覚醒 Kakusei: scontro finale, [Fase 4]

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¬BloodyRose.
view post Posted on 29/4/2018, 21:35 by: ¬BloodyRose.
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Raggiungere la loro destinazione non avrebbe richiesto troppo tempo, in fin dei conti. Sarebbero arrivati con largo anticipo e avrebbero avuto modo di dialogare per bene, di mettere finalmente sul tavolo tutte le carte ancora rimaste coperte e scoprire una volta per tutte cosa stava evidentemente sfuggendole in quella malsana guerra. Aveva degli ottimi soldati al suo seguito, devoti, pronti a qualsiasi cosa; sua sorella marciava a pochi passi di distanza, composta, severa. Non avrebbe potuto rinunciare a lei in quel frangente, seppure avrebbe preferito non coinvolgerla in una questione tanto pericolosa. Sapeva bene che non glie l'avrebbe mai perdonata. Almeno era riuscita a convincere Hiroji a rimanere al fianco della sua copia. Quello era il posto del castano, al suo fianco ma pronto ad organizzare le difese della Roccia qualora necessario; senza ombra di dubbio sarebbe stato il migliore per quell'arduo compito, senza contare che era l'unico (oltre Akiho) a poterle succedere degnamente in caso di qualsivoglia incidente. Aveva dovuto giurare che sarebbe tornata tutta d'un pezzo, per convincerlo a stare al suo posto. Certe volte sapeva essere testardo come un mulo, il suo Hiroji. Ma era questo che gli piaceva dell'uomo che aveva conosciuto all'orfanotrofio il giorno del suo triste arrivo: quella determinazione, quella possessione, quella devozione.
Aveva molto a cui pensare durante il tragitto, specie dopo l'arrivo della seconda lettera. Era stata siglata direttamente da "Manpeiko", che sapeva essere a capo della fazione opposta all'Ordine, e le parole che erano tracciate con l'inchiostro sulla carta avevano innescato ulteriori meccanismi nel suo cervello. Kataritsuen glie l'aveva rapidamente descritta come una donna molto pericolosa, seppure anziana. Non sapeva se credere a quanto era stato scritto o meno, anche se il mistero che aleggiava attorno ai suoi risaputi alleati portava a far credere vi fosse davvero quel qualcosa sotto che avrebbe potuto portare alla loro distruzione. Se avessero avuto davvero l'intenzione di sigillare tutto il loro chakra e quindi di servirsene per divenire padroni di quel mondo, ogni sua fatica sarebbe stata vana. Sarebbe tornata a servire, a patire, a stringere i denti per difendere strenuamente la propria dignità. Non poteva permetterlo assolutamente. Non dopo tutto quello che aveva fatto e rischiato per guadagnare la posizione che adesso ricopriva.

Attraversarono una barriera che pareva un velo quasi impercettibile, destabilizzante, e vennero accolti da alcuni uomini di Kataritsuen per essere scortati alla sua presenza. Per mera precauzione, diede ordine ad almeno una decina degli shinobi e kunoichi al suo seguito di rimanere fuori dalle rovine che si apprestavano a raggiungere. Non sapeva cosa sarebbe potuto accadere la sotto e sicuramente qualcosa sarebbe potuta accadere anche all'esterno, distante dalla sua supervisione. Era meglio non rischiare e coprirsi le spalle un minimo. Al minimo segnale di pericolo, avevano ordine di rallentare l'avanzata nemica, entrare e avvertire. Nessuna stupidaggine, nessun sacrificio. Non era "morte" la parola d'ordine.
Giunti al cospetto del giovane Kataritsuen ebbe una palpitazione di troppo. Non era una grossa novità che in qualche modo il coetaneo dagli occhi di ghiaccio le piacesse, vuoi per il portamento, vuoi per il mistero che aleggiava attorno alla sua figura. Era particolarmente penoso pensare che fosse li soltanto per morire. Quella forse era l'unica informazione attendibile che possedeva, quella su cui poteva davvero mettere la mano sul fuoco. Nemmeno l'attore migliore del continente sarebbe riuscito a fingere così dannatamente bene la paura che aveva scorto nei suoi occhi limpidi come il cielo, quel giorno in cui aveva tentato, suo malgrado, di estrapolare quanti più chiarimenti possibili dalle sue labbra. Era inesperto e non era un politico, per quanto quel ruolo se lo fosse cucito addosso in maniera piuttosto convincente; bastava avere occhi per vedere e intelligenza per capire. Per quanto potesse essere penoso, continuare a stare al suo gioco senza avere delle garanzie era un suicidio, una sciocchezza. Niente sentimentalismi.


Abbiamo seguito e supportato il Taisei al meglio delle nostre capacità, senza eccedere, senza forzare nulla. Adesso siamo qua, e ci chiedi un ultimo sforzo. Cosa intendi? Cosa vuoi che facciamo ancora? - prese parola, severa, determinata, arrogandosi la possibilità di cominciare quella pantomima. Aspettare ancora non aveva alcun senso, era tempo di tagliare corto e giungere direttamente al nocciolo della questione. Pericolosa, sensuale. Non si curò minimamente di quegli sguardi d'approvazione, di curiosità, così come di quelli collerici che le vennero rivolti direttamente dai fedelissimi del suo diretto interlocutore. - Non risparmiare i dettagli, questa volta. Ne avete trattenuti abbastanza con i vostri accorati alleati, non vi pare? - Sorrise, rincarando la dose. Era come una stilla di fiele in un barattolo di miele, dolce eppure letale. Kataritsuen doveva essersi accorto di quella piccola punta avvelenata e aveva reagito con un improvviso serrare di labbra. Ah, quanto sapeva essere cristallino quel ragazzo. Eppure si mantenne, inghiottendo il rospo e cominciando il discorso che si era preparato con estrema dedizione. Sospirò. Davvero? Era il caso di ribadire ancora l'ovvio?

Era agitato, si vedeva lontano un miglio. Vomitava parole una dopo l'altra come se l'avessero tormentato per tanto tempo, senza prendere respiro se non quando proprio l'ossigeno in corpo raggiungeva il punto minore. Ascoltava distrattamente Chiye, stanca di sentirsi ripetere sempre le stesse cose; con le braccia incrociate al petto, tamburellava nervosamente le dita sul braccio sinistro in attesa di qualche reale spiegazione. Non appena furono giunti al succo della questione, e quindi alla parte che maggiormente interessava a tutti i presenti, una improvvisa scossa di terremoto mise tutti all'erta, troncando di fatto il discorso appena nel vivo. Akiho mise subito mano alla sua mazza chiodata, mentre la maggiore aveva rapidamente sfilato un rotolo da sotto la lunga veste, scostandola con estrema disinvoltura. Ne richiamò in un batter d'occhio la sua Tsuchinoko, tributando al rotolo un po' del suo stesso sangue. Forgiata dal suo genio e temprata col sangue dei suoi numerosi nemici, la celeberrima spada-frusta della femme fatale pareva un gioiello, attraente e pericolosa tanto quanto colei che l'aveva ideata. Gli spunzoni d'acciaio, affilatissimi, erano saldamente ancorati l'uno all'altro, sinonimo che, nonostante l'impugnasse pronta per la battaglia, Chiye non aveva adoperato il suo chakra. Fece un cenno alle sue truppe, come a suggerire di prepararsi per qualsiasi evenienza ma di non muoversi: Manpeiko, assieme a un nutrito gruppo bardato di vesti bordeaux, aveva oltrepassato con la forza la barriera e adesso sostava proprio davanti a Kataritsuen.
Nessuno dei due sembrava voler prendere per primo la parola, o attaccare. L'esortazione del Mizukage forse sarebbe servita allo scopo di sbloccare quello stallo, così come l'intromissione di quel giovane dalla parlantina stramba che, oltre ad attirare l'attenzione di tutti, sicuramente non sarebbe piaciuta ai fedelissimi del Taisei. Avevano guardato male lei per l'esplicita richiesta di chiarimenti, figurarsi cosa avrebbero fatto a un ingenuo ragazzino che sosteneva quelle creature demoniache.


(Ci mancava soltanto una nutrita riunione di famiglia. Cosa stanno aspettando a vuotare il sacco? Abbiamo i minuti contati e se non ci diamo una mossa qui succederà il pandemonio.)

No. Che le bestie codate fossero a un passo da loro non le era sfuggito, vuoi per i suoi sensi vuoi perché quella dannata barriera continuava a traballare a ogni zampata. Dovevano muoversi. - Questa non ci voleva, siamo come topi in trappola qui. - sopraggiunse il sussurro della rossa, preoccupata per quella situazione di assoluto svantaggio in cui si ritrovavano. Erano circondati o quasi, non avevano alcuna via di scampo. - Non avevamo altra scelta se non scendere. Spero si muovano a parlare e terminare questa farsa, perché fra poco avremo un problema ben più grosso di chi ha ragione e chi no. - sospirò, osservando attentamente in direzione dei due leader ma concentrandosi anche per tenere d'occhio quelle energie tremende che stavano pressando per oltrepassare la barriera. - Tieniti pronta per ogni evenienza, Akiho-chan. Fra poco ci sarà il massacro.

 
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