覚醒 Kakusei: scontro finale, [Fase 4]

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NGDR - 10° Anniversario
view post Posted on 23/7/2018, 22:27 by: NGDR - 10° Anniversario







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Evento


覚醒 Kakusei: Risveglio








Dentro al Gedo, 20 gennaio 249




Guizzi di cenere azzurra, sparivano rapidi dietro le svolte dei tunnel.
Nemmeno il tempo di vederle, e già erano solo un ricordo vago: zampe d'ombra, code evanescenti, occhi di brace, le volpi di Manpeiko battevano il dedalo instancabili.
Andavano e venivano dalla loro signora, ella percorreva cauta la via mostrata dalle sue fedelissime, priva del nembo a sostenere i suoi passi malfermi.
Procedeva tastando la roccia col bastone, la seguiva Kataritsuen, tenendo alto un pugno di gemme: la luce adamantina proiettava cupe ombre contro le pareti frastagliate, rischiarando i passi di entrambi... la squadra peggiore dell'intera guerra.
Cosa avrebbero detto i Kage dei grandi Villaggi, se li avessero visti procedere in quel modo?
Loro, che si erano dichiarati guerra e odio eterno davanti agli eserciti riuniti, lanciando anatemi e invettive gli uni contro gli altri, procedere ora di pari passo in silenzio, a capo chino.

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Non aveva formalmente accettato la sua preghiera.
Non aveva acconsentito a tollerare la presenza di quella donna al suo fianco, come se... come se perseguissero un obbiettivo comune, o lottassero per il medesimo ideale.

Ricordava che le immagini che si agitavano attraverso le pareti trasparenti avevano lentamente iniziato a sbiadire, come fa la brina all'alba sulle tele di ragno; una reazione imprevista del Gedo all'improvvisa esplosione di energia, col senno di poi, fu quella che innescò lo stranissimo fenomeno. Un congegno tanto sottile da poter sventare un assalto perpetrato al proprio interno – ma ripensandoci, non era poi così impensabile: come poter altrimenti trattenere la furia di nove bestie codate? Un pugno di gemme cariche di chakra era ben poca cosa, paragonata al potere scatenato da quelle creature abominevoli.

Per quanto riguardava lei, quel portamento altero, nonostante quelle che aveva rivolto a Kataritsuen altro non fossero che accorate suppliche: non aveva mai accettato di sospendere le ostilità o di stipulare un trattato di pace con quel giovanotto tracotante. Tuttavia era donna prima di essere sacerdotessa, e una donna dalla notevole esperienza: non era stato difficile leggere il dubbio atroce che dilaniava il grande condottiero del Taisei. Le sue volpi li precedevano, esplorando i cunicoli più impervi, ricercando ciò che entrambi stavano cercando: il cuore del Mazo, il nucleo, l'ombelico da cui si dipanavano le energie demoniache che tenevano in vita il congegno malevolo. Le creature tornavano, sussurravano alle sue orecchie la strada da intraprendere, sempre più rapide e univoche nelle loro informazioni.
Il sentiero era quello giusto, si stavano avvicinando.

Avrebbe dovuto consentirle di avvicinarsi al loro obbiettivo?
Avrebbe potuto impedirle di farlo, piuttosto?

Dubbi infiniti si accavallavano nella mente del giovane, costretto a rimuginarli in un limbo interminabile mentre procedeva con ostinazione, un passo dopo l'altro. Fermarla avrebbe probabilmente richiesto un tributo altissimo da parte sua – avrebbe potuto permettersi di pagare un fio meno gravoso, in quelle condizioni?
Prigioniero in ogni caso, non avrebbe potuto che scontare un'eternità di prigionia, se la consunzione del suo spirito non gli avesse fatto la grazia di liberarlo da quel tormento: a quelle condizioni, meglio la distruzione!
Un oscuro presentimento si andava gonfiando di minuto in minuto: una paura remota, tuttavia fondata, si agitava ai margini della sua mente, infestando i suoi pensieri prima di esserne bruscamente scacciata.

Cosa temeva quel ragazzino di tanto orribile?
Perché ammutoliva?
Perché quel pallore?
Sapeva forse qualcosa che a lei stessa restava ignoto?

Se così fosse stato, non avrebbe avuto bisogno delle sue volpi per farsi strada: avrebbe dovuto conoscere quel mostro a menadito, dal momento che aveva avuto l'ardire di risvegliarlo.
Invece brancolava nel buio a sua volta, stringendo le dita attorno a quelle sue pietruzze ridicole, come se potessero fornirgli un'ancora di salvezza, una via di fuga dalle sue pene.

Il cunicolo svoltò: ancora una decina di metri, e la sua volta si arcuava forando il fianco di un ambiente più ampio.
Una luce rossastra, come filtrata attraverso le carni di una creatura vivente, filtrava attraverso il passaggio: le volpi erano tutte lì, assiepate contro la soglia, gli occhi fissi su ciò che stavano cercando.

 
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