覚醒 Kakusei: scontro finale, [Fase 4]

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NGDR - 10° Anniversario
view post Posted on 22/5/2018, 21:35 by: NGDR - 10° Anniversario







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Evento


覚醒 Kakusei: Risveglio









Dentro al Gedo, 20 gennaio 249


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L'umidità penetrava il suo corpo fin dentro le ossa, facendolo rabbrividire, e poco importava che il suo spirito - forse - non fosse davvero rivestito delle sue carni; l'eco confusa dei passi affrettati infestava il budello contorto e frastagliato, mentre Kataritsuen si faceva strada nella semi-oscurità alla ricerca di qualcosa che poteva solo ipotizzare, prossimo ad esaurire le proprie energie – tuttavia persistente nella sua determinazione.
Quella mostruosità che li aveva ingoiati era rimasta dormiente per innumerevoli anni: nessuno era sopravvissuto a quei tempi antichi per poter riferire dei suoi più intimi meccanismi, nessuno avrebbe mai potuto dire con certezza cosa sarebbe potuto accadere, nel caso in cui il rituale fosse stato interrotto bruscamente.
Neppure il più erudito tra i saggi.
Era un'evenienza ritenuta impossibile: un pensiero scacciato via, come una mosca fastidiosa, come una maledizione che si vuole schivare a tutti i costi.


Il vento – della cui realtà ormai dubitava, ma neanche questo aveva importanza – gemeva doloroso nel dedalo di gallerie scavato nel ventre del Gedo, come se trascinasse con sé i lamenti, le accuse inarticolate di tutti i corpi che giacevano sotto la superficie del lago.
Andava avanti, avanti, avanti ancora: non c'era tempo da perdere.
L'uomo cammina spedito quando sa dove andare, ma lui non lo sapeva.
Camminava ugualmente, spinto da un'urgenza che né il senso del dovere, né le ammonizioni dei nove potevano motivare adeguatamente: non poteva, non voleva dare un nome a quel timore viscerale che gli rodeva l'anima lentamente, metodico come un bruco con la sua foglia di gelso.
A tratti avrebbe potuto giurare di udire altri rumori, fruscii diversi dall'ululato del vento, dal gocciolare dell'acqua e dal suo respiro aspro nella gola: in quei momenti si arrestava in ascolto, poi scuoteva la testa e ripartiva. Fantasmi della mente, alterata per stanchezza o per spavento: si passò una mano sugli occhi serrati, strofinando con forza sulle palpebre, e proseguì imperterrito. Forse era la sua stessa coscienza a strisciargli alle calcagna, rivestita di un corpo posticcio come il suo.
Desiderò scacciare quel pensiero così come aveva fatto coi rimorsi, che pure tornavano a tormentarlo come un nugolo di moscerini su una carogna, finché non sentì i denti serrarsi e le labbra arricciarsi a scoprirli.
Hajime ... dove sei...


Forse in qual momento fiutò la sua debolezza: prese forma e si staccò da uno dei fianchi della caverna, una decina di metri alle sue spalle; probabilmente anche più brutto dei rimorsi stessi, aveva le sembianze di una donna talmente anziana da aver quasi perduto le proprie fattezze umane, un drappo violaceo a ricoprirle il corpo scheletrico e brunito come quello di una mummia. I capelli sciolti ricadevano fluenti e grigi sulle spalle della figura, le sclere candide baluginavano tra le ombre, mentre ghignando ella si mostrava al giovane: sì, qualcosa lo seguiva sul serio – ma sarebbe stato meglio se fossero stati sul serio i suoi sentimenti, rivestiti di una forma umana.
Nonostante il suo aspetto fosse dissimile a quello mostrato poco prima dell'attivazione del Sigillo, il bastone e il kiseru che ella brandiva non lasciavano adito a dubbi.
Kataritsuen deglutì a vuoto, il volto ancora più pallido dell'ordinario, un senso di disperazione profonda che saliva a ghermirgli la gola.
Non aveva tempo, tuttavia glie ne sarebbe servito ancora.


 
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