Casa di Tatsumaru Senju

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^Shinodari^
view post Posted on 24/7/2012, 10:43     +1   -1




La brezza leggera che soffiava sul villaggio quella sera cambiò direzione improvvisamente e si infilò dalla finestra aperta fin nella stanza, portando con sé il fumo sottile della candela. Solleticò appena il suo olfatto e nella sua mente addormentata si compose l'immagine del piccolo Okojo che, quando lei l'aveva evocato, era comparso con un sigaro in bocca e quell'odore intenso lei lo ricordava bene. Il suo viso divenne sorridente e nel sonno rivisse la scena buffa alla quale aveva assistito.



- Okojo-chan! -



Pensò mentre si svegliava si soprassalto.
Aprì gli occhi e la prima immagine che comparve fu quella di Tatsumaru che la osservava.



“Tatsu!”



Disse precipitandosi da lui. Lo abbracciò strettamente.



“Tatsu ..”



L'abbraccio continuò mentre gli parlava e il suo tono esprimeva tutta la gioia che provava nel rivederlo.



“Ho così tante cose da raccontarti!”



Sciolse l'abbraccio, ma non si staccò completamente da lui, le sue mani scivolarono in basso per afferrare quelle dell'amico.



“Scusa se non ti ho avvertito della mia partenza, ma è stato tutto così inaspettato ..”



Abbassò il capo, ma subito lo rialzò per fissarlo negli occhi.



“Ad ogni modo ora ti racconterò tutto e capirai.”



La gioia era tangibile e trapelava dal fervore con il quale aveva preso a narrare tutte le vicende che erano occorse dal momento in cui aveva deciso di fare una passeggiata per le vie di Konoha. Ogni qual volta lui le poneva una domanda era pronta a rispondere, ma evitò accuratamente di citare la vera mansione che svolgeva Fuyuki perché quello era un segreto che non poteva condividere con nessuno, nemmeno con l'amico più caro che aveva. A volte si arrestava per sondare l'animo di Tatsu e poi riprendeva con lo stesso impeto a narrare.
Così gli raccontò dell'Eremo, dell'attacco subito, di come Fuyuki aveva quasi sacrificato la sua vita, di come era diventata sua discepola, della fatica che aveva fatto per imparare a controllare la Tecnica del Richiamo, del piccolo Oshiiri e persino di come si era ubriacata duranti i festeggiamenti in suo onore. Pronunciò più volte con orgoglio la parola “sorella” e cercò di spiegargli cosa significasse per lei.

Ma ancora non gli aveva detto del marchio che le era stato impresso dall'apparizione.

 
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°Tatsumaru°
view post Posted on 9/9/2012, 20:18     +1   -1




Narrato
*Pensato*
"Parlato"



Un abbraccio. Non trovò altro modo per esprimere ciò che provava. Quel racconto lo aveva riempito di emozioni, e al centro di essere c'era lei, Yukiko. Incredulità, per lo strano evento occorso in maniera quasi casuale. Meraviglia, nell'immaginare il paesaggio dell'eremo e la sua natura primordiale. Paura, quando la vita di Yukiko era appesa ad un filo. Avrebbe voluto piangere e ridere al co0ntempo, ma alla fine fece ciò che l'istinto gli suggerì. Un abbraccio tenace, ma delicato, in cui era contenuto un fiume di emozioni, tra le quali affiorava la gioia di poterla stringere in tal modo.

"Io... non so cosa dire Yuki-chan. Solo a te poteva capitare un'avventura così."



Le sue braccia la cingevano ancora mentre pronunciava quelle parole. Ella non poteva vedere il sorriso spegnersi, le lacrime scendergli dagli occhi.

Era felice per lei, ma aveva anche paura di perderla. Inoltre... Doveva ammetterlo, la invidiava. Per lui non vi erano più state avventure dopo quella di Kai. C'era stata la missione, certo, ma era stata un mezzo fallimento, e si era sentito inutile come mai prima. Certo non desiderava rischiare la vita ogni giorno, tuttavia si trovò a pensare che in quei momenti si era sentito davvero forte. Libero dagli schemi e dai limiti che non riusciva a scollarsi, si era sentito vivo, trovando la sicurezza necessaria ad affrontare situazioni altrimenti insormontabili.

Si asciugò le lacrime, costringendo il sorriso a tornare, dopodichè sciolse l'abbraccio, tornando a guardare Yukiko in viso. Scoprì che non vi era più bisogno di forzare le sue labbra, non appena incontrò nuovamente i suoi occhi, esse si inarcarono istintivamente, in un sorriso spontaneo, sereno.

Pensò che fosse davvero bella.

Le raccontò della missione, omettendo di come ai suoi occhi essa forse parsa un gran fallimento. Le raccontò della stranezza del suo compagno, del bizzarro villaggio abitato da uomini-lupo, e nel rivivere queste memorie il suo disagio scomparve. Sotto la luce del suo sorriso, il lato positivo di ogni cosa era più forte del pessimismo. Si sentì strano, combattuto da emozioni contrastanti. Perchè stava accadendo ciò? L'assenza di Yukiko lo aveva segnato a tal punto? Forse aveva solo bisogno di sentire una presenza amica. Si era sentito solo, ma ora Yukiko era tornata, lei c'era.

Le raccontò anche della visione, benchè avesse ormai compreso di non essere stato l'unico ad averla avuta. Quella cosa lo aveva scosso nel profondo, e non potè fare a meno di pensare alle parole dell'Hokage.

 
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^Shinodari^
view post Posted on 10/9/2012, 10:32     +1   -1




Tatsumaru era visibilmente emozionato dai suoi racconti e lei percepì parecchi sentimenti contrastanti nell'animo dell'amico, ma non riuscì mai ad identificarli separatamente perchè passavano a velocità sorprendente, ciò che era certo era il suo gioioso e caldo abbraccio che ricambiò con entusiasmo. Poi fu il suo turno di ascoltare ciò che lui aveva da dire e le narrò della sua strana missione condivisa con un compagno altrettanto strano. Gli fece alcune domande a cui lui rispose solerte e il sorriso non l'abbandonò nemmeno per un istante, nemmeno quando venne messa al corrente dei rischi occorsi, perché aveva un'immensa fiducia nelle capacità di Tatsu.



- Come faccio a dirgli del glifo? E' così felice .. -



Questo pensiero irruppe con una forza straordinaria nella sua mente e per un momento il sorriso scomparve dal suo volto. Temeva, a ragione, di rovinare il lieto momento.
Fortunatamente ci pensò il caso.
Lui le parlò dell'apparizione e senza saperlo diede il via al discorso che lei tanto temeva.



“Anch'io ho visto quella donna ..”



Disse in un tono che voleva dissimulare la gravità della sua situazione.



“Ero con Fuyuki, qui a Konoha, non ho dato molto peso alle parole .. ma ..”



La sua voce divenne incerta.



“.. l'ho rivista all'Eremo, una mattina. Avevo fatto strani sogni quella notte, ma non avrei mai pensato che una cosa ancora più strana sarebbe accaduta mentre già ero sveglia.

E' tornata da me, mi ha parlato e un piccolo e bellissimo fiore viola è fluttuato nella mia direzione come mosso da una brezza leggera. Aromi e profumi di un prato fiorito hanno invaso i miei sensi e, prima che potessi accorgermi, quel fiore si è posato sul mio petto ..”



Chiuse gli occhi per un istante e quando li riaprì erano lucidi, ma non pianse.



“Mi ha lasciato questo ..”



Concluse, scoprendo parte del seno sinistro e mostrando il tatuaggio.

Non fu imbarazzata a mostrare il suo corpo, considerava Tatsumaru talmente caro da trovare quel gesto spontaneo assolutamente naturale e non provocare in lei alcuna vergogna.
Prese un grande respiro e lo fissò negli occhi nel tentativo di cogliere ogni sua emozione.

 
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°Tatsumaru°
view post Posted on 10/9/2012, 19:50     +1   -1




Narrato
*Pensato*
"Parlato"



Non ci fu spazio per l'imbarazzo, non dopo la sorprendente rivelazione. Il marchio era ben visibile sulla pelle lattea di lei, ed egli non riusciva a smettere di guardarlo. Ignorava il significato dei piccoli omini che vi erano impressi, tuttavia, chiare come la luce del sole, ricordava le parole dell'Hokage.

Non seppe cosa dire, come reagire, era una rivelazione così inaspettata che nulla avrebbe potuto prepararlo.

"Ti ha fatto male?"



Allungò il dito per toccarlo, ne era incuriosito, tuttavia ritrasse la mano, ricordando il luogo dove era stato impresso. Il suo sguardo si spostò dal marchio a lei, fissandosi nei suoi occhi umidi, che inumidirono anche i suoi.

"L'hai detto a qualcuno? A parte me intendo... Andrà tutto bene Yuki-chan"



Le poggiò delicatamente la mano sulla guancia, senza sorridere. Non sapeva se sarebbe andato tutto bene, non sapeva cosa comportava essere scelti dal dio, non sapeva nulla.

"Hai assistito al discorso dell'Hokage? Non devi dire a nessuno del marchio, altrimenti... ho una cattiva sensazione Yuki-chan..."



Si rese conto di non essere d'aiuto. Voleva calmarla, ma come poteva se nemmeno lui era calmo? In quel momento le uniche parole che riuscì ad aggiungere erano le più vere che potesse pronunciare.

"Non permetterò che ti accada niente Yuki-chan, ti proteggerò..."



Volle abbracciarla, ma non ci riuscì, così si protese goffamente in avanti, dandole un bacio sulla fronte. Tremava, perchè? Forse il ricordo della figura inumana che aveva tinto il cielo di viola, o forse paura per la sorte dell'amica, e l'impossibilità per lui di capire. Le tenne le mani, senza smettere di fissarla, nei suoi occhi paura, ma anche determinazione.

Si, l'avrebbe protetta.


 
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^Shinodari^
view post Posted on 12/9/2012, 16:34     +1   -1




L'emozione di Tatsu che per prima lambì i suoi sensi fu una grande agitazione, ed era comprensibile visto l'importanza della rivelazione che gli aveva appena fatto.



CITAZIONE

"Ti ha fatto male?"


Scosse la testa.



“Solo un insignificante bruciore che tuttavia è passato immediatamente dopo la scomparsa della donna.”



La mano dell'amico si allungò verso di lei come se volesse toccare lo strano marchio, ma subito tornò indietro, forse per pudore.



CITAZIONE

"L'hai detto a qualcuno? A parte me intendo... Andrà tutto bene Yuki-chan"


La stava guardando negli occhi ora.



“Lo sanno solo il mio Sensei, perché era lì e non avrei potuto nasconderlo, e Mujinahen Sama, al quale ho chiesto spiegazioni che non mi ha potuto dare.
Nemmeno a lui che è tanto saggio e che possiede una conoscenza tanto antica, è mai capitato di assistere ad un simile evento o vedere questo segno ..

.. è strano ..”



Abbozzò un leggero sorriso. Il tentativo di rassicurazione non era propriamente riuscito, ma lo apprezzò comunque.

Lui invece non sorrise affatto ma le donò una carezza leggera.



CITAZIONE

"Hai assistito al discorso dell'Hokage? Non devi dire a nessuno del marchio, altrimenti...”


“Ho ascoltato le sue parole e le condivido appieno .. però il tono con cui le ha pronunciate ..

Non lo dirò a nessuno, non temere.”



CITAZIONE

“ ..ho una cattiva sensazione Yuki-chan..."


“Me la caverò .. come sempre.”



Lo stava rincuorando, le parti si erano stranamente invertite, ma le venne spontaneo comportarsi in quel modo. Sorrise di nuovo.



CITAZIONE

"Non permetterò che ti accada niente Yuki-chan, ti proteggerò..."


“Lo so.”



Gli rispose mentre riceveva un bacio sulla fronte. Strinse forte le sue mani e percepì in lui la determinazione a svolgere quel compito.
Succedeva sempre così, lui voleva proteggerla e lei si sentiva appagata da questo, ma anche contrariata dal fatto di venir giudicata incapace di proteggersi da sola, insomma era pervasa da sentimenti contrastanti. Pensò anche che avrebbe potuto ricevere l'aiuto dei suoi fratelli, del resto anche lei aveva fatto qualcosa per loro, quindi ora doveva fare qualcosa per Tatsu, solo in quel caso avrebbe potuto accettare la sua benevolenza a cuor leggero.

 
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°Tatsumaru°
view post Posted on 18/9/2012, 19:32     +1   -1




Narrato
*Pensato*
"Parlato"



Lo rincuorò il fatto che non avesse sentito dolore, che almeno nel fisico non fosse stata scossa.

Tuttavia ancora non sapeva cosa fare. Una cosa era certa, non dovevano rivelare l'esistenza del marchio, ma per il resto? Cosa avrebbero dovuto fare? Osservando fuori dalla finestra, si ricordò delle invisibili presenze inviate dall'Hokage a vegliare su di loro. Forse avevano sentito tutto, forse non erano più al sicuro. O forse erano state richiamate, data l'improvvisa comparsa del "dio". Era impossibile per lui percepirne la presenza, perciò non sapeva come stessero esattamente le cose. Era logico aspettarsi che i migliori ninja del villaggio venissero impiegati nelle indagini sulla misteriosa apparizione, soprattutto dopo il controverso discorso dell'Hokage.

"Io... Che facciamo ora?"



Evitò di palesare i suoi pensieri, benchè si rendesse conto di apparire agitato e guardingo. Le sue mani strinsero quelle di lei, cercando conforto nel loro calore.


 
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^Shinodari^
view post Posted on 26/9/2012, 13:43     +1   -1




Tatsumaru era agitato, di questo ne era certa, lo percepiva e probabilmente era arrivato il momento di dirgli che aveva imparato a padroneggiare questa prerogativa del suo Clan.



“Tatsumaru ..”



Sentì le mano di lui stringere più forte le sue.



“Lo so che sei agitato, anche se cerchi di dissimulare le tue emozioni io le sento nitide come il canto di un usignolo. Sono in grado di usare i miei sensi adesso e conosco il tuo stato d'animo.”



Gli sorrise bonariamente e liberò una mano per accarezzargli la guancia.



“Non faremo nulla, la nostra vita continuerà a svolgersi come sempre, nessuno deve capire in alcun modo che sono coinvolta.
Quando sarà il momento decideremo come agire, ammesso che ne avremo la possibilità.”



Ripensò al discorso dell'Hokage.



“Ad ogni modo ho promesso di avvertire Fuyuki Sensei quando accadrà qualcosa di nuovo o di inaspettato.”



Il fatto che suo Fratello fosse al corrente della situazione la rendeva più sicura e sapeva di poter contare su di lui in ogni momento.



“Sai cosa possiamo fare adesso?”



Lasciò la frase sospesa per un momento.



“.. ti va di mangiare qualcosa al chiosco?”



Forse questo sarebbe servito a sdrammatizzare la situazione e il sorriso si fece più ampio.

 
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°Tatsumaru°
view post Posted on 21/10/2012, 10:22     +1   -1




Narrato
*Pensato*
"Parlato"



Si sforzò di sorridere, e la cosa non gli riuscì poi tanto difficile. Yukiko sapeva come scacciare i cattivi pensieri, e anche se nella sua mente questi erano pesanti come macigni, lei li aveva resi più leggeri.

"Si, andiamo"



Sorrise, e in cuor suo sentì un calore confortante. Lei era diversa da chiunque conoscesse, ma soprattutto da se stesso. Forse era per questo che sentiva un forte e indissolubile legame con lei. Lei era spensierata, quando lui sentiva anche il peso delle cose più sciocche sulle sue spalle. Lei riusciva ad essere positiva, quando lui non faceva altro che piangersi addosso.

Sentiva un bisogno, un leggero formicolio sulle labbra, un sussulto. Voleva baciarla, sfiorare le sue labbra su quelle di lei, per poi premere delicatamente su di esse, e sentirne il sapore. Era così sbagliato desiderarlo? Perchè si sentiva a disagio? Aveva già baciato la sua pelle liscia, la sua fronte, la sua guancia, ma mai le sue labbra.

"Dammi solo un momento, vado ad indossare abiti più adatti"



Si voltò, e rapido uscì dal loro rifugio, senza dare modo a Yukiko di dire nulla. Sembrò quasi fuggisse da lei, e in parte era vero. Benchè non volesse ammetterlo, Tatsumaru conosceva la ragione il disagio. I baci dell'amore fraterno, della vera amicizia, quelli li aveva già dati, ma il bacio che desiderava dare, era il bacio degli amanti.

***


CITAZIONE
Osservò soddisfatto le piante a cui aveva appena potato delle foglie morenti, per permettere a quelle nuove di spuntare. Nonostante in parte fosse diventato un compito ripetitivo, provava sempre una certa soddisfazione nel prendersi cura di quelle piante, di badare alla loro crescita come un padre fa con un figlio.

D'un tratto però il calore donatogli da quella sensazione venne meno. C'era qualcosa di strano, qualcosa di insolito. Intorno a lui, nell'aria, un'aura violacea tingeva ogni cosa del medesimo tetro colore. Lentamente, il sorriso gli morì in volto, trasformandosi in una smorfia di terrore quando la vide. Candida come neve, nel buio violaceo della serra, lo osservava coi suoi occhi dipinti, vuoti, immobili nella stessa espressione che aveva la prima volta che gli era apparsa.

L'araldo di porcellana disse poche parole, fluttuando senza peso verso di lui, dopodichè allungò la mano in direzione del suo petto. Tatsumaru era pietrificato, non era mai stato così vicino a quell'essere che risvegliava in lui paure sconosciute. Il ricordo di quanto gli aveva detto Yukiko martellava la sua mente, mentre le fredde dita dall'araldo marchiavano la sua pelle come un fuoco di ghiaccio. Chiuse gli occhi.

Quando li riaprì ogni cosa era come prima. Gocce di sudore scendevano placide dalle sue tempie, e la stessa espressione di terrore era impressa sul suo volto pallido. Aprì la casacca, osservandosi il petto. Nel punto dove l'essere lo aveva toccato, il marchio risaltava sulla carnagione pallida, livido come la luce che lo aveva avvolto. Richiuse immediatamente le sue vesti, guardandosi intorno con agitazione, come se si fosse appena macchiato di un crimine orrendo. Nessuno doveva vedere, l'Hokage non doveva sapere nulla, non poteva permetterlo, non dopo ciò che aveva detto pubblicamente. Aveva paura. Paura delle conseguenze, dell'Hokage e di Watashi allo stesso modo. Non era più al sicuro, non era più innocente. L'agitazione cresceva in lui come uno tsunami, travolgendo tutto il resto. Corse via dalla serra, fuggì dagli sguardi che sentiva su di se, benchè probabilmente nessuno di loro avesse visto.

Terrore, puro terrore. Gli ultimi raggi del sole morente filtravano nel tetto di foglie della foresta, tingendo il verde paesaggi con sprazzi di rosso e arancione. Su un tappeto di erba scura, Tatsumaru giaceva sul fianco, i lunghi capelli sciolti incoronavano il suo volto, il cui sguardo era rivolto nella sua mente.

Si era rifugiato in quel luogo isolato, lo stesso dove soleva allenarsi. Lo scorrere del ruscello placava la sua agitazione, il terreno soffice lo faceva sentire in comunione con la natura, la stessa che scorreva nelle sue vene. Aveva bisogno di pace dopo la terribile visione, pace per riordinare le idee, per capire come agire. Non era mai stato un ragazzo d'azione, preferiva pensare prima di agire, ma a che sarebbe servito farlo in quella circostanza? Il suo destino gli sgusciava tra le dita qualora cercava di afferrarlo saldamente, e in quell'occasione sentiva di non poterlo nemmeno sfiorare.

Il buio calava, e il freddo giungeva con esso. Non il piacevole fresco delle sere di Konoha, ma il freddo nel cuore che giungeva col buio, con l'ignoto. Per questo decise di tornare a casa. Aveva bisogno di luce, di calore, di una persona amica. Aveva bisogno di Yukiko. Lei poteva comprendere, lei aveva sperimentato quell'esperienza sulla sua pelle, e con coraggio l'aveva accettata. Chissà se anche lui ci sarebbe riuscito.

Dopo una rapida doccia, fu lui questa volta a recarsi per primo nella casa sull'albero, accendendo la candela, e aspettando che il suo personale raggio di sole entrasse nella stanza. Nell'attesa si era seduto sul pavimento, poggiandosi contro la parete, accarezzando il marchio sul suo petto, lo sguardo sempre perso nel buio dei suoi pensieri.

 
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^Shinodari^
view post Posted on 22/10/2012, 12:25     +1   -1




L'ultima volta che era stata nella casa sull'albero era per raccontargli di Fuyuki, dei Mustelidi e di come era stata prescelta e marchiata dal Dio. Ricordava perfettamente ciò che era accaduto e soprattutto ricordava la strana sensazione che aveva avuto prima che lui sparisse per andare a cambiarsi. Era stata una percezione particolare, indefinibile, le era parso che lui fosse a disagio, come un bambino che sta per rubare il vasetto di marmellata ma, timoroso di essere scoperto, rinuncia fuggendo lontano da quell'oggetto del desiderio.
Non aveva mai chiesto spiegazioni, non riteneva che la cosa fosse importante, si erano sempre confessati tutto e se lui ora non lo faceva era sicuramente perché la cosa aveva scarso valore.

Quella sera, mentre si cambiava per preparasi per la notte, passò davanti allo specchio e nella penombra vide il marchio che le deturpava il seno, si fermò ad osservare. Era la prima volta. Generalmente ignorava gli specchi e si curava poco del suo aspetto fisico, ma ciò che intravide la costrinse ad arrestarsi per osservare meglio. Fino a quel momento l'aveva solo visto dall'alto, da un punto di vista particolare, ore lo vedeva di fronte, una prospettiva nuova, insolita. Spiccava sulla pelle candida e rovinava la simmetria con l'altro seno. Era qualcosa che non le apparteneva, una nota stonata in una melodia conosciuta. Lo grattò con le unghie, delicatamente, cercando di capire se aveva perso la sensibilità o se la sua pelle in quel punto fosse stata in qualche modo modificata, ma tutto era come sempre. Tuttavia quel disegno rimaneva un corpo estraneo sul suo essere.
Aspirò profondamente, rassegnata e poi si infilò il pigiama di seta a fiori colorati su fondo rosso, un regalo di Tatsu per il suo compleanno. Prese la tazza di tè che si era preparata in precedenza e uscì sulla veranda, respirando profondamente il fresco della sera di Konoha.

Come richiamata da un tacito grido il suo sguardo si allungò fino ad incontrare le fronde della quercia e allora vide, nitido, lo scintillio della fiammella. Tatsu aveva acceso la candela, desiderava incontrarla. Poggiò la tazza per terra e con rapidi balzi, a piedi nudi, raggiunse silenziosamente la casa sull'albero.
Lo trovò seduto per terra, poggiato alla parete e gli sorrise mentre si infilava direttamente dalla finestra, ma poi notò il suo sguardo, perso nel nulla, lo sguardo di chi è prigioniero dei propri pensieri.



“Ciao Tatsu-chan! Volevi vedermi?”



La sua voce risuonò cristallina tra le pareti di legno.

 
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°Tatsumaru°
view post Posted on 2/3/2014, 16:48     +1   -1




Tatsu arrivò subito al punto, Watashi lo aveva marchiato, l'araldo di porcellana aveva posato il suo enigmatico simbolo sul suo petto. Il giovane arrossì, quando anche Yukiko rivelò di essere stata marchiata, mostrandogli parzialmente il seno su cui il simbolo era stato impresso.

||Due anni... XD Due righe per concludere e fare spazio alla nuova ruolata. Nel caso, se vuoi aggiungere qualcosa o ti viene voglia di ampliarlo, scrivimelo da qualche parte che integro ^^||
 
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°Tatsumaru°
view post Posted on 4/3/2014, 11:21     +1   -1




Narrato
*Pensato*
"Parlato"




Tatsu si asciugò il viso, scoprendo la sua immagine riflessa nello specchio sopra il lavandino. La polvere e il sangue erano scomparsi dalla sua pelle, ma era impossibile cancellarle anche dai suoi occhi. Il suo sguardo si fissò sulla figura riflessa, così familiare, eppure troppo diversa da come la ricordava. In quella guerra era cresciuto, e non solo d'età, ma anche nelle esperienze e nei sentimenti, e in quel periodo di turbolenti cambiamenti nella vita di un ragazzo, era arrivato al punto di chiedersi cosa ne fosse stato del bambino spensierato che giocava tra i boschi di Konoha, seguendo le tracce dei cervi nel parco dei Nara, e arrampicandosi sulle rocce a ridosso della Montagna dei Kage. Ripose la salvietta, e a petto nudo si diresse verso la sua camera da letto.

Erano trascorsi giorni dall'ultima battaglia, il cui epilogo era offuscato e incerto nella sua memoria. Una grande luce, Watashi in forma umana che minacciava tutti loro, poi solo il furore della battaglia e null'altro, fino al momento in cui aveva riabbracciato Yukiko. I feriti più gravi erano stati curati sul posto, e mandati a Konoha non appena le loro condizioni si erano stabilizzate, mentre tutti gli altri fecero una breve sosta al campo base per riorganizzarsi, e in seguito muoversi alla volta del villaggio. Una volta a casa, Tatsumaru la trovò vuota, e chiedendo alla famiglia di Yukiko, suoi vicini, apprese che in sua assenza, anche loro erano partiti per la battaglia finale, e che erano tornati prima degli altri con i feriti. Provò rabbia, ma anche un grande sollievo nella certezza che i suoi genitori fossero ancora in vita. Prima della sua nascita, essi avevano servito come Jonin di Konoha, ritirandosi per poter crescere e stare accanto al proprio figlio, ed era comprensibile che anche loro avessero sentito il dovere di unirsi alla battaglia. Tatsu ricordò le loro storie, le loro missioni, il tradimento di suo nonno durante la ribellione che portò alla morte del secondo hokage, e di come suo padre lo avesse ucciso a malincuore. Storie molto simili a quella che lui stesso aveva vissuto. Andò a trovarli in ospedale, li avevano messi nella stessa stanza, uno accanto all'altra. A causa del contrattempo dopo l'incontro con Yo, non era riuscito a vederli prima della battaglia finale, e forse per questo corse loro incontro come un bambino, abbracciandoli e piangendo al loro capezzale. Sua madre dormiva, ancora sotto effetto degli anestetici, mentre suo padre lo accolse con un debole sorriso. Gli raccontò della battaglia ai Confini, di quanto la situazione fosse stata disperata, di come, ferito, stava per soccombere alla progenie, e di come sua madre lo avesse salvato, perdendo un braccio. A quella rivelazione, Tatsumaru sussultò, ma il padre lo tranquillizzò dicendogli che i medici erano riusciti a riattaccarle il braccio pochi minuti dopo l'amputazione, che sarebbe riuscita ad usarlo, seppure non più come prima, e che di sicuro non sarebbe più stata in grado di combattere. Suo padre invece aveva molte cicatrici, e per permettere ai medici di occuparsi della moglie, aveva perso l'occhio danneggiato dalla puntura di un insetto.

La sua stanza era in ordine come l'aveva lasciata prima di partire per il campo base. Il letto rifatto, i libri riposti con cura sugli scaffali. Sulla scrivania di fronte alla finestra era poggiato l'elmo dorato di Cain, accanto al suo set di kunai lucidato e affilato. Kiku no Komichi, la sua spada, era appoggiata all'armadio, anch'essa ripulita dal sangue e oliata nel suo fodero. Inspirò l'aria della stanza, che aveva l'odore familiare di casa, eppure anche questa gli sembrava diversa. Che la guerra potesse cambiare anche le certezze fuori da noi stessi? Si avvicinò al letto, dove era riposto con ordine un kimono pulito. Non era il suo solito kimono verde, si trattava di un kimono nero. Quel giorno si sarebbero svolti i funerali dei caduti di Konoha, troppi per ricordare il nome di ciascuno, alcuni troppo giovani per affrontare la morte. Mentre indossava l'indumento, sentiva la tristezza come un sentimento presente, ma lontano, qualcosa che lo aveva toccato troppe volte perchè potesse accorgersi della sua presenza, una parte indissolubile della sua esistenza e di se stesso. Che la guerra lo avesse reso insensibile? O forse gli aveva solamente insegnato ad evitare che le emozioni lo influenzassero?

Scese a piedi nudi le scale che conducevano al piano inferiore, passi silenziosi in una casa vuota. I suoi genitori si trovavano ancora all'ospedale, e non potevano partecipare alle esequie. Mosse un passo dopo l'altro in quella casa spettrale, raggiungendo l'ampia parete scorrevole che dava sul giardino. Si fermò ad osservare la grande quercia, su cui sorgeva la casa sull'albero, ritrovo condiviso con Yukiko innumerevoli volte. Anche questa era diventata estranea per lui? Sentì l'erba solleticargli i piedi, e tendendo la mano, accarezzò la ruvida corteccia, percependo l'energia della pianta. No, la natura non avrebbe mai potuto diventare cosa estranea per lui. Essa scorreva nel suo sangue, e tutti i ricordi legati ad essa fluivano con esso, sospinti dal suo cuore. Spiccò un balzo, raggiungendone la cima. Dal ballatoio della casetta di legno si poteva vedere la finestra della camera di Yukiko, e parte del suo giardino. Rimase in attesa di vederla, anche lei si stava preparando per il funerale. Varcò l'ingresso della casetta, trovandola più stretta di quanto ricordasse.


||Questa ruolata si svolge subito prima delle celebrazioni funebri. Non serve che posti subito, io l'ho fatto perchè ho trovato l'ispirazione. So che sei impegnata, quando hai tempo posta pure ^^ Non sentirti obbligata.||
 
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^Shinodari^
view post Posted on 23/6/2014, 13:50     +1   -1




Era la fine, la fine di un conflitto durato anni, la fine delle angosce e dei patimenti, la fine di un'era, di un periodo della sua vita. Al di là del tempo effettivamente passato, si sentiva più grande, diversa, più matura forse? Era tutto così appannato da non riuscire a districarsi in quella nebbia che le riempiva la testa, sapeva solo di essere tornata a casa sana e salva e sapeva anche che molti di coloro che erano partiti con lei non sarebbero più tornati a camminare per le vie di Konoha. Eppure, al sicuro nella sua casa, pareva che nulla fosse cambiato. I suoi genitori continuavano a svolgere le stesse mansioni di prima e la nonna continuava a dispensare perle di saggezza. Non era stato lo stesso per Tatsu, era stata informata della situazione dei suoi cari e si rammaricava che fosse successo proprio a lui. Si sentiva in colpa. Razionalmente sapeva che non era dipeso certo da lei, che purtroppo era capitato, ma il fatto di non aver perso nulla la faceva sentire colpevole. Lei aveva ritrovato il suo mondo proprio come lo aveva lasciato, lui invece aveva perso qualcosa di prezioso.
Sapeva di dover combattere ancora e il nemico intangibile era proprio quel senso di colpa che l'attanagliava.

Il bagno bollente che aveva fatto quella stessa mattina l'aveva rilassata, almeno fisicamente, ma ora un'altra incombenza l'attendeva: i solenni funerali per i caduti della guerra. Ci sarebbe andata con Tatsu, avrebbe cercato di ottenere la forza da lui. Ma c'era ancora tempo.
Si affacciò sul giardino dalla grande terrazza aperta della sua camera e osservò la bellezza dei fiori variopinti che crescevano in macchie distinte e ben armonizzate e pensò a quelle brevi vite. Quanto dura la vita di un fiore? Pochissimo se paragonata alla vita umana, eppure un quel ciclo irrisorio riesce a donare gioia a chiunque sappia coglierla. Si auspicava che anche la breve vita dei caduti era riuscita a regalare gioia a coloro che li avevano conosciuti e così le tornarono di nuovo alla mente, come ogni notte del resto, i volti dei compagni morti accanto a lei a Kumo, quelli a cui aveva tentato di alleviare il dolore della dipartita.

C'era una sola cosa da fare per distogliere la mente ed era andare da lui, così lo sguardo involontariamente si spostò verso la grande quercia che divenne la sua meta. Come sempre fu facile arrivarci e salire fino alla casetta, ma ancora prima di arrivare in cima percepì la sua presenza, i suoi pensieri.



“Sapevo di trovarti qui.”



Gli disse dal piccolo ballatoio che comprendeva la porta d'ingresso. Il vento fece frusciare la seta del kimono nero che indossava.



“Ho sentito la necessità di incontrarti.”



Sorrise appena, mentre varcava l'ingresso e piombava nella semioscurità del locale.



Alla buon ora! XD
 
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°Tatsumaru°
view post Posted on 29/6/2014, 10:25     +1   -1




Narrato
*Pensato*
"Parlato"




Tatsumaru accolse la Yamanaka con un caldo sorriso, pallido come luna, ma altrettanto luminoso nella buia notte senza stelle in cui il suo spirito vagava.

"Anche io sentivo la necessità di vederti... "



Era seduto sul pavimento, la schiena poggiata alla parete opposta dell'ormai piccola casetta. Quanto tempo era passato dall'ultima volta che si erano incontrati in quel luogo? Eppure il piacevole odore del legno non era mai cambiato, e anche vestita a lutto, Yukiko non perdeva mai del tutto la sua radiosità.

"Ti... ti dona il nero... voglio dire... anche così sei bellissima... "



Nonostante ciò che avevano passato insieme, in quel momento gli sembrò di essere tornato un bambino.

*Ma cosa sto dicendo? è vestita a lutto, tra poco si svolgerà un funerale per le vittime della guerra, e tutto ciò a cui penso è la sua bellezza? Anche se è davvero bella... *



La invitò a sedersi accanto a lui, e in qualche modo il suo calore lo aiutò a calmarsi. Era strano quel momento, tutto pareva sospeso, la quiete prima della tempesta, un tempo fuori dal tempo. In quella casetta avevano tutta l'eternità prima di partecipare alle esequie, e a Tatsu non sarebbe dispiaciuto affatto rifugiarcisi per così tanto tempo.

*Come stai Yukiko? Voglio dire... adesso che tutto è passato, che finalmente la guerra è finita... Come ti senti? *



Attese la risposta, guardandola negli occhi per tutto il tempo, ascoltando ogni singola parola, mentre dentro di se metteva a confronto i sentimenti della giovane con i suoi.

*Io... io non so come mi sento... Svuotato forse, non saprei dirti. Sembra quasi che tutto ciò che mi circonda si sia rimpicciolito, che fosse diventato troppo stretto per me, questa casa, la mia casa... Mi sento smarrito, ecco...*



Smarrito, ma non perduto per sempre. La sensazione di stare in bilico su un filo, e di non sapere se proseguire il cammino, o voltarsi e tornare indietro. Aveva preso parte ad eventi troppo grandi, visto cose che nessuno avrebbe mai dovuto vedere, ed ora dentro di lui bruciavano ancora i segni lasciati da quelle esperienze. La destabilizzante sensazione di essere troppo cresciuto per la vita che aveva condotto prima di allora, come dei vecchi vestiti che non calzano più, e di essere costretto a rimanere nudo, non sapendo quali abiti indossare.

*Inoltre... durante la battaglia finale... Ho parlato con Kai.*



Un sasso, dal peso di un macigno, scagliato in un placido lago, un peso liberato, che in un tonfo sordo lascia solo il silenzio.

 
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