Forse non era ancora convinto della fattibilità delle parole di Mira ma la speranza che in qualche modo avrebbe potuto mettere le mani sugli occhi di colei che lo aveva tradito sembrò bastargli, almeno per il momento. Dovevano uscire da quella prigione e dovevano farlo con un piano:

Fuyuki - D'accordo, Mira. Hai ragione, non distraiamoci. - si portò indice e pollice sugli occhi pensando a come poter cominciare il discorso - Sono un clone di Fuyuki. Lui, in realtà, si trova con Naum e alcuni membri della Resistenza. Siamo qui per portare via Ryuzaki da questa prigione... e da Butsuon. La Resistenza invece è in arrivo. Tra non molto questa fortezza diventerà il cimitero di molte anime. Lo scontro con il Credo, ormai, è inevitabile.

Mira ascoltò in silenzio rivelandosi sorpresa: per quando l'avvento della rivoluzione e dunque di una guerra avrebbe potuto giovare alla loro missione lì, ritrovandosi a poter senz'altro sfruttare il tumulto a loro vantaggio, non sembrava del tutto positiva. Pensò non fosse necessariamente una buona notizia, non dopo quello che aveva scoperto riguardo Kai e le abilità che era in grado di utilizzare. No, il Credo era troppo potente e uno scontro diretto in quella circostanza avrebbe soltanto decretato la fine delle ostilità senza troppi sacrifici.

Mira - Capisco.. Che mezzi hanno? Come intendono combattere?

Fuyuki - Quali mezzi credi possano avere dei criminali? Speranza, rabbia... e un po' di incoscienza, a dirla tutta. Molti moriranno questa notte... Ma non è un nostro problema, o sbaglio?

Mira chiuse gli occhi ripensando a quello a cui aveva assistito risalendo le isole del Cielo, ai soprusi dei Priori, al fanatismo estremo, alle parole di chi in quelle terre era costretto a vivere e infine, inesorabilmente, morire. Un brivido le percorse la schiena quando rivide nella sua mente Araiba e quei maledetti templi, e l'occhio onnipresente di Buraindo. Non era un loro problema che molte vite si sarebbero spente al tramonto di quel giorno, non poteva esserlo per chi era venuto con un obbiettivo preciso, ma lasciare che la rivoluzione morisse schiantandosi contro un toro inarrestabile non poteva essere "un piano".

Mira - Non possiamo farli combattere e basta, se Kai è potente anche solo la metà di quanto credo sia allora sarà solo una strage. Quando sono arrivata qui ho fatto un patto con Buraindo, che tra tutti gli "alleati" che ci siamo fatti qui credo sia il più influente. Gli avevo promesso la testa di Ryuzaki in cambio di informazioni riguardo Kai e Kirinaki e... beh, considerando che Kai si è rivelato suo alleato la cosa risulta strana.

Fuyuki ascoltava in silenzio, era assolutamente aperto a qualsiasi tipo di soluzione che potesse agevolarli, e in quel momento le alternative erano le benvenute.

Mira - Perché Buraindo ha chiesto aiuto a me quando avrebbe potuto chiedere a Kai? E perché quest'ultimo non è immediatamente stato avvisato della mia presenza nelle isole? Mi verrebbe da pensare che invece sapesse tutto e che stavano soltanto giocando fino alla mia cattura, ma non mi convince. Io credo che invece Buraindo non si fidi di Kai e che Kai lo stia o manipolando attraverso le sue tecniche di controllo, o sfruttando fintanto che possa risultargli utile per poi uccidere anche lui.

Fuyuki - Dove vuoi arrivare?

Mira - Se Ryuzaki riuscisse a fuggire il patto risulterebbe ancora valido. Kai mi ha rinchiusa, è vero, e per quanto ne so potrebbe anche essere stato un ordine di Buraindo, ma non hanno ancora la testa di Ryuzaki. Cosa credi che importi a un tiranno maledetto come quello del Cielo a chi appartenga il volto di chi lavori per lui? Penso gli basti avere un riscontro, a prescindere da chi sia l'alleato. Sì, insomma... Potremmo metterli l'uno contro l'altro, creare una battaglia su tre fronti invece che due e aumentare il fuoco di resistenza. La fuga del capo della rivoluzione sarebbe un fallimento di Kai agli occhi di Buraindo, e se a prendergli la testa fossi invece io, beh, hai capito che intendo dire.

Lo Hyuga scosse il capo in maniera decisa prima di rispondere, non sembrava del tutto convinto, anzi, non lo era affatto stando in quel modo le cose:

Fuyuki - E' ridicolo, che valore può avere la promessa di un Dio che non è in grado di stanare un solo uomo, Masao Ryuzaki, senza l'aiuto di una straniera? Credi davvero alle promesse di un tiranno? Potrà essere anche un Dio, ma non puoi essere certa della sua buona fede. Potrebbe aver mentito a Kai. Potrebbe aver mentito a TE. - lo sguardo divenne severo - Ricorda perché siamo qui. Per la testa di Kai e la fine della sua eredità, Kirinaki e Shinkuu. Chi vincerà questa guerra non è affar nostro. Se domani Buraindo vorrà cagare in bocca alla testa mozzata di Ryuzaki, non mi importa. Che se la procuri da solo, con le sue forze, sacrificando i suoi uomini.
Non è per l'oro, né per il potere che siamo qui.


Mira - Lo so - ammise Mira - E non ho mai detto di volermi alleare con lui, né di voler venire meno alla nostra missione. Cerco solo di sfruttare il fatto che non siano ancora riusciti ad arrivare alla testa di Ryuzaki, e che non siano poi così "alleati" secondo me. Non importa chi sia a morire, no? Lo hai detto tu, non deve importarci chi sia a lasciarci le penne in questa guerra, ma non deve essere un massacro o non ne avremo nessun vantaggio.

Si avvicinò allo Hyuga poggiando le mani sulle sue spalle, guardandolo dritto negli occhi vitrei:

Mira - Inoltre Kai avrà anche fatto degli errori ma non è stupido, non lo è mai stato. Se ha scelto di allearsi con Buraindo è perché in qualche modo gli garantisce potere e dobbiamo scoprire in che modo. Pensa alla sua faccia se tu riuscissi a far evadere Ryuzaki, e a quella di Buraindo se fossi io a riportarglielo, sarebbe un colpo al suo orgoglio, e a quel punto il tiranno potrebbe fare la sua parte a nostro favore. Lo so, è una follia basare una strategia sulla parola di un impostore sadico e maligno, ma... potrebbe funzionare.

Fuyuki rispose allo sguardo sospirando profondamente, sembrava aver capito il punto di vista della compagna ma si viaggiava su una linea sottile, tra alleati e nemici che si sarebbero potuti mischiare in qualsiasi momento.

Fuyuki - Ricorda chi dobbiamo realmente combattere, solo questo. Se non fissiamo bene a mente chi sono i nostri nemici moriremo qui, stanotte.

La donna batté le palpebre in segno di assenso e si allontanò verso la parete: So benissimo da che parte stare, non fraintendere. Fuyuki passò a quel punto ad enunciare quella che secondo lui sarebbe dovuta essere la strategia più saggia in una situazione come quella in cui si trovavano.

Fuyuki - A momenti, io e Naum dovremmo portare via Ryuzaki dalla sua cella. Kai è nei paraggi, è provato, ma rappresenta ancora una minaccia. La cosa più saggia, per il momento, è fuggire da questa prigione ed attendere l'attacco della Resistenza. Nel furore della lotta, mireremo alla testa del Ninja Dorato. Dubito che avremo modo di metterci in contatto con Buraindo, in tempi brevi. E questo assalto rappresenta forse la migliore opportunità che abbiamo per sferrare un attacco.

Mira - Tranquillo per quello - sembrò accennare a un sorriso - non c'è bisogno di cose particolari per mettersi in contatto con lui. L' onniscienza che tutti i fanatici credono che abbia è dovuta a un campo di chakra alimentato da alcuni ripetitori. In questo modo forma una sorta di radar e grazie a un'abilita senz'altro fuori dal comune, lo ammetto, percepisce ogni cosa all'interno di essa. Per questo non ha potere al di sotto delle isole. Non è un Dio, e questo può rasserenarci, ma è potente.

Erano le notizie che aveva appreso da quella sorta di entità quando era ancora al fianco di Jou, quella che possedeva lo stesso tipo di chakra maledetto appartenuto all'essere affrontato al Paese dell'Erba. Preferì non fare parola a Fuyuki di quel particolare, voleva prima capire la posizione dell'uomo all'interno della guerra che stava per esplodere al Cielo.

Mira - I rivoltosi stavano cercando di distruggere i ripetitori durante l'ultimo attacco, non lo sapevi?

Fuyuki - No, non ne sapevo nulla. Contavo di scoprire qualcosa contattando Ryuzaki.

Il tono dello Hyuga era ancora dubbioso, Mira lo percepì immediatamente e tornò a quanto avesse detto poco prima, ribadendo la sua posizione tra le parti in gioco:

Mira - Non voglio uccidere Ryuzaki per aiutare Buraindo, mi fa vomitare il Credo, e se proprio vuoi saperlo credo che in fondo serva davvero una rivoluzione a questo paese. Se non ci schieriamo però, e si consuma la battaglia, Kai e Buraindo vinceranno. Se invece giochiamo d'anticipo, con un po' di gioco di squadra, potremmo farlo fuggire prima, e riconsegnarlo dopo come trofeo, prima di Kai, così da screditarlo e magari farli metterli l'uno contro l'altro, o comunque, di farli esporre direttamente. Kai mi ha colpita duramente prima ma era qui... ci ha colti di sorpresa e questo effetto se l'è già giocato.

Fuyuki ascoltò in silenzio, riflettendo. Dopo alcuni secondi rialzò il capo osservando la donna e accennò a un assenso chiudendo gli occhi: D'accordo - Il tono era serio - Vorrà dire che entrambe le fazioni perderanno il loro leader. E sia, allora Mira, sfrutteremo Buraindo e Ryuzaki per arrivare ad uccidere Kai. Attualmente, con il vero Fuyuki e Nsum si trova anche un presunto membro della Resistenza. Un ninja ambiguo, ma potente. Ci ricongiungeremo a loro e, durante la fuga, approfitteremo della confusione per portare con noi Ryuzaki.
Una testa in cambio di un'altra.


Si allontanò a quel punto dalla parete della cella puntualizzando: E non mi riferisco solo a quella di Kai.

Congiunse le mani per sciogliere il sigillo di rilascio ma prima si rivolse all'interlocutrice:

Fuyuki - Ce la fai da sola?

Mira annuì: Grazie.

Fuyuki - Grazie un cazzo, ho finito le sigarette.

Ed esplose lasciando lì la madre di Yusekai, che strinse i pugni sospirando. Quanto davvero era cambiato Kai? Se si fosse dimostrato anche solo per metà la persona che la donna aveva conosciuto dopo essere scappata da Kiri, allora poteva anticiparne le mosse. Buraindo era un tramite, non un alleato, e da risorsa sperava potesse farlo diventare un'arma. La testa di Ryuzaki al Dio del Cielo per far venire fuori chi fino ad allora aveva fallito nell'intento. Se lei e Fuyuki fossero riusciti a rompere l'alleanza tra il Ninja Dorato e il tiranno, la rivoluzione avrebbe combattuto i resti.

Il fondatore di Kirinaki che accetta l'aiuto di un tiranno? No... non me la bevo. Vedremo se adesso accetterà il nostro di aiuto, e tu a quel punto che farai?
 
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- Finché siamo chiusi qui dentro possiamo però fare ben poco.
Ci pensò la kunoichi a riportarlo con i piedi per terra, lontano dalla guerra in programma, i cui tratti vennero sfocati dalla mera necessità di concentrarsi su qualcosa di più urgente, ovvero sulla battaglia che a breve li avrebbe visti protagonisti sul fronte delle isole fluttuanti. Debolmente, Fuyuki si vide costretto ad annuire, conscio che non avrebbe avuto alcuna chance di confrontarsi con Akane qualora fosse morto lì, per mano del Ninja Dorato.
- D'accordo, Mira. Hai ragione, non distraiamoci.
Portando le dita in mezzo agli occhi, come per grattarsi la base del naso, il giovane tentò di fare mente locale.
- Sono un clone di Fuyuki. Lui, in realtà, si trova con Naum e alcuni membri della Resistenza. Siamo qui per portare via Ryuzaki da questa prigione... e da Butsuon. La Resistenza invece è in arrivo. Tra non molto questa fortezza diventerà il cimitero di molte anime. Lo scontro con il Credo, ormai, è inevitabile.
Con lo sguardo puntato verso la sua interlocutrice, non poté non notare la sorpresa che si fece strada nei suoi occhi. Entrambi erano venuti a contatto con entrambe le fazioni, abbastanza da poter quantomeno comprendere quale, fra le due, si trovasse in vantaggio in termini di numeri, armi e risorse. Per questo motivo, il ragazzo non si fece trovare impreparato di fronte alla domanda successiva, quasi come se lui stesso avesse voluto spingere affinché lei ragionasse su quel punto.
- Capisco... che mezzi hanno? Come intendono combattere?
- Quali mezzi credi possano avere dei criminali? Speranza, rabbia... e un po' di incoscienza, a dirla tutta. Molti moriranno questa notte... ma non è un nostro problema, o sbaglio?
E quella domanda, ovviamente, non poté che scontrarsi con la coscienza di Mira... e anche con la sua, a dirla tutta, o perlomeno con ciò che di essa era rimasto. In quel momento, ancora una volta, ripensò alla promessa fatta a Makiko, trovando tranquillità nella consapevolezza che lei, la sua famiglia e chi, tra la popolazione del Cielo, non aveva intenzione di prendere parte al massacro si trovasse a debita distanza da quello che presto sarebbe diventato un cimitero, l'occhio del ciclone della tempesta che lo scontro fra vertici avrebbe fatto nascere. Poi tornò ancora più indietro, scavando nei ricordi fino a mettere a fuoco le parole eterne spese da Chiaki, prima della loro partenza da Maigo: "Lo dico sempre a mio padre, la morte non mi spaventa. Mi attende la Storia. E vivere così, in questo Paese, sapendo l'immondizia di cui strabocca, senza fare nulla per impedirlo... sarebbe peggio di essere morti."
Chiuse gli occhi, cercando di placare il proprio tormento. Propri come lei, tutti erano ben consapevoli dei rischi che avrebbero corso prendendo parte alla rivolta... per questo motivo, lo Hyuga non aveva intenzione di lasciare che il loro sacrificio si ripercuotesse sulla sua anima come quello degli abitanti di Yason Mori. No, quegli esaltati avevano fatto una scelta. Una decisione che persino lui condivideva, avendo vissuto sotto il loro tetto il loro disagio, così come le speranze e i sogni infranti. Tuttavia, il suo obiettivo veniva prima di tutto ciò. La testa di Kai e delle ultime cellule di Kirinaki era l'unica cosa che desiderava, il motivo per cui lui e Mira avevano deciso di cavalcare fino a quelle terre dimenticate dai Kami.
- Non possiamo farli combattere e basta, se Kai è potente anche solo la metà di quanto credo sia allora sarà solo una strage. Quando sono arrivata qui ho fatto un patto con Buraindo, che tra tutti gli "alleati" che ci siamo fatti qui credo sia il più influente. Gli avevo promesso la testa di Ryuzaki in cambio di informazioni riguardo Kai e Kirinaki e... beh, considerando che Kai si è rivelato suo alleato la cosa risulta strana.
La cosa lo lasciò interdetto, oltre con sorpreso. Davvero quella fanciulla aveva avuto l'ardire di negoziare con un maiale del calibro di Buraindo? Tuttavia, era ancora troppo presto per giungere a conclusioni con un minimo di coscienza.
- Perché Buraindo ha chiesto aiuto a me quando avrebbe potuto chiedere a Kai? E perché quest'ultimo non è immediatamente stato avvisato della mia presenza nelle isole? Mi verrebbe da pensare che invece sapesse tutto e che stavano soltanto giocando fino alla mia cattura, ma non mi convince. Io credo che invece Buraindo non si fidi di Kai e che Kai lo stia o manipolando attraverso le sue tecniche di controllo, o sfruttando fintanto che possa risultargli utile per poi uccidere anche lui.
- Dove vuoi arrivare?
- Se Ryuzaki riuscisse a fuggire il patto risulterebbe ancora valido. Kai mi ha rinchiusa, è vero, e per quanto ne so potrebbe anche essere stato un ordine di Buraindo, ma non hanno ancora la testa di Ryuzaki. Cosa credi che importi a un tiranno maledetto come quello del Cielo a chi appartenga il volto di chi lavori per lui? Penso gli basti avere un riscontro, a prescindere da chi sia l'alleato. Sì, insomma... potremmo metterli l'uno contro l'altro, creare una battaglia su tre fronti invece che due e aumentare il fuoco di resistenza. La fuga del capo della rivoluzione sarebbe un fallimento di Kai agli occhi di Buraindo, e se a prendergli la testa fossi invece io, beh, hai capito che intendo dire.
Fu allora che gli occhi di Namida si riempirono di stupore. Aveva ipotizzato che Mira si fosse avvicinato a quel verme soltanto per accorciare le distanze che li separavano da Kai, ma anche dopo tutto ciò che aveva passato, dopo il tradimento di Buraindo, lei sembrava disposta a percorrere quella strada. Certo, il suo discorso aveva perfettamente senso, ma chiunque con un briciolo di cautela avrebbe scartato immediatamente un'opzione così azzardata. Scosse la testa energicamente, prima di rispondere.
- E' ridicolo, che valore può avere la promessa di un Dio che non è in grado di stanare un solo uomo, Masao Ryuzaki, senza l'aiuto di una straniera? Credi davvero alle promesse di un tiranno? Potrà essere anche un Dio, ma non puoi essere certa della sua buona fede. Potrebbe aver mentito a Kai. Potrebbe aver mentito a te.
Era furibondo.
- Ricorda perché siamo qui. Per la testa di Kai e la fine della sua eredità, Kirinaki e Shinkuu. Chi vincerà questa guerra non è affar nostro. Se domani Buraindo vorrà cagare in bocca alla testa mozzata di Ryuzaki, non mi importa. Che se la procuri da solo, con le sue forze, sacrificando i suoi uomini.
Non è per l'oro, né per il potere che siamo qui.

- Lo so. E non ho mai detto di volermi alleare con lui, né di voler venire meno alla nostra missione. Cerco solo di sfruttare il fatto che non siano ancora riusciti ad arrivare alla testa di Ryuzaki, e che non siano poi così "alleati" secondo me. Non importa chi sia a morire, no? Lo hai detto tu, non deve importarci chi sia a lasciarci le penne in questa guerra, ma non deve essere un massacro o non ne avremo nessun vantaggio.
Poi lei si avvicinò, posando le mani sulle spalle di lui. Quest'ultimo, in un primo momento, cercò quasi di sfuggire al contatto, ma esso si rivelò ipnotico, quasi quanto la determinazione della Dea di Yusekai.
- Inoltre Kai avrà anche fatto degli errori ma non è stupido, non lo è mai stato. Se ha scelto di allearsi con Buraindo è perché in qualche modo gli garantisce potere e dobbiamo scoprire in che modo. Pensa alla sua faccia se tu riuscissi a far evadere Ryuzaki, e a quella di Buraindo se fossi io a riportarglielo, sarebbe un colpo al suo orgoglio, e a quel punto il tiranno potrebbe fare la sua parte a nostro favore. Lo so, è una follia basare una strategia sulla parola di un impostore sadico e maligno, ma... potrebbe funzionare.
Solo allora permise a quelle parole di fare breccia nella sua prudenza, mentre la sua mente viaggiava attraverso infinite possibilità. Stando così le cose, non era da escludere che l'alleanza fra Kai e Buraindo fosse una facciata, qualcosa basato unicamente sulla convenienza reciproca e pertanto talmente fragile da poter essere messa in discussione dal giusto peso da posizionare dall'altra parte della bilancia. E quel peso, inutile a dirlo, non poteva che essere la testa di Masao Ryuzaki, il leader della Resistenza a cui il Dio del Cielo aveva dato la caccia senza curarsi di dispiegare uomini e risorse come animali da macello. Sì, quel piano poteva funzionare, ma se i loro calcoli si fossero rivelati inesatti uscire vivi da quella battaglia sarebbe stato pressoché impossibile.
Poi, vi era quella maledetta sensazione. Sapeva già che la kunoichi che aveva davanti aveva vissuto con il Ninja Dorato, neaveva seguito le orme fino ad arrivare al punto di venerarlo, esattamente come tutti i cani di Kirinaki che negli anni aveva affrontato ed ucciso. Doveva essere certo che, nel loro ultimo incontro, quel bastardo non le avesse fatto il lavaggio del cervello. Qualora si fosse trovato solo, contro nemici così spietati e persino contro lei e Naum... beh, tanto valeva rinunciare in partenza al desiderio di rivedere per un'ultima volta sua moglie e i suoi adorati figli. Sospirò quindi, sentendo il timore di ciò che avrebbe presto affrontato farsi strada lungo la schiena, poi persino dentro le ossa.
- Ricorda chi dobbiamo realmente combattere, solo questo. Se non fissiamo bene a mente chi sono i nostri nemici moriremo qui, stanotte.
La guardò intensamente, dritta negli occhi, quasi come se volesse spogliarla di ogni suo intimo segreto. Poi lei rispose, con decisione: - So benissimo da che parte stare, non fraintendere.
A quel punto entrambi abbandonarono il contatto fisico, cercando sostegno con la schiena su due pareti poste l'una di fronte all'altra. Ancora un po' perplesso, Fuyuki si massaggiò la fronte con la mano destra. Sopportare tutte quelle novità non era semplice, oltretutto era diversi giorni che riposava decentemente - qualcosa che, nelle sue attuali condizioni, non era certo un toccasana. La stessa Mira avrebbe potuto facilmente notare la sua stanchezza.
- A momenti, io e Naum dovremmo portare via Ryuzaki dalla sua cella. Kai è nei paraggi, è provato, ma rappresenta ancora una minaccia. La cosa più saggia, per il momento, è fuggire da questa prigione ed attendere l'attacco della Resistenza. Nel furore della lotta, mireremo alla testa del Ninja Dorato. Dubito che avremo modo di metterci in contatto con Buraindo, in tempi brevi. E questo assalto rappresenta forse la migliore opportunità che abbiamo per sferrare un attacco.
Sapeva bene che i rivoltosi non avessero intenzione di sferrare un'offensiva diretta alla fortezza di Butsuon, ma la notizia del rapimento del loro leader probabilmente avrebbe potuto gettarli nel panico. Una scintilla che, se gettata su di una scia di benzina, avrebbe potuto dar vita ad un incendio indomabile.
- Tranquillo per quello, non c'è bisogno di cose particolari per mettersi in contatto con lui. L' onniscienza che tutti i fanatici credono che abbia è dovuta a un campo di chakra alimentato da alcuni ripetitori. In questo modo forma una sorta di radar e grazie a un'abilita senz'altro fuori dal comune, lo ammetto, percepisce ogni cosa all'interno di essa. Per questo non ha potere al di sotto delle isole. Non è un Dio, e questo può rasserenarci, ma è potente.
Rimase a dir poco allibito da quella notizia. Possibile che il potere di Buraindo arrivasse davvero fino a quel punto? Non aveva mai creduto alle dicerie che lo disegnavano come una divinità, ma ciò che aveva appena sentito non poteva che dipingerlo come un uomo con poteri fuori dal comune, senza alcuna ombra di dubbio. Venne poi a sapere, dalla stessa Mira, che durante il loro ultimo attacco i rivoltosi avevano cercato di abbattere quegli stessi ripetitori - ed il motivo era ovvio, così facendo avrebbero minato direttamente al potere del tiranno, mettendolo in ginocchio. Fu allora che ricominciò a pensare, prudente, domandandosi fino a che punto Mira si fosse spinta. Sembrava sapere molte cose, sicuramente era in possesso di informazioni di cui lui e Naum forse mai avrebbero appreso l'esistenza. Per un momento, solo per un istante, si trovò a dubitare ancora una volta della sua alleata.
- Non voglio uccidere Ryuzaki per aiutare Buraindo, mi fa vomitare il Credo, e se proprio vuoi saperlo credo che in fondo serva davvero una rivoluzione a questo paese. Se non ci schieriamo però, e si consuma la battaglia, Kai e Buraindo vinceranno. Se invece giochiamo d'anticipo, con un po' di gioco di squadra, potremmo farlo fuggire prima, e riconsegnarlo dopo come trofeo, prima di Kai, così da screditarlo e magari farli metterli l'uno contro l'altro, o comunque, di farli esporre direttamente. Kai mi ha colpita duramente prima ma era qui... ci ha colti di sorpresa e questo effetto se l'è già giocato.
Ci pensò ancora qualche secondo, non trovando altro che quella strada, come migliore da percorrere. Quando riaprì gli occhi, questi erano ammantati di serietà.
- D'accordo. Vorrà dire che entrambe le fazioni perderanno il loro leader. E sia allora, Mira, sfrutteremo Buraindo e Ryuzaki per arrivare ad uccidere Kai. Attualmente, con il vero Fuyuki e Naum si trova anche un presunto membro della Resistenza. Un ninja ambiguo, ma potente. Ci ricongiungeremo a loro e, durante la fuga, approfitteremo della confusione per portare con noi Ryuzaki.
Una testa in cambio di un'altra.

Si allontanò dunque dalla parete, dando le spalle alla Dea e muovendo giusto pochi passi.
- E non mi riferisco solo a quella di Kai.
Guerra su ogni fronte, senza alcuno scrupolo. Masao Ryuzaki era la chiave che avrebbe permesso loro di incrinare la fragile alleanza tra Kai e Buraindo. Quella notte, con molte probabilità, la Resistenza avrebbe perso il suo leader, ma era un dazio necessario da pagare affinché il tiranno del Cielo vedesse il suo dominio cadere, chissà, magari per mano dello stesso Ninja Dorato, adirato dalle tensioni che loro avrebbero creato, correndo ancora una volta sul filo del rasoio. Morti i leader di entrambi le fazioni, avrebbero lasciato il destino di quella nazione ai suoi uomini. Fra le due, avrebbe trionfato quella i cui ideali erano fondati sulla speranza e non sul timore, o la fredda riverenza. Il Cielo avrebbe dunque raccolto ciò che i suoi rappresentanti più potenti avevano seminato, prima di morire.
Componendo i seals per il rilascio, il clone rivolse lo sguardo verso Mira un'ultima volta.
- Ce la fai da sola?
- Grazie. - rispose lei, annuendo.
Di fronte a quella gentilezza, Namida si lasciò sfuggire un ghigno, prima di essere avvolto da una coltre biancastra ed esserne divorato. Un sorriso assai amaro, ma pur sempre un sorriso.
- Grazie un cazzo, ho finito le sigarette.

 
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view post Posted on 23/1/2020, 12:41     +1   -1
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Il passaggio conduceva tra le viscere di Butsuon, e ci volle un po' di tempo prima che le sue condizioni migliorassero. Nessuno lo aveva mai visto così, pensò. Nessuno che fosse ancora vivo almeno. Ma non era il momento. Il vuoto totalizzante e micidiale della notte che sporgeva da qualche anfratto. Lo squittio dei pipistrelli. La testa che pulsava, ancora. Dannazione.
"Stai bene?"
" - Sì, andiamo avanti."

Ci volle mezz'ora perché giungessero all'altro capo, quindi salirono le scale del passaggio e quando lo raggiunsero accedettero al salone.
"Ninja Dorato" lo salutò formalmente Endo.
"Capitano."
Iniziò a guidarli. Non che ce ne fosse motivo. Avevano perso il conto di quante volte avessero percorso quello spazio.
"E' in ritardo"
"Mi rincresce. Non era mia intenzione."
"Non è con me che deve scusarsi."
Si fermarono sulla soglia della porta.
"Prego."
Una smorfia impercettibile sul viso di Endo, più accentuata quando Kai passò oltre, quindi di disgusto verso Ang Lefeng e infine si avviò fuori dal Tempio. A lui non era mai stato concesso di incontrare Buraindo. Non che questo fosse così importante, o che avrebbe mai potuto rafforzare la sua fede nella giustizia.
Ma cosa mai poteva dare un uomo dal passato tanto oscuro alla loro causa? Il progetto Kyojin stava mostrando tutte le sue straordinarie potenzialità. Ma adesso, con la feccia anarchica incalzante, quanto potevano permettersi un simile alleato?


Il buio verdognolo delle pietre rischiarato unicamente dalle sparute torce ai lati del salone. Residuati di un antico tempio di un mondo dimenticato, svanito, o che semplicemente non era mai esistito. Non nei termini che loro intendevano. L'enorme statua davanti a lui rimase immobile per un minuto o due, mentre Araiba si impegnava ad accoglierlo coi giusti convenevoli che richiedeva, quindi gli occhi si spalancarono di colpo. Infuocati e assenti. Quell'aura micidiale proveniente da quel colosso di pietra.
"Ti ho visto in condizioni migliori in passato."
" - Sto bene."
Una risata appena accennata.
"Lieto di sentirlo, ora più che mai. Le cose non stanno andando come tu avevi detto."
"Non ti offrono il vantaggio sperato contro i ribelli? A me sembra il contrario."

"Non è quello che intendo, lo sai!"



Silenzio. Gli occhi infuocati, l'ambiente opprimente, saturo di quel chakra sconfinato. Eccetto un'area, un piccolo spazio inaccessibile delimitato da un'area violacea.
" - Non ti conviene fare la voce grossa con me."
Gli occhi come trottole sospese nel vuoto.
Attimi di stallo. Poi tutto cessò senza lasciare traccia, se non nella mente dei due interlocutori.
"Ancora quei problemi?"
"Sempre peggiori. Non posso sacrificare l'elite del mio esercito in questo modo. Non finchè sarà così lungo e faticoso addestrarli. E mi hai detto che la clonazione è impossibile."
" - Sì, impossibile."
"Dunque, se vuoi che il nostro progetto vada in porto, dovete lavorare meglio."
"Kirinaki fa quel che può. E devi ammettere che è stata piuttosto utile al Cielo finora."
"Non lo nego. Ti avviso però che Watanabe ce ne ha inviato un altro."
Il cuore di Kai perse un battito.
" - Davvero?"
"Sì. Non riesco a vederlo in questo momento, sono impegnato a vedere cosa fanno i nostri giocattoli al fronte, contro i porci ribelli. Una nuova azione di guerriglia. Qui, ad ovest, all'isola maggiore..."
Sembrò trattenersi da un nuovo accesso di collera, quindi fu Kai a prendere parola poco dopo.
" - E com'è?"
"Come gli altri. Sempre nel Sud della Neve, credo che lì stia accadendo un vero inferno" concluse, quasi divertito.
"L'ho già fatto mandare in consegna alla tua squadra. Puoi vederlo quando vuoi."
"Benissimo."
Non aggiunse altro a proposito. Doveva nascondere come meglio poteva tutto il suo entusiasmo, pensò.
"Hai visto Ryuzaki?" gli chiese a bruciapelo.
"No. Meno sa della mia presenza, meglio è ho pensato."
"E' un uomo finito."
"Sì. Ma è meglio essere prudenti."
Silenzio.
"Come si stanno comportando i ragazzi?"
"Come sempre direi. Ci sono ancora quei problemi, ma li hai istruiti bene."
"No, intendevo i soldati. Cosa sta succedendo."
"Stanno combattendo. Sono sempre di meno, settimana dopo settimana, ma i vantaggi sono ancora ben visibili. Tuttavia è inammissibile che questi bifolchi vegano a oltraggiarmi qui, a casa mia. Ho mandato la Cosa."
Silenzio.
"Così ci penseranno due volte prima di tornare qui. Quelli che riusciranno a vedere l'alba, almeno."
" - Sì, capisco."
Aveva un presentimento. Non che gli importasse poi molto. Buraindo era potente, ma non sembrava in grado di leggergli nel pensiero.
Eppure non era lui a renderlo inquieto in quel momento. Di quello che sarebbe accaduto qualche miglia ad ovest da lì aveva qualche minima idea. Aveva visto cos'era capace di fare. Aveva visto molte cose nell'arco della sua vita. Aveva combattuto con un dio. Eppure, non riusciva a immaginare nemico peggiore.




" - Signor Rokuda."
Rokuda e il clone di Fuyuki vagavano acquattato di corridoio in corridoio nel tentativo di non essere identificati, quando udirono un sussurro. Alla loro destra, due mani che cingevano le sbarre della cella.
"Shunsuke. Sei vivo, ragazzo."
"Più o meno. Insieme a molti altri."
"Chi è rimasto?"
"Non so bene. Di tanto in tanto ci vediamo passare, nel giro di qualche settimana. Alcuni colleghi, ragazzi giovani, alcune facce da galera. Quello che si può trovare qui di questi tempi."
"Vi tireremo fuori. Presto faremo esplodere un bel casino qui."
"Qualunque cosa accadrà, sarà meglio che restare prigionieri quaggiù."
Poco più avanti, un drappello di guardie sedute a un tavolo. Potevano provare a scassinare le serrature. O sperare di riuscire a trovare qualcos'altro.




Un'imprecazione incomprensibile. Una freccia si conficcò nella testa di un soldato moribondo, poco prima che riuscisse ad attivare l'allarme. Un piano ben andato in porto.
"E' andata, muoviamoci!"
"Sì..." sussurrò Naum, tra sé e sé. " - forse troppo.
Uno sguardo allo sconosciuto incurante, poi cercò quello di Fuyuki, non seppe dire se con successo, e infine al gruppo intero che avanzava. Restò indietro per qualche secondo, poi si decise a riprendere il cammino.

Urla di disperazione. Come fossero su di loro quei dolori lancinanti. Si fermarono per un istante, tentarono di riprendere il cammino, ma videro che lo sconosciuto non aveva ripreso con la marcia.
"Ho paura che siamo in ritardo. Forse lo stanno interrogando. Dannazione. Presto, seguitemi!"

Il ragazzo aveva ragione, nonostante tutto. Una debole presenza balenava insieme a molte altre. Più vigorose. Eppure prive di quella singolare intensità.
Nessuna guardia davanti la porta. Oltre questa, avrebbero trovato una grande sala torture con sembianze di interrogatorio. All'interno una decina di guardie. Tre di queste armate di fruste uncinate, una spada alla mano, posta di fronte a un palo. Con un uomo sanguinante legato a quest'ultimo.
" - Maledetti bastardi."
Avrebbero dovuto organizzare un piano di azione, il più presto possibile.



Libera, finalmente. Ancora provata, certamente, ma priva di catene. Cosa avrebbe fatto adesso? Il corridoio visto solo attraverso gli occhi di un'altra dimensione si spalancava dinnanzi lei. Quanto vi si sarebbe fermata?
Avrebbe subito seguito le orme di Fuyuki, e di quell'altra forte presenza al suo fianco?
O sarebbe andata alla ricerca chissà di che cosa all'interno di quel labirinto sconosciuto?
A lei ogni decisione. A lei finalmente dettare i termini del proprio destino.



"Che cazzo fai, spegni quella sigaretta?"
"Sei ore di girare a vuoto in lungo e in largo, sto diventando pazzo."
Il labirinto senza fine, il bagliore azzurro nolo delle lampade al neon, il grigio spento delle pareti bianche guanti di muffa agli angoli. Una prigione per davvero, cristallizzato e senza fine.
"Poi mi spieghi come possono pensare che quacuno può mai scappare da questo inferno."
"Sei pagato per questo."
"Però stammi a sentire, se anche qualcuno vuole uscire da qui, e metti caso sta per riuscirci, questo qui deve essere davvero un tipo da fare spavento. Cosa cazzo potremmo mai fare noi in quel caso?"
"Cosa pensi si debba fare allora?"
"Non lo so. Quelli delle forze speciali ad esempio."
"Ah, quelli sono pazzi da legare."
"Appunto, è proprio questo che ci vuole!"
"Senti, loro hanno alt -"
Si fermarono improvvisamente. Restarono fermi per un bel pezzo. La cenere penzolante dal mozzicone come un verme carbonizzato. Si guardarono, fecero un cenno di assenso e misero l'elsa in mano, infine avanzarono circospetti verso quel punto curioso.
" - Che cazzo?"


Gaspare, contattami pure quando vuoi.
 
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Per quanto temprata fosse dall'esperienza, fu arduo per la mente di Namida reggere il torado di emozioni ed informazioni che in breve bussò alla sua porta. Mentre i soldati del Credo perivano sotto i suoi dardi e quelli di Naum, si trovò a fare i conti con quanto il suo bunshin, dopo aver usato il rilascio, gli aveva affidato. In un istante rivide non solo il volto stanco e piegato di Mira, ma anche la sua espressione compiaciuta durante il discorso circa le abilità e il destino che avrebbero riservato a Kai, così come il suo sdegno durante la pianificazione che, con un po' di fortuna, li avrebbe portati a mettere entrambi i loro nemici, Buraindo e il Ninja Dorato, l'uno contro l'altro. L'ago della bilancia, a quel punto, era a portata di mano, oltre la porta in cui culminava quel corridoio ormai sgombro di nemici d'abbattere, pieno soltanto del loro sangue e dei loro cadaveri privi di vita. Per un attimo, cercò lo sguardo di Naum. Non vi era tempo per metterlo al corrente di quanto fosse stato deciso da lui e la Dea di Yusekai, per cui si limitò a sperare che, al momento opportuno, egli sarebbe stato pronto a cavalcare l'onda della sorpresa per portare a compimento il rapimento di Ryuzaki. I suoi occhi si posarono poi sul ragazzo che l'aveva sopraffatto con semplicità, unica vera incognita che avrebbe potuto ostacolare la loro mossa sulla scacchiera... ed infine su Chiaki, la fanciulla che, forse più di tutti, avrebbe pagato a caro prezzo la scelta di Fuyuki e il suo tradimento. Fu pensando al suo destino che la smorfia compiaciuta del jonin mutò, lasciando spazio ad un'espressione enigmatica, un misto di determinazione e dolore. Inimicarsi la Resistenza significava circondarsi di ulteriori nemici e, pertanto, nel momento in cui lui e Mira avrebbero portato via il loro leader, sarebbe stato necessario eliminare chiunque avrebbe potuto smascherarli, riportando la notizia all'esercito dei rivoltosi. E in ciò, la ragazza sarebbe stata la sua ennesima vittima innocente, nonché la prova schiacciante di quanto poco valore avesse ormai la parola data da Fuyuki Hyuga. La promessa fatta alla sua sorellina, ai confini di Maigo, si sarebbe presto frantumata contro la crudeltà del mondo e degli uomini che lo popolavano.
E ancora una volta, per portare avanti la sua battaglia, Namida avrebbe rivestito nuovamente i panni che ormai gli calzavano a pennello. Vittima e carnefice. Perché in fondo, anche se odiava ammetterlo, lui stesso avrebbe pagato il prezzo di quel tradimento. Quanto, beh, sarebbe dipeso dal successo o dal fallimento della sua missione... nonché dalla sua ormai spiccata capacità di mentire a se stesso, per giustificare il fatto che le sue mani fossero insozzate di sangue e morte, forse più di quelle di alcuni suoi nemici.
E così, con cautela, attraversarono la porta, riversandosi in un'ampia sala il cui utilizzo non pareva ammettere fraintendimenti. A partire dal palo a cui era stato legato un uomo sanguinante, vittima di chissà quali abusi a torture, per finire poi con le mannaie di cui si fregiavano i soldati presenti nel locale. Spade e katane, certo, ma anche qualcosa di ben più curioso e macabro. Fruste tremende, dotate di uncini in grado di penetrare la carne con facilità, ma di staccarsi da essa con molta più fatica. Un modo assai efficace, a dire il vero, per portare via da un uomo non solo lembi di pelle e sangue, ma soprattutto convinzioni ed informazioni. Dovevano averlo interrogato, non vi era alcun dubbio. Per un momento, il milite di Konoha si domandò cosa Ryuzaki avesse rivelato circa i piani della Resistenza, ma poi scacciò quella curiosità inutile; non erano fatti suoi, dopotutto, e in quel momento aveva ben altre gatte da pelare. Portare via quell'uomo da lì dentro non sarebbe stato semplice e non soltanto a causa del numero delle guardie presenti... no, era altro a preoccuparlo. Guardandosi intorno con attenzione, era riuscito a notare la presenza di diversi cavi che sembravano condurre energia elettrica e che, nelle loro serpentine traiettorie lungo le pareti ed il soffitto, sembravano portare ad alcuni meccanismi posizionati sul perimetro del locale. Azzardare quale fosse il loro funzionamento sarebbe stato controproducente, perciò il giovane pensò bene d'ipotizzare la peggiore delle ipotesi, ovvero che essi potessero fungere d'allarme. Il suo sguardo si fece ancora più severo ed acuto, mentre cauto avanzava per avere un'idea ancora più chiara della situazione. Tre delle dieci guardie si trovavano pericolosamente vicine alle pareti, tanto che erano loro a rappresentare il vero problema, almeno al momento. Far scattare l'allarme, in un punto così sorvegliato come quello, poteva rappresentare per loro una condanna quasi certa. Arrivati a quel punto, però, ritirarsi non era certo un'opzione.
Nemmeno per un istante si ritrovò a spendere pensieri di pietà nei confronti di Masao Ryuzaki per il trattamento disumano che sicuramente aveva subito; semplicemente, raggiunse la più banale delle conclusioni: il Cielo era coinvolto in una guerra fratricida e ciò che il leader dei rivoltosi stava vivendo altro non era che il prezzo di sangue necessario per giustificare il suo profondo coinvolgimento nella lotta. Per il resto, si limitò ad accertarsi, grazie a Chiaki, che il torturato fosse proprio il loro uomo, prima di prendere parola per avanzare una proposta.
- Ho un piano. - rivelò secco, cercando lo sguardo di chi marciava al suo fianco, specialmente quello di Naum.
- Ancora una volta, Zoren, avrò bisogno della tua abilità con l'arco. Vedi quei tre soldati, vicino alle pareti?
Gli lasciò il tempo di metabolizzare la cosa, nonché di vedere con i suoi stessi occhi quali sarebbero stati i bersagli che avrebbe dovuto colpire, affinché il piano funzionasse.
- Mi basta che, con dei dardi ben piazzati, tu riesca a farli spostare un minimo dalla parete. Se dovessi riuscire ad ammazzarli, tanto meglio. A voi due, invece, chiedo solo di coprirmi durante la ritirata.
Era questo l'unico aiuto di cui avrebbe avuto bisogno, per portare via Ryuzaki da lì dentro. Ovviamente, aveva rinunciato in partenza alla sciocca idea di ingaggiare un combattimento con i soldati del Credo, sia per il vantaggio numerico che quest'ultimi avevano, sia perché non era disposto a sciupare troppe energie, considerando che ben presto avrebbe avuto bisogno di tutto il chakra a sua disposizione, per affrontare nemici ben più pericolosi. Ottenuto il consenso dei presenti, sarebbe entrato in azione, non prima però di aver creato quattro copie di se stesso. Dopodiché, avrebbe lanciato un kunai contro il palo a cui il loro uomo era vincolato, per poi raggiungerlo in un battito di ciglia per mezzo dell'Hiraishin. A quel punto, avrebbe lanciato un paio di fumogeni ai suoi piedi e, sfruttando il byakugan per orientarsi all'interno della fitta coltre di fumo, si sarebbe occupato di liberare il prigioniero e portarlo via con sé, in una ritirata che sarebbe stata agevolata dai quattro bunshin. Quest'ultimi, approfittando della confusione generale, si sarebbero occupati di raggiungere gli angoli della stanza, prima di adempiere al loro compito. Shikokumujin, lo Schema dei Quattro Fuochi. Grazie a quella tecnica, non appena Fuyuki si fosse allontanato a sufficienza, i cloni avrebbero eretto una barriera violacea che avrebbe intrappolato al suo interno i soldati, impedendo loro di inseguire i fuggitivi e, cosa ben più importante, di attivare i meccanismi presenti sulla parete - proprio per questo motivo, il tempismo e l'abilità di Naum nel compiere il suo incarico sarebbero stati fondamentali ai fini della riuscita del piano. Inoltre, il fumo non avrebbe ostacolato le vittime nel loro inseguimento, ma anche nel colpire i bunshin prima che la seconda barriera venisse innalzata, isolandoli del tutto ed in maniera irreversibile. Era un piano ben congegnato, certo, ma qualsiasi errore avrebbe potuto vanificare ogni sforzo e mettere a repentaglio la loro stessa incolumità. Fu proprio la paura del fallimento a farsi strada nel cuore dello Hyuga, il quale però fece ricorso a tutta la sua determinazione per evitare che la sua mano tremasse nel momento cruciale.
- Al resto, ci penserò io.

Silenziosamente, intanto, un altro clone di Fuyuki seguiva il signor Rokuda nella sua impresa. Grazie alla cautela adoperata per non attirare l'attenzione delle guardie, giunsero di fronte alla cella di un prigioniero. Un rivolto probabilmente, tale Shunsuke, nonché conoscenza del vecchio cacciatore di taglie ormai in pensione. Preoccupato, il bunshin riuscì a scorgere un drappello di soldati non molto lontano; le guardie, sedute intorno ad un tavolo, non li avevano ancora individuati e ciò rappresentava la loro unica occasione di tirar fuori di lì quel ragazzo.
- Proviamo a scassinare la serratura in silenzio, vecchio. Due braccia in più potrebbero fare la differenza, in questo momento. - riferì schietto, certo che ingaggiare battaglia con i nemici soltanto in due avrebbe potuto rivelarsi una mossa assai azzardata. In generale, avrebbe preferito evitare la lotta, ma essendo a difesa delle celle quei soldati potevano nascondere chiavi o strumenti che avrebbero potuto aiutare lui e Rokuda a far evadere i prigionieri, con molta più facilità. Qualunque cosa avessero deciso in seguito, sarebbe stata più fattibile con l'aiuto di qualcun altro.
Nel frattempo, il bunshin incaricato di accumulare chakra naturale era stato individuato, anche se nel suo caso le guardie non sembravano del tutto convinte. Bestemmiando i Kami per la sfortuna che avevano fatto calare su di lui, abbandonò la posizione seduta per scattare in piedi ed appiattirsi contro la parete dietro cui si era nascosto, affacciandosi quanto bastava per comprendere meglio la posizione dei suoi nemici. Anche nel suo caso evitare che l'allarme venisse dato era fondamentale, ma affinché ciò non accadesse aveva due scelte a disposizione: far fuori i soldati o sgattaiolare in silenzio, facendo credere loro di aver preso un granchio. Per il momento avrebbe scelto la seconda opzione, non perché la prima fosse infattibile, ma perché sprecare chakra per combattere avrebbe vanificato ogni sforzo fatto da lui fino ad allora. Così, attivando l'Hansha, avrebbe fatto in modo che i suoi inseguitori si ritrovassero con il nervo ottico ingannato, costretto a contemplare un corridoio amaramente vuoto, mentre lui invece si sarebbe mosso in fretta per allontanarsi il più possibile e trovare un nuovo nascondiglio. Aveva accumulato chakra a sufficienza per permettere al vero Fuyuki di adoperare la modalità sennin per qualche minuto, ma non poteva dirsi ancora soddisfatto; doveva continuare per offrirgli una finestra più ampia, nel momento in cui ne avrebbe avuto bisogno. Qualora le guardie lo avessero comunque individuato, beh, avrebbe fatto il possibile per eliminarle. Preferiva ricominciare da capo, piuttosto che attirare verso il vero se stesso chissà quante rogne e minacce.

<fuuinjutsu> - Sigillo dei Quattro Angoli - (costo: 100 chk) (eff: variabile) "Tecnica di sigillo particolare, sono necessarie almeno quattro persone per portarla a termine con successo. I quattro utilizzatori erigono una barriera che isola completamente l'area in cui si trovano in un parallelepipedo di chakra completamente invalicabile. La barriera consuma 5 stm a turno ad ognuno dei quattro che la alimenta, ma è indistruttibile, salvo attacchi che consumino direttamente il chakra, e anche allora verrebbe semplicemente ripristinata da chi la alimenta aggiungendo altra stm al costo di ognuno dei membri.
E' possibile spezzarla dall'interno della barriera attaccando chi la innalza, ma solo nel turno in cui essa viene innalzata: nel turno successivo una seconda copertura isola i quattro che la innalzano, rendendo così definitivamente intoccabile chiunque e qualsiasi cosa vi resti all'interno (almeno, finchè chi la mantiene non finisce le forze)" -> utilizzata dai quattro cloni

<genjutsu> - 反射 Hansha - Riflesso - [Chk: 55]
"Questa tecnica, elaborata da Fujitaka dopo la promozione a Chunin, si basa su una tecnica tecnicamente molto semplice, mirata a suggestionare l'avversario. L'esecutore blocca, tramite un flusso di chakra, gli impulsi nervosi del nervo ottico, diretti al cervello dalla retina. In questo modo l'attaccante continuerà a vedere tutto come si trovava quando la genjutsu è stata effettuata, dando all'utilizzatore un cospicuo vantaggio nell'elusione. Quando la vista riprende la sua funzione, la vittima, senza accorgersi di nulla, sarà convinta che l'utilizzatore si sia teletrasportato. Questa tecnica indebolisce l'attacco nemico di un valore pari a 35 + int/4, e dopo di essa si potrà difendere o eludere il residuo senza sprecare azioni, ma non si potranno utilizzare tecniche difensive o contrattaccare. Qualora con questa tecnica si riesca ad eludere un attacco ravvicinato con successo (non deve quindi esserci residuo), il successivo attacco ravvicinato dell'utilizzatore otterrà un bonus pari (Elusione - Atk nemico)/3."
Appresa da: Fujitaka Uchiha -> utilizzata dal clone che sta accumulando chakra naturale
 
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view post Posted on 27/1/2020, 10:17     +1   -1
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la curiosità e la sete di conoscenza guiderà l'animo umano fino alla fine dei suoi giorni...

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Si ritrovò fuori dalla cella percependo il nauseabondo puzzo di muffa che permeava dalle pareti. Quando aveva esplorato quei cunicoli sotto forma di anima non aveva percepito a pieno le sensazioni umane, e forse era stato meglio così. Era ancora provata ma la chiacchierata con Fuyuki le era servita anche per rimettersi leggermente in sesto. Non avrebbe dimenticato facilmente quello che aveva provato davanti alla luna insanguinata, ma non era neppure nelle sue intenzioni. I suoi figli, ogni volta che soffrivano, si avvicinavano sempre più a comprendere la natura umana e quella reale delle cose esistenti. Se avessero sentito i sentimenti della madre, allora forse sarebbero potuti esserle più vicini. Varnaki stesso, riemerso dal confinamento voluto proprio da Mira, sembrava aver provato il dolore e la rabbia della donna, e seppur soltanto un'anima non vivente in un luogo generato dal chakra della sua creatrice, forse, sarebbe diventato qualcos'altro, proprio come era successo con Seiri. La donna avanzò lentamente sfiorando le pareti, con gli occhi socchiusi e il respiro accennato, provando a costruire una mappatura precisa di tutti coloro che le sbarravano la strada. Aveva già assaporato il gusto di quei cunicoli oscuri, si era già sporcata della loro essenza marcia e non le sarebbe stato troppo complicato avanzare schivando le guardie meno attente e naturalmente i gruppi meno numerosi. L'aver già vissuto quel percorso, seppur in un'altra esperienza materiale, le consentiva di muoversi ottimizzando i percorsi e l'abilità sensitiva faceva il resto, riuscendo a prevedere le ronde delle guardie e le celle che avrebbero setacciato per mantenere l'ordine. Una fuga però c'era già stata e prima che se ne potessero rendere conto, Mira sperava nell'avvento del conflitto. All'ennesima diramazione di quei corridoi di pietra percepì però due guardie ad occupare entrambi i percorsi: se fino ad allora si era limitata ad evitarli e basta, adesso doveva agire, rievocando il chakra che lentamente le stava tornando in circolo. Sospirò congiungendo le mani: non era ancora al top della forma ma non si sarebbe fatta fermare in quel modo, non più.

Forza...

Attese ancora qualche istante, contò lei stessa i secondi scandendo il tempo nella sua testa, quindi lasciò che il primo sbucasse verso la sua direzione e prima che potesse rendersi conto di chi o cosa avesse davanti, dai piedi della donna partirono una miriade di serpenti di carta che prima bloccarono i piedi della guardia, poi gli risalirono attraverso le vesti per bloccarli la gola e morderlo al collo. Ebbe giusto il tempo di emettere un singulto per richiamare l'attenzione del compagno che si precipitò a sostegno, trovando però soltanto dolore e sofferenza alla base dello stomaco a causa di una gomitata ben assestata. Prima che riuscisse ad abbassare il capo per capire chi l'avesse colpito, udì un sibilo che lacerò il tempo, l'aria e la sua gola. Mira lo voltò verso la parete lasciando che scaricasse tutto il sangue lontano da lei, poi gli afferrò i capelli e gli sbatté con forza la testa verso il muro. Perse conoscenza a quel punto e lentamente anche la vita. Quello colpito dai serpenti era invece ancora vivo, in sofferenza a causa del veleno e della vista del compagno che moriva inesorabilmente. Mira gli si avvicinò lentamente, lo afferrò per il collo e lasciò che il terrore prendesse possesso della sua anima, rivedendo se stesso riflesso negli occhi vitrei della donna rigati da lacrime nere.

- Pagherete tutti per quello che avete fatto qui.

L'uomo sgranò gli occhi: cominciò a piangere interdetto, con l'espressione terrorizzata di chi veniva messo di fronte alle paure più recondite del proprio subconscio. La sua anima finì in sofferenza, il dolore lo pervase, prendendo di lui talmente tanto che non riuscì nemmeno a parlare quando Mira lasciò la presa. Cadde in ginocchio con ancora la bocca spalancata e lo spirito torturato in un mondo che gli umani non dovrebbero mai poter visitare. Lo lasciò lì e continuò ad avanzare attraverso i cunicoli che l'avrebbero fatta avvicinare a Jou, il suo obbiettivo. Era arrivata lì con lui e così come avevano tradito lei, pensava avessero fatto lo stesso con lui. Poteva saperne di più o poteva semplicemente darle una mano per fuggire dalla prigione. Non era lontano, poteva percepirlo ma tra lei e l'uomo vi erano ancora altre guardie. Non si sarebbe più fermata, al costo di camminare su altre vite spezzate, al costo di doverle spezzare lei stessa, e così come aveva distrutto quel villaggio nel Paese dell'Erba, tra le lacrime e un'alba che aveva provato ad illuminare il gesto disperato di una sopravvissuta, così avrebbe fatto calare la notte sul dominio di Buraindo e sulla storia del ninja dorato. D'altronde non poteva più sottrarsi al destino di quel paese, non dopo essere riemersa dalla Luna insanguinata, non dopo che Varnaki e Yusekai avessero teso la mano per salvarla dall'abisso di Kai. Poteva sentirlo mentre avanzava, era in ogni suo pensiero, in ogni sua azione. Non poteva più sottrarsi.

Tecnica utilizzata con la prima guardia:

<ninjutsu a vasto raggio>- Keiinton: Tight Embrace - (Chk: 170)(Int: 160) “Aggraziati ed abili come non mai, a questo punto della loro carriera ninja, i Manipolatori riescono ad esibirsi in Ninjutsu stupende, che rasentano la perfezione. In tale Ninjutsu, utilizzabile solo dopo aver cosparso il campo di cellulosa con Keiinton: World of Nymph, lo Shinobi fa fluire il proprio chakra elementale nella carta, plasmandola in modo tale da usare diversi effetti per le più svariate situazioni.
Veleno: chakrando il veleno, lo Shinobi è in grado di infettare la propria carta, rendendola letale al solo tocco. Trasformando ai piedi del ninja la cellulosa in serpenti di carta questi attaccheranno il proprio nemico, avvelenandolo con i loro morsi. Causa Malus d'Avvelenamento, ed in più la tossina utilizzata moltiplicherà i PF degli status alterati*1,1.”

Tecnica sulla seconda:

<genjutsu> - Hypnosis: Pentacle - (Chk: 120)(Efc: +145) “Dopo aver penetrato la mente del proprio avversario, il Ninja Manipolatore della Carta e della Mente scava nei recessi nell'animo del malcapitato, torturandolo usando il mezzo di cui si è fatto beffa: il Chakra. Difatti gli farà credere di essere al centro di un grande Pentacolo, dove ad ogni punta ci sono delle statue rappresentanti i cinque elementi del Chakra, queste lo richiameranno a se, torturandolo una ad una, marchiandolo con il proprio potere. Causa malus da Taglio, Contusione, Perforazione, Ustione su Danno Certo/15, in più arreca status Sonnolenza e Paralisi su Danno Certo/20.”


Varnaki - Non puoi più tenermi fuori, lo sai bene. Non puoi far finta che io non esista. Yusekai è la tua casa e io sono te, sono anche te. Kai ti ha spezzata ma non ha spezzato me e finché io esisto tu non morirai. Non puoi più tenermi fuori, Mira. Yusekai ha fame, e io... io sono in tutto quello che fai, Yusekai intera è in quello che fai, in quello che vivi. I tuoi figli sono pronti a combattere per te, e io sono pronto a respirare di nuovo. Sei la nostra particella di Dio, e come tale lasciaci vivere con te, in entrambi i mondi.



Era vicina, poteva percepire Jou seppur ancora abbastanza lontana e si fermò appiattendosi alla parete per riprendere fiato. La lacrima nera era ancora lì.
 
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view post Posted on 8/2/2020, 13:06     +1   -1
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"Perchè lo hai ucciso?"
In dieci anni, gli capitò solo con lei di poter parlare in modo schietto e profondo. Di cose che non pensava di sapere. Seduti tra quelle colline innevate e le nascoste piste dei cervi, non seppe ben dire come fossero arrivati a quell'argomento. In tutta onestà, le disse che non aveva un ricordo esatto di quel fendente, né delle cose successe dopo. Le disse che ricordava solo di aver impugnato la spada che Takeshi gli aveva regalato, e poi si era giunti alle notizie sul funerale. Come fosse una cosa accaduta anni e anni prima.
"Perché lui avrebbe ucciso me" le rispose dopo un po'.
"Quindi avevi paura, è questa l'unica ragione."
" - Sì. E per la ricompensa."
Lei lesse qualcosa di vago e indecifrabile nel suo sguardo.
" - Preferisci che cambiamo argomento?"
Esitò qualche secondo prima di rispondere. Non avrebbe mai avuto un simile dubbio in genere, e non perché non avesse mai avuto voglia di parlarne con qualcuno, quanto più per una questione di decoro. Non sapeva definirla in altro modo. A quasi trent'anni, era qualcosa con cui aveva imparato a confrontarsi. Perché se l'interlocutore non vale la pena parlare di cose che per te sono importanti o fondamentali, cose che addirittura definiscono chi sei, conduce spesso alla più lacerante frustrazione. Già trovare le parole adatte è difficile, perché si rischia sempre di impoverire quelle cose, di svilirne il significato, di dissiparle come vapore nella pioggia. Se poi chi ti sta davanti non è capace, o non ha voglia, di ascoltare sul serio, allora quel senso di sperpero diventa affilato come una lama, pericoloso, offensivo, a volte quasi vergognoso, come gli piaceva pensare.
Ci pensò un po'. Infine decise che la ragazza ne valeva la pena.
"Sai cosa mi aspettavo? Applausi. Avevo solo vent'anni e non potevo sapere come la gente l'avrebbe presa. Fui sorpreso dalla reazione delle persone. Non mi applaudirono, anzi."
Si lasciò scappare una risata nervosa, almeno questa fu la sua impressione. La vide rispondere, ma nel suo sguardo gli parve di scorgere un sentore di compassione. Come se capisse davvero cosa volesse dirle. In quel momento si vergognò di un colpo di tutte le sue vanterie, delle sue pretese di coraggio e crudeltà. Del suo sangue freddo e della sua aridità, della sua incapacità di esprimere ciò che ora sapeva di sentire. Che era sinceramente dispiaciuto di come le cose fossero andate, con tutti. Con suo fratello, e con Takeshi. Quell'uomo gli mancava come mancava a chiunque altro, e avrebbe desiderato che il suo assassinio non fosse stato necessario.
Dopo averla sposata, vissero una vita itinerante. Una vita agiata e rischiosa, ai limiti della legalità, come aveva sempre sognato da ragazzo. Vide che negli ambienti che frequentava, la sua fama lo precedeva anche al di fuori dei confini del Continente. Quando entrava in una locanda durante i suoi viaggi, i sorrisi svanivano - per paura a volte, a volte per qualcos'altro. Nei periodi di riposo restava chiuso nel suo appartamento, voltando carte da gioco. Cercando il suo destino in ogni re, e in ogni jack.





Mira percorse i due successivi corridoi senza imprevisti, illuminati dal bagliore soffuso delle lampade. Come se qualcosa, o qualcuno le avesse già spianato la strada. La presenza era ormai debole e vicina, quindi si sporse dalle sbarre e potè fissarla coi suoi occhi.
"Non hanno risparmiato nemmeno te, eh?"
Alzò la testa con fatica. La luce proveniente dalle sbarre sembrava dargli fastidio perché socchiuse gli occhi sino a renderli due fessure gonfie e livide.
"Eppure non mi sembri messa proprio male, biondina" e diede qualche colpo di tosse. "Non pensavo ti avrei più rivista."
Mira sorrise.
"Non è facile spezzarmi", quindi forzò la porta ed entrò nella cella. Notò le ferite, e il suo viso martoriato. Jou lo intuì.
"Si sono proprio divertiti."
Lui cacciò dei colpi di tosse.
"Tanto è difficile rendermi più brutto di come sono. Lo avranno capito e si saranno stancati a un certo punto."
Lei allungò la mano una mano sul suo capo e lui strinse i denti per il dolore, quando una luce verde lo fece scemare secondo dopo secondo.
"Andrà meglio, fidati di me."
Quando l'operazione terminò lei forzò le catene che lo legavano al soffitto con degli origami, facendo accortezza alchè lui non la vedesse. Libero e di nuovo in salute, Jou si stropicciò gli occhi e rimase in ginocchio per un po'. Come se stesse soppesando qualcosa.
" - Sei anche un medico. Sempre più piena di sorprese."
Quando la vide abbassare il viso e sorridere in quel modo, timido e quasi infantile, tutto non fece altro che rendersi ancor più confuso. Strinse le labbra e si disse di restare sul pezzo.
"Non ne hai idea."
Annuì. Poi si disse che era la cosa giusta da fare in quel momento.
"Mi hanno chiesto cosa sapessi di Kirinaki. Non so cosa voglia dire. Tu ne sai niente, per caso?"
Gli parve sorpresa, ma senza alcuna reazione eclatante. Come quando si cambia improvvisamente argomento in una conversazione e nulla più. Poteva anche essere.
"Ne ho sentito parlare, credo fosse un'organizzazione nukenin di Kiri. Che altro hanno chiesto?"
Jou la guardò un po' in silenzio.
"Nulla di particolare" concluse infine. Poi trovò il modo per continuare usando le parole giuste, o almeno sperava lo fossero.
"Allora, stammi a sentire. Come ti dicevo, ciò che mi interessa è ottenere An Lefeng, niente di più. È per questo che mi sono messo in cammino. Tu piuttosto, non mi sembri per nulla una semplice fedele del Credo, se devo dirla tutta"
Silenzio.
"Non che la cosa mi interessi più di tanto in genere. Ma se devo iniziare a temere ancor più per la mia vita, lì si che inizia a interessarmi."
Mira ci pensò un po'. Sapeva che, se fossero sopravvissuti sino allora, sarebbero giunti a questo punto. Ci pensò ancora, e realizzò che aveva accettato quel compromesso proprio nel momento in cui era tornata a cercare Jou.
" - Non sono una fedele del credo. Sono qui per cercare un uomo, proprio come te. Sono tornata qui a liberarti perché sono sicura che possiamo ancora aiutarci a vicenda. D'altronde è sempre stato così, no? Sapevi benissimo che non ero una fanatica di Buraindo ma hai accettato di seguirmi."
"Certamente. Per volontà all'inizio e per casualità in seguito, ci siamo ritrovati a percorrere lo stesso sentiero. Chi sarebbe quest'uomo?"
"Era il leader di..."
Si fermò un istante. Poi riprese.
"... Era il leader di Kirinaki, credo si serva di Buraindo per diventare più forte, o forse è esattamente il contrario. Penso che Sanada risponda a lui. In qualche maniera ci ha sbattuti lui qui dentro. Ha i capelli biondi e gli occhi... Rossi. Era tra quelli che ti hanno interrogato?"
Jou ascoltava immobile strofinandosi il mento, quindi cercò di passare in rassegna i ricordi.
" - No, nulla del genere. Almeno credo, non ricordo bene. Ma a quanto mi dici, penso che un tipo così lo avrei ricordato. In ogni caso. Come si chiama?"
"Si faceva chiamare Kai, adesso non so se si presenta ancora con quel nome."
Lui la guardò stupito.
"Il distruttore di Watashi?"
Le venne quasi da ridere a quanto stava per dire, ma non poteva definirlo meglio in altro modo: "Sì, l'eroe del continente."
Dallo stupore, le sembrò precipitare sempre più in una stoica frustrazione.
"Più mi avvicino a ciò che cerco, più la strada si fa scoscesa. È praticamente la storia della mia vita."
Lei sorrise comprensiva, ma non solo.
"Andiamo, un imbecille là dietro dovrebbe avere la mia spada."
Mira annuì, ma le venne un pensiero prima che varcasse la porta.
"Aspetta"
Jou si voltò.
"Questo posto sta per diventare un campo da guerra, tra poco rivoltosi e credo si scontreranno. Finirò la mia parte e combatterò per uccidere Ryuzaki."
"Ma che cazz-e per quale motivo?"
"Gli animi si sono scaldati abbastanza dopo che Ryuzaki è stato rapito dal credo. Dovrebbe essere qui da qualche parte e i rivoltosi stanno agendo per salvarlo, ci sarà una forte resistenza penso."
"E a noi cosa ce ne importa di questo Ryuzaki? Che facciano pure, mentre noi usciamo di qui."
"Ho motivo di credere che tra Kai e Buraindo non scorra troppo buon sangue sebbene alleati di comodo, se Kai perde Ryuzaki potrebbe compromettere la sua alleanza e la sua fonte di potere. Se poi a ritrovarlo sarò io, Buraindo potrebbe darci la mano che cerchiamo. Al momento è l'unica carta che ho per provare a non uscire a mano vuote."
Jou ci pensò su.
"Sei tu che hai parlato con Buraindo, ammesso che sia vero. Hai molta più voce in capitolo di me, ma da quello che mi pare di intuire, questo tizio è un tiranno sadico e crudele, che gode della sofferenza della sua gente. Uno così, potrebbe ucciderci anche se gli portiamo ciò che cerca. Per il fastidio che gli abbiamo procurato, o anche per semplice sfizio. Ce n'è di gente così al mondo, vedrai. O forse lo hai già visto."
"Devi aver frainteso. Non confido che aiutando quel bastardo ci dia qualcosa in cambio, voglio solo farlo incazzare con Kai."
"Fammi capire bene, allora. Vuoi rapirlo per sottrarlo a Kai. E usarlo poi come merce di scambio con Buraindo?"
"Sì, mettiamola così."
"E chiedere a Buraindo la testa - o cos'altro - di Kai come riscatto."
"E An Lefeng" sottolineò lei.
La guardò perplesso.
"Cosa ne sai tu di lui? Lui è con i ribelli."
" - Niente di più di quello che mi hai detto. se prenderà parte alla battaglia sulle isole Buraindo lo vedrà, grazie ai ripetitori. Se accetterà lo scambio con Ryuzaki non avrà problemi a portarci anche da lui. Una volta localizzato potrai parlarci."
Silenzio.
" - Vado a prendere la mia roba, sbrighiamoci."
Uscirono dalla cella. Jou riuscì a recuperare la sua roba dall'armadietto della guardiola - gli parve strano non avessero incontrato nessuno, ma forse per una volta la fortuna aveva deciso di sorridergli, pensò. Si allacciò spada, pugnali e protezioni a scaglie, quindi indossò il cappotto e fece cenno a Mira di essere pronto.
"Guarda, a prescindere da cos'altro sai - perché sai qualcos'altro - ti dico solo che questo è il piano più stupido che abbia mai sentito. Kai sai che sta dalla parte di Buraindo. E invece di sfruttare i suoi nemici, vuoi farteli nemici entrambi, finendo sotto il fuoco incrociato. E sulla base di cosa poi? Sul vago sentore che due alleati possano litigare come zitelle?"
Soppesò un po' la situazione, poi scosse la testa e scacciò vie quel pensiero.
"Ma fai un po' come ti pare, non è un mio problema al momento."





Non molto lontano da lì, Rokuda stava portando a termine la sua operazione. Con il clone di Fuyuki erano riusciti a trovare le chiavi nei paraggi e a neutralizzare le guardie, quindi liberarono Shunsuke e i compagni nei paraggi. Un drappello di una quindicina di persone. Rokuda prese dei rotoli del richiamo e distribuì loro spade e pugnali. Shunsuke e alcuni altri le presero con esitazione e timore.
"Spero non dobbiate usarle, ma sapete meglio di me che qui si rischia la vita. D'altronde, meglio questo che restare a marcire lì dentro, giusto ragazzo?"
Guardò il vecchio negli occhi, annuì deciso e se lo mise alla cintola.
"Quanto voglio che facciate e di liberare quanti più vostri compagni possibile. Io e il signor Duren vi spianeremo la strada, e voi sarete pronti ad aiutarci come potete. E' l'unica cosa che vi resta da fare, se volete sperare di uscire vivi da qui. Aprite le celle, distribuite armi chi di voi ne ha più di una, e poi mettiamo a soqquadro questo posto per aprirci una via di fuga. Conto che diventeremo un numero da mettere il pepe al culo a chiunque, e non potremo muoverci nell'ombra per molto. Tutto chiaro, allora?"
La fortuna, i Kami, sembrava dunque sorridere loro. Il secondo clone infatti era riuscito prontamente a usare l'Hansa non appena aveva avvertito la presenza dei due soldati. Li vide avanzare spada alla mano, perlustrando la zona. Uno si fermò a pochi centimetri dal suo volto. Poteva avvertirne il pesante alito di sigaretta.
"Eppure ero sicuro…"
"Per una volta sono d'accordo con te."
Restarono per un po' a gigioneggiare perplessi.
"Basta, continuiamo il giro."





Naum si preparò all'assalto, Chiaki rovistò tra la sua attrezzatura, e il tizio incrociò le mani con aria assorta, concentrata. I quattro nuovi cloni scattarono in posizione, così come Fuyuki kunai alla mano. Per un istante l'orso di Kirinaki pensò di utilizzare una freccia esplosiva per colpire i secondini, ma presto si rese conto della possibile idiozia di quel comportamento e desistette subito. Non poteva rischiare di far involontariamente collassare il sistema di allarme, mandando a monte sin dal principio il minuzioso e ardito piano di Fuyuki.
Preparò dunque le tre frecce e partì. La prima perforò il cranio del bersaglio, la seconda colpì il bracciò mentre la terza sfiorò la tempia della guardia, accortasi incredibilmente della situazione. Riflessi notevoli, pensò. non comuni. In ogni caso, era riuscito nel suo intento, e Fuyuki era già partito all'azione.
" - Oh, rivedo la vittoria."
Gli slacciò i polsi e buttò subito i fumogeni.
"Bravo, mi liberi signore!"
Incredibilmente Fuyuki notò che riusciva ancora a camminare sulle sue gambe, pur con le ferite mostruose che gli attraversavano il corpo. Portava uno strano collare metallico al collo e si guardò attorno per qualche istante, quando Fuyuki lo prese da braccio con l'adrenalina in corpo per cercare di uscire da quel casino.
"No signore, io devo - "
Qualcosa lo arrestò di botto. E arrestò Fuyuki, stava correndo a perdifiato verso l'uscita quando sentì qualcosa urtare il suo viso. Qualcosa di duro e gelido, come una pietra. Sentì lo scricchiolio dell'ossa, quel rumore che tanto conosceva bene.
Il pugno lo aveva preso in pieno volto e per un po' si ritrovò in un stato confusionario. Ryuzaki scivolò via cercando di scappare all'uomo che lo aveva sottratto al suo salvatore, così pensava, ma nel frattempo Naum si era precipitato sul terreno con degli occhialoni da esploratore cercando di aiutare il compagno. Sentiva un vago rumore di elettricità provenire dall'altro lato della stanza, ma non ci fece molto caso. Si alzò subito cercando di capire dove fosse Ryuzaki, quindi ingaggiò un corpo a copro con l'uomo. Sembrava dotato di forza e agilità inusuali. Naum stava cercando di rialzarsi dopo un precisissimo colpo al fegato.
"Ganshuk, vedi niente?"
"Fate suonare l'allarme!"
Un accento esotico. Simile a quello di Naum, eppure con qualcosa di diverso. Sembrava riuscisse a vedere attraverso il fumo, o che in ogni caso potesse percepire la loro presenza.
Di nuovo quello sfrigolare, e delle grida di dolore. Cosa stava succedendo?
" - Che diavolo?"
Durante lo scontro, Naum gli si parò cercando di colpirlo con la mazza, ma questi la intercettò e cercava di sradicargliela dalle mani in un gioco di forza.
"Cerca Ryuzaki!"
Maledicendo ogni sorta di pantheon conosciuto, riuscì a divincolarsi col byakugan tra il fumo, e alcuni corpi ammassati nei pressi degli interruttori, messi fuorigioco da una lungo filamento elettrico, i cloni nei loro paraggi. Altri ancora in uno stato confusionale, quasi catatonico, al centro della stanza. Poco lontano, Ryuzaki si stava massaggiando il collo, come se non lo muovesse da tempo e, poco lontano, il ragazzo che posava delle chiavi dentro un cassetto.
"Grazie, miei eroi" disse, vedendo anche Fuyuki giungere nei suoi paraggi.
"Comporrò in vostro onore un - Ahh, attenti!"
L'uomo si era buttato in avanti come un toro, in direzione di un ricevitore. Il fumo si andava diradando e con un po' di accortezza Fuyuki avrebbe visto Chiaki lanciare una raffica di kunai, aprendo un rotolo, e con ancora più accortezza vedere il ragazzo muovere la mano, mentre i kunai si conficcavano con precisione nel busto e nel braccio del guerriero, come fossero stati risucchiati.
"Vittoria!"
"Masao!"
Chiaki si era precipitata giù verso di loro e saggiava le condizioni delle ferite di Ryuzaki.
"Guarda come ti hanno ridotto."
Ora, forse, poteva osservare meglio chi fosse quest'uomo. Questo fantomatico Ryuzaki, il leader della resistenza. Un giovane uomo, più sui trenta che sui quaranta, dei capelli neri incrostati di sangue e ciononostante insolitamente lisci. Due baffi da sparviero a sorreggere gli occhi lividi e gonfi dal pestaggio, eppure chiaramente visibili, gialli, come fossero anch'essi appartenenti a un'aquila. Con un qualcosa di rapace.
"E' una storia lunga, mia cara. Ora dobbiamo solo pensare a scappare da qui - chi sono quelli?"
Mira e Jou li osservavano dalla loro posizione sopraelevata. Scesero anche loro, e non appena Mira vide Fuyuki e Naum, che ora si stava rialzando a fatica, dichiarò subito la loro non ostilità. Non era tempo per i convenevoli, ma se qualcuno avesse osservato l'uomo che aveva mandato a monte l'intera operazione, almeno per come era stata concepita da Fuyuki, avrebbe notato un uniforme diversa dalle altre, con una "O" tagliata sul braccio destro, come fosse un grado militare o un fregio di rilievo.
"Ora non ci resta altro che andare via di qui. Prima che Heiji e gli altri vengano sopraffatti."
"Non so di cosa tu stia parlando, ma va bene e - ".
Jou si fermò all'improvviso. Fissò il ragazzo. C'era qualcosa di insolito. Probabilmente anche Mira se ne rese conto. Lo vedevano indietreggiare con un sorriso febbricitante.
" - Ci conosciamo, per caso?"
"No."
"Sì invece, ti ho già visto da qualch-".
"State andando benissimo, non vi preoccupate. Non vedevo uno spettacolo simile da non so quanto tempo."
Un brivido gli percorse la schiena.
"Bravissimi davvero. Ora aumentiamo la difficoltà, che dite?"
Si ricordò dove l'aveva visto, e probabilmente anche Mira. Potevano immaginare a cosa potessero servire quegli interruttori, e cosa potesse fare una persona del genere là vicino a loro. Immaginarono questi scenari quando ormai il pugno del ragazzo era serrato sul bottone, il suo viso simile a una maschera da carnevale, e quel rumore ruboante che si spandeva in ogni angolo della stanza, in ogni angolo della prigione.
 
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view post Posted on 8/2/2020, 22:07     +1   -1
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Attraversarono le prigioni facendosi largo tra i cunicoli e l'oscurità opprimente dei lunghi corridoi. Le celle ai lati che superarono in velocità sembravano per lo più vuote, almeno quelle dell'ala in cui si trovavano, e così Mira avrebbe preferito che restassero per ridurre al minimo la gente con cui potessero entrare in contatto. Aveva agito sotto copertura, come una fedele di Buraindo che faceva del Credo un ideale, e come tale aveva combattuto per loro macchiandosi del sangue dei ribelli, prendendosi la loro vita e decidendo il loro destino come una mietitrice senza scrupoli. Non vi era nulla di personale in quegli omicidi, erano un tramite per proseguire, per non mandare tutto a monte, per cercare di rimanere al fianco dell'unico alleato che aveva trovato nelle isole. Eppure non era stato sufficiente, Kai l'aveva trovata e sembrava sapere ogni cosa, di Kawarimi, della nuova Kirinaki, delle scelte della donna... E quando si ritrovò lì ad incrociare gli occhi della sua allieva, non risparmiò nessun colpo, colpendo con gli occhi che avevano distrutto il Dio Oscuro e che il mondo avevano riconosciuto come salvatori. Era tutto estremamente melodrammatico, il come Jou avesse riconosciuto il ninja dorato come "Distruttore di Watashi", quando in fondo, l'estremo gesto contro la più pericolosa minaccia che il continente ninja avesse mai affrontato, era stato effettuato raggirando il Kage di uno dei villaggi più potenti, per guadagnarsi lo Sharingan. Che fosse tutto preparato? Che Kai avesse messo in scena un incredibile spettacolo per scoprire i suoi traditori ed elevare i fedelissimi? Kawarimi poteva essere solo un'altra pedina e Buraindo l'ennesima, tutto per portare il suo ego sconfinato al centro del mondo. Mira continuava ad avanzare ripensando a tutto questo, acquisendo lentamente la consapevolezza che in fondo Jou avesse ragione: il piano ideato con Fuyuki era stupido, tenuto su dalla speranza di conoscere ancora il nemico che li attendeva alla fine del tunnel, dalle reminiscenze dell' uomo che l'aveva salvata, addestrata, e a cui doveva più della vita. Dopo Kiri, dopo Seiri, dopo suo padre, era stato Kai ad accoglierla e come lei si era aperta completamente a lui, il ninja dorato aveva affidato a lei la sua vita e la sua storia, per far sì che il mondo sapesse che tipo di ninja fosse stato Kai alla fine della guerra, se Kirinaki fosse caduta, se la nebbia avesse infine smesso di piangere. No, Kai non esisteva più, nel delirio che aveva espresso in cella vi erano le ultime tracce di un'ombra persa per sempre oltre un bagliore rosso a tre tomoe.

Con un cenno arrestò l'avanzata di Jou alle sue spalle e senza parlare indicò sopra la sua testa: c'era un'apertura che entrava nel condotto di ventilazione della prigione, considerando lo squarcio sulle grate doveva essere stato utilizzato già da qualcuno poco prima. La donna suggerì si seguire le tracce di chiunque li precedesse, così da raggiungere anche il cumulo di chakra che aveva cominciato a percepire non lontano dalla loro posizione. Dovevano essere almeno sette o otto persone, forse di più, e tra queste poteva essere sicura si trovasse anche Fuyuki. Avanzarono celermente attraverso i condotti e tagliarono in maniera diagonale la distanza che li separava dal gruppetto. Le energie che percepiva andarono scemando velocemente, alcune scomparvero di colpo, probabilmente morte, mentre altre si stavano intensificando probabilmente a causa di uno scontro.


Mira - Forza, deve essere il gruppo di ribelli venuto a liberare Ryuzaki, non possiamo permetterci che muoia adesso

Giunsero appena in tempo per osservare una ragazzina esibirsi in una danza tagliente tra vento e kunai che andò a stendere un enorme guerriero. Vi erano anche Naum e Fuyuki e un sorriso, per quanto prematuro viste le circostanze, allietò l'umore della donna. Gli altri dovevano probabilmente essere tutti membri dei ribelli e tra loro, se si erano spinti fino a quella profondità della prigione, doveva trovarsi anche Ryuzaki. Considerando a quel punto i numeri, Mira notò con piacere di trovarsi in vantaggio: se la resistenza era formata da una ragazzina, per quanto abile, e un altro uomo, rapire il capo della rivoluzione non doveva essere troppo problematico. Tra i presenti non le sembrò di riconoscere neppure il chakra di eventuali combattenti che avevano partecipato all'assalto ai bastioni, dunque nessuno, almeno teoricamente, avrebbe potuto riconoscerla come fedele del Credo. In ogni caso potevano tenere in ostaggio anche loro se l'occasione l'avesse richiesto.

Mira - Non riconosco nessuno che possa smascherarci, possiamo usarli per uscire dalla prigione prima che cominci la battaglia. Fidati di me per l'ennesima volta, sperando di aver ragione, sperando che Fuyuki e Naum potessero darle man forte. Non potevano affrontarli lì rischiando di non riuscire a fuggire dal labirinto, non con la guerra alle porte. Jou era dietro di lei, d'altronde lo aveva già salvato almeno una volta e finché aveva motivo per farlo, sarebbe rimasto lì a guardarle le spalle, pregando affinché la compagna sapesse quello che stava facendo.

L'uomo più malconcio dei presenti li vide in alto prima che decidessero di saltare giù, Mira aveva comunque già deciso di mostrarsi ai presenti.

Mira - Siamo dei fuggitivi, speravamo di arrivare fuori usando i condotti di ventilazione... Non so cosa succede ma c'è un po' di casino nel resto della prigione, abbiamo sfruttato l'occasione per scappare. E voi... chi siete ?

La donna si osservò intorno e oltre a ai due suoi alleati e a quelli che dovevano essere i corpi delle guardie della cella, vi era anche un'altra persona al suolo agonizzante, con un'uniforme diversa dalle altre. Non l'aveva mai vista ai ribelli, né al credo, né tanto meno alle guardie che aveva affrontato fuggendo. Apparteneva chiaramente a un'altra fazione, forse un qualche gruppo elitario di Buraindo? Si trattava proprio il colosso sconfitto dalla ragazzina, ferito e senza forze per terra con una "O" tagliata come simbolo sul braccio. Che fosse proprio la nuova Kirinaki sopravvissuta con Kai? Se anche fosse sarebbe risultato curioso: Kirinaki non aveva mai avuto dei simboli di riconoscimento proprio per essere nata come organizzazione segreta a Kiri, eppure...
A ogni modo, prima che gli altri potessero rispondere alla donna, l'altro ragazzo presente si rivolse ai nuovi arrivati e anche agli altri: indietreggiò lentamente con aria minacciosa e sorridente. Quell'espressione non avrebbe più potuto dimenticarla, non Mira, non dopo aver avuto a che fare con quegli occhi ormai ben due volte negli ultimi tempi. Era proprio lui, il ragazzo incontrato ai bastioni che aveva aiutato lei e Jou a smascherare alcuni dei segreti di Buraindo e che quando l'aveva toccata le aveva ricordato il demone del Paese dell'Erba. La donna sgranò gli occhi interdetta, senza parole, sapeva di non essere nelle condizioni di affrontare quell'essere, ma sapeva anche che non era lì per ucciderli, e nemmeno per combattere direttamente Buraindo. Voleva solo giocare con loro, ancora una volta.


Era già troppo tardi, l'allarme squillava roboante nella prigione e prima che se ne rendessero conto tutta la resistenza sarebbe accorsa lì per salvaguardare il prigioniero numero uno. Poteva sopraggiungere chiunque, perfino Kai mandato a finire quello che aveva iniziato con la Luna rossa insanguinata. Dovevano agire, adesso.

Mira - Via di qui, forza!

Congiunse le mani e in un attimo l'intera prigione, a cominciare dalla cella in cui si trovavano, venne attraversata da un fitto strato di nebbia che si andò a mischiare all'oscurità naturale della fortezza. Lo strato di spessa caligine avanzò da cunicolo a cunicolo inghiottendo ogni cosa dentro le sue fauci, concedendo al Byakugan e a chi non faceva della vista l'arma principale, di orientarsi perfettamente anche in quel mare tumultuoso di bianco e nero.

<ninjutsu a Vasto Raggio> - Nebbia – Kiri: Velo di Nebbia - [Chk: 120] "Tecnica molto in voga tra i Jonin della Nebbia, che spesso la utilizzano per "sentirsi a casa" durante le trasferte ed è particolarmente efficace sia a livello pratico che tattico. Questa tecnica genera una nebbia assai fitta e insidiosa, molto simile a quella di Kiri stessa, che diventa un ottimo mezzo di estensione del chakra, permettendo al Ninja suo creatore di allungarlo verso tutti i nemici presenti senza alcun problema, generando caos tra di loro. La Potenza di questa nebbia è data dalla Int+(Chk/2). Qualora riesca a superare le Difese, la tecnica da un malus ai colpiti di Frz e Int pari a 50 e, in aggiunta, l'utilizzatore e i suoi compagni avranno un bonus alla Frz/Int/Vel di 25 e il livello dell'abilità Nascondersi sarà aumentato di una unità. Può essere mantenuta a piacimento e anche se non dovesse infliggere alcun malus al suo utilizzo può essere comunque mantenuta per dare bonus alla Vel e a Nascondersi."
 
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view post Posted on 11/2/2020, 17:54     +1   -1
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Per un istante, sembrò che tutto stesse andando come previsto. Certo, Naum non aveva avuto successo nel suo compito, riuscendo ad abbattere solo una delle guardie che aveva scelto come bersaglio, ferendone inoltre una seconda. Poco male, pensò Fuyuki - l'importante era riuscire ad allontanarsi il prima possibile con Ryuzaki e lasciare ai bunshin il compito di rendere definitivamente inaccessibile la parete con i cavi. Saettando grazie al potere dell'Hiraishin, il giovane azzerò in un attimo la distanza che lo separava dal suo obiettivo e, non appena ebbe liberato i suoi polsi, lasciò che i fumogeni contribuissero a creare ancora più caos e confusione tra le guardie che stavano assistendo a quel salvataggio disperato e rocambolesco.
- Direi che è ancora presto per parlare di vittoria. - commentò secco, mentre con occhi impregnati di curiosità e preoccupazione osservava il bizzarro collare metallico ancorato alla nuca del leader della Resistenza. Non aveva la benché minima idea di quale potesse essere il suo scopo, né in che modo Masao riuscisse ancora a reggersi in piedi, facendo affidamento sulle sue sole forze, malgrado le ferite assai gravi che avevano tormentato le sue carni. Ad ogni modo, come lui stesso aveva detto, era ancora presto per cantar vittoria... e infatti qualcosa ostacolò prontamente la loro avanzata. O meglio, qualcuno. Un cazzotto. Non uno qualsiasi, non un pugno di quelli in grado di stendere un uomo ubriaco durante una rissa in taverna, ma una vera e propria martellata in pieno viso, talmente forte da riuscire ad allontanare Namida dal suo protetto e farlo rotolare a terra per qualche metro. Per un attimo, il ragazzo sentì il modo intorno a lui tremare e girare, come se un gigante avesse battuto con tremenda violenza il suo martello sull'incudine... o la sua testa, in quel caso. Quando il vorticare di ombre cessò e i suoi divennero meno ovattati, solo allora, lo Hyuga fu in grado di rimettersi in piedi, non senza fatica. Si passò una mano sul viso dolorante, lasciando che le sue dita affusolate si insozzassero di sangue non appena si fu tastato il naso. Poi capì, oh eccome - quel rumore di ossa spezzate e incrinate non se l'era solo immaginato.
- Mi hai rotto il naso, figlio di puttana.
Ganshuk, doveva essere questo il nome dell'energumeno che adesso stava lottando contro Naum, giunto prontamente in soccorso del suo alleato. Per un istante si fermò a contemplare quello spettacolo, quei due orsi che si battevano con ferocia per prevalere l'uno sull'altro, poi si decise ad allontanarsi in fretta da lì, facendosi strada tra i cadaveri e il fumo grazie al byakugan, scorgendo delle trappole elettriche prima di giungere nuovamente vicino a Ryuzaki.
- Forza, dobbiamo muoverci, non c'è tempo da perdere! - cercò di esortarlo, mentre con la coda dell'occhio vedeva Chiaki mettere al tappeto lo straniero con una maestria disarmante. La cosa che però più di tutte lo turbò, tuttavia, era quel misterioso ragazzo che avevano incontrato prima di accedere alla prigione. Avrebbe giurato di averlo visto posare un mazzo di chiavi in un cassetto, poco prima, e adesso si chiedeva cosa cazzo stesse tramando. Non si era mai fidato di lui, sin da quando aveva avuto modo di saggiarne la potenza a sue spese; era impensabile che qualcuno così formidabile avesse davvero bisogno di guerrieri stranieri per salvare il leader della Resistenza. Ammesso che fosse veramente quello il suo intento. Un se piuttosto importante, un dilemma che in quel momento, ahimè, poteva fare la differenza fra vittoria e sconfitta. Fra vita e morte. E questo Namida lo sapeva bene, a differenza di quell'imbecille di Ryuzaki che ancora sembrava festeggiare un successo tutt'altro che vicino dal suo compimento. Ci pensò ancora... e ancora, mentre i suoi occhi febbricitanti si posavano su di un particolare cucito sulla manica destra del guerriero che aveva mandato in fumo ogni suo piano. Una "O" ferita diametralmente da un altro segmento. Il mistero continuava ad infittirsi, era come se quel simbolo potesse legare quel soldato ad un gruppo... qualcuno che però, a conti fatti, non poteva far parte né del Credo, né della Resistenza.
"Che sia... Shinkuu?"
Poi, qualcosa di totalmente inaspettato.
Scendendo da un ripiano sopraelevato, Mira si palesò al seguito di un giovane uomo, dichiarando immediatamente la sua non ostilità. Con sguardo attento, Fuyuki scrutò il viso di chi l'accompagnava. Non ne conosceva il nome, ma era sicuro si trattasse della persona di cui la fanciulla aveva scritto nel suo messaggio. Una delle anime che aveva deciso di aiutare, colui che era giunto in quel paese tormentato dalla guerra solo per incontrare il Lampo Straniero.
"An Lefeng, dunque. Devi essere parecchio legata a quest'uomo, Mira, se hai deciso di cercarlo malgrado le tue pessime condizioni."
- È un pessimo momento per le presentazioni, donna. Pensiamo prima a sc-
"Ma che cazzo sta facendo quel..."
Era troppo tardi. Non appena il breve scambio di battute fra il nuovo arrivato e il ragazzo si fu consumato, lo Hyuga vide quest'ultimo pericolosamente vicino alla parete, con il pugno serrato su di un pulsante. Immediatamente, l'allarme scappò e il suo rombo permeò l'intera stanza, le pareti, persino la struttura stessa che ospitava quella maledetta prigione. Il jonin lo guardò, a metà fra il perplesso e il furioso. Non vi era alcun senso nel comportamento di quel pezzo di merda, era come se nei suoi occhi si stesse palesando la sua eccitazione, l'orgasmo che aveva raggiunto diffondendo il caos fra le sue vittime. Sembrava un pazzo, un perverso imitatore di altri guerrieri matti come lui, primo fra tutti K di Akatsuki. Quale fosse il suo scopo, a quel punto, poteva anche non essere importante; forse era davvero lì per prenderli in giro, per giocare con loro come si fa con dei pupazzi disposti su di un tavolo.
- Bastardo.
C'era ira nella sua voce, una rabbia che però non riusciva a camuffare il suo timore, il quale si stava diffondendo a macchia d'olio, rapido quasi quanto il rumore dell'allarme fra quelle pareti spesse e oppressive. Affrontare quel pezzo di merda, nelle attuali condizioni, era un azzardo che sentiva di non poter correre; della potenza di quel nemico aveva avuto soltanto un piccolo assaggio, ma tanto era bastato per comprendere che il gioco non poteva valere la candela, non in un momento come quello, con la consapevolezza che da lì a breve quel posto sarebbe diventato pregno di guardie e soldati del Credo pronti a far fuori qualunque fuggitivo avrebbero trovato a portata di spada. Così, mentre Mira lasciava che un velo di nebbia coprisse le loro tracce, lo Hyuga si decise a seguire il suo consiglio. Si mise il braccio di Ryuzaki attorno al collo e svelto si mise alla testa del gruppo, pronto a far sì che il byakugan guidasse tutti durante quella rocambolesca ritirata. I cloni, invece, avrebbero ristretto il loro campo d'azione, pronti ad utilizzare lo Shikokumujin per intrappolare il ragazzo e dare ai fuggitivi un po' di tempo. Che fossero minuti o secondi, poco importava, a quel punto anche pochi istanti avrebbero potuto fare la differenza.

Nel frattempo, la situazione sembrava essere rientrata, sul fronte del bunshin. I due soldati, seppur ancora dubbiosi, avevano girato i tacchi e ciò avrebbe garantito alla copia maggior spazio d'azione per proseguire col suo incarico: accumulare chakra naturale, una risorsa fondamentale per affrontare la catastrofe che, a quel punto, stava diventando imminente.
L'altra copia, invece, quella al seguito del signor Rokuda, assecondò il suo piano senza fiatare. Con calma aiutò il vecchio a distribuire le armi ai prigionieri ormai in libertà, saggiando negli occhi di ognuno di loro emozioni varie; la paura di morire, il desiderio di vendetta, la volontà di aiutare chi, a differenza loro, si trovava ancora con le mani legate, dietro sbarre di acciaio e regole imposte da un tiranno che nessuno, ormai, riconosceva più come autorità. Per un attimo, la decisione dell'ex cacciatore di taglie riuscì a contagiare persino lui, che di quella rivolta non aveva fatto altro che approfittare, fino a quel momento, usandola con sapienza per perseguire i suoi scopi. Scrutando i volti dei presenti, tuttavia, fu in grado di trovare veridicità nel discorso di Rokuda. Arrivati a quel punto, tanto valeva ballare - tutti loro lo sapevano, così come erano al corrente che, probabilmente, qualche loro fratello avrebbe potuto non farcela e morire lì, tra quelle pareti che puzzavano di oppressione, morte e tirannia.
Ma non importava, non per chi ormai non aveva più nulla da perdere. Presto avrebbero messo il pepe al culo a chiunque avesse tentato di ostacolarli.

 
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view post Posted on 22/2/2020, 13:25     +1   -1
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Così fuggirono. Senza avere il tempo di chiedersi molto, senza poter razionalizzare adeguatamente l'assurdità della loro situazione. Nulla glielo permetteva. Bisognava agire subito, d'istinto, come un cervo in fuga. La nebbia stava appestando ogni anfratto della prigione come un morbo, come il Reuma ai tempi di Yason Mori, e loro sgattaiolarono su dalle scale e poi lungo i cunicoli della prigione come un esercito in rotta ormai privo di comandante. Avrebbero potuto orientarsi in quel labirinto, forse si chiedevano. I soldati iniziavano a divenire sempre più numerosi, ma così immersi nella foschia un drappello finì facile preda di shuriken, frecce, kunai, origami o fendenti ben assestati. Immersi in quella confusione barcollavano e arrancavano e si urtavano vacillando.
Continuando a farsi largo in quella sarabanda infernale videro infine delle sagome inconsuete intente a guerreggiare coi soldati. Fuyuki potè vedersi allo specchio, mentre guerreggiava con Rokuda e gli evasi in una spirale di ferocia e morte priva di ogni ordine. Uno scontro più impegnativo. Come se gli uomini rimasti si stessero adeguando al campo di battaglia. O nella lotta divenissero sempre più comuni coloro i quali potevano muoversi tra le spire della nebbia.
Avanzarono, e tra questi Mira riuscì saltuariamente a scorgere di nuovo la O tagliata sulle uniformi. Sporadiche, irrisorie nella mattanza che stava avendo luogo. Rumori di esplosioni. Il continuo tintinnio metallico delle spade. Cavi elettrici scoperti e scoppiettanti. Il caos più totale. I detenuti divenuti guerriglieri erano riusciti a trovare delle cariche esplosive chissà dove all'interno della caserma e dove Rokuda pensava che il muro desse sull'esterno si impegnarono a piazzarla alla meno peggio, salvo poi lasciare il compito a mani più esperte.
" - Fermateli!"
Un urlo che svettò sopra gli altri. La nebbia che si andava diradando intorno a loro. Ganshuk stava tornando verso di loro seguito da un drappello di uomini, e sembrava che la nebbia si stesse dissolvendo sempre più man mano che procedevano alla loro volta, come se un uomo intabarrato come un viandante nel deserto avesse chissà quale arcano potere che gli consentiva di risucchiare a sé quelle goccioline in forma di vapore.
"Meraviglia!"
Videro Ryuzaki farsi avanti verso gli uomini. Nel suo sguardo, in ogni sua movenza si leggeva la una spavalderia ingenua, quasi infantile.
"Ora sì che ci vedo!"
Quanti avessero potuto stanziare di fronte al rivoluzionario, avrebbero visto i suoi occhi assumere una conformazione mutata e inquietante, e i soldati rendersi conto solo in un secondo momento del pericolo verso cui stavano correndo. Non accadde nulla di apertamente visibile, solo i membri della Resistenza avrebbero potuto capire che una sensazione di torpore stava invadendo le membra delle guardie, tutti memori di quello sguardo, della forza di quegli occhi.
" - Bhe, che aspettate. All'attacco uomini!"
Erano gli Occhi del Re dominatore. Gli occhi di un Tiranno.

A voi decidere chi si debba occupare dell'esplosivo e chi di combattere con Ganshuk e la compagnia di sfigati (oppure si concentrarvi insieme nel piazzare gli esplosivi, vedete voi). In ogni caso, concludete con l'esplosione del muro, sperando che qualche masso non vi frani in testa!
 
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view post Posted on 22/2/2020, 14:56     +1   -1
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Il gruppo venne guidato da Fuyuki attraverso la coltre di nebbia ma era un dedalo indecifrabile. I vicoli erano numerosi, il clangore di una battaglia già iniziata faceva da sfondo all'ambientazione stretta e scura e alcune esplosioni tra i vicoli alzarono altra polvere. Era un inferno, nella fuga giunsero anche delle guardie neutralizzate però facilmente dai fuggitivi, in gamba a destreggiarsi alle spalle di chi invece faceva da apri fila. Mira si ritrovò a saltare materialmente dei corpi al suolo, poi delle macerie e infine afferrò celere una spada corta da uno dei cadaveri. Quando dopo alcuni minuti di buio Fuyuki vide le proprie copie combattere al fianco di altri uomini, Mira rimase stupita dalla quantità di alleati che il ninja era riuscito a farsi: ripensando alla sua vicenda sulle isole del Cielo e di come avesse sofferto caratteri del calibro dei priori, di Sanada, di quel maledetto capitano o di Buraindo stesso, pensò a quanto difficile fosse risultato rimanere al fianco quantomeno di Jou, tra bugie e accordi silenziosi. Il nuovo gruppo di alleati portò però un nuovo numero di guardie, ben più numerose di quelle affrontate durante la fuga, ma soprattutto sopraggiunse il gigante guerriero che nella cella precedente stava combattendo contro Naum e gli altri. Ancora la "O" tagliata, ancora quel simbolo distintivo, che indicasse il "Vuoto" della nuova organizzazione di Kai? Rendere riconoscibili i suoi uomini, Kirinaki, Shinkuu o in qualunque modo si chiamasse il gruppo che capeggiava adesso era qualcosa che un tempo non avrebbe mai fatto. La Nebbia Piangente era un manipolo top secret di ninja che combatteva per la propria indipendenza, che mirava all'assassinio dei capi del continente per creare l'anarchia che gli shinobi meritavano, per divenire gli unici padroni di se stessi, eppure, se davvero del gruppo di Kai si trattava, si trovava sul campo di battaglia con un proprio marchio, con un simbolo da mostrare ai suoi nemici. Poteva essere qualcosa che la Kirinaki di Mira avrebbe potuto fare un giorno, fondando quello Stato indipendente neutrale a cui la donna ambiva, ma dopo averne ripulito il nome. La manovratrice di origami infilzò la spada sul ventre di un nemico, lacerando l'arteria femorale di un secondo che l'aveva avvicinata tramite il filo di una pagina bianca comparsa tra le sue dita. Li vide scivolare al suolo tra il loro sangue, poi, quando alzò lo sguardo, vide quello che doveva essere Ryuzaki, protetto e scortato fino a quel punto, alzare lo sguardo e parlare, facendo qualcosa a tutti i nemici che armati si stavano dirigendo verso di loro, a nebbia ormai dissipata per qualche motivo. Non aveva mai visto occhi del genere, non era uno Sharingan, e nemmeno un'arte come quella di Fuyuki, era qualcosa che si abbinava al suo essere leader, una dominazione a cui tutti i suoi nemici si piegarono, come potesse comandare, anzi, DOVESSE farlo, anche chi combatteva per altra ideologia. Il tempo sembrò fermarsi, negli occhi assetati di sangue delle guardie si dilatò un'iride confusa, colpita, come avesse avvistato qualcosa di insormontabile. Il capo dei rivoluzionari era dunque venuto avanti mentre un gruppo dei suoi uomini piazzavano degli esplosivi di fortuna su una parete pericolante, speranzosi di potersi aprire un varco con la forza verso l'esterno. Era un'idea interessante ma rischiosa, le pareti non sembravano salde e uno scossone di quel tipo avrebbe potuto seppellirli tutti vivi. Mira scambiò a quel punto un'occhiata con Fuiyuki che capì, lei avrebbe affiancato Ryuzaki a respingere il colosso e i suoi uomini con "O" tagliata, mentre lui avrebbe aiutato gli uomini con l'esplosivo in modo da non far morire tutti sotto le macerie della fortezza del Cielo.




Mira fece allora un passo avanti e sospirò, stringendo la spada corta nella mano destra. Affiancò Ryuzaki gettando un'occhiata verso Jou, sicura che avrebbe fatto lo stesso, così come probabilmente Naum. Chiuse gli occhi percependo il tempo fermarsi, lasciò divampare il range della sua abilità sensitiva per localizzare tutti i nemici, per percepire la forza di ognuno di loro attraverso gli ultimi accenni di caligine e polvere. Il leader della rivoluzione li aveva già menomati, erano tutti fermi e disorientati. sarebbe probabilmente bastato poco per far terra bruciata in quei vicoli bui, e per mandare un messaggio preciso a Kai.


Sto venendo a prenderti.

Aprì gli occhi vitrei e la fortezza vibrò: una lacrima nera le percorse la guancia e Yusekai esplose contro chiunque le fosse davanti.

Cibatevi figli miei.

Li avrebbe bruciati tutti con lo spirito di chi aveva voglia di riscattare tutto quello che aveva subito.
 
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view post Posted on 9/3/2020, 22:50     +1   -1
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Non era semplice orientarsi in quel dedalo di androni, scale e cunicoli. Non tanto per la coltre di nebbia evocata da Mira, all'interno della quale il byakugan sapeva muoversi con sapienza chirurgica, ma perché l'ansia e la fretta, da sempre cattive consigliere, stavano costringendo il gruppo a muoversi d'istinto, senza riflettere sui propri passi affinché la loro fuga fosse più sicura e celata agli occhi dei loro nemici. Tuttavia, non vi era tempo per riflettere, non mentre l'allarme continuava a far tremare le mura della prigione, rendendo tutti consapevoli che, da un momento all'altro, le guardie al servizio di Buraindo avrebbero potuto piombare loro addosso, come avvoltoi affamati pronti a dilaniare le loro carcasse. Corsero quindi, fin quando le loro strade non si incrociarono con quelle del signor Rokuda e del manipolo di rivoluzionari fuggiaschi che, grazie anche all'aiuto del bunshin dello Hyuga, erano adesso pronti a dar battaglia contro i soldati del Credo e a far crollare le pareti della prigione di Butsuon, usando delle cariche esplosive rimediate per caso nella caserma. Quelle informazioni investirono Namida come una doccia fredda, destandolo dalla sua apprensione, non appena il clone venne rilasciato ed inghiottito da una piccola coltre biancastra.
Nel frattempo, i militi del Cielo stavano lottando con ferocia contro i fuggitivi, guidati dalla determinazione di Ganshuk il quale, malgrado le ferite rimediate durante lo scambio di colpi precedente, sembrava fermamente deciso a compiere il suo dovere. Qualunque fosse, però, rimaneva un mistero, un dilemma non diverso dal significato che la "O" rovesciata presente sul suo vestiario celava. Un simbolo che, fra i presenti, svettava adesso con una frequenza maggiore tra i nemici della Resistenza. Gli occhi di Fuyuki si fecero dubbiosi; quel vessillo non era associabile al Credo, né tantomeno a Buraindp... e a quel punto, con le poche informazioni di cui disponeva, non rimaneva che pensare che si trattasse dello specchio del Vuoto, di ciò che era nato dopo la scomparsa del Ninja Dorato in seguito al suo eroico scontro contro il Dio Divoratore, Watashi.
"Stando alle parole di quella puttana, però, Shinkuu doveva essersi nascosta tra le fila della Resistenza. Qualcosa non torna."
Per un istante, si pentì di essere stato debole, di aver ceduto alla sua condizione e di non aver avuto la forza di torturarla a dovere per spillare dalla sua bocca qualche notizia in più, prima della loro partenza.
Poi avvertì qualcosa, una sensazione non molto diversa da ciò che aveva provato al cospetto del ragazzo che li aveva traditi, facendo precipitare la situazione durante la fuga di Ryuzaki. Proprio quest'ultimo svettò tra la folla, lasciando che il suo sguardo contagiasse i suoi nemici come un morbo spietato ed infame. I suoi occhi parlavano di ferocia e determinazione, erano specchi in cui chiunque, osservando con attenzione, avrebbe trovato il proprio riflesso piegato al volere di quell'uomo. Qualcosa tra i soldati del Credo parve cambiare, era come se l'aura del leader della rivoluzione avesse incrinato la loro volontà, così come le loro schiene e gambe. Persino Namida riuscì ad avvertire quella forza, qualcosa di ben spiegabile e diversa dalla sua capacità di incutere timore e distruggere i desideri dei suoi nemici... ma qualsiasi potere fosse, non aveva importanza. Quella era l'occasione perfetta di cui approfittare per aprire una via di fuga. Bastò scambiare un'occhiata d'intesa con Mira e Naum, prima che loro si lanciassero nella mischia e lui si precipitasse in soccorso di chi, maldestramente, stava cercando di piazzare le cariche esplosive.
- Fatevi da parte.
Lo ringhiò come se fosse al cospetto di pecore incompetenti - ed in effetti così era, dato che alcuni gli consegnarono la dinamite con occhi impregnati di paura, quasi come se stessero tenendo in mano armi di distruzione di massa. Pensando a quanto fosse patetica la cosa, il giovane shinobi si sbrigò a piazzare le cariche sui punti in cui la parete pareva più fragile, dando istruzioni precise ai meno codardi affinché anche loro facessero lo stesso. Era ironico - si trovò a pensare - che proprio lui avesse, ancora una volta il compito di far saltare in aria un muro per aprire un varco; in quel caso, però, sarebbe stato diverso rispetto a quanto accaduto a Yason Mori: quell'apertura non avrebbe permesso a dei mostri di sterminare la popolazione di una città, ma a dei ribelli di fuggire lontano dalle grinfie di un governo tirannico, costruito sul sangue e sulla paura. Anche se, a dirla tutta... beh, nemmeno gli occhi di Ryuzaki sembravano parlare di unione e carità.
Senza indugiare ulteriormente, fece indietreggiare gli uomini al suo fianco. Poi creò un piccolo manipolo di bunshin, i quali sguainarono le lame, pronti a difendere i fuggitivi dalle macerie e dai calcinacci che sicuramente sarebbero venuti giù dal soffitto, in seguito alla deflagrazione. A quel punto, serviva solo un innesco e pertanto Namida procedette senza timore, accumulando chakra nel petto e lasciando che i suoi denti ben stretti ardessero d'una fiamma nuova, prima di rilasciare con un solo fiato un getto di fuoco che, ovviamente ebbe l'effetto sperato. Mentre le Anime Nere della Dea affondavano i loro artigli nei cuori dei poveri soldati del Credo, la parete del corridoio crollò, disintegrata dall'esplosione delle cariche. Fu proprio allora che, senza ulteriori indugi, Fuyuki lanciò un'occhiata ai rivoluzionari, incitandoli alla ritirata. Lui per primo varcò quella soglia liberatrice, spostandosi poi lungo la muratura esterna e rimanendo ancorato ad essa in posizione eretta, grazie al chakra. Da lì avrebbe coperto come meglio poteva la loro fuga e, soprattutto, grazie al byakugan avrebbe monitorato la situazione lungo le colline che circondavano la prigione.
Avevano scatenato il caos ed era saggio aspettarsi dei rinforzi. Uomini pronti a fare breccia tra le fila dei nemici, ad uccidere per ristabilire l'ordine desiderato dal loro tiranno.
Oppure nemici come Kai, il quale non doveva essersi allontanato più di tanto dalla fortezza. Fuyuki ricordava ancora di aver percepito il suo chakra che, seppur debole, rimaneva comunque l'energia vitale di un uomo che aveva rivoluzionato la loro epoca, prima di sacrificarsi e consegnarsi alla storia come il più grande eroe che il Continente avesse mai conosciuto.

 
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