覚醒 Kakusei: scontro finale, [Fase 4]

« Older   Newer »
  Share  
Lucifergirl88
view post Posted on 1/5/2018, 13:54 by: Lucifergirl88
Avatar


Group:
Kiri
Posts:
16,471
Location:
Belluno

Status:


Ordini non ne arrivarono mai. Tutto si svolse troppo rapidamente per poter opporre un’adeguata resistenza o anche solo per pensare a una contromisura adatta. Non ce ne fu il tempo. Non ci fu modo di elaborare nulla, solo di constatare che erano caduti in trappola come dei polli, nelle mani di qualcuno che non aveva mai avuto intenzione di trattarli come pari, ma solamente come carne da macello. Quel “io te lo avevo detto” che gli risuonava in testa, gli fece montare una rabbia immensa, che si tramutò poi in inquietudine non appena quel fiore id luce sbocciò nel bel mezzo della piazza su comando di quel tale del Taisei. Una serie di sigilli e glifi iniziarono a correre sulla superficie della piazza. Aurei, si impressero nella polvere passando sotto i piedi di Yu che indietreggiò osservandoli incidersi sul suolo sotto di sé. L’idea che dovessero levarsi di torno il prima possibile, iniziò a martellargli in testa più forte che mai, grattando sulla porta della sua coscienza, prendendola a calci e a spallate nel tentativo di fare entrare un po’ di buon senso in quel cervello che sembrava averlo perso nell’esatto istante in cui aveva accettato quel compito suicida. L’istinto che tentava di prevalere sulla lealtà e la ragione…e avrebbe anche vinto, se solo non fosse stato troppo tardi. Di lì a poco, tra il tumulto generale, i primi gemiti strozzati e le prime grida si alzarono dagli eserciti. Agghiaccianti, un misto di paura, dolore e disperazione seguiti dalle urla allarmate di chi stava accanto agli Shinobi che stavano soccombendo. Alcuni di questi il Rosso stesso li vide. Erano giovani, genin soprattutto, si afflosciarono a terra, scossi dagli spasmi, con gli occhi spalancati pregni di terrore, la bocca aperta in un grido silenzioso quando anche le corde vocali non furono più in grado di emettere alcun suono. Una scena straziante, che non tardò ad intaccare non solo gli animi dei soldati più esperti, ma anche il loro corpo. Si manifestò inizialmente come una leggera nausea e uno strano capogiro, come quelle mattine in cui ci si alzava troppo rapidamente dal letto, per poi diventare qualcosa di estremamente più marcato e spaventoso. In quei primi istanti, Yu si tenne in piedi piantando la punta di Kenmaki nel terreno, ma l’energia prese presto a scarseggiare. Era come una lenta agonia…Dicevano che la morte per dissanguamento fosse la più lunga e atroce, ecco, ciò che gli Shinobi si trovarono ad affrontare in quella piazza non era troppo diverso. Il corpo del Rosso si fece sempre più debole, tanto che fu costretto a lasciarsi cadere in ginocchio sul terriccio. Le gambe non lo reggevano più, respirare era diventata una fatica, la vista si era fatta appannata e i pensieri gli sfuggivano dalla mente prima che potesse afferrarli. Riusciva a percepire il chakra - quel poco che gli rimaneva - affievolirsi sempre di più, risucchiato via dal suo corpo come acqua con una cannuccia…la presa sull’elsa di Kenmaki stava facendosi sempre più incerta, mentre quella luce maligna che aveva notato poco prima, stava diventando sempre più forte e intensa. Gemette, le membra facevano male, gli organi privati dal chakra iniziarono a dare i primi segni di sofferenza quando, con un conato, vomitò quel poco che aveva mangiato durante il viaggio. Sputò, ansimando e tossendo, mentre da lontano le grida d’agonia dei Bijuu, riusciti a superare la barriera, ferirono il clamore della piazza, anche loro finiti in quella trappola ordita dall’Ordine. E dire che l’idea del Kokage a Yu era piaciuta: lasciare che le Bestie facessero piazza pulita di quelle organizzazioni che tanto male avevano causato, adesso come probabilmente in passato.
E invece….invece erano tutti costretti in ginocchio.


NO! Non così!...Non voglio.

Fu con un ringhio che strinse di più la presa su Kenmaki, come fosse l’ultimo appiglio in quella realtà sbagliata, che non mancò di peggiorare per ricordare a quelle formiche ch’erano che quelle poche speranze che continuavano ad avere, non erano che inutili illusioni atte solo ad allungare le loro sofferenze. Un boato assordante seguì l’aprirsi di una ferita nella terra da cui, presto, delle grida inumane e strazianti emersero dal sottosuolo, soffocando ed annullando quelle di tutti i presenti. Gli occhi di Yu si spalancarono, osservando l’enorme creatura che faceva capolino dal suolo. Era una statua animata, come se avesse una vita vera e propria. Lottò, gridando per uscire dal luogo che la stava imprigionando, mentre i suoi molteplici occhi impazziti ruotavano in ogni direzione e le sue braccia arrancavano tra le rovine, scavando, aggrappandosi per fare forza e uscire sotto lo sguardo terrorizzato dei presenti.
Una paura ancestrale, un’angoscia quasi innaturale si fecero strada in Yu ad ogni bracciata di quella creatura, ad ogni suo grido. E si fece sempre più forte, sempre più pressante, come un artiglio che agguantava l’anima e la strappava, un brivido di gelida consapevolezza che sconquassava il corpo fin nelle ossa e nelle viscere, invadendolo come un veleno inestinguibile. Una ferita sulla carne viva avrebbe fatto meno male di quella. Non c’era sangue, non c’erano segni evidenti, eppure, era come essere squarciati dentro da quegli ululati, come se quella voce inumana afferrasse il cuore e volesse strapparlo via dalla cassa toracica. Un terrore primordiale che non si fermò nemmeno con lo spegnersi di quella voce straziante, ma che, anzi, aumentò quando quei serpenti di chakra nacquero dalla bocca della statua, riversandosi sulla piazza. Una moltitudine, che non risparmiò nessuno. Dalla posizione in cui era, Yu vide i primi Shinobi cadere come gusci vuoti, attraversati da quelle strane manifestazioni, prima che l’orda serpentina puntasse verso le loro linee. Il suo corpo si mosse allora quasi automaticamente, incapace di cedere completamente all’evidenza, incapace di non opporre una minima resistenza, incapace di non appigliarsi ad una piccola, per quanto inutile, speranza. Aprì Kenmaki di fronte a sé, rivolgendosi poi verso Takumi, in ginocchio accanto a lui. Fu l’istinto a farlo muovere, non un piano preparato o una vera e propria utilità nel compiere quell’azione. Razionalmente parlando, sapeva che erano tutti condannati, che quella sua singola azione non sarebbe servita a nulla. Tuttavia il suo corpo si mosse ugualmente. Spinse il castano da parte, lasciando che uno di quei serpenti passasse oltre e finisse per abbattersi sulle linee dietro di loro. Non lo avvertì, non parlò. Gli lanciò solo un’occhiata prima che un altro di quei dardi luminescenti ed infallibili, attraversasse il metallo di Kenmaki come uno spettro, colpendolo in pieno. Non ci fu dolore, né altro. Semplicemente, mentre i rumori attorno a lui si spegnevano uno ad uno e le immagini venivano coperte da un manto nero e soffocante, la mente si svuotò all’istante, piombando nell’oblio più profondo, laddove tutto era inghiottito dal nulla, laddove tutto cessava di esistere.

 
Top
121 replies since 12/4/2018, 14:25   7046 views
  Share