覚醒 Kakusei: scontro finale, [Fase 4]

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NGDR - 10° Anniversario
view post Posted on 30/4/2018, 23:30 by: NGDR - 10° Anniversario







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Evento


覚醒 Kakusei: Risveglio









Ishi no Kuni, 20 gennaio 249



E scoppiò tutto, fuorché il silenzio.


Le arringhe di un condottiero solitario alla sua armata, accolte da una quiete religiosa, non hanno spazio sul campo di battaglia: solo l'arte offre loro asilo nella sua idealizzazione, e nella guerra nulla vi è di consacrato alle Muse.
Per un istante le rovine sembrarono trattenere il fiato, poi le grida: ingiurie, improperi a stento tenute a freno dagli ampi gesti dei rispettivi comandanti mentre la terra tremava, squassata dalla potenza dei veri protagonisti di quella guerra.
I grandi Cercoteri si scagliavano ripetutamente contro la barriera opalescente, unico ostacolo tra essi e la loro meta e i boati rendevano anche più incomprensibile il mischiarsi di voci umane – che fossero di genin o di kage, poca era la differenza. Che fossero domande, appelli o anatemi, poco importava.

La voce di un giovane che esortava al dialogo venne fagocitata dal ruggito della folla tutt'attorno, in una vertiginosa miscellanea di approvazione e disprezzo; Uchiha, Kobayashi e Jiyuu intrecciarono i loro interventi in un crescendo di sfiducia e riprovazione.
Il volto pallido di Kataritsuen rispecchiava il pallore di ciò che separa tutti loro dalla distruzione che incombe, tirato come mai quello di un ordinario giovane avrebbe dovuto essere; la nube notturna ai piedi di Manpeiko ribolliva nelle sue spire, esprimendo l'indignazione che la donna impediva al suo volto di assumere.

“Il legame tra uomini e Dei è innegabile, Hokage-dono... Kokage-dono” - la voce ferma e stentorea della sacerdotessa placò parzialmente i clamori dei suoi sottoposti, ancora abbastanza lucidi da obbedire alla loro condottiera - “Sigillare i nostri signori è un crimine non soltanto di blasfemia, ma un sovvertimento della natura. Un'ipocrisia sfacciata, poiché lo stesso chakra che scorre nelle vostre membra altro non è che lo stesso che brucia in essi con fuoco inestinguibile.
La stessa saggezza che voi, potenti kage, pretendete di mostrare al mondo è nulla in confronto all'abisso del loro dolore; la loro sofferenza e la loro furia sono i frutti maledetti dell'azione umana, una superbia insensata, colpevole di aver reso queste creature cieche e crudeli, forzate a reagire dalla paura. Mostrate voi per primi alle vostre genti la vera saggezza! Deponete le armi che avete levato contro quei Kami innocenti, assaporate voi per primi la dolcezza della concordia e spargete presso tutti i popoli il lieto annuncio! Gli dei sono tra noi, cammineranno al nostro fianco, illumineranno le nostre vite se solo apriremo ad essi i nostri cuori!”


Un silenzio enigmatico faceva da contraltare all'orazione dell'anziana donna, dall'altro capo della piazza.
Gli occhi della seguace della Volpe restavano fissi sul volto dell'avversario mentre ella parlava, ma le iridi del giovane erano perse in lontananza, verso qualcosa che balenava oltre le spalle dell'esercito nemico. I boati si susseguivano uno dopo l'altro, sempre più intensi e profondi.
Fu dopo un boato né più grande, né più piccolo degli altri, che il lucore della barriera tremò: si riaccese, tremò di nuovo, si spense.
Un ruggito selvaggio come di tempesta fece tremare le rovine dalle fondamenta alle cime diroccate, e il sangue nelle vene di tutti i miseri uomini che si trovarono nella traiettoria delle bestie lanciate al galoppo.

Furono spazzati via come da un fiume in piena: accampamenti, tende, carri assieme a tutti i loro occupanti.

Gli occhi scintillanti di Kataritsuen si tinsero di ferrea determinazione, mentre afferrava il medaglione e lo sollevava in aria, trattenendolo per la catena che lo sospendeva al collo.

“È l'unico modo.”
Le labbra composero un sussurro muto.
“Mi dispiace. Tutto ciò non sarà vano.”

Una luce accecante esplose dalle pietre, un fiore luminoso sbocciò sulla terra.



La polvere sotto i piedi degli eserciti raccolti si illuminò di glifi, sigilli e simboli: corsero dal centro della piazza al margine delle rovine, allargandosi come una chiazza d'olio versato a terra, e presto i primi gemiti terrorizzati ferirono l'aria.

I genin furono i primi a crollare in ginocchio: i più piccoli, i più deboli tra loro si afflosciarono a terra come sacchi vuoti, scossi dalle convulsioni, tra le grida allarmate e strazianti dei loro compagni. L'energia, la vita, lo stesso chakra abbandonava i loro corpi come il sangue da una carcassa appena sgozzata, risucchiato dai glifi arcani che sbocciavano implacabili e voraci.
Il fenomeno inspiegabile non tardò ad aggredire anche i soldati più esperti, gli Ufficiali, gli stessi Kage. Ciascuno di essi poté avvertire la medesima, terrificante sensazione: l'energia abbandonare inesorabilmente loro corpi, una crescente difficoltà nel muoversi, parlare, persino respirare, mentre il fiore maligno sbocciato nella polvere brillava sempre più forte.
Persino le grida dei Bijuu si unirono a quelle degli uomini, mentre le bestie si contorcevano iraconde e rallentavano la loro corsa forsennata, attaccando qualsiasi cosa, rese incontenibili per la rabbia del sentirsi presi nuovamente al laccio.

E in tutto questo l'imprevisto non poteva che sostare dietro l'angolo, o meglio dietro una delle numerose colonne rovinate dal tempo, ansante. Aveva corso a perdifiato per raggiungere quelle rovine, per arrivare in tempo. Nessuno si sarebbe mai aspettato il suo arrivo, men che meno Kataritsuen che aveva esplicitamente ordinato al suo piccolo gruppo di non oltrepassare per nessuna ragione la barriera, di attendere pazienti che tutto fosse finito, ma Hajime non poteva starsene buono ad attendere che i suoi sogni sfumassero. Aveva fatto tutto quello che gli avevano chiesto, era stato lui a portarli in quel luogo maledetto e per quasi un anno intero aveva dovuto convivere con il peso di quel desiderio infame e delle sue cruente conseguenze. Adesso era tempo di ricevere la sua ricompensa, di raggiungere l'obiettivo che sin da quel giorno s'era prefisso: per nessuna ragione al mondo avrebbe dovuto fallire.
Si sporse quel tanto che bastava per poter osservare la situazione, e dovette deglutire a vuoto nel constatare cosa stesse effettivamente accadendo in mezzo a quelle macerie. Kataritsuen aveva intrapreso quel maledetto piano suicida e sostava all'incirca al centro del caos, protetto strenuamente dai suoi uomini in nero. Era pallido, stanco.. respirava a fatica, come se una forza invisibile glie lo stesse strappando via a una rapidità mostruosa. E gli parve di vederlo, quel soffio di vita abbandonare rapidamente il corpo dell'amico, trascinando con sé tutto quello per cui aveva lottato. Fu allora che abbassò il capo, digrignando i denti con collera.
Uno scatto repentino, una corsa sfenata contro il tempo.

"Non me la porterete via.." - no, nessuno avrebbe osato. - "NON MI PORTERETE VIA MIA MADRE!" - non potevano privarlo di quello di cui aveva un disperato bisogno, nemmeno per la salvezza del mondo.

Finalmente i loro occhi si incontrarono, si scontrarono. Quelli azzurri del leader dell'Ordine, carichi di stupore, ben presto furono dominati da un terrore sordo e profondo nello specchiarsi in quelli appena sfumati di verde dell'aitante ricercatore, ardenti dalla disperazione, dalla determinazione, dal risentimento. - "Hajime, no!" - giusto il tempo di realizzare, di chiamare incredulo il suo nome prima che il ciondolo che Kataritsuen portava al collo venisse strappato brutalmente dall'amico, nell'intento di fermarlo, di poter ottenere quello che aveva bramato sin dall'inizio di quell'assurda storia.


In un'esplosione senza fiamma, la terra si aprì. Un boato assordante echeggiò tra le rovine, su ogni palazzo ancora in piedi, minacciandone definitivamente la stabilità mentre detriti grandi dieci volte un uomo piovevano tra loro. Polvere, caos, follia, una catarsi apocalittica, tale da spazzare via il reticolo di glifi e riscuotere i demoni, che senza un momento d'esitazione ripresero la marcia tra i palazzi, puntando con rinnovata determinazione all'epicentro. La più grande opera mai realizzata dall'uomo cancellata nel giro di pochi minuti.
Poi, a soffocare quelle dei presenti, delle urla strazianti emersero dalle viscere di Fukagizu, dalla città sventrata. Inumane nel tono e nell'intensità, ma terribilmente vicine nella sofferenza. Un tremito, un altro, e due mani immense artigliarono le estremità del cratere. Quel che ne uscì non apparteneva a quel mondo... non apparteneva nemmeno ai loro incubi più vividi.





Una statua, senza dubbio, ma animata come fosse un essere vivente, agonizzante come un essere vivente. Lottò per spingersi fuori dalla propria prigione, né un parto, né una fuga, le grida tanto forti da far accapponare la pelle e sanguinare i timpani. Venature luminescenti, fumanti ne solcavano il profilo, e molteplici occhi impazziti si agitavano ciascuno dentro la propria orbita. Fame, dolore, furia: era il loro chakra quello che le scorreva in corpo, era il loro chakra che voleva. Una bracciata nevrotica dietro l'altra il Gedo Mazo emerse da Fukagizu, rivelando un corpo umanoide, ma non potendo ancora utilizzarne la parte inferiore. Si trascinò, urlante, chiamando disperatamente ciascuna delle loro anime perché abbandonassero il corpo, perché lo raggiungessero.
Una presa sovrannaturale avrebbe stretto i loro cuori, una mai sentita prima, il brivido così simile a quello sperimentato il giorno dell'esplosione. Erano prede, loro, tutti loro, demoni inclusi... e quando sembrò che non avesse più energie, quando l'ultimo ululato raggiunse la sua roca e dolente conclusione, una nuova luce si accese nella gola della statua. L'ultima che i presenti avrebbero mai visto.
Enormi serpenti di chakra emersero dalle fauci spalancate, fantasmi tentacolari, che immediatamente si riversarono nelle strade della città, tra loro, come lupi tra le pecore. Una ad una le loro anime vennero falciate, divorate, i loro corpi abbandonati come gusci vuoti, le espressioni congelate in un urlo terrorizzato.
Manpeiko, Kataritsuen, Hajime, i demoni superstiti. Nessuno fu risparmiato. Il disegno dell'Ordine gli si era ritorto contro in maniera grottesca, condannando qualsiasi essere vivente avesse messo piede entro la barriera. Ma il tempo delle accuse non venne mai, né la capacità di provare rabbia o risentimento. Sentimenti umani, per chi aveva appena perso la propria umanità: risucchiata nelle viscere del Gedo Mazo.


OFF || Riassumendo il contenuto del post: Manpeiko non fa in tempo a finire la sua arringa che la barriera cede, i bijuu entrano calpestando tutto ciò che trovano sul loro cammino e Kataritsuen attiva un sigillo che copre interamente il raggio delle rovine. Il chakra viene risucchiato da tutti i presenti, demoni e umani. I più colpiti sono gli elementi deboli.
Hajime interrompe il rituale facendo impazzire una certa statua umanoide nascosta nel sottosuolo, che ha molta, molta fame. Il Gedo inghiottirà indiscriminatamente chiunque gli capiti a tiro.

Fermatevi a questo punto nel role, sabato 5 sarà aperta la fase di squadra con tutte le restrizioni che già conoscete (riguardo ritardi e presenze).

Per qualsiasi chiarimento, come sempre, utilizzate la sezione FaQ. || OFF



Edited by Sir Onion - 1/5/2018, 08:01
 
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