| "Già.. un peccato. Ho provato a chiedere anche al Kazekage, sai… ma non ci siamo fatti una gran nomea."
*Disse, ironico ma gelido, senza tradire sorrisi. Di nuovo attendeva la mossa dell’avversario, che tuttavia questa volta faceva altrettanto. Sapendo tuttavia di trovarsi questa volta davvero in pesante svantaggio, e non potendo sapere se Yo stesse o meno armeggiando con qualche trappola, Hideyoshi non tardò a compiere una brusca finta a sinistra. La mano scattò come a voler lanciare il kunai, e la gamba così com’era avanzata si ritrasse non appena il Taisho ebbe abboccato, a sua volta muovendo Ayame in posizione difensiva per poi far avanzare altre due marionette dalla parete. Così incominciò l’atto finale di quell’epopea, la danza di acciaio, sangue e legno, di promesse spezzate e parole mai dette. Ciascuno lottava per sopravvivere, per guadagnarsi un futuro e garantirlo al Suono. Entrambi avevano vissuto per sentirsi miserabili, minuscoli; entrambi avevano consacrato loro stessi al raggiungimento di uno stato superiore, oltre la mera sopravvivenza. Lì le strade si ricongiungevano, ed una era destinata e sparire nell’altra. Ma, fatale che fosse, questa consapevolezza non raggiunse mai la mente del Cantore. Fin da subito Hideyoshi si trovò in inferiorità numerica, a maledire la forza dei Kaguya, che lo aveva abbandonato. Anche avesse voluto consentire alla mente di stare al passo col corpo, la foga dei movimenti di Yo non glielo avrebbe consentito. Mente contro corpo, dentro e fuori, perché se Hide aveva iniziato a lasciarsi andare al flusso dello scontro, la mano e l’occhio guidate dal singolo attimo, Yo non pareva aver perso la propria freddezza. Come sempre il marionettista lasciava che altri facesse il suo lavoro, inviando Ayame a scontrarsi con l’avversario mentre, a poco a poco, ne misurava forza e rapidità. Altri costrutti si unirono alla lotta: se animati dal Taisho o dalla propria volontà, il Cantore non seppe dire. Ma lo raggiunsero, tentarono di ferirlo senza esito, si immolavano per consentire al padrone una singola occasione di colpire… che tuttavia tardava a giungere, perché se Yo stava cercando una misura esatta, questa continuava a sfuggirgli sulla scorta del progressivo aumentare del metabolismo di Hideyoshi. Ad ogni colpo bloccato, ad ogni calcio sferrato, Hide sentiva le proprie membra accendersi di un fuoco annientante, purificatore. Ciò che in lui ancora lo legava ai fasti della Nebbia prese a risvegliarsi, e il ragazzo non oppose resistenza. Aveva perduto l’equilibrio, lo Shikotsumyaku, ma sangue e muscoli non si sottraevano al richiamo dello scontro. Il serpente che era in lui scattava e si ritraeva, spezzava e schivava lasciando solo alle schegge l’onore della stoccata. Proseguirono così per diversi minuti, un'eternità per Hide, che sebbene sapesse, avesse di fronte a sé il suo obiettivo era impossibilitato a raggiungerlo dalla moltitudine che si frapponeva. Stallo, ma uno che il Cantore sapeva di non poter trarre a suo vantaggio: il Taisho era il padrone di casa, giocava sulla difensiva e dalla distanza. Quello era il suo elemento, ed il fatto che stesse riuscendo a mantenere un distacco rendeva ogni secondo più pericoloso, aperto a possibili manovre del marionettista. Era necessario spezzare quell'equilibrio, ma posto tra l'incudine ed il martello, bramato dalla foga dello scontro, il Cantore non riuscì ad individuare una visione d’insieme finché questa non gli si srotolò davanti agli occhi. Man mano che infatti gli spettatori lasciavano la platea per raggiungerlo sul palco, ad Hide fu dato di osservare l’ambiente del laboratorio in tutta la sua complessa sobrietà: Nastri, scaffali, banconi ed utensili, apparecchiature immobili, che non erano ancora state elevate ad immagine e somiglianza del creatore. E poi, a completare il quadro, l’immagine di un lungo gancio in ferro a tintinnare sopra la sua testa. Benché fino nell’uncino, lo strumento pendeva al capo di una grossa catena collegata ad un poderoso impianto carrucolare a sua volta fissato al soffitto. L’apparecchio serviva indubbiamente a spostare grossi carichi per il laboratorio, forse addirittura in maniera automatica, ed era alto abbastanza da raggiungere un soppalco sopra il punto in cui si trovava Yo. Qui, tra numerose giare e scatole dall’ignoto contenuto, riposavano immobili altri prototipi. Il Cantore non poté tuttavia che riservargli uno sguardo fugace, data la distanza e l’importanza di quanto si trovava al suo livello: pareva infatti che la carrucola fosse sproporzionata rispetto all’impalcatura che la sosteneva, forse un’aggiunta successiva, e che per reggersi dovesse fare affidamento su sei tiranti fissati alle pareti del sotterraneo. Due a destra, due a sinistra, uno alle sue spalle ed uno alle spalle del Taisho. Il loro vibrare, corde di violino al tocco dello scontro, suggerì ad Hideyoshi che dovevano effettivamente essere ancora in funzione. Fu qui che egli iniziò a ragionare, a calcolare, complice il calare della marea meccanica che il Taisho gli aveva inutilmente rovesciato addosso.*
(Quella carrucola è immensa… se riuscissi a tagliare i tiranti, se riuscissi a farla cedere di schianto… il suo peso potrebbe trascinare con sé l’intero soppalco e buona parte del soffitto… ma anche così non fosse, il solo peso dell’impianto e dei cavi sarebbe più che in grado di menomare un uomo. Devo fare in modo che Yo si trovi sotto di essa, ci rimanga. Se il soppalco gli piove addosso non ha scampo.)
*Così immaginò, un momento prima che una bomba fumogena esplodesse alla posizione del Taisho, per un momento bloccando all’uno la vista dell’altro. Dapprima saltato in guardia, Hideyoshi approfittò del momento per sferrare un colpo di kunai ad uno dei due tiranti che si trovavano alla sua sinistra, recidendolo di schianto e provocando un sinistro scricchiolio lungo la carrucola, che tuttavia resse. Seguì un momento di immobilità, di tensione, scandito unicamente dal suo respiro affannato e dallo scricchiolio delle carcasse in assestamento a terra. Il luogo era già un cimitero, una discarica, ma presto agli occhi e ai sensi del Cantore prese a palesarsi un nuovo segno di decadimento, l’abbandono di una riserva che Yo Saito aveva mantenuto sin dal raduno nello Studio, anni prima, quando Watashi aveva attaccato.*
(Ci siamo dunque… il momento di dare il tutto per tutto è arrivato anche per te.)
*Dopo aver dissacrato i corpi di Gintan ed Ayame, averli utilizzati come scudo, al Taisho non rimaneva che sé stesso. Di nuovo, lontano nelle profondità del suo essere, confinato ed isolato dalla tensione annientante dello scontro, quel senso di tristezza prese a dibattersi; nel vedere Yo mutare nel mostro che odiava, Hide vide sé stesso. L’ineluttabilità della corruzione, l’ultima necessità della sua presenza, nonostante qualsiasi riserva di decenza. Per loro era l’ultima spiaggia, uno scoglio al quale Hideyoshi si era abbandonato oltre dieci anni prima, e che lo stesso Taisho doveva ora a forza dignificare.*
(Forse è sempre stata questa la differenza più rimarchevole tra noi… io, non importa quale il proposito, incapace di mettere me stesso prima di chiunque altro… e tu, al contrario, pronto a sacrificare il mondo per uno scopo. Questa nostra attitudine dimostra il rapporto col Segno alla perfezione, pur entrambi alla ricerca di un potere superiore. Io ho scommesso la mia esistenza su di esso, tu l’hai sempre mantenuto a distanza, ultimo dei vantaggi.)
*Impossibile concludere sul quale dei due approcci sarebbe stato più adatto a guidare il Suono, né sufficiente il tempo per proseguire oltre su questa linea: Il Corvo spiccò di colpo il volo, una mano a controllare Ayame e l’altra ad incalzare direttamente il Cantore, che si trovò immediatamente in svantaggio, senza il tempo di poter organizzare una difesa. I movimenti di Yo si fecero rapidi, studiati ma furenti, e pur sostenuto dal pieno regime del metabolismo rettile Hideyoshi iniziò a rimanere indietro. Non osò attivare Kaishi, tuttavia, non ancora: Era necessario portare Yo al limite della certezza di vittoria, fargli sospettare che l’avversario fosse al limite, instillare in lui il dubbio che il Cantore non fosse più in grado di combattere… e poi avrebbe rilasciato il Vuoto, avrebbe contrattaccato. Cedere, dunque, come il mare fa con la spiaggia prima del possente ritorno. Hide si ritrovò a combattere per sopravvivere ad ogni movimento, indietreggiando, deviando e schivando ad un soffio dalla morte. Una lama lo raggiunse al fianco sinistro, un guizzo di fiamma gli ustionò una mano, ma fissa la mente rimaneva al piano stabilito. Altri tre tiranti caddero sotto la furia del Corvo, due recisi da lui stesso, ed un quarto rimase severamente danneggiato da uno shuriken del Cantore. Egli era sul punto di spezzarlo quando, dopo una doppia capriola in ascensione, Yo si spinse con ala e gamba contro il soffitto per calare sul giovane con forza e velocità inaudita. Un calcio spaventoso al ventre, ed Hide volò verso l'ingresso, schiantandosi contro gli scaffali della parete e sollevando una nuvola di polvere e frammenti. Sangue in bocca, gambe tremanti, sudore, respiro spezzato dalla compressione del fegato… stordimento.*
(Maledizione… non sono nemmeno… riuscito a v…)
*Un sibilo, un bagliore letale, la punta che emerge dal palmo meccanico del mostro. Yo non attese nemmeno di atterrare per scagliare il dardo letale, che testimoniato appena da un guizzo luminoso attraverso la nuvola di polvere per inchiodare il Cantore al muro. Impossibile evitarlo, impossibile sostituirsi… ma l’ultimo tirante era lì, ad un passo da lui, e sferrato il calcio Yo si trovava a levitare esattamente tra il soppalco e la carrucola.*
(Avanti…. Avanti…. AVANTI!)
*Gridò, al suo spirito e alla sua mano, al suo ventre inerme dopo il colpo. Le dita non trovarono il proprio kunai, ma una delle lame perse dalle marionette. Il palmo la strinse, incidendosi, tutt’uno col ferro, ed il braccio si lanciò alla volta del cavo all’immediata destra. Il corpo lo seguì, uno slancio unico, sofferente… non forte abbastanza da incidere il ferro. Ma a pochi centimetri dall’impatto il dardo sopraggiunse ad inchiodare la spalla, spingendola contro il muro assieme al colpo in chiusura, dandogli lo slancio che mancava. Il tirante si spezzò con uno schiocco poderoso, la sua dipartita pianta dall’intera struttura del laboratorio, e mentre il Cantore veniva attraversato da un dolore lancinante, la stanza soffriva a sua volta… Hide poté solo sperare che le fosse fatale.*
(Perforazione di 5° Grado, Perforazione Lieve: -20 Frz, -20 Vel, -20 Slt per turno)
GDROFF///Non mi sono scalato la salute, non conoscendo il danno certo. In questo caso dovrebbero essere 100 non assorbibili.///GDRON
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