Pretesa dannatamente subdola, quella avanzata dall'imponente Chōmei; un patto senza l'ombra di una garanzia tangibile, apparentemente a suo unico ed ineluttabile vantaggio. Effettivamente, chi garantiva alle coraggiose kunoichi della Roccia che l'insetto demoniaco avrebbe mantenuto la parola data? Stando alle sue affermazioni, aveva promesso che se avessero eseguito i suoi ordini, distruggendo il fastidioso cristallo senza remore e uccidendo l'unico pedone sacrificabile e a prima vista 'problematico' per i suoi piani finali, avrebbe liberato la Regina - pedina determinante in quella scacchiera infame per entrambi gli schieramenti. Gli conveniva davvero rischiare? Non una, ma più volte pose a se stesso quella domanda nel pericoloso silenzio dell'attesa, mentre vibrava morbido le sue possenti ali e muoveva appena tutto il corpo, generando involontariamente scricchiolii sinistri di formazioni cristalline in frantumi. Le stava osservando con estrema attenzione, era più che evidente anche a loro che non riuscivano a distingue gli occhi della bestia dietro la corazza; stava compiacendosi della risolutezza mostrata dalla giovane biondina amica degli insetti, che riverente si prostrò in un inchino in sua direzione, accettando senza ripensamenti la sua volontà e pronta a metterla in atto senza rimpianti. Molto bene. Anche l'altra, quella con la lingua un po' troppo lunga, sembrò finalmente cedergli. La vide sguainare lenta la spada e minacciare apertamente l'ingenuo ragazzino sotto trasformazione. 'Se non lo faranno loro, lo farò io.'. Sorrise fra sé, divertito. Gli umani erano davvero tutti uguali: bastava mettere loro davanti una bistecca succulenta nel momento in cui si prospettava un lungo e faticoso digiuno che subito si sarebbero avventati gli uni sugli altri per ottenere più carne possibile. No. Non erano affatto differenti da quei vermi del Taisei e del Kyo Dan. Anche loro si credevano i custodi del mondo, i sapienti, gli illuminati; credenze opposte eppure dannatamente simili nel risultato finale, considerato che gli uni li temevano e provavano da secoli a imbrigliarli in una prigione senza tempo nella speranza di una loro disfatta e gli altri, con la stessa paura tramutata in sfrenata venerazione, cercavano invece a ridurli a meri animaletti da compagnia, fonte unica e illimitata di un potere ancestrale da cui attingere a piacimento. Beh. Con lui non attaccava. Avevano tutti cieco terrore di lui, del suo aspetto e della sua smisurata potenza.. e lo sapeva bene.
La lama di Masaru sibilò sinistramente, in uno strisciare di metallo sul fodero; produsse alcune vibrazioni, fendendo l'aria per mettersi in una posizione offensiva rispetto a Sadou, che li per li era colui che aveva maggiormente da perderci ma che senz'altro non si sarebbe dato per vinto facilmente, grazie all'aiuto insistente dell'invisibile Shiori. Difficile captarle nel pandemonio di rumori tutt'attorno, ma arrivano comunque a Rei e alla Tsuchikage, che parve rilassare appena i lineamenti del viso.
Akiho non aveva detto una parola, ma aveva accettato silenziosamente il patto del demone; Sadou non era minimamente importante quanto Chiye ai suoi occhi, e non solo perché era sua sorella. Koizumi Chiye era un simbolo ben radicato nei cuori e nelle speranze dei cittadini della Roccia, una donna che aveva dato tutto per quel paese che non le apparteneva e che per poco non l'aveva uccisa come un indesiderato capo di bestiame, che aveva rischiato di perdere ogni cosa per poi lottare e riconquistare il suo posto; era il suo punto di riferimento, il perno di un intero villaggio, la Roccia per eccellenza. Vanesia, bellissima, letale. Un'ispirazione per le leve del domani, un esempio di fermezza a cui tutti dovevano aspirare. Fu lanciando uno sguardo a Rei che espresse la sua volontà, seguito da un cenno d'assenso per permetterle di eseguire gli ordini del demone. Allo stato attuale non avevano migliori alternative e la preoccupazione per la maggiore la rendeva più avventata del solito. Aveva notato anche lei che c'era qualcosa che non andava con le sue orecchie, che al momento in cui le ali avevano vibrato maggiormente la sorella aveva sanguinato, nemmeno avesse un tarlo nei timpani; purtroppo però tapparle le orecchie non sarebbe servito a nulla, bisognava strapparla da quella prigionia in altro modo. Tutto era iniziato con dei mal di testa alquanto sospetti, scoppiati nel momento di maggior vicinanza del demone. Difficile dire quando precisamente avesse perso completamente il controllo di se stessa, ma poco importava oramai.. era sicura che anche la piccola prescelta del Nero avesse capito l'antifona, così come le altre.. forse.. e stavano agendo tutte per la loro sovrana.
A nulla valsero i tentativi di convincere il demone dell'utilità di Sadou, risparmiando quindi il ragazzo dall'attacco che ben presto si sarebbe abbattuto su di lui. Kaoru non aveva nessun risentimento nei suoi confronti, ma soppesando i pro e i contro sapeva di dover attaccare per compiacere il demone, liberare Chiye e uscire da quel posto maledetto. Compose rapida i jutsu, prendendo dunque a roteare su se stessa per poter lanciare le sue piccole e letali stalattiti contro il malcapitato, ma a sorprenderla fu la pronta reazione dello shinobi del Gelo che eseguì non soltanto un'ottima manovra evasiva per guadagnare terreno e tempo ma frappose fra sé e l'attacco la barriera di Fuuton che deviò tutte le stalattiti, che inesorabilmente s'infransero contro le pareti della roccia nera, sbriciolandosi in mille pezzi.
Nel frattempo, mentre l'attenzione del demone era catalizzata nello scontro imminente fra i suoi due/tre burattini, Rei operò una manovra inaspettata ma che ebbe un effetto migliore di quello appena accennato da Masaru. Nel ritirare i suoi arti e liberare la sua Tsuchikage dalla morsa delle fibre, fece per schioccare vicino alle sue orecchie a mo di fruste, producendo un rumore secco che fece volgere l'occhio color ocra della donna in sua direzione. Vacuo, eppure stranamente attento. L'aveva sentita?
[L'occhio color ocra s'aprì lentamente dopo un torpore che pareva essere durato un'eternità. Solo oscurità a circondarla, e una vacua luce inconsistente a fenderla. Tsuchinoko non era al suo fianco come avrebbe dovuto, così come Akiho, Rei, Masaru, Kaoru.. era sola in quel posto, assordata e confusa da qualcosa di costante che pareva farle venire un gran sonno. Si guardò le mani stancamente; erano più piccole del normale, il suo seno meno prosperoso, la sue vesti ristrette. Era tornata bambina? - Chiye-oneesan, Chiye-oneesan! - un richiamo che sovrastò ogni cosa, costringendola ad alzare lo sguardo, a guardarsi attorno. - Akiho-chan? - si sollevò sulle gambe, barcollando e avanzando nel vuoto alla ricerca della sorella. Dove si era cacciata? La trovò dopo una lunga camminata, guidata inspiegabilmente da uno schiocco secco; era in ginocchio e piangeva. La osservò interrogativa, chiedendosi perché si fosse ridotta in quello stato pietoso, e la piccola dai capelli rossi, vedendola, le chiese inspiegabilmente aiuto. - Cosa faccio se rimango sola nel buio? Io ho paura del buio! - piagnucolava, cercando di frenare i lacrimoni. Sospirò, chiudendo gli occhi e scuotendo la testa. Akiho era troppo fragile, come lo era lei. Adesso una buona sorella l'avrebbe abbracciata e rassicurata ma non era così che avrebbe fatto; non era questo che voleva per lei. - Smettila di frignare e alzati da terra. - sentenziò duramente, incrociando le braccia al petto. - Non è versando lacrime e chiedendo aiuto che risolverai la situazione. Combatti. Corri. Tieni i sensi allerta e trova il modo di combattere il buio che ti spaventa. - la guardava dall'alto in basso come seccata da quella situazione, ma i suoi erano consigli crudeli a cui doveva far riferimento sempre, per crescere, per non soffrire come aveva fatto lei. Doveva essere più forte, più determinata; non avrebbe dovuto permettere a nessuno di scalfirla, nemmeno a lei. - Chiye-chan ha ragione, Aki-chan. - una voce molto familiare si aggiunse, mentre una figura che conosceva bene si affiancava a lei. Hiroji. Bello come sempre, anche in quel sogno che pareva un miscuglio fra ricordi passati e presenti. - Anche tu dovresti seguire il tuo consiglio, Chiye-chan. - gli occhi d'acquamarina si posarano sul suo, mente una carezza gli sollevava il viso. - Ti stiamo aspettando..]
Gradualmente la luce tornò negli occhi della Tsuchikage, dapprima disorientata ma ben presto consapevole. Rei-chan era praticamente di fronte a lei, e la vedeva chiaramente ritirare le fibre sfilacciate delle sue braccia; Tsuchinoko stretta nella mano, piena di una sostanza appiccicaticcia che avrebbe richiesto tempo per essere rimossa del tutto, Akiho al suo fianco, sorpresa ma tacitamente grata. Sapeva che sua sorella ce l'avrebbe fatta. Silenziosa, rivolse lo sguardo verso la creatura e verso le sue sottoposte, a prima vista in lotta aperta con il ragazzo sconosciuto, quindi tornò sulla sorella. Si scambiarono giusto quello sguardo per capirsi senza dire una parola, e questo Rei poté intuirlo dal cenno rapido di Akiho in direzione della sovrana. C'era ancora il rischio che la creatura ricorresse al trucco, che i mal di testa tornassero e che Chiye si rivoltasse contro di loro, ma non avevano altra scelta se non tentare.
Fu in quel momento che Chōmei si rese conto di tutto; la ragazzina sfilacciata aveva eseguito il suo compito soltanto a metà e la donna sotto suo controllo era libera dal suo controllo. Un grido metallico si levò da dietro l'armatura, mentre Akiho batteva violentemente la mazza chiodata a terra, facendo vibrare ogni cosa dalle fondamenta, e Chiye mulinava in aria la sua spada-frusta in un movimento rotatoria, liberandola appena dal miele e scagliandola contro il bijuu, che fu mancato per un pelo. La punta si conficcò in mezzo alle ali, che furono costrette all'immobilità, almeno per un momento. - Spiacente. Come vedi io la fortuna non l'aspetto, me la creo. - gli disse, sorridendo compiaciuta del lavoro delle sue sottoposte, ben celando la collera nei confronti del demone che aveva osato usarla come un giocattolo. La determinazione brillava nel suo occhio redivivo, un fuoco inestinguibile consolidato nella fermezza della Roccia.
E così sei riuscita a liberarti. Ma questo non cambia assolutamente nulla.. - disse il demone, che sapeva bene che qualcosa era cambiato ma non dava l'impressione di esserne esattamente preoccupato. - ..avete ancora bisogno di me, come io ho bisogno di voi. Senza di me non potete uscire, senza di voi non posso farlo io. Come la mettiamo? - e le sue parole, per quanto avessero voluto non credergli, potevano benissimo essere veritiere. - Se siete con me, uccidete quel ragazzino e distruggete quel dannato cristallo. - la sua pazienza stava oltrepassando il punto di non ritorno, era evidente.. e soltanto i Kami potevano sapere cosa sarebbe successo se non l'avessero ascoltato.
Il cristallo blu rimaneva li a richiedere aiuto, a urlare per coloro i quali riuscivano a sentirlo; il demone rimaneva immobile, presumibilmente pronto ad attaccare, e una presenza invisibile a tutti loro osservava nell'ombra lo svolgersi di quella trattativa.
Adesso non c'era più via di scampo e bisognava decidere cosa fare: distruggere i cristalli e liberare Chōmei nella speranza di uscire da quel posto o rinforzare la prigione del bijuu, aiutando i cristalli a splendere, e cercare una via di fuga da soli? Chiye e Akiho non potevano fare nulla a riguardo, per quanto ognuna di loro avesse un'idea sul modo d'agire; responsabilità grande per la sovrana e la sorella. - Non mi fido di lui, ma mi fido di voi. Qualsiasi strada deciderete di intraprendere, la appoggerò. - furono le parole della Tsuchikage, unica ad avere meno elementi per poter elaborare qualcosa di concreto e forse ancora un po' provata dalla possessione. A quel punto, il parere di Akiho era superfluo: anche lei si sarebbe fidata delle ragazze, come sua sorella.
Prossima Scadenza: 24/07 (se riuscite a fare comunque entro domenica tanto di guadagnato per voi ragazzi siete dei fighi) #copyandpaste