覚醒 Kakusei: scontro finale, [Fase 4]

« Older   Newer »
  Share  
| Crow |
view post Posted on 24/4/2018, 17:38 by: | Crow |




Gennaio 249 DN




In marcia. Quelle furono le parole del Kage, poche e semplici. Un unico ordine, una manciata di secondi e decine e decine di ninja avrebbero varcato le porte del villaggio con poca speranza di ritornare. Quanti cari rimasti a casa avrebbero atteso, speranzosi, di rivedere in lontananza la sagoma, la figura di un amico, un compagno, un figlio, rientrare sano e salvo. Il destino di tutti, la lotta alle creature sembrava volgere al punto più cruciale, definitivo; le sabbie avrebbero fatto la loro parte: si lottava per la libertà una volta per tutte. Piccoli, grandi, donne, uomini; chiunque in possesso di un’adeguata preparazione era moralmente obbligato a partecipare, a dare la vita se necessario. Gli assetati di sangue, i più votati alla guerra e al combattimento avrebbero trovato pane per i loro denti, saziato la propria sete di sangue e gloria. Non lei; non in quel modo. La convocazione fu ben lontana dall’essere paragonata ad un fulmine a ciel sereno: l’incessante e travolgente diaspora di persone provenienti dai paesi minori altro non era che il presagio di una minaccia man mano sempre più evidente e tangibile persino per chi, come lei, fino a quel momento aveva mantenuto un basso profilo nell’inconsapevolezza più totale. Assistere i feriti era diventata la sua vocazione; dare agli altri quel che gli altri avevano dato a lei.. quello era il mantra, quella era la via da perseguire: alleviando i dolori altrui avrebbe alleggerito i suoi. Studiare e rimediare ai dolori altrui da una parte, comprendere e combattere i propri, di dolori, dall’altra. Era pronta? Avrebbero le sue convinzioni retto l’urto di un conflitto su scala nazionale come quello? Azusa primeggiava tra gli alti ranghi dell’esercito della sabbia; non avrebbe avuto modo di occuparsi o monitorare i movimenti dell’allieva e questo la vermiglia Haiko lo sapeva bene. La distanza gerarchica a dividerle, la salvezza di Suna, dell’intero mondo ninja ad unirle: si partiva da lì.
Sapeva ben poco. Le informazioni furono ridotte ai minimi termini: raggiungere il Paese della Pietra in massa e congiungersi con gli altri eserciti. Non ebbe neanche modo di interrogare la sua maestra tanti erano gli impegni di entrambe a dividerle per intere giornate; non poteva aspettarsi altrimenti: una semplice genin poco avrebbe dovuto avere a che fare con un jonin di alto livello a capo dell’intera sezione medica del villaggio. Furono le circostanze a tenerle separate: la guerra ha bisogno dei suoi guerrieri e, per fortuna, dei suoi medici. Gli uni dipendevano dagli altri. Haiko, sebbene non una delle migliori kunoichi del suo rango, conosceva le arti mediche e questo bastava a farne una candidata ideale per la partenza. Cosa mai avrebbero voluto da giovani poco esperti? Pedine sacrificabili o anche loro parte essenziale di un unico meccanismo bellico?
Prese con sé lo stretto necessario. Azusa partì poco prima; una lettera, poche e semplici parole di raccomandazione e speranza: entrambe avrebbero sofferto se una delle due avrebbe perso la vita. Avvolta completamente dal tipico mantello degli abitanti dei deserti sistemato a celarle persino il capo, dopo un saluto alla tomba del fratello, si mise in marcia silenziosamente, seguendo la folta schiera di soldati in partenza. Non conoscendo nessuno passò l’intera marcia in solitudine; scrutava qua e là giovani genin come lei, più o meno. Sembravano uniti, complici; probabilmente avevano svariate missioni alle spalle, un’amicizia consolidata, qualcuno a cui poter raccontare qualcosa. Lei stava lì, seduta nel suo cantuccio, nei rarissimi momenti di pausa, ad osservarli di sbieco, non facendosi notare, quasi a nascondere quel poco di invidia provata. ''Buffo pensarci ora. Probabilmente è l’ultima volta che vedrò quei ragazzi. O forse sarò lì con loro nei loro ultimi istanti di vita, con le mie mani nel loro sangue. Buffo.'' Sorrise amareggiata quando uno di loro incrociò il suo sguardo.

''.. eccoci ..''
Unico bisbiglio. Febbricitante? Impaurita? Primo viaggio fuori dalle mura di sabbia; ad attenderla un ammasso di rovine. Vedeva quello. Quanta storia conservavano quei torrioni, quelle mura, quelle strade? Un silenzio tombale regnava incontrastato, contagioso. Nessuno della loro schiera parlava. Gli sguardi erano duri, severi, tesi e spaventati. La giovane guardava basso, scrutava i suoi stessi passi. Il cuore palpitava quasi volesse uscir fuori; il respiro si faceva pesante, la paura era tangibile, formicolava su tutto il corpo. Era davvero quella la strada giusta? E poi.. quella strana sensazione.. fredda, fastidiosa a suo avviso. La percepì non appena varcate le soglie del paese. ''Non mi piace.''
Si fermò. Facendo defluire attorno a sé alcuni compagni della sabbia. Rimase immobile qualche secondo prima di deviare la sua direzione verso destra: il primo anfratto reso disponibile alla vista. Non capiva. Non riusciva a capire. Andare avanti? Prendere coraggio? Intravide quel gruppo di genin notato durante il viaggio a pochi metri da lei. Sembravano diretti al punto comune dove ogni ninja di quel luogo si stava recando. Erano gli ultimi della coda; aveva indugiato sin troppo e sarebbe rimasta indietro ancora una volta. Sistemò il cappuccio coprendo per bene il capo prima di avvicinarsi lentamente, rigida nel timore e forse nell'imbarazzo, verso i genin.



Off| Ho dato per scontato che Haiko notasse i suoi compagni di squadra verso la fine del post. Che venga punito se ho scritto boiate. |On
 
Top
121 replies since 12/4/2018, 14:25   7046 views
  Share