Watashi 6C/2A - Tears in the Rain, Per Bahamut, Bishop, Karen. Passaggio di rango per Morph

« Older   Newer »
  Share  
Mr. Bishop
view post Posted on 1/12/2012, 17:50




I tre genin, seduti sotto un imponente albero dalle radici nodose, intrapresero una divertita discussione che, probabilmente, avrebbe interessato il resto della loro meritata pausa, mentre i due ninja più esperti, sulle cui spalle gravava il peso delle responsabilità nei confronti del resto del team, continuarono ad organizzare i preparativi per l'ingresso nella caverna.
Si trattò solamente di alcuni minuti di tranquillità, ma i tre genin ebbero modo, chi più chi meno, di scaricare la tensione accumulata durante l'assalto e tranquillizzare i loro nervi, oltre a lasciarsi curare le ferite, ancora sanguinanti, dal medico che, a differenza loro, aveva un gran da fare: Hiro infatti, qualche minuto prima, aveva evocato Pakkun, dato che il team aveva bisogno del suo aiuto, ma con loro grande sorpresa il cane aveva una grossa ferita lungo il fianco destro dalla quale gocciolava sangue dalla brutta colorazione viola. Hisashi si avvicinò immediatamente al medico, preoccupato per le condizioni della creatura: la sicurezza di Juko, che curò la ferita senza problemi, nonostante la particolare colorazione del sangue non lo lasciasse perplesso, tranquillizzò anche Hisashi, senza placare il senso di colpa che stava crescendo dentro di lui.
In fondo era l'eremita dei cani, doveva essere un punto di riferimento per i suoi compagni, ma non era riuscito a difendere il povero Pakkun... Non era riuscito a difendere nemmeno se stesso, come poteva adempiere ad un compito tanto importante?
Nonostante cercasse di non darlo a vedere, conversando e ridendo con Hiro e Chiaki, questi pensieri continuavano a tornargli alla mente, ricordandogli quanta strada avesse ancora da fare per diventare un vero ninja.
Quando Fuyuki avvisò loro che era tempo di mettersi in viaggio, Hisashi si avvicinò ad Hiro, confidandogli la sua preoccupazione.


Hisashi: -Credi che Pakkun sia in grado di viaggiare con noi? Le ferite sono profonde e il colore del suo sangue non mi convince per niente... Teniamolo d'occhio e se notiamo qualche segno di debolezza o pericolo eccessivo, annulla subito l'evocazione, ok?-

Sistemata la questione il genin del clan Shakuton tornò al suo posto in formazione, pronto per avventurarsi in quella caverna prigioniera dell'oscurità: inusualmente la luce adesso era loro nemica, ogni bagliore avrebbe potuto mettere in pericolo la loro vita.
Qualche passo e le tenebre li avvolsero nel loro abbraccio protettivo. Descrivere la caverna sarebbe stato difficile per chiunque, con una luminosità così scarsa: era un cunicolo abbastanza ampio da lasciare transitare comodamente i cinque ninja, dal fondo relativamente poco accidentato, dell'aria carica di umidità e impregnata del tipico odore delle caverne, un perfetto mix di muffa e rinchiuso.
Il silenzio doveva essere stato re incontrastato di quella grotta da ormai molti anni, ma l'arrivo dei ninja avrebbe interrotto, almeno momentaneamente, la pace: i loro passi, adesso più svelti ma allo stesso rassicurati dall'essersi lasciati alle spalle la tanto pericolosa foresta, facevano da eco al ritmico marciale dell'esercito di mustelidi che li precedeva di qualche centinaio di metri, mentre l'unica voce era quella di Fuyuki che continuava a confrontarsi con la sua evocazione, assicurandosi che tutto stesse andando per il verso giusto.
Camminarono senza meta, senza un obbiettivo per chi sa quanto tempo, senza deviare dalla strada principale o curvare il loro tragitto: la caverna, probabilmente tagliava linearmente il paese del fuoco attraversandolo in tutta la sua lunghezza. Il viaggio fu relativamente tranquillo, ma all'improvviso il collegamento radio con il gruppo di mustelidi in avanscoperta si interruppe e a nulla valsero i tentativi dell'eremita di ripristinarlo. Qualcosa di strano stava accadendo in quella caverna, non si trattava di un semplice malfunzionamento: i ninja cercarono di acuire i sensi, nella speranza di riuscire a prevedere le mosse del nemico.
Fu Hisashi il primo ad avvertire qualcosa di strano e a fermare il gruppo con un cenno del suo braccio: quello che nacque come un leggero odore di fondo, che si confondeva con il tipico olezzo della caverna, divenne un odore deciso dopo pochi passi. Il genin tastò l'aria con il naso ancora qualche secondo, per accertarsi di non essere stato ingannato dalle sue narici, quindi avvisò i compagni.


Hisashi: -Sento un cattivo odore nell'aria, una puzza insopportabile... Pakkun, è lo stesso odore di prima?-

Il genin sentì il piccolo cane odorare l'aria nell'oscurità, ma la risposta che ottenne fu di certo inaspettata.

Pakkun: -Sei sicuro, Hisashi-kun? Io non riesco a sentire nulla! Solo muffa e rinchiuso dall'inizio della caverna ad ora.-

Hisashi si voltò con espressione meravigliata in viso, quasi si aspettasse di riuscire a vedere il canide nell'oscurità: il suo olfatto non era di certo sviluppato come quello della creatura, eppure continuava ad avvertire con chiarezza il forte odore che aleggiava nell'aria.

Hisashi: -Continuo a sentire questa puzza con chiarezza... Stiamo attenti, l'ultima volta che abbiamo sentito un odore del genere abbiamo rischiato grosso. Accidenti Pakkun, non puoi non sentirlo, odora meglio!!!-

Concluse con voce spazientita. Non poteva credere che Pakkun non riuscisse a sentire quell'odoraccio: lo stava forse prendendo in giro?
Non ottenendo alcuna risposta dalla creatura, tornò a camminare, lasciando che il resto del gruppo lo seguisse. Poteva sentire il loro marciare lento alle sue spalle, in quell'oscurità che non gli lasciava spazio: quell'eco di passi stava cominciando a diventare fastidioso, quasi come rimbombasse nella sua testa. Di sfondo il suono delle narici di quell'inutile cane che continuava ad ispirare l'aria, deluso del suo fallimento.


Sei un cane, come puoi non essere in grado di percepire un odore?
Noi ci faremo ammazzare dentro questa caverna: un medico che fa solo l'attaccabrighe, una genin che oltre ad arrossire sa fare ben poco, un tizio dalla pelle bianca come il latte e, per finire, un capitano insicuro e divorato dai sensi di colpa. Se l'obbiettivo è fallire, credo che un team di questo tipo sia il più adatto. Senza contare che conti


Un sasso di troppo interruppe i suoi pensieri, facendogli quasi perdere l'equilibrio.
Ci mancava solo questo.


Hisashi: -Merda!-

Come una pentola a pressione, anche Hisashi aveva raggiunto il limite: aveva quasi rischiato la vita in quella missione, solo perchè qualcuno aveva avuto la geniale idea di allungare il loro tragitto, come se non bastasse anche Pakkun, il cane che non riesce a seguire tracce olfattive, era stato ferito a causa sua. Sentiva la rabbia dentro salire, uno strano fastidio dentro lo stomaco che non riusciva più a trattenere. Serrò i pugni. facendo un profondo respiro nel tentativo di calmarsi, ma il disgustoso odore penetrò nei suoi polmoni peggiorando la situazione. Voleva uscire, si sentiva schiacciato da quella oscurità, oppresso dalla presenza di quelle persone. Avrebbe voluto essere dovunque, tranne che in quel posto.
E all'improvviso quel suono: un lento respiro, che prima non avrebbe notato, un respiro uguale a quello degli altri, ma che gli trapanava il cervello, lo perforava da parte a parte.
Sentiva la rabbia crescere nella sua testa, il calore aumentare nel suo corpo: voleva esplodere, voleva dare sfogo all'energia accumulata e l'unica valvola che riusciva ad immaginare era lì, alla sua destra, in quel respiro insicuro e timoroso quanto chi lo emetteva.


Hisashi:-SMETTI DI RESPIRARE!!!-

Un urlo carico di rabbia e poi una mano che, quasi dotata di vita propria, si allungò fino ad incontrare il delicato collo della ragazza. Hisashi sorrise: la cosa gli piaceva.
Accompagnò il braccio con tutto il corpo e in un lampo fu addosso alla fanciulla, contro un muro. Adesso era lui a respirare nel suo orecchio: il dolce odore della ragazza copriva adesso la puzza di quell'inferno. Sarebbe rimasto così per ore, ma sentiva un bisogno ancora più grande, un bisogno che per essere soddisfatto necessitava di un semplicissimo strumento: un kunai.
Portò la mano sinistra, ancora libera, giù lungo i pantaloni, in cerca della preziosa arma, tanto necessaria per portare a termine quel delicato compito.
Di li a poco i suoi compagni sarebbero intervenuti, doveva fare in fretta e sgozzare quell'esile collo, sporcarsi di sangue più di quanto non fosse già. Non provava più disgusto verso il sangue, ne aveva bisogno, voleva sentire il calore del liquido vitale accarezzargli la pelle, rinfrescarla.
Mancava così poco, davvero poco...
 
Top
view post Posted on 2/12/2012, 04:39
Avatar

Chi vive senza follia non è così saggio come crede...


Group:
Konoha
Posts:
8,623
Location:
Da una Lacrima di Luna

Status:


Era durato così poco ma quel piccolo clima accogliente che si era venuto a creare nel gruppo seduto a terra, era qualcosa di cui tutti avevano bisogno. Una distrazione alla tragedia che li aveva colpiti poco fa e che non avevano la certezza fosse finita li.
Nessuno voleva ritirare fuori l'argomento, almeno non così esplicitamente e i tre genin conversavano spensierati mentre il medico e il chunin si occupavano delle faccende in sospeso o alla ripresa del viaggio. Al commento di Hisashi la piccola kunoichi non riuscì a trattenersi.

- Ehi! I-io non ho una voce così s-strudila! - commentò Chiaki facendo una buffa faccia imbronciata e poggiando le mani sui fianchi dando più l'idea di finta arrabbiata.

La scenetta non durò molto perché non riuscì a trattenere la risata. Non sapeva nemmeno lei perché era intervenuta in quella maniera ma una cosa era sicura, per essersi esposta tanto, non poteva significare altro se non che si stava trovando veramente bene con i suoi compagni di missione.
Non appena Okojo avvisò il caposquadra, di come procedevano le cose, la tredicenne si alzò, pronta a rimettersi in marcia. Non appena la giovane passò accanto al canide, il suo cuore perse un battito. La ferita riportata dall'evocazione era assurda, niente che lei avesse mai visto, nemmeno su quei libri che sfogliava per curiosità nella libreria del padre. Il medico sembrava abbastanza perplesso ma non si arrendeva alla novità, anzi si muoveva con molta maestria, come per raccogliere ogni singola informazione utile.
Il sangue aveva uno strano colore violaceo, sembrava quasi avvelenato e la paura che si era fatta breccia precedentemente nella mente della ninja tornò vivida. I lunghi artigli di quelle ombre, gocciolanti del loro sangue potevano essere avvelenate e se anche Yin e Yang fossero stati colpiti da quelle cose? Perché non facevano ritorno da soli? Ci doveva pensare lei a evocarli? Distolse il suo sguardo dal segugio quasi come se fosse una sofferenza la sola vista dell'animale, rimettendosi nella formazione come aveva stabilito il suo sensei prima della partenza. Erano pronti, aspettava a loro della parte anteriore il primo passo. Dopo uno sguardo d'intesa con il ragazzo del clan Shakuton, la Hyuga si lasciò inghiottire dal buio della caverna.
La tensione abbandonata fino a qualche secondo prima, tornava capricciosa a farsi sentire mentre l'oscurità sempre più lugubre li inghiottiva nella strada del non ritorno. Il morbido manto erboso, aveva lasciato spazio alla dura pietra che faceva rimbombare la marcia dei presenti, verso l'unica strada che sembrava esserci. Quel contatto così freddo e pungente con la roccia, faceva rimpiangere il luogo che avevano appena lasciato per quanto potesse essere pericoloso.
Con il byakugan ancora attivo, Chiaki procedeva con cautela, guardandosi attorno. Vista l'assenza di chakra nell'ambiente una delle paure più grandi che ora punzecchiava la mente della giovane era la possibile comparsa di qualche fantasma. Sapeva benissimo che quelle creature non emanavano energia e che alcune volte potevano presentarsi in luoghi scuri e abbandonati. Al ricordo delle tre bambine tumefatte del suo esame genin, le si irrigidirono i muscoli.
Sperava con tutta se stessa di non rincontrare creature simili mai più, ma adesso che aveva la certezza che esistessero realmente sapeva che non sarebbe riuscita a sconfiggerle. Intanto il tempo, per quanto lentamente, passava. Non avevano punti di riferimento li al buio ma bastava la stanchezza dei loro piedi a fargli comprendere da quanto tempo stessero affrontando quel percorso.
Chiaki per quanto fosse preoccupata per Okojo che stava davanti a loro, era fiera di come Fuyuki cercasse di mantenere l'incolumità del gruppo, di come in un certo senso si prendesse cura di loro. Improvvisamente però qualcosa cambiò, la voce dell'ANBU sembrava preoccupata. Nonostante non ci fosse un enorme distanza che li dividesse, il collegamento con i mustelidi era andato interrotto, che qualcosa si stesse muovendo? La genin fece un giro su se stessa lentamente quasi pronta a ricevere un attacco da una qualsiasi direzione, le mani ben strette sull'elsa delle due armi, pronta a difendersi.
Questa volta si sarebbe fatta valere, lo doveva a se stessa, lo doveva a Yin e Yang che credevano in lei, lo doveva al suo sensei che aveva fatto la rischiosa scelta di portarla in quella missione e lo doveva al team. Tutti sembravano in fermento quando Hisashi fece un cenno con la mano, interrompendo i pensieri più scombussolati che poteva avere il gruppo. Il ragazzo dalla strana chioma sentiva un odore strano, che fosse lo stesso che Pakkun aveva percepito nella foresta? Sentì il ragazzo che vicino a lei sniffò l'aria, forse cercando la direzione dell'olezzo. Il cane intanto alle loro spalle negò, non riusciva ad avvertire niente di più che l'odore di muffa e di fermo nell'intera zona.
Questo non era di aiuto, come era possibile questa differenzazione? Il carlino non aveva il fiuto più sviluppato del padrone? La Hyuga si grattò la testa confusa, scavando nella sua mente alla ricerca di una possibile soluzione a quell'enigma che diventava sempre più strano. La reazione di Hisashi, colse un po' di sorpresa la ragazzina. Sapeva benissimo anche lei cos'era accaduto l'ultima volta ma non occorreva reagire in quella maniera, bastava mantenere alta la guardia, perché anche se avessero avvertito tutti quell'odore, che cosa sarebbero riusciti a fare? L'ultima volta nemmeno avevano capito da che direzione proveniva, si sentivano solo circondati.
Quasi come se volesse proseguire da solo, il ragazzo prese e continuò a seguire il sentiero, lasciando la genin sempre più perplessa su quel suo strano modo di comportarsi improvviso, ma senza farsi troppe domande fece qualche passo di corsa per tornare al suo fianco. Non riusciva a vedere tutto l'ambiente ma avvertiva il suo compagno sunese.
Non sapeva cosa gli stesse passando ma proprio quando con l'indice si avvicinò per bussargli sulla spalla, come per chiedere rassicurazioni, questo rischiò di inciampare e se ne uscì con un esclamazione irritata. La Hyuga si fermò improvvisamente, lasciandolo proseguire poco avanti per conto suo, non aveva idea cosa gli stesse passando ma probabilmente lo stress poteva giocare brutti scherzi in un momento del genere, soprattutto dopo quello che aveva passato il ninja si Suna. La tredicenne portò la mano ancora sospesa a mezz'aria al petto, allontanandosi leggermente dall'appartenente al clan dello Shakuton.

*Forse ha bisogno di rimanere da solo con i suoi pensieri, devo dargli i suoi spazi*

Lo sguardo della fanciulla dai capelli blu tornò a fissare silenziosamente l'amico che sembrava sempre più rigido nei movimenti. Preferiva studiarlo a distanza, quasi come se lo volesse aiutare ma non sapesse come fare. Le avevano detto che era maleducazione fissare, così di tanto in tanto tornava a guardare il suolo pensierosa, facendo l'indifferente.
Finché quando rialzò nuovamente il volto, incrociò lo sguardo di Hisashi. Nonostante si riuscisse a vedere poco in quel posto angusto, gli donò uno dei suoi soliti sorrisi incoraggianti per farlo sentire meglio ma la reazione del ragazzo fu del tutto inaspettata.
Quello "SMETTI DI RESPIRARE" ancora rimbombava nella grotta, come nella testa della ragazzina, quando una mano le andò a stringere la gola, costringendola a respirare affannosamente.
Il ragazzo davanti a lei sorrideva ma il suo sorriso aveva qualcosa di sadico, sembrava non appartenergli. La Hyuga portò le mani alla gola cercando di liberarsi mentre i suoi occhi iniziavano a vedere offuscato forse per lo sforzo e per la mancanza d'aria.

- H-hisashi c-cosa s-stai f-facendo? - chiese sofferente Chiaki, aspettando una risposta che non le arrivò mai.

In quello sguardo non vedeva nulla che apparteneva al ragazzo che aveva appena conosciuto fino a qualche momento prima. Il ninja si avvicinò sempre più. La kunoichi riusciva chiaramente a sentire il fiato caldo sul suo collo e la presa sembrava non cedere di intensità, anzi diventava sempre più stretta e violenta. Dove erano tutti gli altri? Che il buio li avesse rallentati nell'intervenire?
Lo sguardo allarmato della genin si fermò sulla lama appuntita del kunai che il ragazzo afferrò con piacevole gusto. Non voleva finire la sua vita li, aveva tanti progetti e sogni da portare avanti, senza contare che ancora nemmeno erano arrivati a destinazione.
Finalmente sembrava che la sua vita stesse prendendo una piega giusta, non voleva rinunciare a tutto proprio adesso. Una lacrima scese dalla sua guancia mentre parole tristi uscivano dalla sua bocca.

- P-perdonami s-se p-puoi... - disse la ragazzina lasciando scivolare il braccio sinistro lungo il fianco e iniziando a concentrare un alone azzurro di chakra sulla mano con le energie che aveva in corpo, andando a colpire il ventre del ragazzo.

Cercò di andarci il più leggera possibile, in modo che il sunese non risentisse troppo del colpo ma allo stesso tempo che la giovane, avesse modo di allontanarlo da lei. Tossì faticosamente, cercando di recuperare l'aria persa, massaggiandosi dolorante il collo e lasciandosi scivolare al suolo per riprendere energie.
 
Web Contacts  Top
view post Posted on 2/12/2012, 16:55

lo cavalier del Gangbang!!

Group:
Member
Posts:
4,934

Status:


Hiro seguendo i consigli di Fuyuki aveva evocato Pakkun, ciò che vide non fu di certo piacevole, il canide aveva una vistosa ferita lungo tutto il fianco destro dalla quale fuoriusciva uno strano sangue viola, preoccupato per le sorti dell'animale Hiro rimase ad osservare in silenzio i trattamenti medici di Jaku sulla povera bestia.

Perchè il suo sangue è viola? come diavolo è possibile?

A quanto pare lo stesso medico rimase sorpreso delle strane condizioni del canide, nonostante tutto non gli fu difficile curare l'animale che piano piano si riprese, poi con un pò di fatica obbedì alla richiesta dell'evocatore, disse che non sentiva nessun odore strano questa volta, questo era un buon segno, forse la situazione stava lentamente migliorando.

Grazie Pakkun, scusami se ti ho evocato in queste condizioni, ma abbiamo bisogno delle tue capacità, sono contento che ora stai meglio.

Pakkun Nessun problema sono contento di aiutarvi...

Mentre attendevano notizie dal furetto mandato nella grotta come avanscoperta, Hiro si sedette con gli altri genin per riposarsi un pò e mangiare qualcosa. La situazione dopo ore di tensione e paura a causa di quelle ombre, si era fatta più leggera, i tre genin mangiarono e scherzarono insieme. Hisashi prese in giro l'amico sull'urlo che aveva fatto quando l'aveva visto ferito a morte, il controllore della sabbia prima fece finta di essere rimasto offeso, poi vedendo la reazione della Hyuga che con una faccia buffa si difendeva, dicendo di non avere una voce così stridula, scoppio a ridere insieme agli altri. Hiro cercando di imitare la Hyuga sia nella voce che nell'espressione buffa che aveva fatto disse:

Ehi, nemmeno la mia voce è così stridula... vediamo come sarà stridula la tua voce Hisashi quando ti finirà per sbaglio la mia sabbia in un certo punto ahahahhaah

Quei pochi minuti di scherzi e battute, furono interrotti dalla segnalazione del Chunin di riprendere il viaggio, grazie alla distrazione l'umore di tutti era leggermente migliorato, anche se non appena si avvicinarono alla grotta tutti divennero di nuovo seri.
Poco prima di addentrarsi Hisashi espresse la sua preoccupazione per le condizioni del canide, chiedendosi se fosse in condizioni di muoversi con quella ferita, chiedendo poi all'amico di annullare l'evocazione qualora dovesse vedere che Pakkun fosse in pericolo o non in grado di procedere.


Credo che ora stia meglio, comunque va bene, in caso di pericolo scioglierò l'evocazione, Jaku però sembra sapere il fatto suo, credo che non ci saranno problemi.

Il gruppo si inoltrò nell'oscurità della grotta che avrebbe dovuto attraversare tutto il paese del fuoco, fino a giungere nel paese delle Terme, la loro destinazione. La visibilità nella grotta era quasi assente, non riuscivano a vedere molto dell'ambiente circostante, certo non era molto comodo viaggiare in quelle condizioni, ma la paura di quello che una luce accesa poteva causare, faceva passare del tutto la voglia di lamentarsi di quella scarsa visibilità.
Almeno per Hiro c'era un vantaggio però, una volta entrato nella grotta non dovete più tenere attiva la copertura di sabbia, quindi potè avanzare più tranquillamente cercando di recuperare un pò di energie per quanto fosse possibile. Infatti anche quando si erano seduti a mangiare, il ragazzo aveva dovuto mantenere la concentrazione per assicurare una protezione dalla luce solare. Ora la sabbia era tornata nella sua giara, il ragazzo seppur stanco avanzava insieme agli altri membri del team, cercando di non andare a sbattere in qualche improvviso ostacolo. Non era per niente facile avanzare nella completa oscurità, benchè piano piano la vista si adattava e riusciva a scorgere qualche dettaglio che gli consentiva di continuare ad avanzare, il loro cammino non era così spedito come avrebbero voluto.
Inoltre c'era il pericolo che in quell'ombra vi fosse qualche minaccia che nessuno potesse scorgere, per prevenire questo però lo Hyuga aveva prontamente mandato una sua evocazione in avanscoperta. Hiro ascoltava ogni conversazione con attenzione, tirando un sospiro di sollievo ogni qual volta sentiva dire a Fuyuki che fosse tutto tranquillo, un attacco in quel luogo poteva essergli fatale. Nonostante il fatto che Jaku avesse curato tutti, infatti erano tutti visibilmente stanchi, nessuno di loro tranne forse il medico era in perfette condizioni, di certo non la migliore situazione per combattere.
Camminarono in quei tunnel per chissà quanto tempo, fino a che le comunicazioni con Okojo si interruppero, quello non era di certo un buon segno, Hiro iniziò a preoccuparsi, pensando cosa fosse accaduto qualche centinaio di metri più avanti e che fine avessero fatto i furetti.
Qualcos'altro però attirò l'attenzione di tutti, Hisashi infatti disse che avvertiva uno strano odore, il problema però era che era stato l'unico ad avvertirlo, infatti Pakkun non avvertiva nessuno strano odore.


Come è possibile che Hisashi senta un odore che Pakkun non sente? Che quella strana ferita stia influendo con le sue capacità? Anche se fosse così, perchè è l'unico ad avvertire quell'odore e nessun altro di noi può?
Che diavolo sta succedendo!!


Hisashi intanto, riprese a camminare dopo aver ripreso l'animale ferito, per il fatto che non riusciva ad avvertire quell'odore, mano mano che avanzava il genin dello Shakuton sembrava sempre più irritato e nervoso, fino a sbraitare poco dopo per chissà quale motivo. Nella più completa oscurità, infatti Hiro non poteva vedere bene quello che stava accadendo, riusciva a vedere le figure dei suoi compagni a malapena, per questo motivo gli ci volle un pò di tempo per capire quello che accadde dopo.
Hisashi urlò di nuovo questa volta sembrava avercela con Chiaki, vide una figura scagliarsi sull'altra e sbatterla al muro, riuscì a capire chi fosse l'uno e chi l'altro grazie alle loro voci, la scarsa visibilità in quel momento non era per niente d'aiuto. Hiro vide quella scena immobile per la sorpresa, non riusciva a capire perchè l'amico si stesse comportando in quello strano modo.
Sentire la voce della ragazza sofferente chiedere spiegazioni, svegliò il genin dalla sorpresa e decise di intervenire, proprio quando la ragazzina chiedeva perdono al suo aggressore, perchè diavolo era lei a chiedere scusa? Fu quello che pensò il sunese, ma non aveva tempo da perdere, doveva intervenire ed interrompere Hisashi da qualsiasi cosa volesse fare, da ciò che poteva capire non aveva di certo buone intenzioni.


Hisashi che diavolo stai facendo?

Fu così che rapida la sabbia fuoriuscì dalla giara e veloce tentò di frapporsi tra i due genin, non voleva che Chiaki venisse ferita, ne che lo fosse il suo amico nonostante lo strano comportamento, doveva esserci una spiegazione a quell'aggressione, la sabbia viaggiò veloce cercando di arrivare in tempo ed impedire qualcosa di tragico.
 
Top
view post Posted on 2/12/2012, 22:25
Avatar

Group:
Meccanici
Posts:
23,986
Location:
Albuquerque

Status:


Contro ogni sua aspettativa, nessuno dei presenti chinò il capo in segno di assenso dinanzi alle colpe di cui Fuyuki si era fatto carico, anzi. Con gli occhi pregni di sorpresa incontrò i loro sguardi, soffermandosi per qualche secondo su ognuno di essi, così da poter carpire le emozioni che lo specchio della loro anima lasciava trasparire. Il suo era un difetto che lo aveva sempre accompagnato durante la sua carriera da ninja, in modo particolare da quando - a causa di una sua negligenza - aveva visto Kisho, uno dei suoi più cari amici, venire divorato dalla cupidigia fino a divenirne succube, attirando così sopra di sé l'ira dell'eremo e divenendo infine vittima delle severe leggi che lo governavano. In quel caso non era stato in grado di proteggere il suo amico dal male che lentamente aveva dominato la sua volontà, mentre adesso aveva rischiato che l'intero team venisse ucciso per un suo errore di calcolo. Era un sentimento più forte di lui e, per quanto cercasse di convincersi del fatto che nessuno avrebbe potuto prevedere la presenza di una trappola del genere, non ci sarebbe mai riuscito da solo. Hiro fu il primo a parlare in sua difesa, spezzando con coraggio il muro che lo Hyuga stava costruendo attorno a sé per nascondersi a causa della delusione che provava nei propri confronti. Con entusiasmo affermò che lo avrebbe aiutato a proteggere i suoi compagni, facendogli capire una buona volta che non era da solo a combattere in quella pericolosa guerra contro Watashi. Aveva degli alleati, fidati amici su cui poter contare, anche nei momenti più bui. Fu poi Chiaki a prendere parola, riponendo in lui fiducia cieca, tanto da lasciarlo senza parole. Sebbene fosse lei l'allieva, le sue parole toccarono il cuore del giovane ANBU, colmandolo d'orgoglio come se fossero state pronunciate dal suo mentore. Ricambiò il suo sorriso, mentre compiaciuto constatava come la dolce tredicenne stesse crescendo a vista d'occhio, maturando non solo nel corpo, ma anche nello spirito. Infine Hisashi mostrò tutta la sua gratitudine nei suoi confronti, mentre l'animo del diciottenne si faceva lentamente meno pesante, liberandosi gradualmente dai sensi di colpa che fino a poco prima l'avevano dilaniato, violenti e tumultuosi come una brusca tempesta. Non ci aveva nemmeno pensato, tanto era stato impegnato a commiserare la propria incapacità. Aveva salvato la vita di quel giovane ninja della Sabbia e fu proprio questo accorgimento a consentirgli di mettere da parte la delusione per ciò che era successo, per sostituirla con una nuova consapevolezza.

In questo mondo in rovina, nel furore di questa battaglia.. Non sono da solo.

Seguendo quindi il consiglio del manipolatore della sabbia, lo Hyuga consumò la propria porzione di cibo, così da recuperare le forze e prepararsi al viaggio che li attendeva.
Intanto il medico era alle prese con la ferita riportata da Pakkun, chiamato nuovamente in causa dal suo evocatore. Un grosso taglio si era infatti aperto sulla zampa posteriore del carlino, che dopo il violento attacco subito dalle ombre era stato inghiottito da una coltre di fumo. Non era tuttavia la profondità della ferita a preoccupare lo Shinobi dalla chioma argentea, bensì il colore del sangue della bestiola, che aveva inspiegabilmente assunto tonalità violacee. Nonostante ciò, non si diede per vinto e con invidiabile professionalità si mise all'opera, fasciando la parte lesa e curioso di studiare con più calma quella peculiarità, non appena il team sarebbe giunto a destinazione. Quando anche il cane ebbe terminato di ricevere le meritate cure, il gruppo attese con pazienza il via libera da parte di Okojo - che intanto si era impavidamente addentrato nella grotta - prima di riprendere il cammino verso il Paese delle Terme.
Bastò loro percorrere pochi metri prima che l'oscurità iniziasse ad inghiottirli, trascinandoli nel suo regno, avvolto nel mistero e nel silenzio, spezzato soltanto dal ritmico rumore dei loro passi. Macinarono un centinaio di metri, prima che la luce divenisse un lontano ricordo. Per un lasso di tempo indefinito camminarono lungo quel sentiero scavato nella roccia, come ciechi che si affidano ai sensi per orientarsi. Nemmeno il Byakugan era capace di sconfiggere le tenebre che dominavano quel luogo lugubre e ormai dimenticato dal mondo, lasciando il suo padrone inerme contro il buio, il più grande nemico in quel tunnel, per quanto questo potesse essere lineare. Per fortuna il coraggio mostrato dal mustelide dal candido manto permetteva al team di proseguire con calma, dato che, comunicando tramite le ricetrasmittenti, lui e il suo fratello potevano aggiornarsi a vicenda su ciò che stava succedendo, così da rendere la marcia più serena rispetto all'azzardato cammino che i ninja avrebbero dovuto affrontare, se solo Okojo non si fosse mostrato così fiero e disponibile. Tutto ad un tratto però la comunicazione venne interrotta. Inutili furono gli sforzi di Fuyuki nel disperato tentativo di ritrovare la frequenza radio sulla quale l'ermellino era sintonizzato. Più ci provava, più quell'arnese gli sembrava una macchina infernale.


- Maledizione, non funziona!

Esclamò, cercando di dominare con la sua ferrea volontà il nervosismo che con insistenza stava cercando di controllarlo. Dopo qualche secondo riuscì a calmarsi e a liberare la mente da ogni pensiero superfluo, così da poter ragionare lucidamente sul da farsi. Lo stesso non poteva essere detto per lo Shinobi dello Shakuton, che diventava sempre più irascibile ad ogni secondo che inesorabile volava via. Affermò di sentire un odore, qualcosa che tuttavia Pakkun non era capace di percepire, particolare che lo fece infuriare, ma che invece disegnò non poche perplessità dinanzi agli occhi del Chunin. Com'era possibile che il cane - così come lui e il resto del gruppo - non riuscisse a sentire l'odore che stava lentamente torturando il ninja di Suna? Non era capace di trovare una risposta e di certo il comportamento di Hisashi, che si faceva sempre più preoccupante, non lo stava aiutando a scovare la spiegazione a tutto ciò che stava accadendo. Alla sua concitazione tuttavia non venne dato più peso del dovuto, perlomeno fino a quando non si fu lanciato contro la piccola Chiaki, dopo aver sfogato la sua ira con un urlo che fece rabbrividire le ossa del caposquadra. Quest'ultimo per un attimo rimase basito, come incapace di trovare la prontezza necessaria per contrastare l'improvviso sbalzo d'umore del controllore del calore. Non riusciva a credere ai suoi occhi, che, non appena misero a fuoco l'immagine della ragazzina, indifesa contro la follia del suo compagno, cominciarono ad ardere di rabbia e determinazione. Non poteva sapere cosa fosse successo al ragazzo, tuttavia una cosa era certa: doveva essere fermato, prima che la pazzia lo conducesse a compiere azioni imperdonabili.

- Hiro, pensa a proteggere Chiaki!

Non capisco.. Cosa diavolo gli è preso?!

Rapido come un fulmine a ciel sereno lo Hyuga si mosse, scattando dietro le spalle di Hisashi, mentre la sabbia dell'albino proteggeva la fanciulla da ogni sua avventatezza. Avrebbe cercato di bloccargli le braccia, unendo infine le mani dietro la sua nuca, così da rinchiuderlo in una morsa dalla quale non sarebbe potuto sfuggire. Non avrebbe nemmeno potuto eludere le domande che gli sarebbero state poste, dato che un simile comportamento era inaccettabile quanto assurdo da parte di un compagno. Furibondo, il leader inveì contro il più giovane, ancora incredulo per ciò che aveva fatto. La situazione era decisamente strana e purtroppo loro vi erano dentro, incapaci per il momento di spiegare quelle assurdità. Cosa diamine stava succedendo?

- Che cazzo ti è passato per la testa? Eh, Hisashi?!

 
Top
view post Posted on 3/12/2012, 17:20
Avatar

la curiosità e la sete di conoscenza guiderà l'animo umano fino alla fine dei suoi giorni...

Group:
Admin
Posts:
7,412

Status:


Tuttoin un istante! Hisashi bramava il sangue della giovane che aveva di fianco, questa avrebbe colpito un alleato pur di non finirne vittima, Hiro cercò di frapporre la sabbia difensiva per evitare qualsiasi ferita e Fuyuki, il caposquadra, scattò lasciando basito Jaku verso le spalle del membro del clan Shakuton cercando di bloccargli le spalle. E Pakkun? Se ne stava lì a guardare con aria quasi divertita, come se ciò che stesse succedendo non fosse altro che un gioco architettato da qualcuno che stava chiaramente più in alto, ma gioco non era e scherzo neppure, rischiavano di finirci il resto della loro esistenza tra quelle mura immerse nell'oscurità. Affascinante come il buio accompagnasse quei movimenti celando ogni bagliore di luce che avrebbe potuto portare le ombre ad attaccare nuovamente, come l'assenza di qualsiasi illuminazione coprisse le malefatte di chi invece era ben presente e tra loro, come un uomo mandato dal dio stesso incaricato di bagnarsi del sangue dei suoi compagni. Hisashi sentì la sabbia, una mano colma di chakra a colpirgli lo stomaco ed una forte presa a bloccargli le braccia ma non furono che pretesti per far esplodere il vulcano che in quel momento stava già ribollendo dentro di lui, come un cielo saturo di calore pronto a far precipitare una furia elementale sulla terra, distruggendola, corrodendola. Strinse i pugni quel manovratore di soli e senza che potesse controllarsi, lasciò che un'energia bruciante scaraventasse tutti coloro che gli erano vicino alle pareti. Adesso la sua pelle emanava luce, le vesti non si bruciavano ma anch'esse brillavano investite da quella sorta di energia risvegliata. Vi era... luce, le ombre ricomparvelo nel luogo a far compagnia ai presenti e come prima si mostrarono mostruose e letali. Era questione di istanti, Fuyuki tra tutti vide il proprio 'riflesso' sogghignare prima che potesse affondare le sue lame nella propria gola. Sentì il ferro lacerargli la carne, il sangue inondargli la gola, la vita lasciarlo in balia della morte ma terminò lì, senza che mai potesse verificarsi grazie alla voce dell'unico che aveva deciso di prendere le distanze.

Jaku - BASTA HISASHI!

Quella frase riecheggiò per tutta la caverna ed insieme alle parole si espanse una grande quantità di chakra che investì tutti i presenti come un potente tsunami che travolge qualsiasi cosa abbia una consistenza per quanto pesante o resistente.

~ ~



Pioggia. Era l'unica cosa riconoscibile in quel contesto oscuro che non dava più spazio alla luce, come un eco che continuava a tornare nelle loro menti dopo aver più volte attraversato le pareti di quel contesto desolato. Non vi era niente, nessuno, solo un punto nero in un vasto mare incolore che sembrava una volta prendere la forma di una di quelle ombre maligne, un'altra di entità non meglio definite che ridevano soddisfatte della loro influenza nel mondo. Eppure si sentiva la pioggia bagnare la terra, il suo ritmico tamburellare ed il melodico soffiare del vento che attraversava ed invadeva l'acqua che infuriava nell'aria. Erano sicuri, ma non vi era nulla, solo quella distesa d'acqua sconfinata che forse non era neppure il mare, o quel punto che magari non esisteva. Erano vittime di Watashi, del suo potere nocivo che assorbiva quanto di positivo vi fosse negli animi delle persone che cercavano di combatterlo. Ma stavano sognando? Quando in una realtà si definisce tale la propria condizione non si considera la possibilità che forse non è altro che frutto della programmazione di qualcuno fin troppo divertito dall'avanzare di quel gruppo compatto, ma quanto sarebbe durato il sorriso nei loro volti, la speranza della loro mente? Pioggia, solo questa ma sempre più vicina e concreta, finché quell'enorme distesa divenuta oceano non lasciò che il cielo potesse riversare su di esso l'acqua... e si svegliarono tutti, con quella stessa voce.

Jaku - State bene?

Il primo a riprendere conoscenza fu Fuyuki, poi lentamente tutti gli altri che aprendo gli occhi ebbero la possibilità di assistere ad uno spettacolo di emozioni contrastanti: il cielo coperto da un velo nero lasciava cadere quell'acqua scura nella terra devastata. Era una landa desolata, senza vita, senza colori, solo il vento faceva da compagna alla tempesta insensata che vorticando sopra l'intero paese stava radendo al suolo non solo le strutture e gli abitanti ma anche ogni singola forma di umanità in un raggio di chilometri. Era… l’inferno, un girone di dannati senza fiamme che con la sola pioggia giudicava e corrodeva chi era stato tanto sfortunato da finirne in balia. Un turbine d’acqua che di vitale non aveva nulla, un elemento così prezioso quanto tetro e letale. La terra stessa sembrava aver perso la speranza di poter incrociare nuovamente la lucentezza del sole, il contesto in generale si era ormai arreso. Era uno dei villaggi del paese, erano giunti a destinazione ma forse per un istante avrebbero preferito non averlo mai fatto. La pioggia interferiva col Byakugan, i due Hyuga non riuscivano a vedere nulla oltre il normale campo visivo e se dovevano fare affidamento sulla vista era chiaro che di superstiti non sembrava essercene neppure l’ombra. Il medico era poggiato ad una delle pareti della caverna, da lì stesso era possibile osservare gran parte del luogo in quanto le mura del villaggio erano totalmente crollate e gli alberi della foresta abbattuti.

Jaku - Come poter riconoscere l'illusione dalla realtà? Forse con Watashi non esiste distinzione... Guardate, come può questo spettacolo essere reale?

Possibile che alla caverna fosse stata tutta un'illusione? Eppure... erano tutti feriti e bruciati, tutti tranne Hisashi.

A quel punto si alzarono a guardare la prossima tappa godendo ancora della copertura della grotta ma prima o poi avrebbero dovuto lasciarla. Erano tutti lì, anche Okojo e Pakkun, ad assistere a quello spettacolo orribile e quasi surreale.
 
Top
view post Posted on 4/12/2012, 19:44

lo cavalier del Gangbang!!

Group:
Member
Posts:
4,934

Status:


Tutti tranne Jaku si mossero per fermare lo scatenato Hisashi, sembrava davvero aver perso la testa per qualche incomprensibile motivo, Hiro frappose la sua sabbia fra il sunese e la Hyuga, Chiaki lo colpì all'addome e Fuyuki svani dal fianco del controllore della sabbia per bloccare i movimenti del ninja dello Shakuton.
Il ragazzo sembrava bloccato in quello stato e la situazione sembrava che si sarebbe risolta per il meglio, tranne ovviamente per il ninja impazzito che avrebbe dovuto rispondere del suo comportamento ad un incazzato Fuyuki. Almeno era quello che Hiro pensava, purtroppo non andò così, invece di calmarsi il genin sembrò avvampare ancora di più, mai parola fu azzeccata per descrivere lo stato in cui si trovava Hisashi. Il genin si surriscaldò, facendo letteralmente esplodere la propria energia infuocata tutto intorno a lui, Fuyuki e Chiaki vennero sbalzati alle pareti dall'energia rilasciata, Jaku ed Hiro vennero travolti dalle fiamme, senza riscontrare troppi danni se non qualche piccola bruciatura. Non fu quella però la parte peggiore, il ninja dello Shakuton iniziò a brillare illuminando la grotta dove si trovavano, risvegliando così le ombre che minacciose come mai erano pronte a scagliarsi su di loro, sembrava impossibile fermare quelle ombre in tempo, che fosse arrivata la loro fine?


Merda.. Merda... Merda... non posso morire così!! che cosa posso fare?

Cerco di trovare una soluzione a quella pazzia, ma a parte uccide l'amico per salvarsi la vita non ne trovò altre, non vi era più tempo, la sua ombra era su di lui pronto a lacerargli al gola, sarebbe morto da lì a qualche istante, gli sembrò quasi di avvertire la lama lacerargli la palle. Mentre Hiro tentava disperatamente ed inutilmente di richiamare la sua sabbia per difendersi, Jaku urlò ad Hisashi di smetterla, nello stesso momento da lui si irradiò un'enorme quantità di Chakra che investì tutti i presenti come se fosse stata un'onda d'urto, quella fu l'ultima cosa che vide prima di perdere conoscenza.

***



Chissà quanto tempo rimase incosciente, fu la voce di Jaku a risvegliarlo dallo stato in cui si trovava, la zona sembrava al buio e si avvertiva distintamente il classico rumore della pioggia che cadeva. Hiro riaprì lentamente gli occhi e quello che vide lo colpì particolarmente, non si trovano più in quell'assurda situazione, con Hisashi impazzito che illuminava la grotta permettendo alle ombre che tentavano di ucciderli, di venire di nuovo fuori a terminare il loro lavoro.
Cosa diavolo era successo? Quella era la domanda che si poneva in quel momento il genin di Suna, cercò di trovare inutilmente una spiegazione logica a ciò che era accaduto. Che si fosse trattata di qualche strana allucinazione? Sembrava la cosa più probabile, una potente allucinazione che aveva costretto Hisashi ad attaccarli ed a causargli quelle bruciature, ma non spiegava perchè le ombre non gli avevano uccisi e perchè ora si trovavano alla fine della grotta. L'unica spiegazione era che erano stati vittima di qualche strana illusione, le ferite e le bruciature che il ragazzo portava nel suo corpo, però sembravano testimoniare il contrario, era qualcosa che non aveva mai affrontato prima.
Ricordandosi infine di quell'esplosione di chakra che gli aveva investiti alla fine prima di perdere conoscenza, si convinse che erano stati sotto l'influsso di qualche potentissima e molto complicata genjutsu che a quanto pare causava danni fisici. In qualche modo erano giunti al termine della grotta e sembravano stare abbastanza bene, seppur feriti e doloranti.


Si tutto bene Jaku, è stata tutta un'illusione vero? Voi ragazzi state tutti bene? Hisashi sei tornato in te vero?

Nonostante fosse convinto della sua deduzione, chiese comunque conferma di ciò che pensava, era già la terza volta che viveva assurde esperienze a causa di Illusioni e allucinazioni varie. La prima volta era stato durante un addestramento nel deserto, durante il quale a causa della sete aveva visto le cose più incredibili, arrivò al limite della pazzia. La seconda volta fu qualche giorno prima, quando all'eremo cadde nella genjutsu di Kairi Uchiha, nella quale aveva combattuto una finta battaglia con delle volpi, piuttosto realistica, ed ora quest'incredibile e quanto mai realistica illusione.
Si sentiva un pò giù, avevano rischiato la vita già due volte ed ancora la loro missione non era iniziata, lui inoltre non aveva potuto fare niente per difendere se stesso e gli altri, capiva come si era sentito Fuyuki prima. Doveva cercare di non buttarsi giù, sapeva più di tutti che cosa stavano affrontando e quanto fosse fuori da ogni definizione di forza, avere un'altra dimostrazione pratica però lo demoralizzava e gli faceva tornare gli stessi dubbi e le stesse paure di sempre. Si chiedeva se sarebbe riuscito a difendere i suoi compagni e a sconfiggere Watashi, ora come ora non ne era all'altezza, quindi doveva diventare più forte e cercare per prima cosa di portare a termine questa missione con successo, per fortuna ad aiutarlo vi erano altri 4 preziosi alleati. Quattro si, Hiro includeva anche Jaku nel conto dei suoi preziosi compagni, la lite iniziale era solo un lontano ricordo, gli doveva la vita già due volte e si era dimostrato un ottimo ninja e medico, tutti insieme sarebbero riusciti a completare la loro missione ed aiutare il villaggio in difficoltà.
Il ragazzo si alzò e per la prima volta guardò fuori dalla grotta, la situazione fuori dal loro riparo era qualcosa di assurdo, un cielo nerissimo ricopriva la zona e una pioggia altrettanto nera, cadeva a terra corrodendo e devastando qualsiasi cosa si trovasse nel suo camino. Quello che avevano davanti prima doveva essere stato un villaggio, ora in quel luogo abbandonato da Dio, non vi era nessuna traccia di vita, ne di civilizzazione, sembrava abbandonato da anni dopo che fosse passato qualche demone o diavolo a radere tutto al suolo. La tempesta che si trovavano davanti era qualcosa di diabolico, si in quel luogo si era abbattuta la furia di quel malevolo Dio, era stato tutto spazzato via, chissà quanti anni ci sarebbero voluti, per far riprendere quella terra dalla devastazione che la stava colpendo.
Rimase in silenzio per chissà quanto tempo ad osservare quella furia della natura causata da watashi, finché non senti le parole di Jaku che commentavano quella catastrofe che avevano di fronte.


Spero non sia questo il villaggio che dovevamo aiutare, c'è rimasto ben poco da salvare qua..

Hiro parlò con un tono triste pensando a che fine avevano fatto gli abitanti di quel villaggio, erano morti? o erano scappati chissà dove? Avrebbero dovuto trovare tracce o qualche indizio per capire meglio la situazione, ma non sapeva cosa avrebbero dovuto cercare, era meglio chiedere.

Fuyuki come dobbiamo procedere? Dobbiamo cercare qualche indizio o ci dirigiamo direttamente alla nostra meta? sperando che non sia questa....

 
Top
view post Posted on 5/12/2012, 17:33
Avatar

Group:
Meccanici
Posts:
23,986
Location:
Albuquerque

Status:


Non bastarono le parole dure e la fermezza di Fuyuki a destare Hisashi dalla sua follia, anzi. Tutto ciò che i suoi compagni fecero per salvaguardare l'incolumità di Chiaki non fece altro che alimentare la fiamma della sua ira, la collera che inarrestabile continuava a ribollire nel suo cuore. Lo Hyuga poté sentire la furia indomabile di quel giovane, che stava facendo di tutto per divincolarsi dalla sua presa ferrea. Era come un vulcano in eruzione, un concentrato di energia pronta ad esplodere da un momento all'altro e a travolgere impietoso tutto ciò che avrebbe incontrato durante la sua pericolosa avanzata, divorando con il suo magma ogni cosa che avrebbe osato ostacolarlo. Fu proprio questa la reazione del manipolatore del calore, che - in preda ad una crescente esacerbazione - liberò un potere spaventoso, una forza, impensabile per un normale Genin, che scaraventò il leader contro le pareti della grotta, come se il suo corpo avesse l'irrilevante peso di una foglia. L'impatto fu brusco, ma non era di certo quello a preoccuparlo. La pelle del ninja dello Shakuton divenne quasi incandescente e la luce da essa prodotta fu sufficiente per risvegliare i loro incubi più reconditi, dando nuovamente vita alle letali ombre che li avevano quasi uccisi nel cuore della foresta. Il giovane ANBU vide la propria sagoma ridere di gusto davanti ai suoi occhi, sbarrati per il terrore. Ebbe soltanto il tempo di strisciare e di mettersi in ginocchio, dato che a causa del violento urto contro la superficie rocciosa non era in grado di muoversi come prima, prima che la carne morbida del suo collo venisse crudelmente lacerata. In modo istintivo portò le mani sul taglio che si era appena aperto, prima di osservare con occhi pregni di sgomento le proprie dita lerce di sangue. Per un attimo si sentì soffocare, mentre lentamente le forze venivano meno. Si accasciò al suolo, disteso in una pozza cremisi, in quel lugubre luogo che probabilmente sarebbe presto diventato la sua tomba. Non voleva assolutamente morire, non in quel posto perlomeno, ma non poteva fare nulla per sottrarsi a quel triste destino. Prima che i suoi occhi si chiudessero, la voce del medico inondò le sue orecchie e subito un'enorme quantità di Chakra lo travolse con l'impeto di una tempesta, che feroce distrugge tutto ciò che incontra.
Poi tutto fu buio.


[...]


Fu l'incessante tamburellare della pioggia sul suolo a spezzare il fastidioso torpore che l'aveva avvolto, conducendolo tra le dolci e calde braccia di Morfeo. L'odore di umido gli invase le narici, prima che il dolore per le ferite subite tornasse a farsi sentire. Mentre lentamente riapriva gli occhi, avvertì alcune fitte alle ossa, probabilmente dovute al violento scontro con le ruvide pareti del tunnel scavato nella roccia, tuttavia notò con immenso stupore che non sentiva alcun bruciore al collo. Si accorse di avere parte delle mani ustionate, ma non diede loro molto peso e subito cominciò a tastare la parte interessata, tirando un profondo sospiro di sollievo nel constatare l'assenza di pericolose ferite. Aveva temuto il peggio quando aveva visto le ombre materializzarsi davanti ai suoi occhi, tuttavia sembrava proprio che si fosse trattato di una particolare illusione, che per fortuna lo Shinobi dalla chioma argentea aveva spezzato.
A fatica si mise in piedi, accertandosi delle condizioni dei propri compagni. Stavano tutti bene, nessuno aveva riportato ferite gravi, addirittura Hisashi - che finalmente aveva recuperato il lume della ragione - sembrava illeso, se non per le ferite riportate prima dell'ingresso nella grotta. Probabilmente quest'ultimo, colpito in prima persona dal Genjutsu o da qualsivoglia maledizione del Dio, aveva fatto del male ai suoi alleati contro la sua stessa volontà, motivo per il quale era lui l'unico ad essere uscito da lì dentro senza neanche l'ombra di un graffio. Fu lieto di notare la presenza di Okojo, che si era distaccato dal suo esercito ed era rimasto da solo, e del piccolo carlino. Lentamente tutti ripresero conoscenza, sotto la copertura che la roccia offriva per proteggersi dalla pioggia torrenziale che continuava a cadere. Al diciottenne bastò guardarsi intorno per qualche secondo per rendersi conto di quanto grande potesse essere la disperazione che Watashi aveva portato nel mondo.


Non ci credo..

L'inferno si presentò agli occhi dello Hyuga, che in silenzio osservava quel tetro spettacolo. Una landa desolata si estendeva per chilometri davanti a lui, un luogo costellato da numerose macerie, i resti di un piccolo villaggio che era stato spazzato via dalla brutale forza della natura. Provò ad attivare il proprio Doujutsu, ma fu tutto inutile. La sua vista speciale non avrebbe potuto descrivere in modo migliore quel posto sperduto e pregno di dolore, quindi, rassegnatosi, chiuse gli occhi, mentre le vene sulle tempie cominciavano ad appiattirsi. Poiché tutti si erano ormai destati dallo stato di incoscienza, fu suo compito ristabilire l'ordine tra di loro, affinché nessuno venisse assalito dal panico.

- State tutti bene, per fortuna. Non so cosa sia realmente accaduto lì dentro, ma siamo riusciti ad uscirne vivi.

Non di certo per merito suo, questo lo sapeva bene. Il suo sguardo serio si posò su quello di Jaku, l'uomo che li aveva sottratti dalle fiamme dell'inferno, permettendo loro di continuare a vivere. Gli screzi che si erano creati a Konoha altro non erano che lontane reminiscenze, dato che il medico si era rivelato in più di un'occasione uno Shinobi di essenziale importanza per l'intero team. Un'espressione compiaciuta si dipinse sul suo viso per accompagnare le poche parole che vennero proferite dalle sue labbra.

Non so come avremmo fatto, senza di te.

- Ti ringrazio.

Lemmi sinceri e pregni di un profondo significato, sui quali tuttavia non si sarebbe soffermato oltre. Altre erano infatti le priorità, davanti a loro si innalzava quello che era ormai divenuto il cimitero di una comunità ormai distrutta. Erano giunti a destinazione, quello era il luogo che avrebbero dovuto salvare dalla corruzione generata da Watashi. Per quanto potesse sembrare impossibile e assurdo, era proprio lì che avrebbero dovuto ricondurre la luce della speranza, ormai offuscata dalle nuvole cariche d'odio e pioggia che crudeli stavano sopra le loro teste. Era finalmente giunto il momento di entrare in azione, anche se forse nessuno li avrebbe accolti per fornire loro indicazioni, come invece il Chunin aveva sperato. Nonostante fosse semplice perdersi d'animo in quelle circostanze, avrebbe fatto il possibile affinché il team svolgesse l'incarico che gli era stato assegnato nel migliore dei modi, anche se la situazione sembrava ormai irrecuperabile. Fu così che l'eremita prese parola, sia per placare i dubbi di Hiro, sia per dare le dovute indicazioni per muoversi in quel nido di disperazione.

- Jaku, cerca di curare le nostre ferite, se puoi. Adesso ci metteremo in cammino per perlustrare la zona.. Mi raccomando, è necessario restare uniti, dividerci per abbreviare i tempi di ricerca sarebbe un suicidio. Copritevi bene con i vostri cappotti, a quanto pare quest'acqua sa essere letale. Se notate qualsiasi cosa, anche il particolare più stupido e insignificante, riferitemi tutto. La nostra missione è appena cominciata, da ora in poi non saranno ammessi errori.

Terminato il discorso, lasciò al medico il tempo necessario per svolgere il suo lavoro. Okojo intanto lo raggiunse, per poi saltare sopra la sua spalla e cercare riparo sotto il cappuccio con il quale il ragazzo si era appena coperto la testa, iniziando a bearsi del calore che il suo corpo emanava. Gli riconsegnò la ricetrasmittente, così che lui potesse sigillare nuovamente tutto all'interno del suo rotolo. Attese con pazienza che ognuno dei suoi compagni si preparasse come meglio credeva, prima di riprendere la marcia. Con passi lenti e insicuri il gruppo si mosse tra i ruderi, in cerca di qualsiasi indizio in grado di aprire loro una pista. Il diciottenne non aveva la minima idea di cosa avrebbe trovato più avanti, tuttavia in cuor suo sperava che qualcuno fosse ancora vivo per aver bisogno del loro aiuto, lì dove ogni speranza sembrava essere ormai deceduta.. E mentre il vento inarrestabile continuava a soffiare, il cielo non smetteva di versare lacrime nere.

 
Top
view post Posted on 6/12/2012, 18:41
Avatar

Chi vive senza follia non è così saggio come crede...


Group:
Konoha
Posts:
8,623
Location:
Da una Lacrima di Luna

Status:


Era sconvolta. Non si riusciva a spiegare come fosse potuta accadere una cosa del genere, facendole sorgere dubbi e perplessità sempre più persistenti che non la aiutavano per niente in quella situazione. La sua mano si massaggiava ancora il collo dolorante mentre guardava il suo aggressore con occhi, interrogativi e tristi, ricevendo in cambio uno sguardo truce e assediato dal male. Prima che potesse esporre qualsiasi sorta di frase, la vista le venne offuscata da Hiro che si sovrappose tra i due con il suo elemento.
Nel buio, la kunoichi cercò la sua ombra lontana mentre lo stesso sunese inveiva verbalmente sul suo compaesano. Anche l'urlo di Fuyuki risuonò nella grotta, incapace anche lui di credere che era potuta succedere una cosa del genere. La tredicenne fissava il vuoto mentre le parole adirate del caposquadra le trapanavano, la testa che più velocemente del previsto si trasformava in un labirinto di pensieri.

*Come ho potuto colpire un mio stesso compagno? Perché Hisashi ha tentato di uccidermi? Cosa ho che non va? Cosa ci sta succedendo in questo posto maledetto? Arriveremo mai a destinazione o finiremo morti prima? Perché Watashi si diverte a giocare con le nostre vite? Cosa vuole da noi?...*

Domande senza una risposta, molte delle cui insensate e che non sarebbe riuscita a trovare una soluzione, almeno per ora ma che le sorgevano senza un senso logico, presa dal panico del momento. Faticosamente si rimise in piedi, cercando di andare avanti, anche se dal suo volto si vedeva che non stava tranquilla. Arrivare persino a sospettare dei suoi compagni, che gioco le stava facendo fare quel Dio? Fino a quando li avrebbe messi alla prova?
Ma il peggio doveva ancora venire. Hisashi, irritato dalla reazione di tutti i suoi compagni che gli avevano fatto lasciare incompiuto il suo gesto, con la necessità ancora presente di inumidirsi le mani del liquido rubino, esplose, ormai impossibilitato a trattenere la rabbia interiore.
Quasi come una stella quando finisce il suo ciclo di vita esplode, il ragazzo emanò una luce abbagliante prima che sprigionasse tutta la sua potenza distruttiva. Nonostante la sabbia protettiva dell'albino, Chiaki finì di nuovo sbattuta al muro cercando di proteggersi con le sue braccia il volto. Grazie al suo gesto istintivo aveva evitato di finire abbagliata, ormai abituata com'era al buio della grotta ma tutto quello strapazzamento la fecero cadere lunga al suolo.
Riaprì le palpebre quando vide una luce. Il sunese aveva ritirato la sua sabbia, probabilmente per proteggersi, lasciando di nuovo vedere la piccola Hyuga. Non sapeva nemmeno come descriverlo, sembrava un alone di luce propria, qualcosa di impressionante che la genin non aveva mai visto.
Ma se aveva imparato una cosa da quella missione era che la luce richiamava le ombre, infatti senza nemmeno pensarci troppo comparvero quelle creature partorite dalla mente di Watashi che con i loro occhi rossi e i loro lunghi artigli li guardavano sadicamente. Si prendevano gioco di loro, ora che sapevano che la loro vita stava per terminare. Furono attimi di terrore mentre lentamente il mostro si avvicinava.

*E così è giunta la mia morte?*

Ormai la piccola distrutta ma ancora spaventata, serrò i suoi occhi perlacei pronta ad assaggiare quelle lunghe lame un'altra volta. Poi ci fu un urlo, insieme a un'ondata di chakra che le smosse i capelli e i vestiti mentre le energie la abbandonarono definitivamente.

D7g4Hgy

Si trovava in un luogo buio e desolato. Si guardò intorno, portandosi le braccia al petto spaventata, cos'era quel posto? Perché non c'era nessuno lì con lei? L'agitazione cominciò a prendere il sopravvento, percepiva il forte tremolio delle sue stanche gambe e avrebbe desiderato solamente tornare dai suoi compagni.
"Non riuscirai a uscire da questo posto", "il buio ti inghiottirà", "nessuno ti vuole", "sei sola"...
Sussultò violentemente voltandosi di scatto, cercando le figure di chi aveva osato pronunciare quelle parole. Nessuno assolutamente nessuno osava mostrare la sua presenza, si divertivano troppo a prendersi gioco di lei.

- C-chi siete? - chiese Chiaki sentendo l'ansia crescere irrimediabilmente dentro di lei.

La sua domanda si perse nell'aria mentre le voci continuavano a ripetere in coro quella tiritera mentre la tredicenne sentiva la sensazione di paura logorarla, divorandola dall'interno cancellando ogni traccia di lucidità. Quelle voci avevano colpito nel segno. La stavano attaccando da dentro, stavano attaccando la sua psicologia. Che i poteri di Watashi fossero arrivati fino a questo punto?

- S-mettetela, non è vero! - cercò di ribellarsi la giovane.

Piano, piano continuando a ripetere ad eco quelle stramaledette frasi dal sapore amaro che la pugnalavano ogni volta sempre più forte, le voci cominciarono ad allontanarsi, lasciandola al suo infausto e triste destino. No, non l'avrebbe permesso.

- D-dove state andando? N-non lasciatemi qui... - disse disperatamente cominciando a correre con quante più forze aveva, basandosi sul suono della loro voce.

Correva e pregava, sperando che quel buio intorno a lei cessasse. Le cose però non andarono secondo i suoi piani, perché le voci si allontanarono fino a sparire completamente. Ora era seriamente sola; in una trappola dall'uscita inesistente, sola, in compagnia della sua paura, della sua ansia, della sua frustrazione. Si accasciò a terra spalancando gli occhi impaurita e tremando ancora di più. Le parole le morivano in gola, senza avere la possibilità di esternare ciò che provava, ma tanto a cosa serviva? Non era sola?
La sua anima si stava lentamente sgretolando quando sentì un tocco sulla sua spalla; era delicato, dolce, candido. Chiuse gli occhi quasi terrorizzata che fosse tutto frutto della sua immaginazione. Non voleva che sparisse quella sensazione ma la voleva sentire più vicina, ne aveva bisogno in quel calore umano. Titubante e con la mano tremante raggiunse quel tocco così sublime, accorgendosi con stupore che non era un sogno ma era tangibile. Un caldo respiro le accarezzò la candida pelle del collo mentre la kunoichi riaprì lentamente le palpebre cercando con la coda dell'occhio di cogliere qualcosa di più. Voleva sapere chi fosse quella figura.

- Non avere paura piccola Chiaki, non sei sola - sussurrò una voce idilliaca alle sue spalle.

La genin che ora guardava estasiata la mano luminosa e affusolata sotto le sue dita fredde e tremanti, al suono di quelle parole, non resistette a girarsi per scoprire il volto della sua proprietaria.

D7g4Hgy

Si svegliò di scatto, finalmente fuori da quelle tenebre. Il cuore continuava a battergli forte, il respiro era affannoso e affaticato, la sudorazione era aumentata, si vedeva che la ragazza presentava uno stato d'ansia ma non appena i suoi occhi si incrociarono con quelli di Jaku capì che era tornata alla realtà. Sentì Hiro che dal canto suo si preoccupò dello stato di tutti i presenti ma la Hyuga non rispose guardandosi intorno perplessa.
Da quando erano riusciti a uscire dalla grotta? Quanti sogni aveva fatto? La mente della ragazzina era confusa, lentamente gli tornò in mente l'episodio con Hisashi e quasi terrorizzata si toccò tutto il corpo alla ricerca di ferite, di tagli ma a parte qualche leggera scottatura nella parte dell'avambraccio, tutto sembrava stare al suo posto. Come era possibile? La ragazzina ancora stordita fissò il sunese che le aveva provocato quelle ferite, senza dire niente, non aveva voglia di esprimersi ma cercò nel ragazzo quello sguardo cinico e crudele che si era posato su di lei nella grotta, le sarebbe bastato per capire se fosse tornato tutto alla normalità.
Solo in quel momento la tredicenne si accorse di un rumore nuovo, qualcosa di perpetuo che si ripeteva come un canto triste della natura. Acqua, il cielo piangeva e la sua tristezza si riversava tremenda sulla distesa di terreno che accoglieva i ragazzi fuori dalla grotta. Era uno spettacolo raccapricciante, mai in vita sua la giovane ninja aveva visto una scena tanto macabra. Finalmente erano arrivati a destinazione ma a quale prezzo?
Chiaki si sentiva martoriata sia fisicamente che psicologicamente. Il villaggio che dovevano soccorrere sembrava distrutto, avrebbero mai trovato qualche superstite? Attivò la sua capacità innata, cercando risposte ma nulla. Tutto era inutile. La pioggia instancabile si faceva cullare dal vento che sembrava l'unico disposto a farle compagnia, infrangendosi a qualche metro dai piedi della genin.
Istintivamente la ragazzina indietreggiò disattivando il byakugan ormai inutile e quasi terrorizzata di venire a contatto con quell'acqua maledetta. Si portò una mano al petto cercando di donare un po' della sua speranza a quel luogo dimenticato dal mondo. Senza distogliere lo sguardo dal paesaggio devastato ascoltò le parole di Fuyuki, era arrivata l'ora di riprendere il loro cammino.
Sapeva che il suo comportamento non sarebbe stato dei più corretti ma senza pensarci due volte si ferì il dito e proprio come gli aveva insegnato l'eremita compose i sigilli chiamando a lei i due furetti. Non voleva rimanere sola, soprattutto dopo quell'incubo che aveva fatto. Non sapeva chi fosse quella figura luminescente che le era venuta in soccorso e che aveva qualcosa di così familiare, come se la conoscesse da una vita ma adesso aveva bisogno, più di qualsiasi altro momento, di qualcuno che le stesse accanto.
Non appena la nuvoletta di fumo si dissolse mostrò sotto lo sguardo meravigliato della kunoichi il furetto bianco che stava per addentare un enorme mela. Yang la fissò con la coda dell'occhio come se l'avesse appena colto in flagrante e si nascose l'enorme frutto dietro la schiena, anche se si vedeva visibilmente. La cosa strana era la sua comparsa da solo che fece improvvisamente preoccupare la Hyuga.

- D-dov'è Yin? - chiese titubante Chiaki, terrorizzata di ricevere una brutta risposta.

- Ehm...diciamo che si è preso una piccola vacanza - disse l'ermellino bianco grattandosi la testolina.

Non voleva far preoccupare ulteriormente la ragazza, parlandogli delle condizioni di suo fratello, così si tenette sul vago. Non ebbero modo di conversare ulteriormente perché lo stesso Fuyuki si mise in cammino e tutti presero a seguirlo. Anche Yang aveva capito che non stava andando tutto bene, soprattutto dall'espressione sconvolta che aveva la ninja ma decise che per adesso sarebbe stato meglio non parlarne. Quasi dolorosamente abbandonò la sua razione di cibo e si mise sulla spalla della giovane che intanto si era coperta il più possibile seguendo i consigli del suo sensei. La tredicenne non era totalmente convinta della risposta del suo fratello peloso ma lasciò correre, la sua mente era talmente intasata di dubbi e paure che non sembrava nemmeno più se stessa.

Scusatemi se ci sono dei piccoli errori è perché non ho avuto modo di rileggere il post per la fretta ^^


Edited by Karen91 - 23/8/2014, 21:04
 
Web Contacts  Top
Mr. Bishop
view post Posted on 6/12/2012, 20:36




Il kunai fendette rapido l’aria, puntando verso il suo delicato obbiettivo, verso quel candido collo che presto si sarebbe ricoperto di caldo sangue scarlatto. Hisashi pregustava già il momento in cui l’arma e la carne della fanciulla sarebbero diventate una cosa sola e il suo volto rideva già di folle piacere, sorriso che non venne cancellato nemmeno dal potente colpo che la fanciulla gli portò allo stomaco: istintivamente Hisashi si piegò su se stesso, cercando di proteggere come poteva il proprio corpo da successivi attacchi, e mollò la presa sul collo della Hyuga, ma era troppo tardi e il kunai non avrebbe deviato la sua traiettoria.
Hisashi pregustava già il calore del sangue sulla sua pelle, il breve urlo di dolore che avrebbe accompagnato la ragazza all’altro mondo, ma nella sua incontrollabile follia aveva dimenticato un particolare importante: i suoi compagni di missione.
Il cammino dell’arma venne infatti interrotto da un sottile quanto resistente velo di sabbia, che separò il ninja dalla sua preda, mettendola al sicuro. Hisashi sentì la rabbia crescere: doveva concludere il lavoro che aveva iniziato, ma adesso il controllore della sabbia aveva attirato la sua attenzione, diventando il suo prossimo obbiettivo. Il genin, quindi, poggiata la mano destra sull’elsa di Joinetsu, si preparò a lanciarsi contro di lui. Adesso faceva sul serio.
Ma quando stava per staccarsi dal pavimento, due braccia lo afferrarono da dietro, immobilizzandolo: Fuyuki era intervenuto, preoccupato per l’incolumità della sua giovane compagna, e a nulla valsero i tentativi di Hisashi di liberarsi dalla forti braccia del ninja. Stava già pensando ad un modo per divincolarsi dalla stretta del giovane capo-team, ma fu il suo stesso fisico a fornirgli una via di fuga tanto comoda quanto devastante: come un pallone che si gonfia costantemente prima o poi esplode, liberando l’aria accumulata con un sonoro boato, così il corpo del ninja della sabbia aveva continuato a immagazzinare calore e rabbia, fino a che non raggiunse il suo limite e sfogò quell’immensa energia lasciandola esplodere tutto intorno a se. Il corpo del ragazzo divenne improvvisamente brillante, luminoso come il sole che tanto avevano cercato di evitare in quella missione: sentiva l’energia avvolgere ogni singola cellula del suo corpo, il calore accumularsi nella sua epidermide, pronto per esplodere e travolgere con la sua furia tutto ciò che si trovava attorno a loro.
Poi l’esplosione. Un esplosione sorda, silenziosa, ma incandescente, avvolse istantaneamente i presenti, ustionando le parti più esposte del loro corpo alla sua energia. Hisashi adesso sorrideva, lieto dell’inaspettato potere che il suo corpo aveva automaticamente sviluppato e lieto soprattutto di esserne venuto a conoscenza in un momento di grande bisogno come quello. Quando l’accecante luce dell’esplosione lasciò spazio alla più tenue, ma sempre viva luce che il suo corpo e le sue vesti, ancora ricche di energia, emanavano naturalmente, vide che i suoi avversari, ad esclusione di Juko, che lo fissava con aria severa, ma senza intervenire, erano stati scaraventati a terra e, motivo di gioia ancora più grande, erano ritornate quelle ombre dagli occhi scarlatti che lo avrebbero aiutato nel suo compito: alle sue spalle Fuyuki era già stato agguantato da una delle ombre, che presto avrebbe separato la sua brillante testa dal resto del corpo.


E adesso a noi due.

Il genin fissò con aria soddisfatta la Hyuga, che giaceva a terra con le braccia davanti al volto: anche la sua ombra si stava per scaraventare su di lei, ma il genin sarebbe stato più veloce e non si sarebbe lasciato sfuggire la sua preda.
Anche questa volta la sua brama di sangue non poté essere saziata: un urlo squarciò il silenzio, la voce di Juko che richiamava Hisashi alla realtà. Dopo i presenti vennero colpiti da un ondata di chakra che li lasciò privi di sensi. L’ultima cosa che il genin vide fu la giovane Hyuga venire lentamente abbracciata dalla sua stessa ombra, poi più nulla.


* * *




Il suono di una goccia d’acqua interruppe il buio in cui Hisashi era piombato. Poi un’altra. Un’altra ancora. Il suono di quella singola goccia divenne fragore di pioggia che cade e quell’imponente fragore tirò fuori Hisashi dall’abisso oscuro del sonno in cui era piombato, riportandolo alla realtà. Aprì gli occhi rimanendo disteso a terra qualche istante, osservando il soffitto roccioso della caverna sopra la propria testa: non riusciva più a distinguere la realtà dal sogno, la finzione dalla materia. Realizzato che non si trattasse di un sogno, nonostante anche nei sogni appare scontata questa conclusione, almeno fino a quando non ci si è risvegliati, il ninja si mise a sedere guardandosi attorno.
Si trovava senza dubbio all’interno della caverna che stavano attraversando. Accanto a lui gli altri componenti del team si erano già svegliati e stavano tentando di rimettersi in sesto e, come lui, comprendere cosa fosse successo. La sua mente aveva quasi rimosso quelle scene, ma la vista delle bruciature che i suoi compagni presentavano sulla pelle, riportò a galla i ricordi di quei momenti di follia. Tutto era stato così naturale, così necessario, così incontrollabile. Aveva sentito solamente un bisogno crescere dentro di se, il resto era tutto opera sua e del suo tentativo di soddisfare quel folle desiderio.
Subito abbasso lo sguardo, piegato dal peso della vergogna: era imperdonabile, aveva attaccato i propri compagni, aveva messo in pericolo le loro vite e si era alleato con le orride creature di Watashi pur di raggiungere il proprio scopo. Non chiese scusa, non parlò, non disse nulla. Probabilmente i suoi compagni avrebbero tentato di giustificare il suo gesto, senza colpevolizzarlo per quanto era successo nell’oscurità della caverna e incolpando Watashi di quel nefasto evento. Ma per quanto cercasse di giustificarsi, sapeva di essere stato il responsabile delle proprie scelte e delle proprie azioni, di aver avuto sempre il controllo del proprio corpo e della propria mente. Non riusciva ancora a spiegarsi cosa fosse successo, non era nemmeno sicuro del fatto che tutto ciò che era successo fosse reale, ma sapeva di essere una minaccia per il team.
Alzò lo sguardo, incontrando gli occhi chiari della Hyuga che lo fissavano, quasi cercassero di scrutare nella sua anima. Quello sguardo lo spiazzò: avrebbe voluto dire tante parole, tentare di giustificarsi, ma non avrebbe creduto nemmeno lui alle proprie scuse, non voleva lo facessero i suoi compagni, quindi tentò di rompere l’imbarazzo con poche parole e un finto sorriso che non avrebbe convinto nessuno.


Hisashi –Non volevo, scusami.-

Il genin si alzò in piedi, voltandosi verso l’uscita della caverna e il tetro spettacolo che vide lo lasciò a bocca aperta, distogliendo per un attimo la sua mente da ogni problema: d’innanzi ai suoi occhi una terra piangente si estendeva ininterrotta per kilometri e kilometri. La pioggia scrosciante cadeva da scure nuvole, si accumulava sul terreno in grosse pozzanghere color inchiostro, bruciando la vita che doveva trionfare rigogliosa in quei luoghi. La battaglia fra vita e morte si era però conclusa da tempo e adesso la morte padroneggiava su quelle lande paludose e prive di vita.
Il genin sistemò istintivamente il cappotto nero sulle spalle, calandosi il cappuccio sulla testa. Rivedeva se stesso in quel paesaggio arido di vita: la vita, la rigogliosa fecondità della natura era stata oppressa dalla morte portata da quella tempesta, come nel suo cuore la luce della gioia e dell’ottimismo, che lo caratterizzavano, era stata eclissata da nuvole portatrici di pioggia e sensi di colpa.
Dopo che Fuyuki presentò il piano d’azione al team, mentre Juko si preoccupava di risanare le ferite dei suoi due compagni, Hisashi si avvicinò al capo team e, stando attento che nessuno sentisse la loro discussione, gli espose le sue paure.


Hisashi: -Sono un pericolo per il team, te lo posso garantire. Nessuno mi controllava, tutto era naturale, poco fa, e non voglio rischiare che succeda di nuovo. Voglio lasciare il gruppo, non voglio mettere in pericolo nuovamente i miei compagni.-

Sospirò a fondo, voleva urlare, piangere, sfogare la sua paura e il nervosismo, ma riprese semplicemente a parlare.

Hisashi: -Lascerò il gruppo una volta calata la notte, quando tutti dormiranno, durante il mio turno di guardia: non voglio che gli altri notino la mia assenza, se non quando mi sarò allontanato. Non credo capirebbero. Proseguirò la missione da solo, cercando di fare il possibile per aiutarvi, ma senza potervi essere di ostacolo in alcun modo. Se fosse per me, la decisione sarebbe già presa, ma tu sei il capo, quindi ho bisogno della tua autorizzazione. Lasciami andare: devi pensare al bene di questa gente oppressa dalla pioggia, al bene del team e al bene dei nostri paesi. La missione viene prima di ogni cosa e tutto ciò che può aiutare a portarla a termine va fatto.-

Nonostante la propria decisione, non avrebbe lasciato il gruppo se Fuyuki non gli avesse dato la propria benedizione: avrebbe disobbedito solo se strettamente necessario.
Quando ebbero finito di parlare, il genin si avvicinò al medico, che aveva concluso il proprio compito e gli espose un altro dei dubbi che la pioggia scura aveva suscitatoin lui.


Hisashi: -Jaku-san, volevo farti una domanda: conosci i miei poteri…-

Si maledì per aver usato proprio quelle parole, riportando alla mente gli episodi di poco tempo prima.

Hisashi: -…bhe, si. Credi che la pioggia, evaporando, possa essere dannosa per noi? Forse e meglio se per il momento non uso le mie tecniche…-

Attese la risposta del medico. Aveva ignorato di proposito i due genin, temendo di doversi confrontare con loro: avrebbe affrontato legioni intere dei figli di Watashi, ma il solo pensiero di dover incontrare lo sguardo dei suoi coetani, di doversi confrontare con loro, lo terrorizzava. Era inevitabile, ma preferiva rimandare quel momento quanto possibile.
Il solare, istintivo, allegro Hisashi, era adesso diventato silenzioso, calcolatore, quasi apatico. In fondo era naturale quella trasformazione: aveva sempre sentito il bisogno di proteggere i suoi compagni dai pericoli, era nella sua indole. Ma adesso era diverso, e la situazione lo spiazzava, portandolo a reagire in modo inaspettato: adesso il pericolo...
...era lui.
 
Top
view post Posted on 9/12/2012, 19:59
Avatar

la curiosità e la sete di conoscenza guiderà l'animo umano fino alla fine dei suoi giorni...

Group:
Admin
Posts:
7,412

Status:


Era cominciato l'orrore: la pioggia era lì a due passi dal gruppo e con il suo solo battere nella terra, colorandola di nero, stava già cambiando il modo di pensare di coloro che stavano per immergersi sotto di essa e li avrebbe distrutti così come aveva devastato qualsiasi cosa in quel villaggio ed in quel paese. Era questo che stava pensando Jaku quando vide il viso confuso ed afflitto di tutti i presenti e soprattutto quello di Hisashi, era sicuro che non avrebbe potuto sopportare un tale peso, il senso di colpa lo avrebbe divorato e l'insicurezza distrutto. Ma era Fuyuki la colonna portante, lui il motivatore e se ancora mostrava timore a quei giovani che guidava la fine sarebbe già stata scritta. Proprio lui si avvicinò al medico per ringraziarlo ma quando questo alzò gli occhi coperti in parte dai capelli argentati ed incontrò quelli cobalto del Chunin esplose in una rabbia che fino ad allora aveva contenuto, non era accettabile quel comportamento! Gli colpì la mano con la quale lo Hyuga aveva intenzione di dare una pacca e gli restituì uno sguardo glaciale che da solo avrebbe voluto dire più di mille parole. Non disse nulla, solo quel gesto per comunicare con una persone intelligente e che avrebbe potuto senz'altro capire senza aggiungere di più. Si diresse dunque verso gli altri curando alla meglio quelle piccole scottature ma fortunatamente, non essendo nulla di grave, bastò un po' di chakra curativo per risanare completamente il lieve fastidio che probabilmente provavano. La furia del medico non finì in quel modo però, aveva già adocchiato il membro del clan Shakuton ed anche senza quella prevista reazione, gli avrebbe parlato ad un certo punto del viaggio ma il momento gli si presentò prima del previsto. Prestò un orecchio alle sue parole quando si avvicinò a Fuyuki e stringendo i pugni non riuscì a trattenersi oltre, si alzò dopo aver terminato le cure a Chiaki e Hiro e quando se lo vide davanti lo prese per il cappotto e lo sbatté alla parete della caverna sotto gli occhi attoniti di tutti i presenti, che Watashi avesse colpito ancora? No, era la reazione di chi aveva mostrato di avere carisma.

Jaku - Credi sia una soluzione? Scappare?! Svegliati maledizione! Siamo in guerra, siamo in una battaglia in cui la morte è una triste routine. Non è stata colpa tua, Watashi vuole distruggerci internamente e psicologicamente, lo capisci o no?! In questo viaggio nulla è come sembra e se qualcuno dimostra titubanza... è la fine!

Lo lasciò in quel modo senza neppure rispondere alle sue domande sull'acqua, sperando che potesse capire il messaggio. Erano un gruppo e se avessero messo questo in discussione la loro vita sarebbe stata polverizzata dalla morte più veloce di una goccia in quella pioggia maledetta. Quindi tornò ad osservare Fuyuki, era il caposquadra ed era questo il suo ruolo, doveva tenere alto il morale del gruppo, non bastava essere comprensivo, saggio, disponibile, doveva tenerli in riga anche se era nel suo stile farlo. Era una guerra e dovevano cominciare a comportarsi di conseguenza. Tra quelle parole e le considerazioni di tutti, cominciò l'attraversata del villaggio distrutto. Pakkun seguiva il gruppo in silenzio, uno dei due furetti di Chiaki era stato richiamato e teneva compagnia alla timorosa Genin ed Okojo se ne stava attento sotto il cappuccio di Fuyuki. La terra che li circondava era completamente andata, la pioggia aveva distrutto ogni cosa e col passare dei minuti continuava a corrodere ogni cosa fosse rimasta in quelle rovine. Dopo alcuni chilometri però, durante i quali il gruppo uscì dal 'primo villaggio' che aveva incontrato uscendo dalla caverna, si imbatté in un altro centro abitato, o almeno in principio, ormai vinto anch'esso in gran parte dal clima. Qui la situazione sembrava leggermente migliore, alcune case erano ancora in piedi ma a provare l'animo dei presenti furono quei laghi termali del colore della pece che provavano alla sola vista. Una volta doveva essere uno spettacolo magnifico, uno scalo di ristoro per chiunque ma ora non era che un varco dell'inferno. Poi la svolta, in lontananza, sotto la pioggia battente, qualcuno avvolto in una veste nera era in ginocchio davanti ciò che sembrava tanto essere un cadavere. Erano tutti ancora troppo lontani per capire bene ed il Byakugan non aiutava sotto la pioggia scura. Poteva essere un sopravvissuto o un'altra trappola del dio, in ogni caso era la prima 'entità' che vedevano con un corpo da quando erano usciti da Konoha. In un primo momento tacquero tutti sorpresi dall'incontro, poi Pakkun spezzò il silenzio.

Pakkun - Sento uno strano odore... una strana puzza. Non sono convinto sia una buona idea avvicinarsi

Al contrario, stavolta Hisashi non sentì nulla, nessuno odore nauseabondo e Jaku non aveva nessuna strana sensazione come le volte precedenti. La decisione era nelle mani del gruppo e la parola finale di Fuyuki. Non dovevano sbagliare, non potevano concedersi passi falsi in una situazione come quella.

Adesso era ufficiale: erano finalmente giunti nel Paese delle Terme Nere
 
Top
view post Posted on 10/12/2012, 16:14
Avatar

Group:
Meccanici
Posts:
23,986
Location:
Albuquerque

Status:


La reazione del medico alle sue parole fu inaspettata, tanto quanto pregna di rabbia. Non aveva gradito le parole colme di gratitudine che il leader gli aveva rivolto, forse reputandole inadatte al contesto, magari rimproverandolo per l'atteggiamento insicuro che stava continuando a mostrare dopo l'incidente accaduto nella foresta. Bastò il suo sguardo, gelido e severo come quello di un insegnante che si rivolge al suo discolo allievo, per far intuire allo Hyuga ciò che avrebbe voluto dire per condannare un comportamento che non avrebbe portato nessun frutto, anzi. Continuando di quel passo il team, privo di una guida sicura e affidabile, sarebbe probabilmente andato incontro ad una fine certa. Si fermò a riflettere l'eremita, che soltanto adesso si era accorto di quanto la guerra fosse ardua, ben di più di quanto i vecchi raccontavano. Era la sua prima esperienza da caposquadra, era partito con il piede giusto, convinto che la fiducia del Sandaime Hokage fosse stata ben riposta, eppure era bastato un singolo episodio per far vacillare le sue certezze. Nonostante avesse affrontato parecchie difficoltà e avversità durante la sua carriera da ninja, in quel conflitto si sentiva ancora come un misero puntino in un oceano ben più grande di lui. Tuttavia i suoi occhi ora ardevano di una fiamma nuova, alimentata dalla determinazione e dalla consapevolezza che il medico aveva in lui risvegliato. Watashi lo aveva messo alla prova, con estrema crudeltà lo aveva costretto a restare in ginocchio fino a quel momento, ma era giunta l'ora di prendere in mano le redini di quel carro e di condurlo al traguardo. La strada era impervia e piena di insidie, ma lui non si sarebbe tirato indietro. Sarebbe stato deciso per sé, affidabile per i suoi compagni, forte per i suoi sogni.
Era pronto per partire, ma accadde qualcosa di imprevisto. I sensi di colpa non avevano smesso di dilaniare il cuore di Hisashi, rammaricato per la follia che aveva compiuto nel cuore della grotta, arrivando quasi ad uccidere la piccola Chiaki. Era comprensibile che lui si sentisse a disagio, tuttavia la proposta che egli fece al leader, chiedendo udienza in disparte, era a dir poco inaccettabile. Il Chunin fece per rispondere, ma prima di poter schiudere le labbra vide Jaku lanciarsi contro il ninja dello Shakuton, per poi afferrarlo per il cappotto e sbatterlo contro la ruvida parete rocciosa. Mentre era stato occupato con le cure, aveva udito tutto e non era riuscito a trattenersi, sentendo la necessità di sfogare la sua ira e il disappunto nei confronti del senso di colpa provato dal Genin di Suna. Aveva ragione, sarebbe potuto capitare ad ognuno di loro, non vi era nessuna colpa, nessuna responsabilità in ciò che era successo. Il giovane ANBU abbassò lo sguardo, fissando con occhi risoluti le bende che coprivano parte della sua mano sinistra. Le contemplò per qualche secondo, prima di avvicinarsi con passi lenti e cadenzati ai due.


Basta con le titubanze, basta con l'insicurezza. A lungo ho fatto tesoro delle esperienze che ho vissuto e adesso è finalmente giunto il momento di mettere in pratica ciò che ho imparato.

Il medico ebbe il tempo di rimproverare il ragazzo, prima che una mano gli afferrasse il braccio. Poté sentire la presa ferrea del diciottenne, che silenziosamente gli stava intimando di tacere, e se soltanto avesse abbassato lo sguardo, avrebbe visto la sua mano sinistra, nuda dinanzi agli occhi dei presenti. Il dorso e il palmo della mano, così come l'indice, il medio e l'anulare erano ricoperti da una misteriosa macchia nera, privi di vita, come se fossero tormentati da una peste incurabile. Le bende, ormai lerce e inzuppate dall'acqua scura come la pece, furono portate via dal vento, che violento si abbatteva su quella landa desolata, scatenando il suo furore. Per la prima volta, dopo la pericolosa missione affrontata nel Paese del Ferro, non sentiva più la necessità di nascondere la propria piaga. Anzi, aveva bisogno di scavare nei cuori dei suoi compagni, proprio mettendo a nudo il suo segreto e condividendo l'insegnamento che da esso era derivato.

- Questa è stata la condanna per aver protetto i miei compagni. E' difficile usare Jutsu con una mano in queste condizioni, ma oggi non esiterei a compiere per una seconda volta lo stesso gesto. Siamo un team e tutti dobbiamo essere pronti ad adempiere al nostro compito. E' il dovere del sacrificio.. Nessuno di noi può sottrarsi ad esso. Vuoi proteggere i tuoi compagni? Allora seguimi.

Parole forse troppo complesse le sue, ma confidava che ognuno dei presenti ne avrebbe colto il senso. Soprattutto sperava che a comprenderle fosse Hisashi, che si ritrovò costretto a sostenere lo sguardo freddo e pungente del suo caposquadra, deciso a non acconsentire alla sua folle richiesta. Non poteva permettere che uno dei suoi uomini si distaccasse dal gruppo, nel bel mezzo di un conflitto, andando probabilmente incontro a morte certa. Jaku aveva già detto tutto, non aveva nessuna colpa da farsi perdonare, l'unico sbaglio che avrebbe potuto compiere era quello di andarsene. Detto ciò si voltò, dando le spalle ad entrambi e fece cenno al gruppo di mettersi in cammino. Poi concluse il discorso con poche ma concise parole. Non avrebbe aggiunto altro in merito all'argomento.

- E' un ordine.

Per interminabili chilometri marciarono sotto la pioggia, che incessante tamburellava sui loro cappotti, pizzicandoli similmente a come avevano fatto le ombre nella foresta. Si muovevano con cautela tra i ruderi, affrontando a denti stretti il clima impervio che furioso si era abbattuto su quel paese, trasformandolo in poco tempo in una triste valle di lacrime nere. Lentamente, dinanzi ai loro occhi sbarrati per il disgusto e la pietà provocati da quel terribile scenario di morte e disperazione, il paesaggio cambiava. Evitando cautamente le pozze di pece, il gruppo giunse dopo non molto nei pressi di un nuovo villaggio. Anch'esso era stato distrutto in buona parte da quel misterioso fenomeno atmosferico, tuttavia alcune case erano rimaste in piedi, come per sfidare a viso scoperto la tremenda forza della natura. Continuarono a marciare ancora per quale minuto, prima che una strana scena si parasse di fronte ai loro sguardi perplessi. In lontananza un individuo avvolto in una veste nera stava chino su quello che aveva tutta l'aria di essere un cadavere.
Che si trattasse di un sopravvissuto? Probabile, ma dopo le esperienze che aveva vissuto nelle ultime ore aveva imparato a ponderare bene ogni gesto, a pesare con la dovuta calma ogni mossa prima di metterla in pratica. Aveva il dovere di aiutare un eventuale superstite, ma al tempo stesso non poteva permettere che l'intero team si esponesse troppo. A tutto ciò vi era una sola soluzione. Svelto usò il rotolo per richiamare per l'ennesima volta le ricetrasmittenti, catturando in questo modo l'attenzione dei suoi compagni. Ne consegnò una al medico e sistemò l'altra sul suo orecchio sinistro, nascondendola sotto le ciocche ribelli della sua chioma castana. Soltanto quando fu certo che tutti fossero pronti per ascoltarlo, parlò.


- E' necessario verificare la sua identità, per questo motivo andrò avanti. Voi vi nasconderete e controllerete la situazione dalla distanza. Se si tratta di un superstite, vi darò il via libera e potrete raggiungermi. In caso contrario, avete ordine di non muovere un dito fino a quando non sarò io a dirvelo. Se mi troverò costretto a richiedere il vostro intervento per un attacco, mi toccherò la testa con la mano sinistra.. Questo sarà l'ordine per un attacco furtivo, con il chiaro intento di prenderlo di sorpresa. Potrei anche chiedervelo direttamente, se non mi dovessi trovare nelle condizioni adatte per darvi il comando che vi ho descritto. In qualsiasi caso, dovrete agire soltanto se io vi darò il segnale, anche se la situazione dovesse degenerare. Se trovate qualcosa di sospetto intorno a voi, ditelo a Jaku, che a sua volta mi riferirà tutto. Avrà lui il comando della situazione. Salvo un mio contrordine, la sua parola al momento vale quanto la mia. Chiaro?

Incrociò i loro sguardi per secondi che gli sembrarono interminabili, fino a quando non fu certo che nessun dubbio, viscido e letale come una serpe, si muovesse tra i loro animi. Si accertò che le ricetrasmittenti fossero in collegamento e così, insieme al piccolo Okojo, si distaccò dal gruppo, proseguendo tra le macerie, avvicinandosi sempre più al misterioso individuo. Non si sarebbe esposto più di tanto inizialmente, come i suoi compagni sarebbe rimasto nascosto, anche se da una posizione più ravvicinata, così da poter spiare con più precisione i movimenti del tipo e trarne di conseguenza le dovute conclusioni. Sentiva l'adrenalina crescere e ribollire tra le sue vene, mista ad un sentimento di paura e rinnovata determinazione che non avrebbe saputo spiegare. Il tempo dei tentennamenti si era concluso, adesso nessun errore era permesso.

 
Top
view post Posted on 10/12/2012, 22:57

lo cavalier del Gangbang!!

Group:
Member
Posts:
4,934

Status:


Le piccole bruciature di Hiro vennero curate velocemente dal medico, grazie alla distanza da Hisashi, non aveva subito nulla di serio e per questo non ci volle molto tempo a Jaku per terminare le sue cure. Il medico poi si avvicinò a Fuyuki probabilmente per curare le sue ferite, vicino a lui c'era il genin dello Shakuton che probabilmente stava parlando con il chunin. Improvvisamente qualcosa scattò nel medico, afferrò per il giubbotto Hisashi e lo sbattè al muro, il primo pensiero fu che anche il medico era stato posseduto da Watashi, poi quando Jaku iniziò a parlare capì cosa stava succedendo.
Le parole del medico colpirono Hiro, capì le intenzioni dell'amico che non gli piacquero per niente, fu grato dell'intervento del medico, sia perchè era venuto a conoscenza della pazzia che voleva fare il ninja di Suna, sia perchè sicuramente quella strigliata gli avrebbe fatto bene.


Che cavolo volevi fare Hisashi? avresti fatto tutto di nascosto senza dirmi nulla? Dovrò dirgli due paroline anche io.

Quasi subito intervenne anche Fuyuki, anche lui fece una breve ramanzina al ninja dello Shakuton, anche se fu più pacato, fu comunque in grado di scuotere tutti i presenti, non alzò i toni e scosse Hisashi come aveva fatto il medico, ma si limitò a parlare mostrando la mano con parte delle dita e del dorso nera pece, era come se quella parte di mano fosse morta. Lo Hyuga confermò quest'ipotesi, spiegando che si era procurata quella ferita per proteggere i suoi compagni di team e che nel caso era pronto a fare lo stesso per proteggere anche loro.
Finiti i vari dialoghi, prima che si rimettessero in viaggio anche Hiro si avvicinò all'amico, non sapeva come comportarsi, non voleva farlo sentire in colpa, ma voleva che capisse che le sue intenzioni non erano state per niente sagge, quindi una volta che fu vicino al ninja dello shakuton gli sorrise e parlò.


Hisashi non c'e modo delicato per dirti questo, ma la tua idea è stata davvero idiota, sai benissimo che da solo saresti morto giusto? Spero che hai capito che hai preso una decisione sbagliata, l'unica possibilità di sopravvivere e stare tutti insieme come un gruppo e contare sugli amici, poteva capitare a chiunque, sei solo stato sfortunato, quindi smettila di sentirti in colpa e torna il solito Hisashi di sempre. Ti ricordo che dobbiamo dare una lezione allo sfregiato di Kiri, gliela devo dare da solo?

Hiro cercò di dire le ultime parole sorridendo tentando di tirare su l'umore dell'amico, sperava di essere riuscito nel suo intento, lo avrebbe scoperto solo col tempo. Quando la situazione si fu risistemata e tutti furono pronti a riprendere il viaggio, si misero in cammino, entrando a contatto per la prima volta con quella pioggia nero pece. Videro ancora più da vicino cosa quella tempesta era in grado di causare, quel villaggio un tempo era abitato e pieno di vita ed ora era completamente distrutto.
Quella pioggia era devastante, in poco tempo avrebbe annientato ogni forma di vita in quel paese, dovevano per forza trovare una soluzione, quella missione era di vitale importanza per tantissima gente, non potevano permettersi di fallire, dovevano risolvere quel problema a tutti i costi.
Continuarono in quelle lande desolate per parecchi chilometri, la pioggia continuava a colpire inesorabile quelle terre, chissà che fine avrebbero fatto senza i giubbotti offerti da Jaku, sarebbe stati infettati da qualcosa? sarebbero morti? Per fortuna non l'avrebbe scoperto di persona, ne aveva intenzione di farlo, purtroppo aveva già il problema che sotto la pioggia, non poteva usare al massimo delle sue capacità la sua sabbia, l'acqua infatti era il punto debole della sua abilità innata, l'acqua rendeva più faticoso l'uso della sua rena e rendeva meno efficaci alcune sue tecniche.
Non era nelle condizioni ideali per essere d'aiuto agli altri, ma intendeva comunque fare di tutto per aiutare il suo team e chiunque avesse bisogno del suo aiuto.
L'ambiente circostante subì un lieve cambiamento, quando arrivarono nelle vicinanze di quello che doveva essere un altro centro abitato, questo villaggio a differenza del precedente aveva subito meno danni, alcune abitazioni erano ancora in piedi. Ciò che però attirò l'attenzione di Hiro furono i laghi neri come la pece che ricoprivano quelle terre, che fossero quelle le famose terme che caratterizzavano quel paese?
Di certo era rimasto ben poco, si erano trasformate in laghi di quella oscura pioggia corrosiva che stava devastando il paese delle terme.


Che disastro! riusciremo a fermare questa catastrofe?

Qualcos'altro attirò subito la loro attenzione, in lontananza videro il primo essere vivente da quando avevano lasciato la grotta, era un uomo avvolto da una veste nera inginocchiato su quello che sembrava essere un cadavere. Fin da quando era giunto in quel luogo, si era chiesto che fine avessero fatto gli abitanti di quel luogo, se erano scappati o erano morti e nel caso che fine avevano fatto i loro cadaveri, se corrosi dalla pioggia come tutto il resto o finiti chissà dove. Il primo pensiero fu che si trattasse di uno dei superstiti, poi Pakkun all'improvviso allarmò tutti, segnalando che avvertiva uno strano odore e che secondo lui non era conveniente avvicinarsi. Quando qualcuno in precedenza aveva avvisato di avvertire uno strano odore, il gruppo aveva rischiato di morire a causa prima delle ombre e poi della furia di Hisashi, per questo motivo Hiro e non fu il solo diventò subito teso pronto a reagire a qualsiasi cosa stesse per accadere.
Prese subito parola Fuyuki, spiegò che sarebbe andato avanti da solo per controllare l'identità di quell'uomo, gli altri invece avrebbero dovuto rimanere a distanza ed osservare la situazione, avvisarlo in caso avessero notato qualcosa di strano e sarebbero dovuti intervenire solamente quando il chunin glielo avrebbe segnalato.
Il fatto che lo Hyuga andasse da solo non gli piaceva molto, l'avvertimento di Pakkun non preannunciava niente di buono, certo loro gli avrebbero coperto le spalle, ma era comunque rischioso, in mancanza di un'altra idea però dovevano procedere in quel modo. Mentre Fuyuki avanzava ad Hiro venne in mente un'idea meno rischiosa di procedere, avvisare il chunin direttamente sarebbe stato troppo rischioso, avrebbe attirato l'attenzione di quell'uomo, cosa che proprio non volevano. Seguendo le indicazioni decise di informare del proprio piano Jaku, chiedendogli inoltre di informare Fuyuki e di chiedergli di attendere.


Jaku ho un'idea meno pericolosa per verificare l'identità dell'uomo e per vedere cosa sta facendo, il mio clan ha una tecnica apposita per esplorare, riesco a creare un occhio di sabbia che sarà connesso tramite chakra al mio, grazie a ciò potrò mandarlo a verificare chi sia quell'uomo e cosa sta facendo. Puoi informare Fuyuki e chiedergli di attendere? L'acqua renderà più difficile il compito, ma dovrei essere comunque in grado di riuscire a controllarla.

Informato il medico iniziò la creazione dell'occhio da mandare in esplorazione, la sua sabbia venne modellata creando una perfetta copia del suo occhio, poi tramite chakra lo collegò a se stesso e iniziò a vedere ciò che intravvedeva la sua creazione. Una volta pronto lo mandò verso l'uomo, cercò di aggirarlo in modo che potesse vederlo meglio dal davanti senza attirare l'attenzione sulla sua creazione.
 
Top
Mr. Bishop
view post Posted on 16/12/2012, 03:34




La tempesta scrosciava inesorabile appena fuori dall'antro roccioso che offriva riparo al team ninja, sfaldando, erodendo, bruciando tutto ciò che, in quel nefasto luogo, conservava ancora l'impronta della vita. Quale cornice migliore per quella missione, per quei tempi nefasti e per l'animo di Hisashi, provato dalla possibilità di essere egli stesso un pericolo per i suoi compagni.
Aveva appena finito di confidare a Fuyuki i dubbi che gli erano balzati in testa, quando una mano afferrò con presa salda i suoi abiti, all'altezza del collo, portandolo a sbattere contro la roccia fredda della caverna. Hisashi accusò il colpo con una leggera smorfia, ma era evidente che l'obbiettivo del ninja era solo richiamare la sua attenzione, non fargli del male. E ci riuscì.
I due si trovarono di fronte, faccia a faccia nella penombra di quell'antro oscuro. Il genin tentò prima di divincolarsi da quella presa, che non gli lasciò alcuna libertà di movimento, quindi fisso negli occhi il medico, attendendo ciò che aveva da dire senza opporre altra resistenza.
Jaku era un tipo diretto, che diceva ciò che pensava senza la paura di ferire i sentimenti altrui o roba del genere, e le parole che rivolse ad Hisashi furono all'altezza dei suoi modi poco cordiali. Con voce ferma e parole taglienti, ma senza scomporsi più di tanto, ricordò al genin che era un ninja, che erano in guerra e, anche se non lo disse con queste esatte parole, che i suoi capricci avrebbero portato solamente al fallimento della missione. Hisashi rimase a fissarlo in silenzio: nessuno dei presenti necessitava di una risposta da parte sua, avrebbe dovuto maturarla in se stesso.
Una mano irruppe però nella scena, interrompendo quello gioco di sguardi e silenzi che si era venuto a creare fra i due interlocutori, invitando, con espressione ferma e mano decisa, il medico a mollare la presa sugli abiti del ragazzo. Fuyuki si era avvicinato ai due, desideroso di riprendere il controllo della situazione e per prima cosa tentò di calmare Jaku: il medico allentò la presa, senza esserne troppo lieto, e lasciò che il chunin parlasse con il ragazzo. Il suo sguardo era deciso ma rilassato, ornato dalla tranquillità di chi sa quale sia la cosa giusta da fare: il ninja alzò il braccio sinistro, liberato ormai dalle bende, mostrando un palmo privo di vita, proprio come le terre del paese delle Terme bagnate da quella mortifera pioggia. Le sue parole erano rivolte all'intero team e verterono sull'importanza del sacrificio, lasciando intuire di avere interpretato la scelta di Hisashi come un gesto di codardia. Ma lui voleva lasciare il gruppo proprio per impedire di fare del male ai suoi compagni: era quello il suo sacrificio, mettere da parte la sicurezza data dalla presenza del team per garantire la riuscita della missione e l'incolumità dei membri.
I due componenti maggiormente influenti del team si erano però rivelati contrari alla sua scelta, quindi, pur con l'amaro in bocca dovuto al fatto che le sue parole non fossero state comprese pienamente, decise di non replicare e accettare il loro volere.
Avevano molta più esperienza di lui e di certo sapevano ciò che dicevano.
Con un cenno del capo, nonostante la sua voce tradisse una leggera insoddisfazione, confermò le parole pronunciate qualche minuto prima.

Hisashi -Chiaro. Come ti dicevo senza la tua autorizzazione non avrei mosso un dito: manterrò fede alle mie parole.-

Nei successivi minuti i ninja proseguirono con i preparativi, decisi ad avventurarsi fra le corrosive gocce di pioggia verso la loro destinazione. Sfruttando questi attimi di pausa, anche Hiro si avvicinò all'amico, desideroso di esprimergli il suo punto di vista: con parole dure, ma di certo nate dal nobile intento di aiutare un amico smarrito, il genin cercò di far ragionare il ninja del clan Shakuton. Il genin stette in silenzio ad ascoltare, quindi, poggiata una mano sulla spalla del controllore della sabbia, lo accompagnò fino all'uscita della caverna per evitare che orecchie indiscrete udissero le sue parole: con i due ninja della foglia era riuscito a zittire i propri istinti e a sottomettere l'orgoglio, ma con il suo compaesano voleva essere chiaro, sia per il rispetto che nutriva verso di lui, sia per il bisogno di confidare le proprie preoccupazioni a qualcuno di fidato che iniziava a crescere dentro di se.
Con lo sguardo continuò ad osservare la scura pioggia che scendeva veloce dal cielo per poi essere assorbita dal terreno, lasciando insoddisfatta la sua sete di acqua pura.


Hisashi -Non capisci...-

Titubò un attimo in cerca delle parole giuste.

Hisashi -I sensi di colpa non c'entrano, almeno non con la mia scelta. Per la prima volta da quando sono diventato ninja ho davvero...-

Voltò lo sguardo verso il genin, sempre più lieto di potersi togliere quel macigno dal cuore.

Hisashi -paura. So che poteva capitare a chiunque, ma è capitato a me. E non sono riuscito a controllarlo Hiro, ne avevo bisogno. Ho paura che capiti ancora, ho paura di non riuscire a controllarmi, ho paura di riuscire a farvi del male, di riuscire a soddisfare quel folle desiderio che è già cresciuto in me nella caverna.
Lasciando il gruppo non avrei avuto alcuna speranza, lo so, ma fare del male ai miei compagni sarebbe un dolore ben più grande della morte. Ho paura di me stesso... Ho paura per voi...-


Il pensiero tornò alla sua mano, serrata attorno all'esile collo di Chiaki, mentre l'altra afferrava prontamente il kunai, desiderosa di completare il lavoro in un bagno di sangue. Scosse la testa, quasi a rimuovere quell'immagine dalla mente, quindi completò il discorso chiedendo al compagno di tante battaglie una promessa.

Hisashi -Come ho già detto non lascerò però il gruppo. Se me lo dite in così tanti, non credo sia la scelta più saggia. Ti chiedo però di farmi una promessa: se dovessi sentire di nuovo quel bisogno, devi promettermi che mi fermerai con ogni mezzo; che, se necessario, sarai pronto anche ad uccidermi. So che, se dovesse servire, farai la scelta giusta.-

Non attese la sua risposta. Si voltò e gli batte una mano sulla spalla in segno d'intesa, sorridendogli. Di certo non era uno dei suoi migliori sorrisi, ma era comunque un sprazzo di sole fra le nuvole del suo cuore. Tornò quindi dentro e controllo di non avere perso nulla all'interno della caverna, prima di unirsi alla formazione, pronto per partire.
La pioggia picchiettava violenta contro i cappucci impermeabili che proteggevano il loro capo dal misterioso liquido nero: Jaku non aveva ancora spiegato loro cosa fosse e se si trattasse di qualcosa di terreno o sovrannaturale, anche se difficilmente le sostanze chimiche conosciute avrebbero potuto dar vita, combinandosi in modo naturale, ad un fluido tanto corrosivo.
Si avventurarono dapprima in un villaggio ormai devastato dalla potenza della pioggia. Il legno era ormai quasi completamente scomparso dai ruderi di quello che un tempo doveva essere un ridente, seppur modesto, villaggio, mentre la pietra, deformata dall'acidità della pioggia, resisteva cocciuta a quel flagello che pioveva dal cielo in una lotta senza speranza. La vita aveva già lasciato da tempo quel posto, in cerca di luoghi più sicuri in cui continuare a proliferare, e se c'era ancora qualche civile fra i resti delle antiche strutture, di certo si nascondeva in modo ineccepibile. I ninja però non si curarono molto di quel posto e in poco tempo se lo lasciarono alle spalle, diretti verso una lontana città all'orizzonte che sembrava aver mantenuto, pur con fatica, la propria fisionomia di centro abitato. La loro meta, nonostante fosse visibile già da un po', si rivelò essere più lontana del previsto e il viaggio rubò non poco tempo prezioso ai ninja.
Poi lentamente le prime traccie della presenza umana, cominciarono a prendere forma: le case erano provate dalla nefasta intemperia, ma se non altro gli edifici di quel villaggio erano riusciti a mantenere la loro struttura integra e alcuni di loro avrebbero potuto, anche se non per molto altro tempo, ospitare qualche essere umano.
Camminavano apparentemente senza una meta per le vie della città, quando in lontananza i ninja videro una figura antropomorfa inginocchiata da un corpo senza vita, o, utopisticamente, privo di sensi. Quasi contemporaneamente l'olfatto di Pakkun venne allarmato da una strana puzza nell'aria. Hisashi inspirò a fondo senza però notare nuovi odori.
Fuyuki esternò la volontà di voler confermare l'identità dell'incappucciato, idea condivisa da Hisashi, e chiese loro di non intervenire senza la sua autorizzazione.
Il chunin lasciò subito il gruppo, per svolgere il suo compito, ma Hiro creò il globo di sabbia dalla forma globulare, già visto da Hisashi nell'eremo dei cani, sperando di potersi avvicinare senza correre però rischi.
Il ninja del clan Shakuton posò la mano sull'elsa di Joinetsu, pronto a lanciarsi in battaglia ad un cenno dello Hyuga o al minimo segnale di pericolo.


Edited by Mr. Bishop - 16/12/2012, 14:06
 
Top
view post Posted on 16/12/2012, 20:25
Avatar

Chi vive senza follia non è così saggio come crede...


Group:
Konoha
Posts:
8,623
Location:
Da una Lacrima di Luna

Status:


"Non volevo, scusami" quelle parole per quanto semplici, non furono assolutamente facili da dire. Chiaki capì immediatamente quanti sensi di colpa potevano attanagliare il giovane sunese ma nonostante tutto non riuscì ad esprimersi. Non lo odiava, sapeva perfettamente che ognuno di loro si sarebbe potuto trovare nella sua medesima situazione ma qualunque cosa avesse voluto dire gli moriva in gola, come se ci fosse un blocco che la impossibilitasse.
Fissò il ragazzo, il suo era uno sguardo triste e afflitto; il carattere timido e titubante della giovane le vietava di esprimere realmente ciò che aveva nel cuore. Non c'era del risentimento ma solo la paura per la guerra, che silenziosamente, la stava tormentando. Era perfettamente consapevole che per quel Dio loro erano solo delle pedine sacrificabili, un gioco che lo avrebbe fatto divertire finché non si fosse stufato; il passatempo di quel mostro poteva essere lei, come tutti i ninja che stavano cercando di liberare il loro mondo dall'enorme minaccia.
Per la seconda volta in quel viaggio, Jaku si prese nuovamente cura di lei, occupandosi delle lievi scottature che la ragazza aveva riportato sull'avambraccio. Osservava le mani del medico incantata, circondate da un alone verde che le trasmettevano nuovamente energia. Quel potere l'affascinava, l'aveva sempre affascinata. Le sarebbe piaciuto avere una forza per curare i suoi compagni di squadra, non voleva più veder soffrire i suoi amici.
Non appena il suo turno finì, il ninja pensò a Hiro che sembrava quello messo meglio fisicamente; la fortuna che si trovasse lontano dallo scontro era stata essenziale, senza contare la sua sabbia difensiva, che aveva richiamato immediatamente quando aveva sentito il pericolo. Stavano vivendo un piccolo momento di pace, lontano da tutto quello che era successo quando improvvisamente vide lo shinobi dai capelli argentati, irrigidirsi, lanciando occhiate furiose e aggressive al suo sensei e a Hisashi. Non le piacevano i suoi atteggiamenti ma le piacquero ancora di meno, quando il medico si trovò a sbattere al muro il ninja di Suna.
Scattò in piedi quasi meccanicamente, subito dopo l'azione compiuta dal ninja. La scena le portò alla mente gli occhi inquietanti del genin dello Shakuton mentre la teneva stretta al muro godendo di quello che probabilmente avrebbe voluto farle. Un brivido gelato le percorse la schiena, bloccandole i movimenti solo al ricordo di quella visione. Fece un passo nella direzione dei due, quando Jaku parlò facendo rimanere tutti a bocca aperta.

*Scappare? Ma di cosa sta parlando?*

La kunoichi non ci mise molto a comprendere cosa stesse passando nella mente del genin, soprattutto dopo le parole del medico. Sicuramente era distrutto psicologicamente come lo erano tutti d'altronde ma lui aveva qualcosa di peggio, lo shinobi aveva attaccato i suoi stessi compagni mettendoli in pericolo, rischiando persino che venissero tutti divorati dalle ombre, i sensi di colpa se lo sarebbero mangiato di quel passo.
Chiaki non se ne era resa conto, troppo intenta a calmare se stessa; non aveva badato al ragazzo quanto potesse soffrire internamente. Abbassò lo sguardo addolorata, sentendosi in colpa per non aver risposto a quelle scuse precedenti.

- Quel Jaku ha un modo di fare veramente particolare, se ci fosse stato Yin avrebbe goduto nel vedere una scena del genere - disse il furetto che se ne era stato silenzioso fino a quel momento.

Chiaki sapeva esattamente che tipo potesse essere il furetto dal pelo nero, si sarebbe lasciato volentieri uscire una risatina a quello spettacolo che invece lei non riusciva a sopportare per quanto fossero giuste le parole pronunciate dal medico accompagnatore. Finalmente anche il caposquadra decise di esprimersi a riguardo, facendo allentare la presa di Jaku che ancora stringeva il cappotto.
Chiaki fu sollevata nel vedere il suo sensei intervenire ma quello che vide la lasciò ancora più di stucco del teatrino creatosi precedentemente. Il chunin si era levato le fasciature della mano sinistra e ora le mostrava coraggiosamente alla platea. Quante volte la kunoichi si era chiesta cosa si nascondesse sotto quelle bende ma mai aveva osato chiedere, la paura di fargli tornare in mente brutti ricordi erano riusciti a placare parzialmente la sua curiosità.
Adesso capiva perché le teneva nascoste, quella parte del suo corpo sembrava morta. Non c'era bisogno di attivare il byakugan per vedere il flusso del chakra, bastava guardarle per rendersi conto che il colore che avevano assunto non aveva niente di naturale. Lo sguardo della Hyuga si fece preoccupato ma le parole che espresse il ragazzo le entrarono nel cuore. La fanciulla era fiera che Fuyuki fosse proprio il suo maestro, ogni minuto che passava ne era sempre più convinta.
Aveva rischiato la sua mano, aveva ridotto le sue prestazioni fisiche e la capacità di poter fare sigilli con due mani per proteggere i suoi compagni, qualcuno lo avrebbe potuto prendere per matto o masochista ma non la ragazzina dai capelli blu che rimase estasiata dal suo discorso da leader. Le ultime due parole pronunciate dal ragazzo furono brevi ma coincise. Sicuramente sapeva che nessuno avrebbe trasgredito a un ordine ed essendo lui al comando dell'operazione era essenziale che tutti rispettassero le sue decisioni, soprattutto per non finire morti prima del tempo.
Finalmente la discussione era finita, mentre il sunese albino si avvicinò al suo compaesano, Chiaki che era rimasta immobile per tutta la discussione, a passi leggeri si avvicinò al suo maestro. Delicatamente gli sfiorò la mano sinistra, quella che aveva appena mostrato a tutti, cercando di attirare la sua attenzione ma senza essere troppo invasiva. Non appena raggiunse il suo obiettivo, passò i suoi occhi color perla dalla mano a quelli dello stesso Hyuga.

- T-ti fa ancora molto male? - chiese quasi titubante la giovane genin, preoccupandosi per lo stato del suo sensei.

Poteva sembrare superficiale come domanda, dopo tutto quello che avevano passato in quegli ultimi giorni lei e Fuyuki ma la ragazzina per quanto non riuscisse a esprimere i suoi sentimenti, era molto legata a quel ragazzo, lo si leggeva chiaramente nella sua espressione triste mentre aspettava una risposta. Un genitore poco presente, una madre di cui stava persino dimenticando i tratti del viso, chi le era effettivamente rimasto al mondo? La figura di quel ragazzo era come quella di un fratello che non aveva mai avuto, un rapporto che nemmeno lei sapeva spiegare.
Passò solo qualche minuto prima che si rimisero in marcia, addentrandosi in quello che restava di una povera comunità che non sembrava mai essere esistita, davanti a quello spettacolo. Gli occhi tristi e spenti della kunoichi guardavano da tutte le direzioni nella speranza di vedere qualcuno, ma più andavano avanti e più si faceva l'idea che fossero le uniche anime vive in quell'immenso spazio.
L'umidità che si era venuta a creare con tutta la pioggia, riusciva a passare persino i cappotti che gli erano stati dati, filtrando direttamente nelle ossa e provocando alcuni fremiti alla piccola ragazzina. Intanto una presenza in silenzio osservava la sua compagna senza osare proferire parola. Il piccolo Yang era stato sempre abbastanza loquace ma per una volta preferiva studiare l'espressione triste e stanca che dipingeva il viso della piccola.
Che cosa si era perso in quei momenti che si era dovuto dissolvere nel nulla? Da come stava suo fratello poteva solo immaginarlo ma mai avrebbe pensato che in quel breve tempo fossero potute accadere tutte quelle vicende. Sapeva benissimo che se la fanciulla lo aveva richiamato nonostante quello che era successo era perché aveva bisogno del suo sostegno che fosse stato mentale o fisico, per questo non aveva chiesto niente. Poteva anche sembrare abbastanza superficiale come furetto per i suoi vari dispetti ma questo non gli impediva di tornare serio soprattutto quando si trattava di sua sorella, della sua evocatrice.

- Chiaki tutto bene? - disse l'ermellino stufo di temporeggiare, prendendo quasi un tono che non gli apparteneva.

La ragazzina quasi sobbalzò al suono della voce della donnola, non si aspettava un simile intervento così dal nulla.

- S-si, scusa è che s-sono un po' scossa. Questa missione ci sta m-mettendo veramente a dura prova, se continua così p-potremo persino fare del male ai nostri compagni per non dire p-peggio. - la tredicenne tirò un sospiro amareggiato - E come se non bastasse ho a-anche rivisto quella figura luminescente.

Il mustelide dal pelo bianco sgranò gli occhi sentendo l'ultima frase, quella donna di cui le aveva parlato Chiaki si era fatta di nuovo rivedere? Che cosa voleva dalla ragazzina?

- Sei riuscita a scoprire qualcosa di più su di lei? - chiese incuriosito Yin.

La kunoichi di tutta risposta scosse la testa. Aveva parlato ai due fratelli di quella figura che ultimamente le stava facendo visita sempre più spesso. Anche se le sue apparizioni erano inaspettate e la creatura luminosa non sembrava essere chiara con i suoi propositi, la ragazzina non aveva paura di lei. Stessa cosa non si poteva dire per i due animaletti che non gli piaceva affatto questa invasione mentale, spingendola a indagare approfonditamente su di lei.

- La prossima volta prova a chiederglielo...sperando che funzioni - disse infine pensieroso il ninja dal manto bianco, sulla spalla della Hyuga.

Dopo l'abbandono della prima città di cui non era rimasta che qualche pietra corrosa, finalmente il gruppo iniziò a scorgere qualcosa di più concreto. Avevano camminato parecchio ma sembrava che ne era valsa la pena. Al contrario degli abitacoli precedenti, qui la struttura portante era ancora eretta, insieme a buona parte del rivestimento dell'abitazione. La ninja non sapeva esattamente spiegarsi come era possibile questo fatto, che gli acidi della pioggia in quella zona fossero meno alti? Oppure semplicemente ancora li non si era abbattuta completamente la furia di Watashi? E poi con che materiale era fatto il loro impermeabile per riuscire a proteggerli?
Intorno a loro, numerosi laghi termali li circondavano anche se ormai avevano ben poco di riconoscibile. Chiaki distolse lo sguardo, quasi infastidita nel vedere scenari sempre più raccapriccianti. Proprio quando tutto sembrava perso, quando l'unica compagnia era quel suono perpetuo e battente che li perseguitava in lontananza videro un ombra, un uomo ammantato in un abito nero, proprio come quelle distese acquose che avevano passato poco prima.
Non si riusciva a scorgere molto da quella distanza ma una cosa era chiara, quella figura non stava da sola; se ne stava accasciato al suolo insieme a quella che sembrava essere un altra persona. Che fosse morta? Chiaki senza pensarci due volte attivò immediatamente il byakugan, rimanendo delusa proprio come all'uscita della grotta. Anche la natura si era messa contro la riuscita della missione; quelle lacrime insidiose che il cielo continuava a piangere bloccavano qualsiasi dettaglio che potrebbe essere stato utile. La kunoichi era ancora sconvolta dalla scoperta quando improvvisamente Pakkun avvertì un odore, non aveva specificato se era la stessa che aveva avvertito prima ma a giudicare da come erano andate le cose fino a quel momento, un segno del genere non presagiva nulla di buono.
I muscoli della genin si irrigidirono nell'udire quelle parole, come potevano sapere meglio chi fosse quella persona il lontananza senza il rischio di finire in una qualche altra trappola? Un suono dietro la Hyuga, attirò la sua attenzione. Senza pensarci due volte Fuyuki sembrava essersi già messo all'opera, probabilmente la sua grande esperienza gli avevano già fatto escogitare un piano o qualcosa che si potesse reputare come simile.
Consegnata la ricetrasmittente appena evocata a Jaku e dopo che si fu sistemato la sua, in breve spiegò il compito che avrebbero dovuto avere loro in quella situazione. Era inutile rischiare un'altra volta la vita di tutti e questo probabilmente al ragazzo era pesato già abbastanza; si sarebbe sacrificato lui, il loro caposquadra si sarebbe buttato per prima nell'incontro ravvicinato con quello che sembrava essere l'unico superstite.
Il loro compito? Rimanere all'erta e preparare un possibile attacco a sorpresa nel caso in cui ce ne fosse stato il bisogno. La giovane ascoltò molto attentamente le parole del suo sensei, prima di prendere una posizione comoda ma ben nascosta dietro un rudere; e mentre con la mano sinistra stringeva il manico di una delle sue due himogatane, l'altra se la portò al petto sentendo i battiti del suo cuore agitato.

- Fai attenzione Fuyuki - bisbigliò la kunoichi, pregando che non succedesse nulla.

Ho omesso di proposito quello che fa Hiro, lo dirò nel prossimo post in base a come si svolge la vicenda ^^
 
Web Contacts  Top
view post Posted on 18/12/2012, 16:59
Avatar

la curiosità e la sete di conoscenza guiderà l'animo umano fino alla fine dei suoi giorni...

Group:
Admin
Posts:
7,412

Status:


Erano immersi in una tempesta di emozioni contrastanti, l'animo di ogni membro del gruppo cominciava a mostrarsi realmente agli occhi di coloro che li vedevano come compagni, amici, maestri, allievi, ma non potevano titubare a quel punto, non quando intorno a loro vi era la meta, erano finalmente giunti lì dove avrebbero dovuto trovare una spiegazione al disastro che si era abbattuto in quell'angolo di mondo. Videro tutti quell'ombra china su un corpo esanime, ma se vi era qualcosa che avevano imparato fino a quel momento era che sotto il giudizio del dio malvagio niente si sarebbe rivelato come possibile e spiegabile. Fuyuki era convinto, avrebbe controllato personalmente l'identità dell'essere lasciando il gruppo indietro, nascosto ed al sicuro. Il comando passava chiaramente a Jaku per qualsiasi problema, se fosse successo qualcosa al Chunin, era senz'altro lui l'unico con le conoscenze e l'esperienza tali da poter guidare un gruppo verso la riuscita della missione e dunque alla sopravvivenza. Hiro si rivolse però al ninja dai capelli argentati mentre il caposquadra si era già allontanato e mostrò un'abilità alquanto bizzarra che gli avrebbe permesso di osservare determinati luoghi senza muoversi di un passo. Il medico annuì ma quando 'l'occhio' fu creato, la pioggia, che l'aveva immediatamente bagnato e corrotto, ne distrusse ogni particella rendendolo nient'altro che fango che si infranse nel suolo bagnato. Nulla, era una pioggia maledetta ed avrebbe assorbito la vitalità di qualsiasi cosa avesse avuto un briciolo di chakra o umanità. Intanto Fuyuki si avvicinò furtivo alla presenza coperta da una lunga veste nere e più lasciava dietro di sé metri, più si rendeva conto di quanto avesse effettivamente sembianze umane. Era ancora abbastanza distante ma fu a quel punto che l'ombra si rialzò con in braccio il corpo senza vita che fino a poco prima si era limitato ad osservare e rimanendo in quella posizione per alcuni istanti, lasciò che la pioggia scandisse i secondi col suo fastidioso tamburellare in quella circostanza, non era il solito suono melodico, era come una tempesta che si abbatteva costantemente in quel villaggio sebbene gli stesse concedendo ancora qualche speranza di rimanere saldo sulle proprie fondamenta. L'uomo scattò dunque verso Nord proprio in direzione di un casolare dalle notevole dimensioni se messo a confronto con le catapecchie che il gruppo dello Hyuga aveva avvistato giungendo in quella zona. Le possibilità che fosse un sopravvissuto erano aumentate ma si muoveva velocemente ed a causa della fitta pioggia non sarebbe stato possibile certificare il fatto che stesse entrando proprio nell'abitazione in fondo alla strada. Il Chunin doveva agire in fretta e calcolare in modo altrettanto celere rischi e contromisure da adottare prima di gettarsi alle spalle di un'ombra scattante nella pioggia con tra le braccia un corpo apparentemente senza vita. Il gruppo attese intanto notizie dal caposquadra ma era passata almeno mezz'ora e non vi erano ancora notizie. Jaku stesso provò a sintonizzarsi sulla frequenza del compagno ma la pioggia interferiva la comunicazione che si interruppe nel momento stesso in cui il medico aprì bocca.

Jaku - Dannazione! Ho perso il contatto con Fuyuki e da qui non riusciamo più a vederlo... si è allontanato troppo!

Strinse i pugni, era una situazione critica con un gruppo privato di colui che dettava le disposizioni per non finire allo sbaraglio sotto una pioggia nefasta che lentamente stava assorbendo l'umanità delle loro anime. Il ninja rimase un attimo a pensare ma lo anticipò Pakkun che tra tutti sembrava il meno preoccupato.

Pakkun - Potrei avanzare e cercare qualche sua traccia col mio olfatto... nonostante la pioggia qualcosa deve pur essere rimasta. Chi viene con me?

Jaku alzò lo sguardo verso i presenti lasciando che rispondessero prima di lui.
 
Top
112 replies since 24/10/2012, 14:47   2431 views
  Share