覚醒 Kakusei: scontro finale, [Fase 4]

« Older   Newer »
  Share  
NGDR - 10° Anniversario
view post Posted on 2/7/2018, 16:10 by: NGDR - 10° Anniversario







JZlrz7S

JZlrz7S

Evento


覚醒 Kakusei: Risveglio








Dentro al Gedo, 20 gennaio 249


Quello che non si aspettava, fu il silenzio totale che accolse il suo comando... assieme al fruscio mortifero della fuliggine, che strisciava le sue propaggini al di fuori dell'angusto cunicolo; a cavalcare la nuvola ardente c'era lei, brutta come il peggiore degli incubi, a osservarlo dall'alto in basso. Sembrava chiedersi cosa mai volesse fare, quel giovanotto sconsiderato: perché la stesse aspettando proprio lì, allo scoperto. Il sospetto che stesse tramando qualcosa ce l'aveva, era chiaro, ma sembrava riporre sufficiente fiducia in quei suoi nugoli neri, che obbedivano come fossero un prolungamento della sua volontà.
Per qualche motivo, la jutsu non era andata in porto.
Kataritsuen sentì il sangue disseccarsi dentro le vene.



Manpeiko sembrò socchiudere le labbra, sul punto di dire qualcosa, ma si interruppe di colpo: dei sottili fili di luce strisciavano lungo la pietra, sottili come capelli e terribilmente luminosi; il giovane seguì il suo sguardo... arretrò di colpo, appena si rese conto della provenienza di quei glifi – niente meno che dalle sue gemme, che splendevano radiose come diamanti... e tuttavia non accennavano a esplodere. Scosse la testa. Questa cosa non doveva accadere, non era mai capitata prima d'ora: le sue pietre non l'avevano mai tradito. Mai!
Fu palese dopo qualche secondo di attesa estenuante, tempo in cui anche la donna riuscì a leggere nell'oscurità lo stupore e la preoccupazione stampati sul viso del capo del Taisei: “Cosa credevi di fare...” sibilò inviperita, mentre la rete lucente si espandeva lungo le pareti della grotta a velocità esponenziale. “Katsu... KATSU!” ripeté quello con maggiore enfasi sciogliendo il sigillo, senza curarsi dell'irritazione che montava nell'anziana nemica, senza che le gemme reagissero in alcun modo: nessuna vibrazione, nessun sibilo annunciavano la catastrofe attesa; Kataritsuen arretrava, cercando con lo sguardo una crepa, una spaccatura, una stalattite dietro cui trovare riparo, nel momento in cui la sua jutsu alterata avesse deciso di deflagrare. Lei digrignò i denti, sollevò un braccio, flesse le dita rinsecchite: una lunga spira nera come tenebra si protese attorno alle caviglie del giovane uomo. Lui urtò la parete della caverna con la schiena, affondò le dita in una delle numerose tasche alla ricerca di una delle sue fedeli pietre; la superficie rocciosa alle sue spalle improvvisamente si illuminò a giorno.

Iw1G1EK



Non fu la sola: in tutta la piccola caverna, innumerevoli chiazze di luce si allargarono a partire dalla sottile ragnatela di glifi. Tra esse, nove spiccavano per estensione ed intensità, costrinsero i contendenti a socchiudere gli occhi lacrimanti, ad abbandonare momentaneamente ogni proposito bellicoso... ma quando li riaprirono, le pupille scure di Manpeiko si fissarono su qualcosa che si muoveva dietro al suo nemico giurato.
Un'espressione di stupore prima, di disperazione poi devastò le antiche rughe, mentre abbandonava il suo nembo cocente e si precipitava ad accarezzare la parete di roccia, divenuta trasparente come vetro. “KYUUBI-SAMA! COSA TI HANNO FATTO!” gemette con un lamento agonizzante, mentre artigliava con le unghie la parete – come se potesse abbattere quella tenue barriera per raggiungere il suo prezioso Kami.

Era come assistere ad uno spettacolo Kabuki: se ne rese conto Kataritsuen quando sgattaiolò via, abbastanza lontano da osservare ciò che aveva catalizzato l'attenzione della donna. Sulla pietra era proiettata l'immagine pulsante di un'ampia sala sorretta da colonne, al cui centro palpitava irregolare una luce tanto forte da rendersi inosservabile. Ogni tanto la navata si oscurava, come se la luce perdesse di forza; il sangue macchiava il marmo, figure umane si contorcevano in preda al dolore, alcune di esse cercavano disperatamente sollievo gettandosi in una inquietante polla attorno a cui si aggirava... Kurama?
Mancavano otto delle sue code, la belva era legata e impossibilitata a fuggire. Contro il soffitto, l'immagine inquietante dell'immensa falena-Chomei si aggrappava ad una stalattite, fronteggiata da uno sparuto gruppetto di shinobi circondati da strani cristalli luminescenti; accanto a Kurama la sagoma pallida di Kokuo percuoteva un labirinto incomprensibile coi suoi zoccoli rapidi, inseguito da un felino colossale fatto di... pietra? E portava dei ninja sulla schiena?!
I gemiti e le invocazioni di Manpeiko continuavano a ferire l'aria ferma: lui sapeva, razionalmente, che non avrebbe mai avuto un momento migliore di quello per colpirla alle spalle. Le dita si strinsero attorno alle bende che avvolgevano il manico di un kunai, il cuore che si dibatteva tra lo stupore e l'ansia, la mente quasi del tutto assorbita dalle immagini ultraterrene che il Gedo mostrava loro. Cupole oscure contenenti esseri umani e Yurei, frane spaventose che sommergevano shinobi spezzando le loro ossa.
“Non provarci neanche, piccola pulce blasfema!”

Con un grido lui lasciò cadere il pugnale arroventato, ammantato di quella fuliggine nera che circondava la figura della sacerdotessa piangente: l'acciaio tintinnò contro il fondo della grotta, sull'immagine di Son Goku incatenato – delle figure umane ammantate di aure bestiali poco lontano, a fronteggiare due samurai incoronati di fiamme e fulmini. Alle spalle di Manpeiko, che nemmeno si era voltata a guardare il faccia l'assalitore, un'altra squadra sembrava impegnata ad allestire una sorta di concerto davanti a un'isola: lì si riparava Isobu, dietro quella che appariva come una barriera. “Guarda coi tuoi stessi occhi! Osserva la grandezza del tuo insulto ai Kami!” Osserva la rovina della tua gente!” - gracchiava lei, con voce rotta.
Come quei ragazzini intrappolati nel mezzo di un incendio ed incalzati da un ratto mostruoso, o il gruppo di shinobi continuamente percosso da assalti talmente potenti da scuotere le fondamenta della scacchiera su cui sono confinati, impotenti, mentre quello che appare come un mostruoso tentacolo trascina via una delle loro compagne. “La libertà dei Bijuu è un insulto! È un insulto alla libertà e alla vita degli esseri umani come noi. È per questo che combattono tutti!”
“Combattono coi Kami, non contro di loro! Stolto, cieco e folle!”
Asserti ormai ascoltati e riascoltati, tanto quasi da diventare monotoni: avrebbero potuto anticipare le proprie reciproche battute, più che le mosse del rispettivo avversario – e questo se lo lessero in faccia a vicenda. Mentre lo facevano, il Tasso della sabbia affrontava una figura identica a sé, in un'arena all'ombra di due statue colossali... uno shinobi correva su di uno struzzo di argilla, un altro lottava contro mostri di pietra.
Un carnevale di sangue, sudore, paura, di insensatezze.

 
Top
121 replies since 12/4/2018, 14:25   7046 views
  Share