L'oscurità diventava sempre più fitta, finché non furono avvolti completamente dalle tenebre. Il buio nascondeva il tetro paesaggio che li aveva accolti; terreni che tempi prima splendevano di luce propria. L'oscurità è perfetta per occultare paure, timori, pensieri soffocanti della consapevolezza di non poter vedere più il nuovo giorno sorgere; solo la pioggia infernale, con il suo ticchettare sui tetti, li teneva ancora ancorati a quella realtà spiacevole.
Prede dell'inganno di Watashi i tre genin vivevano quei minuti in silenzio, minuti che ci mettevano anni per diventare ore. Chiaki non si lasciò scoraggiare dal sonno ne dalla stanchezza. Avrebbe resistito per il bene dei suoi compagni e per non deludere la fiducia che le aveva dato Fuyuki, portandola con lui in missione; anche se li aveva lasciati soli, la ragazzina riusciva ad avvertire la speranza che riponeva in lei. Osservava minuziosamente il medico nella stanza accanto mentre si passava velocemente le fialette tra le mani versando e miscelando una serie di liquidi tra di loro, tra cui anche il loro sangue.
Le corde intanto continuavano il loro lavoro, stringendo il suo corpo, infastidito da tutte quelle funi che lo costringevano a restare nella medesima posizione. La kunoichi era stata sempre una tipa abbastanza paziente e di poche parole ma quel tacito silenzio la stava tormentando, nonostante riuscisse a vedere oltre la porta di legno dove si era rinchiuso Jaku, l'ansia continuava a crescere perpetuamente. Avrebbe voluto chiudere gli occhi ed isolarsi nel buio dei suoi pensieri, bastava solo che chiedesse il cambio a Hiro ma qualcosa dentro di lei glielo impediva.
Fece per aprire bocca quando la porta davanti a loro si spalancò e il medico fece di nuovo la sua comparsa abbastanza soddisfatto. Finalmente ce l'aveva fatta, era riuscito a giungere a una soluzione. Aveva visto bene, il sangue di Hisashi era il fulcro di tutto, era l'unico che per chissà quale strana ragione era riuscito a tornare normale, forse perché non era stato colpito direttamente dalla pioggia.
Il colore della provetta assomigliava molto al colore del loro sangue infetto ma nonostante questo la tredicenne non era spaventata anzi, credeva fermamente nel chunin dai capelli argentati, sarebbe stata disposta a bere anche la sostanza più schifosa al mondo se fosse stata liberata dalla maledizione. Se il medico gliela stava somministrando voleva dire che c'era un'alta possibilità di riuscita rispetto alle prove che aveva fatto precedentemente, non restava che provare. A quel punto avrebbe preferito la morte che rischiare di attaccare i suoi amici.
-
Ok io mi fido, s-speriamo che vada tutto bene - disse Chiaki decisa, aspettando che il ragazzo del clan dello Shakuton finisse di legare il creatore del vaccino.
Sarebbe dovuto rimanere Hisashi a guardia di tutti, stando attento a qualsiasi effetto collaterale si sarebbe presentato. Jaku sembrava contare particolarmente su di lui, affidandogli un compito così pericoloso e di tale entità. Non si poteva dire la stessa cosa per gli altri due, probabilmente Chiaki era considerata ancora troppo piccola per la sua età mentre Hiro con la sua battuta precedente non aveva riscosso un grande successo con il chunin orgoglioso e fiero che aveva preso lo scherzo come una vera mancanza di rispetto.
Ormai era tutto pronto, i tre ninja erano legati e i loro sguardi si incrociarono; forse sarebbe stata l'ultima volta che li guardava o forse no. Intanto il sunese la aiutò ad ingerire il liquido mentre i suoi pensieri si concentrarono sulla figura del padre; chi gli avrebbe riferito la sua morte nel caso? E quanta importanza gli avrebbe dato? I suoi occhi iniziarono a diventare sempre più lucidi e pesanti finché Morfeo non la portò via con se.
*Dove mi trovo? Nulla di tutto ciò è reale, che c'entri di nuovo Watashi?*
Lo scrosciare della pioggia era stato sostituito da un sole caldo che illuminava la pelle diafana della kunoichi. Stava scendendo la notte e all'orizzonte il cielo creava giochi di luci tra il rosso e il rosa, proprio come quelli che osservava a Konoha. Il silenzio arieggiava nell'aria e tutto sembrava tranquillo ma qualcosa dentro di lei la tormentava.
Lo scenario che la circondava era struggente. Chilometri di foresta sembravano essere stati spazzati via lasciando dietro solo un terreno desertico e ormai arido che sfregava sotto i suoi piedi nudi. Non aveva una destinazione ne una meta, si trovò a vagare in quel nulla per quelle che le sembrarono ore ma la palla infuocata rimaneva sempre nella medesima posizione.
Solo quando le speranze stavano per abbandonarla in lontananza riuscì a vedere qualcosa di diverso ma che non avrebbe mai voluto vedere. Centinaia forse migliaia di corpi di shinobi ricoprivano la distesa di terra davanti a lei. Uomini che avevano combattuto con le unghie e con i denti per difendere i loro ideali o per portare semplicemente a termine una missione assegnatagli, shinobi che ormai non erano che un ammasso di carne morta che stava li ad aspettare solo di essere mangiata dai vermi. Contenitori vuoti e senza anima provenienti da tutti i villaggi.
Li potevano trovarsi persino i suoi amici o le persone che aveva conosciuto durante la sua vita. I muscoli della Hyuga si irrigidirono di colpo, facendo bloccare tutti i suoi movimenti mentre guardava la scena sconvolta. Non voleva proseguire, la paura di quello che l'aspettava era troppo grande ma rimanere li senza sapere, senza avere certezze non era nemmeno una buona mossa, così controvoglia iniziò quasi a trascinarsi. Gli occhi perlacei erano diventati lucidi ed erano fissi sui suoi piedi mentre proseguiva speditamente tra quelle file di cadaveri. Poi un rumore come se qualcosa o qualcuno si fosse mosso.
L'errore più grande della genin fu proprio quello di alzare gli occhi e guardarsi intorno per cercare la fonte di quel suono, vedendo poco distante da lei, Mirai. La ragazzina della casata cadetta, nonché sua grande amica sembrava dormire sogni tranquilli non badando a tutti quegli sconosciuti intorno a lei. Il suo volto era rilassato e tranquillo, quasi innaturale su quella Hyuga così esuberante e aggressiva completamente l'opposto della piccola kunoichi. La giovane rimase li, ferma, immobile con un espressione scioccata mentre le prime lacrime iniziavano a scorrere copiose sul suo volto.
-
E-ehi Mirai svegliati, t-ti sembra il momento di dormire? N-non è divertente... - disse Chiaki correndo dalla sua amica, stringendola a se.
Nessuna risposta giunse dalla castana che rimase a peso morto tra le braccia della compagna con gli occhi serrati. Nonostante la mancata reazione di Mirai, la ninja non riuscì a frenare la sua lingua; voleva svegliarla da quel sonno in qualche modo.
-
C-che ci fai in un posto come q-questo? D-dovevi rimanere alla residenza, a-avevi detto che ci saremo allenate di nuovo insieme, te lo avevo promesso, r-ricordi? E la tua b-battaglia per l'eguaglianza nel nostro clan chi la m-manderà avanti? Io non ce la posso f-fare da sola... - la tredicenne iniziò a scrollare la compagna mentre i singhiozzi le facevano morire le parole in gola.
La parole della Hyuga morirono in quel posto perso nel mondo ma non voleva abbandonare le speranze, ormai preda di quei sentimenti che la divoravano da dentro, si sfogava senza ragionare. Forse lo sentiva come un modo per rimanere in contatto con lei, per scovare ancora l'anima di una delle poche persone che l'aveva fatta sentire veramente speciale.
La strinse ancora più forte a se perdendosi su quel paesaggio macabro che la circondava. La sofferenza che stava cominciando a provare era solo l'inizio di quel brutto incubo. Mirai non era l'unica persona cara a trovarsi li sul campo di battaglia. Poco distante riuscì subito a distinguere il corpo quasi irriconoscibile di Takeshi, poi subito accanto quello di Hariken con il suo Fennec, i suoi primi compagni di missione, più lontano c'erano persino Eiji e Kyoshi con cui aveva condiviso la gioia di diventare genin, si portò le mani alla bocca shoccata quando vide persino le salme di Hiro e Hisashi ammassate tra loro, quasi come se avessero combattuto per difendersi a vicenda. Il corpo della piccola iniziò a tremare, sembrava essere appena caduta in un oblio dove non poteva far più ritorno.
La sua mente sempre più offuscata, lasciava fuoriuscire l'oscurità dalle crepe che la paura stessa stava formando. Tutto quello era troppo per una ragazzina di tredici anni. Non conosceva quasi nulla del mondo e ancora non aveva assaporato i frutti dell'amore, avrebbe dovuto essere protetta e guidata dai suoi genitori e invece si trovava li catapultata in una guerra. Non aveva conosciuto molte persone nella sua vita ma le poche con cui aveva legato, adesso si trovavano li, ai suoi piedi, morte. Di nuovo un rumore, il suono di un lamento che la fecero uscire dallo stato catatonico in cui si trovava.
C'era ancora qualcuno, qualcuno da poter salvare. Appoggiò delicatamente la sua amica a terra, lasciandole in pegno una carezza e un bacio sulla fronte, poi faticosamente si rimise in piedi, senza perderla di vista. Non la voleva abbandonare li, il cuore lottava opponendosi al suo cervello, poi avvertì di nuovo il gemito di dolore. Si guardò intorno interrogativa, per identificare meglio il suono e prese a camminare verso nord, prima lentamente, poi con passo sempre più svelto, non c'era tempo da perdere.
Ormai era quasi giunta alla fonte quando si fermò di colpo. Sgranò gli occhi. No, non poteva crederci. Il suo sensei che per lei era diventato quasi un fratello, ora stramazzava al suolo. I lamenti continuarono ma lei rimase interdetta sul da farsi. La tragedia diventava sempre più insana.
*Perdonami Fuyuki, hanno bisogno di me...*
Lasciò una scia di lacrime lungo la sua strada mentre correva per raggiungere finalmente la destinazione. Numerose macerie occultavano la vista della persona in difficoltà e quando con immensa fatica riuscì a spostare il masso più grosso, finalmente poté vedere il volto della persona che l'aveva cresciuta.
-
P-papà... - bisbigliò la fanciulla con un filo di voce.
Le condizioni dell'uomo erano pessime, metà del suo corpo era schiacciato sotto le macerie e con sofferenza riusciva a malapena a tenere gli occhi aperti. Non appena udì quella voce fioca che conosceva bene, sembrò riprendersi leggermente, specchiandosi negli occhi perlacei della sua creatura.
- Chiaki... - Takayoshi la riconobbe subito e alla pronuncia suo nome seguì un rantolo di tosse che lasciò dietro di se una scia di sangue
La kunoichi con la sua capacità innata capì subito che molti dei suoi organi interni erano stati ormai schiacciati dal peso immenso delle macerie che gli erano cadute addosso. La scintilla di vitalità dell'uomo si faceva sempre più fioca, non mancava molto anche lui presto l'avrebbe lasciata sola in quel mondo crudele.
Dopo che sua madre era morta, lo piccola Hyuga si era chiusa sempre più in se stessa emarginata persino dall'amore di un padre che la ignorava spudoratamente, buttandosi su ogni sorta di missione pur di non rimanere nella casa che aveva costruito con le sue mani, troppo ricca di ricordi e rimpianti per sopportare quel peso.
Nonostante questo la fanciulla non aveva mai smesso di volergli bene, si la distanza fra i due era abissale giorno dopo giorno ma non avrebbe mai deluso le aspettative di Takayoshi nei suoi confronti.
-
Papà, resisti. V-vado a cercare qualcuno che ti possa aiutare - disse la ragazzina continuando a far uscire enormi goccioloni dai suoi occhi che le avevano rigato completamente il viso.
Si avvertiva da ciò che diceva che non era completamente convinta, aveva camminato da tantissimo tempo e non aveva visto nessuno fino a quel momento, chi poteva venire in suo soccorso?
- Lascia perdere. Non c'è nessuno che possa aiutarmi ormai, questa è la guerra, sei destinata a rimanere sola, come io a morire qui in battaglia. Avrei dovuto togliermi la vita quando tua madre se n'era andata, almeno non avrei sofferto così tanto restandoti accanto e vedere ogni giorno il tuo viso, così bello ma così simile al suo - disse l'uomo faticosamente senza badare minimamente a ciò che provava sua figlia in quel momento.
Ogni parola pronunciata era come uno spillo acuminato che le faceva sanguinare il cuore. Il suo corpo privo di forza si lasciò cadere nel vuoto, sbattendo le delicate ginocchia sul suolo arido mentre lacrime infauste scendevano dall'alto, insediandosi tra le crepe del terreno. Non poteva credere che il suo mentore stesse dicendo quelle cose proprio a lei, tutti i suoi incubi più oscuri stavano risalendo alla luce.
- Dov'eri quando avevamo bisogno di te? Non sei stata in grado nemmeno di difendere le persone a te più care, rimarrai per sempre una bambina che sa piangersi solo addosso. A parte l'aspetto fisico di Hazuki non hai assolutamente niente di lei, manchi di talento e corag... - continuò a infierire il famigliare.
-
S-smettilaaaaa! T-ti prego smettila. P-perché m-mi s-stai f-facendo t-tutto q-questo? - la kunoichi era rannicchiata su se stessa e si copriva le orecchie per non ascoltare più le parole di quello shinobi in fin di vita ma che nonostante tutto la stava distruggendo psicologicamente.
Straziante. Non c'era nessun'altra parola per descrivere quello che stava provando in così poco tempo.
- Ti eri illusa veramente che non pensassi queste cose? In...realtà...sapevi...benissimo...quello...che...provavo - il fiato gli iniziava a mancare come le energie per tenere aperti gli occhi - Addio...Chiaki.
Con questo terminò il loro confronto. La ragazzina non alzò nemmeno la testa per guardare un'ultima volta gli occhi di suo padre, non aveva il coraggio di affrontare quella verità appena rivelatagli, proprio come aveva detto lui non aveva niente di sua madre, la donna che aveva sempre voluto come riferimento. Intanto la notte finalmente era scesa, nascondendo la fanciulla che annegava nei suoi stessi tormenti.
*Sono sola e persa che senso ha ormai rimanere in questo mondo?*
Con la mano ancora tremante slacciò la fibbia della sacca ed afferrò un kunai. La luce della luna, ormai alta, faceva brillare la lama dell'arma. La decisione era semplice, non ci voleva molto. Sapeva che avrebbe rivisto i suoi compagni e i suoi amici attraversato il varco. Rigirò la lama tra le sue mani finché non la puntò verso il ventre. Sembrava che tutto quello che era avvenuto con Fuyuki, Hiro, Hisashi e Jaku fosse solo un lontano ricordo.
Un colpo secco e il dolore fisico e mentale sarebbe sparito per sempre, li non c'era più niente per cui valeva la pena restare. Fece un ultimo lungo respiro e velocemente si apprestò a realizzare il suo ultimo desiderio. La sua mano però non accennava a muoversi, c'era qualcosa che la teneva bloccata. Alzò il viso solcato dal pianto, fissando con il suo sguardo vuoto la mano che stringeva la sua e che fermava ogni suo movimento. Percorse ogni centimetro della pelle della figura che adesso la sovrastava, finendo per perdersi nelle sue iridi.
L'aveva immaginata, sognata tantissime volte ma non riusciva a rendere la sua immagine nitida. Gli anni non erano passati per la donna, la sua pelle era liscia e immacolata e il viso gioioso non mostrava segni di abbattimento. La kunoichi dalla sorpresa allentò la presa sul kunai facendolo scivolare a terra, rompendo quel silenzio struggente che li circondava.
Quasi come se non aspettasse altro da tempo, si buttò sulla ragazza stringendosi a lei. Questa dopo un momento di sbalordimento, rilassò i muscoli facciali serrando gli occhi e increspando le labbra in un dolce sorriso. Proprio come la piccola anche lei voleva godersi quell'attimo della sua vita, ormai terminata da tempo. La madre ricambiò il gesto e lasciando la mano della sua bambina, le accarezzò affettuosamente la guancia fredda, asciugando le lacrime che screpolavano la sua pelle delicata.
-
M-mamma portami via con te... - ruppe il silenzio la fanciulla mentre il suo cuore iniziava a creparsi come quel terreno secco.
La donna sembrava sapere quanto stesse soffrendo Chiaki e comprese subito il significato di quella preghiera rivolta a lei ma sapeva altrettanto bene, che non poteva permettere che il frutto del suo amore commettesse un tale atto.
- Chiaki sai che non potrei mai fare una cosa del genere - riferì la donna con una voce celestiale e delicata quasi come fosse musica.
-
N-non voglio più rimanere...sola - disse con difficoltà la ragazzina, tirando fuori ciò che si nascondeva nelle tenebre di se stessa -
D-da quando te ne sei a-andata non è più stata la stessa cosa...- Mi dispiace piccola mia per averti fatto provare tutto questo, sei ancora così piccola e già devi affrontare ostacoli così grandi nel tuo cammino... - cercò di consolare la giovane genin ma sentendosi altrettanto in colpa per quel futuro solitario che le aveva regalato - Ma tu non sei sola...
Hazuki indietreggiò di qualche passo dalla tredicenne e allargò le braccia, lasciando la giovane Hyuga perplessa.
- Noi rimarremo sempre al tuo fianco, qui, nel tuo cuore - disse infine la bellissima donna portandosi le mani al petto mentre dietro di lei delle figure luminose iniziavano a prendere forma.
Gli spiriti di coloro che l'avevano guidata e che avevano fatto parte della sua vita anche solo per un breve momento ma che già la guerra li aveva portati via, si materializzarono finalmente alle spalle della Hyuga che l'aveva messa al mondo. Erano tutti sorridenti e con il loro sguardo la sostenevano.
- Se credi in noi, Watashi non potrà niente contro di te - disse sicura la donna, ricostruendo la speranza che si stava sgretolando velocemente nella kunoichi - E per quanto riguarda tuo padre, sappi che anche se a volte si comporta in modo burbero, ti ama profondamente. La vita è piena di inganni, crescendo, capirai meglio il significato delle mie parole.
Il loro tempo però era giunto, non gli era permesso trattenersi ancora li con la genin. Lentamente le loro figure iniziarono a dissolversi partendo dal basso mentre Chiaki ritrovava le forze per affrontare la sua vita, per riprendere in mano le redini di ciò che l'aspettava. Aveva così paura di ciò che pensava Takeyoshi su di lei, che non era riuscita a leggere oltre la menzogna, qualcuno la stava manipolando, le voleva far perdere la ragione per trattenerla li per sempre.
-
G-grazie mamma per esserci sempre stata e g-grazie a tutti voi per avermi ridato la forza di combattere. Ora sono pronta - disse decisa la kunoichi asciugandosi le lacrime amare che aveva versato fino a quel momento.
Della urla mostruose in lontananza e una strana luce violetta illuminarono la notte, il carnefice era tornato per fare nuove vittime. Non poteva rimanere li a guardare inerme, doveva dare se stessa per creare un futuro certo, per proteggere quelle persone che non avevano la forza di farlo, doveva andare.
Lasciò un ultimo sguardo a lei, colei che era e continuava ad essere il suo punto di riferimento e dopo un cenno si assenso dalla donna, si lanciò nella boscaglia con uno scatto felino. La sua forza di volontà era tornata, aveva ancora un compito nella sua esistenza e prima di averlo adempito non avrebbe lasciato quel mondo terreno.
-
Non so se avrò le forze necessarie per farlo ma ce la metterò tutta per sconfiggerti - disse nella sua corsa sfrenata verso quell'energia potente che aveva appena avvertito.
- Buona fortuna piccola mia - bisbigliò la donna prima di dissolversi nel vento.
Scusa per la lunghezza è che pensavo fosse un argomento abbastanza delicato per la mia PG, mi sono lasciata un po' andare... ^^'
Edited by Karen91 - 23/8/2014, 21:12