覚醒 Kakusei: scontro finale, [Fase 4]

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Sir Onion
view post Posted on 5/5/2018, 13:11 by: Sir Onion
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Mhh... mhhhh..

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Ishi no Kuni, 20 gennaio 249


*Gli eventi precipitarono quasi troppo rapidamente perché Hideyoshi potesse maledirli uno ad uno. Quasi.
Dal centro della piazza e delle attenzioni di tutti i convenuti, Manpeiko rivolse loro la propria risposta. Che le avessero augurato la morte, che l’avessero incalzata o anche solo cortesemente invitata a dar loro delle risposte non fece differenza alcuna: le parole di Manpeiko suonarono al Cantore come una parafrasi vuota e banale, una fanatica ripetizione di quanto era scritto nella lettera. La donna era un’invasata, e il ragazzo non poteva fare a meno di pensare che lo fossero anche tutti coloro che avevano deciso di seguirla. Inspiegabile come potessero, come fossero in grado di buttare le proprie vite sulla base delle promesse di una donna che chiaramente non aveva idea di cosa la attendesse al termine di quel folle proposito. Nonostante in vita sua avesse visto quella cieca sudditanza assumere mille forme diverse, non riusciva a non sorprendersi, a non biasimare. Le conseguenze non variavano mai.*


(Carne da macello. Carne da macello.)

*Non riusciva a togliersi quelle parole dalla testa, né il tono di chi, per la prima volta, gliela aveva rivolte. Ed ogni volta che le ripeteva il cuore saltava un battito, il Segno prendeva piede in corpo e mente. Non sarebbe morto nella guerra di qualcun altro, non sarebbe stato più uno strumento altrui. Diecimila volte se l’era promesso, ora come allora, messo di fronte ad ordini o promesse folli.
Ritenere che i demoni potessero avere un legame con loro, potessero addirittura convivere con loro, rientrava pienamente nella categoria. Il modo in cui il Sette Code li aveva sterminati non aveva nulla di folle o bestiale: la creatura li aveva attratti, aveva atteso il momento opportuno ed aveva colpito senza alcuna esitazione. E se questi potevano ancora latamente assumersi come comportamenti animali, predatori, certamente non lo erano state le parole che il demone gli aveva rivolto un istante prima di impalare Utako.*


(Follia. Queste creature sono per noi il lupo. No, nemmeno, sono l’uragano, il terremoto, il cataclisma. Non hanno alcun interesse nel cacciarci, non hanno alcun interesse nel nostro sopravvivere, esistere. Siamo insetti, irrilevanti.)

*A questa realizzazione tornò inevitabilmente, un istante prima che i Kami gliene portassero terribile conferma.
La barriera cedette di schianto, il bagliore argenteo sostituito dal fuoco infernale, dal tumultare di una cavalcata inarrestabile. Non più ovattati dallo schermo d'energia, i suoni e le sensazioni di cui i demoni erano forieri li investirono come una valanga, annientando qualsiasi possibilità di dibattito. Panico, grida, la necessità immediata e primordiale di mettersi in salvo, fuggire... ma di nuovo non trovò risonanza nel suo cuore, che battendo ormai da tempo nella prospettiva di un annientamento incombente non poteva più votarsi all'autoconservazione, non fine a sé stessa. Ma aveva promesso a Kira che sarebbe tornato, si era promesso che non sarebbe morto lì: il Suono dipendeva dalla sua sopravvivenza.
Fece per appellarsi a Kuro, cercare un modo per sottrarsi alla carica apocalittica, ma prima che potesse farlo l'ennesimo bagliore gli offuscò lo sguardo... quindi l'udito, l'olfatto, ogni senso superstite, divelti uno ad uno da una stretta implacabile.*




(Ma che... che diavolo?!)

*Sentì le ginocchia venir meno, forzandolo a sorreggersi sulla lancia per non stramazzare al suolo. Il respiro si fece pesante, e con sguardo offuscato il Cantore cercò attorno a sé una risposta. Qualcosa lo stava prosciugando, lui e tutti i presenti, senza lasciargli scampo.
Poi, a mano a mano che i ninja cadevano e i lamenti si facevano più strozzati, gli occhi isolarono la luce prodotta dal ciondolo di Kataritsuen. Pulsante, si estendeva oltre la figura sfocata del ragazzo, scivolando tra loro ed illuminando la città in un intricato lavorio di glifi. Una fuuinjutsu di qualche tipo, una trappola, l'ennesimo vergognoso tradimento.
Se avesse levato il capo, se avesse potuto distinguere un suono dall'altro, si sarebbe accorto che i demoni stessi andavano soffrendo quella stretta. E perché non avrebbero dovuto? I sospetti del Kyo Dan erano senz'altro fondati, ma ciò non ne migliorava minimamente la natura... anzi, ne evidenziava l'inettitudine, al contempo dipingendo di colori spaventosi il Taisei. Non che il giovane avesse la capacità di elaborare quel tipo di implicazioni: costretto in ginocchio, stretto all'asta della propria arma come un sostegno nella tempesta, Hideyoshi ribolliva d'odio e furia. Più il talismano risucchiava chakra, più si ampliava il vuoto d'energia, più il Segno montava come una marea impazzita. E il Kokage non aveva alcuna intenzione di resistergli.
Il chakra nero prese a trasformarlo, a deformare il corpo senza coerenza, a sfrigolare sulla pelle come acido, nascondendone quasi la figura. Gli occhi si tinsero di un giallo incandescente, la bocca stretta in un morso serrato, schiumante.*


"Bastardi... bastardi... bastardi..."

*Ripeté, il grugnito di un animale, trascinandosi verso Kataritsuen, strisciando, finché la vista non gli fu sottratta quasi del tutto, la mente consumata da un lato dal sigillo, dall'altra dal Segno. Il richiamo dell'Oblio si fece vicino, sempre più vicino, ed il ragazzo finì ad un passo dal precipitarvi dentro. Il pavimento sotto i suoi piedi prese a disintegrarsi, la luce del talismano a mescolarsi con i suoi stessi vapori, sollevandosi e distorcendosi; i palazzi si allungarono verso di lui, le loro figure familiari, i loro volti vetusti, famelici.
Quando lo sconosciuto intervenne ad interrompere il rituale, Hideyoshi, fuori di sé e fuori dalla realtà, si trovava incredibilmente vicino al suo bersaglio... terribilmente vicino. Il tempo di sentirsi trascinato indietro, il tempo di aprire gli occhi, che il pavimento della piazza esplose dal di dentro. Con violenza indescrivibile il Kokage venne sbalzato all'indietro, libero dalla stretta del pendaglio quanto da quella della gravità, finché non colpì la pietra delle rovine, e poi nuovamente il pavimento... e qui rimase, vuoto ed inerte, mentre il resto della città gli crollava attorno. Ogni sensazione andava scomparendo, ogni suono lontano, ogni pensiero spazzato via dal dolore, dallo stordimento.
Tentò di muoversi, di alzarsi, ma qualsiasi comando o pensiero compiuto intentasse si infrangeva contro un muro invalicabile. Nemmeno il Segno sembrava in grado di raggiungerlo... una circostanza felice, segno inequivocabile che la morte era vicina. Nonostante tutto si era sbagliato, nonostante tutto Kira aveva avuto ragione.
I Kami gli mostrarono finalmente misericordia, sottraendolo alla sofferenza terrena prima che potesse sprofondare nuovamente nell'autocommiserazione. Il Cantore sentì i sensi abbandonarlo, un richiamo nel petto, gelido, irresistibile... si lasciò andare, rendendo la propria anima.*
 
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