Infine toccò a Fuyuki narrare le sue avventure, che a quanto aveva già costatato dal racconto di Hisashi erano differenti rispetto alla loro. Anche il capogruppo aveva avuto a che fare con alcuni superstiti che gli avevano parlato del Tempio di Azura. Tutti i loro racconti erano proprio collegati a questa struttura che tutti i contagiati cercavano di proteggere dalla figura dagli occhi marini.
Fuyuki rifletté un attimo sulle informazioni che aveva raccolto e alla fine disse la sua versione dei fatti: probabilmente la creatura che si stava opponendo proprio come loro a Watashi si stava dirigendo a nord perché si trovava proprio li in tempio. Chiaki non era totalmente sicura di ciò perché l'essere si muoveva talmente rapido nella casa quasi più per eliminare le sue tracce che per qualcosa in particolare. Poteva aver preso quella strada anche per far deviare Pakkun che aveva deciso di inseguirlo per quello che ne potevano sapere.
Chiaki intanto cercò di concentrare tutta l'energia che aveva negli occhi nella speranza di riuscire a delineare meglio quel nuovo ambiente dove si trovavano proprio come fece l'eremita. Nulla. Che non avesse energia? Come era possibile? Riprovò un'altra volta e un'altra ancora, finché non incrociò gli occhi del suo sensei che sembrava essere nelle sue stesse condizioni. Alzò le spalle e le mani quasi non riuscendo a spiegarsi cosa diavolo stava accadendo.
Watashi stava bloccando i loro poteri un'altra volta ma adottando una strategia diversa a quanto pareva. Fu proprio il chunin che dette la pessima notizia agli altri membri del team. Cosa avrebbero fatto se qualcuno li avesse attaccati in quel momento? Non potendo utilizzare nemmeno le loro tecniche dovevano e sperare di arrangiarsi con le loro abilità di intelletto e la forza fisica che gli restava, pregando che quella creatura potentissima dai tratti celestiali non venisse a fargli visita proprio adesso.
Fu proprio in quel momento che alla tredicenne afflitta dalla non riuscita attivazione del byakugan, cadde lo sguardo sulla ferita che si era procurata antecedentemente, quasi avendo perso di vista il motivo per cui se l'era fatta.
Non appena notò che il suo sangue non era più scarlatto, le si fermò di colpo il cuore. Il colore assomigliava più alla ferita di Pakkun, di un violaceo che metteva quasi i brividi. Era stata realmente contagiata? Rimase qualche secondo a osservare il liquido denso percorrerle tutta la candida mano, poi alzò lo sguardo alla ricerca di conferme che tutto quello che stava accadendo era solo frutto un brutto scherzo.
Le parole del medico improvvisamente suonarono quasi come un orazione funebre mentre si apprestava a dava buone notizie a Hisashi, Fuyuki e Okojo. La ragazzina non voleva farsi vedere debole così nascose la mano noncurante, cercando di dimostrarsi forte davanti a quella dichiarazione. Il suo corpo rimaneva rigido e impassibile mentre i dubbi e il contrasto di emozioni al suo interno, lentamente la divoravano.
Le scuse del medico intanto non erano assolutamente d'aiuto, sembrava quasi non volergli regalare nessuna speranza, adesso che ne aveva bisogno più di qualsiasi altra cosa. Jaku provò a cercare gli appunti che aveva raccolto durante la sua permanenza nel rifugio ma a quanto sembrava non era rimasto più niente, la pioggia in tempesta si era portata via anche quelli.
Ogni parola che l'uomo pronunciava le sembrava un macigno in più da sopportare, voleva solo che per qualche secondo rimanesse in silenzio.
*Farò la fine dei sopravvissuti più deboli e morirò oppure andrò contro i miei stessi compagni? Poi adesso che siamo anche senza chakra e siamo più deboli. Non ci dovrebbero mettere molto Jaku o Fuyuki a bloccarmi il problema è che potrei colpire quando meno se lo aspettano. Come faccio ad avvisarli? Preferirei morire a questo punto che vederli in difficoltà per causa mia...*
Fuyuki intanto prese il controllo della situazione e cercò di portare la calma mentre le paure facevano breccia nelle menti dei contagiati. Il tocco caldo del ragazzo sul suo volto le diede un attimo di pace interiore, poteva non sembrare il massimo come gesto ma in quella situazione era più che sufficiente per farle ritrovare quella fiducia persa.
*Si ha ragione Fuyuki dobbiamo avere fiducia l'uno dell'altro, siamo arrivati fino a qui insieme e usciremo uniti in qualche modo*
-
F-Fuyuki se dovessi finire come Pakkun, ti prego f-fermami in tempo... - nonostante le sue speranze si stavano lentamente ricomponendo, voleva essere sicura che il ragazzo fosse stato disposto a prendere le giuste contromisure.
La kunoichi guardò il suo sensei decisa, mettendo da parte la sua timidezza. Doveva metterlo al corrente quanto fosse importante per lei non infierire sulla vita di nessuno, ne sulla missione. Poi improvvisamente come se un lampo avesse attraversato la mente dello shinobi si rivolse direttamente al medico per chiedergli le sue condizioni.
Effettivamente non aveva espresso nessun commento su se stesso, nonostante lo Hyuga dovesse essere aggiornato su tutto essendo lui a capo del team. Passarono pochi secondi e qualcuno sembrò intimare di tacere.
Chiaki si guardò intorno perplessa, non aveva riconosciuto la voce e non capiva nemmeno la sua provenienza. Tutti i componenti sembravano interrogativi quanto lei. Fu questione di secondi quando finalmente riuscirono a distinguere nitidamente delle voci al di fuori della stanza.
Le due voci maschili non sembravano conversare tranquillamente, assomigliava più a una sorta di litigio che non si concluse in maniera molto civile. La fanciulla bloccò persino il suo respiro cercando di non perdere nessuna battuta.
*Chi non vuole perdere? Che sia di nuovo qualcuno dei superstiti di cui hanno parlato prima i miei compagni? Uno dei due stava accusando l'altro di aver venduto le loro anime, sto iniziando a pensare che questa storia non è solo colpa di Watashi *
L'uomo che sembrava chiamarsi Jael voleva delle risposte e il suo tono si trasformò in triste e disperato finché tutto non finì in un grido soffocato riecheggiando tra i muri della stanza in cui si trovavano.
La giovane genin serrò gli occhi mentre avvertiva nuovamente la sensazione di morte permeare l'aria, non occorreva nemmeno il suo byakugan per capire cosa era successo tra i due. Poi come un narratore racconta una storia, la voce che prima li aveva zittiti, tornò a riversare parole pregne di saggezza.
*La lussuria e la superbia degli uomini...Watashi non ne è che l'arma, quindi chi è che impugna l'arma? E cosa vuole o vogliono ottenere?*
Che li avessero trovato i pezzi che gli mancavano per completare il puzzle? Prima che qualcuno di loro potesse fare qualche sorta di domanda, lo Hyuga si girò verso di loro e gli fece cenno di non fare nessun rumore. Sicuramente aveva un piano perché si mise subito all'opera cercando alcuni materiali per fabbricare quella che sembrava essere una trappola.
Mantenendo sempre la massima attenzione e cercando di far meno rumore possibile si cimentò a sistemare gli strumenti raccolti come meglio poteva all'entrata. Chiaki rimase li a fissarlo immobile, aspettando che il ragazzo si offrisse volontario per dire le sue intenzioni e quale era il loro compito.
Furono secondi pieni di tensione anche perché l'uomo si stava avvicinando, soprattutto adesso che uno dei suoi amici era morto. Non appena il chunin ebbe finito, quatto si riavvicinò al gruppo bisbigliando.
Ognuno di loro si sarebbe dovuto nascondere, aspettando il momento giusto per cogliere l'uomo di sorpresa mentre il piccolo Okojo avrebbe dovuto controllare da uno spiraglio della porta cosa stava accadendo oltre di essa. L'obiettivo era catturare l'ostaggio vivo ma se la situazione si fosse messa male, avrebbero dovuto affrontare una prova di sopravvivenza senza badare a regole.
La trappola avrebbe dovuto fermare l'uomo appena fosse entrato ma nessuno aveva certezze sulla sua forza, quindi dovevano rimanere quanto più possibile all'erta. Non appena l'ANBU finì di parlare tutti partirono alla ricerca di un luogo che potesse permettergli una facile visuale ma che li coprisse interamente.
La kunoichi trovò sicurezza dietro a un enorme drappo rosso che faceva da tenda alla camera regale. In fin dei conti non si poteva lamentare perché mentre lei riusciva a vedere le ombre dai fili rossi del tessuto, nessuno poteva notare la sua presenza. La stoffa era talmente grande che strusciava persino per terra nascondendo i suoi piedi.
*Perché ho come la sensazione di stare dentro un sogno? Eppure la mia ferita sembra così reale*
Si diede un'ultima occhiata al taglio che aveva sulla mano, dubbiosa pensando a quell'atmosfera assurda di quell'ambiente che ancora non la convinceva. Quando vide l'ombra del furetto avvicinarsi alla porta e aprirla leggermente, appoggiò le mani sulle sue due armi, pronta a partire all'attacco se ce ne fosse stato bisogno.
Raga non ho corretto perché ho necessità di studiare per gli esami...possiate perdonarmi!