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Sicuramente la sua scorza sarà molto più indigesta della mia, Kinji Uchiha, gli rispose con un sorriso accennato, mentre il guerriero prendeva posto assieme a loro, l'ultimo pedone che attendeva di essere posizionato sulla scacchiera.
E così poteva avere inizio.
Un gioco sconosciuto, un'ordalia misteriosa oltre la quale attendeva null'altro che l'ignoto. Il suo sorriso si allargò di nuovo, irridente e canzonatorio. Qualcuno avrebbe potuto definirlo quasi malevolo.
In fondo un gioco simile non era qualcosa a cui non si era avvezzi, a cui qualunque essere non fosse avvezzo, fin dalla sua venuta al mondo, a prescindere dal grado di coscienza con cui gli andasse incontro. Gli uomini erano nati per giocare. Per giocare e nient'altro. Tutti i bambini capiscono istintivamente, fin dalla più tenera età, che il gioco è più nobile dei compiti a casa, o di qualsiasi altro lavoro. Capiscono istintivamente che il valore o merito del gioco che gli è sempre posto innanzi, di qualunque natura esso sia, non stia nel gioco in sè, ma nel valore di ciò che si sta determinando attraverso di lui. I giochi sportivi coinvolgono abilità e forza dei contendenti, e l'umiliazione della sconfitta e l'orgoglio della vittoria sono di per sè poste sufficienti per quel tipo di gioco, poichè concernono al valore degli sfidanti e in quella sfida li definiscono.
Ma, così come i giochi infantili e i giochi sportivi, la sfida che li attendeva di lì a pochi istanti come qualsiasi altra contesa ogni uomo avesse mai affrontato nella sua vita, ognuno di quei giochi anelava e aspirava alla condizione di guerra. Nella guerra la posta inghiotte gioco, giocatore, ogni altra cosa. Il gioco è la guerra.
Al giocatore che affronta la sua guerra, non resta altro da puntare se non la sua vita. E, per salvare la posta, non può fare altro che attingere a ogni sua risorsa e sperare che le carte nella sua mano bastino a vincere la mano; le carte si girano, e in quel momento l'universo intero e tutti i suoi fili si rovesciano, e gli diranno se gli toccherà morire per mano del suo avversario, o se toccherà a quest'ultimo venire cancellato dall'esistenza per mano sua. La guerra, la sola e unica guerra che ora si parava loro innanzi nella sua forma più pura e genuina, era il gioco definitivo. La sua forma più limpida e cristallina. In un gioco del genere, in cui la posta in gioco non era altro che l'annichilimento degli sconfitti, ogni cosa era trasparente. L'uomo che si era ritrovato a giocare con una certa combinazione di carte, che aveva effettuato determinati lanci di dadi, era in forza di ciò rimosso dal gioco dell'esistenza, in una selezione continua che è una preferenza assoluta e irrevocabile. Come non poteva essere, in fondo, a ben pensarci, quel genere di gioco la forma più attendibile di divinazione che potesse mai esistere?
La verifica della propria volontà e della volontà di ogni altro, all'interno di quella più ampia e unica volontà che senza follia nè giudizio compiva a ogni mano la sua selezione tra le sue varie manifestazioni nel mondo. Sotto quest'ottica, quella partita lo metteva meno in soggezione - stava riacquistando lentamente maggiore calma e lucidità, o almeno lo sperava. Quel ordalia sembrava essere la forma più limpida e trasparente della guerra, che è la forma di gioco per eccellenza, effrazione dell'unità dell'esistenza e suo unico modellatore. A ben pensarci, per la prima volta fu colto dal pensiero che gli dei esistessero davvero, come se avesse avuto un'illuminazione. Dei che, in fondo, facevano tutti parte di un'unica entità, con un solo e unico nome. Il gioco era la guerra. Ma la guerra era dio.
Disse, o dissero, di chiamarsi Hachi. Otto. Non che lo considerasse un dettaglio molto rilevante, al momento, ma la sua voce giunse comunque alla sua testa. Continuò a fissarlo, e all'improvviso gli parve entrare in uno stato di eccitazione - forse per il pensiero di poter iniziare il suo gioco. Sì, appunto, glielo stava confermando.
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A noi due, allora. E che la struttura del mio mondo crolli pure, se è così che deve andare."Cercò il sostegno delle armi, stringendo le mani attorno alle impugnature dei due fuuma shuriken in vita.
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Almeno morrò con le armi in mano."
Ci pensò un po' su, poi sorrise di nuovo. Non che facessero molta differenza quelle armi là dentro. Che razza di pensiero idiota.
Dagli anemoni eruppe una luce sempre più abbagliante, e le zone più oscure dell'antro che si andavano annientando in maniera inesorabile, per un po' gli apparvero galleggiare disancorate in quel vuoto di luce, come ombre fluttuanti. Poi solo quella luce, un rumore greve e prolungato, e quando fu di nuovo in grado di vedere, istintivamente cercò di allontanarsi dalla fonte di quella tromba d'aria e di quel drago di fuoco. Uno sforzo vano, e stupido, perchè non c'era alcun modo di uscire da quella casella.
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Che cazzo...?" gli venne da pensare, a testa bassa e col cuore in gola.
Calma. Prese un forte respiro, e sapere che quell'attacco non era diretto a lui aiutò non poco a ricercare di nuovo quella calma.
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La regola è andare avanti", rispondeva il mostriciattolo, l'emissario di dio a Kinji Uchiha.
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In fondo" pensò, "
non possiamo muovere quando è l'avversario a giocare: un turno alla volta, come da regolamento."
Si guardò intorno: Raion Kamata, Kinji Uchiha e Chiaki Hyuga erano avanzati di due caselle. La loro mossa di ingresso, che stranamente all'Hokage non fu concessa; questo era curioso.
Poi quel monito dell'Hokage al suo indirizzo, del tutto inaspettato; almeno, inaspettato solo perchè non lo stava minimamente tenendo in conto nel ventaglio delle possibilità, ma solo per una sua negligenza.
Ci pensò un po' su. Guardò il bassorilievo in lontananza, poi il suo messaggero. Li fissò entrambi per qualche secondo, poi premette le mani l'una contro l'altra e le strofinò, se le passò sul naso e sulla bocca e infine le poggiò sui fianchi.
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Spero non mi troviate impudente, Sandaime-sama", le disse voltandosi, con un pizzico di rammarico nella voce. Non per quello che stava per fare, ossia disubbidire a un ordine, quanto piuttosto per quello che temeva lo aspettasse dietro ogni scelta di quella sua mossa.
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Ma temo che tornare indietro in questo modo sarebbe solo la mossa più rischiosa per me. Ricordate la regole?
"La regola è andare avanti."
Non so quanto vedrebbero di buon occhio una mia sospensione della scelta.
Qualora avessimo bisogno di indietreggiare, lo scopriremo sempre al prossimo turno: sono io l'unico a cui manca muovere. E infatti non penso sia questo il motivo della sua indicazione" concluse, e subito dopo le sorrise.
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E' la strada che mi è capitato di percorrere. In parte per mia volontà, in parte no; ma la affronto con relativa serenità - qualora andasse male nessun dramma, si vede che doveva andare così. Non si senta in alcun modo responsabile oltre le sue possibilità. Qui dentro anche lei è un pedone come noi, sebbene ben più pregiato."
Se avesse deciso di non muoversi, era sicuro che la selezione lo avrebbe inevitabilmente cancellato - o, almeno, avrebbe portato diversi punti in suo sfavore nella rete degli eventi. E poi, come aveva già pensato, nulla al momento gli poteva far pensare che essere vicini a un altro pedone potesse in qualche modo rappresentare un vantaggio, o che tra di loro potessero in qualche modo proteggersi a vicenda. Qualora fossero veramente maligni, così come lo sono nel mondo reale, in verità avrebbero dovuto compiere il loro percorso ognuno in maniera autonoma. Ma chissà che cazzo passava nella loro testa.
Andare avanti era l'unica scelta. Quella che, a prima vista, lo conduceva più vicino alla morte, benchè di questo non fosse così sicuro; ma che, pochi dubbi al riguardo, lo avrebbe condotto più vicino alla meta.
Gli ritornarono in mente le parole di Sousui, ancora; quelle frasi sibilline del loro ultimo incontro, poche settimane prima. Le aveva metabolizzate con un certo scetticismo allora, ma in quegli ultimi giorni si era dovuto ricredere pesantemente. Nel bene o nel male, erano entrate in profondità dentro di lui; non restava altro che verificare fin dove potessero attuare la loro giurisdizione: metterle alla prova.
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Qualora fossimo ancora vivi, e riuscissimo a tornare entrambi a Konoha - su di me ho qualche dubbio a essere sincero" e piegò la testa di lato e le portò uno sguardo strano - tranquillo, sereno, eppure che lasciava trasparire l'ombra di un'inquietudine, tanto velata da metterne in dubbio la stessa esistenza.
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Qualora dovessimo tornare vivi, pagherò come lei riterrà più opportuno questa mia insubordinazione."
Meglio perdere qualche grado, o svolgere qualche lavoro punitivo, o essere privato del ruolo di shinobi, che essere definitivamente cancellato dal gioco dell'esistenza. Non aveva dubbi a tal proposito.
Nulla di personale. Era così che aveva letto, nella sua sempre maggiore propensione alla fantasia, quella scacchiera - anche se, a dire il vero, in quelle ultime ore la realtà sembrava stesse superando di gran lunga in stranezza ogni fantasia.
Avanzò dunque, mettendosi al fianco di Chiaki Hyuga, mettendo ancora una volta alla prova il monito di Sousui che, qualora avesse potuto osservare la scena, era sicuro che si sarebbe lisciato barba e baffi nell'assistere a quello scenario.
Movimento: Da L6 ad H6
D20: 12
Tecniche:
Sensitivo "Chi possiede questa'abilità è in grado di percepire la presenza e, in caso, il chakra, di coloro presenti in un certo raggio d'azione. Quest'abilità è in parte passiva, infatti è sufficiente possederla per percepire le presenze vaghe e indistinte. Si riuscirà a distinguere il numero delle presenze e la loro direzione, ma non la distanza da sé e in generale la posizione precisa. Per ottenere una visione chiara di ciò che si ha intorno, sarà necessario concentrarsi per qualche tempo. A questo punto l'abilità risulta attiva; in questo stato è possibile conoscere la posizione precisa di tutte le creature dotate di Chakra nel proprio range d'azione e inoltre, sarà possibile associare i chakra a quelli delle persone che si conoscono o che comunque si ha già avuto modo di esaminare. Il ninja che ha attivato il Sensitivo può individuare qualsiasi fonte di chakra, anche la più debole, ragion per cui può conoscere il punto in cui è stata piazzata una trappola a base di chakra, il cui segnale è piuttosto statico e debole per cui non richiede grande concentrazione.
- Nella modalità attiva è possibile individuare istantaneamente tutte le persone nascoste (indipendentemente dal livello di Nascondersi o di Sensitivo), tuttavia sarà impossibile individuare persone che riescono a celare in qualche modo il proprio chakra (es. tramite abilità Controllo chakra superiore, tecniche, attivazioni, direttive del master, etc...) . risulterà impossibile anche distinguere una Genjutsu dalla realtà una volta che si è sotto il suo effetto. Le azioni morte effettuate mentre si mantiene attiva l'abilità ripristineranno solo metà della Stm prevista per lo sforzo del mantenimento.
- Al Lv.2 sarà possibile individuare l'abilità "Sensitivo" altrui, ma solo se diretta verso di sé o nelle immediate vicinanze."
Liv 2: 1 turni necessari all'attivazione, 4 chilometri di range