覚醒 Kakusei: scontro finale, [Fase 4]

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NGDR - 10° Anniversario
view post Posted on 30/7/2018, 16:36 by: NGDR - 10° Anniversario







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Evento


覚醒 Kakusei: Risveglio








Dentro al Gedo, 20 gennaio 249


Nessuna risposta se non il silenzio, contrappuntato dallo sgocciolare della linfa vitale dalle labbra esangui del ragazzo: lenti, larghi passavano i secondi, disturbati dal respiro superficiale, corto e affannoso di Kataritsuen:

“Hajime...”

Una mano si protese verso il capo dell'altro, le dita tese a sfiorargli la capigliatura scarmigliata, zuppa di sudore e umidità: quando una spanna tuttavia separò i due dal toccarsi, uno spasmo scosse improvvisamente le membra del ragazzo, tremore che con sgomento dei due presenti si trasmise velocemente anche alla struttura mostruosa che lo imprigionava. Un boato sordo e il lucore del medaglione accompagnarono il sottrarsi involontario di Hajime al tocco del suo dolce amico: il sibilo che Manpeiko spinse contro i denti serrati ne rivelò il disappunto misto a timore. Pure quando il tremore originario iniziò ad arrestarsi, altre agitazioni scossero da lontano le membra della statua, mischiando il rombo sordo a un'eco di ruggiti lontani. Durò ancora una manciata di istanti prima di acquietarsi, prima che il suolo smettesse di tremare. Kataritsuen si morse le labbra dall'interno, scuotendo la testa incredulo: la creatura che aveva risvegliato a così caro prezzo, ora ne pretendeva uno maggiore di quanto non fosse mai stato disposto a pagare – negandogli persino il conforto di una tiepida carezza, in nome dell'autoconservazione.

“I tuoi peccati contro gli dei hanno ricevuto giusta punizione, raccogli il coraggio che ti rimane ed allevia le sue sofferenze.”

La voce secca e dura della donna lo raggiunse improvvisamente alle sue spalle, facendolo quasi sobbalzare: staccò gli occhi arrossati dalla visione pietosa e li posò sul volto bruciato e rugoso, reso pressoché inguardabile dall'energia della stessa creatura che ella venerava. Credeva di leggere del disprezzo, invece trovò solo la gravità sommessa e mesta di un'anziana donna, di fronte a qualcosa di umanamente indesiderabile. Forse era solo un'illusione, ma gli parve addirittura di leggere un'ombra di pietà, in quel paio d'occhi scuri come pozzi di catrame, un tempo chiari e limpidi come il cielo d'inverno... occhi che si spostarono sul medaglione, quasi del tutto avviluppato dai tessuti della vittima, tornato all'aspetto precedente alla scossa. Le parole taglienti che volevano raggiungere le sue labbra tacquero ancora prima di venire pronunciate, balenando brevemente soltanto dalle iridi chiare, velate e lucide.
Sì, quella donna aveva intuito correttamente: quella storia sarebbe potuta finire così com'era iniziata, recidendo il legame tra l'innesco del Gedo e la sua ultima vittima. Il dubbio aleggiava feroce solo sul come, sul quanto rapidamente, sul cosa sarebbe accaduto, dopo...

“Non so come potrebbe reagire” - rispose lui debolmente, con la voce strozzata, tirandosi su nelle spalle con un gesto impotente delle mani – i palmi rivolti verso l'alto, scuotendo la testa piano: se si riferisse alla terribile statua o al suo amico d'infanzia, importava poco; lei annuì senza parlare - “... ma non so trovare un altro modo, ora.”

“Ci... vuole... bisognerà essere rapidi, credo.”
Se l'avessero visto i suoi uomini, in quel momento.

Non glie ne importava più, in quel momento, di cosa avrebbero pensato.

Erano circondati dalle volpi: li osservavano zitte, ondeggiando lievemente, da creature di fumo quali erano. Occupavano i gradini più alti della scalinata, li circondavano in un abbraccio muto; lui ripose le gemme che teneva in pugno in tasca, e aveva il palmo tutto segnato dagli spigoli che gli avevano pressato la pelle, quando li aveva stretti forte. Cavò da un'altra tasca una manciata di quelle nere, ci rifletté un poco, osservandole sul palmo malfermo, poi scosse la testa borbottando qualcosa tra sé e le rimise a posto. “No” - sembrò sussurrare scuotendo la testa per l'ennesima volta, ma subito si rimboccò le maniche: lo fece letteralmente, scoprendo del tutto i due avambracci chiari, iniziando dopo un sospiro convulso a impastare chakra ai seal delle dita affusolate.
Ne compose qualche decina, prima che il palmo della destra iniziasse ad emanare una luce bianca sempre più intensa; altri venti si intrecciarono e si sciolsero, prima che con un unico, improvviso gesto proiettasse la mano contro il petto di Hajime, contro il medaglione, e se anche quello provò a evitare il tocco distruttore con uno spasmo più violento del primo, non poté schivare le ondate di energia purissima – le stesse che lo studioso era solito immagazzinare nelle sue gemme, nella sua forma più raffinata.

Le nove gemme nel petto del ragazzo presero a splendere come animate da un fuoco interno, Hajime sgranò gli occhi, i suoi polmoni si riempirono d'aria, una coltre di volpi avvolse i tre nel cuore del Mazo.

Inspiegabilmente sottratta alla propria immobilità, l'enorme statua iniziò a ritrarre i serpenti d'energia che fino a quel momento avevano impedito ad anima viva di avvicinarsi. Si erse, lenta, gli occhi spiritati e privi di una direzione precisa... quindi lanciò un grido terribile, ad un tempo assordante e raccapricciante, portando le mani al ventre e contorcendosi a terra, dimenandosi, nel processo aggiungendo altro danno a quello già causato in precedenza. Il clamore avrebbe lacerato il silenzio notturno, svegliando chi non fosse all'erta e attirando ogni sguardo verso il centro di Fukagizu. Avrebbero visto una nuvola di polvere sollevarsi, sentito il rombo dei crolli e della pietra frantumata... poi, solo le grida. Costretto da chissà quale sofferenza, il colosso fu nuovamente inchiodato sul posto.
Uno squarcio pulsante si aprì sul torace della bestia, che inarcò la schiena come fosse stata improvvisamente trafitta da una immensa lama luminescente. Dapprima crepa, ad ogni palpitazione la fessura si ampliava, si allungava, crescendo d'intensità assieme alle grida dell'essere. Qualcosa lo stava dilaniando dall'interno, un'energia dirompente, tanto potente da divenire presto percepibile a tutti coloro che ancora si trovassero ai confini della città. Un brivido da far venire la pelle d'oca, ad ogni pulsazione più imponente, penetrante, capace di inondare lo spirito per poi attrarlo nella sua risacca, ancora e ancora. Una marea montava dietro la pelle grigia e morta della grande statua, le onde presto troppo alte e violente perché potessero essere contenute: qualcosa stava per accadere, le rovine stesse vibravano in crescente trepidazione.
Ad un istante dalla fine ogni suono sarebbe stato silenziato, ogni contorno spezzato, deformato, la forza attrattiva del Gedo Mazo tanto potente da piegare tempo e spazio attorno a sé per un battito di ciglia. Poi, annullamento.

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Con un ultimo, agonizzante lamento la statua ruppe l'incantesimo, liberando un'esplosione capace di vaporizzare la quasi interezza della grande città... e dei corpi esanimi. La luce si espanse rapida, troppo rapida perché l'occhio umano potesse seguirla, ma ad anticipare il suo incedere non vi sarebbero stati né onda d'urto né clamore. Semplicemente, una cupola accecante avrebbe inglobato le antiche rovine, rubandole per sempre all'occhio del viaggiatore e lasciando al suo posto un immenso cratere perfettamente levigato. Non un filo di fumo, non un alito di polvere né un getto di calore: l'intensità del rilascio avrebbe trovato eco nel cuore e nella mente di ogni shinobi del Continente, e forse ben oltre. Chi poté farle da testimone si sarebbe dato per spacciato oltre ogni consapevolezza e sensibilità, oltre ogni tempo utile per cercare salvezza. Quando la mente ancora abbandonava ogni speranza, l'esplosione si era già arrestata.
Nessun danno collaterale. Nessuna imperfezione. In un battito di ciglia la luce si era espansa, ed altrettanto rapidamente si era fermata. Immobile, ad un passo dalle mura della città, l'enorme cupola vibrò per lunghissimi secondi, costringendo tanto lo shinobi esperto quanto il novizio a schermare lo sguardo da quel mondo di sole luci ed ombre. Ancora un istante, ancora una vibrazione, e il sole artificiale si ritrasse, rendendo il vuoto della propria devastazione per condensarsi in una sfera luminosa a decine e decine di metri da quello che era ora il bacino di Fukagizu.
Come sospinti dalla mano irrequieta di un dio, i venti che erano stati tagliati fuori dallo spazio che la luce aveva rubato tornarono a popolare il cratere, tanto forti da strappare le foglie dai rami e le tende dal suolo, piegare gli alberi e far perdere l'equilibrio. Un uragano destinato a sopravvivere meno di qualche secondo, prima che, nuovamente, fosse il silenzio a regnare incontrastato... ma questa volta non uno di tensione e meraviglia, intrattenuto da esplosioni accecanti o prodigi capaci di distrarre l'animo dalla terribile quiete: questa volta il silenzio portava con sé la calma irreale di mille vite scomparse nel giro di un istante; morte, di un tipo e di un modo che solo chi aveva affrontato Watashi poteva ricordare.
Ma qualche dio doveva essere stato mosso a pietà da quanto era accaduto al Continente Ninja negli ultimi anni, perché questa volta, miracolosamente, ad un prodigio mortifero doveva seguirne uno di segno opposto.



Una ad una, in un flusso dapprima placido, poi più irruento, al solitario firmamento costituito dalla sfera luminosa si andarono lentamente ad aggiungere altre stelle. Spiriti dal nucleo bianco, né fiamma né acqua, si lasciavano dietro una scia arcobaleno all'incontro con la luce lunare, aleggiando lente sul vasto cratere mentre il loro numero aumentava. Presto, a migliaia, avrebbero illuminato la notte a giorno una seconda volta, regalando ad occhio mortale uno scorcio del regno oltre quello in cui si trovavano. Un mare di anime, la tempesta più calma di tutte.
Ancora qualche minuto, ed altrettanto docilmente gli spiriti avrebbero iniziato a calare oltre le mura, a poca distanza da dove si trovavano i ninja rimasti in vita. Si sarebbero lasciati avvicinare, ma non sarebbero rimasti a lungo impalpabili: uno ad uno, condensandosi, avrebbero ricostituito forma e sostanza di chi l'aveva perduta fuori e dentro il Gedo. Amico e nemico si sarebbero nuovamente trovati faccia a faccia, a loro decidere come mettere a frutto l'immenso dono ricevuto.



CITAZIONE
GdRoff // questo post segna la chiusura della Fase 4.
Prima di tornare a postare qui, i pg dovranno attendere il termine delle rispettive giocate e l'ok del master; gli eventuali png gestiti dai Reggenti sono liberi di interagire come sempre, tenendo presenti le informazioni fornite nei giri precedenti (riguardo l'esterno del Gedo, resta tutto invariato fino ad ora). Alcuni elementi conclusivi di trama verranno forniti col prossimo post, per il quale attenderemo la chiusura delle missioni-evento per motivi logistici // GdRon
 
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