覚醒 Kakusei: scontro finale, [Fase 4]

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Karen91
view post Posted on 9/5/2018, 07:41 by: Karen91
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Chi vive senza follia non è così saggio come crede...


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Da una Lacrima di Luna

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[x] Il volto che cambiava espressione nonostante le palpebre fossero chiuse, il leggero sudore sulla pelle che le appiccicava i capelli alla fronte e quel respirare irregolare tipico di chi non sta facendo sogni sereni. Scatti nel sonno che poco si addicevano alla sua apparente tranquillità, anche in quel mondo l’aura in lontananza era presente ed influenzava ognuna delle loro vite come una presenza incessante. La stanza era ancora buia quando allungando una mano dall’altra parte del letto cercò la figura del compagno. Una ricerca istintiva che durò solo pochi secondi, non appena il cervello si mise in modo per fare il resoconto della situazione. Fuyuki non era ancora tornato e lei stava per andare in guerra... una seconda volta. Rimase immobile a fissare quel buco vuoto, avvertendo le coperte fredde sotto le sue dita affusolate. A quel punto amareggiata tornò a distendersi e a fissare il soffitto. Che fine aveva fatto il suo amato? In quei giorni aveva continuato a domandarselo più e più volte, ma senza poter ricevere nessuna risposta. Abbattersi sicuramente non l’avrebbe rinvigorita con il lavoro che l’attendeva. Aveva parlato chiaro con i suoi bambini; questa volta quello che la loro madre andava ad affrontare andava oltre ogni missione, la riuscita dell’intervento di Konoha e di ogni altro villaggio avrebbe sancito la salvezza o la distruzione del mondo. Non ci sarebbe stato più nessun posto sicuro, nessun futuro e chissà che la loro specie non finisse per essere completamente estinta. I suoi pensieri vagavano ed erano l’unica cosa che potevano fare con così tanti tasselli di puzzle mancanti. Le informazioni dei piani alti erano state condivise con i sottoposti più di alto grado, ma rimanevano superficiali. Lo sguardo passò per un attimo dalle ombre sul muro al comodino, dov’era riposta la pergamena con i nomi selezionati per quella spedizione. Sapeva di essere stata dura ma la lettera che aveva inviato ad ognuno di loro racchiudeva la freddezza di quello che sarebbe potuto accadere, senza troppi giri di parola; chi partiva doveva essere consapevole a cosa andasse incontro e non solo perché un leader glielo aveva ordinato. I genin erano quelli più a rischio, lo aveva visto durante la battaglia a Kumo. Uno dopo l’altro erano caduti sotto i giochetti di quelle creature mostruose, finché sul campo non si potevano contare sulle dita il numero dei sopravvissuti. Sarebbe stato uno sfacelo, per l’ennesima volta. Aveva intrapreso la strada dell’essere medico per salvare le persone e non per vederle agonizzare ai suoi piedi ed invece succedeva sempre il contrario. Si passò una mano sul viso stanca ed abbattuta da tutto ciò. I suoi adorati fratelli erano stati spediti in ricognizione in ogni casa a studiare la situazione, e già la giovane aveva deciso di cancellare alcuni nomi dalla sua lista. Non sapeva se il suo modo di muoversi sarebbe stato condiviso dal Kage, ma poco le importava. Se non si partiva convinti dal principio verso quella prova, i danni subiti sarebbero potuto essere ancora più ingenti durante lo scontro. Lo scricchiolio della porta, che si apriva lentamente, riportò la kunoichi sulla terra. Una piccola figura mingherlina, ancora in pigiama si avvicinò a lei. Chiaki gli sorrise dolcemente, scivolando di lato per lasciargli spazio. Sapeva perfettamente cosa fosse venuto a fare lì Aiko.

- Mamma non riesco a dormire... posso stare un po’ qui con te? - domandò il cucciolo con voce pacifica, ma fu chiaro come l’acqua per la ragazza capire che fosse preoccupato.

- Certo amore - rispose il genitore di rimando.

Infondo il suo ometto non era stupido, non lo era mai stato. Mirai al contrario di lui, sicuramente stava dormendo come un sasso. Increspò le labbra a quell’immagine astratta, rendendosi conto di quanto la differenza d’età non significasse nulla rispetto al carattere. Il moretto sembrava una piccola copia in miniatura di suo marito, anche se tra loro non scorreva nessun legame di sangue. Chissà se anche da così acerbo il partner avesse avuto un atteggiamento simile? Sicuramente il suo passato era stato più spensierato del piccolo di fianco a lei. Lo avvolse tra le sue braccia, facendogli avvertire tutto il suo calore.

- Hai fatto qualche brutto incubo? - indagò lei, felice di poter fare una conversazione con qualcuno dato che ormai il suo sonno era andato a farsi benedire con quel risveglio brusco.

- Non proprio... non riesco a prendere sonno. Ho una brutta sensazione mamma - disse il pargoletto rimanendo immobile, senza incrociare minimamente lo sguardo della donna.

Non aveva dormito per nulla fino a quel momento suo figlio ed anche se era ancora piena notte, aveva perso delle ore preziose che gli sarebbero servite per gli studi del mattino seguente. Trovare delle parole confortanti quando tutto era così ignoto non era facile, non voleva fare la parte della bugiarda, non con lui. Ci fu un attimo di silenzio prima che prendesse una boccata d’aria e provasse a mettere delle parole di senso compiuto insieme.

- Voglio partire con te. Sento di essere pronto - esordì di nuovo il fanciullo.

- Aiko... - sussurrò istintivamente il tutore.

Sul viso di nuovo il sorriso, gli occhi lucidi a trattenere le lacrime. La mano delicatamente si spostò sui capelli e sul volto dell’infante, poi un bacio sulla nuca.

- Non hai affrontato ancora l’esame per diventare genin, non ti permetterebbero mai di partire; e poi mi sento più sicura ad averti qui. Amane ha bisogno di te ed anche Mirai nonostante sia più grande, e non lo ammetterebbe mai - esortò la diciottenne.

- Posso farlo domani l’esame e raggiungerti. Loro se la caveranno... - nemmeno lui sembrava convinto sul da farsi.

- E se le cose dovessero mettersi male? Chi si prenderà cura di loro? Aiko ognuno di noi ha un ruolo in questa vita... a volte non si ha voglia di seguirlo, ma lo facciamo per dovere. Cresci, impara, divertiti... che questi momenti non torneranno più. Sei ancora nel tratto più spensierato della tua vita, dovresti farne bagaglio - rispose l’evocatrice, assegnando il compito all’orfanello.

- Mamma ma io sono già grande... non voglio divertirmi, voglio diventare il più potente ninja sulla faccia della terra, così che nessuno possa far del male alla mia famiglia. Ma stare qui con le mani in mano mi rende inutile - disse tutto convinto, lasciando di stucco persino l’ex nukenin.

- Sono sicura che lo diventerai amore mio, ma ci vorrà tempo. Non sei inutile... devi solo capire cosa puoi e non puoi fare, sfruttando le tue potenzialità al meglio. Adesso riposiamo che domani sarà una giornata molto lunga - terminò il discorso lei con tono celestiale, facendo passare le sue dita tra i capelli mossi del moretto.

Una serie di brillantini luminosi abbandonarono il corpo della fanciulla, scomparendo a contatto con la chioma di Aiko; finché questo non si trovò a sprofondare in una stanchezza indotta.

- Mamma sono sicuro che tornerai... lo fai sempre - l’ultima parola fu difficile persino da comprendere tanto era il sonno.

Non riuscì a trattenersi nel dargli un ulteriore bacio, prima di lasciarsi andare nel sonno insieme al suo piccolo.

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Recuperò tutto ciò di cui aveva bisogno mantenendosi comunque piuttosto leggera per il lungo viaggio in programma. Ogni rotolo con i medicinali, ogni arma venne prontamente nascosta nel posto più pratico e consono. Nemmeno questa volta utilizzò la giubba datale in dotazione, non ne aveva bisogno anzi la trovava piuttosto scomoda ed antiestetica. Il suo kimono corto, realizzato con le sue stesse mani era una sicurezza. Nel tragitto verso le porte se la prese piuttosto con calma, dato che era ancora presto quando aveva decido di abbandonare la sua abitazione. Buona parte della passeggiata fissò il coprifronte che risaliva all’epoca di quando era genin, la stoffa era stata modificata ma la placca di metallo rimaneva la stessa. Si sentiva nostalgica perché nonostante fosse tornata alle sue vecchie abitudini ancora non aveva riabbracciato quel simbolo, indossandolo con orgoglio. Adesso che aveva visto il mondo quanto poteva essere vasto quel monile le sembrava una cosa tanto insignificante, un attaccamento estremo ad un simbolo banale a confronto di ciò che stava per succedere. Eppure quel giorno doveva essere una guida per quel popolo, una sicurezza verso una totale incertezza. Prese un lungo respiro e lo indossò legandolo al collo. Si sentiva diversa adesso. Continuò a camminare completamente a disagio. Come poteva una cosa così inanimata creare una simile sensazione? Prima di raggiungere il punto di ritrovo, non riuscì a trattenersi e lo sfilò via riponendolo all’interno delle vesti; lì dove aveva sempre preso posto fino a quel momento. Vicino al cuore ma lontano dagli occhi di tutti. Si appostò su un albero, lì dove osservò con calma il progredire dell’armata che di minuto in minuto si espandeva a vista d’occhio. Non aveva mai amato stare al centro dell’attenzione, soprattutto ora che la sua posizione rimaneva comunque ambigua visto il ruolo ricoperto in passato. Chissà se i suoi uomini avevano accettato di buon grado la sua leadership? Non che potessero farci qualcosa. Riconobbe immediatamente la sua squadra anche se i nomi non erano facili da ricordare, almeno non così tanti e tutti insieme. Le schede che le erano state assegnate avevano parlato chiaro e aveva poco da condividere con il suo gruppo. Infondo ognuno sapeva esattamente dove stessero andando e quali erano i pericoli che incombevano con la loro adesione. Per quanto Chiaki non appoggiasse completamente l’ideologia dell’Uchiha nell’appoggiare il Taisei, dentro di lei sapeva di dover contribuire a dare speranza alle nuove generazioni. Se le cose si fossero messe male e lei non fosse stata lì, non si sarebbe mai perdonata quella sua mancanza. L’Hokage arrivò spaccata e puntuale, quando ormai tutto era pronto e solo i ritardatari mancavano all’appello. Non sarebbero partiti senza prima un discorso d’incitamento, qualcosa che avrebbe rinvigorito l’esercito per affrontare quel lungo viaggio che li attendeva. Ascoltò con acutezza la fanciulla, carpendo le ragioni a cui la donna si aggrappò per trascinare tutti con lei. Non poteva scegliere un appiglio migliore per far leva nei cuori dei suoi sottoposti. L’urlo finale che ne seguì fu un chiaro segno di quanto il popolo potesse sentirsi risucchiato in quelle dottrine. Il chakra era un elemento talmente fondamentale con cui erano cresciuti loro tutti, che era impossibile immaginarsi una vita senza. La Hyuga annuì e non appena la marcia iniziò, la diciottenne con un breve volo si mise in testa alla sua fila. Vide qualcuno sussultare alle sue spalle, forse non aspettandosi quell’ingresso in scena. Pensavano forse che avesse abbandonato la missione dopo le missive che aveva inviato personalmente? Temeva la morte come ogni essere vivente, ma non si sarebbe lasciata bloccare dalla paura. Il suo tesoro più grande rimaneva lì e doveva essere protetto con tutte le sue forze. Sapevano bene i bambini che se le cose si fossero messe male, l’eremo li avrebbe ospitati. Aiko ed i furetti conoscevano bene la strada per raggiungere quell’angolo nascosto di paradiso.

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Per quanto fosse abituata a traversate così lunghe, il tragitto con una massa di gente così corposa non fu facile. I più in erba erano quelli che subivano di più, quelli che dovevano stringere i denti nonostante la stanchezza e la tensione. I loro corpi ancora non erano temprati da allenamenti estenuanti, le loro menti che non avevano mai vissuto qualcosa del genere. Brancolavano nel buio con l’unica sicurezza che le figure dei loro superiori l’avrebbero protetti. Illusioni, ognuno doveva aggrapparsi a speranze per non finire affogato dalla disperazione. Il tempo non giocava sicuramente un ruolo vantaggioso in quella marcia silenziosa. Quell’andatura era estenuante ed ogni tanto la kunoichi non riusciva a trattenersi nell’andare in perlustrazione. Il Byakugan le aveva mostrato qualcosa in lontananza, un chakra che aveva riconosciuto immediatamente e che era stata costretta a cambiare direzione. Quando le sue ali si spiegarono nel cielo azzurro e la forma di Kurama si palesò, il suo cuore perse un battito. Ecco che fine aveva fatto, se ne andava scorrazzando tranquilla nel Paese del Fuoco. C’era qualcosa di strano nel suo comportamento però: si muoveva in linea retta, passo tranquillo e con lo sguardo rivolto verso una direzione ben precisa; la stessa del loro esercito. La Volpe se la ricordava molto più agitata, irrequieta. Quel modo di fare era assurdo, sembrava quasi ammaliata. Che quel richiamo energetico fosse motivo di tale comportamento? Il jonin preferì comunque non avvicinarsi, mantenendosi in linea d’area vicino al suo plotone. Un’altra presenza imponente presto fece capolino alle loro spalle, ma ad una distanza tale che era quasi difficile distinguerla. Le sembianze sembravano quelle di una scimmia, ma cercò di assopire la sua curiosità per risparmiare le energie rimettendosi in riga. Tornò ad essere un puntino in quella scia di corpi, nell’attesa di vedere qualcosa all’orizzonte.

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Fukagizu magnifica e desolata al tempo stesso. Le rovine abbracciavano quello che rimaneva di una civiltà ormai estinta. Il luogo ideale per una battaglia epica. Se solo quelle pietre potessero parlare chissà quante storie avrebbero da raccontare. Ogni sfumatura di grigio predominava su tutto, persino il cielo che si apprestava all’imbrunire incrementava la teatralità di quel posto. Il presagio rimaneva negativo, insieme all’aura potente che si avviluppava fino al centro della città. Il tutto circondato da una strana barriera azzurrina, che il medico scoprì quasi per caso. Una trappola per contenere o una protezione per gli indesiderati. Ogni dubbio era lecito in una battaglia in cui le informazioni si potevano contare sulla punta delle dita. Rimaneva il fatto che il Taisei si trovava probabilmente all’interno e sarebbe stato quello il posto dove avrebbero dovuto recarsi. Ne studiò la forma sferica e approfittò di un breve volo per vedere quante armate erano in arrivo da altri fronti. Raggiunse il campo base, allestito sul momento per far refrigerare soprattutto i combattenti più giovani; e per far riflettere e prendere tempo agli adulti. Naturalmente le voci si erano fatte largo tra le file finché la notizia di quel campo di contenimento non aveva raggiunto la maggior parte dei militi. Preferì avvicinarsi ai membri più esperti per poter cogliere qualche dettaglio in più, qualunque cosa fosse sfuggita ai suoi occhi, ma c’era ben poco su cui studiare. L’unica cosa che ottenne furono le nausee che le scossero le viscere quando un elemento urlante e particolarmente agitato si presentò completamente sudicio di letame. Il capovillaggio non sembrava molto contento della sua presenza e Chiaki preferì non indagare a riguardo. Sicuramente in parecchi lo conoscevano, quindi non doveva essere un tipo che passava inosservato... e come poteva dopotutto per essersi presentato in quella maniera all’esponente più alto in grado? Una volta sistemati i ruoli e date le nuove direttive, parte dell’esercito proseguì la sua avanzata, fino a trovarsi faccia a faccia con la barriera. La bella dalla chioma blu prima sfiorò il velo delicato con le dita, che come un budino o una leggera sferzata di vento inglobava chiunque volesse oltrepassarlo. Al suo fianco vide persino chi utilizzò metodi violenti senza un vero motivo, ma da una parte capì le loro ragioni. Come dei topi da laboratorio stavano annusando la trappola, nella speranza di poter sciogliere l’inganno con le loro sole energie. Un po’ sciocco dopotutto, ma rimaneva meglio del non fare assolutamente niente e lasciarsi inghiottire come stava facendo lei seguendo quell’onda di uomini. Li stavano aspettando, la fazione “buona” di quella strana guerra che poco gli apparteneva. Il ninja ne riconobbe immediatamente le vesti, gli atteggiamenti pacati molto simili tra loro, quasi come se appartenessero a qualche strana setta religiosa. Il tragitto non durò molto in compagnia del loro nuovo “alleato”, ma presto si trovarono confinati in un lato della piazza un po’ troppo stretta per la capienza dell’esercito che le varie nazioni si portavano al seguito. Troppa gente, troppo stretti. La sensazione negativa esposta da suo figlio quella mattina iniziò a trasformarsi in un cappio al collo. Yume che era rimasta in silenzio fino a quel momento sembrò smuovere in lei tutta la sua inquietudine. Solo l’avvertire tutto quel chakra concentrato in un unico punto e altrettanto più corposo avvicinarsi in lontananza con l’arrivo dalla fazione “nemica” creava una certa emicrania nella fanciulla, che fortunatamente andava scemando più il suo essere si abituava a quell’ambiente. Tralasciati i convenevoli, i capi indiscussi di ogni luogo si approcciarono direttamente con colui che aveva sparso il suo invito all’intero continente; qualcuno anche poco carinamente. Lì lasciò parlare rimanendo in silenzio e mostrando un certo rispetto nei confronti delle autorità, rimanendo semplicemente vigile e scrutando ogni mossa di chi giocava quella partita. Quel certo Kataritsuen sembrava uno che nonostante la giovinezza sapeva il fatto suo; un po’ troppo palesemente appariva intento a guadagnare tempo evitando prontamente di non rispondere alle domande dei presenti. Chissà quanto avrebbe retto la pazienza della Tsuchikage? Non sembrava sicuramente la classica donna paziente e che accettava un cambio d’argomento. Quando i suoi occhi pallidi misero a fuoco alcuni membri agguerriti farsi strada a fatica per oltrepassare lo scoglio più grande eretto dal Taisei, la diciottenne capì che ormai lo scontro stava per essere imminente. La prima che nel suo manto rosso sangue raggiunse la piazza fu un elemento che riconobbe immediatamente. Manpeiko. L’aveva già incontrata, anzi le aveva messo i bastoni tra le ruote con estrema facilità. Un incontro che si portava dietro la sua famiglia da quando era cominciato tutto quel trambusto dei Bijuu, che intanto in lontananza proseguivano il loro tragitto verso di loro. Enormi, inquietanti e dalle forme più bizzarre. Sembravano un incrocio di animali già esistenti, ma carichi di energia pronta a esplodere. Per l’ennesima volta fu costretta a disattivare la sua capacità innata, con gli occhi lacrimanti per il dolore. Fortunatamente non fu costretta a curarsi come avvenuto durante l’incontro con Kurama, ma preferì non azzardarsi nuovamente. C’erano così tanti coprifronte in quella piazza, ne poté notare anche uno in particolare: quella nota musicale. L’aveva già vista anni addietro, sulla fronte di un suo compaesano che sembrava particolarmente deciso nel volerla nascondere. Nemmeno chi si muove nell’ombra sembrava intenzionato a rimanere in disparte in quel conflitto. Chissà se anche Akatuski aveva messo il suo zampino lì in mezzo? Una voce acerba e dall’accento inusuale si fece largo improvvisamente tra la folla. Riuscì a scorgerne la figura con più difficoltà adesso che il cielo si era oscurato lasciando spazio alla luna e alle stelle. Lo stemma di Kumo e quella convinzione esuberante tipica di quel posto disperso nelle montagne. Non c’era nulla di sbagliato nel suo discorso peccato che quello di cui non si rendeva conto quel chunin era con chi avesse a che fare. Gente di vecchio stampo, che aveva troppi uomini a carico per credere nelle favole. Come una massa di pecoroni si seguivano l’un l’altro o per lo più prendevano spunto da notizie attendibili, piuttosto che da vaghe illusioni. Il suo intervento venne ignorato e ben presto dimenticato sotto le scosse di terremoto provocate dai bestioni sempre più vicini. Avvertiva le paure dei suoi vicini di posto, i più all’oscuro si guardavano intorno confusi. Qualcuno ripeteva una preghiera ai Kami sottovoce, un altro terrorizzato bisbigliava che sarebbero morti tutti. I boati della barriera interrompevano di tanto in tanto quel mantra che si era stabilizzato intorno alla kunoichi. Poi la parola di nuovo alla brizzolata che capeggiava l’esercito del Kyo Dan. Non riuscì a non mostrare un’espressione sconvolta alle sue parole, li stava forse prendendo in giro? Quel discorso non le apparteneva e lei non riuscì a mantenere il suo voluto silenzio.

- Quello che tu hai fatto per raggiungere i tuoi scopi è una blasfemia, un’ipocrisia. Supplichi i Kage, cercando di impietosirli davanti ai crimini umani quando tu sei l’esempio vivente delle azioni sconsiderate per raggiungere gli obiettivi del tuo credo. Le tue mani sono sporche di sangue, ti ho visto uccidere ninja cogliendoli alle spalle solo per arrivare al Kyubi... ogni tua parola ha la stessa consistenza della polvere che controlli - con uno sbuffo d’aria la konohana si alzò in volo, rendendosi visibile alla donna.

Non ci fu nessun confronto perché improvvisamente il caos inglobò qualsiasi cosa. Le creature ancora costrette all’esclusione fecero cadere ogni resistenza. Un polverone si alzò in lontananza mentre occhi sgranati e panico si dipinse sugli occhi di tutti i militi. Qualsiasi accampamento, struttura ancora in piedi venne calpestata dalla potenza dei Cercoteri che sembravano non essere coscienti di ciò che stavano facendo. La Hyuga si spostò al volo, ringraziando il suo essere così leggera ma spingendo la sua truppa a rimanere unita e nascondersi. Il membro per eccellenza del Taisei non sembrava minimamente scosso da ciò che era appena successo, come se tutto stesse andando secondo i suoi piani. La guaritrice atterrò su un tetto, cercando di avere una visuale chiara di tutta la situazione. Purtroppo i suoi occhi erano inutilizzabili e solo l’amplificazione delle sue sensazioni erano un aiuto concreto. L’uomo alzò al cielo il suo medaglione ed una serie di glifi luminescenti apparvero sul terreno polveroso. La successione degli eventi le scorreva davanti senza che lei potesse fare nulla, ogni mossa era una vera incognita. Improvvisamente urla di dolore si susseguirono nell’aria ed un’opprimente forza appesantì lo stomaco della giovane. No, non si trattava del suo apparato digerente ma era il centro nevralgico dove confluiva il suo chakra. Si sentì improvvisamente debole, come se le stessero portando via la sua linfa vitale. Poi vide i più piccoli cadere a terra, troppo esausti anche solo per rimanere in piedi. Come loro anche gli esseri mitologici accusarono quella sofferenza, portandoli a ribellarsi e contorcersi ma almeno arrestando la loro furiosa avanzata.

Siamo stati usati... prevedibile ma non pensavo finesse così in fretta

Ogni cosa stava andando nella giusta direzione per gli strateghi, finché qualcosa non cambiò le carte in tavola. Il medaglione del capo fazione venne strappato dal suo proprietario e la terra si spaccò letteralmente in due. Quello che aveva tutte le sembianze di un rituale non era giunto a termine, poteva leggerlo chiaramente dagli occhi impauriti dell’uomo che li aveva incastrati lì. Cosa significava tutto questo? Che anche loro avessero dei disertori nella loro organizzazione? L’ex nukenin fu costretta ad appoggiare un ginocchio a terra, respirando a fatica e con un occhio socchiuso. Non ci stava capendo più nulla e nonostante provasse a trarre conclusioni quel peso la rallentava mentalmente e fisicamente. Poteva essere solo una mera spettatrice, godendosi un finale scenico inaspettato. Pezzi di terreno volarono schiacciando qualsiasi cosa o essere lungo il loro tragitto; inarrestabili, spruzzati come rocce di un vulcano appena destato dal suo lungo sonno. Nessuno aveva più la forza d’entrare in panico. Doveva solo sperare che i superstiti non venissero calpestati dai Bijuu che avevano ripreso la loro corsa verso il centro. Poi un’ulteriore presenza fece capolino dalle viscere della terra. Qualcosa di mostruoso che non aveva mai visto in vita sua. Cadde a sedere, ammirando la maestosità di quel nuovo essere giunto e pronto a divorarli tutti. Il suo grido si fece largo per l’intera area, facendo sudare freddo la povera vittima. Rimase impietrita di fronte a tanto squallore, mentre una pietra dieci volte più grande di lei si abbatté su quello che restava di quella che un tempo doveva essere una residenza piuttosto ricca, che si affacciava direttamente sulla piazza. Perse totalmente la sua base d’appoggio, cadendo all’interno della struttura. Sbatté contro qualche trave di legno, riuscendo comunque a recupere l’equilibrio con le poche forze rimaste. Sgattaiolò trascinandosi fino all’arcata di una finestra, come un magnete attratto dal metallo. Voleva vedere la sua fine, lasciando che i pensieri ed i suoi ultimi attimi fossero rivolti ai suoi bambini, al suo amato e a tutte le gioie che la vita le aveva fatto dono. Se ne sarebbe andata con il sorriso, lo avrebbe fatto per quello che aveva deciso d’essere e per i suoi figli.

Chiaki ce la fai ad alzarti e fuggire?

No... sono troppo debole

Non si chiese nemmeno come potesse lo spirito dentro di lei comunicarle in quel momento, solitamente solo i sogni creavano un legame tra le due entità. Che la morte fosse tanto vicina da aver sbloccato la voce della sua anima? Imbambolata fissò lo sfacelo che si propagava, mentre lingue di chakra fuoriuscivano come serpenti dalla bocca di quella statua con una sua coscienza. Un angelo mietitore dall’aspetto tutt’altro che divino. Chi ancora rantolava non appena venne sfiorato da quelle lingue trasparenti non si mosse più. I loro corpi caddero inermi a terra, risucchiati da quell’obbrobrio con la bocca spalancata, affamato. Presto avrebbe avvertito il suo chakra, prima di quanto potesse immaginarsi il pericolo l’avrebbe sopraffatta. Arrivò alle sue spalle, sinuoso e serpeggiante, trapassandola. Bastò quel semplice tocco per portarla dritta nell’oblio più oscuro. [x]

 
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