覚醒 Kakusei: scontro finale, [Fase 4]

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NGDR - 10° Anniversario
view post Posted on 4/6/2018, 21:15 by: NGDR - 10° Anniversario







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Evento


覚醒 Kakusei: Risveglio









Dentro al Gedo, 20 gennaio 249


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“Immagino tu sia finalmente soddisfatto”

Correva, il capo del Taisei, correva a perdifiato, inseguito da un nembo mortifero e dalla sua nefanda signora. Quella voce intrisa di un'ilarità acida, sprezzante, più caustica delle fiamme dello Yonbi, lo inseguiva echeggiando tra le pareti pietrose: non riuscì a farne a meno, Kataritsuen arricciò le labbra sui denti, quasi non volesse mostrarne il ringhio convulso alle ombre della caverna. Sapeva che quella donna avrebbe colpito là dove il suo animo sarebbe stato più vulnerabile, sapeva che avrebbe in tutti i modi cercato di piegare il suo spirito, prima ancora che il corpo. Del resto, il bersaglio era più che manifesto, specie per chi – come lei – era da tempo a conoscenza del loro segreto intento.
Il giovane proseguì la corsa, tallonato dalla grigia nube che si espandeva a riempire ogni anfratto del budello, il suo calore torrido che faceva sfrigolare l'umidità via dalle pareti di roccia viva; il cunicolo si gettò in un antro intermedio, l'inseguito scartò bruscamente a sinistra, si appiattì contro il fianco pietroso, lasciando che la nube si sfogasse lambendo la volta che lo sovrastava.

Stava arrivando, gli sembrava quasi di avvertire il fruscio delle stoffe stracciate dei suoi abiti. Serrò le labbra tra loro per soffocare l'ansimare aspro che gli saliva dalla gola. Deglutì un bolo di saliva viscosa.
Premuto contro la pietra tuffò una mano nella falda della giacca e gettò in aria una manciata di quelli che apparvero come rubini: delle dimensioni di unghie umane, rilucevano debolmente tra le ombre del ventre del Gedo. Si sparpagliarono allo sbocco del cunicolo, mentre le dita componevano rapidamente complessi sigilli; una luce sanguigna esplose dal cuore delle gemme, mentre da esse si dipanavano in cerchi concentrici ragnatele di glifi sottili. Tracciarono a terra una catena, un velo sottile andò a sbarrare il passo dell'inseguitrice. La nube caustica si ammassò contro la barriera invisibile, arricciando su sé stesse le proprie volute, soffocando la risata divertita di colei che si rintanava tra quelle spire fuligginose.

“Hai paura”

Un'affermazione, non una domanda: inutile sprecare fiato a ribattere, a dire che no, non era vero. Sarebbe apparso ridicolo ai propri occhi, ancor prima che a quelli della dannata vecchia. Kataritsuen riprese a correre, inseguito dalla risata polverosa, continuando a correre mentre il suolo si scuoteva sotto l'urto delle esplosioni: il silenzio assordante che accompagnò i suoi passi dopo una manciata di istanti segnò la caduta del suo baluardo.
Non si voltò neppure indietro.

“La tua paura... guarda, cos'ha fatto...”

Gli sussurrava nell'orecchio, come se le labbra vizze della sua nemica eterna stessero mormorando contro il suo orecchio. Era un trucco. Una dannata illusione.
Non poteva fermarsi.
Non poteva voltarsi.
Un lancio rapido al di sopra della spalla ed una rapida sequenza di sigilli: un lucore violaceo che si gonfiò ed esplose in una miriade di lame tintinnanti, scagliate in tutte le direzioni, pronte a rimbalzare al primo urto con la materia inanimata.

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“Si libereranno...”

Sapeva che non avrebbe potuto fare molto più che rallentarla

“Sai che lo faranno.”

Ma allora perché quella morsa a serrargli il respiro?

“Non puoi impedirlo...”

Avrebbe dovuto fermarsi e affrontarla, presto o tardi.

“Nemmeno io potrei!”

Una risata secca seguì le ultime parole; il giovane balzava al di là di un crepaccio, atterrava su di una chiazza di umidità, scivolava, batteva un ginocchio di peso contro la pietra, si rialzava, seguitava la sua corsa resistendo al dolore acuto. Un nuovo antro lo attendeva nel suo abbraccio frastagliato: corse al riparo di una colonna calcarea, frugando di nuovo tra gli abiti, contando febbrilmente il numero di gemme che si era andato assottigliando ad ogni lancio.

“Ci sono superiori. Come il cielo sovrasta la terra, come le stelle giudicano i vermi di terra.
Lui l'ha capito, sai?
L'ha capito, e ha provato a fermarti. Ci ha provato con tutto sé stesso...”

E nelle ombre, dopo un istante di incredulità, una rabbia sorda e cieca accese quegli occhi spalancati sul nulla.

 
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