覚醒 Kakusei: scontro finale, [Fase 4]

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~Eldarius
view post Posted on 9/8/2018, 22:44 by: ~Eldarius
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CITAZIONE
18k di feels, leggete a vostro rischio.




Essenza di vita, bagliore vivido non dissimile dalle vibranti stelle che splendevano in cielo, identica ma al tempo stesso unica in quella moltitudine di suoi simili.
Così galleggiava nell'etere l'anima di Masaru Takeda, in quell'oceano di anime. Il dolore lasciò spazio ad una sensazione di benessere e di pace, non si era mai sentita tanto leggera in vita sua, era come se il peso di qualsiasi vincolo o preoccupazione terrena non ci fossero mai stati.
Era qualcosa di indescrivibile, piacevole, assuefacente. Le balzò alla mente persino l'idea di non tornarci più, in quel corpo che andava martoriandosi in modo crescente, a quella vita terrena che le stava semplicemente troppo stretta.
Oh, quanto grande era il desiderio che quegli istanti si congelassero per sempre, al diavolo tutti! Finalmente era libera! Sarebbe persino potuta tornare da Ryunosuke, volendo...

Tuttavia c'era anche quella parte estremamente razionale di sé che proprio non ce la faceva a lasciarsi morire così, non dopo tutta la fatica che aveva dovuto fare per arrivare ancora incolume fino a quel giorno.
Si prese qualche istante, giusto il tempo di decidere la prossima mossa, allora avanzò per unirsi a quella pioggia mistica, individuando il suo corpo fisico.
Davvero un peccato che qualcosa di strano sarebbe accaduto alla kunoichi di Iwa, non ebbe neppure il tempo di scacciarlo quell'ospite sgradito, non di esprimersi, né di riflettere abbastanza...




♤♤♤♤♤




Il mondo attorno alla Jinton cambiò, ancora una volta, in un batter d'occhio. La placida calma si disgregò in una tempesta di sabbia, là tra quelle rovine tanto anonime quanto affascinanti, eppure non aveva alcun effetto fisico su di lei se non quello di ridurre il suo raggio visivo, attenuando la pallida luce della luna, che appariva fortemente offuscata all'apice celeste.

Alle orecchie della kunoichi arrivava solo il suono strisciante e granuloso della tempesta. Quel luogo dava un senso di caos, desolazione e disorientamento, non esattamente il migliore dei posti dove poter finire, ancor meno se da soli.
Si trovava su un ginocchio la ragazza, confusa e ancora abbastanza scossa per la piega che avevano preso le cose. Almeno per lei. Se non altro portava ancora addosso il suo equipaggiamento ed i vestiti, nonché i segni indelebili del sigillo.
Cercò di stabilizzare il pulsare del suo cuore, valutò la situazione e studiò le varie possibilità. Senza perdere tanto tempo avvicinò la mano al suolo e fu allora che lo vide...

nella sabbia...

quel colore...



L'istante in cui ne ebbe consapevolezza la Takeda s'irrigidì, perdendo un battito, i suoi occhi si spalancarono, la sua mano si fermò tremante a mezz'aria e da quel momento iniziarono davvero i guai: la sabbia che si trovava attorno si mosse proprio in quel punto dinnanzi a lei, come smossa dalla sua realizzazione.
L'istinto agì per la giovane, un balzo all'indietro ed ella evitò per un soffio il braccio enorme che era schizzato fuori dal sottosuolo, alto come una palazzina.
Un terremoto si manifestò a preludio del suo arrivo, così il resto del corpo di cui era formata la bestia esplose fuori, distruggendo quelle rovine che erano rimaste in piedi e lanciando in aria numerosi detriti, facendo vibrare quel luogo con l'eco imponente del suo ruggito.
Dall'aspetto sembrava proprio lui, ma c'era qualcosa di diverso nelle sfumature del manto e delle striature, anche gli occhi erano di un colore leggermente diverso.

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La ragazza non dovette schivare solo i detriti, nonostante lo sgomento iniziale ella riuscì a riprendersi piuttosto in fretta e ad eludere le furiose zampate della bestia usando la sostituzione, facendo agili balzi a zigzag tra una roccia e l'altra con l'ausilio del chakra ed utilizzando le ninjutsu.


"È INUTILE! NON PUOI SFUGGIRMI!!"


Senza fermarsi un istante Masaru preparò i dardi per la balestra, caricandoli di chakra del Doton prima di scoccarli uno ad uno contro Shukaku, non nella speranza di sconfiggerlo, ma piuttosto per vederne la reazione. Non provò neppure a schivarli lui, esse in un primo momento colpirono il bersaglio al collo ma, ben presto vennero assorbite dalla materia di cui era composto.


Tsk...


la kunoichi si trovò a schivare i suoi stessi kunai, che il monocoda le aveva sputato contro dalle fauci spalancate.


"COSA CREDI DI FARE, MISERABILE UMANA?"


La sua voce riecheggiò con forza nella sua mente. A dirla tutta, se quello che aveva in mente fosse andato in fumo, non era certa nemmeno lei di cos'avrebbe fatto oltre che continuare a fronteggiarlo.
Aver visto la Tsuchikage dare contro al Bijuu, farlo ululare di dolore con la Tsuchinoko, le aveva in qualche modo ridato la sicurezza. Quelle bestie non erano poi così onnipotenti, per quanto immortali, specie visto che erano state imprigionate in tutti quegli anni sino a quel momento, senza che potessero uscirne da sole.
Non poteva comunque concedersi il lusso di sottovalutarlo, era quanto di più micidiale e pericoloso si fosse mai trovata a dover fronteggiare.


"Evito di farmi sopprimere!


Neanche a dirlo, la Jinton aveva di già preparato un polimero e glielo lanciò contro, disintegrando la grossa zampa destra della bestia. Approfittò quindi del fatto che egli fosse distratto a controllare il suo arto per lanciargli contro degli shuriken.
Nel momento in cui furono abbastanza vicini, essi emisero un'esplosione vigorosa, segno che gli aveva immesso una quantità notevole di chakra. Quattro erano gli shuriken lanciati, quattro deflagrazioni in punti diversi del titano, che si ritrovò pesantemente deformato da quegli impatti.
Quel che ne rimase si disperse nell'aria, mescolandosi ai granelli trasportati dal vento.

Poco convinta da quella piccola vittoria, il ninja della Polvere assottigliò lo sguardo, guardandosi attorno con sospetto, osservando la tempesta scemare fino a svanire completamente.
La polvere galleggiava nell'aria statica e il silenzio rendeva possibile sentire la sensazione di vuoto infinito che permeava nel luogo, accentuato dalla possibilità per la ragazza di vedere finalmente oltre il palmo del suo naso.

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La luna che brillava in cielo si rivelò essere in realtà un potente bagliore di luce, di sicuro la sua meta per poter uscire indenne da quello schifo, ed illuminò il perimetro entro il quale si trovava, rivelando che ovunque lei si girasse, a un certo punto esso finiva con un crepaccio.
Osservando dal bordo poté notare l'oscurità profonda che minacciava di inghiottirla, neppure voleva pensare a cosa avrebbe significato cadere là sotto.

Ma basta indugiare, doveva andarsene di lì ed al più presto, prima che il bestione si riprendesse. La sua via di salvezza era parecchio in alto e si trovava a qualche metro dal bordo dinnanzi a sé, sospesa nel vuoto.
Eseguì i sigilli necessari a quanto aveva in mente, dopodiché utilizzò le ninjutsu di doton per crearsi una strada, attraverso muri e spuntoni rocciosi, aiutandosi con la jutsu per camminare sulle superfici, sfrecciando più veloce con la tecnica di clan.
Ci stava riuscendo, poteva sentire la temperatura cambiare per via della vicinanza, poteva quasi toccarla quella stella rilucente...

Ma qualcosa accadde, mentre stava prendendo lo slancio finale, la superficie sulla quale poggiava si disgregò nel nulla e lei si ritrovò a cadere verso il baratro.


Maledizione!!


Il panico cominciò a montarle, ma non poteva lasciarsi andare ad esso.


Pensa Masaru, pensa!


Il bordo era un po' lontano, ma volle correre il rischio. Tanto fulminee che le ombre dei movimenti erano visibili, sfocate, le sue mani eseguivano i sigilli a memoria hon appena lei pensava alla jutsu da usare. Come sempre.
Un enorme spuntone venne fuori dalla parete rocciosa di fianco alla quale si trovò, così lei utilizzò nuovamente la jutsu della sostituzione con uno dei suoi kunai e lo lanciò verso la parte più stabile della roccia.
La strategia ebbe successo e lei trasse un sospiro di sollievo, appena prima di venire afferrata d'improvviso, e con... delicatezza, da una mano gigante, che la trascinò indietro nelle viscere della parete, a velocità folle, quindi verso l'alto sino a che non si trovò nuovamente in superfice, quando il pugno si aprì a darle una libertà effimera.


"TI ASSICURO CHE STAI FACENDO L'ESATTO CONTRARIO!"


la riprese lui in risposta alla precedente affermazione, non senza una certa irritazione nella voce cavernosa, infischiandosene che la ragazza si stava ancora riprendendo da quel brutto viaggio. Lei, misero insetto in confronto, che aveva osato attaccarlo, rispondergli a tono, rifiutarlo.
Per quanto le azioni della mortale erano mosse dal desiderio di vivere, per quanto potesse apparire tenace, determinata. Quella mocciosa gli aveva comunque. Mancato.

DI.

R I S P E T T O !!

"VOLEVI LE MANIERE FORTI?! ACCONTENTATA!!"


Un attacco schietto nel colpirla con la coda, un impatto non dissimile a quello che si potrebbe avere schiantandosi a tutta forza con una montagna, ruzzolò a terra dopo diversi metri di volo, fu un miracolo per lei sopravvivere a un simile colpo e fermarsi poco prima che il suolo si concludesse nel vuoto. Peccato che venne colpita da una grossa sfera di fuuton, che la sbalzò nel vuoto.
Successivamente il talpone usò la sola forza di volontà per trascinarla a gran velocità nuovamente dinnanzi a lui, attraverso il controllo di qualsivoglia pezzo di metallo ella avesse addosso.

Il respiro era erratico, affannoso; la polvere la ricopriva; il dolore era ovunque e terribile, un rivolo di sangue le scendeva dalle labbra e gli occhiali... beh, quelli li aveva persi durante la sua prima caduta.
Si rialzò malamente sulle ginocchia ma, il suolo sotto i suoi piedi cominciò a sprofondare, e lei con esso. La via d'uscita era coperta alla visuale dal mastodontico corpo della talpa.


Sabbie mobili!


Tentò di utilizzare una jutsu per tirarsi fuori, questo fin quando non sentì letteralmente il Bijuu prendere il controllo di quella porzione di corpo colpita dal famigerato sigillo presente in lei. Le sabbie mobili si fermarono fino a metà vita, eppure non per questo passò la sua agonia.
Con noncuranza la bestia dominò ogni singolo granello di polvere, roccia e sabbia, ed altri elementi affinché prima le braccia di lei si allontanassero l'una dall'altra, impedendole di formare qualsivoglia tecnica, dopodiché iniziò a manipolare il legame che vincolava quei medesimi granelli a compattarsi in modo omogeneo, dominandolo affinché essi cominciassero a contorcersi, a tirare, a stringere.

Qualsiasi cosa egli facesse era in ogni caso una fonte di pura sofferenza per la kunoichi, che si piegò in avanti, a testa bassa, stringendo le palpebre e digrignando i denti, al punto che per poco rischiava di spezzarseli.
Un gemito di dolore sfuggì alla giovane, uno tra gli innumerevoli che minacciavano di venirle fuori dalle labbra, serrate in una smorfia, per il gaudio del monocoda che le sorrideva malevolo.
Durò così per i minuti più interminabili che Masaru ebbe mai dovuto passare, sino a quando non stette per stritolarle il cuore, facendola boccheggiare senza emettere alcun suono, solo allora, a metà di quel processo, la sua tortura finì e la ragazza si lasciò cadere in avanti, quel tanto che la polvere blu le concesse, poiché le era salita fino al collo e aveva ancora al suolo le sue mani, bloccandola.


"E adesso sta' buona un po'! Non ti faccio niente... per ora,"
brontolò l'Ichibi nuovamente irritato, avvicinando il muso e fissandola con sguardo concentrato sotto gli ochietti gialli.

"Se mi trovo qui ora e non ti ho ancora uccisa è perché mi serve un corpo,"
rispose alla domanda che lei aveva in testa, in modo quasi indifferente, "sentiti lusingata di essere stata da me scelta per questo divino compito. A te la scelta: o accetti e mi ospiti senza resistere oppure ti rifiuti, in quel caso potrei ucciderti e trovarmi qualcun'altro, o decidere prendermi tutto con la forza..."

A quelle parole la Jinton tirò indietro la testa, sollevando lo sguardo e stringendo i denti in preda al dolore, sentendo il cercoterio superare le barriere che aveva eretto e che la legavano al suo corpo fisico, sentendolo mentre cercava di entrare nei suoi ricordi. Lei combatté per resistere, per riacquisire il controllo, fece quanto in suo potere.



♤♤♤♤♤





D'improvviso, all'esterno, chiunque dei presenti che le era vicino e le prestava attenzione avrebbe visto la ragazza piegarsi in uno spasmo lungo e agonizzante, ed il suo volto contrarsi dal dolore, avrebbero assistito al comparire sulla sua pelle di striature nere pari a quelle di Shukaku, alle sue unghie divenire artigli ed ai denti mutare in delle zanne che sarebbero state meglio ad uno squalo.
L'avrebbero osservata mentre ella si sedeva, con gli occhi color ocra che li fissavano uno ad uno e la smorfia minacciosa che si curvava in un sorriso crudele nel percepire il loro timore, frattanto che dal petto si sollevava un ringhiare sommesso, sovrannaturale.

Sarebbe durato pochissimo, dopodiché l'avrebbero vista tornare normale, perdere quell'indole meschina e minacciosa, mostrando chiaramente di esser pesanetemente provata e sofferente. Il respiro era affannato, lento, e da dietro le ciocche la luce di determinazione che di solito era presente nei suoi occhi appariva flebile, smorta.
Lo sguardo era basso, perso chissà dove, qualunque cosa avessero detto o fatto gli altri in quel breve istante in cui rimase ferma in quello stato, ella non avrebbe recepito, avrebbe semplicemente roteato all'indietro gli occhi nel ricadere, ritornando nel sonno profondo di cui era preda senza più muoversi, solo il respiro quieto a palesare il suo continuo vivere.



♤♤♤♤♤




Volendo la bestia avrebbe potuto prendersi tutto il pacchetto senza permesso, sarebbe stato logico ma anche poco furbo e lui non era un idiota: perché sprecare continue energie per tenerla a bada quando poteva renderla docile dall'inizio? A modo suo ovviamente. E in ogni caso, se l'accordo fosse andato a buon fine, si sarebbe divertito un mondo a torturarla.

Durante tutto il suo bel discorsetto c'era stato il silenzio, e sempre il silenzio gli rispose, poiché la Takeda tenne lo sguardo altrove, chiusa in sé stessa, con poca voglia di dire alcunché in quel momento.

Perché?

Perché proprio lei era finita in quel continuo dell'incubo, lei che, come il resto della squadra, aveva dato tutta sé stessa per cercare di uscirne?

Perché non poteva godere anche lei della stramaledettissima libertà che si era guadagnata?

Ma soprattutto, perché mai ogni volta doveva finire così con lei? A venire sballottata senza pietà da un aguzzino all'altro, per l'ennesima volta, con ognuno di essi ancor più terribile del suo predecessore.

Quest'ultimo era probabilmente il più devastante in assoluto per la Takeda, che non sapeva quanto ancora sarebbe riuscita a reggere l'elevata tensione di quella assurda vicenda, la quale continuava a metterla alla prova fino allo strenuo. Come se la sua vita non fosse già abbastanza pessima.


"NON OSARE IGNORARMI, MORTALE!!"
tuonò il demone, ancora una volta furioso per quella piccola impertinente, accostando il muso a lei, che serrò la mascella e si spinse indietro nel desiderio di allontanarsi da lui.

"Cosa dovrei dire?"
enunciò lei, sollevando finalmente lo sguardo, che nonostante esprimesse calma quel suo lieve cipiglio tradiva disprezzo e rancore, per quanto presenti anche il timore e la stanchezza, "non sei esattamente un esempio da seguire quanto a gentilezza e al momento mi trovo con le mani legate."

Lo sentì ringhiare sommessamente mentre egli si raddrizzava, infastidito, era certa che l'avrebbe attaccata ancora una volta eppure, incredibile a dirsi, l'ondata di dolore che la investì fu perché il gigante le stava rimettendo al loro posto le braccia che le aveva girato di proposito, nel frattempo sentì la presa su di sé allentare e, inizialmente esitante, quando si mosse constatò che era libera.
Con le forze che le erano rimaste uscì allora dalla fossa sabbiosa entro la quale si trovava, togliendosi di dosso ogni residuo di polvere blu prima che egli potesse cambiare idea.


"Adesso non hai più scuse,"
sentenziò lui inamovibile, attendendo nuovamente una risposta.

"E sia allora, se vuoi una risposta,"
esordì lei con calma, massaggiandosi e muovendo le braccia ancora indolenzite, "tu sei venuto fin qui, brutalmente, senza neanche bussare, non ti sei neanche presentato come si deve, sei spuntato fuori e mi hai attaccata, poi mi hai torturata, hai preso il controllo del mio corpo con la forza, e ancora adesso mi minacci, tutto perché vuoi potertene stare qui, nel mio corpo, per motivi a me ignoti e pretendendo la mia accondiscendenza, sempre forzata, quindi spiegami di nuovo, quale sarebbe per me il vantaggio in tutto ciò, oltre alla possibilità di vivere?"

Se fosse stato umano si sarebbe potuto dire che era rosso in volto dalla rabbia, ma il perché stavolta non avesse attaccato solo i Kami potevano saperlo.


"E che ti aspettavi? Un mazzo di fiori?"
ribatté a tono, "ricorda che sono stati i tuoi avi ad iniziare questo ciclone d'odio, mortale, loro ci hanno tradito e causato indicibile sofferenza, al confronto quello che hai vissuto tu oggi è un granello di essa."

"Qualcuno poi dovrà spiegarmi perché devo essere io a pagare per le scelte di idioti che neanche conosco, come quei bastardi del Taisei e del Kyo Dan,"
sospirò lei incrociando le braccia, stufa di tutta quella storia che altro non aveva portato oltre ai guai, "francamente, fino a poco tempo fa ignoravo del tutto la vostra esistenza."

Il Bijuu sembrò ponderare con interesse a quelle parole, ma non disse nulla a riguardo.


"Tornando a noi, la mia divina clemenza non ti è già sufficiente?"
le chiese con evidente fastidio, eppur sapeva lui cosa fare, per quel poco che era riuscito a leggere nella mente della ragazza, "se mi ospiti, automaticamente condividerai con me i miei immensi poteri."



Fregiandosi di aver colpito nel segno, vide che per la prima volta da quando si sono incontrati, quel dettaglio attirò totalmente l'interesse della ragazza, la quale abbassò lo sguardo, riflettendoci per un momento. Istintivamente posò gli occhi sulla sabbia blu che prima la teneva bloccata, alla mercé del monocoda, rammentando con dubbio e diffidenza. Allora le iridi color argento si spostarono in alto, a fissarlo.


"Il potere è nulla senza controllo, come sono certa che mi darai l'uno ma non l'altro?"
gli chiese lei con cautela, inumidendosi le labbra.

In quel momento lo sentì ringhiare nuovamente e il vento tornò a farsi tempesta, inibendo anche quel po' di luce che c'era. Un bagliore azzurro si sprigionò sotto di lei e la ragazza poté osservare la sabbia che minacciava di bloccarla di nuovo.


"Non sfidare la tua fortuna, ragazzina,"
detto ciò, la quiete riprese l'egemonia e la sabbia si spense, tornando normale, così lui enunciò le prossime parole accostando nuovamente il muso alla Takeda, non senza un malevolo gaudio nel tono minaccioso, "non sono mica quel babbeo di mio fratello Chomei, io. Sarai anche una mortale interessante ma il tuo atteggiamento non ti porterà molto lontana.

"Mi hai continuamente provocato, sappi dunque che durante il tuo sonno prenderò il controllo assoluto e farò sterminio nel mondo."

"Per quel che m'importa del mondo,"
ribatté lei con indifferenza, voltandogli le spalle ed osservando le rovine, "davvero un peccato che io sia obbligata a viverci."

La potente risata del demone riverberò, facendo tremare la terra, seguita da quell'affermazione canzonatoria:


" S t a i - m e n t e n d o ! "


e la kunoichi della Polvere se lo rivide rigenerarsi davanti a lei,
"davvero una recita carina la tua, ma io so che non è così."

Neanche a dirlo, dalle polveri presero forma davanti ai suoi occhi delle figure, in apparenza anonime ma, sfortunatamente per lei fin troppo familiari. C'era solo un modo per lui di sapere e come tale spiegava i suoi mal di testa iniziali, era come per la Tsuchikage con Chomei. Fece del suo meglio per non manifestare emozione alcuna all'idea che lui sapesse.


"Mh,"
continuò il talpone titanico, fingendo di riflettere, "le cose sono due, o stai fingendo di odiare tutti oppure fingi di amare questi mortali e sei davvero una umana senza cuore. Esiste un solo modo per saperlo..."

Ci fu qualcosa nel tono del Bijuu che le fece trillare un campanello d'allarme in testa, i suoi dubbi mutarono in certezze nel momento in cui lei lo vide curvare le labbra sabbiose in un ghigno crudele, disgregandosi assieme alle figure, e sentì di nuovo quel dolore terribile, con esso percepì il legame con il corpo fisico che si indeboliva.
Era preoccupata, disperata, ma anche estremamente furiosa, cadde in ginocchio e da quel momento non riuscì più a contenersi: potente, carico d'odio, rabbia e disprezzo, così la kunoichi lanciò con quanto fiato aveva in corpo quell'urlo, che riecheggiò con vigore nell'aria, anche dopo che lei si fermò. Difficile dire se era rivolto unicamente al Bijuu.

Gli occhi erano chiusi e le labbra serrate in una smorfia, perché sapeva di stare facendo il suo gioco ma sapeva anche di non avere molta scelta, avrebbe dovuto comunque accettare, la testa bassa e le spalle afflosciate palesavano rassegnazione a quella certezza.


"Va bene,"
disse a fior di labbra, quando lo sentì smettere ciò che aveva intenzione di fare e rigenerarsi, "dimmi le tue condizioni."

"Ahhh, adesso ragioniamo, non era poi così difficile,"
affermò Shukaku colmo di compiacenza per essere riuscito a piegare quella ferrea anima al suo volere, alle seguenti parole tuttavia il suo tono mutò, "ma sappi che siamo solo all'inizio."

Due poli opposti, per quanto simili su alcuni aspetti, istinto e logica, mortale e immortale. Allo stesso modo in quel momento si trovarono a reagire in modi opposti dinnanzi alla sua accondiscendenza: lei, facendo emergere in silenzio lacrime amare; lui, allietandosene e permeando l'aria del suo quieto riderne.



OfQDTgZ

CITAZIONE
18k, sti ciufoli. è.è
Comunque, anche se sembra, non si è concluso nessun accordo. Era questo che intendeva lui con "non è finita". Spero di non aver sforato, anche se a me pare di no.
Scrivere questo post è stato più devastante per me che per lei, so fuckin' sorry my dear, mi farò perdonare, prometto. ;___;
 
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