覚醒 Kakusei: scontro finale, [Fase 4]

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Sir Onion
view post Posted on 30/4/2018, 14:17 by: Sir Onion
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Mhh... mhhhh..

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Ishi no Kuni, 20 gennaio 249


*Le ultime luci della sera abbandonavano le rovine, accecando ogni fuga e sbozzandone i contorni già diroccati. Uno ad uno i profili dei palazzi scomparvero, rosicchiati e divorati dall'oscurità, restringendo il confine del grande piazzale al solo territorio della fiamma. Qui, naturalmente attratti dalla luce e dal calore, i ninja sembravano ridursi in numero anziché aumentare. Ed aumentavano, perché ad ogni minuto nuovi sguardi e coprifronti presentavano il proprio riflesso ai bracieri. Iwa, Kumo, Konoha, Suna, tutti i villaggi nascosti avevano risposto alla chiamata, il che faceva supporre che probabilmente anche alcuni Paesi Minori, forze permettendo, avevano inviato dei contingenti.
Tutti convocati, tutti messi di fronte al proprio destino. Nessuno a conoscenza di quanto stava davvero accadendo... di quanto stava per accadere. Hideyoshi non si disturbò nemmeno a domandare.*


(Disperazione, ricatto, segreto, ineluttabilità. Quattro valute che hanno corso ovunque, che il Taisei ha estorto e speso per comprare l'intera forza del Continente. Quella che rimane, perlomeno.)

*Pensava, ritiratosi lievemente in disparte rispetto al vociare della folla, Kuro inginocchiato accanto a lui. Il rumore della cote lungo il filo di Shinso scandiva ritmicamente il brusio caotico poco distante, donandogli quasi un'armonia. Volti conosciuti si alternavano alla luce della fiamma, maschere grottesche quasi quanto la sua, nonostante tutto perfettamente riconoscibili. Himura Koshima, volto senza corpo, avvolto nel suo mantello nero; Chiye Koizumi, bellezza esotica e letale, accompagnata ad ogni momento da sua sorella... ed Akane Uchiha.
Era passato più di un anno dal loro incontro a Kiri, ma il Cantore sapeva bene che nessuno dei due avrebbe mai dimenticato il debito che li univa, le parole che si erano detti l'un l'altra. Bastò uno sguardo a confermarlo, uno che Hideyoshi aveva sostenuto senza nulla da nascondere. Che l'Hokage avesse o meno ricevuto il suo messaggio, in quel momento non faceva alcuna differenza: avrebbero dovuto superare quell'ordalia, nuovamente alleati, prima che pagamento potesse essere offerto.*


(Niente come l'orlo dell'apocalisse per riappacificare il Continente Ninja, eh, Akane-san? In questi momenti i tuoi auspici sembrano quasi prendere forma...)

*Nonostante le antiche inimicizie, il costante attrito politico e l'irriducibile diffidenza... eccoli li, uniti al calore delle fiamme, radunati nuovamente per bandire la minaccia. Assistere a quella danza di parole ed incontri, di sguardi e gesti, lo forzò ad un sorriso: l'odio per il Kyo Dan e la diffidenza verso il Taisei avevano con successo soppiantato quelli reciproci, in una forma che soltanto Watashi era riuscito a realizzare. Quasi tangibile, diretta al giovane Kataritsuen, al suo silenzio nonostante il tempo trascorso e il poco rimanente. Il capo dell'Ordine rimaneva in piedi, immobile, non concedendo che qualche cenno del capo in saluto. Un contegno fragile, sostenuto dalla responsabilità e minato ad ogni secondo dallo sdegno altrui. Hideyoshi ne sapeva qualcosa, il Suono ne sapeva qualcosa... un freddo senso di commiserazione gli strinse la gola, uno che non poteva permettersi in alcun modo, che si rifiutò di abbandonarlo anche quando la Tsuchikage prese parola per tutti quanti.
Dritta al punto, senza alcuna forma di cortesia, Chiye incalzò Kataritsuen senza concedere alcun appello. Un silenzio pari a quello che soffocava la città si fece largo tra i grandi shinobi, graffiato solo dallo scorrere della pietra sull'acciaio. Mille occhi sui due interlocutori. Quindi, finalmente, il capo dell'Ordine prese parola, in un tono drasticamente lontano da quello della Tsuchikage, ed immune alle sue provocazioni. L'appello suonò come un ringraziamento ed un'esortazione, tanto accorata da far quasi sembrare che i convenuti ne avessero bisogno. Il volto ceruleo e contratto del ragazzo ne tradiva il nervosismo, tuttavia, ed una vena roca nell'invocazione lasciava presagire che altro non fosse se non una cortese introduzione... a cosa, tuttavia, non seppero mai.*




*Il Kyo Dan bussò alla loro porta senza alcuna discrezione, annunciato da una fanfara di grida. Lampi e tuoni nella distanza, tamburi contro la tela della barriera, che in un istante si accese di mille luci. Ogni sguardo nella piazza trovò il suo prossimo, ciascuno illuminato a giorno: erano arrivati.
Il velo che aveva opposto debole resistenza al loro passaggio rivelò infine il proprio scopo, risparmiando le rovine e i convenuti da una raffica spaventosa. Una che non sembrava voler terminare, ma che allo stesso tempo non trovava alcuna fuga in cui filtrare. Solo colpi ovattati, lontani, ed un profondo tremito sotto di loro, attorno a loro, quasi che le rovine, vessate da millenni di intemperie e sopravvissute a Watashi stesso, tremassero ora all’incombere dello scontro.
Reazione comprensibile, specialmente all’apparire delle terribili sagome oltre il chiaroscuro della barriera. Profili mostruosi e mastodontici si affacciarono alle mura della Pietra, il loro richiamo profondo, vibrante nel petto assieme ai loro colpi. Arrivava la fine del mondo: tra essa e l'uomo un velo sottile, pronto a cedere.
Nel caos generale Hideyoshi lanciò uno sguardo a Kataritsuen, ai due che lo spalleggiavano, cercando di discernere emozioni ed intenti: impossibile che non sapessero, che non si attendessero eventualità simile… anche il Kyo Dan fosse giunto prima di quanto non pensassero, dovevano aver preso delle contromisure. Qualcosa in lui si torse agonizzante al pensiero di quanto stava per accadere.*


(Siamo carne da macello, nient'altro.)

*Sospirò, alzandosi e scambiando uno sguardo con lo Spadaccino. Per loro la guerra non era mai finita.
Una vuota vittoria dietro l'altra, spinti ogni giorno dai Kami sull'orlo del baratro mentre il resto del mondo si leccava le ferite. Lasciò cadere a terra il proprio mantello, allungando una mano dietro la schiena ed estendendo la lancia in alto, finché la punta non divenne incandescente. Aveva sofferto troppo, combattuto troppo perché finisse lì, sull'onda di un ricatto.
Anche quando la barriera cedette mille volte, anche quando gli ululati del Kyo Dan si fecero vicini, il cuore non gli restituì alcuna paura. Solo sdegno, solo rabbia.*


"Andiamo."

*Marciarono verso il centro della piazza, dove il grosso dei ninja era rimasto. I quattro Kage non erano lontani, e così Kinji, che in quel momento Hideyoshi riconobbe in mezzo alla folla. Un'altra ragione, un altro debito che gli imponeva di non buttare via la propria vita combattendo una battaglia che li avrebbe visti mero strumento altrui. Il Cantore lo era stato per gran parte della sua esistenza... ma morirci, no.
Il fronte arrivò finalmente a loro, furente, guidato inconfondibilmente dalla donna che li aveva contattati. Manpeiko si arrestò all'ingresso della piazza, alle sue spalle la grande via che tagliava la città, un seguito di vesti rosse e sguardi assetati di sangue. Allo scorgere il proprio mortale nemico, la donna, incredibilmente, decise di non portare a compimento l'assalto.
Forse, nonostante tutto, ci sarebbe stato ancora spazio per le parole. Ma chi avrebbe preso l'iniziativa? Uno stallo snervante prese corpo di fronte ai loro occhi, ogni parte pronta ad agire contro l'altra al primo segno di aggressione. Hideyoshi stesso sentiva il chakra del Segno premere sul cuore ad ogni battito, la sua energia filtrare nei muscoli e nelle ossa, sfrigolando sotto la pelle.
Poi, poco lontana, una voce conosciuta si impose sopra il rombo delle urla e dei colpi dei demoni. Hayate si rivolse alla donna, freddo, aprendo ad un dialogo che fino ad allora non era stato neanche considerato. Seguì l'appello di un giovane ninja di Kumo, un richiamo alla pace, chiaro nonostante il forte accento straniero. Infine, il tono duro e lapidario, giunse il comando inconfondibile dell'Hokage.
Inutile.*


(Un motivo...? Perché si è fermata? Perché non si uccidono? Che cosa li trattiene a questo punto?)

*Mille domande, ognuna più vuota della precedente, ognuna un rintocco senza eco. Qualcosa in lui desiderò ardentemente che Kyo Dan e Taisei compissero quell'ultimo, fatale passo, che si azzannassero alla gola, che i demoni sfondassero la barriera e li spazzassero via tutti quanti.
Un chakra nero e denso prese ad evaporare dalla sua pelle, la mente incapace di frenarlo, la voce distorta dalla rabbia.*


"L'Hokage ha ragione, Hayate-san. La situazione è irrecuperabile, lo è sempre stata. Nessuno di voi due ha mai avuto mezzi termini, e le vostre lettere erano chiare.
Che cosa state aspettando? Uccidetevi, uccideteci. Il vostro fanatismo ha ridotto in ginocchio un Continente già straziato, spazzato via ogni speranza di ritrovata serenità per milioni di persone. Avete cercato di prevalere l'uno sull'altro usandoci come bestie ammaestrate, chiedendoci di adorare i vostri dei, no, di sigillarli come mostri, senza offrire altro che ringraziamenti ed esortazioni. E ci avete attratti qui, sperando che combattessimo alla morte per uno di voi due. Non succederà.
Una valida ragione per lasciare liberi i bijuu? Ne ho io una: che vi uccidano tutti, che vi estirpino senza che rimanga alcuna traccia. Siete un cancro per questa terra."
 
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