覚醒 Kakusei: scontro finale, [Fase 4]

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Lucifergirl88
view post Posted on 28/4/2018, 14:17 by: Lucifergirl88
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Non ci volle molto prima che gli ultimi raggi del sole venissero inghiottiti oltre l’orizzonte, lasciando che sulla piazza si stendesse dapprima l’irreale meraviglia del crepuscolo, puntinato dalle prime stelle - sottili sbavature di luce che sfiorivano in docili germogli luminosi, baciati dal buio ormai alle porte - e poi il manto oscuro della notte, che calò sui presenti quasi come una coltre rassicurante, conosciuta, amica. Ormai nell’ampio spiazzo scelto da quel tale come luogo d’incontro, si erano riuniti una moltitudine di Shinobi, provenienti dai diversi Paesi. Un esercito per volta, preceduti dallo scricchiolare dei loro passi su quel terreno arido e sterile, si erano fatti avanti proprio come lo aveva fatto Kiri e ora erano lì, in attesa di…francamente Yu non aveva idea di che cosa stessero aspettando. Spiegazioni forse, di quelle ce n’era un gran bisogno. Non aveva idea se i colleghi degli altri villaggi avessero più o meno informazioni rispetto alle loro, tuttavia era chiaro che qualcosa quel Kataritsuen avrebbe dovuto dirla. Eppure quel silenzio inquietante proseguiva, rotto solamente dai respiri di tutti, dallo scalpiccio di chi non riusciva a stare fermo sul posto passando il peso da un piede all’altro, dai sussurri che aleggiavano un po’ ovunque tutto attorno. Probabilmente Takumi riusciva a capire anche che cosa stessero dicendo, il Rosso no…i suoi orecchi non era fini come quelli del castano e il suo naso riusciva a captare solo l’odore della paura che tutto ammantava. Alla fine non era che un particolare lezzo di sudore che ormai il suo cervello aveva imparato ad interpretare come tale, ma dirlo così non dava la stessa idea ed era decisamente meno poetico, no? In ogni caso, era ovunque. Serpeggiava tra i presenti come la nebbia al suo villaggio e, per quanto facessero i gradassi, si mostrassero fieri e sicuri di sé o giocassero a chi ce l’aveva più duro…beh, quella reazione del corpo non era un qualcosa che potessero minimamente controllare. C’era. E in gran quantità. E Yu non era certamente esente. D’altronde non aveva nessuna remora nell’ammettere di non essere per nulla tranquillo. Non gli piaceva il posto in cui erano, non gli piacevano i membri del Taisei, tanto meno gli piaceva quella gabbia perlacea che li chiudeva in una specie di cupola opalescente. Se n’era accorto solo in quel momento, alzando gli occhi al cielo. Un barriera circondava il luogo dell’incontro, una barriera che gli eserciti avevano attraversato e di cui lui non si era nemmeno accorto…non coscientemente. Kuso, a volte pensava proprio che avrebbe dovuto chiedere qualcosa di più a Shiro circa la passata guerra. Lui era ancora uno studente e non vi aveva partecipato attivamente. L’idea di ritrovarsi ora su un campo di battaglia come quello lo spaventava, ma ancor di più lo spaventava non sapere nulla di ciò che sarebbe accaduto di lì a poco, il motivo per cui erano stati convocati, quale sarebbe stato il loro ruolo in quella circostanza. E sapeva che avere paura in fondo non era un male, solo gli idioti non ne avevano - o chi voleva ostentare chissà cosa - tanto che spesso aveva sentito dire che il coraggio stesso nasceva dal terrore, dal resistere ad esso, dal controllarlo e dominarlo.

Come se fosse facile, trovandosi di fronte a creature ancestrali come i Bijuu.

Se la ricordava bene la sensazione di impotenza provata quando Saiken si era alterato. Era incisa a fuoco nella sua mente come le parole che aveva rivolto loro. Per questo era curioso di sentire che cosa avesse in mente Kataritsuen e, per fortuna, la voce altera di una donna espresse i dubbi che, probabilmente, un po’ tutti i presenti avevano, costringendo il loro ospite a prendere parola. Aaaaah, quanto odiava i politici! Tante chiacchiere e poca sostanza, atti solamente a buttare fumo negli occhi ai più sciocchi. In fin dei conti, alla domanda diretta di quella donna non c’era bisogno di perdersi in discorsi tanto lunghi, ma quel tale ammantato di nero la prese larga, mooooolto larga, rivolgendosi con voce tonante a tutti i presenti. Peccato non stesse dicendo nulla che già non fosse di dominio pubblico e, proprio quando quel lungo minestrone di ovvietà giunse al punto di svolta, il discorso del giovane venne interrotto bruscamente.
Un boato squarciò l’aria, la terra tremò e grida lontane preannunciarono l’arrivo dell’orda cremisi avvistata poco prima. Non ci fu nemmeno il tempo di pensare, prima che la notte si facesse più nera, rischiarata dal rilucere di dardi infuocati che impattavano contro la barriera, aprendo falle che si richiudevano come ferite cicatrizzate, ricostituendo il velo che proteggeva quel luogo…o che li imprigionava lì. Punti di vista, insomma.
La stessa cupola che aveva fatto passare gli Shinobi senza colpo ferire, ora stava opponendo una strenua resistenza alle fila del Kyo Dan, come avesse riconosciuto in loro un nemico da respingere. Tuttavia, per quanto la capacità di rigenerazione di quel velo fosse efficiente, non appena i colpi diretti su di essa si fecero più potenti, fu chiaro che l’oppositore dichiarato del Taisei fosse riuscito a farsi strada. Le urla e la carica di un esercito, scossero le rovine della piazza. Sarebbero arrivati di lì a poco. E solo i Kami sapevano che sarebbe accaduto non appena fossero stati faccia a faccia con l’Ordine. L’istinto portò Yu a mettere mano all’Hakanai, pronto ad estrarlo, ma ancora solo in posizione di guardia: il Mizukage non aveva dato alcun ordine di attaccare, il che significava che per ora non avrebbero fatto nulla. Cazzo, mai come in quel momento il freddo acciaio di Kenmaki che pesava sulla sua schiena era stato così confortante…la situazione era tesa all’inverosimile. Lui stesso lo era. Una corda di erhu, con il cuore che batteva all’impazzata contro la gabbia toracica manco avesse intenzione di uscire e scapparsene da solo, visto che quel cretino del cervello pareva volersene restare lì, assieme al resto del corpo. E non appena le due organizzazioni rivali furono una di fronte all’altra la situazione non fece che peggiorare.
A guidare i membri del Kyodan c’era una donna. Era visibile solamente grazie al lucore caldo emesso da una fiamma viva che questa reggeva saldamente in mano. Sembrava una sacerdotessa e si arrestò col suo seguito al lato opposto della piazza. Manpeiko, questo il suo nome. Il Mizukage quanto meno le si rivolse in tale modo, chiedendole spiegazioni, un po’ come la donna di poco prima aveva fatto con Kataritsuen. D’altronde era palese che entrambe le organizzazioni nascondessero la verità, o parte di essa, sui propri reali intenti…e non ci sarebbe stato poi nulla di male se solo gli Shinobi e i Villaggi non fossero stati tirati in mezzo.


Che situazione di merda.
I Bijuu che avanzano fuori dalla barriera e noi qui in compagnia di questi due gruppi a cui non darei nemmeno due Ryo…Cazzo se odio gli estremisti. Non si può ragionare con questa gente. E di sicuro non verranno a dire a noi le loro reali intenzioni, mi pare palese ormai.

Non ci si può fidare di loro. Di nessuno di loro.


Tanto più che, se in mezzo a quelli del Kyo Dan c’era qualcuno con le stesse capacità della ragazzina che Yu, Takumi e Nuru avevano incontrato ad Ame od essa stessa….beh, avrebbe potuto essere ovunque e nessuno - o quasi - se ne sarebbe accorto. Kuso!
Fu a punto che la sua attenzione venne catturata da un giovane che si era fatto avanti con un’espressione in una lingua che il Rosso non aveva mai sentito. Tuttavia le parole che seguirono le capì bene, quanto meno la maggior parte. E che dire? Quel tale Eiji Imai di Kumo, non aveva tutti i torti. Anche il Rokubi, in fin dei conti, voleva solamente essere lasciato in pace, tuttavia c’era un problema nel suo discorso: due gruppi estremisti come lo erano Kyo Dan e Taisei, non sarebbero mai scesi a patti l’uno con l’altro. Troppo invasati sulla propria visione, troppo spessi i paraocchi che indossavano e chissà…probabilmente troppo radicato il rancore che avevano verso i proprio opponenti. Come Yu aveva pensato altre volte, erano simili a bambini che si contendevano dei giocattoli troppo grossi e pericolosi, forse causando essi stessi il livore verso gli uomini che i Bijuu si portavano appresso da chissà quanti secoli. E il punto di vista dei Kage? Beh…non era difficile intuirlo. Le Bestie Codate erano pericolose anche non volendolo: uno spostamento di troppo e potevano causare un maremoto o un terremoto, un po’ di malumore e si scatenava un’epidemia irreversibile se non da chi l’aveva causata. Insomma, probabilmente dal loro punto di vista i contro erano decisamente più pesanti dei più. Per quello erano lì, per mettere fine a tutto.
Eppure c’era qualcosa di sbagliato in quella faccenda. Era una sensazione che Yu non riusciva a levarsi di dosso, simile ad una gelida inquietudine. Ma c’erano troppe cose che non erano chiare, troppi punti oscuri per riuscire a capire…Per il momento l’unica cosa che poteva fare era stare in guardia, pronto a muoversi non appena fosse giunto l’ordine.

 
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