| Osservo Nami apprestarsi ad affrontare il fuoco per guadagnare l'uscita. Potrebbe farcela, utilizzando l'acqua come scudo, ma sembra che creare una strada per noialtri spetti a me, purtroppo. Ho già iniziato a comporre i primi sigilli quando un rumore attira la mia attenzione e il mio sguardo. Akio è ancora dove l'ho lasciato, ma è disarmato, quel rumore dev'essere stato della spada che cadeva a terra, mentre il topo adesso è vicinissimo al suo obiettivo. Non riesco a fare a meno di notare che sotto la stoffa strappata si vedono dei cavi, percorsi da qualcosa dello stesso colore azzurro delle fiamme che bruciano nella stanza. Rimango stupita per un attimo, prima di ricordare qual'è la priorità adesso: uscire dalla grotta. Questo è il momento in cui Akio può lasciare finalmente in pace il cuscino e pensare a salvarsi, credo che se ne sia reso conto anche lui. Quindi sì, in questo momento critico tutto sommato sono ottimista, almeno finché non va tutto a rotoli. L'apparizione del Diavolo è inizialmente accolta da un moto di gioia, ma, quando vedo che sta puntando verso la chiave, il terrore che le cose stiano per andare terribilmente male prende il sopravvento. La chiave risulta troppo pesante per essere agevolmente sollevata anche da lui, mentre il colpo d'aria probabilmente diretto verso le fiamme ottiene effetti disastrosi: Nami si ritrova catapultata fuori, mentre noi rimaniamo in trappola dietro un muro di fuoco e un ingresso crollato. L'urlo del Diavolo dopo che la chiave gli viene portata via insieme a un pezzo di gamba è il culmine di un completo disastro, che ci lascia ben poche possibilità di sopravvivenza. Quando cadi puoi sempre provare a rimetterti in piedi, noi però stiamo per sprofondare in una voragine tale che anche solo scorgere in lontananza la luce sarebbe un miraggio. Le fiamme blu si alzano in segno di saluto quando la chiave e il suo custode le raggiungono, poi lingue nere si aggiungono alle altre, finché due terribili occhi gialli non si accendono tra le fiamme. Lentamente, eppure inesorabilmente, il fuoco inizia a prendere forma e alla fine davanti ai nostri occhi terrorizzati si erge in tutta la sua imponenza il gatto bicoda. Stringo con forza maggiore la presa sul bastone e serro le labbra, ma è solo un modo di provare a non tremare. Quella che provo non è normale paura, questo è un incubo divenuto realtà, e, come in un incubo, so che nulla di ciò che farò potrà cambiare le cose. La voce del Nibi mi fa gelare il sangue nelle vene. Incredibile a dirsi, ma sono le parole di Akio a farmi riscuotere: è uno stupido tentativo di fare l'eroe, ma il riconoscerlo come tale mi aiuta a identificare l'unico tentativo sensato di sopravvivere, convincere il Nibi a non annientarci. Se parla è certamente in grado di pensare, e forse è anche abbastanza ragionevole. Non scommetterei niente sulle nostre vite, però forse una possibilità remota di farcela esiste. Per questo quando Kazuku fa un passo avanti provo quasi sollievo, perché se no avrei dovuto parlare io stessa. È sincero, e pure abbastanza convincente, però si ostina a mostrare una forza che non ha ragione d'essere, come se l'essere uno dei Sette, o uno shinobi della Nebbia, contasse qualcosa adesso. Non dico di metterci in ginocchio, ma è solo stupido rifiutarsi di guardare in faccia la realtà, e la realtà è che il centro adesso non siamo noi, ma lui, e fingere il contrario è inutile. Credo sia per questo che intervengo, non ne sono nemmeno consapevole finché non sento la mia voce, e allora è troppo tardi per fermarsi. "Ci siamo ritrovati qui senza sapere esattamente dove, né come, né perché. Tutto ciò che stavamo facendo era cercare una via d'uscita, e non ci siamo davvero resi conto della situazione." Alla fine è solo la verità, ma la parte di essa che ci mostra come intrappolati, e non come persecutori, che invece di aumentare la distanza tra noi e il bijuu prova a diminuirla, dopotutto stiamo qui insieme.
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